lunedì 27 aprile 2020

Lettera aperta a Rai3 e agli Operai - Vogliono che si senta solo la loro musica. Usiamo la nostra orchestra. In autonomia e organizzati

Intervista 24 aprile 2020


Lettera aperta
a Rai 3 ‘mezz’ora in più’ di Lucia Annunziata
a Francesca Nava giornalista 
a tutti gli operai Tenaris Dalmine

Contestiamo quanto fatto dalla redazione del programma, che a fronte dell’importante lavoro sul campo dei giornalisti che hanno raccolto molte voci alla portineria, in trasmissione ne ha selezionate poche ‘a contorno delle dichiarazioni di Bonomi’.

Censurato lo Slai Cobas per il sindacato di classe, perché tutti alla fine suonano la stessa musica: rientrare a lavorare alle condizioni dei padroni.
Nella trasmissione di domenica 26 aprile, ‘mezz’ora in più’ di Lucia Annunziata, si è parlato della riapertura delle fabbriche, se esistano o meno le condizioni per rientrare nei reparti e lavorare i sicurezza, 
un tema caldo, visto il pericolo di contagio ancora alto, per i lavoratori, per le loro famiglie,
reso bollente dalle minacce di Confindustria,
ma alla fine tutti suonano la stessa musica: rientrare a lavorare alle condizioni dei padroni.
Ci sono le mascherine, ci sono i protocolli firmati da Padroni, sindacati confederali, ATS, gli unici argomenti ammessi al cospetto di Confindustria.

I PADRONI VOGLIONO RIAPRIRE AD OGNI COSTO


I PADRONI VOGLIONO RIAPRIRE AD OGNI COSTO -DUE -
ANCORA PROTOCOLLI E ACCORDI SINDACALI CHE SPALANCANO LE PORTE DELLA BREMBO: MA NON SCRIVONO COME SI CONCILIA DIFESA DA CONTAGIO CON I RITMI E LA PRODUTTIVITÀ.
ALLE CONDIZIONI DEI PADRONI NON CI PUÒ ESSERE SICUREZZA






Brembo spa, dischi e sistemi frenanti, multinazionale presente con importanti impianti anche in Cina. Una delle aziende che ha preso atto direttamente sul campo degli effetti del coronavirus in Cina all’inizio della pandemia, ma che ha continuato a produrre in Italia senza protezioni fino a metà marzo.
Questo lo ricordiamo agli operai ammaliati dalle strisce per terra nuove di zecca, dagli opuscoli informativi, dalle mascherine apparentemente in abbondanza dall’anticipo per la Cigo. Nessuna fiducia.
Oggi anche Brembo spinge per riaprire. Parole d’ordine: protocolli, accordi sindacali, misure di protezione individuali, indicazioni stringenti ai lavoratori per comportamenti ‘responsabili’.
(questo metodo per i padroni equivale a definire futuri responsabili)

venerdì 24 aprile 2020



I PADRONI VOGLIONO RIAPRIRE AD OGNI COSTO -UNO -
PROTOCOLLI E ACCORDI SINDACALI FANNO DA COPERTURA E NON INTACCANO IL VERO PROBLEMA: RITMI E PRODUTTIVITÀ'.
ALLE CONDIZIONI DEI PADRONI NON CI PUÒ ESSERE SICUREZZA

riportiamo un comunicato aziendale commentato


Comunicato Evoca spa (in nero)
precisazioni al comunicato aziendale, a cura dello Slai Cobas per il sindacato di classe (in rosso)

Valbrembo, 18 aprile 2020
Care colleghe e cari colleghi,
scusate l’appunto, ma da una parte ci sono i padroni (e il loro staff) dall’altra gli operai. Quando uno è proprietario dei mezzi di produzione, e l’altro solo delle sue braccia che deve ‘vendere’ per ottenere un salario (fino a quando l’età e lo sfruttamento glielo permetteranno), non si tratta di colleghi. Accettare che usino le parole per falsificare le differenze di classe, vuol dire rinunciare a combatterle.
come sapete, durante le settimane di lockdown, l’Azienda ha definito uno stretto protocollo per la
tutela della salute dei propri lavoratori e il contenimento della diffusione del virus alla ripresa delle
attività, documento che riceverete nei prossimi giorni via mail.

SCIACALLI ALL’EPOCA DEL CORONA VIRUS -UNO -
HAP LOGISTICS SOC COOP BERGAMO, APPALTO SAB IL TRICOLORE,
NON RIESCE A PIEGARE UN OPERAIO RIBELLE
LO SANZIONA MENTRE È GRAVE ALL’OSPEDALE PER CORONAVIRUS
PERCHÈ NON HA RISPOSTO ALLA CONTESTAZIONE DISCIPLINARE’
SMASCHERARE DENUNCIARE COMBATTERE 






La cooperativa, con riferimento all’appalto SAB/Il Tricolore di Telgate, con una vera e propria azione di sciacallaggio, al pari di altre aziende che ricorrono alla CIGO Covid19 pur non avendone i requisiti, o per ritorsione compilano le buste paga con palesi omissioni come i conteggi delle ore sbagliate…

giovedì 23 aprile 2020

24 aprile - info da Taranto: All'ArcelorMittal Taranto si licenzia chi denuncia la mancanza di misure di sicurezza, mentre i casi di contagio aumentano.


