martedì 30 maggio 2023

30 maggio - ORE 12 - Testi della Controinformazione rossoperaia n. 10 di lunedi' 29/5

 

Questa Controinformazione ha al centro la situazione nelle grandi fabbriche: Stellantis e Acciaierie d'Italia;

Continua: Su scioperi e mobilitazioni dell'area del sindacalismo di base

Nelle zone dell'alluvione la situazione è in "movimento"

Sulle fabbriche

Oggi parleremo di ciò che non appare sui giornali o nelle Tv, o appare al massimo nei trafiletti. Per cui più che di controinformazione si tratta di informazione. Parliamo della situazione nelle fabbriche, nelle grandi fabbriche, centrali per il capitale e che devono essere centrali per la lotta di classe, per il ruolo degli operai contro i padroni e il governo. Possiamo dire che proprio in queste fabbriche si mostra in maniera chiara, quasi ostentata da parte dei padroni, a che punto è arrivata la contraddizione capitale/lavoro, il livello di evidente manifestazione della legge tra aumento dello sfruttamento, riduzione al minimo necessario del salario, cioè della parte pagata dal capitale per conservare e riprodurre la forza lavoro e aumento del pluslavoro, che si traduce in pluvalore e profitti, con cui il capitale si sta ben difendendo dalla crisi.

E sul fronte del capitale, della ripresa della sua “salute”, a differenza dell’informazione molto lesinata che viene data sulla condizione degli operai, per non parlare sulle loro lotte, sia pur ancora parziali, la stampa da’ invece spazio. In questi giorni, dal 26 maggio, a Trento si è tenuto il Festival dell’economia, a cui i giornali in generale hanno dedicato vari articoli e il Sole 24 ore, chiaramente giornale della Confindustria, ha dedicato per giorni numerose pagine. Ma su questo Festival parleremo un’altra volta.

Oggi, ripeto, vogliamo parlare di quello che succede nelle fabbriche per gli operai.

Partiamo da una notizia confortante. Ne abbiamo gia’ parlato in precedenti controinformazioni.

La lotta alla Stellantis di Pomigliano. Qui la protesta/la lotta sta continuando. Anche sabato scorso vi è

stato un nuovo sciopero dello straordinario, questa volta organizzato dallo Slai cobas, che ha avuto un’adesione del 40% , invece che 519 vetture cosi’ se ne sono prodotte appena 300.

La ripresa dello sciopero del sabato, che si era fermata per molto tempo, ha avuto chiaramente rilancio con lo sciopero improvviso iniziato il 10 maggio e proseguito per tre giorni contro i carichi e l’aumento dei ritmi di lavoro, che ha portato da un giorno all’altro a una produzione da 10 a 20 auto a turno; uno sciopero partito dai reparti più pesanti, appoggiato dai delegati della Fiom, e dallo Slai cobas; uno sciopero anche per le condizioni di igiene e sicurezza esistenti nei reparti e negli ambienti della fabbrica, con capannoni fatiscenti e da anni dismessi; e per l’emarginazione di fatto, lavorativa e salariale degli Rcl.

La “novita’” dello sciopero di Pomigliano sta soprattutto nella sua modalita’, improvviso, partito dal basso, espressione della volonta’ di dire basta, di ribellarsi a quelle condizioni di lavoro sempre più insopportabili, In questo è un segnale, un esempio che parla sia agli altri stabilimenti Stellantis, sia ad altre fabbriche, in cui ugualmente le condizioni di lavoro peggiorano sempre più e i delegati, li’ anche Fiom, denunciano ma non organizzano fermate, scioperi, ma al massimo chiedono Tavoli.

Questa novita’ non deve rientrare nella “normalita’” anche degli scioperi del sabato; ma estendere la sua manifestazione di ribellione dal basso, fino a risultati concreti.

In questo può e deve essere un segnale anche per gli stabilimenti Stellantis, in particolare di Melfi e di Mirafiori.

Che succede in queste fabbriche, di cui la stampa parla poco, se non dalla collina del padronato?

A Melfi l'azienda ha annunciato nuovi 520 esuberi nello stabilimento di Melfi e trasferimenti addirittura in Francia e negli stabilimenti di Pomigliano, Rivalta e Termini Imerese.

Già 1.130 operai sono fuoriusciti con un incentivo all’esodo. L’azienda ha anche annunciato una riduzione da 17 a 15 turni per la lastratura e la verniciatura, come già avvenuto da un mese per il montaggio, con una ulteriore riduzione da 21 a 18 turni per la manutenzione, e la chiusura estiva del sito di produzione nel periodo che va dal 31 luglio al 20 agosto. A questo si unisce la cassintegrazione comunicata all’ultimo momento, mansioni pesanti e insostenibili.

Quindi la annunciata riorganizzazione per la transazione elettrica, e la produzione di nuovi quattro veicoli elettrici, si fara' con meno operai e aumento dello sfruttamento per chi resta.

