domenica 30 aprile 2023

30 aprile - 1° MAGGIO: DICHIARAZIONE INTERNAZIONALE ORGANIZZAZIONI DEI LAVORATORI

 

Declaración del Primero de Mayo de la Campaña Conjunta de los Trabajadores de International Peoples Front (IPF), Asia Pacific Research Network (APRN), International Migrants Alliance (IMA), International League for Peoples Struggle (ILPS), People Over Profit (POP), y WORKINS

Estamos en medio de lo más peor crisis económica de nuestro tiempo. Cientos de millones de trabajadores perdieron sus empleos e ingresos durante los años de la COVID19, y las pérdidas han permanecido con nosotros. Muchos trabajadores se han convertido y se están convirtiendo en parte del precariado, ya que la pandemia COVID19 ha cerrado hordas de empresas y centros de producción, obligando a muchos de nosotros a buscar trabajo en empleos precarios y mal pagados para poder llevar comida a la mesa. Los horarios de trabajo flexibles y prolongados se han convertido en la norma, llevando a muchos trabajadores al límite de su capacidad física.

El hambre, la pobreza y la miseria hacen estragos en los países del Sur. A los trabajadores y sus familias de África, Asia-Pacífico y América Latina se les niegan los servicios sociales básicos, incluyendo el servicio a cuidado de la salud adecuado, mientras sus gobiernos aplican medidas de austeridad paralizantes para alimentar los pagos de la deuda a las instituciones financieras internacionales. La inflación se está comiendo lo que nos queda de nuestros míseros ingresos, agravando la caída en la pobreza más absoluta. El aumento de los precios de los bienes y productos básicos está en todas partes, incluidas las economías del Norte Global, cuyos trabajadores se enfrentan continuamente a medidas de austeridad, reformas de las pensiones y recortes de empleo e ingresos. Los grandes capitalistas y sus cómplices en el Estado atacan a los trabajadores y sus derechos básicos. Aumentan los asesinatos, los secuestros y la denigración de los trabajadores, mientras que los empresarios y los agentes del Estado cometen impunemente actos de violencia laboral contra los trabajadores.

30 aprile - 1° MAGGIO ALLE FABBRICHE

 


Taranto Acciaierie d'Italia

 Il 1 Maggio nelle fabbriche italiane e in tutte le manifestazioni in diversi paesi di quattro continenti del mondo viene distribuito questo volantino in diverse lingue. Dalla Colombia all'India, alla Tunisia, alla Francia viene diffuso lo stesso volantino, e viene diffuso in diverse fabbriche italiane. 
Questo perché il 1 maggio è la giornata internazionale dei lavoratori, è l'unica giornata al mondo in cui tutti i lavoratori di tutti i paesi del mondo sono uniti dal fatto di essere una sola classe internazionale. La classe operaia è una classe internazionale perché in ogni paese del mondo gli operai subiscono lo stesso sfruttamento, gli stessi attacchi alle loro condizioni di vita e di lavoro, in ogni fabbrica del mondo i padroni comandano, gli operai sono sfruttati e questo è alla base di tutto il sistema capitalista mondiale. Lo sfruttamento dei lavoratori, i profitti dei padroni sono l'unica ragione per cui il sistema mondiale capitalista mantiene i lavoratori. Un sistema sempre più crisi.


Dalmine Tenaris

In tutte le parti del mondo i lavoratori, gli operai, i giovani, le masse popolari cercano la maniera di resistere agli attacchi dei padroni che riducono i posti di lavoro, li precarizzano, fanno morire in fabbrica e negano il lavoro secondo gli interessi del grande capitalismo.
Ci vuole un movimento mondiale dei lavoratori per cambiare le cose in ogni singola fabbrica, in ogni singolo paese. Il capitalismo in crisi in ogni angolo del mondo e scarica questa crisi sui lavoratori, e quindi dobbiamo considerarci parte di un unica grande battaglia.

In questo primo Maggio lo Slai Cobas è presente in due manifestazioni A Parigi e a Napoli. 

sabato 29 aprile 2023

29 aprile - info solidale, una buona notizia: Napoli: caduta l’accusa di associazione a delinquere per Eddy, Maria, Marco e Dario

 

L’UNICA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE: STATO E PADRONI!

“Non sussistono gli estremi del delitto ex art- 416 c.p., in quanto il gruppo “7 Novembre”, non può in alcun modo qualificarsi quale associazione finalizzata alla commissione di reati (ipotizzati dalla P.G.) ma costituisce espressione del diritto di associarsi liberamente costituzionalmente garantito, associazione, nella specie, finalizzata alla soluzione di problemi economico/sociali. L’attività di proselitismo finalizzata ad ampliare il numero degli aderenti all’associazione non può costituire indice di pericolosità del gruppo, tale da rendere l’attività dello stesso illecita”

Poche ore fa abbiamo appreso la notizia dell’annullamento del procedimento per associazione a delinquere ai danni di Eddy, Maria, Marco e Dario.

venerdì 28 aprile 2023

28 aprile - info internazionalista: I raider in sciopero, anche in India

 da Contropiano 

Un nuovo schema retributivo introdotto da Blinkit, un’unità di consegna rapida di generi alimentari che fa capo a una delle più grandi piattaforme indiane di food delivery, Zomato, ha scatenato le proteste dei raider in diverse città del Paese.

I colloqui con il dipartimento del lavoro non sono riusciti a risolvere la questione chiave della revisione dei salari.

Le proteste dei raider di Blinkit sono state segnalate a Kolkata, Hyderabad, Pune e nella capitale nazionale Nuova Delhi. Nei video condivisi sui social media, si vedono i manifestanti bruciare effigi della piattaforma di commercio rapido ed esporre cartelli contro l’azienda.

Chiedono che la nuova struttura salariale, che secondo quanto riferito ridurrà i loro attuali redditi al momento dell’implementazione, venga immediatamente revocata.

Zomato ha acquistato la Blinkit nel 2022 per 568 milioni di dollari. I raider in India lavorano praticamente per oltre 12 ore al giorno tutti i sette giorni alla settimana per guadagnare un salario base per sé e per le loro famiglie. 

Blinkit è di proprietà di Zomato, una delle più grandi piattaforme di consegna di cibo in India. Gli incontri tra Zomato e i lavoratori in sciopero, facilitati dal dipartimento del lavoro, non sono riusciti a sbloccare la situazione fino ad ora.

Il nuovo pagamento introdotto il 10 aprile è sceso per consegna da 25 rupie (0,30 dollari) a 15 rupie (0,18 dollari). La struttura precedente prevedeva un pagamento di base definito con incentivi in base alla distanza percorsa dal partner per consegnare l’ordine.

Nel nuovo sistema di pagamento, invece, non è previsto un pagamento di base. Il partner verrà pagato solo per ogni chilometro percorso per consegnare gli ordini, con una tariffa compresa tra 9 e 12 rupie (0,15 dollari), che può aumentare fino a 15 rupie (0,18 dollari) con un bonus aggiuntivo.

I lavoratori dell’app aggregatrice, che l’azienda chiama “partner di consegna” o “dirigenti di consegna”, sono arrabbiati per la perdita del loro reddito di base in un momento in cui l’inflazione è salita al 5,66%.

Siamo persone della classe operaia“, ha affermato un raider. “Se non guadagniamo, non possiamo pagare l’affitto o mettere il cibo nel nostro piatto“.

