ALLE COMPAGNE E AI COMPAGNI DELL’USB P.I./SCUOLA
E p.c. AI COORDINAMENTI NAZIONALI USB P.I. E CONFEDERALE
Care/i compagne/i,
come molti già sanno, da oltre un anno esistono all'interno dell'USB
contrasti profondi sui temi fondamentali della nostra azione sindacale;
contrasti che hanno visto il settore scuola coinvolto in modo diretto e
pesante. Proprio mentre nel settore raccoglievamo i frutti di 5 anni di lavoro
(raddoppio dei voti alle elezioni RSU, apertura di strutture su gran parte del
territorio nazionale, rilevante aumento di iscritti e di peso politico),
partito in condizioni proibitive, ci siamo scontrati con un boicottaggio di
fatto dell’attività sindacale.
Il banco di prova è stato lo sciopero del 24 aprile 2015 contro la “buona scuola” che ci ha visti protagonisti della nascita di un fronte alternativo ai sindacati complici che ha permesso ai lavoratori di dire un NO deciso al governo, con una manifestazione nazionale che ha dato grande visibilità a tutta l’USB. In tale occasione è apparso chiaro che per i vertici nazionali dell'USB, preoccupati di mantenere un rigido controllo su tutto, la crescita in un settore, con un milione circa di lavoratori distribuiti su tutto il territorio nazionale, costituiva un pericolo per “l'integrità” di una linea sindacale ormai strumentale alla realizzazione dei progetti politici della Rete dei Comunisti.
Non era questa la missione fondativa dell'USB, ormai irriconoscibile
rispetto al progetto originale dell'unificazione del sindacalismo conflittuale,
a partire dall'unità di azione dei lavoratori. Da allora e a seguito delle
nostre richieste di indipendenza politica e democrazia interna, a partire
dalla Conferenza d’organizzazione di marzo, abbiamo assistito all’annullamento
delle agibilità sindacali nel settore, al blocco del processo di
riorganizzazione della struttura nazionale, all’estromissione di Barbara
Battista dall’Esecutivo P.I., alla censura di comunicati sul sito, alla
strutturazione di una corrente interna al settore, appoggiata dai vertici
nazionali, come dimostrano gli inserimenti negli organismi di P.I. di soggetti
cooptati per fedeltà partitica. Il banco di prova è stato lo sciopero del 24 aprile 2015 contro la “buona scuola” che ci ha visti protagonisti della nascita di un fronte alternativo ai sindacati complici che ha permesso ai lavoratori di dire un NO deciso al governo, con una manifestazione nazionale che ha dato grande visibilità a tutta l’USB. In tale occasione è apparso chiaro che per i vertici nazionali dell'USB, preoccupati di mantenere un rigido controllo su tutto, la crescita in un settore, con un milione circa di lavoratori distribuiti su tutto il territorio nazionale, costituiva un pericolo per “l'integrità” di una linea sindacale ormai strumentale alla realizzazione dei progetti politici della Rete dei Comunisti.
Tutto ciò ha implicato una drastica riduzione delle iniziative e delle attività che avevano portato la scuola ad essere uno dei settori maggiormente in crescita all'interno di USB.
Inoltre, l'assenza di una visione strategica del ruolo del sindacato, secondario e strumentale alla linea politica, con conseguente accentramento delle decisioni, non favorisce la ricerca di nuove soluzioni per delle condizioni di lavoro sempre più precario e frammentato.
Il mondo del lavoro, con la globalizzazione, assume carattere internazionale. Anche il sindacato si deve adeguare, deve cercare nuove forme di rappresentanza e di lotta: un sindacato che aspiri ad essere di massa e di classe non può accentrare la sua attività sui servizi al singolo lavoratore (pure necessari), ma deve essere conflittuale, deve tendere ad orientare un movimento di massa che riesca a influenzare le politiche del lavoro in un'ottica non corporativa ma più ampia possibile, raccordandosi anche con le lotte sindacali degli altri Paesi. E, soprattutto, deve essere indipendente dai partiti politici, avendo a riferimento della propria azione la tutela dei lavoratori, non la linea politica di un partito o gli interessi di un movimento sociale, con i quali ci possono pure essere convergenze e sostegni, ma senza sovrapposizioni decisionali. Un sindacato di massa non può rappresentare singoli gruppi politici. Crediamo che l’USB nella scuola avesse intrapreso la strada giusta, affermandosi in modo indipendente, favorendo convergenze con tutto il sindacalismo alternativo e conflittuale, con la diffusione tra i lavoratori del settore di un punto di vista generale e di una cultura del conflitto che si sono concretizzati con le sorprendenti adesioni negli scioperi generali e nella realizzazione di forme di lotta nuove ed incisive (vedi gli scioperi orari e quelli di mansione, contro l’invalsi e per il blocco degli scrutini, che hanno fatto traballare i limiti della legge antisciopero).