Anche a Mirafiori l’aumento della produttivita’ ha portato a un aumento dei carichi di lavoro (dice un operaio: troppo lavoro, troppo carichi di lavoro, prima 10 pezzi, ora 15) a fronte di una diminuzione degli operai. L’accordo separato CCLS accompagna il peggioramento della situazione, a fronte di un aumento di 200 euro che non recupera affatto il salario perso, conferma l’uso dei contratti precari a discrezione dell’azienda, della flessibilita’, si parla di nuove pause da introdurre ma collegate al miglioramento della prestazione e del prodotto, non quindi per difendere la salute degli operai, e dell’aumento dei ritmi di lavoro in linea; anche una parte dei soldi è legata alla produttivita’, anche qui vi è un piano di “dimissioni incentivate”, un vero e proprio esodo, con le linee gia’ decimate da cassa integrazione.

Anche a Mirafiori gli operai, e in particolare le operaie dicono che “non ce la fanno più”:

si rovinano la schiena nel lavorare in linea, mentre ci sono tanti operai a casa in cassintegrazione, i vuoti produttivi vengono coperti con ore in più di lavoro; gli orari vengono modificati unilateralmente; i turni li comunicano spesso il giorno prima per il giorno dopo, così, dicono soprattutto le operaie, non riusciamo a riorganizzarci; po dicono glioperai non puoi neanche parlare, con i tempi che ci sono, i ritmi, ma anche per la repressione, se protesti vieni messa a fare i lavori peggiori.

Nello stesso tempo la Stellantis dichiara record di profitti nel 2022! "Le vendite sono diminuite ma compensate dai prezzi delle auto più alti. L’utile è salito del 26% Elkann ha dichiarato: “Siamo tra i primi 3 al mondo per ricavi e margini”. Stellantis mostra in maniera chiara la legge del capitale, la fonte dei suoi profitti è: sfruttamento degli operai, più carichi di lavoro, con meno operai.

Ma questo periodo può essere pieno di opportunità. Soprattutto a Melfi c’è un’area più positiva, meno passiva, più attenta. Alcuni operai dicono che forse questo è il momento giusto per muoversi, e lo sciopero di Pomigliano è visto come esempio positivo. Non dimentichiamo che qui ci sono stati i “21 giorni” che hanno davvero cambiato la faccia della fabbrica.

Oggi la centralita’ delle fabbriche, la riattivazione del conflitto di classe in seno alle fabbriche, il rilancio dei processi di autorganizzazione del sindacalismo di base e di classe sono un punto fondamentale della ripresa generale del movimento di lotta dei lavoratori.

L’altra realta’ emblematica è quella di Acciaierie d'Italia soprattutto per mostrare la eterna legge del sistema capitalista dei governi che sono dei "comitato d'affari" al servizio dei padroni.

Il Sole 24 ore annuncia che nelle scorse settimane vi è stato un incontro riservato tra il ministro Urso, e la famiglia Mittal, proprietaria di ArcelorMittal per accelerare i tempi dell’aumento del capitale pubblico nella societ Acciaierie d’Italia dal 38% al 60% Lo strumento è la conversione in aumento di capitale dei 680 milioni di finanziamento gia’ stanziati a inizio anno.

il governo prima salirebbe al 60%, ma sarebbe solo momentaneo, perchè poi cederebbe il 20% a imprenditori privati del settore,ma su questo 20% ArcelorMittal avrebbe il potere di dire SI o NO a un nuovo socio e potrebbe esercitare una propria opzione, che, quindi, lo farebbe tornare in maggioranza! Sembra una sorta di "gioco dell'oca" in cui si torna sempre alla casella di partenza.

Un "gioco" vecchio del capitale, del padrone più forte tra i padroni, e sempre attuale. Il governo mette soldi (pubblici) i padroni comandano e incassano il profitto.

Per cui per gli operai: o pubblico o privato l'attacco alle condizioni di lavoro e ai diritti è sempre uguale, sgombrando le false illusioni, la demagogia dei sindacati confederali e anche dell’Usb.

Negli ultimi giorni Taranto è stata meta di un “pellegrinaggio” di alti esponenti dei padroni, il pres. di Federacciai Gozzi, Timmermans della Comunità europea; e chi non è venuto ha rilasciato interviste, il Min. Urso, Fitto, Bernabè.

Gozzi ha fatto l’elogio della famiglia Riva, della serie “stavamo meglio quando stavamo peggio.

Quindi ha ditto che dobbiamo “seguire il modello ibrido che segue tutta la siderurgia europea e la transizione, quella dei tedeschi e dei francesi che ci dicono stanno lavorando perchè tutta la produzione dell’acciaio sostituita da forni elettrici”. Ma tutto questo lo deve fare lo Stato, solo così il privato potrà fare profitti con la fabbrica ambientalizzata; che ci vogliono investimenti per una fabbrica in cui conviveranno area a caldo, idrogeno e gas, con una montagna di soldi che deve mettere lo Stato.

