martedì 30 maggio 2023

30 maggio - ORE 12 - Testi della Controinformazione rossoperaia n. 10 di lunedi' 29/5

 

Questa Controinformazione ha al centro la situazione nelle grandi fabbriche: Stellantis e Acciaierie d'Italia;

Continua: Su scioperi e mobilitazioni dell'area del sindacalismo di base

Nelle zone dell'alluvione la situazione è in "movimento"

Sulle fabbriche

Oggi parleremo di ciò che non appare sui giornali o nelle Tv, o appare al massimo nei trafiletti. Per cui più che di controinformazione si tratta di informazione. Parliamo della situazione nelle fabbriche, nelle grandi fabbriche, centrali per il capitale e che devono essere centrali per la lotta di classe, per il ruolo degli operai contro i padroni e il governo. Possiamo dire che proprio in queste fabbriche si mostra in maniera chiara, quasi ostentata da parte dei padroni, a che punto è arrivata la contraddizione capitale/lavoro, il livello di evidente manifestazione della legge tra aumento dello sfruttamento, riduzione al minimo necessario del salario, cioè della parte pagata dal capitale per conservare e riprodurre la forza lavoro e aumento del pluslavoro, che si traduce in pluvalore e profitti, con cui il capitale si sta ben difendendo dalla crisi.

E sul fronte del capitale, della ripresa della sua “salute”, a differenza dell’informazione molto lesinata che viene data sulla condizione degli operai, per non parlare sulle loro lotte, sia pur ancora parziali, la stampa da’ invece spazio. In questi giorni, dal 26 maggio, a Trento si è tenuto il Festival dell’economia, a cui i giornali in generale hanno dedicato vari articoli e il Sole 24 ore, chiaramente giornale della Confindustria, ha dedicato per giorni numerose pagine. Ma su questo Festival parleremo un’altra volta.

Oggi, ripeto, vogliamo parlare di quello che succede nelle fabbriche per gli operai.

Partiamo da una notizia confortante. Ne abbiamo gia’ parlato in precedenti controinformazioni.

La lotta alla Stellantis di Pomigliano. Qui la protesta/la lotta sta continuando. Anche sabato scorso vi è

stato un nuovo sciopero dello straordinario, questa volta organizzato dallo Slai cobas, che ha avuto un’adesione del 40% , invece che 519 vetture cosi’ se ne sono prodotte appena 300.

La ripresa dello sciopero del sabato, che si era fermata per molto tempo, ha avuto chiaramente rilancio con lo sciopero improvviso iniziato il 10 maggio e proseguito per tre giorni contro i carichi e l’aumento dei ritmi di lavoro, che ha portato da un giorno all’altro a una produzione da 10 a 20 auto a turno; uno sciopero partito dai reparti più pesanti, appoggiato dai delegati della Fiom, e dallo Slai cobas; uno sciopero anche per le condizioni di igiene e sicurezza esistenti nei reparti e negli ambienti della fabbrica, con capannoni fatiscenti e da anni dismessi; e per l’emarginazione di fatto, lavorativa e salariale degli Rcl.

La “novita’” dello sciopero di Pomigliano sta soprattutto nella sua modalita’, improvviso, partito dal basso, espressione della volonta’ di dire basta, di ribellarsi a quelle condizioni di lavoro sempre più insopportabili, In questo è un segnale, un esempio che parla sia agli altri stabilimenti Stellantis, sia ad altre fabbriche, in cui ugualmente le condizioni di lavoro peggiorano sempre più e i delegati, li’ anche Fiom, denunciano ma non organizzano fermate, scioperi, ma al massimo chiedono Tavoli.

Questa novita’ non deve rientrare nella “normalita’” anche degli scioperi del sabato; ma estendere la sua manifestazione di ribellione dal basso, fino a risultati concreti.

In questo può e deve essere un segnale anche per gli stabilimenti Stellantis, in particolare di Melfi e di Mirafiori.

Che succede in queste fabbriche, di cui la stampa parla poco, se non dalla collina del padronato?

A Melfi l'azienda ha annunciato nuovi 520 esuberi nello stabilimento di Melfi e trasferimenti addirittura in Francia e negli stabilimenti di Pomigliano, Rivalta e Termini Imerese.

