domenica 31 luglio 2022

31 luglio - INTERNAZIONALISMO PER I MARTIRI DELLA RIVOLUZIONE INDIANA, a cura dello Slai Cobas per il sindacato di classe

 

sosteniamo l'appello in circolazione in Italia

Cari compagni sono disponibili i testi in italiano della celebrazione dei martiri della rivoluzione indiana che si realizza dal 28 luglio al 3 agosto in India e a livello internazionale.

Essa ricorda anche il 50esimo anniversario dell'uccisione di Charu Mazumdar leader della rivoluzione indiana della storica rivolta di Naxalbari e riferimento di essa fino ai giorni nostri, insieme all'altro grande riferimento del movimento comunista rivoluzionario e della via della guerra di popolo in India, Chatterjee. 

La celebrazione è un atto di guerra e di azione a tutti i livelli del proletariato e delle masse popolari in armi in India in lotta contro l'imperialismo e il regime fascista indutva di Modi.

Naturalmente a questa grande e articolata iniziativa è legata la campagna internazionale in corso da tempo per la liberazione dei prigionieri politici nelle carceri indiane.

In Italia agisce una sezione del Comitato di solidarietà e sostegno internazionale. che organizza una iniziativa all'ambasciata indiana a Roma nella settimana 13-19 settembre

Sono disponibili naturalmente molti materiali anche in italiano, mostra per le prigioniere politiche, video, canti, ecc

Vi chiediamo di fare messaggi di appoggio e sostegno, di far circolare, diffondere in tutte le forme materiali informativi - siamo disponibili a sussidiare anche con la presenza diretta ogni iniziativa che si voglia organizzare di informazione e sostegno.

info csgpindia@gmail .com

slaicobasta@gmail.com


31 luglio - info: Stellantis: grande adesione allo sciopero di ieri

 

I lavoratori protestano per le precarie condizioni igieniche e di sicurezza dello stabilimento

Grande adesione allo sciopero indetto per ieri, 29 luglio, dalla rappresentanza sindacale FIOM-CGIL e sostenuta dalla FIOM-CGIL Territoriale nello stabilimento Stellantis di Verrone dopo quello già andato in scena venerdì scorso per protestare contro il degrado in termini di pulizia e sicurezza.

Durante l’assemblea di giovedì i lavoratori hanno lamentato le precarie condizioni dei servizi igienici, per i quali la direzione aziendale ha ridotto gli interventi del servizio di pulizie, sversamenti d’olio dalle macchine di produzione, che aumentano i rischi di scivolamento degli operatori a causa dei ritardi sulla manutenzione degli impianti. Inoltre, per lunedì al rientro al lavoro le maestranze hanno nuovamente trovato gli aeratori spenti nonostante le temperature superassero il limite di guardia e così pure nei giorni successivi.

La situazione preoccupa i lavoratori per il futuro di continuità dello stabilimento e dopo il lungo periodo di cassa integrazione, anche se a singhiozzo, fatica a tornare agli standard di un passato di quella che rappresentava la perla del nostro territorio. Un luogo di lavoro per anni molto ambito, ma ora sono molti i lavoratori che lo stanno abbandonando, per lo più giovani, anche senza gli incentivi proposti dall’azienda, in cerca di prospettive, magari meno prestigiose ma con maggiori opportunità.

Per tali motivi i lavoratori hanno rinnovato la volontà di proseguire nella lotta, scioperando e quindi rinunciando al salario, al fine di porre in evidenza la preoccupazione che non può essere solo delle maestranze, ma anche del sistema territoriale che non potrà reggere all’ipotesi di svuotamento dell’insediamento manifatturiero più importante del biellese.

Le maestranze e la FIOM chiedono chiarezza e trasparenza sui piani aziendali sul futuro dello stabilimento, ma servono impegni concreti per un piano di rilancio che restituisca lavoro e dignità al popolo metalmeccanico e alle sue famiglie. Le rappresentanze sindacali tutte e i lavoratori sono in ascolto per poter essere coinvolti attivamente all’ipotesi di riconversione che faccia tornare a brillare quella che veniva considerata la perla di Verrone, capace di vincere ripetutamente, negli anni passati, i premi di efficienza.

Ora si attende un segno dalla direzione aziendale per un tavolo di confronto, magari allargato al sistema territoriale biellese, che esprima la voglia di ricucire la frattura e proseguire nel migliorare insieme quello che è da decenni l’orgoglio del saper fare biellese.


sabato 30 luglio 2022

30 luglio - VERSO ASSEMBLEA PROLETARIA ANTICAPITALISTA ROME 17 SETTEMBRE: SULLA MANCANZA DI SICUREZZAA NEI LUOGHI DI LAVORO.

 

di Vito Totire (*)

Sul grave evento (**) verificatosi alla Piaggio di Pontedera

Sostegno pieno allo sciopero operaio

Partiamo da quello che sappiamo:

– un evento verificatosi alle ore 7 del mattino

– colpita una operaia quarantenne con contratto a termine.

Evento non vissuto come imprevedibile (“fulmine a ciel sereno”) ma verificatosi in un clima di sovraccarico lavorativo con distress e preceduto da “discussioni” tra operai e dirigenza proprio su tema della sicurezza (gli operai hanno indirizzato una chiara contestazione sul “tema” ).
Altri eventi che presentano qualche analogia si sono recentemente verificati in Toscana: per esempio ad Altopascio presso la Bama group il 5 luglio (alle 6 del mattino!); d’altra parte i dati generali INAIL (ancorché sempre sottostimati come ci ricorda Carlo Soricelli con il suo Osservatorio indipendente) mostrano un incremento oggi di lesioni ai danni dei lavoratori – inclusi eventi mortali – rispetto a precedenti e all’analogo periodo del 2021.
Che fare? Auguri di guarigione e ripristino integrale della salute psicofisica della salute alla operaia colpita dall’evento; se, come possiamo dedurre dalle cronache, la prognosi comporterà una condizione di malattia superiore a 40 giorni la magistratura dovrà avviare una indagine per “lesione colposa”.
Sacrosanto lo sciopero indetto dagli operai che ci auguriamo abbia una adesione massiccia; vogliamo ribadire una proposta: che, a indagine conclusa, nel caso di evidenza di omissione di misure di prevenzione, lo sciopero non comporti detrazioni dalla busta paga; i lavoratori non possono pagare con la decurtazione del reddito le loro lotte per la sicurezza.
Che l’evento sia occasione per una revisione critica del DVR (documento di valutazione del rischio) al fine di: verificare le misure di prevenzione e di sicurezza incluse le condizioni di distress lavorativo; chiarire se esiste un nesso (in termini di carenza di “formazione”) fra l’evento e lo stato di precarietà (lavoro a termine); chiarire se c’è un collegamento, nell’ambito della valutazione realistica del distress fra l’evento – o futuri possibili eventi – e il rispetto dei ritmi fisiologici e circadiani di lavoratrici/lavoratori; le “promesse” derivanti dall’uso della sensoristica, dalla analisi dei near miss (quasi incidenti), dall’uso della robotica eccetera mostrano come questi nuovi strumenti, quando esistono, sono finalizzati più – o solo- all’aumento della produttività che alle garanzie di effettiva speranza di salute dei lavoratori ; SI TORNI, PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO ALLE ASSEMBLEE OPERAIE DI GRUPPO OMOGENEO.
Se vi saranno condizioni ed opportunità : costituiamoci parte civile nell’eventuale procedimento per lesione colposa (se , come è verosimile, dovesse “partire”).
(*) Vito Totire, medico del lavoro, è coordinatore pro-tempore della «RETE NAZIONALE LAVORO SICURO» che terrà il suo convegno a Firenze il 23 settembre.
(**) Nell’assemblea di fondazione della «Rete lavoro sicuro», il 26 maggio, abbiamo proposto di evitare il termine “infortunio” che letteralmente indica – fin dai tempi di Cecco Angiolieri – “mancanza di fortuna”; è una parola che rischia di mistificare la natura di eventi non attribuibili alla fortuna ma invece all’omissione delle misure di prevenzione e sicurezza.

