Lo
Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto, a fronte dell'incontro
tra OO.SS e Mittal, tenutosi a Roma il 9 novembre presso il Mise
(vedi stralcio di giornale, sotto), rileva che:
risultano
pienamente confermate le denunce e le proteste dei lavoratori in
merito ai criteri di selezione adottati da ArcelorMittal nella
divisione tra assunti in AM e posti in cassintegrazione in Ilva AS;
ma risulta altrettanto evidente che i sindacati hanno firmato un
accordo che non solo permetteva l'azione unilaterale di AM ma che non
hanno discusso in via preventiva nè criteri nè le lavorazioni
necessarie in tutti i reparti. Non solo, i sindacati firmatari, pur
sapendolo, non hanno posto alcuni limiti preventivi a straordinari e
terziarizzazione che invece fanno parte organicamente sia della fase
attuale di dimezzamento selvaggio in molti reparti, sia del piano
industriale dell'ArcelorMittal.
Le
gravi incongruenze nella selezione gettano un ombra generale
sull'accordo ed è profondamente sbagliato che le organizzazioni
sindacali firmatarie (fim, fiom, uilm, ugl, usb) invece si siano
sbracciate nell'incontro romano e nelle dichiarazioni stampa sulla
positività dell'accordo del 6 settembre. Lì dove, invece, un
sindacato serio, quando firma un accordo deve pretendere garanzie per
conto dei lavoratori e deve porre il ritiro delle firma e la
ridiscussione dell'accordo quando esso dà vita a pensanti
incongruenze e danni materiali e morali dei lavoratori.
Ora
Mittal e i sindacati pensano di ridurre tutto a questioni
individuali e di procedura: non è stato completato ancora il numero
delle assunzioni previste, ne mancherebbero una settantina; vi sono
ancora numerose posizioni dubbie in relazione all'accettazione
dell'incentivo ad uscire o anche su richieste volontarie di messa in
cig; e parlano, chi di 150, chi di un 300 possibilità di rientro.
Noi
rigettiamo questa logica e questo metodo che stanno attuando una
situazione penalizzante per 2500 lavoratori e di pesante ipoteca
sulle condizioni di lavoro, carichi maggiori di lavoro degli operai
assunti, come di grave stravolgimento del sistema lavorativo e delle
pratiche operative che permette una massiccia presenza di ditte
esterne al posto dei lavoratori messi in cassintegrazione, con un
ridimensionamento della manutenzione a favore della produzione.
Di
conseguenza lo Slai Cobas invita e lavora perchè i cassintegrati,
indipendentemente dall'organizzazione sindacale di appartenenza,
scendano in campo per affermare i loro diritto sacrosanto al lavoro e
alla giustizia in questo cambio di proprietà, chiamando davvero di
fronte alle loro responsabilità, governo, Mittal e i sindacati
firmatari. NO alla terziarizzazione di attività lavorative, no al
dimezzamento di organici in reparti e lavori importanti, quale la
manutenzione, SI al rientro di operai in cigs.
Per
questo, finito il "fuoco e fiamme" di alcuni personaggi -
Ranieri LP e Sibilla Flmu - che si sono agitati nei giorni scorsi ma
senza alcuna intenzione di mettere in discussione l'accordo e i
criteri di selezione, ma per dire agli operai in cig di non lottare
per il diritto al rientro in fabbrica e per pilotarli verso
processioni alla Regione per presunti lavori socialmente utili, o a
fare programmi inutili di riconversione che hanno al centro sempre la
chiusura della fabbrica, ecc, è
il tempo, invece, della serietà dell'azione dei lavoratori,
che comprende l'impugnativa legale dell'accordo e delle
discriminazioni, che non esclude l'azione penale nei confronti delle
responsabilità non solo dell'azienda ma anche del governo e dei
sindacati firmatari.
MARTEDI'
13 NOV ALLE ORE 10 E' PREVISTA LA RIPRESA DEL PRESIDIO/INCONTRO DEI
LAVORATORI IN CIG LLA PORTINERIA D,
a cui invitiamo la stampa, per riprendere la mobilitazione e
annunciare le prossime iniziative, volte al coinvolgimento di tutti i
lavoratori messi in cig, in uno spirito di unità con i lavoratori
già assunti in AM e nella pretesa - questo sì di tutti i lavoratori
e della città - di un lavoro sicuro e di bonifiche certe della
fabbrica e del territorio.
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