La forza lavoro occupata nelle consegne a domicilio in India è stata stimata a 7,7 milioni nel 2020 e si prevede che aumenterà a 23,5 milioni entro il 2029. Il lavoro nel delivery contribuisce con oltre un miliardo di dollari all’anno all’economia indiana.

Nel 2021, la Federazione indiana dei lavoratori dei trasporti basati su app, un sindacato che rappresenta i lavoratori delle piattaforme, si è rivolta alla Corte Suprema dell’India per ordinare al governo e alle aziende di riconoscere i lavoratori delle piattaforme come “dipendenti” e fornire prestazioni di sicurezza sociale come garantito dal nuovo legislazione.

Fonti: Globetrotter, People Dispatch,


28 aprile - da radio onda d'urto: “Fascismo, razzismo e sfruttamento: non sulla nostra pelle”. A migliaia in corteo a Roma

                           

Migliaia di persone migranti, e solidali, in corteo a Roma per la manifestazione nazionale contro le politiche del governo Meloni sull’immigrazione (tra cui il decreto Cutro), per rivendicare documenti e permessi di soggiorno per tutte e tutti, ma anche per chiedere risposte immediate su temi sociali come casa e lavoro, “Non sulla nostra pelle”.

Moltissime comunità migranti – chiamate in piazza dal Movimento Migranti e Rifugiati di Napoli e guidate da una nutrita composizione giovanile delle seconde e terze generazioni – associazioni e singoli hanno raggiunto la Capitale per sfilare dietro uno striscione che riportava lo slogan “Fascismo, razzismo e sfruttamento: non sulla nostra pelle”.

Dopo il comizio iniziale, la manifestazione – determinata ma colorata, ritmata e festosa – diverse migliaia di persone hanno sfilato dall’Esquilino ai Fori Imperiali, in pieno centro. Qui si sono alternati gli interventi delle numerose realtà di base che hanno aderito all’appuntamento: dalle comunità migranti ai sindacati di base come Usb, dalle organizzazioni politiche come Potere al popolo a movimenti come Fridays For Future, Non una di meno, fino ad associazioni attive sul tema delle migrazioni come Baobab o il Naga.

Radio Onda d’Urto ha seguito la manifestazione. Siham, inviata della redazione, ha realizzato diverse interviste all’interno del corteo e ha realizzato una corrispondenza in collegamento telefonico. Qui la trasmissione che contiene tutti i contributi audio. Ascolta o scarica.



 

mercoledì 26 aprile 2023

26 aprile - Nasce il podcast: FORMAZIONE MARXISTA PER OPERAI - fate girare

 

Lo trovi su Spotify a questo link:

https://open.spotify.com/show/0hbqn7pC04COEbvq4vMQtJ?si=Md4L4kC-TZiKGiwJF1I3qA&dd=1

oppure cercando su Spotify: FORMAZIONE MARXISTA PER OPERAI


Fai girare il messaggio e questo link a tutti quelli che 

possono essere interessati.

Clicca sul tasto [segui] su Spotify e sul tasto con il simbolo della campanella [🔔] se lo ascolti dal cellulare per non perdere le prossime puntate.

Buon ascolto!


"Oggi gli operai non hanno gli strumenti teorici per analizzare la societa' in cui vivono, la fabbrica in cui lavorano e questo impedisce loro di individuare obiettivi e forme organizzative per combattere i nemici di classe. L'arma fondamentale resta la ripresa aggiornata dello studio degli scritti di Marx. Questo podcast si prefigge con l'aiuto del professore G. A. Di Marco (gia' docente dell'Universita' Federico II di Napoli) di fornire attraverso una serie di lezioni una guida per questo studio. A cura di rossoperaio".


26 aprile - dal blog tarantocontro: TARANTO ANTIFASCISTA

Questa mattina corteo combattivo, partecipato, rappresentativo degli antifascisti, antimperialisti, anticapitalisti di Taranto, per la Resistenza, contro fascismo, razzismo, sessismo e guerra

Erano anni e anni che non si vedeva a Taranto, nel centro città un corteo il 25 aprile, accolto con sorpresa e sollievo da tante persone ai lati del percorso; un corteo con molti giovani, proletari, donne, antifascisti vecchi e nuovi, antirazzisti, che hanno gridato: Ora e sempre Resistenza! Meloni, La Russa giù le mani dalla Resistenza! E tanti altri slogan lungo tutto il percorso, accompagnati da canti e "Bella Ciao!" in tante lingue, insieme ad interventi di proletari comunisti, Fgc, Slai Cobas sc, Casa occupata Città Vekkia, comitato di quartiere, ecc. che dicevano chiaro quale battaglia da fare oggi contro il moderno fascismo, contro questo sistema barbaro del capitalismo che ci porta ad una nuova guerra, per la rivoluzione, per il potere in mano agli operai, per il socialismo, il comunismo. Questo è antifascismo!

Il corteo ha onorato i nostri partigiani morti nella lotta contro il fascismo/nazismo, fermandosi davanti al cippo del Comandante partigiano Pandiani di Taranto. Tutt'altra cosa dal gruppetto della sinistra istituzionale, tra cui assessori, consiglieri comunali, trovato li' per una mera "celebrazione", che è ipocrisia quando ogni giorno operano per alimentare questo sistema che mette gli interessi dei lavoratori, lavoratrici, giovani all'ultimo posto. Il corteo, è quindi passato per il "famoso" (e altre volte vietato) ponte girevole, dove per oltre mezz'ora vi è stato un blocco delle macchine, mentre si facevano interventi di denuncia generale, molto seguiti e spesso applauditi dalle persone che stanziavano vicino al ponte. Si è concluso a Città Vecchia, con vari altri interventi, dove anche quest'anno è stata posta una corona vicino ad una targa che ricorda la resistenza e la demolizione del quartiere dalla dittatura fascista. La migliore gioventù sconfisse il fascismo, hanno commentato i giovani compagni e compagne della Fgc, oggi una nuova generazione di comunisti rialza la bandiera della Resistenza e ridà forza alle stesse idee di pace e cambiamento che appartenevano ai partigiani. Anche a Taranto i giovani lavoratori e studenti rialzano la testa. Questo corteo, che ha sorpreso anche lo Slai Cobas sc che per primo ha lanciato la proposta, testimonia che anche nella nostra città c'è la volontà di riprendere e continuare una lotta contro questo governo fascista, questo Stato borghese; e che c'è la possibilità di un fronte unito delle varie anime dell'antifascismo, antimperialismo, anticapitalismo locale, di giovani studenti, con i proletari, le lavoratrici. Una buona giornata e un incoraggiante futuro.

foto video interventi su blog tarantocontro.blogspot.com

martedì 25 aprile 2023

25 aprile - 25 APRILE E SLAI COBAS SC

 

Oggi, lo Slai Cobas per il sindacato di classe è in piazza, dove è presente ha direttamente organizzato o partecipa a cortei, come nei giorni scorsi ha portato alle fabbriche, sui posti di lavoro il 25 aprile, la necessita per i proletari di una Nuova Resistenza contro il moderno fascismo.

Oggi come si vede non ci sono in piazza i sindacati confederali a lottare contro chi vuole attaccare la Resistenza, i nostri padri partigiani che sono morti combattendo contro il fascismo e il nazismo, e ora contro un governo che getta i germi velenosi di un moderno fascismo. Anzi, la Cgil di Landini ha steso tappeti alla Meloni al suo congresso.