30 luglio - REPRESSIONE: ASSEMBLEA PROLETARIA ANTICAPITALISTA 17 SETTEMBRE ROMA

 

Comitato Lavoratori delle Campagne

Solidarietà totale a chi alza la testa e ribalta il tavolo pieno di merda al quale ci vogliono far mangiare! Solidarietà totale a chi, attraverso le lotte, costruisce ogni giorno un altro modo distare nel mondo....

In ordine temporale c'è il duro attacco che ha colpito il Si Cobas e l'USB e che vede come principale capo di imputazione quello di associazione a delinquere. Organizzazioni che da anni, soprattutto i primi, hanno saputo non solo colpire ed in parte eliminare il sistema di corruzione e sfruttamento che caratterizza anche il settore della logistica in Italia; ma che in questo lungo periodo intorno alle lotte hanno anche fatto nascere relazioni che sono andate oltre i magazzini e hanno riempito le strade delle città. Ricordiamo che la quasi totalità dei facchini e dei drivers proviene da differenti parti del mondo e la partecipazione a questi percorsi di lotta (forse in parte inconsapevolmente) ha avviato delle vere e proprie pratiche antirazziste nella vita quotidiana. È quindi ovvio che un percorso come quello che è stato praticato in centinaia di magazzini attraverso tutto il paese vada fermato, perché non solo costituisce un attacco al capitale, ma anche alla società nel suo insieme, che ci vuole individualisti e razzisti. Così come andavano fermat le/i compagne/i imputate/i nel processo Scripta Manent e il compagno Juan - solo per citare gli episodi più recenti - destinatari di pene incredibili, tanto quanto tutto l'impianto accusatorio messo in piedi da giudici e pm che le e li condannano tra tutto anche per strage politica, pena che prevede l’ergastolo. Colpendo loro, oltre ai singoli individui, si sono voluti attaccare vissuti, pratiche quotidiane, idee e tensioni verso un'altra visione di società. Senza dimenticare i tentativi di applicazione dell'associazione con finalità di terrorismo e l’utilizzo del regime di 41 bis in cui è stato costretto Alfredo, vera e propria tortura in un paese che riconosce il reato di tortura. Sempre limitandosi ad osservare gli ultimi anni, constatiamo che al sistema democratico in cui ci viviamo non piacciono neanche gli studenti che in massa scendono nelle strade di tutta Italia perché non vogliono morire schiacciati da un muletto o in un incidente automobilistico tornando da lavoro, come è accaduto a due loro coetanei, Lorenzo e Giuseppe, morti nel giro di pochi mesi l'uno dall'altro per colpa dell'alternanza scuola-lavoro. Anche in quel caso quelle belle e forti proteste sono state punite con alcuni studenti a Torino rinchiusi in carcere, agli arresti domiciliari e con obblighi di firma giornalieri. Perché non si può mica pensare di mettere in dubbio un modello scolastico, formativo e culturale che ti dice chiaramente che siccome per tutta la vita dovrai vivere lavorando con paghe misere, è bene che impari a fare qualcosa sin da subito, è bene che ti abitui allo sfruttamento sin dall'adolescenza!… A Torino – nota fabbrica di repressione – l’accusa di associazione a delinquere ha colpito 11 compagne e compagni del CSOA Askatasuna. A Napoli lo stesso teorema è stato rivolto contro il Movimento di Lotta Disoccupati 7 Novembre, che da anni porta avanti una battaglia per un lavoro stabile e regolare, costruendo al contempo percorsi e intessendo relazioni nei quartieri. Se poi ad alzare la testa e a bloccare il movimento dei soldi sono le/gli immigrate/i, allora la musica cambia di nuovo. In questo caso l'apparato repressivo ha qualche strumento in più; il pensare di poter agire impunemente, perché tanto queste persone qui non hanno legami e affetti e quindi nessun chiederà di loro, che sempre più spesso si tramuta in licenza d'uccidere. I 16 morti durante le rivolte del 2020 nelle carceri di tutta Italia, la cui maggior parte provenivano da altri paesi, è tra i momenti più crudeli rivelatori di questo modo di agire; trovare supporto nella "società civile" - dai centri d'accoglienza, passando per alcuni pezzi grossi del Terzo settore - il cui approccio di base nei confronti delle persone immigrate è quello di "educare" con l'intento di "calmare". Per questo, uno dei peggiori incubi delle controparti è quando le lotte e le rivendicazioni di chi non è italiano trovano forza nella solidarietà e la partecipazione anche di chi italiani lo è. Proprio per questa vicinanza, come gruppo di compagni negli ultimi anni ci siamo visti arrivare addosso un po' di tutto: una quantità spropositata di fogli di via, decine di processi in corso e tentativi - in parte falliti- di addossarci il reato di associazione a delinquere, di istigazione, fino a fantomatiche relazioni con la mafia nigeriana. Mentre contro le/gli immigrati che si ribellano la vendetta è costante: processi con accuse di devastazione e saccheggio di luoghi dove non c'è niente, (anche per quello protestavano); controlli continui dentro ai ghetti; trattenimento del permesso di soggiorno di persone individuate (spesso totalmente a caso) in manifestazioni con centinaia di partecipanti. Parliamo delle lunghe mobilitazioni nelle campagne, dal Piemonte, alla Puglia, dalla Basilicata alla Calabria; così come alle lotte contro i centri per il rimpatrio (CPR) e tutte le frontiere del paese, da Ventimiglia al Brennero, passando per tutti i centri d'accoglienza e i campi più ingenerale dove sono costretti le/gli immigrati in Italia, in Europa, nel mondo.

30 luglio - Filippo, morto dissanguato a 18 anni in un cantiere forestale: era stato adeguatamente formato? A scuole chiuse si continua a morire di alternanza. Serve una Rete Nazionale, ne parliamo il 17 settembre a Roma

 

Sassari, 29/07/2022 15:58

Filippo Bua era un ragazzo di 18 anni compiuti da poco. Ieri intorno alle 10 il ragazzo di Alà dei Sardi, in provincia di Sassari, è morto in un cantiere forestale a Santu Lussurgiu dove tagliava il sughero dagli alberi. L’accetta che stava usando gli è sfuggita dal controllo e lo ha colpito alla gola, causando la violenta emorragia che lo ha ucciso in pochi minuti.

Filippo era uno studente che durante la chiusura estiva della scuola, se poteva, lavorava nel settore edile o al taglio nelle sugherete con occupazioni precarie e stagionali. Il nostro pensiero va immediatamente ai familiari della vittima. Tutti i cittadini di Alà dei Sardi si uniranno sinceramente alla famiglia di Filippo, il sindaco indirà il lutto cittadino. Ma poi tutto continuerà come prima.

Del resto, in Italia esiste una economia funzionale solo al raggiungimento del profitto fine a se stesso e nessuno ai piani alti muoverà un dito per cambiare le cose. Si mettono al primo posto i profitti e la competitività, ritenendo gli investimenti per migliorare salute e la sicurezza “costi” che devono essere tagliati.

Filippo era stato adeguatamente informato e formato sulla sicurezza prima di essere inserito nella squadra di lavoro? Il datore di lavoro ha predisposto tutte le misure previste dalle norme sulla sicurezza?

