Cari,
solo 11 minuti per capire la tragedia, il dolore e la forza delle persone che l'hanno subita.
E' successo a Viareggio ma poteva accadere ovunque....
E' successo a loro ma poteva accadere anche a noi...
Invito alla visione di questo cortometraggio ed alla sua diffusione, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, in piazza, nelle rassegne cinematografiche e ovunque si voglia capire cosa è stata la strage di Viareggio
Ciao
Dante
---------------
fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/03/strage-di-viareggio-il-corto-sul-disastro-vince-al-global-short-film-festival-di-new-york-dicevano-che-era-una-storia-locale/2672998/
solo 11 minuti per capire la tragedia, il dolore e la forza delle persone che l'hanno subita.
E' successo a Viareggio ma poteva accadere ovunque....
E' successo a loro ma poteva accadere anche a noi...
Invito alla visione di questo cortometraggio ed alla sua diffusione, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, in piazza, nelle rassegne cinematografiche e ovunque si voglia capire cosa è stata la strage di Viareggio
Ciao
Dante
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fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/03/strage-di-viareggio-il-corto-sul-disastro-vince-al-global-short-film-festival-di-new-york-dicevano-che-era-una-storia-locale/2672998/
Strage di Viareggio, il corto sul
disastro, "ovunque proteggi", vince al Global Short Film
Festival di New York:
“Dicevano che era una storia
locale”
"Ovunque proteggi" era l'unica pellicola
italiana tra gli 11 finalisti. Gli autori: "La storia portante non è la
tragedia, ma la forza di Marco e Daniela. Dopo tutto quello che hanno passato,
battersi con questa vitalità: per noi è una storia universale". E ora
parte la raccolta fondi per realizzare il lungometraggio
“Ci dicevano che la strage di Viareggio è una
storia troppo locale“. Ora Ovunque Proteggi, cortometraggio
diretto da Massimo Bondielli, ha vinto al Global Short Film Festival di New York. Gli autori e i familiari
delle vittime del disastro ritireranno il premio a Cannes il 21 maggio. “Un
film italiano dal messaggio universale – si legge nelle motivazioni – Ed è
proprio quello che gli autori di Ovunque proteggi in 12′ hanno cercato
di raccontare: la dimensione umana, materiale, sconvolgente e
inaccettabile di quanto accaduto la notte del 29 giugno 2009″. Un successo
arrivato con l’autoproduzione, come racconta a ilfattoquotidiano.it
Gino Martella, co-sceneggiatore della Caravanserraglio Film Factory.
Vinicio Capossela ha prestato il titolo di una sua canzone del 2006 e Chiara
Rapaccini, ultima compagna del regista viareggino Mario Monicelli
che additò l’incuria come causa principale del disastro
ferroviario, ha disegnato la locandina. Un binario, due cisterne
rovesciate, una macchia rossa. Rappresenta le 32 vittime, ma anche le
fiamme che si sono alzate dalla stazione di Viareggio pochi minuti prima
della mezzanotte del 29 giugno 2009. Quegli istanti, ripresi dalle
telecamere di sorveglianza, sono entrati a far parte di Ovunque Proteggi,
così come la voce del macchinista Andrea D’Alessandro che al telefono
con il dirigente operativo della stazione di Viareggio dice: “Noi
siamo scappati ma è scoppiato tutto, portavamo gas liquefatto
infiammabile. La stazione è completamente in fiamme, avverti chi puoi, avverti
la protezione civile”.
Il corto ha per protagonisti Marco Piagentini e
Daniela Rombi, i due rappresentanti dei familiari delle vittime. Nella
strage Marco perse la moglie Stefania, 39 anni, e due figli, Luca e Lorenzo, di
4 e 2 anni. Dopo 41 giorni di agonia, morì per le ustioni anche Emanuela
Menichetti, 21 anni, figlia di Daniela. “La storia portante non è la
strage – spiegano Martella e Bondielli – ma la forza di Marco e Daniela. È come
se ognuno di noi fosse seduto su una sedia che è un potenziale vitale e
magari non lo sappiamo, qualsiasi cosa ci abbatte e non ci tiriamo più su.
Il fatto di vedere Piagentini, dopo tutto quello che ha passato, battersi con
questa vitalità, per noi è una storia universale che può arrivare a
tutti. Marco ci ha raccontato di quando è volato in cielo con l’esplosione e ha
sentito un istinto disumano di sopravvivenza, l’ha definito proprio
disumano, di attaccamento alla vita”. Il progetto di Caravanserraglio
non si ferma qui: presto partirà il crowdfunding per realizzare il
lungometraggio. “Ovviamente racconteremo anche del processo e degli altri
familiari, ma secondo noi è questo il nucleo, il livello più potente del
racconto, il messaggio che passa questa storia qua – conclude Martella – non
soltanto la rabbia indirizzata più o meno correttamente, ma cacchio, che forza,
che insegnamento che dà Marco”.
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