venerdì 27 maggio 2016

25 maggio - Lotte dei facchini ed espulsioni nel SI COBAS - Pubblichiamo tutto e poi diremo la nostra - Slai Cobas per il sindacato di classe/BG/Coord Naz



Nota sull’espulsione di Fabio Zerbini, Ilir Koxha decisa dall’ultimo Coordinamento Nazionale del SI Cobas svoltosi il 15 maggio a Bologna

NEL SI COBAS NON C'È SPAZIO PER LE CRICCHE DI POTERE, IL CARRIERISMO PERSONALE E LE PROVOCAZIONI!

In circa sei anni di vita, grazie in primo luogo allo straordinario ciclo di lotta che ha visto e vede protagonisti i facchini della logistica, il SI Cobas, che all’atto della sua nascita è apparso come l’ennesima tra le tante sigle del vasto arcipelago del sindacalismo di base, è riuscito nel giro di poco tempo a rappresentare e a essere riconosciuto anche all’esterno come uno dei più importanti punti di riferimento nel panorama dello scontro di classe nel nostro paese e non solo nella logistica. Come dimostra oltre un secolo e mezzo di storia del movimento operaio, la crescita costante ed esponenziale delle attività e, con queste, dell’organizzazione nel suo complesso, porta con sé in maniera fisiologica, da un lato, lo sviluppo di forme di opportunismo e di aziendalismo ad opera di segmenti operai di retroguardia attratti nell'orbita dell'organizzazione dalla sua forza e dal suo potere

