venerdì 27 marzo 2015

27 marzo:ILVA Taranto - Chiudere il reparto carpenteria che uccide! La denuncia e l'azione dello slai cobas per il sindacato di classe



CHIUDERE SUBITO IL REPARTO E BONIFICARE, SPOSTANDO GLI OPERAI IN ALTRE AREE!
La Fiom prende tempo. Cosa altro dobbiamo attendere per accertare il nesso tra operai malati, morti e il reparto?
Occorre intervenire subito! Poi si fanno altre indagini!
TARANTO – Nel reparto Carpenteria dello stabilimento Ilva di Taranto 110 lavoratori su 269 (media del 43%) hanno uno o più noduli alla tiroide. E’ quanto comunicato alla Fiom Cgil dal dottor Nicola Tota dell’ospedale 'Miullì di Acquaviva delle fonti (Bari), che ha condotto lo screening tiroideo...
Nelle conclusioni sull'esito dello screening tiroideo si sottolinea che “pur non essendo il campione di lavoratori esaminati statisticamente rappresentativo, anche considerando che trattasi di popolazione selezionata e non avendo a disposizione un campione di controllo confrontabile, la prevalenza di patologia nodulare tiroidea sembra in linea con i dati della letteratura nazionale ed internazionale”. Nello stesso reparto lavorava Nicola Darcante, l’operaio di 39 anni morto di tumore il 16 maggio 2014.
La Fiom Cgil, spiega una nota, “prende atto del lavoro svolto dall’ospedale Miulli per Ilva, utile a determinare l'eventuale presenza di patologie nei lavoratori, ma non a definirne il nesso di causalità rispetto all’attività lavorativa e il luogo dove operano gli stessi operai del reparto Carpenteria”. L’organizzazione sindacale, nell’incontro di oggi con l’azienda, ha invitato nuovamente la direzione a fornire ad Arpa e Ares le informazioni necessarie per avviare una indagine epidemiologica nel reparto".

SLAI COBAS per il sindacato di classe
TA 25.3.15

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Ciò che doveva essere già fatto viene fatto ora, dopo che l'emergenza tumori al OMC è esplosa con la morte di Darcante Nicola e la presenza di altri tumori per un accertamento complessivo che può arrivare a 13 casi.
Ora la Procura ha aperto un fascicolo di indagine sul reparto carpenteria. Un'azione inevitabile a fronte di relazioni Spesal, una generica di gennaio e una ora più circostanziata. L'inchiesta è stata affidata al sostituto procuratore Antonella De Luca, della sezione specializzata sugli infortuni sul lavoro.
Le caratteristiche di questo tumore che colpisce i lavoratori sembrano essere ben precise e legate alla tiroide, e può testimoniare la presenza di radiazioni, legata anche alle circostanze del trasferimento di questo reparto, su cui anche lo Slai cobas sta cercando riscontri e testimonianze parlando con operai, oggi pensionati, che operavano nella precedente collocazione del reparto.
Su questo pensiamo al più presto di fornire, innanzitutto ai lavoratori, quindi allo Spesal e alla Procura ulteriori elementi.
Quello che però va denunciato è come Bondi abbia già dato la sua risposta parlando di “assenza, dopo controlli (?) di esposizione ad agenti inquinanti”. Questo contrasta con le denunce già recepite dall'Asl attraverso lo Spesal e testimonia anche su questo la volontà dell'azienda e del suo commissario di procedere lungo la sciagurata linea di negazione della realtà che si manifesta su tutti i campi, e che mette in serio pericolo la salute e la vita degli operai in fabbrica.

E' legittimo chiedere – e lo Slai cobas lo farà, previa consultazione con gli operai – comunque il fermo del reparto, in attesa degli accertamenti, con il suo eventuale spostamento in zone che possano essere più sicure o con un ulteriore verifica dei materiali trattati nella lavorazione.
22 maggio 2014


