INDICE
Fulvio Aurora fulvio.aurora@gmail.com
NOTA SUL PROCESSO ILVA: PROCESSI CHE MAI SI DOVREBBERO
FARE...
NotizieInMARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
MACCHINISTA SOLO SUI TRENI, A TORINO LA PROCURA INDAGA I
VERTICI DI TRENITALIA
Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it
DALLA VITTORIA DEL NO ALLA LOTTA PER IL LAVORO E LA SALUTE
Daniele
Barbieri pkdick@fastmail.it
I RIFUGIATI IN
TURCHIA LAVORANO COME SCHIAVI PER LA MODA OCCIDENTALE
Medicina Democratica Onlus segreteria@medicinademocratica.org
NEWSLETTER MEDICINA DEMOCRATICA
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
UN SABATO BAGNATO DAL SANGUE DEI LAVORATORI
Daniele
Barbieri pkdick@fastmail.it
CONTINUERO’
A EVADERE, LA STORIA CI
ASSOLVERA’!
Caravanserraglio caravanserragliofilmfactory@gmail.com
“IL SOLE SULLA PELLE”: FINE DELLE RIPRESE
29 DICEMBRE:
CONSIGLIO COMUNALE, CENA E FIACCOLATA
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
CHIEDIAMO CHE VENGA ERETTO UN MONUMENTO AL LAVORATORE
IGNOTO MORTO PER INFORTUNIO SUL LAVORO
---------------------
Invio a
seguire e/o in allegato le “Lettere dal fronte”, cioè una raccolta di mail o
messaggi in rete che, tra i tanti che ricevo, hanno come tema comune la tutela
della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini e la tutela del
diritto e della dignità del lavoro.
Il mio vuole
essere un contributo a diffondere commenti, iniziative, appelli relativamente
ai temi del diritto a un lavoro dignitoso, sicuro e salubre.
Invito tutti
i compagni e gli amici della mia mailing list che riceveranno queste notizie a
diffonderle in tutti i modi.
Marco Spezia
ingegnere e
tecnico della salute e della sicurezza sul lavoro
Progetto “Sicurezza
sul lavoro: Know Your Rights!”
Medicina
Democratica - Movimento di lotta per la salute onlus
e-mail: sp-mail@libero.it
---------------------
To:
Sent:
Sunday, December 11, 2016 5:24 PM
Subject: NOTA
SUL PROCESSO ILVA: PROCESSI CHE MAI SI DOVREBBERO FARE...
Come già comunicato in precedenza, ci siamo costituiti
parte civile nel processo contro i Riva e altri, in sintesi contro ILVA, che si
sta svolgendo al Tribunale di Taranto.
L’avvocato che per noi è costituito è Sergio Bonetto
del Foro di Torino che segue anche il sindacato Slai Cobas con cui manteniamo i
contatti.
Il processo viene seguito dalla Sezione di Medicina
Democratica di Matera.
In relazione all’udienza del 6 dicembre ho sentito i
compagni di Matera (Nicola Frangione e Mario Murgia), la compagna dello Slai Cobas
di Taranto Margherita Calderazzi e naturalmente l’avvocato Bonetto.
Insieme alle informazioni allegate dallo Slai Cobas,
aggiungo quella che ho recuperato dalla Gazzetta del Mezzogiorno che mi è
sembrata abbastanza riassuntiva.
Per un giudizio politico mi sento di dire quanto segue.
Si fa certamente fatica a fare processi contro i
potenti, ma è ancora più faticoso e più difficile farli contro i super potenti.
Lo abbiamo visto contro Eternit ed Eternit bis (si
veda i nostri comunicati), e ora lo vediamo in quello contro ILVA.
L’udienza del 6 dicembre è stata spostata al 17
gennaio: questo perché gli avvocati della parte commissariale (del Governo)
sono stati sostituiti da un nuovo avvocato il quale ha chiesto “i termini”, ovvero
di stabilire una nuova udienza per avere il tempo di leggersi le carte, cosa
che gli è stata gentilmente e obbligatoriamente concessa.
Nel frattempo però c’è stata la richiesta da parte dei
Riva di patteggiare. Si può patteggiare, ma solo davanti al Giudice della
Udienza Preliminare, non quando è iniziato il dibattimento, salvo che non sia
stato mutato il capo di imputazione.
Ma anche questo è avvenuto.
La sostanza politica (che è comunque difficile da
districare) è quella che il Governo vuole salvare capra e cavoli, ovvero i
Riva, la fabbrica, la bonifica della fabbrica.
