Nota
sull’espulsione di Fabio Zerbini, Ilir Koxha decisa dall’ultimo Coordinamento
Nazionale del SI Cobas svoltosi il 15 maggio a Bologna
NEL SI COBAS
NON C'È SPAZIO PER LE CRICCHE DI POTERE, IL CARRIERISMO PERSONALE E LE
PROVOCAZIONI!
In circa sei
anni di vita, grazie in primo luogo allo straordinario ciclo di lotta che ha
visto e vede protagonisti i facchini della logistica, il SI Cobas, che all’atto
della sua nascita è apparso come l’ennesima tra le tante sigle del vasto
arcipelago del sindacalismo di base, è riuscito nel giro di poco tempo a rappresentare
e a essere riconosciuto anche all’esterno come uno dei più importanti punti di
riferimento nel panorama dello scontro di classe nel nostro paese e non solo
nella logistica. Come dimostra oltre un secolo e mezzo di storia del movimento
operaio, la crescita costante ed esponenziale delle attività e, con queste,
dell’organizzazione nel suo complesso, porta con sé in maniera fisiologica, da
un lato, lo sviluppo di forme di opportunismo e di aziendalismo ad opera di
segmenti operai di retroguardia attratti nell'orbita dell'organizzazione dalla
sua forza e dal suo potere
contrattuale e, dall'altro, la tendenza da parte di
qualche dirigente al leaderismo e al soggettivismo infantile, consapevolmente o
inconsapevolmente prestato all'opera di provocazione sistematica da parte dei
servizi repressivi del potere padronale e governativo. In ultima istanza, per
tutte queste ragioni, porta con sé alla formazione di micro-gruppi di potere
che, nell’ansia di affermare il proprio “prestigio” o il proprio “peso interno”,
non esitano a sabotare le più elementari regole di convivenza e di rispetto
interne all’organizzazione. È il caso, quest’ultimo, di Fabio Zerbini e Ilir
Koxha: il primo da quattro anni uno dei dirigenti del SI Cobas di Milano; il
secondo un lavoratore licenziato dall'Esselunga inserito di recente all’interno
dell’attività di “sportello” del SI Cobas di Milano, per accogliere le
richieste dei lavoratori che si recavano in sede. Non si è certo trattato di un
fulmine a ciel sereno: da circa due anni, e con sempre maggior evidenza negli
ultimi 6 mesi, Zerbini, approfittando degli incarichi affidatigli e sfruttando
la forma organizzativa a “maglie larghe” che il SI Cobas si è dato
(evidentemente eccedendo in termini di democrazia interna) in nome dei principi
dell'autorganizzazione e del rifiuto delle forme di controllo burocratico
vigenti in gran parte delle organizzazioni sindacali (comprese quelle di base),
ha messo in piedi una vera e propria organizzazione parallela e occulta
all'interno del SI Cobas, di fatto sottratta al controllo e al confronto sul
proprio operato con ogni altro membro degli organismi che ci siamo dati nel
primo Congresso del Sindacato, dedita in maniera sempre più evidente a
screditare e, spesso, a diffamare il resto dell'organizzazione agli occhi dei
lavoratori di cui egli si occupava a nome del Sindacato tutto, con l'obiettivo
di creare un “sindacato nel sindacato”, fondato unicamente sul culto della sua
persona e dei suoi seguaci. Queste pratiche sarebbero state inammissibili anche
qualora si fosse trattato di un legittimo dissenso su punti sindacali o
politici. Tuttavia, in tal caso, esso sarebbe stato senz'altro messo all'ordine
del giorno e discusso con i diretti interessati all'interno degli organismi
definiti dal Congresso (i Coordinamenti provinciali e quello nazionale). In
questi anni, tuttavia, non abbiamo mai ricevuto alcun contributo, ordine del
giorno, documento o quant'altro teso a mettere in discussione i contenuti, le
linee-guida e l'operato del SI Cobas: abbiamo al contrario registrato la
progressiva formazione di un gruppo di fatto esterno alla dialettica interna al
sindacato e dedito ad un opera di costante denigrazione e diffamazione del
resto dell'organizzazione attraverso squallidi intrighi di corridoio e manovre
sottobanco, soprattutto rivolti ai nuovi iscritti. Zerbini e Koxha hanno da
quasi un anno creato un gruppo “Whatsapp” di sedicenti delegati SI Cobas che è
servito a reclutare surrettiziamente operai della logistica neoiscritti al
Sindacato e ad aggregarli a una cricca che ha avuto come unico collante la
denigrazione sistematica dell'intero Coordinamento nazionale e di chiunque
osasse criticare il loro operato: laddove qualche membro del gruppo abbia
espresso qualche critica nel contesto del Coordinamento nazionale è stato via
via cancellato dalla lista. Bella democrazia, da parte di chi rivendica
democrazia contro un cosiddetto “potere centrale”, di cui Zerbini è stato
membro effettivo e di cui ha sempre fatto parte… e dal quale si è sempre ben