Un operaio è stato licenziato per aver per aver pubblicato lo scorso 14 marzo sul proprio facebook un post in cui diceva solo la verità: che in fabbrica non c'erano nè gel igienizzanti nè dispositivi di protezione individuale.
A motivare il licenziamento sarebbe il "venir meno del rapporto di fiducia tra proprietà e dipendente".
Lo Slai Cobas esprime la piena solidarietà all'operaio licenziato e si mette a disposizione per ogni azione necessaria perchè questo assurdo licenziamento venga revocato.
E chiama gli operai ad essere solidali.
I sindacati in fabbrica che si limitano a denunciare devono chiedere il ritiro del licenziamento
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe sin dal 30 aprile e 1° maggio sarà alle fabbriche per fare appello a una mobilitazione.
In questa fabbrica tra diretti e indotto lavorano la bellezza di 5000 lavori con l'accordo dei sindacati.
Intanto si mandano le lettere di cassintegrazione per una nuova cigo per tutti - secondo necessità dell'azienda.
Infine si licenzia chi si azzarda a criticare l'azienda - prima un operaio della USB, ora un altro operaio viene licenziato per aver commentato sulla propria bacheca di Facebook quel che realmente accade in fabbrica... cioè le protezioni insufficienti.
Mentre siamo arrivati al quarto operaio contagiato coronavirus e decine sono in quarantena.
L'unico sindacato che propone di rispondere con lo sciopero è lo Slai Cobas per il sindacato di classe, ma chiaramente per la sua riuscita senza una risposta spontanea dei lavoratori che vada oltre le circa 600 persone che più o meno restano a casa in malattia.
La Usb che pure denuncia tutto questo fa appello al governo: 'Per questo riteniamo che sia, già da un po’, giunta l’ora che il Governo intervenga per ristabilire gli equilibri. Facciamo un appello al premier Giuseppe Conte e al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli perché la multinazionale, interessata esclusivamente al profitto, lasci Taranto. Presto chiederemo al sottosegretario Mario Turco di convocare sulla vertenza ArcelorMittal un tavolo con tutti gli enti..."

martedì 21 aprile 2020

21 aprile - info da tarantocontro: Aggiornamenti dallo Slai Cobas sc per lavoratori, disoccupati, precari, ecc. sulle misure di aiuti a sostegno del reddito, e le nostre richieste in merito alle direttive del governo.


I soldi promessi dal Governo  per i lavoratori in difficoltà ancora non arrivano
Sono circa 100mila  le pratiche. E si teme già che i 3,2 miliardi non basteranno.
Circa la metà degli importi dovrebbe essere stata anticipata dalle aziende e un’altra metà sarà pagata entro maggio o comunque entro 30 giorni dalla domanda.
Per quanto riguarda invece la Cassa integrazione in deroga, l’Inps sta raccogliendo le domande che iniziano ad arrivare dalle Regioni e iniziando a pagare. Al momento sono 11 le Regioni che stanno provvedendo all’invio dei dati.
Gli unici lavoratori dipendenti del settore privato che hanno potuto incassare denaro ad aprile sono quelli di aziende che hanno avuto liquidità per anticipare loro gli stipendi.
Gli ammortizzatori  saranno utilizzati per sospensioni o riduzioni dell'attività lavorativa dal 23 febbraio e fino al 31 agosto (quest'ultimo termine per Cigo e Fis, mentre per la Cigd decidono le Regioni).
I lavoratori  assunti successivamente alla data del 23 febbraio 2020  sono esclusi dalla normativa.
Per chi deve fare domanda di Naspi
Per agevolarne la presentazione, in considerazione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, per gli eventi di cessazione involontaria dall’attività lavorativa verificatisi a decorrere dal 1° gennaio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, i termini di presentazione della domanda  sono ampliati da 68 a 128 giorni.
La gestione dell’emergenza coronavirus da parte del governo sta peggiorando le disuguaglianze che erano già presenti nel mondo del lavoro.
Le inconsistenti misure di aiuto degli ammortizzatori sociali CIGO, CIGD, FIS  sono insufficienti a garantire il diritto di sopravvivenza.
La priorità è ridurre ad un unico strumento che garantisca reddito per tutti, al 100% della retribuzione.
Si deve pretendere che, a prescindere dalla tipologia di ammortizzatore sociale, le aziende devono essere messe nella condizione di anticiparne interamente l' importo.
Devono rientrare nel diritto al salario e un reddito dignitoso anche tutti quei lavoratori che oggi sono esclusi dagli ammortizzatori sociali (badanti, lavoratori dello spettacolo, che con la fesseria del mini reddito di emergenza intanto fanno la fame).
Con la paga di marzo i lavoratori avrebbero dovuto trovato un un bonus, una tantum, di 100 €. Al momento non ci risulta che tale somma sia stata inserita.
Chi non lavora, chi è disoccupato chi ha avuto l'orario ridotto, i precari,  le donne che si occupano della cura degli  anziani, che al Sud versano già in condizioni drammatiche devono essere aiutati.
Inoltre vanno bloccati gli affitti e i pagamenti delle utenze.
Le ditte degli appalti di pulizie, in particolare quelle che operavano nelle scuole statali, stanno mandando ai lavoratori sospesi lettere con ricollocamenti assurdi tipo spostamenti di 400/500 km per un lavoro di 3 ore al giorno!
E ai lavoratori che naturalmente sono costretti a rifiutarsi, chiedono con un accordo sindacale di licenziarsi con giusta causa, e così precludono la possibilità di un ricollocamento o di accedere all'internalizzazione.
IL BUONO SPESA DI POCHI SOLDI CHE È STATO EROGATO DAI COMUNI È INDEGNO! E
COMPORTA DELLE LIMITAZIONI ASSURDE AL CONTENUTO DELLA SPESA:

NOI CHIEDIAMO 

COPERTURA DELLE RETRIBUZIONI AL 100%

UN SALARIO MINIMO GARANTITO PER TUTTI

NO A LICENZIAMENTI! 

NO A MISURE DA ELEMOSINA!

slaicobastaranto@gmail.com
via Livio Andronico 47 Taranto
Tel. 3339199075
Siamo aperti tutti i martedì dalle 17.30 alle 19.30
Con il massimo rispetto, noi e i lavoratori, delle misure di sicurezza

sabato 18 aprile 2020

18 aprile - Martedì 21 aprile le sedi Slai cobas per il sindacato di classe sono aperte - info slaicobasta@gmail.com


Slai cobas per il sindacato di classe Bergamo
fabbriche e posti di lavoro dove siamo organizzati e interveniamo
sindacatodiclasse@gmail.com
Tenaris

Brembo
Evoca
Montello

Elcograf

Maschio ns
Enginia
Sab/Il tricolore
Belgravia
Bonduelle
Magazzini Italtrans

Magazzini MARR
Pink Frogs
Humanitas Gavazzeni

Slai cobas per il sindacato di classe Milano
cobasint@tiscali.it
Sanità - Istituto Tumori Milano
Lavoratrici slai cobas scuola/poste/
Rete nazionale salute e sicurezza in fabbrica e posti di lavoro
Attività di solidarietà repressione/carcere
Attività di solidarietà internazionale