Il patteggiamento implica che le parti accusate si
mettono d’accordo con il Pubblico Ministero, quindi poi con i Giudici tramite
un onere monetario. Tirano fuori parecchi soldi, anche se, a ben vedere, sono
un’inezia rispetto a quanto sarebbe necessario per effettuare una bonifica
radicale della fabbrica, nonché di quanto all’esterno è stato inquinato. L’accordo
farebbe saltare i risarcimenti delle parti offese. L’ILVA verrebbe poi comprata
da altre società nella misura in cui loro convenga.
Non solo ma nel frattempo è stato richiesto dalle
difese il trasferimento del processo a Potenza e per proseguire a Taranto
occorre procedere con il cambiamento dei giudici.
Come questo avverrà è tutto da vedere.
Per quanto ci riguarda penso sia necessario operare
con tutti movimenti, anche quelli dei cittadini, e allargare la mobilitazione
pur sapendo che vi sono idee diversissime e contrastanti. Alla sezione di
Matera, ma a tutta Medicina Democratica nel sud dobbiamo chiedere di continuare
a seguire puntualmente e, nella misura del possibile di allargare la
mobilitazione, di comprendere quanto avviene e avverrà dentro e fuori il
processo per essere in grado di costruire una nostra posizione utile a tutto il
movimento di lotta per la salute.
Fulvio Aurora
Responsabile vertenze legali per Medicina Democratica
Milano
08/12/16
---------------------
To:
Sent: Monday, December 12, 2016 2:52 PM
Subject: MACCHINISTA SOLO SUI TRENI, A TORINO LA PROCURA INDAGA I
VERTICI DI TRENITALIA
Il lavoro degli ferrovieri e dei Rappresentanti per la Sicurezza dei Lavoratori (RLS), che da anni sostengono le ragioni della sicurezza per passeggeri e ferrovieri hanno finalmente trovato un riscontro giudiziario: indagata a Torino l’Amministratore Delegato Barbara Morgante e i responsabili delle altre imprese ferroviarie coinvolte, mentre a Roma erano già stati rinviati a giudizio, Vincenzo Soprano, ex Amministratore Delegato e imputato anche per la strage di Viareggio, oltre all’attuale responsabile di FrecciaRossa, Luca Maria Granirei.
Il 25 gennaio si apre
presso il Tribunale di Roma il processo nel quale questi ultimi dovranno
rispondere dell’accusa di violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro.
Di seguito l’anticipazione della notizia su Torino,
in un articolo tratto da repubblica.it:
TORINO, LA PROCURA INDAGA I VERTICI DI TRENITALIA
NEL MIRINO IL MACCHINISTA UNICO E PROBLEMI DI SICUREZZA
di Sarah Martinenghi
12 dicembre 2016
Non
trova soluzione la questione del “pronto soccorso” sui treni condotti dal
macchinista unico. Un braccio di ferro tra le ASL e Trenitalia che si trascina
da anni: nuove prescrizioni sono state impartite all’Amministratrice Delegata
Barbara Morgante, formalmente indagata, uguali a quelle già arrivate all’ex
dirigente Vincenzo Soprano che ha poi chiuso la sua posizione pagando un’oblazione.
Ora
ad occuparsi dell’indagine, che ruota sulla tempestività dei soccorsi in caso
di malore del conducente unico, è il Pubblico Ministero Alessandro Aghemo: a
doversi mettere in regola sono le divisioni Frecciarossa, Frecciabianca e il
cargo regionale Piemonte.
Ma
la questione investe anche i TGV francesi e la società NTV che gestisce Italo.
Analoghe prescrizioni sono state impartite anche a loro.
Secondo
le verifiche delle ASL, il documento di valutazione dei rischi “non contiene un’adeguata
analisi del pericolo e le conseguenti misure atte a garantire in caso di
infortunio e malore del personale di condotta dei treni, un soccorso in tempi
più rapidi possibili”. Cosa succede se il macchinista, unico conduttore del
treno, si sente male? Se si trova sotto una galleria o in un tratto isolato,
chi può condurre il convoglio fino a un punto raggiungibile dai soccorsi?
Secondo gli ispettori, sarebbe necessario dotarsi di un secondo macchinista
oppure di un equipaggio “polifunzionale”, dove il capotreno abbia le capacità
del macchinista e viceversa.