guardato dal dimettersi. Qual è, alfine, il fine di Zerbini? A pensar male non
si fa certo danno: nomen omen… Questa prassi è tanto più deprecabile se si
considera che i soggetti in questione hanno usato il nome del SI Cobas e i
ruoli ricoperti (il più delle volte auto-assegnatisi) per reclutare nella
“fronda” un gruppo di operai inconsapevoli di quanto stesse avvenendo, ai quali
Zerbini e compagnia hanno inculcato sfiducia e distacco verso il resto
dell’Organizzazione perché burocratica, senza dar loro modo almeno di conoscere
di persona i compagni oggetto dei loro attacchi. Proprio nelle svolte decisive
nella vita del SI COBAS, cioè nei momenti di maggior attacco padronale, Zerbini
si è sempre infatti ben guardato dal portare alle assemblee dell’Organizzazione
i suoi delegati (in particolare nella filiera SDA), millantando di volta in
volta epidemie varie nei magazzini o priorità di lotta, impedendo di fatto a
costoro il contatto e il confronto diretto col resto del Sindacato. Serva poi a
tutti i delegati l’ultimo esempio di una condotta inaccettabile per qualsiasi
membro, a vario titolo, del SI COBAS: la becera strumentalizzazione nell’ultimo
Coordinamento nazionale dei 27 licenziati BRT di Milano, usati dapprima come
una clava contro l’Organizzazione ma finalmente restituiti alla lotta
collettiva. Ciò che è più grave è il fatto che questa condotta irresponsabile
si è spesso ripercossa sulle vertenze e negli stessi tavoli di trattativa,
laddove il gruppetto di Zerbini, evidentemente affetto da mitomania, non ha
perso occasione per buttare discredito sui successi conseguiti sul piano
nazionale, millantando una presunta superiorità del “proprio metodo” assai
rivoluzionario, giungendo in diverse occasioni a firmare accordi spacciati come
migliori rispetto a quelli firmati da altri compagni, salvo poi scoprire che
venivano lasciate intatte le irregolarità retributive e contributive quali
Trasferta Italia e Diaria Esente contro cui il SI Cobas ha sempre combattuto.
Ma il punto di non ritorno lo si è raggiunto nell'ultimo mese e mezzo: a
seguito di ben due successive deliberazioni del Coordinamento nazionale, in cui
veniva votata a larghissima maggioranza la revoca di ogni incarico a Ilir
Koxha, il gruppetto ha dapprima aizzato gruppi di lavoratori (la gran parte dei
quali inconsapevoli) contro il Coordinamento provinciale di Milano per poi, una
volta chiarito agli occhi di centinaia di lavoratori il carattere
personalistico e strumentale della fronda ed emerso il suo peso estremamente
minoritario, arrivare al punto di autoconvocare un coordinamento provinciale di
Milano al di fuori di ogni principio statutario ed “eleggere” Ilir Koxha “Nuovo
coordinatore provinciale”. Solo a questo punto, raggiunta e superata ampiamente
la soglia del non ritorno e palesatasi a tutti la chiara operazione
scissionista con configurazioni provocatorie, certamente estranee a chi ha a
cuore le sorti della lotta operaia, il Coordinamento nazionale, riunitosi in
via straordinaria lo scorso 15 maggio, ha deliberato ad ampia maggioranza
l’espulsione di Zerbini e Koxha dal SI Cobas. Riteniamo di aver esperito ogni
tentativo di soluzione politica di una vicenda che in questi mesi ha
depotenziato non di poco l’azione del SI Cobas in Lombardia, creando non pochi
equivoci e confusione nelle nostre fila. Sarebbe dunque stato irresponsabile,
per chi ha a cuore il futuro delle lotte della logistica e gli interessi operai
immediati e di prospettiva, continuare un braccio di ferro che stava diventando
ogni giorno di più logorante. Del resto Fabio Zerbini, poco prima della sua
espulsione, scriveva in conversazioni con chi pensava a lui più vicino
organizzativamente, che si sarebbe dovuta prevedere anche l'ipotesi di andare
in CGIL; e nei giorni immediatamente successivi alla sua espulsione ha messo in
atto una vera e propria opera di provocazione, che non può che derivare da
suggerimenti delle istituzioni borghesi. Autorganizzazione vuol dire
innanzitutto mettere al primo posto gli interessi collettivi della classe, e
questo significa anche liberarsi del fardello di soggetti che antepongono altri
interessi rispetto a quelli di migliaia di lavoratori aderenti al SI Cobas e ai
tanti lavoratori che al SI COBAS guardano per pratica e prospettiva di lotta.
In quest’ottica siamo fermamente convinti di aver compiuto una scelta giusta e necessaria
per rafforzare ed allargare il nostro raggio d'azione sindacale nella
prospettiva anticapitalistica che perseguiamo da sempre. Le informazioni che
abbiamo in possesso sono inequivocabili e i fatti ci daranno ragione.
