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“Non ci
sarebbero margini di discussione con l’azienda e quindi va preso tutto come
viene senza discutere o avanzare pretese”. Queste parole dei sindacalisti di
Fiom, Fim e Uilm la dicono lunga sul loro “impegno” nel far passare fra gli
operai dell’Ansaldo Caldaie di Gioia del Colle l’accordo deciso e imposto dal
Gruppo Sofinter. Un accordo che i sindacati prima hanno accettato e firmato
senza colpo ferire e poi hanno fatto ingoiare agli operai, minacciandoli e
illudendoli, confondendoli e portandoli alla sospensione dello sciopero e del
presidio.
Ma che cosa
prevede l’accordo sottoscritto da Sofinter e sindacati?
Sofinter,
Regione Puglia e Governo hanno confermato a parole il loro impegno per il
rilancio del sito produttivo, ex Ansaldo Caldaie e oggi AC Boiler, sulla base
di un piano industriale, presentato a Governo e Regione, utile solo per una
riorganizzazione interna già pianificata. In pratica ha avviato un processo di
ristrutturazione interna per il quale riceverà più di tre milioni di euro
pubblici a fondo perduto e due anni di cassa integrazione, a totale carico
dell’Inps.
E per gli
operai?
Dal 1° aprile 2015 due anni di cassa
integrazione guadagni straordinaria, con conseguente ritiro della procedura di
licenziamento collettivo; l’annullamento di tutta la contrattazione di 2°
livello e l’adeguamento al CCNL puro, con il declassamento delle categorie già
in possesso, e altre perdite di diritti acquisiti in fabbrica, come elencato
nel documento sottoscritto dai sindacati.
In pratica
la Sofinter non solo mette in cassa integrazione gli operai, tranne i 21 che
vuole prepensionare e i pochi che le serviranno in questi due anni nella sua
riorganizzazione interna, ma ha ottenuto, grazie ai sindacati, il peggioramento
delle condizioni di lavoro per chi rimarrà in produzione: un sostanziale
aumento dello sfruttamento degli operai! E poi: a quanti operai saranno
proposte le dimissioni concordate con collocazione in mobilità, con
l’erogazione di un misero incentivo all’esodo pari a 10.000 euro lorde? a
quanti operai verrà chiesta la disponibilità ad andare a lavorare in altri
stabilimenti del gruppo, per indurli ad autolicenziarsi? e, per chi rimarrà,
fra due anni che cosa accadrà alla fine della cassa integrazione?
Autentici
pugni in faccia che molti operai non hanno accettato. I sindacati sbandierano
che l’accordo redatto dalla Sofinter è stato accettato “a stragrande
maggioranza” fra i lavoratori presenti in assemblea, circa 100 sui 197
interessati dalle lettere di licenziamento. Ma in pratica meno della metà è
stato favorevole!
“Abbiamo
fatto la fine degli operai dell’Ast di Terni – commenta un operaio. Dopo questa
ulteriore sottoscrizione di un accordo capestro per gli operai da parte dei
sindacati posso affermare che 40 anni di lotte dei nostri padri sono stati
buttati alle ortiche in cambio di niente! Anzi i sindacati sulle ulteriori
richieste dei vertici aziendali si sono espressi favorevolmente, senza un
accenno di protesta”.
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