mercoledì 28 agosto 2019

28 agosto - stamattina la polizia ha sgomberato il campo dei migranti braccianti la Felandina - ma la lotta continua!


Un massiccio schieramento di polizia ha sgomberato questa mattina il campo de La Felandina. Prefettura, sindaco di Bernalda, questura agli ordini dei padroni e governo uscente non hanno voluto trovare alcuna soluzione alternativa e hanno buttato in mezzo ad una strada, ovvero nelle campagne, le centinaia di braccianti che erano nel ghetto in condizioni inaccettabili aggravate dall’incendio assassino che ha visto la morte di Petty, ma che comunque nel campo erano aggregati ed erano organizzati per andare al lavoro nelle campagne dello sfruttamento a pochi euro, e spesso senza contratto.
La battaglia dei giorni precedenti, in particolare il riuscito sciopero e manifestazione di lunedì scorso non è riuscita a piegare le istituzioni che l’unica cosa che hanno messo in campo sono “soluzioni” di divisioni, allontanamento, di controllo dei documenti, con successiva minaccia di espulsione.
Questa mattina quindi si è consumata una tappa di questa guerra che certo non finisce qui. Le rivendicazioni delle associazioni solidali non sono state raccolte. Sistema e Istituzioni vogliono solo ghetti e sfruttamento e sono loro che mettono in clandestinità i migranti che pur lavorano.

Ma in questi giorni i braccianti hanno organizzato un comitato con loro rappresentanze dei vari paesi. Le tre rivendicazioni che lo Slai cobas sc Taranto ha portato fin dal primo momento restano più che
mai necessarie: 

Campo attrezzato e autogestito per tutti; documenti, permesso di soggiorno per tutti, a partire da quelli che hanno visto il loro documento bruciato dall’incendio, contratto di lavoro e un salario dignitoso.
I braccianti anche stamattina hanno fortemente denunciato alla stampa e Tv la loro condizione.
Lo sgombero del campo rende chiaramente più difficile la lotta e l’organizzazione, ma l’assemblea dei migranti prima dello sgombero, il Comitato dei lavoratori migranti, noi Slai cobas sc, le associazioni del Forum sono in campo per costruire gli ulteriori momenti di lotta.
A nostro giudizio occorre rilanciare la costruzione di un campo autogestito per tutti i braccianti migranti; l’organizzazione dello sciopero per il contratto di lavoro, il salario dignitoso e centralizzare la lotta per i documenti.
Le stesse contraddizioni che lo sgombero crea per gli agricoltori in una fase intensa di raccolta, se riusciamo ad continuare la lotta, deve servire per rafforzare la battaglia per il contratto e il salario dignitosi. 
Le scadenze che il Forum si prepara a rilanciare, manifestazione alla regione del 3 settembre e manifestazione a Matera devono servire a dare visibilità e forza a questa battaglia, a raccogliere intorno alla lotta dei braccianti il massimo di sostegno per ottenere risultati.
I braccianti de La Felandina sono in questo momento un punto di riferimento necessario della lotta dei braccianti su tutto il territorio nazionale. Quindi, bisogna sviluppare il massimo di informazione, sostegno, presa di posizione, mobilitazione di operai e lavoratori.

domenica 25 agosto 2019

25 agosto - LUNEDI' 26 MANIFESTAZIONE DEI BRACCIANTI MIGRANTI DE LA FELANDINA-METAPONTO - La nota dello Slai Cobas sc a Prefettura e Sindaco

contro l’imminente sgombero 


La nota alla Prefettura dello Slai cobas sc Taranto – intervenuto da giorni al campo.