Slai cobas per il sindacato di classe Ravenna
 
cobasra@gmail.com
Marcegaglia/Eni
altre fabbriche e posti di lavoro del territorio
Rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e territorio

Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto 
slaicobasta@gmail. com
ArcelorMittal/ex Ilva
appalto AM/ex Ilva
Cementy Italia - gruppoItalcementi
Arsenale/appalto
Leonardo/appalto Leonardo
appalti comunali
cimiteri
pulizie amat
asili/scuole statali
verde pubblico e raccolta differenziata
slai cobas lavoratrici
slai cobas migranti
rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e territorio

SlaiCobas per il sindacato di classe Palermo 

cobas_slai_palermo@libero.it
cooperative sociali e lavoratrici precari
scuole, personale Ata
policlinico
Fincantieri
ex Fiat Termini Imerese - Blutec
lavoratrici slai cobas palermo
rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio

18 aprile - LA CGS RIBADISCE LA LINEA DI DIVIETO DI SCIOPERO E SANZIONI - NON DEVE PASSARE, SERVONO INIZIATIVE UNITARIE


La Commissione Garanzia Sciopero con la nota che riproduciamo ha ribadito la volontà di applicare pesantissime sanzioni per lo sciopero delle donne del 9 marzo. 
Questa posizione che riguarda ora tutti gli scioperi, non ha alcuna base nè legata all'emergenza coronavirus, nè giuridica; in realtà si vuole usare l'emergenza per cominciare ad attaccare in generale il diritto di sciopero. 
La CGS diventa così la "voce e il braccio del padrone"; sanno bene che i loro piani di far lavorare senza sicurezza e aprire tutte le fabbriche anche "non essenziali" scatenerà inevitabilmente nuovi scioperi dei lavoratori.
 Per questo, questo provvedimento della CGS non riguarda solo lo Slai cobas sc che lo ha ricevuto ma tutti, e in primis i sindacati di base.
Non possiamo lamentarci dopo della repressione e non impedire ora che vada avanti questo attacco.
Lo Slai cobas sc ha lanciato una proposta/appello a tutti i sindacati di base, agli organismi dei lavoratori, alle associazioni di lotta a rispondere unitariamente. 
Dobbiamo dire che finora solo il gruppo di lavoro del 'Coordinamento lavoratrici/lavoratori autoconvocati per l'unità della classe' ha risposto condividendo la necessità di una risposta unitaria e comunicando un approfondimento sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi/settori essenziali.
Mentre l'Usb - anch'essa destinataria di un provvedimento simile della CGS per lo sciopero del 25 marzo - pensa evidentemente che ognuno fa per conto suo.
Noi pensiamo, invece, che occorre ora una battaglia larga, interna all'unica linea giusta: "toccano uno, toccano tutti"
RIPORTIAMO LA NOTA INVIATA ALLA CGS DA SLAI COBAS per il sindacato di classe:  
Alla COMMISSIONE GARANZIA SCIOPERO
All'att.ne Presidente Giuseppe Santoro Passarelli
15.4.20
OGGETTO: Opposizione alla Delibera n. 20/56 del 16.3.20
La scrivente O.S. in riscontro alla Delibera, in oggetto indicata, osserva quanto segue:

18 aprile - Sanità - costruiamo una piattaforma unica dei lavoratori della sanità -


la proposta 
dello Slai Cobas per il sindacato di classe - sanità Milano 
info cobasint@tiscali.it
NOI OPERATORI SANITARI CONOSCIAMO BENE QUAL’È LA REALTA IN CUI CI FANNO LAVORARE, A CONTAGIARCI E A CONTAGIARE, A MORIRE!
SANTI ED EROI SUI GIORNALI, CARNE DA MACELLO IN CORSIA!

medici e infermieri e tutti i lavoratori della sanità non si possono permettere di aspettare risorse che non arrivano; non possono permettersi di continuare a stare zitti e a farsi zittire.
ABBIAMO IL DIRITTO DI CHIEDERE E PRETENDERE QUELLO CHE SERVE PER LA NOSTRA PROTEZIONE, PER QUELLA DEI PAZIENTI E PER NON CONTAGIARE I NOSTRI CARI: 
QUÌ E ORA!
QUESTA LA PIATTAFORMA IMMEDIATA DELLO Slai COBAS Sindacato di classe 
PER OPPORSI E RESISTERE ADESSO!
lavorando per   UNIRE TUTTI I LAVORATORI E COSTRUIRE LA PROSPETTIVA, DI UN MODELLO DI SANITÀ AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITÀ E NON DEL PROFITTO!


* DOTAZIONE DI TUTTI I DPI secondo il TU 81/08 (maschere FFP2 e FFP3; facciali…), per tutti i lavoratori, adeguati al contesto in cui lavoriamo, in numero sufficienti e formazione sull’uso, vestizione e svestizione, di detti ausili, senza accettare il “disco rotto” che non ci sono e non arrivano
* SCREENING DIAGNOSTICO, tamponi rinofarigeo, COVID19 A TUTTO IL PERSONALE, non solo per i sintomatici, per iniziare a tracciare e limitare il rischio di essere, per i lavoratori e pazienti ricoverati, veicolo di contagio e contagiarsi
* INFORMAZIONE, giornaliera, SUL NUMERO DEI LAVORATORI CONTAGIATI, che le Direzioni non forniscono con la scusa che si lede la privacy, questo è stata la “narrazione tossica” che hanno usato nelle RSA per coprire la strage di anziani e personale
* ASSUNZIONI di personale all’assistenza (medici – infermieri -oss) e dei lavoratori delle pulizie e ristorazione, che sono allo stremo e sottorganico
* SBLOCCO DELLE FERIE E DIRITTO AI RIPOSI perché i lavoratori sono super stressati e rischiano di fare errori a danno loro e dei pazienti
* RAFFORZAMENTO DELLE SANIFICAZIONI, ordinaria e covid19, con la dotazione a tutti i lavoratori dei DPI, che non son le mascherine chirugiche, di protezione monouso e attivazione della lavanderia interna, visto che i lavoratori sono costretti a portarsi le divise da lavare a casa e questo significa incentivazione alla diffusione di possibili contagi
* RICONOSCIMENTO COME INFORTUNIO SUL LAVORO DA CONTAGIO COVID19 cosa prevista ma che non sappiamo se venga rispettata dall’azienda
* STABILIZZAZIONE DI TUTTO IL PERSONALE di ogni ruolo che in questo momento è anch’esso in prima linea e che non sa quale futuro l’attende
* LE MASCHERINE CHIRURGICHE NON SON UN DISPOSITIVO DI PROTEZIONE ospedaliero dove il contatto coi pazienti è fisiologico e non si possono mantenere le distanze, per cui i lavoratori hanno tutto il diritto di rifiutarsi di lavorare senza le protezioni necessarie nell’emergenza covid19
* POTENZIAMENTO DELLA RETE TERRITORIALE riaprendo i presidi tagliati, per ridurre la pressione sugli ospedali, per contrastare il diffondersi dei contagi e poter rispondere alle altre patologie non covid
* NO ALLO SPOSTAMENTO DEGLI OPERATORI DA UN REPARTO ALL’ALTRO perché questo rappresenta un’ulteriore veicolo di possibili contagi
* L’ISOLAMENTO O LA QUARANTENA DEGLI OPERATORI SANITARI fuori dagli ambienti domestici a salvaguardia della salute dei conviventi, deve essere a carico della Regione

