La
giornata di lotta del 19 aprile a Taranto, indetta dallo Slai Cobas
per il sindacato di classe e dalle parti civili operai, lavoratori,
abitanti dei quartieri inquinati, familiari degli operai morti sul
lavoro, è stata una importante indicazione per la classe operaia e
le masse popolari di Taranto e ha dato un solido punto di riferimento
alla battaglia nazionale contro le morti sul lavoro e da
inquinamento, interna alla lotta innanzitutto nelle fabbriche sul
fronte salute e sicurezza.
La
giornata di lotta è partita con un presidio alle portinerie
dell’appalto Acciaierie, dove permane la profonda crisi dello
stabilimento che vede attualmente nell’amministrazione
straordinaria gestita da governo e Commissari un rimedio peggiore del
male; con operai a casa in larga parte e con piani di
cassintegrazione permanente, anticamera degli esuberi, con sindacati
confederali e Usb che sono sostanzialmente cogestori della situazione
attuale.
Nel presidio l’appello fondamentale è
stato allo sciopero sulla base dell’autonomia operaia da padroni,
governo e sindacati confederali, su una piattaforma operaia approvata
dalle assemblee che risponda agli interessi immediati degli operai e
dei lavoratori, insieme a rivendicazioni generali che attraversano
tutta la fase attuale di Acciaierie/Appalto, che permettano ai
lavoratori di difendere realmente lavoro, condizioni di lavoro,
salari, salute e sicurezza, e di porsi alla testa del movimento
necessario nella città, affinchè da questa fase si esca con una
fabbrica ambientalizzata, migliori condizioni di sicurezza, riduzione
del peso delle fonti inquinanti.
Nel presidio, chiaramente, è stato
detto che l’attuale condizione discende dal modo di produzione
capitalista, in cui padroni privati e padroni pubblici sono
ugualmente nemici di classe e l’unico futuro possibile per la
fabbrica e la città è quello che può essere imposto dalla lotta di
classe di operai e masse popolari in fabbrica e in città.
L’esigenza dello sciopero proposta
dallo Slai Cobas per il sindacato di classe è e resta l’aspetto
principale. Per questo sono fermenti positivi lo sciopero nel reparto
man-bin per venerdì 26 aprile e il presidio sotto la Direzione degli
operai della Semat senza stipendio di febbraio e marzo. Noi vogliamo
che questi scioperi si estendano a tutti i reparti e a tutte le ditte
dell’indotto. Così come va respinta al mettente la decisione
aziendale di mandare a casa il maggior numero di operai, facendogli
consumare l’intero pacchetto di ferie e permessi.
Invece che la lotta generale, le
direzioni sindacali confederali e l’Usb non fanno che elemosinare
incontri a Roma – un altro ci sarà il 29 aprile – e torneranno
ad incontrare i Commissari il 7 maggio in cui nella sostanza
l’azienda presenterà il piano massiccio di estensione della
cassintegrazione.
Intanto, gli operai devono apprendere
dao giornali ciò che il governo realmente sta facendo, che è quello
di pianificare solo ammortizzatori sociali per i lavoratori, mentre
si adopera per svendere le Acciaierie a futuri nuovi padroni,
ripercorrendo la strada di sempre che portò prima l’Italsider a
partecipazione statale ad essere consegnata nelle mani di padron Riva
e poi, a fronte della nuova crisi, ad essere consegnata nelle mani di
Mittal. Ora i nuovi padroni all’orizzonte sembrano essere gli
oligarchi ucraini di Metinvest, uniti ad Arvedi, oppure ancora
padroni indiani legati alla famiglia Jindal, concorrente di
ArcelorMittal e la new entry Steel Mont.
Proprio
per questo
nella giornata di lotta del 19 aprile, è stato
distribuito un dossier di ORE 12 Controinformazione rossoperaia,
che fornisce agli operai approfondimenti su questi elementi.
La giornata di lotta è proseguita con
il presidio al Tribunale/Aula bunker di Paolo VI, in occasione
della riapertura per l’appello del processo “Ambiente svenduto”.
Il presidio è servito a spiegare il significato del processo, che è
il più importante, con una fabbrica aperta, che ci sia mai stato in
Italia e in Europa.
All’apertura del processo una
rappresentanza delle parti civili e dello Slai Cobas sc ha
partecipato all’udienza, insieme agli propri avvocati di Torino e
Taranto.
Questa presenza, unica tra le varie
parti civili, ha voluto significare la nostra chiara intenzione di
fare del processo un terreno non solo giudiziario ma di scontro di
classe, perché vengano mantenute le condanne dei padroni e dei loro
complici e siano risarcite le parti civili. Questo scontro è quanto
mai necessario a fronte dell’aperto tentativo dei padroni
condannati e dei loro complici di ostacolare in tutti i modi il
processo e di mettere in dubbio l’assunto chiave del rapporto tra
la produzione della fabbrica in mano alla famiglia Riva e le morti
sul lavoro e soprattutto la drammatica gestione che ha portato
all’inquinamento dei quartieri proletari contigui alla fabbrica con
migliaia di tumori e gli aspetti di disastro ambientale che hanno
colpito il territorio.
Infine,
la giornata di lotta si è chiusa con un Convegno che ha
chiamato a raccolta rappresentanze operaie, ambientalisti disponibili
al legame con la classe operaia e alla sua organizzazione di classe,
Marescotti/Peace link, e realtà lavorative anche fuori dalla
fabbrica.
Il Convegno ha approfondito tutto, il
processo “Ambiente svenduto”, la situazione della fabbrica, la
dimensione strategica della vicenda Taranto nel quadro della crisi di
sovrapproduzione della siderurgia mondiale e nazionale e il rapporto
di questa crisi con gli sviluppi della tendenza alla guerra
dall’Ucraina, al Medio Oriente/Palestina.
Tutto il Convegno si è schierato
saldamente per un nuovo protagonismo della classe operaia. Era lo
scopo di fondo da affermare in questo Convegno perché a base della
nuova fase della lotta sindacale, sociale e politica in Acciaierie,
nella città e su scala nazionale. In questa chiamata a raccolta
importante e qualitativa è la presenza di una rappresentanza di
lavoratori della Palazzina Laf – oggi parti civili nel processo
“Ambiente svenduto” grazie all’azione dello Slai cobas - che
hanno riportato in seno al Convegno elementi di chiarezza/verità
sulla vicenda che vanno ben oltre il pur utile film che sta girando
nelle sale italiane.
Su tutta la giornata esiste ampio
materiale, documenti, audio, video, interventi, che escono in questi
giorni sul blog tarantocontro. E’ disponibile per tutti i
lavoratori, attivisti sindacali, associazioni politiche e sociali.
Al Convegno erano presenti anche operai
della Tenaris/Dalmine di Bergamo in rappresentanza della lotta e del
lavoro che stiamo facendo rivolto a tutte le fabbriche siderurgiche
in Italia e rappresentanti della Rete nazionale per la sicurezza e
salute sui posti di lavoro e territori, pronta ad essere il referente
nazionale di questa battaglia da Taranto ai luoghi delle stragi sul
lavoro e delle realtà impegnate nella lotta proletaria e popolare
contro i disastri ambientali.
Questa giornata di lotta non è che la
prima iniziativa di questo nuovo ciclo. Già una nuova giornata
sarà il 17 maggio – nuova udienza del processo “Ambiente
svenduto” - con nuove iniziative alla fabbrica e in città, e con
assemblee a Bergamo/Milano e Palermo.