Gozzi ha sostanzialmente attaccato Acciaierie d’Italia e l’attuale management rappresentato dalla Morselli, Esiste un contrasto reale nel mondo dei padroni, fare investimenti o a passare la mano.

Naturalmente i padroni hanno bisogno dell’Europa per fare tutto questo, e l’Europa si deve presentare alle masse come il “papa buono”. E la visita di Timmermans è servita a questo. Ha preso sotto la sua tonaca Taranto e ci ha mostrato come va avanti il cammino verso il “paradiso”, mettendo in bella copia il piano delle “buone intenzioni”.

Il presidente di Acciaierie d’Italia, Bernabè come sempre negli ultimi tempi fa il difensore d’ufficio dei proprietari effettivi di AdI. Poi parte dicendo che ci vogliono 10 anni per la costruzione di forni elettrici, e continua affermando che AdI è una società che ha caratteristiche completamente diverse da tutte le altre aziende,perchè lavora su impianti sequestrati e con la richiesta di conquista. Si torna, quindi, costantemente al punto: tutto ciò si può fare ma ci vuole lo scudo penale, che il governo ha gi’ rispristinato con l’ultimo decreto; ci vogliono che i soldi ad AdI affluiscano.

Ma come sta la situazione tra gli operai? Male, molto male. 2500 operai vengono messi in cassintegrazione solo a Taranto e costituiscono i futuri esuberi; nell’appalto significa gia’ rischio licenziamenti. La stampa riporta con evidenza i rifacimenti degli Altoforni, ma intanto non vi è neanche la normale manutenzione degli impianti, e il rischio incidenti e infortuni è permanente.

Qui è ancora più evidente che l’ostacolo ad una lotta sono i sindacati in fabbrica. Perchè nelle poche volte che hanno chiamato allo sciopero gli operai hanno risposto in massa, anche andando oltre le ordinarie iniziative, ma i sindacati chiedono tavoli e tavoli locali e nazionali. E c’è l’anomalia della Fiom. Se alla Stellantis la Fiom è stata esclusa dagli accordi, ad Acciaierie è lei che insieme alla Fim, Fismic, Ugl fa accordi separati, accontentandosi di miserie, mentre l’azienda dice chiaro che la cassintegrazione si trasformera’ in esuberi futuri e non tiene fede neanche al misero accordo e decide unilateralmente di aumentare la cigs.

Ma in questa fabbrica gli operai hanno una forza a loro favore: il numero. Vi sono più di 10mila operai diretti, a Taranto 8200, più oltre 3mila di operai dell’appalto.

Ma parafrasando Marx, possiamo dire che il numero senza la coscienza della lotta non basta.

Nell'area del sindacalismo di base

Questa controinformazione era assolutamente indispensabile per comprendere il senso della Controinformazione rossoperaia: vale a dire che essa cerca di dare voce agli operai che non hanno voce e di contribuire, per chi ha “voce”, a fare in un passo in avanti nella coscienza e nell'organizzazione.

lunedì 29 maggio 2023

29 maggio - Tenaris: la sicurezza non è compatibile con i record produttivi!!!

 


29 maggio - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia - 10

 


29 maggio - 2 GIUGNO: TARANTO CONTRO LA GUERRA

 2 giugno in piazza a Taranto ore 10 Arsenale 

NO alla Repubblica fondata sulla guerra imperialista, il militarismo, il nazionalismo, la repressione e il razzismo

NO alla Repubblica fondata sullo sfruttamento, disoccupazione, precarietà, carovita, disastri e devastazione ambientale, attacco ai diritti e alle libertà dei lavoratori, dei giovani, delle donne, salute, studio..

info/contatti adesioni

wattsapp 3519575628
wattsapp 3288864665


29 maggio - da Ravenna - Alluvione e guerra -verso il presidio alla Prefettura 2 giugno

 


domenica 28 maggio 2023

28 maggio - dal blog tarantocontro: Dal presidio degli operai ex Pasquinelli: la lotta deve continuare

Nessun risultato giovedì scorso nell'incontro con assessori del Comune. Gli operai ex pasquinelli sono di fatto "ostaggio" di una querelle tra Comune e Presidente dell'Amiu. 

MA IL LAVORO DEVE RIPRENDERE!

Una intervista fatta dallo Slai Cobas a 2 operai

 https://drive.google.com/file/d/1tTWBm0gpulK_Hp33ZSawuEF-du-jsfQS/view?usp=sharing



sabato 27 maggio 2023

27 maggio - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia N. 9 - Testi

 "ORE 12" esce in audio il lunedi/mercoledì/venerdi

martedi/giovedì/sabato pubblichiamo la trascrizione dei testi audio

Trascrizione dell'audio del 26 maggio - 9 

Morti sul lavoro - Occupazione della RAI - Il fascismo delle forze dell'ordine - sulle lotte dei lavoratori - Questo 2 giugno - Gli studenti e le tende - Non dimentichiamo Cutro