18 aprile - Blocco degli affitti e del pagamento delle utenze, casa per tutt*!


Lo Slai Cobas per il sindacato di classe aderisce e partecipa alla campagna nelle città in cui è presente 

info slaicobasta@gmail.com


 Blocco degli affitti e del pagamento delle utenze, casa per tutt*!
In piena emergenza economica causata dal lockdown per contrastare la diffusione del Covid 19, il governo non ha previsto alcuna tutela per chi non è in grado di sostenere il costo dell’affitto e delle utenze.
Il blocco degli sfratti esteso fino al primo settembre, non risolve infatti il problema delle insolvenze.
Organizziamoci insieme per ottenere:
◾Blocco degli affitti, del pagamento delle utenze e soluzioni abitative per tutti;
◾Reddito incondizionato per tutti coloro che sono rimasti senza entrate economiche o senza lavoro, che preveda un’integrazione specifica a sostegno delle spese per l’abitazione che possa comprendere anche chi, per necessità, si è rivolto al mercato nero dei posti letto;
◾Un provvedimento specifico che impedisca di intimare sfratti per le morosità accumulate durante il periodo dell’emergenza sanitaria.
La campagna Vogliamo tutto mette a disposizione uno sportello di consulenza e organizzazione, attivo da lunedì a venerdì dalle ore 15 alle ore 17 chiamando il numero 320.8224926 o scrivendo a movimentoabitareroma@gmail.com
In allegato la lettera da inviare ai proprietari di casa, al sindaco, al ministero delle Infrastrutture e al Governo.
Vogliamo Tutto



18 aprile - Osservazioni e proposte su alcuni punti della Mozione finale dell'assemblea del 2 aprile


