lunedì 19 dicembre 2016

18 dicembre - Senza nessun freno lo schiavismo e la cancellazione dei diritti in Carrefour



Carrefour abbatte ogni tabù: aperto a Capodanno e Santo Stefano


Carrefour non si arresta, il colosso della grande distribuzione organizzata, come un rullo compressore, continua ad abbattere le nostre tradizioni e la nostra cultura e, dopo il lavoro notturno, viola le feste di Capodanno e Santo Stefano.
Dapprima fu il lavoro domenicale e festivo, poi la nuova frontiera è stata la notte. Ora siamo arrivati al 26 dicembre e al primo dell’anno, con un popolo da traghettare in questa orrenda nuova piazza: la piazza del consumo.
Siamo a Portogruaro e l’’ipermercato del centro commerciale Adriatico2 ha comunicato ufficialmente che rimarrà aperto a Santo Stefano e a Capodanno. Una scelta che apre un precedente molto pericoloso per tutti i lavoratori del commercio, già stremati dai ritmi e i carichi di lavoro impossibili che restituiscono bassi salari. La scusa è sempre quella, migliorare il servizio ai clienti. E allora il progetto è chiaro: il consumo sta per essere trasformato in servizio pubblico essenziale, anche se tale non è!! Sono certo che in quei giorni di festa troveremo pochi lavoratori tutti diversi: voucheristi, soci di cooperative di facchinaggio, interinali, ‘diretti’ Carrefour e guardie giurate. Questo è quello che ci attende ai piedi dell’altare dello shopping. Sono altrettanto certo che in Francia la multinazionale se lo sogna di rimanere aperta in quei giorni. Perché non ce lo chiede l’Europa, ma il Belpaese è divenuto terra di conquista e di sfruttamento delle multinazionali straniere, in tutti i campi.
Mentre scrivo sono amareggiato. Questo non è un modello di consumo virtuoso, rispettoso delle persone e non apporta alcun valore aggiunto neanche ai profitti. Perché i consumi si misurano dal reddito dei cittadini e quello dei lavoratori italiani è tra i più bassi d’Europa. Questo sistema serve soltanto a garantire il monopolio delle multinazionali. Insomma, il prossimo anno ci aspetta una nuova stagione di lotta. Perché non mi voglio di certo arrendere a questa brutalizzazione del lavoro e a queste vere e proprie prepotenze. E’ triste pensare a quei lavoratori che, mentre vagano tra gli scaffali o registrano in cassa le spese di qualche sparuto avventore, con nostalgia terranno l’orecchio ai suadenti altoparlanti della filodiffusione… “And so this is Christmas. And what have we done. Another year over. And a new one just begun…”.


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