mercoledì 14 dicembre 2016

13 dicembre - Ingiustizia di classe: Da “sfruttati” a denunciati: ex braccianti Lazzaro accusati di occupazione dell'azienda



Il prossimo 13 gennaio otto ex braccianti della azienda agricola Lazzaro, che protestarono contro le condizioni di lavoro, saranno chiamati in tribunale per rispondere dell'accusa di violenza privata e tentativo di occupazione. Con l'oro anche il sindacalista Olivieri. “La vicenda Lazzaro non è isolata. Altri cinque a Guazzora in attesa di un permesso per motivi umanitari”
CASTELNUOVO SCRIVIA - Furono licenziati tramite un cartello appeso ad un albero, davanti all'ingresso dell'azienda agricola Lazzaro. Ora saranno trascinati in tribunale con l'accusa di violenza privata e tentativo di occupazione. Non si è ancora conclusa l'intricata vicenda dei braccianti dell'azienda del tortonese, iniziata nell'agosto del 2012 con un presidio di una quarantina di lavoratori che chiedevano migliori condizioni di lavoro. Alcuni di questi, una decina, erano irregolari. Pagati pochi euro all'ora per la raccolta di ortaggi nei campi, “erano sottoposti a ritmi di lavoro disumani, costretti a portarsi il cibo e l'acqua da casa. E se l'acqua finiva, venivano invitati a bere quella per l'irrigazione”, ricordano Daniela Cauli e Antonio Olivieri dell'associazione Presidio Permanente, nato in quell'occasione per sostenere la lotta dei braccianti.
“La mattina del 17 agosto trovammo un cartello che diceva 'i marocchini dipendenti dell'azienda agricola Lazzaro Bruno e Lazzaro mauro cessano l'attività presso suddetta azienda e non lavorano più'. Oltre al contenuto razzista, il licenziamento era illegittimo – racconta ancora Olivieri – Otto braccianti e il sottoscritto ci presentammo il giorno dopo sul luogo di lavoro, come accade in questi casi, per la formalizzazione del licenziamento. La moglie di Lazzano iniziò ad inveire contro di noi. Era da parte nostra un atto dovuto e pacifico. C'era una sbarra e ci avvicinammo solamente per la formalizzazione del licenziamento”. Dopo novanta giorni arrivò però la denuncia ai braccianti e ad Olivieri. Il 13 gennaio si terrà la prima udienza e il Presidio Permanente sta organizzato una manifestazione davanti al tribunale. Nel frattempo la Lazzaro è passata di mano. La società si chiama ora Castelfresco Srl e la vecchia proprietà risulta ora alle dipendenze della Srl.
A tredici dei quaranta braccianti, quelli irregolari, è stato riconosciuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Ma la causa penale per sfruttamento è ancora ferma in procura. Per tutti è invece attesa tra oggi e domani la sentenza della Corte di Cassazione per il riconoscimento in sede civile delle spettanze economiche. Non è l'unico caso di presunto sfruttamento della forza lavoro nelle campagne del tortonese. A Guazzora cinque cittadini marocchini sono in attesa di vedersi riconosciuto il permesso umanitario. Stesse modalità, più o meno, otto/dieci ore di lavoro retribuite con un salario al di sotto di quello stabilitito per legge. “Non solo, venivano corrisposti solo acconti settimanali, di importi variabili”. E il saldo non si vedeva. “I cinque sono in questo momento nel limbo, in attesa del permesso. Vivono come possono, grazie all'aiuto di amici e familiari", dice Daniela Cauli. Qualche mese fa la Guardia di Finanzia denunciò altre due aziende. Anche in quel caso erano stati trovati lavoratori ai limiti della sussistenza, alcuni non regolari. “Il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento non è solo al Sud, ma anche qui, nel silenzio e nell'indifferenza. Abbiamo chiesto più volte un incontro in Prefettura, ma non siamo mai stai convocati. Ci è stato risposto che non risultano situazioni denunciate di sfruttamento”, conclude Olivieri.
13/12/2016

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