Questa mattina cominciamo con le morti sul lavoro

Due lavoratori sono morti ieri a Monopoli, lavoravano per una ditta di Conversano, in un lavoro di ristrutturazione delle fogne e degli impianti in questa città. Avevano 63

 anni uno e l'altro 64 anni. Sono stati seppelliti vivi dalla caduta di un detrito ed è stato inutile ogni tentativo per salvarli. Uno di loro era a un anno dalla pensione, l'altro aveva ancora qualche anno di lavoro. Erano lavoratori conosciuti dai loro concittadini come gente che non si tirava mai indietro e di quel tipo di lavoro avevano una certa esperienza. Ma avevano 63 e 64 anni! Era un lavoro faticoso, un lavoro che di solito viene considerato usurante

Per portare il pane a casa sono stati seppelliti vivi dalla logica degli appalti al massimo ribasso, dalla logica della mancanza di controllo sulla salute e sicurezza, dalla logica che uccide! Perché il capitalismo uccide, le leggi del capitalismo uccidono, i padroni uccidono, le amministrazioni

comunali uccidono. 

Il crimine legalizzato è quotidiano, pagato con la pelle dei lavoratori. Avevano moglie e figli. Le condoglianze, i saluti delle istituzioni sono pure ipocrisia! Voi siete complici! 

Ma di morti sul lavoro nella giornata di ieri ci sono state altre. I numeri delle morti sul lavoro in Italia - e anche nella regione dove sono morti questi lavoratori - sono crescenti. E la morte sul lavoro colpisce lavoratori giovani come lavoratori anziani, colpisce lavoratori italiani e, molto, molto spesso, lavoratori stranieri, colpisce uomini e, in alcuni casi, donne lavoratrici. 

Nocivo non è il lavoro in sé, nocivo è il capitalismo che uccide, nocivi sono le leggi che i governi fanno per questo, nocivi sono le organizzazioni sindacali che non tutelano i diritti dei lavoratori. 

Sui confederali mettiamoci una pietra sopra. Le loro chiacchiere inutili, le loro manifestazioni di cordoglio, le loro promesse, sono senza senso e corrispondono a una crescente perdita di vite umane, perché se firmi accordi di merda, se non difendi il salario, se non difendi il lavoro precario, è chiaro che il lavoro sotto il Capitale uccide. 

Ci vuole per questo, da sempre, una Rete Nazionale per la sicurezza, una sorta di “braccio armato” del movimento dei lavoratori che trasformi ogni morte in questione nazionale, mobilitando non solo i lavoratori ma anche le loro famiglie, mobilitando tutti coloro che denunciano, tecnici, ispettori eccetera, mobilitando tutti in un braccio di ferro e attaccando le cause immediate di queste morti così come le cause strategiche. E invece niente di tutto questo! Siamo solo noi e alcuni ben intenzionati del movimento sindacale e di altre associazioni che si occupano di questo. 

Ma come se ne occupano? Per favore, non è che la vita di Cospito vale di più di quella di un operaio, e, giustamente, alla vita di Cospito si è opposto un movimento quotidiano di scontro con lo Stato. Perché la morte dei lavoratori non ha lo stesso risalto? perché le forme di lotta devono essere sempre le stesse, tradizionali, anche quando vengono dettati all'insegna di “mai più, basta morti sul lavoro”?

Basta morte sul lavoro” significa guerra, guerra non condoglianze, basta morte sul lavoro non significa retorica sulle morti sul lavoro ma sempre - e solo – guerra, guerra di classe. 

La guerra, l'odio di classe, sono la forza motrice della lotta sociale e politica in questo paese

L'occupazione della RAI

Questo paese si scontra con un governo, un governo dei padroni come i precedenti. Ma nessun governo aveva mai detto così esplicitamente che la sua logica è quella di difendere i padroni. E questo nessuno lo può negare, né a destra né a sinistra e né nel movimento sindacale di classe: il governo Meloni non è un governo come tutti gli altri. 

Ai governi che “non sono come tutti gli altri” si oppone una lotta che non è come tutte le altre. E su questo sembriamo dei predicatori nel deserto, nel deserto del movimento operaio e popolare in generale, nel movimento di classe a sinistra fuori dal Parlamento, nel movimento politico.

La Meloni ha occupato - e sta occupando - la Rai così come tutte le istituzioni. Si tratta di un'occupazione militare, di una sostituzione di giornalisti - senz'altro nominati dai precedenti governi e collegati storicamente anch'essi all’informazioni di Stato e all'informazione della classe dominante - ma una cosa è la normalità della democrazia borghese, un'altra cosa è l'ostentazione dell'occupazione come giusta e  necessaria, una cosa sono i professionisti che non sanno rompere con i partiti di appartenenza e una cosa sono fascisti che occupano le sedi pubbliche.

venerdì 26 maggio 2023

26 maggio - info: Cariche poliziesche questa mattina a Milano contro lavoratori in lotta USB nei pressi della Confindustria - massima solidarietà