Le
Ferrovie Italiane, grazie al “sistema controllo marcia treno”, che prevede la
frenata automatica se il conducente non rispetta le velocità imposte dai
segnali, garantiscono la sicurezza, ma rimane il problema soccorso.
“Siamo
attenti alla questione, ma il problema è di difficile soluzione” - ammette l’avvocato
di Trenitalia Andrea De Carlo – “anche perché l’Europa già da tempo si muove in
tutt’altra direzione”.
---------------------
From: Gino
Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it
To:
Sent:
Wednesday, December 14, 2016 3:42 PM
Subject: DALLA
VITTORIA DEL NO ALLA LOTTA PER IL LAVORO E LA SALUTE
Dunque
eravamo rimasti all’auspicio della vittoria del NO al referendum che voleva
asfaltare definitivamente la
Costituzione nata dalla Resistenza.
Abbiamo
vinto nettamente e la prima azione di resistenza dopo tanto tempo e tante
sconfitte ha rappresentato un indubbio successo. Il Potere risponde
gattopardescamente con il Renzi bis guidato da Gentiloni. Si tratta di un
tentativo atto a ritardare la disfatta finale che sarà inevitabile.
E’
ovvio però che non possiamo fare solo da spettatori aspettando il cadavere del “nemico”
sulla riva del fiume. Sintetizzando brevemente e liberamente il bell’articolo
del sociologo torinese Marco Revelli scritto sul Manifesto di ieri, 13
dicembre, “la
Costituzione democratica e egualitaria e antifascista intorno
a cui hanno dovuto raggrupparsi tutti, anche quelli che, per appartenenza politica
starebbero da un’altra parte, è stata percepita come un ombrello e una
protezione sotto cui ripararsi dalle parti dolenti della nostra società, i
settori più fragili e più provati, il mondo del lavoro, i ceti medi impoveriti,
i giovani e il Sud”.
Abbiamo
difeso la Costituzione,
adesso imponiamo di attuarla! Ecco perché il 4 dicembre assume carattere
costituente!
Per
noi di Medicina Democratica, ma credo per tutti quelli che ritengono di
rappresentare una SINISTRA VERA l’attuazione della Costituzione non può che
ripartire da 3 elementi fondamentali: LAVORO, AMBIENTE E SALUTE; qui sono in
perfetta sintonia con lo Storico dell’Arte Tomaso Montanari, che nella
trasmissione “DI MARTEDI’ DI Giovanni Floris” su LA 7 di ieri riprendeva queste
tematiche, a sua volta parafrasando l’Enrico Berlinguer dei primi anni 80, come
fondamentali per un programma di un governo di SINISTRA.
Il
20 e 21 gennaio a Milano presso la
Camera del Lavoro, Medicina Democratica, nel commemorare i 40
anni (gennaio 1977) della morte di Giulio Maccacaro, partigiano, medico,
scienziato di altissimo livello, chiama alla discussione tutti quelli che lo
vorranno. In particolare nella giornata di sabato 21 dopo le 10,30 ci sarà una
discussione in gruppi di lavoro. Il primo Annuncio è già sul Sito di Medicina
Democratica www.medicinademocratica.org.
L’attuazione
piena degli articoli 1, 32 e 41 della Costituzione è certamente incompatibile
con quel capitalismo finanziario che oggi pensa di comandare a suo piacimento i
politici, gli stati e l’intero Pianeta. E’ partendo da qui che la Resistenza può divenire
Contrattacco.
Gino
Carpentiero
Sezione
Pietro Mirabelli di Medicina Democratica Firenze
(Pietro
Mirabelli era un operaio, un minatore speciale, purtroppo ucciso dal
Capitalismo in Svizzera nella Galleria del San Gottardo)
---------------------
From: Daniele Barbieri pkdick@fastmail.it
To:
Sent: Thursday, December 15,
2016 11:36 AM
Subject: I RIFUGIATI
IN TURCHIA LAVORANO COME SCHIAVI PER LA MODA OCCIDENTALE
di Luca Cellini
Forse Naomy Klein la rivelerebbe come una dimostrazione evidente della “Shock Economy”, altri parlerebbero di una delle tante normali riconfigurazioni del capitalismo. Sono vere entrambe le cose ma fa sempre un maledetto effetto di repulsione sapere che, per pochi spiccioli, gli uomini e le donne siriani scampati all’inferno e rifugiati in Turchia, ma anche i loro bambini (il capitale non pone limiti d’età), continuano a lavorare per dodici ore al giorno alla confezione di abiti dei prestigiosi marchi della moda occidentale. Alcune significative testimonianze dell’ultima frontiera di uno dei business più indecenti sono state rivelate, con prove inoppugnabili, da un’inchiesta della televisione britannica. Vista la portata delle fonti, le notizie sono circolate molto anche da noi ma per lo più restano offuscate nel rumore di fondo della guerra e nella distrazione generale che accompagna l’abitudine al dominio. Sarebbe bello, invece, se talvolta quell’inchiesta venisse mostrata anche nelle città italiane dove si grida allo scandalo non appena circola la voce che un gruppo di rifugiati potrebbe trovare accoglienza, seppur momentanea, nell’edificio accanto.