Già 1.130 operai sono fuoriusciti con un incentivo all’esodo. L’azienda ha anche annunciato una riduzione da 17 a 15 turni per la lastratura e la verniciatura, come già avvenuto da un mese per il montaggio, con una ulteriore riduzione da 21 a 18 turni per la manutenzione, e la chiusura estiva del sito di produzione nel periodo che va dal 31 luglio al 20 agosto. A questo si unisce la cassintegrazione comunicata all’ultimo momento, mansioni pesanti e insostenibili.

Quindi la annunciata riorganizzazione per la transazione elettrica, e la produzione di nuovi quattro veicoli elettrici, si fara' con meno operai e aumento dello sfruttamento per chi resta.

Anche a Mirafiori l’aumento della produttivita’ ha portato a un aumento dei carichi di lavoro (dice un operaio: troppo lavoro, troppo carichi di lavoro, prima 10 pezzi, ora 15) a fronte di una diminuzione degli operai. L’accordo separato CCLS accompagna il peggioramento della situazione, a fronte di un aumento di 200 euro che non recupera affatto il salario perso, conferma l’uso dei contratti precari a discrezione dell’azienda, della flessibilita’, si parla di nuove pause da introdurre ma collegate al miglioramento della prestazione e del prodotto, non quindi per difendere la salute degli operai, e dell’aumento dei ritmi di lavoro in linea; anche una parte dei soldi è legata alla produttivita’, anche qui vi è un piano di “dimissioni incentivate”, un vero e proprio esodo, con le linee gia’ decimate da cassa integrazione.

Anche a Mirafiori gli operai, e in particolare le operaie dicono che “non ce la fanno più”:

si rovinano la schiena nel lavorare in linea, mentre ci sono tanti operai a casa in cassintegrazione, i vuoti produttivi vengono coperti con ore in più di lavoro; gli orari vengono modificati unilateralmente; i turni li comunicano spesso il giorno prima per il giorno dopo, così, dicono soprattutto le operaie, non riusciamo a riorganizzarci; po dicono glioperai non puoi neanche parlare, con i tempi che ci sono, i ritmi, ma anche per la repressione, se protesti vieni messa a fare i lavori peggiori.

Nello stesso tempo la Stellantis dichiara record di profitti nel 2022! "Le vendite sono diminuite ma compensate dai prezzi delle auto più alti. L’utile è salito del 26% Elkann ha dichiarato: “Siamo tra i primi 3 al mondo per ricavi e margini”. Stellantis mostra in maniera chiara la legge del capitale, la fonte dei suoi profitti è: sfruttamento degli operai, più carichi di lavoro, con meno operai.

Ma questo periodo può essere pieno di opportunità. Soprattutto a Melfi c’è un’area più positiva, meno passiva, più attenta. Alcuni operai dicono che forse questo è il momento giusto per muoversi, e lo sciopero di Pomigliano è visto come esempio positivo. Non dimentichiamo che qui ci sono stati i “21 giorni” che hanno davvero cambiato la faccia della fabbrica.

Oggi la centralita’ delle fabbriche, la riattivazione del conflitto di classe in seno alle fabbriche, il rilancio dei processi di autorganizzazione del sindacalismo di base e di classe sono un punto fondamentale della ripresa generale del movimento di lotta dei lavoratori.

L’altra realta’ emblematica è quella di Acciaierie d'Italia soprattutto per mostrare la eterna legge del sistema capitalista dei governi che sono dei "comitato d'affari" al servizio dei padroni.

Il Sole 24 ore annuncia che nelle scorse settimane vi è stato un incontro riservato tra il ministro Urso, e la famiglia Mittal, proprietaria di ArcelorMittal per accelerare i tempi dell’aumento del capitale pubblico nella societ Acciaierie d’Italia dal 38% al 60% Lo strumento è la conversione in aumento di capitale dei 680 milioni di finanziamento gia’ stanziati a inizio anno.

il governo prima salirebbe al 60%, ma sarebbe solo momentaneo, perchè poi cederebbe il 20% a imprenditori privati del settore,ma su questo 20% ArcelorMittal avrebbe il potere di dire SI o NO a un nuovo socio e potrebbe esercitare una propria opzione, che, quindi, lo farebbe tornare in maggioranza! Sembra una sorta di "gioco dell'oca" in cui si torna sempre alla casella di partenza.