Tensioni e cariche della polizia durante il corteo per lo sciopero a Milano

La protesta organizzata dal sindacato di base, Usb: molti mezzi Atm di superficie sono stati deviati per la marcia

Un corteo si è mosso per le strade del centro di Milano in occasione dello sciopero generale nazionale proclamato da Usb. Oltre ai lavoratori, nel serpentone c'erano gli attivisti di alcuni centri sociali e gli studenti delle scuole e delle università milanesi (legati a 'Cambiare rotta'). Momenti di alta tensione si sono verificati in zona via Pantano, nei pressi della Statale e di Assolombarda. Da un lato i manifestanti hanno cercato di superare le transenne e lanciato pomodori e uova contro le forze dell'ordine in tenuta antisommossa. Per tutta risposta, dall'altro lato, agenti e militari con scudi e manganelli hanno caricato gli attivisti.


26 maggio - ORE 12 - Controinformazione Rossoperaia 9

  

giovedì 25 maggio 2023

26 maggio - per il dibattito, un contributo: EMERGENZA SALARIALE

 

di Danilo Tosarelli

PREMESSA

Se sei contento di come arrivi a fine mese.

NON LEGGERMI. NON TI SERVIRA’

Se invece fai fatica a sbarcare il lunario.

FAI LO SFORZO DI LEGGERMI FINO IN FONDO.

Certamente ti arrabbierai, ma non avrai sprecato del tempo.

Questa nostra Italia ha molti problemi da risolvere.

Secondo me, uno viene al primo posto.

Si chiama EMERGENZA SALARIALE.

I costi della vita continuano a lievitare.

Anche fare la spesa è diventato un salasso.

La situazione sta diventando sempre più insostenibile.

VOGLIAMO CHIEDERCI IL PERCHE’?

In Italia, abbiamo salari inferiori a quelli di 30 anni fa.

Lo dice l’OCSE. Addirittura inferiori del 2,9%. Incredibile, ma vero.

Ovunque in Europa sono cresciuti, ovviamente. I nostri diminuiscono.

E ancora si sostiene che i salari non devono aumentare.

Lo sostiene per primo Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia.

A suo dire, tale scelta consentirebbe una spirale inflazionistica.

Bonomi, Presidente di Confindustria conferma tale ipotesi. Con chi sta?

In Italia continuiamo a farci prendere in giro.

Perchè domina l’ignoranza e scarsa è la controinformazione.

L’INFLAZIONE E’ CAUSATA DALLE AZIENDE. PERCHE’ SPECULANO.

La mia e non solo mia, è un’affermazione in forte controtendenza. Motivata.

La BCE ha dovuto ammettere una verità incontestabile.

I SALARI REALI SONO NOTEVOLMENTE DIMINUITI.

I MARGINI DI PROFITTO DELLE IMPRESE SONO AUMENTATI.

26 maggio - info Pomigliano: Alla Stellantis Pomigliano continuano gli scioperi del sabato indetti dallo Slai Cobas

Comunicato stampa

SABATI LAVORATIVI? NO, GRAZIE!

Le proteste dei lavoratori di questi giorni testimoniano l’insostenibilità delle condizioni lavorative date dai sistematici aumenti di carichi di lavoro e delle vergognose condizioni di igiene e sicurezza esistenti nei reparti e negli ambienti della fabbrica, inclusa, inoltre, la creazione di nuove aree di lavoro in capannoni fatiscenti e da anni dismessi.

Questa grave inagibilità ambientale e lavorativa consentita nei fatti dai sindacati compiacenti (inclusi i finti “oppositori”) ha determinato in questi anni l’inesorabile ed ormai insopportabile declino dei diritti dei lavoratori.

Come Slai cobas ci stiamo adoperando per riportare in fabbrica la democrazia ed il diritto del lavoro, tenuti fuori dai cancelli della fabbrica – da troppo tempo ormai – da azienda e sindacati tutti (firmatari e non). In continuità di posizione sindacale contro le problematiche da sempre esistenti in F.C.A. Pomigliano ed ulteriormente peggiorate negli ultimi tempi, ma soprattutto con il coraggio dei lavoratori di rivendicarle con gli scioperi delle scorse settimane,

Lo Slai cobas indice per sabato 27 maggio 2023 sciopero di 8 ore per ogni turno di lavoro

Slai cobas F.C.A. Stellantis Pomigliano


26 maggio - info solidale: Rider licenziato per essere andato in Emilia-Romagna a spalare il fango

Marco Santacatterina, studente universitario, aveva avvisato con alcuni giorni di anticipo il datore di lavoro di voler partire come volontario per i territori colpiti dall’alluvione. In cambio è stato licenziato con un messaggio su WhatsApp e avrebbe ricevuto gli insulti della pizzeria dove lavorava come rider