Questa assenza testimonia che gli operai, tutti i lavoratori, lavoratrici non hanno un sindacato dalla loro parte, e tantomeno un partito che lotti contro un sistema capitalista che ci porta perfino agli orrori della guerra e del fascismo.

Per questo diciamo agli operai, a tutti i lavoratori, lavoratrici che lottano e hanno coscienza: ricostruiamo il sindacato di classe, combattivo contro padroni e governo, in cui contino solo gli interessi dei lavoratori e lavoratrici, un sindacato che lotti quotidianamente per difendere le condizioni di vita e di lavoro, in funzione della lotta più generale per mettere fine a questa societa' capitalista di sfruttamento, oppressione, attacco ai diritti, guerra, PER IL POTERE IN MANO AGLI OPERAI!

E oggi, celebrare la Resistenza, lottare contro il moderno fascismo significa questo impegno!

SLAI COBAS per il sindacato di classe


domenica 23 aprile 2023

23 aprile - info solidale: Il diritto di sciopero e chi l'organizza non si toccano! Massima solidarietà a Luca del Si.Cobas

 Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Campi Bisenzio: zona a diritto speciale?

La Questura di Firenze ha notificato il foglio di via al coordinatore provinciale del Si Cobas da Campi Bisenzio. La colpa? Organizzare scioperi dove spesso si chiede banalmente il rispetto del Contratto Nazionale o delle misure di sicurezza. Gli scioperi del Si Cobas, nella piana fiorentina e non solo, hanno spesso portato alla luce zone d'ombra, di sfruttamento estremo, incastrate tra centri commerciali, grande aziende metalmeccaniche e grossi centri di spedizione.

Significativo, però, e inquietante che questo foglio di via avvenga proprio da Campi Bisenzio. Dove la

solidarietà tra le lotte della nostra famiglia allargata del Si Cobas e la vertenza del Collettivo di Fabbrica, è sempre stata forte.

Proprio a Campi, dove oggi è in atto un sequestro di massa nella ex Gkn di diritti, come quello di ricevere busta paga, contributi, retribuzione, malattia, ecc. ecc.

E' quindi questa Campi Bisenzio? Una zona a statuto speciale dove l'unico crimine è pretendere diritti e la pericolosità sociale non è di chi affama centinaia di famiglie, ma di chi prova a organizzarle per avere diritti e salario?

Noi, come sempre, gli ultimi degli ultimi, assediati e affamati da mesi senza stipendio, ci metteremo faccia e corpo. La stessa cosa dovrebbe farla ogni singola organizzazione sindacale nazionale e territoriale. L'idea che quando toccano un altro sindacato, la cosa non mi riguarda, è vergognosa eticamente e perdente sindacalmente.

Ritirare immediatamente il foglio di via a Luca. Solidarietà agli scioperi in corso sul nostro territorio. Commissariare Qf, non gli scioperi.


giovedì 20 aprile 2023

20 aprile - da Taranto, ACCIAIERIE: SE SEPARATO E’ L’ACCORDO UNITI DEVONO ESSERE I LAVORATORI

 Volantino diffuso questa mattina alle portinerie di Acciaiarie


 SE SEPARATO E’ L’ACCORDO
UNITI DEVONO ESSERE I LAVORATORI, PER UNA LOTTA SERIA, FINO A RISULTATI CONCRETI PER LAVORO, SALARIO, SALUTE

Nonostante la questione molto negativa dell’accordo separato fatto a Roma tra Acciaierie d’Italia, governo e Fiom, Fim, Fismic e Ugl,vi è un elemento di chiarezza. Occorre rompere con le posizioni che fanno solo il gioco dell'azienda e del governo e che indeboliscono gli operai.

La firma Fiom è sbagliata e inaccettabile. Per giustificarla si arrampica sugli specchi di briciole.

Ma separato è l’accordo, uniti devono essere i lavoratori. Occorre accendere i fuochi. La Francia dimostra che è possibile, ma solo se si blocca tutto e si mette in crisi padroni e governo sui posti di lavoro, nelle piazze, usando la forza che serve.

L’accordo conferma tutta la cassintegrazione precedente di 2500 operai, per di più con l’annuncio di aumento di produzione, Ma a più produzione doveva corrispondere più operai e meno cassintegrati. Questo significa una sola cosa, che 2.500 operai non servono per ArcelorMittal e governo, sono i futuri esuberi! Ma significa anche che chi resta deve lavorare di più, essere sfruttato di più, con i gravi problemi della sicurezza. Quindi, nessuno può pensare di stare tranquillo.

Da una precedente bozza di accordo presentata da tutti i sindacati sono stati cassati proprio i pezzi che riguardavano la questione di non trasformare di fatto i cassintegrati in esuberi, cosa su cui lo Slai cobas da tempo mette in guardia. Quindi, vuol dire che chi ha firmato l'accordo, ha accettato che i lavoratori cassintegrati, tutti, non hanno futuro!

L’altra questione negativa è la mancata integrazione dell’indennita’ di cassintegrazione. I lavoratori Acciaierie e appalto sono in cig da una vita, con un salario sempre più basso. Ma anche su questo la Morselli ha risposto picche: ma quale integrazione? I soldi che abbiamo servono a pagare le fatture e ci permettono di continuare a produrre.

Al Tavolo di Roma,la Fiom e gli altri sindacati firmatari hanno ottenuto solo la miseria del pagamento integrale della 13ma ai lavoratori che hanno lavorato solo per alcuni periodi nell’anno; ma questa era una normale trattativa aziendale; non si va a Roma a fare un mega accordo per questo o per strappare una rotazione dei lavoratori in cig che è prevista dalla stessa normativa.

Invece nulla è stato ottenuto sul rientro dei cassintegrati rimasti dal 2018 in Ilva AS, e che nel 2023 dovevano entrare in Acciaierie. Nulla sul blocco della cig in Acciaieria; nulla sul rientro dei lavoratori dell’appalto sospesi, nulla su un incremento salariale reale, nulla sulla sicurezza.

Poi, con l’aumento delle produzione e lo scudo penale gli effetti sulla inquinamento cittadino e la salute in fabbrica peggioreranno.

Detto questo Usb e Uilm chiaramente non se la possono cavare solo con la mancata firma e con lamentele e (Usb) con l'ennesima richiesta di incontro ad Urso; o la Uilm puntando soprattutto sull'azione legale per la mancata attuazione dell'accordo del 6 settembre 2018 (che, come noi denunciammo subito, gia’ conteneva il rischio di esuberi).

Serve da maggio la LOTTA, seria, continua, per strappare dei risultati, una lotta che dia effettivi problemi a padroni e governo. Qui non sono gli operai che non vogliono lottare, perchè quando sono stati chiamati allo sciopero i lavoratori hanno risposto e con numeri significativi, sono i vertici sindacali che in concorrenza tra loro non chiamano alla lotta seria e soprattutto non danno seguito alle promesse di continuita' della mobilitazione. 

Ma serve chiarezza su che cosa si lotta: Integrazione per tutti i cassintegrati – rientro di tutti i cassintegrati ex ILVA in Acciaierie. A più produzione più operai in fabbrica e meno cassintegrati - Estensione di tutte le leggi possibili che permettano prepensionamenti dei lavoratori che lo vogliono – nell’appalto rientro di tutti i lavoratori messi fuori dalla lettera della Morselli e contratto unico metalmeccanico con clausola sociale.