1) Nella piattaforma è posta al punto 12 la chiusura dell'Ilva. Primo, questa proposta non è venuta da nessun intervento dell'assemblea del 2 aprile e quindi non si può mettere come se fosse espressione dell'assemblea. Noi di Taranto abbiamo informato della battaglia in corso all'ArcelorMittal ex Ilva per ridurre al minimo la presenza dei lavoratori in questo periodo di coronavirus, ma sicuramente non abbiamo parlato di chiudere l'Ilva, né altri l'hanno posto. Secondo, questa questione dell'Ilva attiene a un dibattito più ampio e specifico, dove sono presenti varie posizioni, e pertanto non si può ridurre ad un punto di una piattaforma che deve rimanere principalmente su come rispondere e lottare sull'emergenza coronavirus, su come la stanno affrontando nelle misure padroni e governo e come invece deve essere affrontata dal sindacalismo di base, movimenti di lotta, organizzazioni.
Quindi chiediamo che questo riferimento esplicito all'ILVA vada tolto.
Cogliamo l'occasione per aggiungere brevissime considerazioni. Noi pensiamo che proprio il coronavirus, emblematico oggi delle pandemie del capitale, dovrebbe mostrare a tutti, compresa l'area degli ambientalisti, che “nocivo è il capitale non la fabbrica”; che puoi anche “chiudere l'Ilva” ma poi il coronavirus ammazza in pochi mesi ancora più persone e quindi fa venir meno ogni illusione di guardare e intervenire solo sugli effetti non affrontando la vera causa, che è la produzione capitalista per il profitto che porta allo sfruttamento dell'uomo e delle risorse naturali, alla distruzione dell'ambiente e alla devastazione territoriale.
Il sindacalismo di base e di classe ha ancora di più oggi l'opportunità, il dovere di fare chiarezza. Non invece di alimentare posizioni che allontanano dal cuore della contraddizione: capitale/lavoro salariato – profitto/distruzione dell'ambiente.
2) E' riduttivo e non esatto parlare della spinta delle proteste di migliaia di lavoratori, citando solo la (citiamo dalla mozione): “traduzione concreta nelle campagne di astensione come quelle portate avanti da SI Cobas e Adl Cobas nella logistica (che in queste ore si sta traducendo nella definizione di accordi e Protocolli sulla sicurezza tesi a ridurre sensibilmente le attività e a garantire una copertura salariale prossima al 100% anche attraverso l'anticipo di FIS e Cigs)”.
Le proteste più significative sono state le decine e decine di scioperi, in particolare nelle fabbriche e posti di lavoro del nord, ma non solo, anche queste in parte spontanee, costringendo in alcuni casi dopo i sindacati confederali ad andare dietro.
Queste hanno costretto il governo a prendere alcune misure (che chiaramente sono totalmente insufficienti). Su questo oltre al ruolo importante del SI COBAS nella logistica, altre strutture del sindacalismo di classe - compreso noi – e di base hanno fatto e continuano a fare in questi giorni la loro parte. Ogni sindacato di base e di classe non può non considerare più importanti, dal punto di vista della lotta di classe, gli scioperi piuttosto delle astensioni anche di massa usando la malattia; arrivando a sostituire questa astensione (che chiaramente in molti casi è stata obbligata e vasta) all'arma di classe dello sciopero, dando, quindi, un messaggio non adeguato agli stessi lavoratori.
Detto questo, in questo momento anche in altre realtà vi sono stati e vi sono interventi sulle misure di sicurezza che riescono a strappare dei risultati.e potremmo fare un nutrito elenco.
Quindi chiediamo che questo pezzo venga modificato nella mozione - mettendo in questa maniera: “sulla spinta di numerosi scioperi in fabbrica e proteste dei lavoratori, così come delle campagne di astensione come quelle portate avanti da SI COBAS e ADL Cobas nella logistica e da altre realtà del sindacalismo di base e di classe in tanti posti di lavoro...”
3) Inoltre alla rivendicazione al punto 6) della piattaforma "Garantire la libertà di sciopero e l'agibilità sindacale...", si deve aggiungere: “contrastare e non rispettare i divieti della Commissione Garanzia Sciopero”; (dato che con la scusa del coronavirus la CGS sta attaccando il diritto di sciopero e comminando pesantissime sanzioni, a cui occorre rispondere prima di tutto confermando lo sciopero).
4) Sui migranti. Gli obiettivi devono essere molto più chiari e netti - frutto delle denunce e lotte dei migranti braccianti, lavoratori e delle baraccopoli, portate anche nell'assemblea del 2 aprile da chi fa queste lotte, in primis Campagne in lotta.
Noi dobbiamo chiedere: “permessi di soggiorno, documenti anagrafici e riconoscimento diritto d'asilo per tutti i migranti; insieme a reddito, case, misure sanitarie, chiusura dei Cpr - anche per la difesa della salute dal coronavirus; riapertura subito dei porti” (il governo, oggi con la scusa del coronavirus, sta chiudendo i porti mettendo a rischio la vita di decine di migranti, e alimentando, alla stregua di Salvini, il razzismo tra la gente).
5) Nella piattaforma è posto come primo obiettivo la “patrimoniale”. Noi siamo perchè invece vengano poste prima le rivendicazioni immediate, proposte da realtà come 'Vogliamo tutto', ecc; su cui è necessario ora strappare risultati, anche perchè queste rivendicazioni possono essere gestite nei luoghi di lavoro e sul territorio vedendo protagonisti i proletari e le masse e hanno delle controparti dirette (aziende, prefetture, regioni, comuni), e su cui, quindi, sono possibili sia iniziative che contrattazione.
D'altra parte sulla patrimoniale, essa è una giusta rivendicazione dell'azione sindacale di classe che va inserita nella piattaforma, mentre diciamo chiaro che non siamo d'accordo, come è scritto in alcuni documenti politici che fanno riferimento all'area SI COBAS, che imporre una patrimoniale del 10% vorrebbe dire “espropriare gli espropriatori”; questo può sembrare più avanzato, ma in realtà saremmo all'illusione riformista di poter “espropriare gli espropriatori” senza il potere in mano agli operai. (Il governo ha stanziato sì 400 miliardi ma per destinarli ai padroni).
6) Per la stessa motivazione di sopra, sulla questione delle spese militari - in cui si scrive "Drastico e definitivo taglio alle spese militari" - siamo per togliere la parola "definitivo", perchè far credere che in questo sistema capitalista/imperialista si possano eliminare definitivamente le spese militari è massimalismo, parolaio. Qui sarebbe più corretto dire: “spostare fondi dalle spese militari alla sanità”.
7) Circa lo “sciopero generale”, anche noi non eravamo d'accordo a farlo coincidere col 1° Maggio, in cui c'è festa e quindi vi è già un'astensione dal lavoro, che chiaramente non potremmo chiamare “sciopero”. Ma ci rimettiamo alle decisioni collettive della prossima assemblea.
Vogliamo qui solo chiarire che nel nostro intervento il 2 aprile abbiamo parlato di “scioperi” lì dove è possibile e necessario, non di “sciopero generale”, come invece ha voluto interpretare il coordinatore del Si.cobas, Milani per dire che era impossibile.
Ora nella mozione lo si pone. Discutiamone alla luce della varietà della situazione nei posti di lavoro.
8) Circa il”patto d'azione” nel titolo. Noi siamo per un patto d'azione di fase, come lo eravamo l'8 febbraio sulla questione decreti sicurezza/repressione. “Patto d'azione” richiede però un coordinamento nazionale collettivo che lo gestisce e permette di capitalizzare i risultati delle assemblee, e organizzare e strutturare il patto a livello nazionale e locale.
Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
10.4.20

martedì 14 aprile 2020

14 aprile - Dallo Slai Cobas sc Pa: Coronavirus e Assistenti Igienico/Personale -METTERE IN ATTO L'ART.48 DEL DL  18/2020 DEL GOVERNO


Comunicato stampa
Centinaia e centinaia di Assistenti igienico-personale, IN SICILIA SONO RIMASTI FUORI DAI SERVIZI VERSO GLI STUDENTI DISABILI, A CAUSA DELLA SOSPENSIONE DELLE LEZIONI NELLE SCUOLE per l'emergenza Covid-19, E SENZA STIPENDIO A TUTT'OGGI DAL MESE DI MARZO 2020
Si trovano nella stessa situazione gli Assistenti all'autonomia e comunicazione sia che sia stato attivato o no nello specifico per questa categoria l'espletamento del servizio a distanza.
Gli Enti Locali devono dare immediata esecuzione all'art 48 del DL 18 del 17 marzo 2020 che li autorizza al pagamento delle somme spettanti per intero per i periodi di sospensione, considerato che si tratta di risorse già stanziate in bilancio e non si crea nessuna situazione di danno all'Erario, come vorrebbero far intendere invece i palazzi del potere interessati, mentre il servizio sarà espletato in forma convertita. Gli Enti Locali (Regione Siciliana, Città Metropolitane, Comuni) sono tenuti ad applicare il suddetto articolo del DL 18 invece di volersi tenere, solo per ingrassare le loro casse, somme che spettano a lavoratrici e lavoratori precari che non devono pagare sulla loro pelle l'emergenza Covid-19. La sospensione delle lezioni non è imputabile per nessun motivo a questi lavoratori e lavoratrici, per i quali all'emergenza del Coronavirus si aggiunge una gravissima emergenza occupazionale che sta colpendo il loro lavoro, che nella maggioranza dei casi è l'unica fonte di reddito. Pretendiamo che gli Enti Locali siciliani mettano subito in atto quanto previsto dall'art.48 del DL 18 del 17 marzo 2020,
fermo restando che li riterremo pienamente responsabili di ogni conseguenza che possa causare danno alla condizione di lavoro e di vita del grande bacino di Assistenti precari siciliani.
Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo/Sicilia