Nei giorni in cui l’Emilia-Romagna è stata gravemente danneggiata da un’alluvione, ha voluto rinunciare al suo lavoro da rider a chiamata per andare ad aiutare, volontariamente, la popolazione colpita dal maltempo. Per questo Marco Santacatterina, studente universitario della provincia di Vicenza che il fine settimana consegna pizze a domicilio, è stato licenziato con un messaggio su WhatsApp. La sua storia, raccontata da diverse testate locali, è quella di un giovane di 24 anni che ha sottoscritto un contratto a chiamata con una pizzeria di Thiene. Come molti ragazzi della sua età, durante il weekend lavora per guadagnare qualche soldo, circa 30 euro a sera. Giovedì scorso, dopo aver visto le immagini di una Romagna devastata dall’acqua, ha deciso di avvisare il suo datore di lavoro che quel fine settimana non ci sarebbe stato: «Vado a fare il volontario tra gli sfollati». Una decisione nobile che gli è costata un licenziamento in tronco: «Sei un coglione, un buffone, mi fai ridere. Vai pure ad aiutare, io mi troverò qualcun altro. Bye bye». Raggiunto da La Stampa, Marco ha così spiegato ciò che l’ha spinto a recarsi nelle zone alluvionate: «Non ho mai fatto volontariato in vita mia e non frequento i social network. Del disastro me l’ha detto mia madre, mi ha fatto vedere le immagini in televisione. Una cosa simile è successa anche qua in Veneto nel 2010, dove abito io. Ero un bambino ma ricordo quei giorni. Vedendo il dramma dell’Emilia Romagna ho pensato: ora sono grande, posso fare qualcosa. Così mi sono rimboccato le maniche». Si è quindi messo in contatto con la Protezione civile di Bologna ma, non essendo iscritto, non poteva aggregarsi. È stato quindi rimbalzato su un gruppo Telegram di volontari, si è messo è d’accordo direttamente con i residenti e insieme a sua sorella Sara è partito per Cesena.

«Quelle giornate mi hanno ripagato molto più di un compenso economico»

26 maggio - TARANTO: IL DEPLIANT DELLO SLAI COBAS SC DIFFUSO A ACCIAIERIE d'ITALIA

 

25 maggio - ORE 12 - Speciale alluvione - Da Controinformazione rossoperaia N. 8 - Testi

 

Collegamento con Ravenna

Questo è un collegamento che facciamo da Ravenna, quella che è un epicentro del disastro di questa alluvione che ha procurato una trasformazione radicale del volto periferico di questa città.

Da stanotte c’è ancora l’allerta meteo rossa per le piene dei fiumi, gialla per temporali che si prevedono nella notte. Ci sono state città, oltre a Ravenna, come Cesena, Forlì, Faenza, in cui con la rottura degli argini ci sono state grandi tracimazioni che hanno fatto fuoriuscire enormi quantitativi di acqua che ha portato le città e i centri minori, campi e case sott’acqua, con persone intrappolate ai piani alti, senza luce né linee telefoniche, in alcuni casi senz’acqua potabile per qualche giorno. E gli allagamenti si sono estesi per le esondazioni di fiumi e dei canali, e adesso c’è il problema anche delle frane. Solo a Ravenna sono 8 le vittime in provincia, sono 17 mila le persone evacuate su 23 mila in tutta la Regione, tonnellate e tonnellate di rifiuti da raccogliere, sparsi lungo la strada.

Per entrare a Ravenna una strada è completamente ancora bloccata e alcune zone come Fornace Zarattini, è ancora invasa dall’acqua. E molti altri centri minori intorno a Ravenna sono ancora sott’acqua, come Conselice, dove restano in vigore ancora le ordinanze di evacuazione perchè rimane ancora allagato questo Comune nonostante i lavori di pompaggio dell'acqua per alleggerire il sistema idrico dei canali. Ci sono rischi per quanto riguarda le condizioni igieniche a rimanere nelle case allagate, dove non c'è la corrente, non c'è l'acqua potabile.

La situazione è indescrivibile: ettari ed ettari di colture distrutti con relativi posti di lavoro a rischio, si parla di almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, delle industrie e delle cooperative di lavorazione e di trasformazione.

Un disastro che, però, non è imputabile alle piogge che sono arrivate dopo la siccità. Sicuramente

un clima alterato è quello che stiamo vivendo, che tutto il mondo sta vivendo ormai da qualche tempo, ma che fatti come questi debbano produrre morti e devastazioni, questo è inaccettabile.

La Romagna è terra di alluvioni, ma questo disastro dimostra di quanto sia stata centrale la non messa in sicurezza dei territori da parte di Stato, di Regioni, di Comuni, cosa che non è stata fatta per sostenere ben altre scelte economiche, ben altro tipo di profitti. La messa in sicurezza significa proteggere le persone, le case, le attività, cosa che non è stato fatto e così andiamo a ricorrere l’ennesima emergenza.

L’Emilia Romagna è la seconda regione, dopo la Lombardia, per la diffusione ed estensione di frane.

C’è stata una prima fase, due settimane prima, con un’altra pioggia copiosa che aveva causato l’allagamento di alcuni territori della Romagna, Faenza in particolare era stata pesantemente colpita.