26 maggio sciopero di tutta Acciaierie d’Italia e appalto

Rivolgetevi, organizzatevi, con lo Slai Cobas - che dove c’è, anche in alcune ditte dell’appalto, lotta e ottiene condizioni migliori.

Slai Cobas per il sindacato di classe

slaicobasta@gmail.com 3475301704 WA 3519575628 via Livio Andronico, 47 Taranto


20 aprile - L' (In)giustizia borghese: DOPO QUASI OTTO ANNI IL PADRONE È ASSOLTO

 

Paola Clemente è solo una delle tante braccianti morte per troppo lavoro nelle campagne. Oggi è il tribunale di Trani ad assolvere il padrone, “il fatto non sussiste”, ma sono in tanti che fanno finta di non vedere e giustificare le bestiali condizioni di lavoro nell’agricoltura.

da 

Operai Contro 

Il 13 luglio 2015 Paola Clemente, bracciante di 49 anni di San Giorgio Jonico (Ta), morì in un tendone di uva da tavola ad Andria, dove era addetta all’acinellatura per un salario di 27 euro al giorno. Uscita di casa alle due di notte e partita alle tre per iniziare a lavorare alle cinque e mezza di mattina, si era già sentita male in pullman e aveva chiesto di essere portata in ospedale, ma l’autista-caporale aveva proseguito perché bisognava arrivare ad Andria! Giunta al tendone, in una giornata straordinariamente calda sin dal primo mattino (alle sette c’erano già 31 °C), si era seduta sotto un albero, in attesa che il malore passasse. Ma si era sentita peggio, era rimasta sotto l’albero e là era morta, senza alcuna assistenza medica. A distanza di quasi otto anni il Tribunale di Trani ha assolto il padrone del tendone, che era stato accusato di omicidio colposo aggravato dalla violazione della normativa a tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro e per il quale la Procura aveva chiesto quattro anni di reclusione, “perché il fatto non sussiste”, disponendo la restituzione dei beni sequestrati.
Quella di Paola Clemente non è stata l’unica morte di braccianti costretti a faticare nei campi sotto il doppio tallone del caporale e del capitalista agrario e in condizioni climatiche e logistiche particolarmente dure. Prima e dopo di lei molti altri braccianti sono morti sul lavoro oppure andando o tornando dai campi. Solo alcuni casi, fra i più eclatanti e limitati alla Puglia, che hanno coinvolto in particolare donne, spesso molto giovani, e migranti africani, danno comunque pienamente idea della mattanza consumata sulla loro pelle.

mercoledì 19 aprile 2023

19 aprile - Formazione Marxista il link per venerdì 21 aprile

 La Formazione Marxista, conoscere per trasformare. 

Per i lavoratori e le lavoratrici,

per avere un punto di vista autonomo nello scontro di classe, 

che rovesci il capitalismo 

verso una nuova società senza sfruttamento

Formazione Marxista, terza lezione ore 17.30 venerdì 21 aprile, in presenza alla sede Slai Cobas di Dalmine, con il prof  Di Marco.

E' possibile seguire la lezione on line a questo link:

                  https://meet.google.com/bgy-eaae-tzs


19 aprile - info solidale: A voi che prendete il treno, iniziativa PER la sicurezza. Presidio a SMN Firenze, lato via Alamanni 2, dalle ore 10.30 alle ore 13.00, e diffusione del volantino che segue ...

 

Questa mattina siamo in presidio a SMN-Firenze nelle ore in cui una delegazione di ferrovieri e di familiari delle 32 Vittime del disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009 partecipa all’incontro con Ansfisa (Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, stradale e autostradale). Incontro immediatamente richiesto da noi dopo l’incidente avvenuto il 3 febbraio scorso sempre nella stazione di Viareggio. Un incontro per pretendere sicurezza, prevenzione e protezione, per ferrovieri, viaggiatori, pendolari e cittadini. A Viareggio persero la vita 32 persone che riposavano nella propria abitazione, pensando che fosse il posto più sicuro per la vita loro e dei propri cari.

In questi 14 anni di mobilitazione abbiamo rivendicato sicurezza, verità e giustizia, e fatto di tutto affinché la strage ferroviaria di Viareggio non fosse dimenticata e non rimanesse impunita. Siamo ancora in attesa che sia fissata la data della Cassazione-bis, 5° grado di giudizio!

Il 3 febbraio, a Viareggio, un treno merci di 14 cisterne cariche di Gpl si è bloccato in stazione a causa dell'apparato frenante dando origine a un principio di incendio, spento con l'intervento dei VV.F. Partito da Livorno, diretto a Torino. Stesso treno merci, stesso carico di Gpl, stesso numero di cisterne del maledetto treno che il 29 giugno 2009 deragliò, una cisterna si tranciò e il liquido fuoriuscito provocò fiamme ed esplosioni tra le abitazioni adiacenti la ferrovia.

Da mesi, insieme ai ferrovieri, denunciamo il pericolo di questi apparati frenanti che danno facilmente origine a incendi. In questi anni, in Europa e in Italia, sono stati decine gli eventi simili, come il 22 ottobre 2021 a Sarzana, a pochi km da Viareggio, che solo per buona sorte non hanno avuto conseguenze gravi. Come avvenne prima del 29 giugno 2009: I TRENI GRIDANO DI NUOVO ALLARME!

Le Agenzie europea e italiana per la sicurezza e le imprese ferroviarie, invece di sostituire gli apparati difettosi, implementare i controlli sulla linea e applicare sistemi tecnologici di rilevamento guasti, come richiedono i ferrovieri, hanno affidato tutto alla “percezione” soggettiva di ogni macchinista,addossandogli ogni responsabilità.

I macchinisti del trasporto merci, organizzati nel Coordinamento Macchinisti Cargo (CMC), da un anno sono mobilitati e danno voce ai lavoratori con 8 scioperi effettuati contro condizioni di lavoro insostenibili legate alla sicurezza del trasporto ferroviario!

E' con la lotta, come quella dei ferrovieri, che si difende la sicurezza di tutti noi.

19 aprile 2023

- Associazione familiari “Il Mondo che vorrei”

info@ilmondochevorreiviareggio.it

- Assemblea 29 giugno

assemblea29giugno@gmail.com

[Il prossimo 29 aprile mobilitazione a Viareggio.

Teniamoci, tenetevi liberi]


martedì 18 aprile 2023

19 aprile - INFO POMIGLIANO

 A Pomigliano, Stellantis vuole far fuori più di mille operai, cominciando con quelli una volta confinati a Nola, e sta creando le condizioni per liberarsene.