SI COBAS
NAZIONALE
Mozione dell’assemblea Si.Cobas DEL 22 MAGGIO 2016
L’espulsione di due militanti del SI.Cobas decisa dal coordinamento nazionale del 15 maggio, accompagnata da una campagna di pesantissime calunnie e diffamazioni pubbliche nei loro confronti, condotta in prima fila da funzionari retribuiti dall’organizzazione, rappresenta una svolta inaccettabile nella storia dell’organizzazione, che mette in discussione i principi di unità operaia costruita dal basso in 5 anni di dure battaglie contro il padronato
2., Le trattative
nazionali con la FEDIT[1], condotte dai vertici del sindacato, vanno verso una
vera e propria capitolazione al padronato che darebbe il via libera alla
competitività, alla produttività e alla flessibilità richiesta dai padroni, al
totale controllo aziendale sull’organizzazione del lavoro,
all’autoregolamentazione degli scioperi, e ribalterebbe i contenuti su cui il
SI.Cobas si è costruito, nella lotta, durante tutto il suo percorso
politico-sindacale sin dalla sua fondazione..
Il processo di epurazione in corso, è diretta conseguenza di questa svolta politica e si basa sulla denigrazione degli operai in lotta, considerati apertamente come una “insignificante goccia nel mare che potrebbe essere spazzata via in qualsiasi momento”, e soprattutto, sul fatto che “il potere operaio è un’utopia mai realizzata nella storia”. La strategia anticapitalista, base del congresso fondativo del SI.Cobas, si riduce così ad una semplice dichiarazione propagandistica, delegata ad un’astratta unità dell’organizzazione rappresentata da vertici (per altro fuori da ogni controllo collettivo) non soggetti ad alcuna critica possibile. Il ribaltamento dei principi dell’organizzazione, fondati sul conflitto di classe e sulle avanguardie reali che esso produce, motiva una reazione immediata del corpo sano dell’intera organizzazione capace di denunciare, innanzitutto, la manovra divisionista perpetuata dai vertici del sindacato, che non ha esitato, per perseguire i suoi obiettivi, a rivolgersi ai padroni per delegittimare i militanti scelti dagli operai organizzati in fabbrica come propri rappresentanti.
Conseguentemente i 120 delegati e attivisti dei coordinamenti provinciali di Milano, Bergamo, Lodi e Novara, convenuti a questa assemblea pretendono:
Il processo di epurazione in corso, è diretta conseguenza di questa svolta politica e si basa sulla denigrazione degli operai in lotta, considerati apertamente come una “insignificante goccia nel mare che potrebbe essere spazzata via in qualsiasi momento”, e soprattutto, sul fatto che “il potere operaio è un’utopia mai realizzata nella storia”. La strategia anticapitalista, base del congresso fondativo del SI.Cobas, si riduce così ad una semplice dichiarazione propagandistica, delegata ad un’astratta unità dell’organizzazione rappresentata da vertici (per altro fuori da ogni controllo collettivo) non soggetti ad alcuna critica possibile. Il ribaltamento dei principi dell’organizzazione, fondati sul conflitto di classe e sulle avanguardie reali che esso produce, motiva una reazione immediata del corpo sano dell’intera organizzazione capace di denunciare, innanzitutto, la manovra divisionista perpetuata dai vertici del sindacato, che non ha esitato, per perseguire i suoi obiettivi, a rivolgersi ai padroni per delegittimare i militanti scelti dagli operai organizzati in fabbrica come propri rappresentanti.
Conseguentemente i 120 delegati e attivisti dei coordinamenti provinciali di Milano, Bergamo, Lodi e Novara, convenuti a questa assemblea pretendono:
La revisione
delle decisioni prese dal coordinamento nazionale del 15 maggio e il
conseguente reintegro a pieno titolo dei compagni espulsi
dall’organizzazione. Una presa di posizione esplicita delle strutture dirigenti
nazionali del SI.Cobas contro la “minuta di discussione” tra SI.Cobas/ADL e
TNT/Fedit di cui all’allegato. La pubblicazione del bilancio economico
nazionale dell’organizzazione, finalizzato a decisioni utili a collocare i
Cobas aziendali, e i rispettivi coordinamenti territoriali, come fondamenta
concrete dell’organizzazione di tutto il SI.Cobas su scala nazionale.
Tutte le strutture di base che condividono questa mozione sono invitate a dare il proprio appoggio esplicito attraverso comunicazioni scritte al coordinamento nazionale del SI.Cobas
Peschiera Borromeo, 22 maggio 2016
Tutte le strutture di base che condividono questa mozione sono invitate a dare il proprio appoggio esplicito attraverso comunicazioni scritte al coordinamento nazionale del SI.Cobas
Peschiera Borromeo, 22 maggio 2016
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