Di lavoro si muore troppo spesso e non solo quando ne parla la stampa o la televisione. Le vittime quest’anno in tutto il Paese sono arrivate a 646 (dei quali: sul lavoro 454; in itinere 188; Covid 4) e in Sardegna sono già 18, una cifra enorme se rapportata percentualmente ai lavoratori occupati. Giovedì insieme a Filippo sono morti altri tre lavoratori, tutti nel settore agricolo: due schiacciati da trattori, uno in una serra dove la temperatura era di 40°.

Di fronte a questa strage noi di USB e Rete Iside, insieme alle deputate di Manifesta, abbiamo elaborato una proposta di legge che prevede l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro. Con la sua approvazione si predisporrebbe uno strumento di deterrenza nei confronti di coloro che non applicano misure per tutelare di salute e sicurezza dei lavoratori. Con oltre 600 morti solo nei primi mesi del 2022 approvare questa legge ci appare sempre più urgente e necessario.

Non serve piangere sulle morti, se non si conduce quotidianamente la battaglia contro lo sfruttamento e l'impoverimento dei lavoratori, contro modi e i tempi di lavoro antiumani

È per questo motivo che USB ha lanciato la campagna per l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro, proprio come è stato fatto per contrastare i morti sulle strade con il reato di omicidio stradale. E serve garantire la totale impunità e salvaguardia dal licenziamento per i lavoratori e le lavoratrici che denunciano le irregolarità aziendali in tema di sicurezza. E sappiamo tutti che maggiore precarietà, come la condizione di Filippo, significa anche minore sicurezze perché significa maggiore difficoltà da parte dei lavoratori a rivendicare i propri diritti.

Le chiamano “morti bianche”, parlano di errore umano o fatalità, ma fatalità non sono, altro non è che “omicidio sul lavoro”. È urgentissimo fermare la strage e introdurre il reato di omicidio sul lavoro.

Unione Sindacale di Base – Federazione Sardegna

30 luglio - CONTRO LA REPRESSIONE DELLE LOTTE dal Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

 

APPELLO: ciò che è in discussione con gli arresti a Piacenza ai danni Si Cobas e Usb è l'idea stessa di lotta sindacale.

Se sfondano lì, sfondano dappertutto. Fermarli lì, per non essere le prossime e i prossimi.

La neutralità, o anche solo il silenzio, da parte di qualsiasi organizzazione sindacale è un atteggiamento irresponsabile verso le proprie iscritte e iscritti.

Quanto accade a Piacenza oggi non è nuovo. Ma ogni volta il livello peggiora. E peggiorerà, se non lo fermiamo.

In questo caso specifico, l'impianto accusatorio entra nelle dinamiche sociali, politiche, sindacali della lotta, puntando a stabilirne le modalità per via penale.

Siamo al picchetto, allo sciopero, alle rivendicazioni contrattuali migliorative come “azione estorsiva”. Siamo ai soldi versati in cassa di resistenza come "appropriazione indebita", all'organizzazione della lotta come “associazione a delinquere”, i tesserati e gli scioperanti definiti “adepti”.

L'impianto accusatorio non regge probabilmente nemmeno di fronte all'attuale ordinamento giuridico. Ma che regga o no, il principale scopo è già ottenuto: intanto il faldone con intercettazioni volutamente equivoche gira, diffondendo confusione.

Non ci nascondiamo dietro a un dito. Questura e procura hanno deciso in questo caso di usare come leva per il loro teorema forme di accesa concorrenzialità tra realtà sindacali diverse. Ma qualsiasi sia il giudizio, sindacale, politico e sociale, che possiamo avere di questo livello di concorrenzialità, tale dibattito non appartiene alle forze dell'ordine e mai e poi mai può diventare oggetto di provvedimenti di ordine pubblico.

Tutto questo ci dice solo una cosa: abbiamo perso il diritto alla frantumazione. Stare in testuggine, coltivare le nostre differenze all'interno di un unico campo convergente e solidale, non è una possibilità. E' la sola possibilità.

Invitiamo tutte e tutti, e soprattutto chi ha ruoli sindacali a qualsiasi livello, a firmare l'appello promosso in solidarietà agli arrestati e/o a scrivere direttamente nei commenti di questo post la propria adesione alla solidarietà. Il 3 agosto saremo a Bologna per il riesame.

Un abbraccio li seppellirà.

#insorgiamo


giovedì 28 luglio 2022

29 luglio - Da Palermo a Piacenza! Massima solidarietà dalle lavoratrici ai compagni...

29 luglio - RELAZIONE INAIL 2021: LA RIPARTENZA DOPO LA PANDEMIA È PAGATA CON LE VITE DEI LAVORATORI

 

Lunedì 25 luglio l’Inail ha presentato la relazione annuale 2021, il rapporto che analizza infortuni, malattie e morti sul lavoro accertati dall’Istituto l’anno scorso. Salta immediatamente all’occhio è la diminuzione delle denunce: si parla infatti di un 1,4% in meno dovuto alla minore incidenza della pandemia da Covid 19 sul mondo del lavoro, passati dai 150mila del 2020 ai 50mila del 2021.

Le morti sul lavoro, che la relazione definisce con una scelta quantomeno infelice “tradizionali”, sono invece in terribile aumento. Le denunce per infortuni, infatti, si sono alzate del 20%. I numeri diffusi dall’Inail sono sconfortanti: si parla di 349.643 infortuni denunciati all’Istituto, il 17,5% di questi fuori dall’azienda cioè in occasione di lavoro con mezzo di trasporto o in itinere. Le denunce di infortunio con esito mortale sono state 1361, più di tre al giorno!

Il decremento del 19% rispetto agli oltre 1600 del 2020, è però da imputare totalmente alla diminuzione dei morti Covid: erano stati ben 600 nel 2020, sono stati200 l’anno scorso. Le morti sul lavoro, se non si considerano i casi Covid, aumentano infatti del 10%.

La prima considerazione è che la cosiddetta ripartenza, dopo il periodo più duro della pandemia, è stata fatta pagare interamente ai lavoratori, con le loro vite e la loro salute. Il settore edile è stato incentivato a dismisura con il cosiddetto superbonus 110%, provocando l’esplosione dei cantieri ed il fiorire di appalti e subappalti, con i lavori da terminare sempre più in fretta per cominciarne altri.

Le fabbriche hanno ricominciato a lavorare a pieno regime, mentre il settore della movimentazione delle merci non si è mai fermato: i magazzini della logistica, i porti e gli scali commerciali sono ormai luoghi dove la morte dei lavoratori è tragicamente vista come un costo accettabile.

Quanto riportato dalla relazione Inail, quindi, conferma ciò che come Unione Sindacale di Base e Rete Iside Onlus sosteniamo ormai da tempo: salute e sicurezza sul lavoro sono viste dalla parte datoriale come un costo, da ridurre in favore dei profitti.

Siamo convinti che tramite l’introduzione di un dispositivo di deterrenza reale si possa porre un freno a questa strage: per questo, insieme alle parlamentari del gruppo ManifestA, abbiamo presentato alla Camera una proposta di legge per l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro. Tagliare sulle misure che potrebbero salvare la vita a lavoratrici e lavoratori, o perfino manomettere macchinari pericolosi per diminuire i tempi di lavorazione come successo troppe volte negli ultimi anni, non può più essere vista come una pratica ammissibile.

Di fronte alla strage di lavoratori sono in molti a stracciarsi le vesti, definendola inaccettabile, ma si continua a proporre azioni premiali per le aziende che rispettano le regole o in alternativa la semplice esclusione dagli appalti pubblici per chi non lo fa. Noi di USB e Rete Iside, forti di un rapporto di collaborazione solido e proficuo sul tema sicurezza, abbiamo deciso di proporre qualcosa di concreto: introdurre il reato di omicidio sul lavoro è una necessità che non si può rimandare oltre.