Il “trasferimento” degli ex confinati di Nola nello stabilimento centrale a Pomigliano, dopo 15 anni, può essere visto come una vittoria solo per lo Slai che sulle cause legali basa ormai tutta la sua attività come sindacato. In realtà, come già sottolineato dal nostro giornale, è l’ennesimo favore che la magistratura fa ai padroni dell’auto in Italia. I confinati di Nola devono essere smaltiti dall’azienda e per questo motivo vengono riportati a Pomigliano.
La cosa appare sempre più chiara. Dalle notizie che trapelano, si sa che la prima cosa che l’azienda propone agli operai che vengono da Nola, compresi gli RCL, è quella di accettare l’incentivo per andarsene volontariamente. Per quelli che non accettano sono due le conseguenze: o vengono impegnati in lavorazioni di linea, dove i ritmi sono insostenibili già per gli operai abituati da anni a quelle lavorazioni, o rimangono a casa in cassa integrazione.
L’obiettivo è quello di liberarsene. Se accettano le dimissioni volontarie meglio. Se non le accettano Stellantis li costringerà a farlo assegnando loro le lavorazioni peggiori e preparandosi a liquidarli individualmente con provvedimenti disciplinari, o, con la scusa della “incollocabilità”, tenendoli costantemente fuori con i quattro soldi degli ammortizzatori sociali fino a sfiancarli senza distribuire la cassa in modo equo tra tutti.
Su questo c’è una “sinergia” tra padroni e governo. Gli operai che non lavorano sono a carico della collettività con gli ammortizzatori sociali, quindi non rappresentano un costo per l’azienda, ma evidentemente questo costo “pubblico” comincia a stare stretto anche ai politici attualmente al governo. Se Stellantis li butta fuori fa un servizio anche ai politici.
Questa situazione non riguarda solo gli operai che vengono da Nola perché a Pomigliano, nonostante la Panda, “l’utilitaria più venduta in Italia” e la Tonale, il nuovo SUV Alfa, ci sono oltre mille operai in esubero.
Tavares ha dichiarato recentemente di aver risparmiato più di sette miliardi di costi nel gruppo. Questo è avvenuto tagliando sulla sicurezza e sui servizi, ma anche accorpando mansioni e aumentando i ritmi in modo da produrre di più con meno operai.
Difendere gli interessi degli operai significa prima di tutto finirla con la politica del taglio dei costi. Meno sicurezza, meno operai, più fatica per quelli che lavorano migliorano il portafoglio di azionisti e dirigenti, ma peggiorano drasticamente la condizione degli operai.
Nelle elezioni a Pomigliano dei delegati alla sicurezza, la Fiom è risultato essere il primo sindacato. Da essa gli operai che l’hanno votata si aspettano risposte su questi problemi, non richieste su piani industriali e coinvolgimento dei politici per il sostegno al settore auto. Già pretendere l’equa distribuzione delle ore di cassa fra tutti gli operai potrebbe essere un primo parziale segnale.
F. R. -da operai contro


18 aprile - APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ CON I MOVIMENTI DEI DISOCCUPATI 7 NOVEMBRE e CANTIERE 167 SCAMPIA

 

Scriviamo questo appello rivolgendoci alla società civile tutta, al mondo accademico, al mondo dell’informazione, ai giuristi e alle giuriste, agli artisti e alle artiste, agli e alle intellettuali

Ancora una volta i Movimenti di lotta “Disoccupati 7 Novembre” di Napoli e “Cantiere 167” Scampia – dall’estate scorsa, per decisione collettiva hanno unificato le proprie istanze – sono sotto attacco. Da quasi 10 anni questi movimenti si battono per la conquista di un lavoro stabile e sicuro o di un salario garantito, vivendo del protagonismo collettivo di padri e madri che il lavoro lo hanno perso, di famiglie che soffrono l’inflazione alle stelle o che patiscono la distruzione totale di ogni forma di welfare, di uomini e donne che lottano ogni giorno per mettere il piatto a tavola o che fanno i salti mortali per pagare affitti da rapina. Una lotta condotta da chi prova a emanciparsi dalla marginalità sociale ed anche dalle reti facili della criminalità presenti nei quartieri popolari e periferici della città di Napoli. Le stesse periferie – Traiano, Soccavo, Quartieri, Sanità, Bagnoli, Scampia, Montesanto – nelle quali i disoccupati e le disoccupate si impegnano quotidianamente per sviluppare forme di solidarietà e di socialità senza scopo di lucro, in territori abbandonati al degrado ed alla speculazione. Fin dalla sua nascita, questo movimento di disoccupati e disoccupate ha avuto il merito di denunciare come le molteplici emergenze che affliggono il territorio partenopeo – ambiente, rifiuti, messa in sicurezza delle aree a rischio idrogeologico e vulcanico, decoro urbano, tutela del patrimonio artistico, assistenza sociale e sanitaria, evasione scolastica – richiederebbero un vero e proprio piano straordinario di investimenti pubblici e di assunzioni finalizzate ad attività socialmente utili e necessarie e/o al ricambio degli organici attuali, in larga parte composto da lavoratori prossimi all’età pensionabile. Attraverso iniziative pubbliche o di approfondimento, è stato messo in luce come ciò venga impedito sia dalle politiche di tagli alla spesa pubblica, sia da una gestione delle risorse (vedi PNRR) orientata unicamente ad alimentare il circolo vizioso degli appalti e dei subappalti, cioè la fame di profitti dei privati e delle clientele connesse alle consorterie istituzionali che di volta in volta si alternano al potere. La storia del Movimento “Disoccupati 7 Novembre” e del “Cantiere 167 Scampia è la storia di una lotta condotta da sempre alla luce del sole e senza “scheletri nell’armadio”. Essa ha il merito di essere diventata un presidio di democrazia diretta per l’accesso al lavoro, uno spazio di crescita per molti disoccupati e molte disoccupate e per chi ha sempre vissuto combattendo contro la miseria, in una città che ha fatto del clientelismo, del mercimonio e del voto di scambio le uniche vie per ottenere un’occupazione stabile. Ogni incontro istituzionale, ogni momento di piazza, ogni proposta, è stato discusso/ragionato/comunicato collettivamente in assemblee, dibattiti, aggiornamenti, pubblici e interni al movimento. Nel corso di questi anni il Movimento dei/delle disoccupati/e ha incontrato numerose volte il vescovo di Napoli, Mimmo Battaglia, in sedi istituzionali Prefetti, Sindaci, delegati di ogni ente locale, ha partecipato ai tavoli organizzati con i ministri del Lavoro e ha interloquito perfino con la segreteria del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Deputati e senatori della Repubblica si sono espressi per sollecitare una soluzione alla vertenza dei disoccupati, oggi dichiarati/e come delinquenti da settori di quegli stessi organi dello stato. Neanche un mese fa, dopo numerosissimi tavoli ed incontri inter-istituzionali, i Movimenti dei disoccupati erano in attesa degli ultimi adempimenti per poter iniziare ad intravedere l’inizio di un percorso di formazione e di inserimento al lavoro in progetti di pubblica utilità nei settori della tutela dell’ambiente, del territorio, della città e del potenziamento dei servizi sociali. Un impegno puntualmente slittato per motivi mai chiariti.

lunedì 17 aprile 2023

17 aprile - Come procede la Formazione Marxista: verso la nuova lezione del 21 aprile... Incontro di studio con i lavoratori e lavoratrici a Palermo

Giovedì scorso presso la sede dello Slai Cobas per il sc di Palermo si è fatta una riunione di formazione con un gruppo di lavoratrici e lavoratori in vista della nuova lezione che terrà il Prof. marxista Di Marco, ex Preside della Facoltà di Filosofia Università Federico II di Napoli, rientrante nel ciclo di formazione operaia sul Capitale di Marx iniziato da circa due mesi e che ha già visto lo svolgimento di due lezioni, la prima dalla sede di Taranto e la seconda dalla sede di Palermo. La nuova lezione sarà tenuta dalla sede di Bergamo e precisamente il 21 aprile prossimo. Le lavoratrici e i lavoratori di Palermo che stanno seguendo la formazione con interesse hanno ritenuto opportuno rivedersi tra una lezione e l’altra per riprendere gli argomenti trattati, discuterli, per chiarire o capire meglio, per ragionarci sopra. Riportiamo stralci della riunione

Se non c'è la comprensione di come funziona il sistema sociale capitalista in cui viviamo non possiamo comprendere perché in questo sistema, come ci diceva il Prof. Di Marco, gli operai producono socialmente la ricchezza ma per la classe operaia e lavoratrice aumenta la miseria. 