Tutto questo cosa ha comportato? C’è stata una consapevolezza da parte di Comuni, delle Istituzioni, della Regione, dello Stato, dopo che c’era stato un altro caso clamoroso, un altro disastro annunciato come quello di Ischia, per esempio? No, niente è stato fatto.

L’esempio di capacità di amministrare il territorio da parte di queste amministrazioni a guida PD lo vediamo che è franato come un argine a protezione dei fiumi: le province romagnole hanno un record di consumo del suolo che avrebbe richiesto un forte investimento nella manutenzione dei corsi d’acqua, sia a monte che a valle.

Se crolla un argine il problema è la manutenzione. Ci sono ancora macchine idrauliche vecchie, ma soprattutto cementificazione, grandi opere come il Passante di Mezzo che riguarda l’allargamento dell’autostrada e della tangenziale di Bologna contro cui c’è stata una grande mobilitazione.

Molte sono state le denunce, le mobilitazioni, delle associazioni ambientaliste, dei comitati “dal basso”.

La Regione è arrivata ad avere una superficie impermeabile dell’8,9% contro una media nazionale del 7,1%. Poi c’è il taglio di risorse economiche, tecniche, professionali, di figure specializzate per la tutela del territorio, tagli alla sorveglianza, alla salvaguardia idrogeologica, poi le esternalizzazioni con gare al ribasso per i lavori di manutenzione.

Qualche tempo fa abbiamo manifestato per la morte sul lavoro di un operaio di una ditta di manutenzione a cui venivano appaltati dal Comune questi lavori, morto perché precipitato dal cestello di un mezzo a cui non era stata fatta l’adeguata manutenzione.

Ravenna si prepara a diventare anche quella che chiamano la Energy Valley con il rigassificatore e con il nuovo metanodotto. L’Emilia Romagna è anche la Food Valley, una distesa di allevamenti intensivi che emettono metano, ammoniaca e inquinano falde e suolo, nonché una terra sfruttata e inaridita dall’agricoltura intensiva, dalle monoculture, da fitofarmaci e dai concimi chimici. Però la legge urbanistica della Emilia-Romagna, permette il 3% di consumo di suolo. E questo ha aggravato la situazione.

A fronte di un disastro che si è cominciato a quantificare in 8 miliardi di danni, ma solo per ripristinare le strade lo stesso Bonaccini quantificava la spesa ad 1 miliardo, adesso arrivano i provvedimenti del governo Meloni.

Lei stessa in prima persona si era fatta vedere dicendo che non avrebbe fatto “passarelle” invece c’era tutto il codazzo della stampa asservita al suo seguito per immortalarla con gli stivali.

Adesso ci sono i provvedimenti del Decreto legge del governo che ha stanziato 2 miliardi di euro e già si pensa ai nuovi profitti legati alla ricostruzione.

Perché il problema centrale è sempre quello: i cambiamenti climatici sono dovuti al Profitto, a questo sistema che si chiama capitalismo, e oggi è arrivato alla sua fase di putrescenza. Questi profitti, legati alla trasformazione dell’ambiente, alla violenza nei confronti dell’ambiente per fare profitti, hanno prodotto i cambiamenti climatici così come le scelte politiche.

La Regione a guida PD, padroni, confederali, in un clima di unità, sostengono questo Decreto Legge. Un decreto legge che prevede la sospensione dei versamenti tributari e contributivi fino 31 agosto e la cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti fino a 90 giorni. Ma sono cifre ancora insufficienti, ci sono tanti lavoratori che rischiano il posto di lavoro nell’industria, nel terziario, nell’agricoltura, l’artigianato, le scuole. Per il lavoro vengono previsti 580 milioni per la Cig. Si parla, anche se ancora è presto per fare una stima dei danni, di 8 milioni per il ripristino e il consolidamento delle strutture sanitarie.

Questo a fronte del fatto di altre scelte politiche: altri 2 miliardi ai fabbricanti d’armi, fondi del Pnrr per produrre munizioni, fiumi e fiumi di denaro destinato a tutto ciò che non serve alla vita delle persone e per l’ambiente in cui vivono. Risorse estorte ad una qualità di vita migliore, ce li stanno togliendo, è ora di dire Basta! E’ inaccettabile.

Nelle strade ci sono tantissimi giovani con la pala, questi giovani sono la speranza di quello che è possibile accada in questo nostro paese. E’ necessario prendere consapevolezza della necessita’ di aggredire le cause di tutto questo, cause che non ci possono far rimanere allo stadio iniziale del “tutto andrà bene”, “andiamo avanti”, “tutti uniti” perché è il sistema del Capitalismo, è il suo modo di produzione il principale responsabile di tutto questo e ora ci costringe a partecipare, a subire una guerra dagli effetti devastanti a tutti i livelli, oltre che produrre morti e devastazione.