sabato 11 aprile 2020

DALL'INFERNO DI BERGAMO UNA FORTE E GENERALE DENUNCIA DEGLI OPERAI


11 aprile - Una corrispondenza da Palermo: Coronavirus, Slai Cobas: "Giusto aiutare le neomamme e le donne in attesa"

sulla stampa

 
Abbiamo avuto segnalazioni e denuncia di mamme con neonati e donne incinte prossime al parto sulla difficoltà di reperire vestitini e articoli per i corredini, visto che i negozi che vendono questi articoli sono chiusi da marzo e anche i grandi supermercati che al loro interno vendono questi articoli oltre agli alimentari hanno il divieto di farlo, secondo sia i DPCM che le ordinanze regionali.
Questa mamme, donne lavoratrici ci hanno detto "ma questi non sono beni essenziali? I bambini appena nati dovrebbero restare nudi?"
Telefonare al Comune di Palermo? Non risponde mai nessuno!"
Con le lavoratrici dello Slai Cobas per il sindacato di classe, che non se lo sono fatte ripetere due volte, abbiamo attivato una immediata catena solidale verso alcune mamme che non riuscivano a comprare tutine e vestitini per i loro bambini nati da alcuni giorni. 
Una catena che ha visto in particolare alcune lavoratrici, ma non solo, mobilitarsi uscendo di casa, formando come una sorta di "staffetta", ha detto una lavoratrice, per fare arrivare i vestitini alle mamme, sfidando divieti, rischi di multe...
I volontari che portano cibo o farmaci agli anziani,  ecc qui a Palermo vengono pure multati grazie ai proclami quotidiani di Musumeci a suon di più esercito e polizia!
Dopo una protesta anche telefonica verso i palazzi  di Roma (Presidenza del Consiglio, Dipartimento della famiglia...) abbiamo mandato nota come Lavoratrici Slai cobas sc  a Roma e Regione Siciliana. 
PS. Sarà come sarà, ma nell'ultimo decreto di ieri Conte ha inserito anche i negozi di abiti per neonati tra quelli che potranno riaprire.

ArcelorMittal - Siamo molto contenti della guarigione del lavoratore positivo al coronavirus, ma intanto ce n'è un altro...

Lo Slai cobas ieri alla fabbrica ha detto chiaro che non si può lavorare senza massima sicurezza, con un numero di operai, 5000, che non sta in nessuna fabbrica d'Europa. 

Su questo è ipocrita la Uilm (ma anche gli altri sindacati) che si lamenta, dopo aver fatto passare questi altissimi numeri. 
 
 Da Corriere di Taranto 
L’ASL di Taranto ha comunicato che un dipendente del reparto PGTcollega del lavoratore affetto da COVID-19, è risultato positivo al tampone. Lo stesso dipendente, insieme ad altri 14 lavoratoriera stato già posto in isolamento preventivo, così come prevede la procedura per tutti coloro che hanno avuto dei contatti con la persona risultata positiva. Secondo una prima ricostruzione il lavoratore è risultato positivo al tampone e, non avendo necessità di ricovero ospedaliero, prosegue la sua quarantena presso il proprio domicilio.
A tal propostio, “in riferimento al nuovo caso di positività al Covid-19 – scrive la Uilm in una lettera al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e al responsabile del Dipartimento di prevenzione dell’Asl di Taranto Michele Conversano – di un altro collega di squadra del precedente caso, continuiamo ad esprimere la nostra preoccupazione su un eventuale contagio di massa all’interno dello stabilimento
ArcelorMittal di Taranto. Essendo l’ex Ilva un’azienda a ciclo integrale vi è l’obbligatorietà di un continuo lavoro come previsto dal Dpcm. Vi chiediamo con estrema urgenza la possibilità di istituire un protocollo sanitario ad hoc a partire dal reparto lì dove sono presenti i casi Covid-19 (Esame con tampone a campione)”.
E’ invece guarito ed è uscito oggi dall’ospedale Moscati di Taranto, uno dei Centri Covid della Puglia, il giovane dipendente dello stabilimento ArcelorMittal che era risultato positivo al Coronavirus ed era stato ricoverato per polmonite interstiziale. L’operaio dovrà seguire una terapia a casa. .

venerdì 10 aprile 2020

Ex Fiat di Termini Imerese: i commissari della Blutec gelano gli entusiasmi sulla riconversione... sono gli operai che devono impugnare la battaglia

Ci mancavano i commissari nominati per gestire la vertenza Blutec a “gelare gli entusiasmi” sul possibile rilancio della fabbrica.
E ci mancavano pure i sindacalisti cgil-cisl-uil che hanno detto che sono “cauti”. Come se mai avessero voluto fare davvero la lotta per costringere i vari governi, dal nazionale a quello regionale, a rilanciare la produzione. Loro che hanno sempre accompagnato gli operai alle passerelle dei politici di turno, hanno abbassato la testa ad ogni tipo di progetto e ad ogni promessa, da Renzi a Di Maio (alla fine sempre elettorale), per che cosa? Per niente, anzi per pietire il rinnovo della cassa integrazione che sta diventando di fatto “a vita”, un “ammortizzatore sociale secolare”, per parafrasare gli economisti.
Se sia vero oppure no che le aziende della Meccatronica non hanno ancora presentato un progetto, si vedrà. L’importante è che adesso c’è l’occasione di far partire una produzione, e questa del biomedicale nel senso più largo del termine, può essere quella giusta per cominciare.
E se i commissari della Blutec hanno dubbi, (che dovrebbero occuparsi seriamente del gruppo che ha stabilimenti anche nel resto dell'Italia) allora ci sono altri “strumenti” che possono essere messi in campo, come l’impegno diretto di Invitalia (l’agenzia nazionale per gli investimenti che ci mette i soldi!), per esempio.
Questa rimessa in moto della fabbrica è una battaglia da fare, ma è chiaro che senza il protagonismo diretto degli operai questa operazione viene tutta lasciata nelle mani di burocrati di Stato e burocrati sindacali che tutto hanno in testa (soldi e carriere personali) tranne che risolvere il problema…

Ex Fiat Termini Imerese e riconversione: i soldi per far partire la produzione ci sono!