Unione Sindacale di Base

Rete Iside Onlus

https://www.usb.it/.../relazione-inail-2021-la-ripartenza...


29 luglio - Per i sindacalisti arrestati a Piacenza. Per la libertà sindacale e la liberazione degli arrestati

 

Appello per i sindacalisti arrestati a luglio ’22

Il 19 luglio a Piacenza sei militanti del sindacalismo di base (appartenenti a SI Cobas e Usb) sono finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di aver costituito delle associazioni a delinquere che agivano sotto la copertura dell’attività sindacale. Si tratta dell’ennesimo e più grave attacco ai sindacati che da oltre dieci anni si battono per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nel settore della logistica. Delle accuse contenute nelle 350 pagine del dossier della Procura piacentina si è parlato a livello nazionale: gli arrestati sono accusati di aver fatto conflitto per migliorare le condizioni di lavoro in uno dei settori strategici dell’economia italiana, ma anche un settore caratterizzato da livelli altissimi di sfruttamento. L’impianto accusatorio mira a una pesante delegittimazione dell’attività sindacale mettendo sotto la sua lente l’organizzazione di un conflitto collettivo, le forme di autofinanziamento per sostenere l’attività e il fatto che vengano strappate a imprese locali e multinazionali più denaro e migliori condizioni di lavoro. Ma ci chiediamo cos’altro dovrebbe fare un sindacato precisamente. I sindacati di base che lottano nella logistica in Italia, e in particolare a Piacenza, sono conosciuti a livello internazionale. Della loro capacità di organizzare lavoratori e lavoratrici per lo più migranti nei magazzini delle multinazionali della logistica si discute in ambienti sindacali e accademici in Europa e nelle Americhe. Anche perché le lotte piacentine dell’ultimo decennio sono tra le più durature e radicate ma non certamente uniche nel settore logistico: scioperi, picchettaggi e blocchi delle merci avvengono ciclicamente in altri hub logistici, dal porto di Rotterdam a quelli di Hong Kong e Los Angeles. Se c’è qualcosa di unico nel caso piacentino, questo è casomai il livello di repressione incontrato dai sindacati di base locali, che negli anni hanno dovuto affrontare cariche violente, arresti e denunce quasi quotidiane. Lo stato d’eccezione subito dal sindacato nella logistica si vede anche nelle leggi scritte ad hoc per colpirlo. Per esempio, il decreto sicurezza di Salvini, nel 2018, ha reintrodotto il reato di “blocco stradale”, che punisce con pene fino a sei anni una delle principali forme di lotta nella logistica, cioè il picchettaggio per bloccare la circolazione delle merci. Poche settimane fa, l’associazione padronale AssoLogistica ha festeggiato l’introduzione di una norma nel Pnrr del governo Draghi: una deroga alle leggi nazionali che abolisce la responsabilità in solido delle imprese nel solo settore logistico. Significa che lavoratori e lavoratrici non potranno più rifarsi sulla ditta committente (per esempio la grande multinazionale) per gli abusi perpetrati dalle ditte che lavorano in appalto per essa (le interinali e cooperative della logistica). Si abolisce così un meccanismo rodato usato dai sindacati per recuperare per esempio i salari non pagati dalle cooperative. Il mondo del sindacalismo di base e dei movimenti ha già dato una prima risposta alle accuse della procura piacentina sabato 23 luglio con un corteo che ha portato in piazza a Piacenza una grande espressione di solidarietà con gli imputati. Nel frattempo scioperi e manifestazioni di solidarietà continuano in Italia e in tutto il mondo. L’udienza del Tribunale del riesame si svolgerà a Bologna i primi di agosto.

Siamo accademicə, studiosə, attivistə, sindacalistə e operaiə, solidali con gli arrestati.

Con questo appello ci rivolgiamo ad intellettuali, giuristə, politicə, giornalistə, scrittori e scrittrici, attivistə, artistə e a tutte le persone solidali che vogliano aggiungere la propria voce per dire che il sindacalismo di base deve poter avere la piena legittimità di iniziativa e per chiedere l’immediato decadimento delle misure cautelari.

Per firmare l’appello, clicca qui:

Per approfondimenti: 

Le prime firme:

  • Zerocalcare, fumettista

  • Sandro Mezzadra, Università di Bologna

  • Federico Chicchi, Università di Bologna

  • Andrea Fumagalli – Effimera

  • Tania Rispoli, Duke University, Dinamopress

mercoledì 27 luglio 2022

28 luglio - info solidale: 27 luglio: Gran Bretagna bloccata dallo sciopero dei ferrovieri

 alcune similitudini con l'attacco al sindacalismo combattivo in  Italia

Ieri 27 luglio, il principale sindacato dei trasporti britannico l’RMT (Union of Rail, Maritime and Transport Workers) e il TSSA (Transport Salaries Staff Association) hanno messo in atto il quarto sciopero in meno di due mesi.

La data di oggi non è casuale, infatti domani si terranno a Birmingham, in linea con la tradizione sciovinista britannica, i giochi del Commonwealth che dovrebbero vedere l’afflusso di decine di migliaia di persone.

La minaccia di perdita di occupati, l’aumento del carico di lavoro e una proposta di aumento salariale per i prossimi due anni giudicata insufficiente sono i tre assi principali che hanno portato alla mobilitazione nazionale. La più partecipata e prolungata nel settore dagli anni 80’.

Dopo la straordinaria adesione di 40 mila lavoratori e lavoratrici all’ultimo sciopero del 25 giugno, il segretario dell’RMT, Mick Lynch, è diventato il protagonista dell’opposizione al governo Tory. Conservatori che, come noto, sono nel pieno della campagna elettorale interna per nominare il successore di Boris Johnson a Downing Street.

La dialettica messa in campo dall’RMT e dal suo segretario non fa una piega:

Il ministero dei trasporti nel piano formulato per rilanciare il settore, prevede nei prossimi anni migliaia di lavoratori in meno, con conseguente maggiore carico di lavoro e un aumento salariale che non è nemmeno metà dell’inflazione in Gran Bretagna, oggi al 9% ma che su base annua rischiare di arrivare a doppia cifra.

Il ministro dei trasporti Grant-Shapps, a fronte di una perdita di viaggiatori del 20% rispetto al pre-Covid e di ingenti investimenti che andranno fatti sulla rete ferroviaria del paese, ha proposto un aumento salariale dell’8% nei prossimi due anni.

Immaginatevi Landini che annunci gloriosi farebbe davanti ad un tale aumento per qualsiasi comparto produttivo del Bel Paese. Invece, l’RMT, schiena dritta, ha spedito la richiesta al mittente definendola insufficiente davanti all’aumento del costo della vista che sta affrontando la classe lavoratrice.

Rispetto al piano di investimenti è interessante sottolineare che una parte di essi sono legati alla necessità di aggiornare la rete ferroviaria in virtù dell’aumento delle temperature in Gran Bretagna. Un esempio plastico, come se ce ne fosse bisogno, per ricordare che il cambiamento climatico e i suoi costi saranno scaricati sui lavoratori.

Il tempo cambia, anzi peggiora, stringete la cinghia.

E allora? Sciopero oggi con 35 mila adesioni su 14 aziende del traporto, numeri che risultano ancora più alti dello sciopero scorso poiché non è stato coinvolto il personale TFL dell’underground londinese.

