Youth guarantee", contestati ieri
Poletti, Zingaretti e la Thyssen. "Così è sfruttamento. Il compenso deve
essere più alto"
Bunkerati nella sala Aniene della Regione Lazio, ieri
c’erano il Commissario europeo per l’occupazione Marianne Thyssen, il Ministro
del Lavoro Giuliano Poletti, il Presidente della Regione Lazio Nicola
Zingaretti e l’Assessore regionale al Lavoro Lucia Valente e un pugno di pochi
eletti a partecipare al convegno Dall’Europa all’Italia: la Garanzia Giovani e
le politiche per l’occupazione giovanile”. Fuori dai recinti dell’enorme
edificio a vetri, vicino a dove corre frenetica la Cristoforo Colombo, decine
di studenti e studentesse, precari e precarie, beneficiari della Garanzia
Giovani erano assembrati a contestare l’ennesimo convegno, l’ennesima
passerella, dove alcuni dei più alti esponenti della governance neoliberista
europea discutevano della condizione giovanile, senza ovviamente interpellare i
diretti interessanti. Il convegno in sé aveva la funzione di valutare lo stato dell’arte
del programma Garanzia Giovani, il dispositivo ideato dal governo Renzi per
mettere le toppe alla disoccupazione giovanile, arrivata in questo anno al 44%
e che si rivolge principalmente ai cosiddetti NEET, che secondo i dati CNEL in
Italia sono circa 2,4 milioni. Purtroppo per il ministro Poletti e il premier
Renzi, l’efficacia di questo intervento strutturale, che dovrebbe migliorare le
condizioni economiche di una larga fetta di giovani, precari, in ricerca
disperata di un’occupazione, anche solo per poter “vivacchiare”, è stata già
ampiamente sbugiardata da numerosi interventi. Dati alla mano: si parla di
circa 1.5 miliardi di euro stanziati dal Fondo Sociale Europeo e il
cofinanziamento nazionale, che avrebbero dovuto garantire una copertura di tre
anni all’intero progetto. Giunti quasi ad un anno dall’attivazione del
programma, meno del 10% dei destinatari di Garanzia Giovani hanno
effettivamente ricevuto un’offerta di lavoro, o di tirocinio, o di formazione.
Ovviamente con una retribuzione ridimensionata dai magri finanziamenti del
Fondo Sociale Europeo e con un livello di sfruttamento all’interno dell’azienda
terribilmente acuto: con una formula simile a quella del servizio civile (ma
anche degli stages e tirocini extracurriculari, promossi dai centri per
l’impiego delle università), gli assegni mensili corrisposti dalla regione
Lazio dovrebbero ammontare a 400 € per 8 ore giornaliere. Non a caso si è
parlato di occupabilità a costo zero: un vero e proprio business della
disoccupazione giovanile, che attiva un circolo vizioso, in cui chi è riuscito
a ottenere il posto presso l’azienda indicata dal centro per l’impiego, deve
sottostare al ricatto di un salario da fame (praticamente 3 euro l’ora), tutto
a vantaggio delle aziende dove è stato localizzato. Cosa gli spetterà quindi al
giovane NEET, una volta finito il periodo di stage? Più o meno nulla, se non
l’infame speranza di essere assunto, dopo aver fornito manodopera a basso costo
per mesi e mesi. Oggi, chi si è ritrovato di fronte alla desolazione
dell’ennesima porta sbattuta in faccia e dell’ennesimo assembramento di forze
dell’ordine, ricordava questo. Ricordava che gli interventi sul mercato del
lavoro del governo Renzi sono l’ennesimo regalo alle aziende e ai privati.
Ricordava che l’opposizione sociale di questo paese deve ripartire non solo con
un semplice e autoreferenziale “No”, ma deve produrre altro, rivendicazioni
specifiche per esempio. “Con le mobilitazioni e le vertenze innescate dalla
coalizione dello Strike Meeting, si sta giungendo a dei risultati concreti
anche in merito alla retribuzione degli stage formativi propinati dal programma
Youth Guarantee” ricorda un beneficiario lì presente. “Si è infatti aperto un
tavolo con la Regione Lazio, per poter portare delle richieste, e discutere
come primo stadio, l’innalzamento della retribuzione degli stage da 400 a 500 €
mensili”.
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