Questi soldi ci sono da circa 11 anni! E dovevano servire a far partire progetti che sono poi tutti falliti! Fino all’ultimo della Blutec!
Il nuovo piano, dice Il Sole 24 Ore di ieri, rallegrandosi che i soldi ci sono, è stato proposto “dal distretto della Meccatronica che vorrebbe portare lì una produzione su larga scala di dispositivi medici anti Covid-19.”
Il problema principale è che “Lo stabilimento di Termini oggi è in mano a Blutec, l’azienda che doveva rilanciare l’impianto a che è stata travolta dalle inchieste giudiziarie e oggi è retta da commissari in applicazione della legge Marzano.”
Ricordiamo che Ginatta, il padrone della Blutec, ha fatto sparire 20 milioni del precedente accordo dicendo chiaramente che della produzione a Termini non gliene importava niente!
Ci vuole quindi, diciamo noi, togliere immediatamente dalle mani della Blutec, il nuovo accordo di programma: “L’Accordo di programma di cui parliamo – continua il quotidiano della Confindustria - vale 240 milioni (90 milioni della Regione siciliana e il resto dello Stato) finiti almeno in parte, in
questa fase, nel maxi accordo da quasi 430 milioni cui ha lavorato negli ultimi mesi l’assessorato alle Attività produttive guidato da Mimmo Turano e siglato dal presidente della Regione Nello Musumeci e dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. 

Un accordo, quest’ultimo, che prevede tra le altre cose il rafforzamento degli ecosistemi di innovazione regionale [questa è una frase che nasconde il finanziamento a fondo perduto di diverse industrie siciliane!, ndr], anche attraverso iniziative pilota per far crescere iniziative imprenditoriali ad alto contenuto di conoscenza su Palermo (scienze della vita) e Catania (digitale ed energia). Risorse su cui fanno certo affidamento le imprese aderenti al distretto della Meccatronica.
Il giornale ricorda che in questi mesi erano in corso “contatti con possibili investitori”, ma che fino ad oggi non se n’è fatto nulla.
Dunque, cosa si propongono di produrre, le aziende del distretto Meccatronica? “L’idea è di produrre a Termini Imerese mascherine FFP2 e FFP3, maschere in 3D, caschi e ventilatori polmonari, macchine per la sterilizzazione, bombole per l’ossigeno. «Il progetto – spiega Mineo – non riguarda certamente la produzione di mascherine e dispositivi a basso valore aggiunto. Noi pensiamo di utilizzare al meglio il know how delle aziende del distretto che già dispongono di grandi professionalità compresi ingegneri provenienti proprio da Blutec». Azienda, quest’ultima, interlocutore fondamentale per lo sviluppo del piano.”
Questa “indispensabilità” della Blutec sarebbe legata al fatto che nello stabilimento sono presenti le stampanti industriali 3D. Vista la situazione giuridica della Blutec e di Ginatta questo non può essere affatto un ostacolo, si requisiscono gli impianti e basta!
“Nelle intenzioni delle aziende del distretto della Meccatronica, che intanto hanno incassato la disponibilità di alcune startup tecnologiche a collaborare, lo stabilimento dovrebbe diventare un polo integrato di produzione del biomedicale ma non solo. «Si tratta di insediare lì l’intera filiera – spiega ancor Mineo – che non è fatta di una sola azienda ma di tante imprese appartenenti a settori diversi ma complementari tra loro: dalla meccanica al tessile, dall’elettronica alla chimica».
Adesso bisogna fare presto, far rientrare gli operai in fabbrica e partire con la produzione!

Ex Fiat di Termini Imerese: riaprono i cancelli? Da ieri è in discussione la proposta della riconversione alla produzione biomedicale

L’urgenza è quella di riaprire!
Certo non è la produzione di auto, ma se la borghesia, cioè politici padroni e sindacati, fanno presto, è possibile avere di nuovo una grande fabbrica nel comprensorio di Termini Imerese.
Si potrebbero impiegare anche migliaia di operai se si pensasse di fare dello stabilimento un centro generale della produzione di tutto quello che serve alla sanità: dalle mascherine di ogni tipo, ai ventilatori, ai letti dedicati, a tutta l’attrezzatura della terapia intensiva, insomma tutto ciò, ed è davvero tanto, che è mancato in questi giorni per dare risposta all’emergenza. E, perché no, anche alla produzione diretta di ambulanze vista la struttura della fabbrica!
Come per Catania, per fare un esempio di numeri, è la ST Microelectronics!

giovedì 9 aprile 2020

9 aprile - Infermiera con serie patologie respiratorie viene trasferita al reparto di malattie infettive covid-19. La denuncia delle lavoratrici Slai Cobas sc- Policlinico Palermo

Policlinico di Palermo


ABERRANTE, IN TEMPI DI COVID-19, UN’ INFERMIERA CON SERIE PATOLOGIE, TRA CUI BRONCHITE E NODULO POLMONARE, VIENE TRASFERITA AL REPARTO DI MALATTIE INFETTIVE-COVID-19
LO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE E LA LAVORATRICE HANNO GIA’ PRESENTATO UNA DENUNCIA ALLA PROCURA E AL PRESAL, PER REITERATA VIOLAZION E DEL D.L.GS 81/08 E LESIONE DELLA SALUTE FISICA E PSICHICA DELLA DIPENDENTE, PERALTRO UNICO GENITORE DI UN MINORE