E ancora, sciopero il 30 il luglio convocato dall’Aslef (Associated Society of Locomotive Engineers and Firemen), e di nuovo scioperi programmati per il 18-19-20 agosto di cui due convocati di nuovo dall’RMT. Bisognare sottolineare che la segmentazione del trasporto britannico, ossia tante aziende che gestiscono le varie linee, permette a questi diversi sindacati di convocare scioperi su linee differenti che tuttavia hanno spesso tratti ferroviari in comune. Un esempio efficace è il seguente, se scioperano i lavoratori dell’overground londinese anche la linea metropolitana ne risente poiché i due percorsi si intersecano costantemente. Il risultato è un trasporto a singhiozzo prolungato nel tempo che sta facendo tremare il ministero. La questione è diventata talmente importante da entrare a gamba tesa nel duello interno ai conservatori per la leadership del partito e la carica di primo ministro. La candidata Liz Truss, ex ministra del commercio, ha annunciato che, in caso di vittoria nella corsa alla leadership, “contrasterà i poteri sindacali al fine di prevenire gli scioperi”.

Mentre il suo oppositore, Rishi Sunak, ex ministro del tesoro, ha affermato che interverrà sulla questione “impedendo ai sindacati di estrema sinistra di tenere in ostaggio i lavoratori”.

Più chiari di così.

28 luglio - SCIOPERO NELL’INDOTTO A MELFI

 un commento da Operai Contro

I contrasti tra i piani di ristrutturazione di Stellantis e gli interessi dei padroncini dell’indotto lasciano spazio alla mobilitazione degli operai, i primi ad essere colpiti dalle “razionalizzazioni”. Lo sciopero riesce. Siamo ancora lontani da una mobilitazione indipendente, ma il segnale della forza operaia è stato dato.

A Melfi, nello stabilimento centrale Stellantis e nelle fabbriche dell’indotto si va avanti alla giornata. Si è passati dal calendario annuale, a quello mensile, a quello settimanale, la maggior parte delle volte neanche rispettato. Stellantis comunica i giorni lavorativi settimanali che poi, puntualmente, vengono tagliati. Si lavorano meno giorni di quelli annunciati e gli operai finanche gli abbonamenti degli autobus devono buttare perché non completamente utilizzati. Ogni giorno si va al lavoro non sapendo se il giorno dopo si dovrà lavorare, l’unica certezza è che sulla linea di montaggio si lavora più di corsa e con meno operai. La causa è sempre la stessa: aumenti dei ritmi e carichi di lavoro. Venerdì 22 luglio, Fim, Uilm, Fismic insieme alle rispettive sigle del sindacato della categoria dei trasporti, hanno proclamato sciopero per tutta la giornata in alcune aziende della logistica, Bcube, Sit, Multilog, Fdm, SitRail, Business, Sgl, Its, Las. Allo sciopero non hanno partecipato la Fiom e la Cgil Trasporti. Secondo i sindacati promotori dello sciopero in queste aziende l’incertezza è ancora maggiore che nelle altre. Si teme che da un giorno all’altro molti operai potrebbero rimanere a casa e senza lavoro. La causa sarebbe la ristrutturazione in corso in Stellantis, che investe immediatamente le aziende che si occupano di rifornire le linee dello stabilimento centrale, trasportando con le tradotte i componenti che vengono prodotti nelle aziende dell’indotto del comprensorio di Melfi.

27 luglio - STABILIMENTO PIAGGIO. GRAVE INFORTUNIO SULLA LINEA 6 (VESPA). I RESPONSABILI CHIEDONO DI FAR RIPARTIRE IMMEDIATAMENTE LA PRODUZIONE E GLI OPERAI REAGISCONO CON SCIOPERO E MANIFESTAZIONE DI FRONTE ALLA DIREZIONE

 

Questa mattina, intorno alle 7 all'interno dello stabilimento Piaggio, una lavoratrice con contratto a termine ha subito un grave infortunio ad una mano mentre era impegnata sulla linea 6 in officina 2R.

E' stata trasportata in ambulanza e nei prossimi giorni sarà operata a Firenze.

Dopo pochi minuti dall'incidente, i responsabili della linea, chiedevano agli operai di far ripartire subito la produzione senza che prima vi fosse chiarezza sulla causa dell'infortunio e con i colleghi ancora sotto shock.

La sacrosanta rabbia dei lavoratori ha presso il sopravvento e, insieme ai delegati presenti, è stato dichiarato sciopero immediato. Tutti gli operai sono usciti dal reparto invadendo Viale Rinaldo Piaggio fino all'ingresso della direzione. 


 

lunedì 25 luglio 2022

25 luglio - Intervista ad un'operaia delegata Slai Cobas sc della Beretta di Trezzo - La lotta di queste operaie ha un valore generale che ci riguarda tutte e tutti

 riceviamo e pubblichiamo

Come Assemblea donne/lavoratrici (ADL) un’intervista a S., un’operaia della fabbrica Beretta di Trezzo, successivamente all’assemblea telematica nazionale donne del 9 giugno sulla guerra in cui appunto alcune operaie Beretta hanno partecipato. 

Una parte delle operaie in appalto nel salumificio Beretta, organizzate con lo Slai Cobas per il sc, sono in lotta da mesi in difesa del posto di lavoro, per migliori condizioni contrattuali e oggi in particolare contro un grave accordo fatto dai padroni con la Uil che taglia il salario già basso colpendo diritti basilari come la maternità e chi si infortuna o denuncia gli infortuni.

Un accordo firmato sottobanco senza comunicazione alle operaie, che rappresenta il vero volto dei padroni e dei sindacato organicamente dannosi e asserviti ad essi come i confederali, e che costituisce un pericoloso precedente che si può estendere in altri posti di lavoro contro altre lavoratrici, la lotta di queste operaie è pertanto importante per tutte e tutti perché oltre all’aspetto della lotta sindacale ha anche una valenza sul piano politico/ideologico per quanto attiene alla lotta che come donne siamo chiamate a mettere in campo contro la condizione di doppio sfruttamento e oppressione che questo società capitalistica ci pone/impone.

ADL: innanzitutto portiamo nuovamente solidali saluti a te e a tutte le operaie in lotta dalle lavoratrici e compagne che aderiscono e partecipano all’Assemblea Donne/Lavoratrici, con questa intervista vogliamo fare conoscere in modo più ampio la vostra attuale situazione e la lotta coraggiosa che appunto state mettendo in campo da mesi e verso cui in questi giorni stanno arrivando da più parti, da altre realtà di lavoratrici, collettivi, compagne… diversi messaggi di solidarietà e sostegno. Una lotta non facile ma necessaria e importante che in in questa fase si sta facendo contro l’accordo firmato dai padroni con la Uil che peggiora e attacca in modo significativo la vostra condizione di lavoratrici ma pone anche la questione della condizione che vivete come donne, rispetto a quanto accennavi in assemblea telematica in merito a tutte le oggettive difficoltà a gestire per esempio il lavoro di cura in famiglia, i figli… “difficoltà doppie, triple” essendo per la maggior parte anche donne immigrate che non hanno nessuna risorsa a parte il lavoro.

S.: innanzitutto questo accordo non ce l'hanno neanche fatto vedere interamente né ci hanno consultato, la parte che abbiamo visto riguarda il “premio annuale” che noi avevamo prima senza vincoli specifici ma era legato alla presenza, ancora prima era soggetto al fatto che se ti assentavi più di 15 gg di malattia e per maternità/congedi parentali non lo prendevi, infatti quante volte per esempio io l'ho perso, avendo due figli, per periodo di congedi parentali più lunghi.

Poi c’è stato appunto il premio legato alla presenza e solo le operaie che avevano meno di 18 mesi di lavoro non lo percepivano, ma ultimamente non erano tante queste operaie perché al massimo facevano 3/4 mesi di lavoro e se ne andavano quindi non arrivavano neanche ai sei mesi, noi questo premio lo prendevamo infatti ogni sei mesi, che comunque sia è una misura aggiuntiva nel salario che fa sempre comodo visto il carovita e l’aumento costante dei prezzi…ma adesso ci ritroviamo davanti un vincolo sul premio a mio avviso troppo brusco perché che sia un figlio piccolo che sta male, e questo può accadere spesso, o che stiamo male noi stesse si viene penalizzate in modo più forte, si mette dentro questo accordo una penalizzazione sulla fruizione della maternità/congedi parentali/malattia bambino a brevissimo termine contro di fatto la maggioranza delle operaie perchè

al 90% siamo mamme …

ADL: ma questo accordo come penalizza nel concreto la maternità?

