giovedì 1 ottobre 2015

30 settembre - GOVERNO-CGIL-ICHINO contro la lotta delle lavoratrici



Yoox/Mr Job, Cgil: "Bloccare tremila lavoratori è controproducente e inutile. Offre pretesti a chi è contro lo sciopero"


da Huffington Post 
Otto licenziamenti a Bologna stanno diventando un caso nazionale analogo alla assemblea dei dipendenti del Colosseo e fanno discutere sulle forme di battaglia sindacale.
Gli operai allontanati dal lavoro dopo tre lettere di richiamo facevano parte della Mr Job, cooperativa che lavora in appalto per il colosso del commercio online Yoox.

Due di loro la settimana scorsa sono saliti sul tetto del magazzino, hanno srotolato uno striscione per chiedere di tornare a imbustare i vestiti Yoox e hanno cominciato uno sciopero della fame mentre il sindacato SiCobas ha organizzato il blocco dell'Interporto di Bologna dove sorgono i capannoni Mr Job, suscitando le ire del sindaco Virginio Merola che ha invocato l'intervento di Angelino Alfano, ma anche la rabbia di molti lavoratori della logistica che invece volevano entrare a svolgere la propria giornata di lavoro, esibendo il cartello "No al reintegro" e in alcuni casi venendo alle mani con coloro che scioperano. Operai contro operai. Mentre lunedì pomeriggio è in corso un tavolo della prefettura bolognese per liberare l'accesso all'Interporto, i facchini che vorrebbero interrompere la protesta dei licenziati e dei SiCobas si organizzano in una pagina Facebook dove scrivono "boia chi molla!" e "Quei due sul tetto possono rimanerci a vita, me ne frego!".

Pietro Ichino dalle colonne di Repubblica Bologna se la prende con la "prepotenza" dei sindacati di base e dichiara che "bloccare i cancelli e impedire l’ingresso in azienda delle persone è un reato". "Vede? Se io ogni volta che ho una vertenza sindacale dovessi impedire agli altri di lavorare, offro il pretesto a qualcuno di dire che uso in maniera abnorme la mia forza", osserva Alberto Ballotti della Filt Cgil di Bologna, il sindacalista che conosce da vicino le problematiche dell'Interporto. "C'è un clima in Italia secondo il quale se blocco per giorni un sito produttivo per una questione di licenziamenti individuali, allora è chiaro che sto porgendo su un piatto d'argento una riforma del diritto di sciopero. Allora mi chiedo: ma i SiCobas vogliono davvero il reintegro di quelle donne o vuole solo finire sui giornali?". Ma non è soltanto il timore sul futuro dello sciopero: fin dall'inizio la Cgil emiliana ha giudicato "sbagliate" le forme di lotta dei SiCobas per i licenziamenti della Mr Job perché "vanno a calpestare i diritti di altri lavoratori (in questo caso la stragrande maggioranza) che intendono recarsi al proprio posto di lavoro". Nella Camera del Lavoro di Bologna non c'è chi esita a parlare di "intifada" sindacale: trenta tesserati SiCobas che tengono in scacco oltre 500 lavoratori di una cooperativa dove il sindacato maggioritario è proprio la Cgil. "In questo caso l'alternativa c'è: impugnare il licenziamento davanti al giudice per capire se davvero hanno ragione. Se queste lavoratrici sono state discriminate allora otterranno il reintegro", spiega Ballotti. "Sono dalla parte di chi è licenziato, ma non è possibile bloccare le oltre tremila persone che lavorano all'Interporto che in questi giorni sono in parte rimaste a casa perché non arrivavano le commesse e i camion non riuscivano a passare visto che i SiCobas, portando anche attivisti dall'esterno e dei centri sociali, si sdraiavano sulle rotonde intralciando il traffico". I licenziamenti, controbattono i SiCobas, sono una punizione contro coloro che all'interno della cooperativa Mr Job cercano di migliorare le condizioni di lavoro definite "massacranti". E le motivazioni delle lettere di richiamo, sottolineano, sono "pretestuose". "Sono arrivati a dire che gli otto licenziati hanno aggredito dei vigilantes, o che si erano permesse di lavorare da sedute perché stanche".
Quattro delle licenziate nel 2014 avevano denunciato un caporeparto Mr Job per molestie sessuali, ingiurie e maltrattamenti. Federico Gatti, spostato a una mansione diversa all'interno della cooperativa, è stato rinviato a giudizio e il processo si apre nella prima settimana di ottobre. "Il molestatore al lavoro e le molestate a casa", ha sintetizzato nei giorni scorsi il sindacato di base. Tuttavia i SiCobas non vogliono fermarsi alla Mr Job, bensì risalire alle responsabilità di Yoox sulle condizioni di lavoro e hanno annunciato che presto verrà avviata una azione legale. Una delle prove, spiegano, è la presenza di lavoratori della Yoox nella contro-manifestazione per chiedere di entrare nei capannoni e lavorare: sono gli stessi promotori del "Collettivo Mr Job" ad autodefinirsi dipendenti dell'azienda fondata dall'imprenditore Marchetti.
Lavoratori contro lavoratori:

"L'Interporto è una polveriera", interviene ancora Ballotti. "Ci sono 70 etnie e l'80% dei facchini e degli operai è extracomunitario. Queste persone hanno bisogno di una alfabetizzazione sindacale, e mi riferisco anche agli italiani, così come hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a comprendere quali sono i loro diritti in un settore, come la logistica, dove nascono e muoiono aziende in sei-sette mesi e poi scopri che non hanno mai pagato i contributi". Un Far West contro il quale, ragiona la Cgil, bisogna applicare la lotta sindacale "non solo con i muscoli ma anche con il cervello". Per esempio "facendo pace con il fatto che il cambio di mansione contro cui si scagliano i SiCobas è frutto di un accordo sindacale siglato da Cgil, Cisl e Uil". Ma ai "radicali" il sindacato della Camusso attribuisce anche lo scontro tra operai: "Se i facchini lottano contro altri facchini, vuol dire che non sei stato efficace nella lotta sindacale", dice Ballotti che si dice pronto a chiedere l'intervento della prefettura se i camion fossero ancora bloccati all'entrata dell'Interporto dal picchetto dei Si Cobas. Lavoratori contro lavoratori, sindacati contro sindacati.


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