Un "gioco" vecchio del capitale, del padrone più forte tra i padroni, e sempre attuale. Il governo mette soldi (pubblici) i padroni comandano e incassano il profitto.

Per cui per gli operai: o pubblico o privato l'attacco alle condizioni di lavoro e ai diritti è sempre uguale, sgombrando le false illusioni, la demagogia dei sindacati confederali e anche dell’Usb.

Negli ultimi giorni Taranto è stata meta di un “pellegrinaggio” di alti esponenti dei padroni, il pres. di Federacciai Gozzi, Timmermans della Comunità europea; e chi non è venuto ha rilasciato interviste, il Min. Urso, Fitto, Bernabè.

Gozzi ha fatto l’elogio della famiglia Riva, della serie “stavamo meglio quando stavamo peggio.

Quindi ha ditto che dobbiamo “seguire il modello ibrido che segue tutta la siderurgia europea e la transizione, quella dei tedeschi e dei francesi che ci dicono stanno lavorando perchè tutta la produzione dell’acciaio sostituita da forni elettrici”. Ma tutto questo lo deve fare lo Stato, solo così il privato potrà fare profitti con la fabbrica ambientalizzata; che ci vogliono investimenti per una fabbrica in cui conviveranno area a caldo, idrogeno e gas, con una montagna di soldi che deve mettere lo Stato.

Gozzi ha sostanzialmente attaccato Acciaierie d’Italia e l’attuale management rappresentato dalla Morselli, Esiste un contrasto reale nel mondo dei padroni, fare investimenti o a passare la mano.

Naturalmente i padroni hanno bisogno dell’Europa per fare tutto questo, e l’Europa si deve presentare alle masse come il “papa buono”. E la visita di Timmermans è servita a questo. Ha preso sotto la sua tonaca Taranto e ci ha mostrato come va avanti il cammino verso il “paradiso”, mettendo in bella copia il piano delle “buone intenzioni”.

Il presidente di Acciaierie d’Italia, Bernabè come sempre negli ultimi tempi fa il difensore d’ufficio dei proprietari effettivi di AdI. Poi parte dicendo che ci vogliono 10 anni per la costruzione di forni elettrici, e continua affermando che AdI è una società che ha caratteristiche completamente diverse da tutte le altre aziende,perchè lavora su impianti sequestrati e con la richiesta di conquista. Si torna, quindi, costantemente al punto: tutto ciò si può fare ma ci vuole lo scudo penale, che il governo ha gi’ rispristinato con l’ultimo decreto; ci vogliono che i soldi ad AdI affluiscano.

Ma come sta la situazione tra gli operai? Male, molto male. 2500 operai vengono messi in cassintegrazione solo a Taranto e costituiscono i futuri esuberi; nell’appalto significa gia’ rischio licenziamenti. La stampa riporta con evidenza i rifacimenti degli Altoforni, ma intanto non vi è neanche la normale manutenzione degli impianti, e il rischio incidenti e infortuni è permanente.

Qui è ancora più evidente che l’ostacolo ad una lotta sono i sindacati in fabbrica. Perchè nelle poche volte che hanno chiamato allo sciopero gli operai hanno risposto in massa, anche andando oltre le ordinarie iniziative, ma i sindacati chiedono tavoli e tavoli locali e nazionali. E c’è l’anomalia della Fiom. Se alla Stellantis la Fiom è stata esclusa dagli accordi, ad Acciaierie è lei che insieme alla Fim, Fismic, Ugl fa accordi separati, accontentandosi di miserie, mentre l’azienda dice chiaro che la cassintegrazione si trasformera’ in esuberi futuri e non tiene fede neanche al misero accordo e decide unilateralmente di aumentare la cigs.

Ma in questa fabbrica gli operai hanno una forza a loro favore: il numero. Vi sono più di 10mila operai diretti, a Taranto 8200, più oltre 3mila di operai dell’appalto.