Partire dall'analisi del sistema capitalistico, dunque, dall’analisi dell’economia politica che i nostri maestri Marx ed Engels hanno studiato fino in fondo. Essi a metà del 1800 hanno deciso di schierarsi dalla parte della classe operaia, del proletariato,  hanno visto la società, per semplificare, divisa tra ricchi e poveri e  hanno deciso di stare dalla parte di chi sta peggio, della classe sfruttata e oppressa perché vedono in questa classe non solo la classe sfruttata che deve comprendere le ragioni di questo sfruttamento da parte della classe dominante borghese, ma anche perché essa è l'unica classe che non avendo nulla da conservare in questo sistema ha un ruolo sociale determinante e determinato, quello di essere il becchino di questo sistema sociale capitalistico che non può essere cambiato dall’interno ma solo rovesciato.

Analizzare il sistema capitalistico è una scienza e come per tutte le scienze ci vuole lo studio ma questo studio presuppone/pone un metodo scientifico che Marx ci spiega e ci insegna, il metodo materialistico – dialettico.

Uno scienziato in laboratorio quando deve analizzare un oggetto, riprendendo quanto detto dal Prof. Di Marco, prima lo vede nella sua interezza, poi inizia a selezionarlo, spezzettarlo, dividerlo in diverse parti, addirittura rispetto al cibo lo si deve mangiare per capirne le caratteristiche, per descriverne il sapore ecc. per poi ritornare all’analisi di quell’oggetto nella sua interezza ma ad un livello superiore.

Lo scienziato sociale che analizza la società come ha fatto Marx non può usare i reagenti chimici o altri strumenti di laboratorio, ma ha bisogno di una grande capacità di astrazione.

Gli operai  producono la ricchezza socialmente  in questa società ma non riescono come essere umani ad appropriarsi di questa ricchezza che alla fine è come una potenza che gli si para davanti, che risulta estranea; dicevano certi operai della Fiat di Termini Imerese “la macchina la facciamo noi” con orgoglio, ma poi quella macchina non era “loro”, si sentivano estranei dinnanzi alla potenza della ricchezza prodotta socialmente dalla classe operaia nel suo insieme, e il senso è di restare svuotati, questo è un sistema che ti svuota socialmente in cui la produzione è sociale, della maggioranza degli operai, ma l’appropriazione è privata, della minoranza dei capitalisti…

E’ stato sempre cosi nella società? Hanno chiesto alcuni lavoratori

No, non è stato sempre così e la borghesia dominante che combattiamo e che ci inculca ogni giorno che i rapporti sociali tra le classi sono immutabili lo fa chiaramente perché ha tutto l’interesse di mantenere/conservare lo stato di cose esistenti.

domenica 16 aprile 2023

16 aprile - Formazione marxista, terza lezione, collegarsi e far girare

 

Marx ha dimostrato che il rapporto lavoro salariato e capitale, sfruttamento/profitti, operai/padroni non è eterno, non è una maledizione inevitabile, e che spetta proprio agli operai farsi i “becchini” del sistema capitalista ed essere il motore collettivo della nuova Storia, della società senza classi, il comunismo.

'La classe operaia possiede un elemento di successo: il numero; ma il numero non pesa sulla bilancia se non quando è unito in collettività ed è guidato dalla COSCENZA' Karl Marx

Ci stiamo preparando alla terza lezione di questo ciclo della Formazione Marxista, che in presenza nella sede dello Slai Cobas di Dalmine, in via Marconi 1, alle ore 17.30, lezione che sarà possibile seguire on line collegandosi al link che verrà pubblicato a breve.

Terza lezione: il denaro come rapporto sociale in forma di cosa

prima lezione: merce denaro capitale plusvalore salario

seconda lezione: il processo di produzione e riproduzione del capitale

«Riconoscere i prodotti come prodotti suoi e giudicare la separazione dalle condizioni della sua realizzazione come separazione indebita e forzata – è una coscienza enorme che è essa stessa un prodotto del modo di produzione basato sul capitale, e al tempo stesso il Knell to its doom [il rintocco funebre del suo giudizio finale], al pari della coscienza dello schiavo di non poter più essere proprietà di un terzo, la sua coscienza di essere una persona, la coscienza che la schiavitù ormai continua a vegetare soltanto come un’esistenza artificiosa e non può più continuare ad essere la base della produzione».

Dai Lineamenti Fondamentali della Critica dell’Economia Politica 1857/1858


16 aprile - dal proletaricomunistiblospot.com: Stellantis, meno operai più sfruttamento più profitti

 

Per la Stellantis record di profitti nel 2022! Le vendite erano diminuite ma compensate dai prezzi delle auto più alti. L’utile è salito del 26% a 16,8 miliardi di euro. I ricavi sono saliti a 179,6 miliardi di euro (+ 18%).

Giorni fa il suo Ad Carlos Tavares ha comunicato soddisfatto i risultati altisonanti. Anche quest’anno per gli azionisti è stato decisa una lauta cedola: un dividendo di ben 4,2 miliardi di euro, pari a 1,34 euro ad azione. Per gli Agnelli si tratta di – almeno – parecchie centinaia di milioni. Mentre 23,5 milioni è il compenso allo stesso Tavares, che sui risultati ha detto: «7,1 miliardi di sinergie nette», superando il target prefissato al momento della fusione; aggiungendo: Stellantis è resiliente e continua a sviluppare il business per la crescita. Di questi utili agli operai sono andate briciole, un premio medio di 1.879 euro a testa in due tranche, a febbraio e aprile, che non recupera affatto la riduzione dei salari avvenuta in questi ultimi anni. Ma dove è la fonte di questi profitti? Lo sfruttamento degli operai, con la "legge", sempre valida per il capitale: più carichi di lavoro, pluslavoro, meno operai. Sia a Mirafiori che alla stabilimento di Melfi questi mesi sono stati mesi di cassintegrazione, di taglio dei salari, di condizioni di lavoro insopportabili, con turni, orari cambiati all'ultimo momento, di spostamento di mansioni.

L'ultimo attacco è arrivato giorni fa a Melfi. Qui l'azienda si è rivolta direttamente a 70 lavoratrici e lavoratori comunicando loro che dovevano essere trasferiti a Pomigliano, prendere o lasciare, trasferirsi da un giorno all'altro, o essere licenziati. 

Per chi resta a Melfi, dove gia' 800 lavoratori sono andati via e altri dell'indotto hanno perso il lavoro a causa dell'internalizzazione delle attivita' delle ditte, c'è un aumento intollerabile dei carichi di lavoro, deu ritmi di lavoro, con le continue modifiche di orari, turni, riposi, sempre sotto il bastone, o la carota di incentivi, di essere licenziati.

Più chiaro di cosi'! Stellantis dimostra senza mascheramenti che i profitti del capitale avvengono sul pluslavoro fatto dagli operai, sul plusvalore prodotto: il capitale riduce la parte di lavoro necessario per la conservazione e la riproduzione della forza/lavoro e aumenta la parte di lavoro che gli operai fanno gratis. I profitti aumentano, i salari diminuiscono, il lavoro aumenta, gli operai diminuiscono.