Il più giovane di
loro ha 15 anni, e lavora più di dodici ore al giorno per guadagnare ancora
meno degli altri. Tutto il giorno stira vestiti,
prima che questi vengano spediti nel Regno Unito, per poi essere distribuiti
nelle grandi catene di distribuzione commerciale. Comincia così
il servizio d’inchiesta di Darragh MacIntyre, reporter della BBC che rende
pubblico, come vengano sfruttati i rifugiati di guerra siriani insieme ai loro
bambini. Costretti a lavorare duramente in cambio di pochissimi spiccioli, per
alcuni dei migliori marchi di moda del Regno Unito, senza rispetto alcuno per i
loro diritti.
E’ questa l’ultima
frontiera del business “Made in Occidente”, sfruttare
donne e bambini, rifugiati di guerra, in fabbriche che producono vestiti per
marche famose, come ad esempio, Mango, Zara, Marks and Spencer, Asos,
ecc.. E’ questa la dura realtà di centinaia di siriani, prima costretti ad
abbandonare il loro paese per scappare dalla disperazione e dalla guerra, e che
adesso risiedono in Turchia in condizioni precarie e di assoluto sfruttamento.
Così, se un giorno ci si trovasse bene ad indossare un capo di uno dei tanti
marchi al mondo che fanno soldi sfruttando la disperazione della gente, ad
esempio coi rifugiati siriani o coi bambini in Bangladesh, magari ci si
potrebbe fermare, pensare solo per un attimo al costo
smisurato in termini di sofferenza umana, pagata sempre da altri, per far
arrivare questo articolo sul nostro mercato.
Ovviamente, tutte le
marche accusate nel servizio, negano ogni forma di responsabilità, si
sbracciano a spiegare che loro avrebbero monitorato accuratamente le loro
catene di produzione ed i loro fornitori, eppure, su quei prodotti pagati a
suon lacrime, sudore e sangue, campeggia bello chiaro il loro logo.
Si nega, anche di
fronte all’evidenza, pure quando la fonte giornalistica citata che ha
investigato, mostra chiaramente le immagini rubate dalle telecamere nascoste,
riporta conversazioni e testimonianze di
decine di lavoratori siriani, che
tutt’ora vengono usati illegalmente in fabbriche tessili, compresi minorenni,
che vengono pagati meno di un dollaro l’ora, attraverso un
intermediario clandestino, ripreso anch’egli per strada, mentre mercanteggia
per il lavoro di queste persone. Uno di loro, con coraggio racconta persino dei
maltrattamenti subiti, arrivando a dire che “se succede qualcosa ad un siriano,
magari si fa male lavorando, lo buttano via, come uno scarto di un tessuto”.
Eppure è da tempo che
molte organizzazioni di attivisti che si battono per i diritti umani,
continuano a denunciare quotidianamente che questo tipo
sfruttamento lavorativo, è in costante aumento, specie dopo l’arrivo di milioni
di rifugiati siriani, e di altri paesi in guerra, una sorta di atroce e cinico
plusvalore aggiunto, che si nasconde opportunisticamente dietro
le più famose marche di moda, intanto i governi che finanziano le guerre,
continuano a chiudere entrambi, gli occhi da tutte le parti, permettendo
questo, e ben altro. Molti vestiti che noi compriamo, oggi vengono realizzati in Turchia, perché è vicina all’Europa, e perché
oltretutto la Turchia
è abituata a trattare con gli ordini dell’ultimo minuto. Questo
consente ai rivenditori di non tenere di fatto il magazzino, consentendo loro
sempre più guadagni, in nuovi e scintillanti negozi del centro città oppure in
outlet che sorgono rapidamente in limitrofe aree periferiche urbane.