Questo immenso lavoro è stato annullato dalle scelte politiche dell’USB che da oltre un anno si concentrano sulla mera rappresentazione del conflitto o sull’isolamento in sterili “riserve indiane” degli enti verticali. Lo sciopero in completa solitudine del 20 novembre scorso è stato, per il percorso scelto, un suicidio politico per tutto il P.I., a cui non è seguito alcuna azione contro la Legge di stabilità, né contro il generale massacro dei lavoratori pubblici; tutta l’attività è stata concentrata nella fallimentare avventura politica Eurostop, che ha giustificato il mancato sciopero generale e non ha portato in piazza i lavoratori contro la guerra. Al nostro tentativo di strutturarci come sindacato di classe che tutela il diritto all’istruzione statale per i figli dei lavoratori a all’aumento salariale e di posti di lavoro nel settore, è stato contrapposto il sindacato della “confederalità sociale” anche nella scuola; talmente vuoto di progetto da non vedere mai il varo. Mentre difendevamo i delegati sotto minaccia di licenziamento per le lotte per la sicurezza sul lavoro, ci veniva contrapposto un modello sindacale tutto basato su consulenze, ricorsi e rappresentazione su facebook; un sindacato molto più simile al corporativismo che al sindacato di classe.
Per questi motivi abbiamo scelto di partecipare alle assemblee nazionali del 5 dicembre a Bologna e del 31 gennaio a Milano, nella speranza di rilanciare un confronto che riportasse l’USB nel solco del progetto varato all’ultimo congresso. Non è stato possibile e con amarezza ci siamo trovati a dover ammettere la fine del progetto dell’USB e a decidere di uscire dal sindacato. Portiamo però con noi un patrimonio immenso di esperienze di lotta e di ragionamenti collettivi che saranno la solida base per le lotte future. Troveremo altre forme per proseguire le lotte con ancora maggior determinazione, insieme ai delegati nei posti di lavoro, insieme ai lavoratori, perché, oggi più che mai, c'è bisogno di sindacato.
NESSUNO TORNA A CASA
I delegati di 11 province su 18 all’ultima riunione nazionale USB
P.I./Scuola
Barbara Battista – Esecutivo Nazionale USB P.I./Scuola, Coord. Nazionale Conf. e di P.I.
Francesco Bonfini - Esecutivo Nazionale USB P.I./Scuola, Cons. Nazionale Conf. e Coord. Nazionale P.I.
Barbara Battista – Esecutivo Nazionale USB P.I./Scuola, Coord. Nazionale Conf. e di P.I.
Francesco Bonfini - Esecutivo Nazionale USB P.I./Scuola, Cons. Nazionale Conf. e Coord. Nazionale P.I.
Roberta Marini – RSU, delegata Roma
Elisa Pagliarani – RSU, delegata Bologna
Sonia Circosta – RSU, delegata Reggio Calabria
Giuseppe Raiola – RSU, delegato Reggio Emilia, Consiglio Nazionale P.I.
Lucia Fano – delegata Trieste
Vittorio Forgione – delegato Venezia
Rachele Alberti – RSU, delegata Bergamo
Francesco Specchio – delegato Napoli
Patrizia Lepore – delegata Benevento
Maria Fiorentino – delegata Caserta
Daniela Costabile – delegata Lamezia Terme
Altri delegati
Antonio D’Auria – Firenze, responsabile settore educatori
Rosella Cerra – Lamezia Terme
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