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GLI ACCERTAMENTI DEVONO CHIARIRE SUBITO PERCHE' GLI OPERAI SI AMMALANO, NEL REPARTO CARPENTERIA, NON TRA UN ANNO!
NEL FRATTEMPO GLI OPERAI DEL REPARTO, DEVONO ESSERE SPOSTATI IN ALTRI REPARTI E IN ALTRE LAVORAZIONI!
“In riferimento a quanto contenuto nella relazione del dr. Bondi del 20 maggio 2014 dal titolo “Relazione del Commissario Straordinario al 31 Marzo”, citata in diversi articoli di stampa, Arpa Puglia comunica che in data 16 dicembre 2013, su richiesta della ASL di Taranto e del Comune di Taranto (e non, come erroneamente riportato, delle Organizzazioni Sindacali), alcuni tecnici del Dipartimento di Taranto hanno effettuato una visita ispettiva nel reparto officina/ carpenteria dello stabilimento ILVA di Taranto. I relativi risultati sono stati inviati alle istituzioni richiedenti e non sono stati divulgati da Arpa Puglia (come erroneamente riportato), trattandosi di attività effettuata a supporto delle funzioni di vigilanza dello SPESAL negli ambienti di lavoro. Altrettanto destituita di fondamento è l’affermazione contenuta nel rapporto del dr. Bondi secondo cui Arpa avrebbe escluso ogni nesso causale tra esposizione lavorativa e incidenza di tumori nei lavoratori del reparto. Ciò sia perché Arpa non ha alcuna competenza in merito e non ha avuto comunque richieste specifiche di supporto sul problema, sia perché comunque il monitoraggio ambientale effettuato non può considerarsi adeguato ed esaustivo rispetto al problema. Per usare una metafora, è certamente sensato che dopo una serie di incidenti stradali nello stesso luogo, possibilmente dovuti all’alta velocità, si effettui successivamente il monitoraggio della velocità dei veicoli nel sito dell’incidente, ma ovviamente non sarebbe particolarmente rilevante nella comprensione delle cause degli incidenti in serie verificatisi in precedenza. Se c’è stato un nesso causale tra esposizione ed eccesso di tumori, l’esposizione si è verificata in una finestra temporale remota. E’ quindi necessaria la programmazione e la realizzazione di un rigoroso e serio studio epidemiologico, condotto in modo trasparente da ricercatori indipendenti e qualificati a cui ILVA garantisca pieno accesso ai dati storici, la cui indisponibilità rende impossibile qualsiasi valutazione. Tale studio richiederebbe tempi adeguati, certamente non inferiori ad un anno. Non si comprende perché il commissario Bondi, invece di citare senza fornire alcuna documentazione una Istituzione illustre, ancorchè incompetente in tema di epidemiologia (il Politecnico di Torino), non abbia rinnovato la convenzione con la Clinica del Lavoro “L. Devoto” dell’Università di Milano (Istituzione prestigiosa in campo epidemiologico a livello internazionale), che già in passato avrebbe dovuto svolgere attività di ricerca epidemiologica in ILVA, auspicata da Arpa Puglia, ma mai effettivamente realizzata. Le conclusioni quindi del commissario Bondi che escludono il nesso causale tra esposizione dei lavoratori e incidenza di tumori, essendo basate su evidenze non documentate, devono essere considerate puramente autoreferenziali”.30 maggio 2014