Alla PREFETTURA di MATERA
AL SIG. PREFETTO

AL SINDACO DI BERNALDA

OGGETTO: Campo La Felandina – NO a sgomberi – soluzione che difenda diritti, dignità, lavoro per tutti.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto, unitamente alle iniziative che stanno prendendo altre realtà e associazioni, chiede a codesta Prefettura e al Sindaco di Bernalda di non operare alcuno sgombero dei braccianti migranti dal campo La Felandina, nessuna divisione tra le persone del Campo, e una soluzione reale e condivisa collettivamente dai braccianti migranti che garantisca per tutti
- condizione di alloggio e di vita dignitosi, salvaguardando l'attuale realtà unitaria;
- continuazione del lavoro;
- documenti per tutti;
- diritto a salari e orari contrattuali.
Lo Slai cobas sc respinge le soluzioni indicate dal Ministero e da Istituzioni locali e DIFFIDA a perseguirle:
- NO ai "centri di accoglienza", che vorrebbe dire dividere/disperdere i braccianti migranti, non garantire loro la vicinanza ai luoghi di lavoro. In queste strutture i migranti sarebbero sottoposti a continuo controlli, imposizione di obblighi che peggiorerebbe perfino la vivibilità e la libertà di mobilità attuale.
- NO al rimpatrio dei migranti, che stanno da anni in Italia e nei nostri territori, e lavorano.
- NO al rientro nel luogo di residenza iniziale, perchè questo vorrebbe dire nessuna garanzia di case e perdita della possibilità di lavorare girando nei vari territori
- NO a mettere fuori chi rifiuta queste soluzioni; parlare di "sistemazione autonoma" è pura ipocrisia, quale alloggio autonomo ci potrebbe essere con la miseria di salario che i braccianti prendono dai padroni delle campagne?

La "soluzione", ribadiamo, deve garantire l'unità di tutti i braccianti migranti attualmente nel campo La Felandina, nessuna divisione, nessuna dispersione; deve garantire la continuazione del lavoro, deve garantire che siano gli stessi migranti ad autogestire l'alloggio e le condizioni di vita.

Slai Cobas per il sindacato di classe
Taranto


per com. v. Livio Andronico, 47 Taranto – T/F 0994792086 - 3475301704slaicobasta@gmail.com - pec: slaicobassc@pec.libero.it

venerdì 23 agosto 2019

23 agosto - Assemblea al campo de La Felandina dei migranti che si organizzano contro eventuale sgombero ma non solo


Mercoledì scorso si è tenuta un'assemblea dei braccianti migranti del campo La Felandina, organizzata dal forum delle terre di dignità con la presenza di Yvan Sagnet. Circa 150 migranti hanno partecipato. Le questioni principali sono state la formalizzazione del Comitato dei braccianti de La Felandina, formato da due migranti per paese d'origine presente al campo e l'avvio di iniziative di mobilitazione contro lo sgombero e i problemi di alloggio, condizioni di vita, documenti, condizioni di lavoro dei migranti. La prima di queste e più importante si terrà giovedì 29 agosto, in cui vi sarà sciopero e manifestazione. 
Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto dall'8 agosto  e ogni settimana è andato a La Felandina, incontrando i migranti, alcuni loro rappresentanti del Comitato, portando solidarietà e indicazioni, linea, proposte per avviare la necessaria lotta; il giorno 21 agosto, invitato dai migranti, ha ugualmente partecipato all'assemblea.
Riportiamo, di seguito, una sintesi di alcuni degli interventi principali.
Come stiamo dicendo in questi giorni negli incontri con i braccianti migranti, noi siamo perchè i migranti, ora autorganizzati nel Comitato de La Felandina, decidano e siano in ogni momento i protagonisti delle varie iniziative; che ogni solidarietà sincera e attiva è utile, ogni azione che contrasta la politica di sgomberi, repressione, aiuta - riportiamo sotto anche l'informazione sul ricorso al Tar fatto da un'avvocatessa contro l'ordinanza di sgombero - ma ciò che serve non sono tanto decine di associazioni di cui a volte si conosce solo la firma su un documento, ma l'unità dei migranti nella lotta; che è in atto una "guerra" da parte di governo, Istituzioni razziste padroni che sfruttano, polizia al loro servizio, contro i migranti, con sgomberi violenti che invece che risolvere situazioni disumane, peggiorano e vogliono spezzare la forza di realtà collettive di migranti, e che quindi occorre rispondere con una lotta adeguata a questo attacco.


DALL'ASSEMBLEA
Yvan Sagnet: vogliono far credere che qui dentro ci sono dei delinquenti, ma da quando siete qui da alcuni anni, vi sono stati zero delitti in questo territorio, basta con lo steriotipi per cui dove ci sono stranieri ci sono delinquenti! Senza i migranti in questo territorio nessuno raccoglie i pomodori. La polizia sta facendo firmare un foglio alle persone senza neanche dire cosa è. E' un errore firmare questo documento, vogliono fare terrorismo psicologico, spaventare per far andare via, ma nessuno deve andare via da qui finchè non danno risposte concrete, non danno case alle persone. Questo è il quarto sgombero che vogliono fare.