contrattuale e, dall'altro, la tendenza da parte di qualche dirigente al leaderismo e al soggettivismo infantile, consapevolmente o inconsapevolmente prestato all'opera di provocazione sistematica da parte dei servizi repressivi del potere padronale e governativo. In ultima istanza, per tutte queste ragioni, porta con sé alla formazione di micro-gruppi di potere che, nell’ansia di affermare il proprio “prestigio” o il proprio “peso interno”, non esitano a sabotare le più elementari regole di convivenza e di rispetto interne all’organizzazione. È il caso, quest’ultimo, di Fabio Zerbini e Ilir Koxha: il primo da quattro anni uno dei dirigenti del SI Cobas di Milano; il secondo un lavoratore licenziato dall'Esselunga inserito di recente all’interno dell’attività di “sportello” del SI Cobas di Milano, per accogliere le richieste dei lavoratori che si recavano in sede. Non si è certo trattato di un fulmine a ciel sereno: da circa due anni, e con sempre maggior evidenza negli ultimi 6 mesi, Zerbini, approfittando degli incarichi affidatigli e sfruttando la forma organizzativa a “maglie larghe” che il SI Cobas si è dato (evidentemente eccedendo in termini di democrazia interna) in nome dei principi dell'autorganizzazione e del rifiuto delle forme di controllo burocratico vigenti in gran parte delle organizzazioni sindacali (comprese quelle di base), ha messo in piedi una vera e propria organizzazione parallela e occulta all'interno del SI Cobas, di fatto sottratta al controllo e al confronto sul proprio operato con ogni altro membro degli organismi che ci siamo dati nel primo Congresso del Sindacato, dedita in maniera sempre più evidente a screditare e, spesso, a diffamare il resto dell'organizzazione agli occhi dei lavoratori di cui egli si occupava a nome del Sindacato tutto, con l'obiettivo di creare un “sindacato nel sindacato”, fondato unicamente sul culto della sua persona e dei suoi seguaci. Queste pratiche sarebbero state inammissibili anche qualora si fosse trattato di un legittimo dissenso su punti sindacali o politici. Tuttavia, in tal caso, esso sarebbe stato senz'altro messo all'ordine del giorno e discusso con i diretti interessati all'interno degli organismi definiti dal Congresso (i Coordinamenti provinciali e quello nazionale). In questi anni, tuttavia, non abbiamo mai ricevuto alcun contributo, ordine del giorno, documento o quant'altro teso a mettere in discussione i contenuti, le linee-guida e l'operato del SI Cobas: abbiamo al contrario registrato la progressiva formazione di un gruppo di fatto esterno alla dialettica interna al sindacato e dedito ad un opera di costante denigrazione e diffamazione del resto dell'organizzazione attraverso squallidi intrighi di corridoio e manovre sottobanco, soprattutto rivolti ai nuovi iscritti. Zerbini e Koxha hanno da quasi un anno creato un gruppo “Whatsapp” di sedicenti delegati SI Cobas che è servito a reclutare surrettiziamente operai della logistica neoiscritti al Sindacato e ad aggregarli a una cricca che ha avuto come unico collante la denigrazione sistematica dell'intero Coordinamento nazionale e di chiunque osasse criticare il loro operato: laddove qualche membro del gruppo abbia espresso qualche critica nel contesto del Coordinamento nazionale è stato via via cancellato dalla lista. Bella democrazia, da parte di chi rivendica democrazia contro un cosiddetto “potere centrale”, di cui Zerbini è stato membro effettivo e di cui ha sempre fatto parte… e dal quale si è sempre ben guardato dal dimettersi. Qual è, alfine, il fine di Zerbini? A pensar male non si fa certo danno: nomen omen… Questa prassi è tanto più deprecabile se si considera che i soggetti in questione hanno usato il nome del SI Cobas e i ruoli ricoperti (il più delle volte auto-assegnatisi) per reclutare nella “fronda” un gruppo di operai inconsapevoli di quanto stesse avvenendo, ai quali Zerbini e compagnia hanno inculcato sfiducia e distacco verso il resto dell’Organizzazione perché burocratica, senza dar loro modo almeno di conoscere di persona i compagni oggetto dei loro attacchi. Proprio nelle svolte decisive nella vita del SI COBAS, cioè nei momenti di maggior attacco padronale, Zerbini si è sempre infatti ben guardato dal portare alle assemblee dell’Organizzazione i suoi delegati (in particolare nella filiera SDA), millantando di volta in volta epidemie varie nei magazzini o priorità di lotta, impedendo di fatto a costoro il contatto e il confronto diretto col resto del Sindacato. Serva poi a tutti i delegati l’ultimo esempio di una condotta inaccettabile per qualsiasi membro, a vario titolo, del SI COBAS: la becera strumentalizzazione nell’ultimo Coordinamento nazionale dei 27 licenziati BRT di Milano, usati dapprima come una clava contro l’Organizzazione ma finalmente restituiti alla lotta collettiva. Ciò che è più grave è il fatto che questa condotta irresponsabile si è spesso ripercossa sulle vertenze e negli stessi tavoli di trattativa, laddove il gruppetto di Zerbini, evidentemente affetto da mitomania, non ha perso occasione per buttare discredito sui successi conseguiti sul piano nazionale, millantando una presunta superiorità del “proprio metodo” assai rivoluzionario, giungendo in diverse occasioni a firmare accordi spacciati come migliori rispetto a quelli firmati da altri compagni, salvo poi scoprire che venivano lasciate intatte le irregolarità retributive e contributive quali Trasferta Italia e Diaria Esente contro cui il SI Cobas ha sempre combattuto. Ma il punto di non ritorno lo si è raggiunto nell'ultimo mese e mezzo: a seguito di ben due successive deliberazioni del Coordinamento nazionale, in cui veniva votata a larghissima maggioranza la revoca di ogni incarico a Ilir Koxha, il gruppetto ha dapprima aizzato gruppi di lavoratori (la gran parte dei quali inconsapevoli) contro il Coordinamento provinciale di Milano per poi, una volta chiarito agli occhi di centinaia di lavoratori il carattere personalistico e strumentale della fronda ed emerso il suo peso estremamente minoritario, arrivare al punto di autoconvocare un coordinamento provinciale di Milano al di fuori di ogni principio statutario ed “eleggere” Ilir Koxha “Nuovo coordinatore provinciale”. Solo a questo punto, raggiunta e superata ampiamente la soglia del non ritorno e palesatasi a tutti la chiara operazione scissionista con configurazioni provocatorie, certamente estranee a chi ha a cuore le sorti della lotta operaia, il Coordinamento nazionale, riunitosi in via straordinaria lo scorso 15 maggio, ha deliberato ad ampia maggioranza l’espulsione di Zerbini e Koxha dal SI Cobas. Riteniamo di aver esperito ogni tentativo di soluzione politica di una vicenda che in questi mesi ha depotenziato non di poco l’azione del SI Cobas in Lombardia, creando non pochi equivoci e confusione nelle nostre fila. Sarebbe dunque stato irresponsabile, per chi ha a cuore il futuro delle lotte della logistica e gli interessi operai immediati e di prospettiva, continuare un braccio di ferro che stava diventando ogni giorno di più logorante. Del resto Fabio Zerbini, poco prima della sua espulsione, scriveva in conversazioni con chi pensava a lui più vicino organizzativamente, che si sarebbe dovuta prevedere anche l'ipotesi di andare in CGIL; e nei giorni immediatamente successivi alla sua espulsione ha messo in atto una vera e propria opera di provocazione, che non può che derivare da suggerimenti delle istituzioni borghesi. Autorganizzazione vuol dire innanzitutto mettere al primo posto gli interessi collettivi della classe, e questo significa anche liberarsi del fardello di soggetti che antepongono altri interessi rispetto a quelli di migliaia di lavoratori aderenti al SI Cobas e ai tanti lavoratori che al SI COBAS guardano per pratica e prospettiva di lotta. In quest’ottica siamo fermamente convinti di aver compiuto una scelta giusta e necessaria per rafforzare ed allargare il nostro raggio d'azione sindacale nella prospettiva anticapitalistica che perseguiamo da sempre. Le informazioni che abbiamo in possesso sono inequivocabili e i fatti ci daranno ragione.
SI COBAS NAZIONALE  


