Un’ipotesi alternativa all’offerta di
ArcelorMittal, quella che vede in campo Cassa Depositi e Prestiti insieme a uno
o più gruppi italiani e che trova un alleato forte in un colosso del Sud Est
asiatico
E se per l'Ilva si replicasse il
"modello Ansaldo Energia"? L'ipotesi ha preso a circolare in questi
ultimi giorni, di riposo per gran parte degli italiani, ma di lavoro per i
commissari del gruppo siderurgico che hanno messo a punto il bando di gara per
la vendita dell'Ilva. Dal 10 gennaio, e per un mese intero, si raccoglieranno
le manifestazioni d'interesse per il gruppo e al termine del periodo prefissato
inizierà la valutazione e successivamente la seconda parte della gara, quella
delle offerte vincolanti, con l'obiettivo di chiudere tutto entro la fine di
giugno. I tempi sono stretti e la paura è tanta, perché nessun gruppo italiano,
nemmeno nessuna cordata italiana, è in grado da sola di farsi carico dei costi
di un'operazione che, prima del rilancio industriale, necessita di costosi
quanto inderogabili interventi di bonifica ambientale. Così il rischio è di
trovarsi con una sola offerta, quella del primo gruppo siderurgico mondiale,
ArcelorMittal, che produce poco meno di 100 milioni di acciaio (contro i 5
dell'Ilva) e che in Europa è già ampiamente rappresentato.
Come si comporterà
da nuovo proprietario dell'Ilva, opererà sulla strada del rilancio o punterà su
quello della razionalizzazione? In assenza di risposte a questi interrogativi,
il governo ha già cominciato a lavorare, cercando di valutare la disponibilità
degli operatori siderurgici italiani ( Repubblica ha già fatto i nomi di
Marcegaglia, Arvedi, Eusider e Trasteel), ma anche di Cassa Depositi e
Prestiti. Si potrebbe insomma mettere a punto un'alleanza che avrebbe comunque
l'esigenza di trovare una sponda industrialmente e commercialmente forte.
Perché non cercarla in Asia? Perché non verificare, a livello governativo,
l'interesse di qualche grande gruppo siderurgico giapponese, cinese, coreano a
radicarsi in Europa, facendo dell'Ilva il proprio avamposto industriale e
commerciale? Ecco perché potrebbe reggere anche questa volta il "modello
Ansaldo Energia". L'azienda genovese pareva destinata a finire nel'orbita
della tedesca Siemens, concorrente diretta. La prospettiva venne scongiurata
con l'intervento del Fondo Strategico Italiano (che fa capo a Cassa Depositi e
Prestiti) affiancato da Shangai Electric. Si può costruire uno scenario analogo
per un altro settore da cui l'Italia non può abdicare, vale a dire l'acciaio
soprattutto per la produzione di qualità? Scorrendo l'elenco dei principali
produttori al mondo si trovano già spunti di riflessione che dovranno ovviamente
essere verificati. Ma se come sembra il governo intenderà muoversi anche su
questa pista, potrebbero emergere presto prospettive del tutto nuove. Alle
spalle di ArcelorMittal, c'è infatti la pattuglia del produttori asiatici, la
giapponese Nippol Steel, le cinesi Baosteel (alleata in Italia alla famiglia
Malacalza in Baosteel Italia che commercializza in esclusiva in Europa i
prodotti del gigante cinese), Hebei e Wuhan Steel e la coreana Posco. Si vedrà
a breve anche perché da ieri mattina sono ufficialmente noti i contenuti
dell'avviso internazionale, pubblicato su alcuni quotidiani nazionali e
stranieri, con i quali i tre commissari straordinari dell'Ilva, Corrado
Carruba, Piero Gnudi ed Enrico Laghi, hanno messo sul mercato, con l'obiettivo
di venderli, sia l'Ilva, con gli stabilimenti di Taranto, il più grande del
gruppo, Cornigliano e Novi Ligure, sia sette società collegate. L'avviso
internazionale è stato autorizzato dal ministro dello Sviluppo Economico,
Federica Guidi, essendo sia l'Ilva che le altre imprese in amministrazione
straordinaria da gennaio 2015. Oltre a Ilva, le aziende per le quali potrà
essere avanzata una proposta sono Ilva servizi marittimi, Ilvaform, Innse
Cilidri, Sanac, Taranto Energia, Socova e Tillet. Aziende la cui attività
funzionale a quella degli impianti dell'acciaio come, per esempio, Taranto
Energia, che con le sue centrali elettriche assicura l'alimentazione del
siderurgico pugliese, o Ilva servizi marittimi a cui fanno capo le navi che a
Taranto trasportano le materie prime necessarie alla produzione e da qui
salgono fino al porto di Genova.Gli operatori e i gruppi interessati hanno adesso 30 giorni di tempo, dal 10 gennaio al 10 febbraio, per avanzare la loro candidatura attraverso manifestazione di interesse da inviare presso lo studio di un notaio milanese. Entro fine giugno prossimo dovrà essere completato l'iter del passaggio dell'Ilva al mercato, ma il programma di cessione messo a punto dai tre commissari straordinari avrà durata sino a quattro anni così come stabilisce il decreto firmato dal ministro Federica Guidi.
In quanto alla cessione dei diversi asset, "l'operazione — si legge nell'avviso — ha ad oggetto il trasferimento dei complessi aziendali facenti capo alle società in amministrazione straordinaria e potrà essere perfezionata con il partner mediante cessione o concessione in affitto, con opzione d'acquisto, dei medesimi complessi aziendali».
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