Di fronte a questo non esiste altra strada che la lotta. Ma gli operai e le operaie non hanno un sindacato. I lavoratori a Mirafiori denunciano: “i delegati se ne stanno la seduti a non fare niente” di fronte a quello che succede in fabbrica. E il primo problema è questo.

Il lamento della Fiom che rivendica il voto dei lavoratori, è impotente, perchè anche quel voto non trova alcun seguito in una lotta reale stabilimento per stabilimento legata ai problemi esistenti in ogni stabilimento. 

Gli operai e le operaie devono prendere nelle loro mani il loro destino. Organizzarsi, unirsi nelle forme più opportune e possibili, per la lotta.


sabato 15 aprile 2023

16 aprile - Lavorare per uno sciopero generale per davvero a partire da 26 maggio - a proposito della proposta della USB

 

"Niente farse", si'.. ma neanche parole d'ordini sbagliate 

Una prima presa di posizione dello Slai Cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale

La parola d'ordine dello sciopero: "il governo Meloni se ne deve andare", è prematura e quindi sbagliata - nel nostro paese manca ancora, a differenza della Francia, un movimento di lotta generale unico in grado di supportare una parola d'ordine come la caduta del governo Meloni. 

Nello stesso tempo è inutile che nello sciopero venga fatto un riepilogo di tutto il male di tutti i precedenti governi che sono stati tutti al servizio dei padroni e antioperai e antipopolari - mettere tutto questo nello sciopero che si propone non serve a nulla e certo non è in grado di motivare ancor più lo sciopero, ma lo rende usuale a tanti altri che non hanno avuto successo e non hanno scalfito per nulla i governi dei padroni e la loro azione antioperaia e antipopolare - e da' allo sciopero un carattere da ultima spiaggia, invece che il necessario passaggio per riprovarci.

Circa le altre parole d'ordini. 

Quella di "abbassare le armi - alzare i salari"  è una facile forma di agitazione ma questo non vuol dire che sia giusta. Ridurre la lotta contro la guerra e gli aumenti delle spese militari alla loro ricaduta sul salario è assai limitato, perchè denuncia solo un aspetto - fermare la guerra è altra cosa - i salari sono attaccati da prima della guerra, e anche in questi recenti attacchi pesano tanti altri fattori che nella proposta USB non sono affrontati.  

La richiesta salariale è giusta ma è una pura illusione che essa possa essere raggiunta da questo sciopero generale e anche da uno sciopero generale vero, se essa non parte da fabbriche e posti di lavoro con lotte che si generalizzano ed estendono non si può ottenere nulla e la proposta Usb sostituisce la proclamazione dello sciopero generale alla lotta necessaria e prolungata per conseguirlo.

Detto questo, per noi è giusto unirsi per lo sciopero del 26 e farne terreno di lotta dentro e fuori le fabbriche e posti di lavoro, realtà proletarie e territori 


 La proposta USB

È tempo di lotte, non di farse: il 26 maggio sciopero generale, il governo Meloni se ne deve andare

Roma,


Milioni di lavoratori e lavoratrici da trent’anni a questa parte hanno assistito alla riduzione del proprio potere di acquisto di circa il 12 %, come segnala l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), organismo internazionale che collabora attivamente con CGIL CISL e Uil.

Milioni di lavoratori e lavoratrici subiscono il peggioramento costante delle condizioni di lavoro tra precarietà, flessibilità, aumento della produttività e dei ritmi di lavoro, part time obbligatorio, Jobs Act, licenziamenti indiscriminati, condizioni di sicurezza del lavoro sempre peggiori.

Milioni di lavoratori e lavoratrici hanno visto il loro salario fissato, da contratti nazionali firmati troppo benevolmente, al di sotto dei 7 euro lordi l’ora.

Milioni di lavoratori e lavoratrici hanno visto stracciare quei diritti sociali previsti dalla nostra carta costituzionale, il diritto alla salute, il diritto alla casa, il diritto all’istruzione pubblica, il diritto ad un trasporto pubblico ed efficiente.

Dinanzi a questa drammatica condizione sociale, mentre in Francia, in Portogallo, in Germania, in Inghilterra, in Grecia divampa la protesta ed è stata avviata una stagione di grandi mobilitazioni, con un trionfante comunicato congiunto le segreterie generali di Cgil Cisl e Uil hanno lanciato la sfida al governo Meloni: tre iniziative tra aprile e maggio, non a Roma contro il governo, ma iniziative interregionali a Bologna, a Milano a Napoli.

Giusto per non disturbare troppo il governo più a destra della storia della nostra Repubblica...

Nessuno sciopero, neanche un’ora, solo mobilitazioni farsa per rassicurare il governo e consentirgli di proseguire le sue politiche di attacco alle condizioni di lavoro.

USB, sindacato conflittuale, confederale, da sempre dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici in un significativo e partecipato convegno sul salario, e dopo aver riunito gli organismi dirigenti indica l'unica strada e risposta possibile: 

SCIOPERO GENERALE IL 26 MAGGIO

indicando una piattaforma riassumibile nello slogan

ABBASSARE LE ARMI, ALZARE I SALARI

SUBITO 300 EURO DI AUMENTO IN BUSTA PAGA PER TUTTI!

Dinanzi alle politiche neo liberiste portate avanti dall’Unione Europea e rappresentate in Italia prima dal governo Draghi e oggi in continuità dal governo Meloni, occorre subito sintonizzarsi con quella stagione di scioperi generali e manifestazioni di piazza che stanno attraversando gli altri paesi d’Europa.

Iniziative di facciata e mobilitazioni farsa non solo non servono ma sono dannose per chi da troppi anni attende risposte credibili al progressivo peggioramento delle proprie condizioni di vita.

Unione Sindacale di Base - Confederazione Nazionale

Roma 6 aprile 2023


venerdì 14 aprile 2023

15 aprile - La strage sul lavoro per i profitti dei padroni non trova una risposta adeguata dalle organizzazioni sindacali

 

 13 aprile - un giovedì nero

Sono ben tre le morti in itinere che abbiamo conteggiato in questo tragico gioverdì, quattro se si considera che una delle vittime ha perso la vita in un incidente stradale in cui la notte precedente era rimasto ucciso un altro lavoratore che viaggiava con lui: è infatti deceduto in ospedale un uomo di 33 anni, coinvolto in uno scontro con un Tir la notte tra il 12 e il 13 aprile mentre trasportava pesce verso Messina con un furgone, insieme a un altro lavoratore di 72 anni deceduto sul colpo.

Dinamica simile per il 26enne di origine albanese morto nello scontro tra il furgone che guidava e un camion sull’A21 altezza Parma. Alle 6 del mattino, invece, lo schianto tra un’autovettura ed un monopattino elettrico ha ucciso un trentunenne diretto al lavoro a Limido Comasco.

Al reparto grandi ustionati dell’ospedale di Padova è spirato un operaio di 57 anni, albanese, a causa delle ferite causate da uno scoppio. Il decesso è avvenuto il 5 aprile ma la notizia è stata data solo dopo una settimana, altro tragico effetto della riforma Cartabia, che causa da tempo l’oscuramento dei fatti di cronaca. 

È precipitato da oltre 50 metri l’operaio morto a Brienza in Basilicata, per il ribaltamento del camion su cui lavorava in una cava. Due sono i decessi accertati in agricoltura: in provincia di Pesaro Urbino un uomo di 78 anni è caduto da quattro metri procurandosi una ferita alla gamba che lo ha fatto morire per dissanguamento durante il taglio di un ramo, mentre un cinquantottenne si è ribaltato con il trattore ed è morto morto sulla provinciale Terlizzi-Molfetta.