Mozione dell’assemblea Si.Cobas DEL 22 MAGGIO 2016

L’espulsione di due militanti del SI.Cobas decisa dal coordinamento nazionale del 15 maggio, accompagnata da una campagna di pesantissime calunnie e diffamazioni pubbliche nei loro confronti, condotta in prima fila da funzionari retribuiti dall’organizzazione, rappresenta una svolta inaccettabile nella storia dell’organizzazione, che mette in discussione i principi di unità operaia costruita dal basso in 5 anni di dure battaglie contro il padronato
2., Le trattative nazionali con la FEDIT[1], condotte dai vertici del sindacato, vanno verso una vera e propria capitolazione al padronato che darebbe il via libera alla competitività, alla produttività e alla flessibilità richiesta dai padroni, al totale controllo aziendale sull’organizzazione del lavoro, all’autoregolamentazione degli scioperi, e ribalterebbe i contenuti su cui il SI.Cobas si è costruito, nella lotta, durante tutto il suo percorso politico-sindacale sin dalla sua fondazione..
Il processo di epurazione in corso, è diretta conseguenza di questa svolta politica e si basa sulla denigrazione degli operai in lotta, considerati apertamente come una “insignificante goccia nel mare che potrebbe essere spazzata via in qualsiasi momento”, e soprattutto, sul fatto  che “il potere operaio è un’utopia mai realizzata nella storia”. La strategia anticapitalista, base del congresso fondativo del SI.Cobas, si riduce così ad una semplice dichiarazione propagandistica, delegata ad un’astratta unità dell’organizzazione rappresentata da vertici (per altro fuori da ogni controllo collettivo) non soggetti ad alcuna critica possibile. Il ribaltamento dei principi dell’organizzazione, fondati sul conflitto di classe e sulle avanguardie reali che esso produce, motiva una reazione immediata del corpo sano dell’intera organizzazione capace di denunciare, innanzitutto, la manovra divisionista perpetuata dai vertici del sindacato, che non ha esitato, per perseguire i suoi obiettivi, a rivolgersi ai padroni per delegittimare i militanti scelti dagli operai organizzati in fabbrica come propri rappresentanti.
Conseguentemente i 120 delegati e attivisti dei coordinamenti provinciali di Milano, Bergamo, Lodi e Novara, convenuti a questa assemblea pretendono:
La revisione delle decisioni prese dal coordinamento nazionale del 15 maggio e il  conseguente reintegro a pieno titolo dei compagni espulsi dall’organizzazione. Una presa di posizione esplicita delle strutture dirigenti nazionali del SI.Cobas contro la “minuta di discussione” tra SI.Cobas/ADL e TNT/Fedit di cui all’allegato. La pubblicazione del bilancio economico nazionale dell’organizzazione, finalizzato a decisioni utili a collocare i Cobas aziendali, e i rispettivi coordinamenti territoriali, come fondamenta concrete dell’organizzazione di tutto il SI.Cobas su scala nazionale.

Tutte le strutture di base che condividono questa mozione sono invitate a dare il proprio appoggio esplicito attraverso comunicazioni scritte al coordinamento nazionale del SI.Cobas
Peschiera Borromeo, 22 maggio 2016

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