S.: siccome questo premio è ogni tre mesi di circa 200 euro se fai un giorno di assenza ti tolgono 50 euro, se ne fai due 100 euro, in pratica se continui non lo prendi più, se è fortunato a non stare male l’unico a prenderlo sarebbe l’operaio magazziniere, ma anche lui prende tante volte la paternità perché la moglie lavora e si devono alternare quando i bambini hanno qualche problema.

ADL: ma voi siete a maggioranza donne in questa fabbrica? E quante siete?

S.: si nel mio reparto siamo tutte donne a parte questo operaio magazziniere, noi dell’appalto siamo 48/50, in totale arriviamo forse a 400 operaie tra dirette e in appalto.

ADL: questo accordo dei padroni fatto con Uil riguarda tutte le operaie della fabbrica?

S.: no riguarda solo noi operaie che siamo in appalto, e questo è una discriminazione perchè le operaie dirette hanno un premio di circa 700 euro che non ha comunque questo tipo di vincoli così stringenti, anche se si assentano per malattia i criteri posti al raggiungimento della curva della malattia per una diminuzione del premio non sono come questo accordo firmato ora con la Uil che è un sindacato che rappresenta una minoranza delle operaie, pochissime operaie, ma adesso questo accordo deve valere per tutte, in Beretta c’è anche Cisl e Cgil ma i confederali li senti parlare e capisci la loro vera natura, mi cambiavano le parole quando ho parlato con alcuni di loro… prima di incontrare lo Slai eravamo Cisl, nelle assemblee si capiva ben poco o si mettevano ad urlare se parlavamo…

Abbiamo poi conosciuto lo Slai Cobas sc, si capisce quando un sindacato vuole fare davvero qualcosa in difesa dei lavoratori sia nelle parole che nei fatti anche se non sono facili.

ADL: quindi in questa fabbrica ci sono reali differenze contrattuali, salariali ecc tra le operaie cosiddette dirette, voi in appalto e le interinali ma a parità di mansioni?

S.: di fatto si a parità di mansioni, anzi forse noi operaie dell’appalto per ceri versi facciamo anche di più, ma vi è qui una logica di sfruttare di più e pagare di meno.

ADL: ci spieghi meglio la vostra mansione, questa è una domanda che ci è stata posta anche da lavoratrici di altri settori

S.: noi dell’appalto siamo nel reparto imballaggio dove sulla linea passano le buste con i salumi che si comprano nei supermercati, queste buste arrivano da vari nastri dalla camera bianca dove vengono affettati e confezionati i salumi, in queste buste si deve apporre la data di scadenza, dopo che le buste passano nel metal detector e nell’etichettratice ritornano a noi attraverso i nastri e iniziamo a metterle nei cartoni, tipo 8/10 buste a cartone, chiudiamo, mettiamo l'etichetta sul cartone e poi mettiamo sui bancali, facciamo turni di 7,30 ore perché non c'è la mensa però veniamo pagate per 8 ore.

ADL: alcuni anni fa come compagne Mfpr abbiamo fatto un’inchiesta tra le operaie della Fiat di Melfi in particolare sull’aspetto della salute e sicurezza che accanto ad aspetti più generali che riguardavano tutti gli operai ha fatto emergere anche aspetti specifici che incidevano in termini alquanto negativi sulla salute delle operaie. Come incide il vostro lavoro sulla vostra salute e condizione più generale di vita?

S.: il nostro lavoro è molto usurante soprattutto per le mani e la schiena perché sei sempre lì a sfogliare le buste e a chiudere i cartoni, dobbiamo fare movimenti rapidi, alcune di noi sono state operate al tunnel carpale, ma emergono anche problemi frequenti alla schiena, io alcune settimane fa per esempio ho dovuto fare una risonanza magnetica, non tanto per lo stare in piedi ma per i movimenti continui per cui non abbiamo il tempo per stare attente a come ci appoggiamo per esempio…facciamo due turni, mattina e pomeriggio, facciamo due pause, una da 10 minuti e una da 20 minuti… per il covid le mascherine ce le danno giornalmente ma non ci hanno mai fatto fare tamponi neanche nei momenti più rischiosi in cui ci sono state molte assenze di malattia, soprattutto nelle camere bianche dove si affettano i salumi, ma c’è stato un atteggiamento da parte dell’azienda di coprire diciamo…

ADL: secondo te sono bastevoli queste pause? Le operaie della Fiat si lamentavano tantissimo sulla breve durata delle pause, alcune dicevano non abbiamo neanche il tempo di andare in bagno a volte lontano dai reparti che la pausa finisce, a maggior ragione se abbiamo il ciclo…”

S.: si in teoria diciamo che è così per noi operaie, precedentemente la prima pausa era di 5 minuti … diciamo che siamo passate da una situazione di più elasticità ad una situazione attuale in cui i nuovi capi ora fanno controlli più pressanti sui minuti, abbiamo visto che segnano quando usciamo e quando entriamo…

ADL: vi siete dunque organizzate, almeno una parte di voi, con lo Slai Cobas per il sc decidendo di iniziare una lotta in difesa del posto di lavoro per contrastare il peggioramento della condizione lavorativa, l’attacco a diritti basilari e sacrosanti, per l’assunzione diretta di tutte contro un sistema di appalto che ha portato anche a questo accordo padroni/Uil peggiorativo e ulteriormente discriminatorio che divide di fatto e di più le operaie anche in termini di lotta… ce ne parli?

S.: in questo momento la cosa che ci preme di più è la chiarezza perché comunque sia stanno facendo tantissimi cambiamenti e non sappiamo quanto durerà perché quello che si sente dire è che di fatto non c'è posto di lavoro, la speranza è di toglierci dal sistema di appalto ed essere internalizzate ma non è affatto facile e anche lì ci sono problemi, cioè per le operaie assunte dirette… per esempio vedi la questione della formazione, noi avevamo chiesto di far fare formazione alle operaie nuove assunte prima di metterle alla linea di produzione, questo non è mai avvenuto, pochi giorni fa si è fatta male una ragazza perché un operaia nuova ha acceso una macchina mentre la ragazza aveva ancora le mani sotto… ho detto su questo chiaramente come la pensavo, io sono delegata Slai, ma il responsabile di reparto ha risposto “guarda che a noi la formazione mica ce la pagano”.

Ho detto “ noi non possiamo contemporaneamente farci carico dei nuovi assunti per spiegargli la mansione, perché noi dell’appalto facciamo la formazione a chi viene assunto diretto, mentre stiamo già lavorando, è rischioso, dovete far fare solo l’affiancamento senza metterci in linea, non è un problema nostro che non vi pagano la formazione, ma così non è possibile, così rischiamo tutte e tutti sia i nuovi assunti che i vecchi…” , alla fine è successo realmente quello che temevamo, un’operaia si è infortunata e poi è andata in ospedale, è chiaro che a chi come me è delegato sindacale si tende a non dare tante informazioni su questi fatti ma in generale su questa questione degli infortuni diciamo che c’è l’atteggiamento di intimidire le operaie o ridimensionare gli eventuali infortuni…

25 luglio - Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

 

Documento approvato dall'assemblea permanente dei lavoratori ex Gkn

Dal 19 gennaio, data dell'accordo quadro, l'azienda non ha presentato di fatto un piano industriale dettagliato e indagabile, né ha chiarito le modalità con cui avverrà l'investimento in Qf. Abbiamo presentato al Mise la cronistoria di tutti gli incontri mandati a vuoto: 31 marzo, 20 aprile, 27 aprile, 31 maggio, per non parlare degli incontri interni.