L’inchiesta
giornalistica mostra anche, come i minori siriani rifugiati, siano stati
impiegati nella produzione di jeans per marchi come Mango e Zara, fa vedere
ragazzini che senza nemmeno una maschera, spruzzano pericolose sostanze
chimiche, tossiche e nocive, per sbiancare i jeans.
Il marchio inglese Marks and Spencer dopo l’inchiesta ha dichiarato: “Tutti
i nostri fornitori sono contrattualmente tenuti a rispettare i nostri standard
e i nostri principi etici generali”, che a loro dire comprendono anche un
trattamento “etico e rispettoso” dei lavoratori, aggiungendo a voce alta: “Non
tolleriamo tali violazioni di questi principi, e faremo tutto il possibile per
assicurare che questo non accada di nuovo”.
Peccato sia difficile
credergli, specie perché sorge una domanda, senza questa inchiesta
giornalistica, quanto sarebbero andati ancora avanti permettendo la produzione
dei loro capi a quelle condizioni di sfruttamento? L’inchiesta di denuncia giornalistica della BBC è stata condotta in un’area
d’Istanbul dove insistono molte lavanderie industriali, una zona fortemente
inquinata della città dove sono state trovate queste fabbriche tessili che si
avvalgono appunto, dello sfruttamento lavorativo di molti rifugiati di guerra
dalla Siria.
Sempre in una di
queste fabbriche tessili di Istanbul, dove vengono prodotti i capi d’abbigliamento
per queste grandi marche, insieme ai rifugiati siriani, sono stati trovati sul
posto di lavoro persino bambini turchi di età
inferiore ai 10 anni. Questo purtroppo è un racconto
incompleto, è solo un piccolo pezzetto della storia, quella che corre per il
mondo e unisce in tanti puntini, sfruttamento selvaggio, disperazione,
imbarbarimento e impoverimento con guerre e distruzione che come effetto
collaterale producono appunto tutto questo.
Guerre, incoraggiate
dalle potenze occidentali, che hanno finora spalleggiato gruppi estremisti che
vogliono abbattere il governo della Siria, distruggendo il paese, pur di
cambiare i rapporti di forza nella regione a favore di interessi privati,
illegali e illegittimi di pochi.
Tutto permesso in
nome della “legge di mercato”, e ormai proprio più niente in favore dei diritti
della gente.
---------------------
To:
Sent: Friday, December 16, 2016 12:43 PM
Subject: NEWSLETTER MEDICINA DEMOCRATICA
UNA BUONA NOTIZIA DAL CANADA, L’AMIANTO SARA’ BANDITO (DAL 2018)
Il governo
canadese ha deciso di vietare la produzione e l’utilizzo di amianto a partire
dal 2018. Seppur tardiva è una decisione importante considerato che il Canada è
il quarto produttore mondiale di amianto (dopo Russia, Brasile e Cile) e circa
dieci anni fa aveva ricorso al WTO contro il bando dell’amianto della Unione
Europea.
Leggi
tutto al link:
PROCESSO PIRELLI BIS PER L’AMIANTO, CONTINUA LA SEQUENZA DI ASSOLUZIONI DAL TRIBUNALE DI MILANO
Assoluzione dei nove
dirigenti Pirelli imputati di omicidio colposo e lesioni gravissime per i casi
di 28 operai deceduti o ammalati per l’esposizione all’amianto alla Pirelli di
Milano.
La sentenza ricalca
quella recente, sempre di assoluzione dopo una prima sentenza di condanna, per
altri 20 casi di altri siti industriali della Pirelli sempre a Milano.
Alla sentenza di
primo grado (2015) gli imputati erano stati condannati.
Un ulteriore grave
precedente rispetto al processo Eternit II in fase di apertura ancorché “spezzettato”
su più Tribunali.
Leggi
tutto al link:
PROCESSO BIS PER LE MORTI D’AMIANTO ALL’ENEL DI TURBIGO (MI)
Il
processo per i morti da amianto nella centrale termoelettrica ex Enel di
Turbigo si è concluso in primo grado con l’assoluzione degli imputati. Medicina
Democratica e AIEA hanno appellato la sentenza, riportiamo un comunicato stampa
in cui si segnala una tendenza “assolutoria” da parte dei giudici del Tribunale
di Milano e le contestazioni del nostro difensore, l’Avvocato Laura Mara.
Leggi
tutto al link:
SONO APERTE LE ADESIONI (ISCRIZIONI) PER L’ANNO 2017 A MEDICINA DEMOCRATICA ONLUS
Medicina Democratica
onlus è da sempre attivamente impegnata su vari fronti per ribadire l’importanza
della tutela nella salute nei luoghi di vita e di lavoro.
