Yoox/Mr Job, Cgil: "Bloccare tremila lavoratori è
controproducente e inutile. Offre pretesti a chi è contro lo sciopero"
da Huffington Post
Otto
licenziamenti a Bologna stanno diventando un caso nazionale analogo alla
assemblea dei dipendenti del Colosseo e fanno discutere sulle forme di
battaglia sindacale.
Gli operai allontanati dal lavoro dopo tre lettere di
richiamo facevano parte della Mr Job, cooperativa che lavora in appalto per il
colosso del commercio online Yoox.
Due di loro la settimana scorsa sono saliti sul tetto
del magazzino, hanno srotolato uno striscione per chiedere di tornare a
imbustare i vestiti Yoox e hanno cominciato uno sciopero della fame mentre il
sindacato SiCobas ha organizzato il blocco
dell'Interporto di Bologna dove sorgono i capannoni Mr Job, suscitando le ire del sindaco Virginio Merola che ha invocato
l'intervento di Angelino Alfano, ma anche la rabbia di molti lavoratori della
logistica che invece volevano entrare a svolgere la propria giornata di lavoro, esibendo il cartello "No al reintegro" e in
alcuni casi venendo alle mani con coloro che scioperano. Operai contro operai.
Mentre lunedì pomeriggio è in corso un tavolo della prefettura bolognese per
liberare l'accesso all'Interporto, i facchini che vorrebbero interrompere la
protesta dei licenziati e dei SiCobas si organizzano in una pagina Facebook
dove scrivono "boia chi molla!" e "Quei due sul tetto possono
rimanerci a vita, me ne frego!".
Pietro Ichino dalle colonne di Repubblica Bologna se
la prende con la "prepotenza" dei sindacati di base e dichiara che
"bloccare i cancelli e impedire l’ingresso in azienda delle persone è un
reato". "Vede? Se io ogni volta che ho una vertenza sindacale dovessi
impedire agli altri di lavorare, offro il pretesto a qualcuno di dire che uso
in maniera abnorme la mia forza", osserva Alberto Ballotti della Filt Cgil
di Bologna, il sindacalista che conosce da vicino le problematiche
dell'Interporto. "C'è un clima in Italia secondo il quale se blocco per
giorni un sito produttivo per una questione di licenziamenti individuali,
allora è chiaro che sto porgendo su un piatto d'argento una riforma del diritto
di sciopero. Allora mi chiedo: ma i SiCobas vogliono davvero il reintegro di
quelle donne o vuole solo finire sui giornali?". Ma non è soltanto il
timore sul futuro dello sciopero: fin dall'inizio la Cgil emiliana ha giudicato
"sbagliate" le forme di lotta dei SiCobas per i licenziamenti della
Mr Job perché "vanno a calpestare i diritti di
altri lavoratori (in questo caso la stragrande maggioranza) che intendono
recarsi al proprio posto di lavoro".
Nella Camera del Lavoro di Bologna non c'è chi esita a parlare di
"intifada" sindacale: trenta tesserati SiCobas che tengono in scacco
oltre 500 lavoratori di una cooperativa dove il sindacato maggioritario è
proprio la Cgil. "In questo caso l'alternativa c'è: impugnare il
licenziamento davanti al giudice per capire se davvero hanno ragione. Se queste
lavoratrici sono state discriminate allora otterranno il reintegro",
spiega Ballotti. "Sono dalla parte di chi è licenziato, ma non è possibile
bloccare le oltre tremila persone che lavorano all'Interporto che in questi
giorni sono in parte rimaste a casa perché non arrivavano le commesse e i
camion non riuscivano a passare visto che i SiCobas, portando anche attivisti
dall'esterno e dei centri sociali, si sdraiavano sulle rotonde intralciando il
traffico". I licenziamenti, controbattono i SiCobas, sono una punizione
contro coloro che all'interno della cooperativa Mr Job cercano di migliorare le
condizioni di lavoro definite "massacranti". E le motivazioni delle
lettere di richiamo, sottolineano, sono "pretestuose". "Sono
arrivati a dire che gli otto licenziati hanno aggredito dei vigilantes, o che
si erano permesse di lavorare da sedute perché stanche".
Quattro delle licenziate nel 2014
avevano denunciato un caporeparto Mr Job per molestie sessuali, ingiurie e
maltrattamenti. Federico Gatti, spostato a una mansione
diversa all'interno della cooperativa, è stato rinviato a giudizio e il
processo si apre nella prima settimana di ottobre. "Il molestatore al lavoro e le molestate a
casa", ha sintetizzato nei giorni scorsi il sindacato di base. Tuttavia i
SiCobas non vogliono fermarsi alla Mr Job, bensì risalire alle responsabilità
di Yoox sulle condizioni di lavoro e hanno annunciato che presto verrà avviata
una azione legale. Una delle prove, spiegano, è la presenza di lavoratori della
Yoox nella contro-manifestazione per chiedere di entrare nei capannoni e
lavorare: sono gli stessi promotori del "Collettivo Mr Job" ad
autodefinirsi dipendenti dell'azienda fondata dall'imprenditore Marchetti.
Lavoratori contro lavoratori:
"L'Interporto è una polveriera", interviene
ancora Ballotti. "Ci sono 70 etnie e l'80% dei facchini e degli operai è
extracomunitario. Queste persone hanno bisogno di una alfabetizzazione
sindacale, e mi riferisco anche agli italiani, così come hanno bisogno di
qualcuno che li aiuti a comprendere quali sono i loro diritti in un settore,
come la logistica, dove nascono e muoiono aziende in sei-sette mesi e poi
scopri che non hanno mai pagato i contributi". Un Far West contro il
quale, ragiona la Cgil, bisogna applicare la lotta sindacale "non solo con
i muscoli ma anche con il cervello". Per esempio "facendo pace con il
fatto che il cambio di mansione contro cui si scagliano i SiCobas è frutto di
un accordo sindacale siglato da Cgil, Cisl e Uil". Ma ai
"radicali" il sindacato della Camusso attribuisce anche lo scontro
tra operai: "Se i facchini lottano contro altri facchini, vuol dire che
non sei stato efficace nella lotta sindacale", dice Ballotti che si dice
pronto a chiedere l'intervento della prefettura se i camion fossero ancora
bloccati all'entrata dell'Interporto dal picchetto dei Si Cobas. Lavoratori
contro lavoratori, sindacati contro sindacati.
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