Il consorzio che in teoria dovrebbe nascere in questa settimana non è un passaggio né concordato con noi, né condiviso né tanto meno chiaro. Nè a noi, né, ci permettiamo di dire, al tavolo istituzionale. Abbiamo appreso solo venerdì scorso che si tratterà di un consorzio “non a scopo di lucro” e che avverrà un'entrata nel cda di Qf di rappresentanti di società terze che, almeno, saranno finalmente disvelate.

Il punto non è che delle società non possano consorziarsi “senza scopo di lucro” per attività di rappresentanza o di ricerca. Il punto è che nessuno di questi passaggi chiarisce quanto andiamo chiedendo da tempo: quali sono i presupposti di continuità aziendale, quali sono i vincoli contrattuali, societari e solidali tra gli investitori e Qf, i dettagli del piano industriale che ad oggi è solo “una fotografia dall'alto”, la finanziabilità del progetto, la linea di credito, le commesse, la solidità di prospettiva, la linea di approvvigionamento delle materie prime, il bacino di reclutamento della figure professionali mancanti, le tappe per tornare al saldo occupazionale, ecc. ecc.

🥁 Questi elementi non solo sono indispensabili per poter avviare una trattativa seria, serena e professionale tra le parti sociali sul cronoprogramma e gli aspetti della reindustrializzazione. Ma sono anche elementi chiave da esplicitare per chiunque voglia accedere a fondi pubblici e a un tipo di ammortizzatore sociale.

Il fatto che l'Inps non abbia ancora autorizzato il pagamento della cassa integrazione ordinaria e che il Mise abbia richiesto la convocazione urgente di un tavolo tecnico con l'azienda dimostra che tali elementi non mancano solo al collettivo di fabbrica, alla Rsu o alle organizzazioni sindacali. Mancano a tutti i soggetti che hanno firmato l'accordo quadro del 19 gennaio.

I passaggi chiave dovevano essere: proposte vincolanti entro il 31 marzo, trattativa sul piano industriale, closing con vendita della società all'investitore in piena continuità occupazionale e di diritti entro agosto. Tali passaggi sono stati fatti saltare unilateralmente dall'azienda, rassicurando che comunque gli investitori sarebbero entrati in Qf. Oggi invece ci troviamo con un consorzio, non a scopo di lucro, e con ancora forti elementi di incertezza.

Il ritardo e lo stallo derivano da questo contesto. E da nient'altro. Invece di prenderne atto, l'azienda ha preferito percorrere la via “solita”, che conosciamo fin troppo bene: dipingere i lavoratori come pericolosi intransigenti, sostenere e diffondere la leggenda metropolitana dello stabilimento inagibile. Ha in pratica giocato a creare tensione e divisione, predicando a parole invece trasparenza e disponibilità.

Ancora all'ultimo incontro abbiamo sentito il dottor Borgomeo affermare che è tutto pronto ma mancano solo due elementi per dare il via al progetto: l'agibilità dello stabilimento e la cassa integrazione che non viene concessa. Ancora una volta si invertono causa ed effetto: la cassa integrazione non viene concessa perché non c'è chiarezza sul progetto, non il contrario. E lo stabilimento è perfettamente agibile. Il punto è che i lavoratori non hanno alcuna intenzione di smantellarlo senza chiarezza sulla sua reindustrializzazione.

🛠 Se c'è qualcosa che rende inagibile lo stabilimento è la lentezza e l'immobilismo aziendale. Sia chiaro che non solo siamo noi ad avere fretta, ma abbiamo proposto a ripetizione e nel tempo tutti gli elementi di trattativa per fare un passo in avanti. Oggi questi elementi di trattativa sono diventati per noi richieste categoriche per raggiungere un nuovo punto di equilibrio che ristabilisca quella cosiddetta fiducia, che mai come in questa vicenda è stato termine usato, abusato e inflazionato.

Lungi da quanto sostenuto, la nostra vicenda è tutt'altro che conclusa. E' ancora tempo di attivismo, impegno e solidarietà di tutto il territorio, delle sue competenze e intelligenze solidali. Fuori da ogni attendismo, iniziamo a costruire un'azienda socialmente integrata, dove professionalità e diritti continuino ad alimentarsi a vicenda. Le istituzioni, di fronte al prolungarsi di questo stato di incertezza, non attendano oltre e trovino tutti gli strumenti necessari a intervenire dentro Qf.

⚙️ Noi non creiamo problemi, da sempre forniamo proposte e soluzioni. Eravamo al lavoro, ci è stato tolo e da quel 9 luglio non facciamo altro che parlare e proporre vie per tornare al lavoro. Se l'azienda è realmente interessata a un passo avanti, si metta realmente a discutere e sottoscrivere accordi, pancia a terra, su tutti gli aspetti ad oggi non chiari o non definiti:

⏩ 1. Nuovo accordo di implementazione dell’accordo quadro del 19 gennaio, visto come è stato largamente disatteso. Qualsiasi annuncio e mossa societaria dovrebbe essere fatta a seguito del tavolo al Mise, dell'accordo tra le parti e della restituzione pubblica del tavolo tecnico tra istituzioni e azienda.

2. Avvio del processo di entrata di Invitalia e /o di altri soggetti pubblici in Qf.

3. Commissionare a Artes, a università toscane, con il contributo della regione il progetto di creazione del competence center nella palazzina nord dell'azienda, con l’idea di concedere l’uso della palazzina nord a un soggetto di ricerca pubblico e locale ai fini di creare un polo di ricerca utile a Qf e al territorio, per continuare a identificare le migliori soluzioni di prodotto. E' da tempo che insistiamo su questa proposta e se fosse stata presa seriamente in considerazione, oggi saremmo un bel passo avanti.

4. Nel nuovo accordo, chiarimento dei meccanismi di closing e di vincoli degli investimenti. Nello stesso accordo o subito dopo calendarizzare discussione sul cronoprogramma dettagliato della reindustrializzazione

5. Definizione quantitativa dei passaggi di ripresa produzione (inizio 2023) e di pieno regime (2024), sia con date certe ma anche con la chiarezza di quale è l’ammontare di ore di lavoro associate ai vari passaggi (prima produzione-pieno regime)

6. Chiarezza, codificata nell'accordo di cui sopra, su: i dettagli del piano industriale”, la finanziabilità del progetto, quali sono i vincoli contrattuali e societari tra gli investitori e Qf, la linea di credito, le commesse, la solidità di prospettiva, la linea di approvvigionamento delle materie prime, il bacino di reclutamento della figure professionali mancanti e non, le tappe per tornare al saldo occupazionale ecc. ecc.

7. Vista la tendenza di Qf a esternalizzare momenti decisionali e funzioni produttive, rinuncia all’utilizzo degli appalti in Qf. Pulizie e logistica siano reinternalizzate. Questo sia a causa della lunga cassa integrazione, sia perché per l'ennesima volta Qf ci ha mostrato come lo strumento appalto sia solo finalizzato a peggiorare la qualità del lavoro, a esternalizzare i centri di decisione e a comprimere il costo del lavoro. Dopo cinque mesi, ancora non sono partite le pulizie interne e non abbiamo visto uno straccio di capitolato.