Per sostenere le
molteplici attività in cui Medicina Democratica è impegnata, oggi più che mai
abbiamo bisogno del tuo aiuto.
Anche per il 2017 è
aperta la possibilità di adesione (iscrizione) alla nostra Associazione (onlus
dal 2003).
Con l’iscrizione
potrai partecipare attivamente alla vita della associazione e riceverai la
nostra rivista “Medicina Democratica” che dagli anni 70 è uno dei punti di
riferimento per la lotta per la salute.
Leggi
tutto al link:
FORUM DI DISCUSSIONE DI MEDICINA DEMOCRATICA
E’
raggiungibile on-line il nuovo forum di discussione di Medicina Democratica.
La partecipazione è aperta a tutti.
Attualmente
sono a disposizione 5 aree di discussione aperta dove poter porre domande,
argomenti e rispondere ai diversi post:
-
Salute e lavoro: forum su
tematiche relative al diritto alla tutela della salute, alla prevenzione degli
infortuni e delle nocività nei luoghi di lavoro;
-
Salute e ambiente: forum su
tematiche relative agli ambienti di vita e lavoro, alle nocività ed ai loro
impatti sulla salute;
-
Disabilità e cronicità: forum su tematiche relative alla disabilità e cronicità;
-
Salute e diritti: forum su
tematiche relative ai diritti, ai beni pubblici, alla prevenzione, alla
partecipazione e alle loro implicazioni sulla salute;
-
Sanità e politiche sanitarie: forum su tematiche relative alla sanità nelle sue
implicazioni sulla salute reale della popolazione, sull’organizzazione e sulle
politiche sanitarie nazionali e internazionali;
-
Discussioni generali: luogo per discussioni aperte su
tutte le tematiche (non previste da altri forum tematici).
Leggi
tutto al link:
Aiuta
Medicina Democratica Onlus devolvendo il tuo 5 per mille firmando nella tua
dichiarazione dei redditi nel settore volontariato e indicando il codice
fiscale 97349700159
Sito
web:
Facebook:
www.facebook.com/MedicinaDemocratica
www.facebook.com/MedicinaDemocratica
---------------------
From: Carlo
Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Sunday,
December 18, 2016 8:02 AM
Subject: UN
SABATO BAGNATO DAL SANGUE DEI LAVORATORI
LA STRAGE DEL SABATO
Una strage
sui luoghi di lavoro di questo sabato 17 dicembre 2016.
Sono morti
sei lavoratori in diverse province italiane.
Le morti di
lavoratori. Nel porto di Genova è morto un marinaio filippino di 50 anni. E’
stato colpito da una fune sulla nave che stava ormeggiando. A Copparo di
Ferrara Federico Bonsi di 44 anni è morto schiacciato da un muletto. In
provincia di Trento a perdere la vita è stato Claudio Bartolini cadendo in un
dirupo mentre raccoglieva legna. In provincia di Monza a Perdere la vita
Alessandro Mascheretti che alla veneranda età di 79 anni è caduto da un tetto, era
titolare dell’impresa. In provincia di Udine ha perso la vita anche lui un
operaio anziano, anzi vecchio che è morto a 71 anni mentre con i colleghi stava
trasportando una pressa in officina. In provincia di Macerata è morto un
anziano agricoltore travolto da una balla di fieno.
L’indifferenza
del Governo Renzi e dei Ministri del lavoro Poletti e delle Politiche Agricole
Martina verso queste tragedie è stata desolante. I ministri Poletti e Martina
sono stati tra l’altro premiati con la riconferma.
Se il
Ministro delle Politiche Agricole Martina è stato premiato pur avendo ben 129
agricoltori schiacciati dal trattore e oltre il 30% in Agricoltura di tutte le
morti sul lavoro fa vedere quanto è distante la politica dal paese reale.
Lo stesso
vale per il Ministro Poletti che mai è stato sentito intervenire su queste
tragedie che dovrebbero essere di sua competenza. Spero che qualcuno oggi nel
PD sollevi anche questo problema: l’indifferenza del PD verso i tantissimi
lavoratori che muoiono sul lavoro.
Nel 1987 disegnavo le storie di un personaggio che chiamavo già allora “Lo
scomparso”. Una di queste parla dell’allungamento dell’età della pensione. Con
amara ironia i motivi dell’allungamento dell’età della pensione era quello di
risanare i conti INAIL con le morti sul lavoro. Adesso è normale morire a 79
anni su un tetto o a 71 in
un’officina?