ll 29 agosto nessuno deve andare a lavorare, ma venire a manifestare; chiederemo l'incontro al prefetto per portare le proposte del Comitato. Il 3 settembre andremo coi pulmann sotto la Regione a Potenza, responsabile soprattutto degli alloggi. Vi sono qui strutture disabitate che possono ospitare delle persone, vogliamo dire alla Regione di metterle subito a disposizione.
I fondi dell'Ue che ci sono devono essere immediatamente impegnati.
Noi dobbiamo agire pacificamente, non cadere nelle provocazioni. Nessuno si muove da qui finchè non c'è una soluzione. Anche se la polizia vi dice andate via, voi non andate, loro stanno cercando di scaricarvi. Qui siamo uniti e siamo forti. Loro vogliono mandarvi via da qui al fine di spegnere questa rivoluzione pacifica, dal basso. Perchè più siete qua, più siete forti, questo è un punto di aggregazione; è questo che non vogliono. Non siete obbligati a dare i vostri nomi, a firmare.


Slai cobas sc Taranto. Siamo qui dal giorno dopo del maledetto incendio, con alcuni di voi ci siamo già incontrati. 
Voglio per prima cosa ricordare la nostra sorella che è morta, la nostra sorella che io dico che è stata assassinata, per le bestiali condizioni in cui vi tengono in questo campo.
Noi siamo perchè si sviluppi la lotta e che questa vada avanti finchè non si ottengono dei risultati veri. Anche a Taranto e in provincia abbiamo fatto delle lotte; in particolare a Taranto lotte lunghe sui documenti, sulle condizioni disumane in cui tenevano vostri fratelli nei centri di accoglienza. E solo con la lotta, incontri che sono stati imposti solo con la lotta, non bastavano certo le lettere, siamo riusciti anche a vincere, a strappare dei risultati. Quindi anche qui noi dobbiamo fare questa lotta, non dobbiamo permettere che ci sia lo sgombero se non c'è una soluzione per tutti, senza divisioni tra regolari e irregolari come hanno fatto in altri campi, e una soluzione che permetta di andare a lavorare. Altrimenti sono chiacchiere, vi dividono e poi non è possibile continuare ad avere neanche quello schifo di lavoro che fate. Anche questo campo non è che non potrebbero renderlo civile e umano, non danno l'acqua, non fanno neanche una cucina da campo, non mettono i bagni, ecc.; nelle zone terremotate si vede che questo si può fare. 
L'altra questione sono i documenti. Anche noi siamo venuti nei giorni scorsi con l'avvocato perchè occorre fare una richiesta collettiva, a partire dai documenti bruciati.  
Ancora, altra questione è il lavoro. E' giusto lo sciopero, è giusto che ci si fermi per manifestare, perchè per questi padroni voi andate bene quando vi possono pagare pochi euro e sfruttarvi, mentre quando devono dare condizioni di lavoro e un salario dignitosi, allora lì non andate più bene. 
Noi ora dobbiamo lottare contro questa situazione, che è uguale anche in altre realtà, esempio a Foggia, a borgo Mezzanone. 
E' necessario, quindi, che siamo uniti, lottare, non mollare finchè non otteniamo dei risultati. Allora, avanti nella lotta, abbiamo coraggio e abbiamo fiducia in noi stessi. Non possiamo certo avere certo fiducia nelle Istituzioni, perchè più si va avanti e più spandono razzismo - state male voi e stiamo  male anche noi prima di questa data. obbiamo essere uniti. Non possiamo certo avere certo fiducia nelle Istituzioni, perchè più si va avanti e più spandono razzismo, state male voi e stiamo male noi. E noi ci dobbiamo unire e lo dobbiamo dire anche ai lavoratori italiani.



Sono intervenuti anche alcuni migranti. Hanno soprattutto denunciato la presenza nel campo e l'atteggiamento della polizia che obbliga ognuno dei migranti a dare il permesso di soggiorno e di fronte alle loro domande sul perchè non hanno dato spiegazioni. "La preoccupazione - ha detto un migrante del Comitato - è che noi abbiamo deciso una data per la manifestazione e possono sgomberare prima di questa data. Noi dobbiamo essere pronti, perchè la situazione è già molto critica. Dobbiamo essere uniti".


