domenica 3 febbraio 2019

3 febbario - Sesto, sirena Falck muta. Gli ex operai: "Crollano i simboli della nostra storia". Si vuole spegnere la memoria storica delle battaglie della classe operaia

Renato Falconati ha lavorato una vita nelle acciaierie: "Facciamola risuonare nel parco archeologico industriale al Carroponte"
di LAURA LANA
3 febbraio 2019 
Sesto San Giovanni (Milano), 3 febbraio 2019 - Anche il canto della sirena è stato spento. Scompare così l’ultimo simbolo di quella che era la “Stalingrado d’Italia”: la Sesto San Giovanni delle grandi fabbriche, delle migliaia di operai in bicicletta, delle tute blu dei grandi scioperi e delle rivendicazioni operaie. Rimessa in funzione nel 2004, in occasione della visita dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la sirena delle acciaierie Falck aveva ripreso a suonare. Non più a ogni cambio di turno, ma ogni giorno a mezzogiorno. Dopo 15 anni, però, la struttura che la ospita all’ingresso dell’ex stabilimento Concordia ha un serio problema di sicurezza: presenta troppe crepe e rischia di crollare. Per questo motivo la storica sirena è stata messa a tacere e dovrà essere smontata, per essere poi custodita in un deposito.
Della “Città delle Fabbriche” resta ormai ben poco. Ci sono gli scheletri degli altiforni e dei vecchi stabilimenti delle acciaierie Falck. Le cattedrali, come le chiama Renzo Piano, che non sono ancora né accessibili né riqualificate. Così, passeggiando per Sesto San Giovanni insieme all’ex dipendente Renato Falconati, che la "sua" fabbrica ce l’ha pure nel nome, il tour della memoria inizia e finisce in un unico luogo: "Le tracce di archeologia industriale – sottolinea – sono nell’area ex Breda, famosa grazie al Carroponte, diventato una delle arene estive di maggior successo. Qui esistono ancora la torre dei modelli e i capannoni diventati spazi culturali del design, frequentati da studenti e professionisti. E qui dovrebbe trovare nuova collocazione la sirena delle Falck: facciamola risuonare in questo parco archeologico industriale". Falconati nelle acciaierie ci è stato oltre 40 anni, da giovanissimo tecnico fino ad assistente di direzione e poi come custode durante l’avvio delle trasformazioni. "Mi ritrovo spesso a riguardare le foto e a ripensare a quegli anni. Oggi non c’è più nulla. Solo cumuli di terra, per gli scavi di bonifica, che regalano un paesaggio di dune e macerie guardando al di là dei muri".
Crollano i simboli del secolo breve sestese. "Ce li hanno tolti uno a uno. Prima è toccata alla scritta della Breda sui cancelli di viale Italia e domani è già stato annunciato l’abbattimento della facciata dell’edificio curvo del vecchio stabilimento Vulcano. Oggi è stata la volta della sirena. È come toglierci l’orologio biologico. A noi sestesi per un secolo quel suono ha scandito le ore, la giornata, la vita". Michele Michelino, ex bredino, è l’instancabile portavoce del comitato che da decenni lotta perché i morti e i malati di amianto abbiano giustizia. "La sirena rievocava non tanto le lotte di fabbrica, ma le conquiste collettive: i diritti, il welfare, la medicina del lavoro. Spegnendola vogliono far dimenticare il protagonismo dei lavoratori e di una città intera. Ma la memoria – ammonisce – non si può dimenticare né nascondere".


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