Ma parafrasando Marx, possiamo dire che il numero senza la coscienza della lotta non basta.

Nell'area del sindacalismo di base

Questa controinformazione era assolutamente indispensabile per comprendere il senso della Controinformazione rossoperaia: vale a dire che essa cerca di dare voce agli operai che non hanno voce e di contribuire, per chi ha “voce”, a fare in un passo in avanti nella coscienza e nell'organizzazione.

lunedì 29 maggio 2023

29 maggio - Tenaris: la sicurezza non è compatibile con i record produttivi!!!

 


29 maggio - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia - 10

 


29 maggio - 2 GIUGNO: TARANTO CONTRO LA GUERRA

 2 giugno in piazza a Taranto ore 10 Arsenale 

NO alla Repubblica fondata sulla guerra imperialista, il militarismo, il nazionalismo, la repressione e il razzismo

NO alla Repubblica fondata sullo sfruttamento, disoccupazione, precarietà, carovita, disastri e devastazione ambientale, attacco ai diritti e alle libertà dei lavoratori, dei giovani, delle donne, salute, studio..

info/contatti adesioni

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29 maggio - da Ravenna - Alluvione e guerra -verso il presidio alla Prefettura 2 giugno

 


domenica 28 maggio 2023

28 maggio - dal blog tarantocontro: Dal presidio degli operai ex Pasquinelli: la lotta deve continuare

Nessun risultato giovedì scorso nell'incontro con assessori del Comune. Gli operai ex pasquinelli sono di fatto "ostaggio" di una querelle tra Comune e Presidente dell'Amiu. 

MA IL LAVORO DEVE RIPRENDERE!

Una intervista fatta dallo Slai Cobas a 2 operai

 https://drive.google.com/file/d/1tTWBm0gpulK_Hp33ZSawuEF-du-jsfQS/view?usp=sharing



sabato 27 maggio 2023

27 maggio - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia N. 9 - Testi

 "ORE 12" esce in audio il lunedi/mercoledì/venerdi

martedi/giovedì/sabato pubblichiamo la trascrizione dei testi audio

Trascrizione dell'audio del 26 maggio - 9 

Morti sul lavoro - Occupazione della RAI - Il fascismo delle forze dell'ordine - sulle lotte dei lavoratori - Questo 2 giugno - Gli studenti e le tende - Non dimentichiamo Cutro

Questa mattina cominciamo con le morti sul lavoro

Due lavoratori sono morti ieri a Monopoli, lavoravano per una ditta di Conversano, in un lavoro di ristrutturazione delle fogne e degli impianti in questa città. Avevano 63

 anni uno e l'altro 64 anni. Sono stati seppelliti vivi dalla caduta di un detrito ed è stato inutile ogni tentativo per salvarli. Uno di loro era a un anno dalla pensione, l'altro aveva ancora qualche anno di lavoro. Erano lavoratori conosciuti dai loro concittadini come gente che non si tirava mai indietro e di quel tipo di lavoro avevano una certa esperienza. Ma avevano 63 e 64 anni! Era un lavoro faticoso, un lavoro che di solito viene considerato usurante

Per portare il pane a casa sono stati seppelliti vivi dalla logica degli appalti al massimo ribasso, dalla logica della mancanza di controllo sulla salute e sicurezza, dalla logica che uccide! Perché il capitalismo uccide, le leggi del capitalismo uccidono, i padroni uccidono, le amministrazioni

comunali uccidono. 

Il crimine legalizzato è quotidiano, pagato con la pelle dei lavoratori. Avevano moglie e figli. Le condoglianze, i saluti delle istituzioni sono pure ipocrisia! Voi siete complici! 

Ma di morti sul lavoro nella giornata di ieri ci sono state altre. I numeri delle morti sul lavoro in Italia - e anche nella regione dove sono morti questi lavoratori - sono crescenti. E la morte sul lavoro colpisce lavoratori giovani come lavoratori anziani, colpisce lavoratori italiani e, molto, molto spesso, lavoratori stranieri, colpisce uomini e, in alcuni casi, donne lavoratrici. 