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ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
AL DIRETTORE DELLO SPESAL
AL DIRETTORE DELL'ISPETTORATO DEL LAVORO
ALLA DIREZIONE ILVA SPA – TARANTO
TA. 23.12.14
Oggetto: riaprire subito le indagini per la morte di Nicola D'Arcante e gli operai ammalati nel reparto dell'Ilva: Officine OCM CAP.
Nel riportare ampi stralci della denuncia/intervista ad un operaio dell'Ilva del reparto Officine Ocm Cap, lo slai cobas chiede agli organi competenti di riaprire le indagini e fare approfonditi accertamenti sulle cause che hanno portato alla morte di D'Arcante e alla presenza di un numero elevato di operai malati; atteso che dopo la morte dell'operaio Nicola D'Arcante, a parte visite mediche, non vi è stato alcun intervento che portasse a modificare una condizione oggettiva del reparto. Si chiede che nel frattempo si disponga che l'azienda non faccia lavorare gli operai in questa zona.
Si diffida, pertanto, la direzione dell'Ilva a spostare in altri reparti gli operai.
Si chiede di conoscere gli esiti degli accertamenti.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
Calderazzi Margherita
da lavocedimanduria.it
Pubblicato da Redazione mercoledì, 10 dicembre, 2014
"...Parliamo di questa officina, cosa c'è sotto queste officine? - In pratica sotto questa officina all'epoca c'era una serie di cunicoli e sotto c'erano trasformatori all'apirolio e vasche di raccoglimento, non so di olio.
Più o meno quanti anni fa hanno costruito questa officina? - Diciamo dal 1997 al 2000.
E prima dell'officina cosa c'era?- Erano tutti cunicoli sotterranei, gallerie sotterranee dove passavano dei cavi da sotto, e c'erano questi trasformatori all'apirolio. e c'erano delle vasche di raccoglimento, non so di preciso, di olio, di acqua e comunque posso garantire che sotto non c'era una pavimentazione.
Quindi veniva utilizzato l'apirolio? - Si e dal terreno assorbiva tutto.
Quindi il piano calpestabile di questi cunicoli o gallerie non era contenuto? - Non era contenuto, esatto.
Le ditte esterne che lavoravano in questi cunicoli prima delle officine ocm cap facevano manutenzione? - Si, e pulizia industriale.
Operai dell'Ilva entravano in questi cunicoli? - Devo dire la verità non ricordo, però ricordo che c'erano queste pozze per terra che andavano giù come se si facessero dei buchi naturali.
Poi iniziarono a costruire l'officina, e con questi cunicoli cosa hanno fatto? - Prima di costruire l'officina hanno dovuto riempire tutte queste gallerie sotterranee, hanno riempito. arrivavano camion. con di tutto, tutto ciò che stava, fusti. tutto ciò che potevano portare. portavano e buttavano tutto sotto sino ad arrivare al riempimento. Anche da dentro l'officina stessa ancora oggi ci sono dei piccoli spazi che si riesce a vedere che sotto ci sono fusti o cose, e la pavimentazione molto spesso
si gonfia, addirittura arriva anche a 40, 50cm, formando delle crepe, e in un altra zona delle officine che fuoriesce come un materiale liquido, diventa umido dove ci sono questi rigonfiamenti.
C'è una parte delle officine dove esce.. Si, diventa come se fosse bagnato questo rigonfiamento, poi c'è la semat che viene spesso per poter riparare tutti questi. rompono il pavimento, mettono una griglia di ferro e mettono un pò di cemento.
Quante persone in tutto si sono ammalate in queste officine? - Tra le persone che hanno avuto il problema maligno alla tiroide e quello benigno saranno più di 30.
...abbiamo esposto questo problema Ilva si è rifiutata e ha detto che al massimo poteva fare controlli palpabili. diciamo con le mani e in effetti è quello che sta succedendo, il dottore dell'Ilva ci controlla lui direttamente, solo che fa un controllo manuale. lui attribuisce il problema alla mancanza di iodio, si pensa che scendiamo tutti dalla montagna.
Rilevatori che vengono indossati dall'operaio che lavora? - Esatto e dovrebbero essere portati per otto ore, per tutta la giornata invece a noi li mettevano o ai capisquadra che stanno nell'ufficio oppure vengono messi a noi ma un paio d'ore magari, dall'ora di pausa sino alle 12.30 quando uno non sta lavorando.
La macchinetta viene messa all'operaio che sta fermo? - Si, oppure ce lo mettono. per esempio se lo mettono a un saldatore o a un carpentiere. quando gli mettono la macchinetta gli dicono di fare qualcos'altro e la macchinetta addosso non viene tenuta per più di due ore in totale.
Quindi a un saldatore o a un carpentiere viene messa la macchinetta addosso e gli si dice. di fare qualcos'altro, tranne fare la saldatura, oppure magari gliela mettono, gli fanno stare dieci minuti a lavorare e poi si toglie da dove sta giusto per far vedere che il filtrino ha preso un pò di fumo e polvere.
Quali sono le attenzioni rivolte alle emissioni delle operazioni in officina? - Sino a poco tempo fa avevamo degli aspiratori che sono dei tuboni che fanno il giro di tutta l'officina ed erano stati fatti da noi, all'epoca dell'inizio del capannone, con dei bocchettoni che ti avvicini dove stai facendo la saldatura e sino a poco tempo fa c'era questo bocchettone che usciva fuori dal capannone e in pratica era sotto l'altezza della finestra e il fumo usciva fuori. e la polvere una parte usciva così persa nell'aria e parte rientrava dalla finestra perchè era proprio sotto la finestra, da dove usciva rientrava dentro.
Ma a questi tubi ci sono dei filtri? - No, dei motori che aspirano, non hanno filtri. Ultimamente è venuto questo nuovo ingegnere da quando abbiamo il problema e ha fatto fare delle prolunghe ai tuboni che escono fuori e porta in alto, poi dobbiamo dare dei meriti. che sta facendo mettere degli aspiratori a cappe fatti da una ditta, solo che per esempio ci sono punti dove questi aspiratori non ce la fanno neanche ad aspirare. magari non sono lavori che si dovrebbero fare in officina.
Poi volevo dire anche un'altra cosa, quello che mi è rimasto impresso all'inizio di questa storia che per tanti anni abbiamo usato delle mascherine di carta poi siamo passati a delle mascherine M3. poi tutto ad un tratto da quando è cominciato il problema, non siamo mai riusciti a capire il motivo, perchè ci hanno tolto. Hanno fatto scomparire tutte queste mascherine, a un certo punto ci è arrivato l'ordine di toglierle tutti, di far scomparire queste mascherine, le abbiamo tolte di mezzo, i capisquadra le hanno fatte sparire tutte.
E nello stesso momento non le hanno sostituite? - No, hanno fatto l'ordinazione"

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