E’ accaduto che il 13 marzo scorso, un’infermiera professionale affetta da serie e documentate patologie sia stata trasferita presso l’U.O. di Malattie infettive Covid-19, malgrado destinataria di importanti limitazioni imposte dal PRESAL.
La dipendente in oggetto vedendo il menefreghismo della direzione infermieristica e della direzione sanitaria, temendo un ulteriore aggravamento per la propria salute, è ricorsa all’aiuto dello SLAI COBAS sc, che già anni fa ha lanciato lo “SPORTELLO APERTO” per le lavoratrici, che sono quelle che subiscono maggiormente di tutto e di più.
La scrivente O.S. si è attivata immediatamente e dopo avere constatato il persistente immobilismo della direzione infermieristica, preposta ai trasferimenti, ha deciso di denunciare il gravissimo fatto al PRESAL e alla procura, mentre l’infermiera in questione presentava formale denuncia ai carabinieri.
Il PRESAL è intervenuto prontamente chiamando il medico competente e intimandogli di fare spostare subito la dipendente dal reparto. Nella stessa giornata il medico competente del Policlinico ha scritto una nota alla direzione infermieristica nonché alla direzione sanitaria e generale, affermando che è controindicato tenere la dipendente di che trattasi in quel reparto. Inoltre sta sottoponendo quest’ultima a tutta una serie di visite ed esami diagnostici. Tuttavia a tuttora la lavoratrice è ancora nella medesima U.O.
In ragione di ciò, oggi questo sindacato ha chiesto al PRESAL di intervenire nuovamente e di sanzionare l’amministrazione aziendale. Altresì ha inviato un ulteriore esposto/denuncia alla procura - ad integrazione del precedente- per reiterata violazione del D.L.gs 81/08 e lesione della salute dell’infermiera de qua.
Lo SLAI COBAS sc andrà fino in fondo in questa aberrante vicenda, affinché la lavoratrice sarà trasferita e adibita a mansioni compatibili col proprio stato di salute, e tutti i vari responsabili non avranno pagato!

OGGI PIU’ CHE MAI E’ DIMOSTRATO CHE LE DENUNCE A PAROLE NON BASTANO, SOPRATTUTTO PER LE LAVORATRICI, PER LE DONNE.
E’ TEMPO DI AGIRE CONCRETAMENTE CON OGNI MEZZO, PER TUTELARE LA SALUTE/VITA DI CHI LAVORA VERAMENTE E VIENE MASSACRATA/MASSACRATO PER UN TOZZO DI PANE!

Lavoratrici SLAI COBAS sc- Policlinico Palermo 


09.04.2020

mercoledì 8 aprile 2020

08 aprile - ALLARME PER LE CONDIZIONI DEGLI OPERAI NELLE FABBRICHE ‘DELL’INSALATA’ DI BERGAMO UN SETTORE ESSENZIALE CHE LAVORA ALLE STESSE CONDIZIONI DI SEMPRE QUINDI CON UN ALTO POTENZIALE DI RISCHIO CONTAGIO PER I GLI OPERA




L’analisi delle condizioni di lavoro in questo settore, ci dimostra senza dubbi, che l’adempimento dei protocolli di sicurezza anticontagio, per i padroni è una pura formalità. 
 
I padroni sono sempre quelli delle fabbriche aperte a tutti i costi, a qualsiasi condizione.
Senza una effettiva mobilitazione dei lavoratori non c’è sicurezza, efficace, reale, tutti i giorni. I provvedimenti formalmente riconosciuti non trovano applicazione o vengono vanificati dalle condizioni reali di lavoro.
Soprattutto con la riapertura delle fabbriche, le misure di prevenzione devranno intervenire sull’organizzazione del lavoro.
Ritmi alti, organici ridotti, giornate di 12 ore  e più, un settore completamente nelle mani del sistema neoschiavista delle cooperative, QUESTE CONDIZIONI NELLE FABBRICHE DELL’INSALATA, NON POSSONO GARANTIRE ALCUNA SICUREZZA DAL CONTAGIO. Le mascherine, come sotto spiegato, per qualità e quantità ne sono un esempio. Sono solo una misera foglia di fico.
La produzione essenziale deve essere mantenuta anche in tempo di emergenza sanitaria, ma a partire dal rispetto delle norme di sicurezza per i lavoratori.
I padroni spingono per riaprire le fabbriche, l’assenza dal contagio non si può garantire con una formale mascherina. Serve la lotta, la ribellione, non siamo carne da macello.

Nel settore cosiddetto della IV gamma, quello della trasformazione e confezionamento dell’insalata, i lavoratori continuano a lavorare con mascherine già in dotazione, non per il virus, ma previste per evitare la contaminazione delle verdure trattate. Si tratta di mascherine monouso di tipo chirurgico. Dal momento che gli ambienti sono a bassa temperatura e umidi e le mascherine si bagnano presto.
Per mantenere, nel corso dell’intera giornata lavorativa l’efficacia della mascherina, secondo una pratica comune a tutte le fabbriche del settore, l’operaio le sostituiva più volte al giorno, secondo il bisogno. Fino a febbraio. Oggi le mascherine, nelle principali fabbriche della provincia come Bonduelle di S. Paolo d’Argon, Mio Orto di Carobbio degli Angeli, Sab/il Tricolore di Telgate, Belgravia di Azzano S.Paolo, vengono razionate, obbligando gli operai ad indossare la stessa per tutto il giorno. O addirittura, vengono assegnate per più giorni, con il ‘consiglio’ di sanificarla.
Già da solo, il TU 81.08, indica come prioritaria la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, l’adeguamento del ciclo produttivo alle misure di sicurezza, l’aggiornamento delle valutazioni di rischio nel DVRI, alla luce di eventuali nuovi fattori di rischio, la necessaria informazione ai lavoratori.
Trattandosi di DPI che proteggono le vie respiratore e che rientrano nel gruppo dei cosiddetti DPI “salvavita” il lavoratore deve essere informato e “addestrato”.
Invece questi lavoratori, che ricevono una mascherina sfusa, non conoscono quali indicazioni il produttore abbia rilasciato in merito al tipo di protezione garantito dalla mascherina, quali siano le sue caratteristiche, le condizioni d’uso consigliate e la durata.
Non c’è quindi certezza tra i lavoratori, sul livello effettivo di protezione che hanno, per quanto tempo questa protezione sia garantita, date le condizioni specifiche dei reparti e l’uso prolungato.

L’alterarsi della mascherina durante il turno di lavoro, crea un potenziale pericolo per i lavoratori. Ma riduce anche la protezione per il rischio biologico verso gli alimenti?