---------------------
From: Daniele Barbieri pkdick@fastmail.it
To:
Sent: Monday, December 19,
2016 8:35 AM
Subject: CONTINUERO’
A EVADERE, LA STORIA CI
ASSOLVERA’!
di Alexik
“Continuerò ad evadere tranquillamente perchè
la mia evasione non è un modo per nascondermi, ma un modo per rivendicare la
nostra lotta e per farla conoscere dappertutto. Lo posso fare perchè c’è la
solidarietà comunque di tutti questi uomini e queste donne che sono il cuore e
la testa del movimento NO TAV. Il segno della nostra resistenza è una speranza
e un esempio per tanti. Noi abbiamo detto: questi tribunali ci condannano, ma
la storia ci assolverà”.
Queste le parole di Nicoletta Dosio
all’uscita dal tribunale che, lo scorso 14 dicembre, l’ha condannata a 8 mesi per
aver rifiutato l’imposizione degli arresti domiciliari e la trasformazione
della sua casa in una prigione:
Resta ancora da definire come dovrà
scontarli, questi 8 mesi.
Dalla fine di settembre Nicoletta
irride alle misure cautelari, partecipando a incontri pubblici e manifestazioni
in Val di Susa e in tutt’Italia, mandando letteralmente in corto circuito la
procura di Torino.
Segno inequivocabile di tale corto
circuito è la richiesta, inoltrata al Giudice delle Indagini Preliminari il
giorno prima della sentenza, dal Pubblico Ministero Rinaudo e dal Procuratore Generale
Spataro (in persona personalmente) dove si invoca il ritiro delle misure
cautelari a Nicoletta per i seguenti motivi:
“La ragione del comportamento della Dosio è all’evidenza quella di
sfruttare la situazione in cui si trova per suscitare clamore mediatico attorno
al così detto movimento NO TAV, o meglio alle attività illegali di quella parte
minoritaria di cui ella fa parte, che include vari suoi coimputati, nella
convinzione di influenzare l’opinione pubblica in senso favorevole alle ragioni
di tale parte del movimento stesso. Appare allora evidente che proprio per
porre un fine a questa situazione e impedire che la posizione e la condotta
della Dosio, in quanto sottoposta a misura cautelare non ottemperata, diventino
a loro volta strumento di propaganda delle attività illecite di quella parte
del movimento che le pratica e a cui ella appartiene e, addirittura, di
proselitismo, la soluzione più coerente è quella di richiedere la revoca degli
arresti domiciliari”.
Ora, premesso che festeggerei
volentieri con laute libagioni il ritiro delle misure cautelari per Nicoletta,
non posso fare a meno di notare la natura del tutto politica, e per nulla
giuridica, delle motivazioni di Spataro.
Se mai avessi avuto qualche dubbio
sulla natura politica dell’orientamento della magistratura sabauda, il
procuratore generale me lo ha tolto definitivamente.
Comunque mi piacerebbe dirgli:
-
se decidete
che questi 8 mesi Nicoletta debba passarli in carcere, scoppia un casino, e voi
avete perso;
-
se le
confermate gli obblighi, lei continuerà a violarli e voi avete perso;
-
se le
togliete gli obblighi, scoppia un festa, e voi avete perso.
Fate una bella cosa: arrendetevi e
fatela finita !
---------------------
To:
Sent: Monday, December 19, 2016
6:39 PM
Subject: “IL SOLE SULLA PELLE”:
FINE DELLE RIPRESE
Ciao a tutti.
Siamo oramai giunti alla
fine delle riprese del documentario “Il sole sulla pelle”.
Gli incontri che abbiamo
fatto durante le riprese sono stati meravigliosi. Ascoltare le storie dei
familiari delle vittime della strage di Viareggio, dei soccorritori, dei
volontari dei cittadini, viaggiare insieme a Marco, Daniela, Claudio, Riccardo,
Enzo e tutti gli altri amici e condividere con loro la storia che stiamo
raccontando, è stato di un valore immenso per il nostro racconto.
A gennaio 2017 con molta
probabilità ci sarà la sentenza di I grado al Tribunale di Lucca. Saranno le nostre
ultime riprese del film.
Nel frattempo, il
cortometraggio “Ovunque proteggi” continua ad essere selezionato a Festival
(22) e a ricevere premi (8). Il portale cinemaitaliano.info lo classifica tra i
primi 10 documentari più premiati del 2015.