INFO - RICORSO CONTRO ORDINANZA DI SGOMBERO
19 agosto, l’avvocato Angela Maria Bitonti, con il supporto della Campagna LasciateCIEntrare, ha notificato e iscritto al ruolo il preannunciato ricorso al TAR di

Basilicata avverso l’ordinanza n. 21 del 21 maggio 2019 emessa dal Sindaco del Comune di Bernalda, avente ad oggetto: “Ordinanza Sindacale, contingibile ed urgente, adottata per fronteggiare emergenza sanitaria o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale”. E si sta preparando anche un ricorso alla CEDU.Senza alcun rispetto dei diritti di queste persone.

Il Sindaco del Comune di Bernalda avrebbe erroneamente e semplicisticamente fondato la propria Ordinanza su una nota del Dipartimento di Protezione e Salute dell’ASM Matera. Tale Ordinanza appare generica e carente di motivazione. In effetti, non è specificato in alcun modo in cosa consista il “pericolo” e l’ “emergenza sanitaria insorgente” né di quale “epidemia” si stia parlando e per quale ragione possa essere talmente grave da giustificare lo sgombero di oltre cinquecento persone.
Nel ricorso, si contesta l’illegittimità e l’infondatezza dell’ordinanza, che pertanto andrebbe annullata. Viene innanzitutto richiamata la violazione dell’art. 11 della Convenzione Internazionale per i Diritti Economici, Sociali e Culturali (New York, 16 dicembre 1966), ovvero quello relativo al diritto ad un alloggio adeguato, nel quale si evidenzia anche che gli sgomberi forzati non devono lasciare gli individui senza alloggio né violare altri diritti umani. Inoltre, tale sgombero forzato potrebbe violare l’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali (CEDU), che stabilisce il diritto al rispetto della vita privata e famigliare e che limita l’ingerenza dell’autorità pubblica ai soli casi tassativamente previsti dalla legge. Al pari della CEDU, anche la Carta Sociale Europea Riveduta è annoverabile tra le fonti di diritto internazionale in materia di sgomberi forzati, con le previsioni di cui agli articoli 31 (diritto all’alloggio), e 30 (povertà ed esclusione sociale). Infine, la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, all’art. 5 prevede che “in base agli obblighi fondamentali di cui all’art. 2 della presente Convenzione, gli Stati contraenti si impegnano a vietare e ad eliminare la discriminazione razziale in tutte le forme ed a garantire a ciascuno il diritto alla eguaglianza dinanzi alla legge senza distinzione di razza, colore od origine nazionale o etnica”. Si contesta anche la violazione dell’art. 32 della Costituzione (chiamato in causa dalla stessa ordinanza!), perché l’esecuzione dello sgombero porrebbe in serio pericolo gli occupanti dell’area dell’Ex Felandina, e perché gli stessi si troverebbero inevitabilmente a vivere per strada in una situazione di totale abbandono che aumenterebbe la loro condizione di emarginazione e vulnerabilità e che sfocerebbe inevitabilmente in un attuale e concreto pericolo per la vita e la incolumità degli stessi. Proprio in palese violazione dello stesso art.32 della Costituzione, oltre che ledere irrimediabilmente la loro dignità di uomini.
L’ordinanza impugnata non prevedendo nulla rispetto ad un alloggio alternativo, come previsto dalla normativa internazionale, è preordinata ad impedire o rendere più difficile il collocamento dei braccianti stranieri, rifugiati e richiedenti asilo, sul territorio del Comune di Bernalda. Impedendone oltretutto un naturale processo di inclusione socio-lavorativa a livello locale.
Per questi migranti è quasi impossibile il reperimento di alloggi, sia per il basso salario percepito sia per l’indisponibilità dei proprietari di case a locare a cittadini stranieri. Il Sindaco, nella sua qualità di pubblico ufficiale e nell’esercizio delle sue funzioni, con lo sgombero, compirebbe un atto che arbitrariamente discriminerebbe i braccianti in ragione della loro condizione di “cittadini stranieri” e della loro conseguente estrema difficoltà a reperire alloggi in locazione.

sabato 17 agosto 2019

16 agosto - Al campo La Felandina di Metaponto iniziativa per i documenti dei migranti, ma ci sono altri gravi problemi, in primis la minaccia di sgombero

Ieri sera lo Slai cobas per il sindacato di classe, insieme a due avvocati, è tornato al campo La Felandina di Metaponto.