 Drame Ibrahima, operaio di 25 anni caduto da un’impalcatura mercoledì 12 a Teramo:

due vivaisti morti per il cedimento di una piattaforma in un golf club nel Milanese

....i golfisti del club, che secondo alcune ricostruzioni avrebbero continuato a giocare mentre venivano recuperati i corpi dei due operai e si procedeva a soccorrere il giovane apprendista di 21 anni rimasto gravemente ferito.


giovedì 13 aprile 2023

13 aprile - Formazione operaia su "guerra imperialista e proletari": Su l'attitudine verso il pacifismo – Sul diritto delle nazioni all'autodecisione: l'inganno degli imperialisti, la posizione dei comunisti

Lo scritto di Lenin è una vera guida per l’azione, vale per tutte le guerre imperialiste e reazionarie ed è applicabile alla situazione in corso oggi. In questo si comprende bene il senso della Formazione Operaia che stiamo facendo, che significa “armare” gli operai di una linea e di una prassi autenticamente classista e internazionalista, per farne non generici partecipanti alla lotta contro la guerra ma avanguardia e guida di tutte le masse popolari e di tutto il movimento generale che vuole la pace e non la guerra.

In questo è importante l’attitudine verso il pacifismo e il movimento per la pace.

Dice Lenin: “Lo stato d’animo delle masse a favore della pace esprime spesso un principio di protesta, di indignazione e di coscienza del carattere reazionario della guerra. Sfruttare questo stato d’animo è dovere di tutti i socialdemocratici (comunisti – ndr)”.

Guardando alla guerra in corso si può dire che è appunto il sentimento di pace che accomuna le masse, sia coloro che comprendono il carattere interimperialista della guerra, sia quelle fasce meno consapevoli che guardano all’invasione imperialista di stampo zarista russa.

Lenin dice che i comunisti “prenderanno vivissima parte a tutti i movimenti e a tutte le dimostrazioni su questo terreno”. Quel che ci indica Lenin distingue i comunisti autentici dai pseudo comunisti, ad esempio dalle tendenze trosko bordighiste, economiciste che o disprezzano i sentimenti di protesta e di

indignazione delle larghe masse, sostenendo che i comunisti si dovrebbero astenere dal partecipare, o riducono la lotta contro la guerra alle rivendicazioni economiche che sono una naturale conseguenza della partecipazione alla guerra degli imperialisti, dei padroni e dei governi al loro servizio che naturalmente scaricano sulle masse i costi della guerra.

Lenin aggiunge: “Ma non inganneranno il popolo ammettendo che senza movimento rivoluzionario sia possibile la pace senza annessioni, senza oppressioni di nazioni, senza rapina, senza germi di nuove guerre tra i governi attuali, tra le classi attualmente dominanti”.

E, quindi, spiega cosa significa il doppio aspetto della partecipazione dei comunisti alla lotta contro la guerra: “sfruttare lo stato d’animo delle masse, indicare l’unica prospettiva di questa lotta e della stessa parola d’ordine della pace”. Astenersi da questo secondo aspetto avrebbe una naturale conseguenza descritta da Lenin in questi termini: “Si favorirebbe la diplomazia segreta dei governi belligeranti e i loro piani controrivoluzionari”.

I comunisti nella lotta per la pace, definita da Lenin “pace democratica e duratura”, lavorano perché avanzi la convinzione, il movimento e l’organizzazione per arrivare all’unica soluzione per i proletari e le masse di chi vuole la pace “la guerra civile contro i governi e contro la borghesia”.

Proseguendo. Ogni guerra imperialista contiene in sé non solo lo scontro tra potenze imperialiste belligeranti ma anche in una certa misura l’esistenza e il coinvolgimento di alcuni paesi per i quali, si sostiene, che la guerra è inevitabile perchè è messo in discussione “il diritto delle nazioni all’auto decisione”.

Lenin non ha dubbi su come questo sia, nel contesto di una guerra imperialista, innanzitutto un inganno. Scrive, infatti: “Il più frequente inganno fatto al popolo dalla borghesia nell’attuale guerra consiste nel mascherare i propri scopi di rapina con un’ideologia di ‘liberazione nazionale’. Gli inglesi promettono la libertà al Belgio, i tedeschi alla Polonia, ecc…. in realtà, come abbiamo visto, questa è una guerra tra gli oppressori della maggiorparte delle nazioni del mondo per rafforzare ed estendere questa oppressione”.

La citazione di Lenin calza benissimo con la questione Ucraina nell’attuale guerra. La “liberazione nazionale” è la parola d’ordine dell’imperialismo Usa, della Nato, delle potenze occidentali e del governo ad essi asservito di Zelensky in Ucraina. Così come la liberazione della Crimea, delle Regioni del Donbass sono agitate dall’imperialismo russo invasore, sostenitore anch’esso di una “Ucraina liberata”, che sarebbe in realtà ad esso asservita.

Lenin sottolinea come i socialisti, nel caso nostro i comunisti, debbano lottare contro ogni oppressione nazionale. Su questo non vi può essere alcun dubbio. Bisogna rigorosamente combattere sia coloro che vedono questo obiettivo legato alla vittoria dell’Ucraina di Zelensky, che sarebbe appunto un inganno per il popolo ucraino, sia quei gruppi che si definiscono comunisti che nascondono la natura imperialista della Russia e il carattere della sua invasione, questione che riguarda anche l’annessione della Crimea e delle regioni del Donbass.

Per questo – scrive Lenin - i partiti socialdemocratici (oggi comunisti – ndr) dei paesi oppressori, in modo particolare delle cosiddette “grandi potenze” riconoscono e difendono il diritto di autodecisione delle nazioni. Chi non lo fa è un socialsciovinista”.

Naturalmente Lenin nell’affermare questa posizioni, non è sostenitore delle piccole nazioni o delle piccole patrie ma, come scrive “per la formazione più libera, più audace, perciò più larga e più diffusa di grandissimi Stati e di unione tra gli Stati, più vantaggiosi per le masse e meglio rispondenti allo sviluppo economico”.

L’altra grande bandiera sostenuta da Lenin è “lottare incondizionatamente per la completa unità tra gli operai delle nazioni oppresse e di quelle che opprimono”. Qui “audace” è la linea di Lenin che applicata anche quando vi sono palesi violazioni del diritto delle nazioni all’auto decisione, come è il caso dell’invasione russa, è ben lungi dall’essere fautore di una generica lotta di liberazione nazionale, che in questo contesto altro non sarebbe che un asservimento ancora più completo dell’Ucraina all’imperialismo Usa/Nato/Ue, ma appunto dell’unità degli operai ucraini e russi, che avrebbero anche l’ultima parola non solo per la fine della guerra ma anche per l’esito di essa in materia di unità delle nazioni.

E’ chiaro che questa linea è opposta al governo reazionario capitalista di Zelensky e potremmo dire doppiamente opposta all’interesse e all’azione della Russia di Putin.

La lotta per la rivoluzione socialista è impossibile senza il riconoscimento del diritto delle nazioni all’autodecisione. Su questo Lenin è secco e chiaro, e quindi viene riaffermata l’incompatibilità di ogni altra posizione “”non può essere libero un popolo che opprime altri popoli (Marx ed Engels), non può essere socialista un proletario che si dimostri conciliante con la minima violenza della sua nazione su altre nazioni (Lenin)”.