Nocivo non è il lavoro in sé, nocivo è il capitalismo che uccide, nocivi sono le leggi che i governi fanno per questo, nocivi sono le organizzazioni sindacali che non tutelano i diritti dei lavoratori. 

Sui confederali mettiamoci una pietra sopra. Le loro chiacchiere inutili, le loro manifestazioni di cordoglio, le loro promesse, sono senza senso e corrispondono a una crescente perdita di vite umane, perché se firmi accordi di merda, se non difendi il salario, se non difendi il lavoro precario, è chiaro che il lavoro sotto il Capitale uccide. 

Ci vuole per questo, da sempre, una Rete Nazionale per la sicurezza, una sorta di “braccio armato” del movimento dei lavoratori che trasformi ogni morte in questione nazionale, mobilitando non solo i lavoratori ma anche le loro famiglie, mobilitando tutti coloro che denunciano, tecnici, ispettori eccetera, mobilitando tutti in un braccio di ferro e attaccando le cause immediate di queste morti così come le cause strategiche. E invece niente di tutto questo! Siamo solo noi e alcuni ben intenzionati del movimento sindacale e di altre associazioni che si occupano di questo. 

Ma come se ne occupano? Per favore, non è che la vita di Cospito vale di più di quella di un operaio, e, giustamente, alla vita di Cospito si è opposto un movimento quotidiano di scontro con lo Stato. Perché la morte dei lavoratori non ha lo stesso risalto? perché le forme di lotta devono essere sempre le stesse, tradizionali, anche quando vengono dettati all'insegna di “mai più, basta morti sul lavoro”?

Basta morte sul lavoro” significa guerra, guerra non condoglianze, basta morte sul lavoro non significa retorica sulle morti sul lavoro ma sempre - e solo – guerra, guerra di classe. 

La guerra, l'odio di classe, sono la forza motrice della lotta sociale e politica in questo paese

L'occupazione della RAI

Questo paese si scontra con un governo, un governo dei padroni come i precedenti. Ma nessun governo aveva mai detto così esplicitamente che la sua logica è quella di difendere i padroni. E questo nessuno lo può negare, né a destra né a sinistra e né nel movimento sindacale di classe: il governo Meloni non è un governo come tutti gli altri. 

Ai governi che “non sono come tutti gli altri” si oppone una lotta che non è come tutte le altre. E su questo sembriamo dei predicatori nel deserto, nel deserto del movimento operaio e popolare in generale, nel movimento di classe a sinistra fuori dal Parlamento, nel movimento politico.

La Meloni ha occupato - e sta occupando - la Rai così come tutte le istituzioni. Si tratta di un'occupazione militare, di una sostituzione di giornalisti - senz'altro nominati dai precedenti governi e collegati storicamente anch'essi all’informazioni di Stato e all'informazione della classe dominante - ma una cosa è la normalità della democrazia borghese, un'altra cosa è l'ostentazione dell'occupazione come giusta e  necessaria, una cosa sono i professionisti che non sanno rompere con i partiti di appartenenza e una cosa sono fascisti che occupano le sedi pubbliche.

venerdì 26 maggio 2023

26 maggio - info: Cariche poliziesche questa mattina a Milano contro lavoratori in lotta USB nei pressi della Confindustria - massima solidarietà

Tensioni e cariche della polizia durante il corteo per lo sciopero a Milano

La protesta organizzata dal sindacato di base, Usb: molti mezzi Atm di superficie sono stati deviati per la marcia

Un corteo si è mosso per le strade del centro di Milano in occasione dello sciopero generale nazionale proclamato da Usb. Oltre ai lavoratori, nel serpentone c'erano gli attivisti di alcuni centri sociali e gli studenti delle scuole e delle università milanesi (legati a 'Cambiare rotta'). Momenti di alta tensione si sono verificati in zona via Pantano, nei pressi della Statale e di Assolombarda. Da un lato i manifestanti hanno cercato di superare le transenne e lanciato pomodori e uova contro le forze dell'ordine in tenuta antisommossa. Per tutta risposta, dall'altro lato, agenti e militari con scudi e manganelli hanno caricato gli attivisti.


26 maggio - ORE 12 - Controinformazione Rossoperaia 9