Ancora, il 28 dicembre
2016 saremo insieme ai familiari dell’associazione “Il mondo che vorrei” a
Livorno, ospiti del Circolo Arci #osono141, dell’amico Loris Rispoli, quel “baffo
indomito” che da 25 anni lotta per avere verità e giustizia per le vittime
della strage del Moby Prince.
Infine, giovedì 29
dicembre 2016, ore 21 vi aspettiamo alla stazione di Viareggio per una
fiaccolata a commemorare le vittime di Viareggio.
Buon Natale e Buone Feste.
Ci sentiamo presto per
altre “nostre” notizie.
Con gratitudine.
Massimo e Gino
Produzioni
dal basso
---------------------
To:
Sent: Thursday, December 22,
2016 5:22 PM
Subject: 29 DICEMBRE:
CONSIGLIO COMUNALE, CENA E FIACCOLATA
Segue il comunicato per il 29 dicembre,
mobilitazione in attesa della sentenza.
Giovedì 29 dicembre ore 21:00
I familiari delle vittime della Strage di Viareggio
chiamano a raccolta la città di Viareggio.
A pochi giorni dalla sentenza di primo grado, vogliamo
far sentire la voce di chi quella notte ha visto cambiare drammaticamente la
propria vita.
Non si può pensare che nel cercare la verità non si
tengano in considerazione 32 persone brutalmente assassinate nella notte del 29
giugno.
Viareggio e tutte le persone che vogliono stringersi
intorno ai familiari e all’associazione “Il Mondo che Vorrei” sono invitate giovedì 29 dicembre alle ore 21.00
davanti alla stazione di Viareggio per recarsi con una fiaccolata alla casina
dei Ricordi.
Vi aspettiamo...
IL MONDO CHE VORREI ONLUS VIAREGGIO
ASSOCIAZIONE
FAMILIARI VITTIME 29 GIUGNO VIAREGGIO
---------------------
From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Monday, December 26, 2016
8:22 AM
Subject: CHIEDIAMO CHE VENGA ERETTO
UN MONUMENTO AL LAVORATORE IGNOTO MORTO PER INFORTUNIO SUL LAVORO
In questi giorni di Festa l’Osservatorio
è vicino alle famiglie dei 1.350 lavoratori morti per infortuni sul lavoro
anche quest’anno.
Dai 600 agli 800 ogni anno
spariscono dalle statistiche ufficiali e diventano “non morti”.
Così passa il messaggio che ci sia
un calo degli infortuni mortali, che purtroppo non è reale. E la politica
finisce per credere a questo calo.
Vogliamo ricordare che i dati sugli
infortuni mortali INAIL tengono conto solo dei loro assicurati, ed in questi
dati non compaiono né carabinieri, né poliziotti, né Vigili del Fuoco, né
personale di volo, né sportivi dilettanti, né volontari della protezione
civile, né giornalisti, né le partite IVA individuali, né morti in nero, che
sono morti svolgendo il proprio lavoro.
Questi lavoratori sono invisibili
come fantasmi.
Noi lottiamo anche per loro per
restituirne la dignità e renderli visibili. E chi è credente preghi anche per
queste vittime dimenticate.
Soprattutto da chi dovrebbe
occuparsene avendo incarichi specifici dallo Stato e non lo fa e viene premiato
per il pessimo lavoro.
Inoltre non va dimenticato che ogni
anno l’INAIL ha un avanzo di bilancio, e che questi soldi vanno a finire in un
conto infruttifero della Tesoreria dello Stato.
Questo “tesoretto” INAIL ammonta a
circa 28 miliardi di euro. Questi soldi invece di essere utilizzati per
aumentare le rendite agli invalidi e ai familiari delle vittime sul lavoro,
vengono spesi dallo Stato Italiano per ripianare i debiti: VERGOGNA!!!
Proponiamo la realizzazione di un
monumento per ricordare i lavoratori ignoti morti sul lavoro.
Probabilmente le morti sul lavoro a
fine 2016 supereranno 1.450.
L’Osservatorio Indipendente di Bologna,
al 31 Dicembre 2016, completa 9 anni di monitoraggio, senza vedere un calo
delle morti sul lavoro.
In questi anni si sono succeduti
diversi governi, di ogni colore, ma mai nessuno si è occupato seriamente del
dramma delle troppe morti sul lavoro.
Carlo Soricelli, direttore
Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro
Marco Bazzoni, operaio
metalmeccanico e Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza
Nessun commento:
Posta un commento