In termini concreti abbiamo cominiciato a fare un passo avanti per avere copia dalle questure dei documenti andati distrutti nell'incendio del 7 agosto, attraverso un'azione legale collettiva che impedisca alle questure di frapporre ai singoli migranti impedimenti, vessazioni.
Il nostro intervento e soprattutto la presenza degli avvocati ha anche posto un'altra serie di problemi, denunciati dai migranti, legati ai permessi di soggiorno che ritardano ad essere rinnovati, ai ricorsi di cui non si sa niente, tutte questioni che impediscono anche di lavorare.
Via via affronteremo i vari problemi.


Ma a parte questo passo avanti, la situazione resta grave e inaccettabile.
C'è questa minaccia di sgombero che incombe e che potrebbe portare a dividere i migrati, allontanarli dai posti di lavoro - anche ieri mattina si è riunito il comitato per la sicurezza e la Lega preme per lo sgombero immediato (vedi altro aricolo in questo blog). Ma nessuno dice niente alle persone del campo.
I pasti portati dalla Croce rossa continuano ad essere scarsi, al massimo per 200 persone, quando a Felenadina le stesse istituzioni dicono che sono almeno 600, e in generale poi è un tipo di cibo che non tiene conto dell'alimentazione dei migranti - ieri sera un camper della Croce rossa verso le 19 stava distribuendo dei pezzi di focaccia - quando basterebbe organizzare una cucina da campo (come si fa nelle zone in occasione di disastri simili all'incendio) per dare una soluzione più dignitosa per il mangiare. Così per ripulire dai rifiuti, dalle macerie (per l'incendio) il campo "sono venuti una sola volta - hanno detto i migranti - ma con camion troppo piccoli".  Per cui anche i pochi interventi vengono fatti, bene che vada, con una logica burocratica, i cui i migranti sono un fastidio. 



C'è poi la grossa situazione di sfruttamento delle campagne, tante ora a pochi euro, che se il Ministero degli Interni. la prefettura, la polizia non divide i braccianti, deve essere l'altra importante questione su cui occorre mobilitarsi.



Chiaramente c'è un problema di organizzazione all'interno. "Qui c'è l'Africa" - diceva uno dei migranti - "ci sono persone del Sudan, della Nigeria, del Ghana, del Mali, ecc.", e vari migranti condividevano la nostra proposta, di organizzare dei rappresentanti per gruppi, per paese, per fare un comitato, necessario soprattutto se avviene lo sgombero e li disperdono.



Poi c'è la grossa realtà delle donne. Ieri sembrava che non ci fosse nessuna nel campo. Di Eris Petty nessuno ne parla più. Ma questo non può essere!

venerdì 16 agosto 2019

10 agosto - Da Tarantocontro - ArcelorMittal: Premi a chi non ha scioperato per l'operaio morto - I padroni sempre sono una razza schifosa...


Premi in busta paga, pari a circa 500 euro, ad alcuni lavoratori che non hanno scioperato il giorno della morte di Cosimo Massaro, e che hanno permesso di non rallentare la marcia degli impianti e la produzione.
IL PROFITTO SULLA VITA DEGLI OPERAI!
I padroni, che si chiamino Riva o ArcelorMittal non si fermano di fronte a niente: muore un operaio, ma la produzione deve andare avanti... Perchè un operaio si può sostituire e la sua morte non pesa..., una perdita di profitti pesa eccome invece...
I PADRONI SI DIMOSTRANO SEMPRE UNA RAZZA SCHIFOSA
Si sono fatti vedere al funerale di Cosimo Massaro, seduti in prima fila, hanno fatto comunicati di cordoglio, ma nello stesso tempo "pregano" e agiscono perchè tutto continui come prima e più di prima.
Una cosa che doveva e deve far "salire il sangue agli occhi agli operai" - altrimenti non bastano i comunicati sindacali di denuncia.

Ma diciamo chiaramente, e denunciamo, che anche i lavoratori che non hanno scioperato sono coinvolti. Anche loro hanno scelto. Hanno scelto di obbedire ai capi, di mostrarsi ligi agli interessi del padrone, di pensare alla salvaguardia del proprio tornaconto... Al di là se ci sono state (e sicuramente ci sono state) pressioni, ricatti, di fatto questi lavoratori hanno scelto di stare con ArcelorMittal e non con la maggioranza degli operai in sciopero, non col illoro compagno che aveva perso la vita...
E questo non giustifica, non assolve nessuno!