"Lavoro ad Amazon, vi
dico tutto"
Pubblicato
il: 24/11/2017 06:55
"Per lavorare da Amazon? Bisogna avere un
'fisico bestiale'". Tommaso, 35 anni, nome e età di fantasia per
garantirne l'anonimato, sintetizza così con una citazione di una canzone di
Luca Carboni, le difficoltà incontrate ogni giorno dai dipendenti del centro
Amazon di Castel San Giovanni vicino a Piacenza.
Oggi,
nel giorno del Black Friday, tanto atteso per lo shopping online, è stato indetto uno sciopero nello
stabilimento italiano del colosso di Seattle. La protesta è stata organizzata
dai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e Ugl terziario, per
chiedere un migliore trattamento economico, oltre a una diversa
regolamentazione dei turni di lavoro e riguarda anche 'i green badge'. "Ci
chiedono di fare i salti mortali in nome della produttività - dice Tommaso
all'Adnkronos - e, allora, abbiamo chiesto anche noi di avere un premio
produzione, ma per ora hanno detto di no". Da parte sua il colosso americano
ha assicurato che farà di tutto per "mantenere" fede "ai tempi
di consegna", previsti per "i clienti nella giornata del Black Friday
e per quelle successive". Nello stabilimento l'età media dei dipendenti è
tra i 25 e i 30 anni. Il lavoro, spiega, è organizzato su tre turni di 24
ore su 24 per 7 giorni su 7 "con uno stacco di mezz'ora per non creare
ingorghi di posteggio: sono geniali in questo, non c'è che dire". A
rendere particolarmente pesante le ore allo stabilimento il cosiddetto 'passo
Amazon' ossia che "devi fare almeno 120 pezzi in un'ora" nel
reparto, dove la merce viene confezionata e spedita. "Nei pacchi multipli,
invece, devi raggiungere un altro target", ma in generale diciamo che il
calcolo è semplice: due pacchi al minuto. "Siamo tutti monitorati.
Chi fa i pacchi è monitorato perché loggato a un computer, mentre chi va a
prenderli usa uno scanner su cui si registra con il suo nome. E, quindi, se ti
scolleghi per andare in bagno per 5 minuti, poi, è tutto tempo che devi
recuperare. Non esagero, ma mi sento come se avessi un braccialetto
elettronico". Nell'hub emiliano lavorano poco meno di 4mila persone, la
metà con contratto a tempo indeterminato, "tutto in regola, stipendio
sui 1450 lordi, nulla da dire su questo", e altrettanti con contratti
di somministrazione con un'agenzia interinale. "I cosiddetti 'green
badge', sono loro i più sfruttati. Qualcuno si è lamentato - fa notare Tommaso
con amara ironia -, ma il caso ha voluto che a fine contratto non sia stato
richiamato". "Conosco persone che prendono antidolorifici, fanno
anche punture, per i dolori alle braccia, alla schiena e alle gambe - spiega il
dipendente -. Ma è normale perché chi fa i pacchi e confeziona la merce
prelevata, sollecita di più quelle zone del corpo". "Fanno fatica a
trovare personale qui in zona, chi ci è già finito, non ci torna anche se
ricontattato - racconta -, tanto che ci sono pullman di gente che arriva da
Varese e Alessandria, navette che passano e li portano allo stabilimento".
Dopo un po', spiega Tommaso, sembrano incentivare l'uscita. "La durata
media di un dipendente da noi è di 3 anni, dopo rendi meno e, quindi, ti
aiutano ad andare via. Chi va a prelevare la merce dagli scaffali deve fare 20
chilometri al giorno in giro per le Tower di 4 piani, sembrano un bunker con
soffitti di oltre 2 metri, gli altri devono avere una bella schiena muscolosa
per tenere il ritmo". Certo, aggiunge, portano lavoro e tanto, ma non c'è
futuro professionale. "Ti pagano dei corsi per qualificarti, così,
puoi trovarti un'altra occupazione: la patente per fare il camionista oppure
quelli da infermiere. Ti danno il giorno di permesso per dare l'esame, in
questo sono molto 'avanti'. Non ti licenziano, ti danno una mano a cambiare
mestiere". Ritmi stressanti e un controllo giornaliero costante. "Non
siamo tutti uguali, c'è quello più anziano che non tiene il passo ed è
umiliante che ti vengano a far notare ogni singolo errore, chiedendoti
'possiamo aiutarti? Che è successo?". Tra tutti i colleghi 'passati' di
là, Tommaso ne ricorda uno in particolare. "Avrà avuto al massimo 20 anni.
L'hanno licenziato per un selfie, fatto con il Pc in dotazione. Avevano
ragione perché firmi un contratto di riservatezza, non puoi divulgare
immagini o dare informazioni sulle tecnologie e quello che avviene dentro. Ma,
certo, era un ragazzino - conclude lasciando trasparire un po'
d'emozione - . Ha fatto un errore e l'hanno mandato via, mi è dispiaciuto
tantissimo".
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