8. Il cronoprogramma non può riguardare solo lo smantellamento dello stabilimento ma deve comprendere tutto ciò che è necessario al pieno ritorno alla funzionalità dello stabilimento: lavori edili e ripristino funzioni “infrastrutturali” (server, magazzino, docce, mensa, ufficio spedizioni, ufficio finanze, reparto industrializzazione, servizi informatici ecc. ecc. ecc.)


domenica 24 luglio 2022

24 luglio - GRANDE RISPOSTA COMBATTIVA E PROLETARIA: UNA MAREA INVADE PIACENZA.

 immagini del corteo

Ringraziamo tutti i partecipanti, solidali e compagni/e venuti in piazza. Oltre 5.000 lavoratori e lavoratrici rispondono nel miglior modo ai teoremi giudiziari della Procura di Piacenza e urlano alla liberazione di Aldo, Arafat, Carlo, Bruno, Roberto e Iassa. Dopo gli scioperi spontanei e lo sciopero nazionale dell'altro ieri, oggi una marea ha invaso Piacenza. 

Rilanciamo la mobilitazione per la giornata del riesame al Tribunale di Bologna che si terrà i primi giorni di Agosto.

LE LOTTE OPERAIE NON SI ARRESTANO.

LA REPRESSIONE NON CI FERMERÀ.

LA LOTTA DI CLASSE LA SPEZZERÀ.


 






24 luglio - PALERMO CON PIACENZA

 

Questo sabato pomeriggio, in concomitanza con la manifestazione nazionale dei sindacati conflittuali svoltasi a Piacenza, i coordinamenti sindacali di base della città di Palermo - insieme a lavoratori, studenti e precari - hanno manifestato piena solidarietà ai compagni arrestati e accusati dalla Procura di Piacenza di ‘’estorcere’’ migliori condizioni di lavoro per i lavoratori e le lavoratrici nei confronti del padronato. 


 In questa fase di crisi economica e sociale che vede la prosecuzione dello sforzo bellico imperialista e il progressivo arricchimento delle classi dirigenti, in cui la presenza dello Stato si palesa esclusivamente in termini repressivi, le organizzazioni cittadine, i sindacati di base e i movimenti politici della città manifestano la necessità di convergere insieme a partire dai propri territori per rispondere con unità e forza agli attacchi degli apparati repressivi.

Se toccano uno, toccano tutti. Questo è stato uno degli slogan del presidio che si è svolto sotto la prefettura di Palermo. Le lotte condotte nei posti di lavoro minacciano lo status quo voluto dai padroni delle grandi aziende e delle multinazionali; a difenderli lo Stato e le sue istituzioni. Per questi motivi, anche noi, a partire dalle lotte, ci uniamo ai lavoratori del Si Cobas e dell’USB per chiedere l’immediata liberazione dei compagni e dei dirigenti delle suddette organizzazioni sindacali. 

Il corteo di Piacenza ha dimostrato una grande partecipazione. La forza delle classi lavoratrici, insieme agli studenti, disoccupati e precari non si è arrestata; per questi motivi abbiamo bisogno di una risposta forte in grado di rompere le condizioni di sfruttamento di milioni di lavoratori e lavoratrice in tutti i territori.

Si Cobas Palermo

Federazione USB Palermo

CUB Palermo

Slai Cobas per il sindacato di classe - Proletari Comunisti - Mfpr Palermo

Potere al Popolo Palermo

Partito Comunista dei Lavoratori - Palermo

Comitato di Base No Muos - Palermo

Federazione Anarchica Siciliana - Palermo

sabato 23 luglio 2022

23 luglio - Le lotte operaie non si processano! Manifestazione nazionale sabato 23 luglio a Piacenza

 

di SI Cobas –USB – ADL – SGB – Slai Cobas per il 

sindacato di classe - Cub trasporti - Unicobas – 

Cobas Sardegna – USI CIT- confederazione cobas

All’alba di martedì, su mandato della procura di Piacenza, la polizia ha messo agli arresti domiciliari e disposto altre misure cautelari per otto dirigenti nazionali e locali del SI Cobas e della USB operanti da anni nel settore della logistica. A questi si aggiungono decine di lavoratori e attivisti messi sotto accusa.

Con ben 350 pagine di ordinanza si costruisce un vero e proprio “teorema giudiziario” sulla scorta di un elenco interminabile di “fatti criminosi” quali picchetti, scioperi, occupazioni dei magazzini, assemblee ecc. Le accuse sono di associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio.

Per la procura di Piacenza le lotte condotte nei magazzini della logistica dal 2014 al 2021: sarebbero state attuate per motivazioni pretestuose e con intenti “estorsivi”, al fine di ottenere per i lavoratori condizioni di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale.

Questo teorema giudiziario è un evidente tentativo, questo sì criminale, di cercare di impedire che nei magazzini della logistica, nei luoghi della produzione e della commercializzazione delle merci cresca e si rafforzi il sindacato di classe, conflittuale, che non cede di un millimetro sui diritti dei lavoratori. Si vuole negare la legittimità del sindacalismo conflittuale e delle sue pratiche e si vuole dare una ulteriore spinta repressiva contro il diritto di sciopero in un settore strategico per le multinazionali e per il capitale.

Sul banco degli imputati figurano tutte le principali lotte e mobilitazioni condotte in questi anni: GLS, Amazon, FedEx-TNT, IKEA, Leroy Merlin ecc.: mobilitazioni grazie alle quali il sindacalismo di classe e combattivo è riuscito a rivoltare come un calzino un settore che per anni ha rappresentato una vera e propria giungla di supersfruttamento, caporalato, precarietà e salari da fame: una giungla resa possibile dalle connivenze istituzionali e dalla complicità dei sindacati Cgil-Cisl-Uil, con l’utilizzo senza freni degli appalti e subappalti a finte cooperative, con infiltrazioni, nemmeno troppo sotterranee, della malavita organizzata.

Grazie ad anni di dure lotte migliaia di lavoratori a Piacenza e in gran parte del centro-nord hanno conquistato salari dignitosi e messo fine ai ricatti imposti dai padroni, pagando un prezzo durissimo in termini repressivi e di sangue, come dimostrato dagli omicidi di Abd El Salaam nel 2016 fuori ai cancelli GLS di Piacenza e di Adil Belakhdim lo scorso anno all’esterno del magazzino Lidl di Biandrate.

È del tutto evidente il legame tra questo teorema repressivo “ad orologeria” e il colpo di mano parlamentare messo in atto pochi giorni fa dal governo Draghi su mandato dell’associazione padronale del settore (Assologistica), con la modifica dell’articolo 1677 del codice civile tesa a ad eliminare la responsabilità in solido delle committenze per i furti di salario operati dalle cooperative e dalle ditte fornitrici.

Ci troviamo di fronte a un attacco politico su larga scala teso a mettere fuori legge gli scioperi e la contrattazione nelle aziende, quindi ad eliminare definitivamente il sindacato di classe e conflittuale dai luoghi di lavoro.

L’avanzare della crisi capitalistica, e il malessere sociale sempre più montante a seguito dell’economia di guerra e del carovita, producono un’offensiva sempre più stringente contro i lavoratori, e in particolare contro le avanguardie di lotta sindacali e sociali.

Contro questa ennesima provocazione poliziesca è necessario rispondere in maniera unitaria e compatta, al di là di ogni steccato di categoria o di appartenenza di sigla.

Per questo motivo, facciamo appello a tutte le forze del sindacalismo conflittuale e a tutti i movimenti sociali e politici non asserviti ai diktat dei padroni e del governo Draghi, a costruire una manifestazione nazionale a Piacenza, sabato 23 luglio alle ore 14,30 con concentramento ai Giardini Margherita (di fronte alla stazione FS).

Le lotte contro sfruttamento e caporalato non si processano. La vera associazione a delinquere sono Stato e padroni.

ALDO, ARAFAT, BRUNO, CARLO, FISAL, ISSA, RIADH E ROBERTO: LIBERI SUBITO!