Non se ne può più. E’ ora di dire BASTA e organizzare la lotta, organizzarla dal basso. Abbiamo solo una possibilità che tutto questo cambi, che riprendiamo nelle nostre mani non solo la difesa del territorio, della salute, ma che prendiamo nelle nostre mani la lotta per cambiare questo sistema sociale. Non ci sono riforme che tengano, l’abbiamo visto in ogni circostanza: dopo la pandemia si era detto “andrà tutto bene” e “mai più” invece ci troviamo con la Sanità al collasso. Sono scelte politiche queste che accompagnano i profitti del grande Capitale, è ora che si rovesci lo stato di cose presenti, attraverso un rivolta, meglio una Rivoluzione da fare che metta in discussione tutto questo.

Continueremo attraverso il blog a fare controinformazione su quello che arriva da Ravenna.

25 maggio - Importante documento dello Slai Cobas sc Taranto agli operai di Acciaierie d'Italia

 Gozzi, Bernabè, Morselli, governo, UE

gioco delle parti sulla pelle degli operai

Negli ultimi giorni Taranto è stata meta di un “pellegrinaggio” di alti esponenti dei padroni, il pres. di Federacciai Gozzi, Timmermans della Comunità europea; e chi non è venuto ha rilasciato interviste, il Min. Urso, Fitto, Bernabè; così come si sono seguiti gli incontri a Roma col Min. Urso del Pres. Emiliano e del Sindaco Melucci, e con i dirigenti nazionali di Cgil, Cisl, Uil, e a Taranto dove è ripresa la trattativa sulla cassintegrazione. 

Tutti hanno detto la loro, e dobbiamo esaminare quello che hanno detto; ma quella che è mancata è ancora, come sempre, la voce dei lavoratori. Sono mancate le assemblee generali degli operai di Acciaierie, come degli operai dell’appalto - anche qui serve un’assemblea generale fatta ai cancelli, che metta insieme le ditte in sofferenza e quelle che sono a casa. Sono mancati gli scioperi, sia nei reparti e nelle aree di Acciaierie come nelle ditte dell’appalto; sono mancate le manifestazioni, i blocchi 

Finchè non si sente la voce dei lavoratori i giochi sulla loro pelle li fanno i padroni, Invitalia, Bernabè, Morselli, gli altri padroni dell’acciaio; li fanno i governi con i decreti che danno soldi ai padroni, senza ottenere nulla per i lavoratori; hanno ridato anche lo scudo penale.

Così l’agitarsi degli ambientalisti si muove lungo il discorso facile della chiusura dell’ex Ilva, cosa che rende vano ogni rapporto reale tra operai e masse popolari, cosa che dà molto lustro a chi fa le interrogazioni e i documenti ma poi tutto rimane nelle mani dei governi, degli Emiliano, dei Melucci, dei parlamentari e dei notabili della Comunità europea, e nulla ne viene al miglioramento reale della salute e della sicurezza, del risarcimento dei lavoratori e dei cittadini colpiti da morti, malattie professionali, deterioramento della vita nei quartieri colpiti dall’inquinamento.

Quella dello Slai Cobas è una voce discorde in questa città, fuori e contro a fiera delle chiacchiere, delle ipocrisie, delle trattative e delle lotte pilotate. E’ la voce anticapitalista, la voce al servizio dell’autorganizzazione e dello scontro di classe e non del dialogo e della conciliazione.

E’ dal 15 gennaio, secondo le promesse della stessa Morselli e l’agitarsi in un bicchiere d’acqua delle

organizzazioni sindacali (“via la Morselli”…) che gli operai in cassintegrazione all’appalto alla fine non sono rientrati, con molte imprese ai limiti del fallimento, con una cassintegrazione permanente che contiene esuberi, licenziamenti, mobilità, e sfruttamento, mancanza di sicurezza, contratti differenziati e contratti truffa che dividono i lavoratori; con una gestione di piccolo cabotaggio di delegati bene intenzionati ma che non aggrediscono mai i problemi reali, importanti degli operai dell’appalto.

E in Acciaieria? I sindacalisti più presenti se la cavano con la denuncia di fatti concreti, ma sappiamo che non basta. Ad Acciaierie è stato firmato un accordo separato con padroni e governo da sindacati da sempre collaterali all’azienda come la Fim e dai neo collaborazionisti della Fiom che continuano a spacciare come grande risultato per i lavoratori l’accordo bidone che hanno firmato, e sono costretti ogni giorno a giustificarsi dicendo che va tutto meglio in termini di soldi, garanzie, rotazione, quando invece va tutto peggio. 

Gli operai sono in cassintegrazione in un numero variabile secondo le esigenze di pura flessibilità e di uso  degli operai, dentro i numeri imposti dall’azienda in modo unilaterale. Operai che non prendono un centesimo di integrazione, per una cassintegrazione che contiene già i numeri dei futuri esuberi.

E poi alla fine si arriva che vi sono operai, come quelli dell’Officine Mua che vengono contattati dai capi per svolgere turni di lavoro di 12 ore durante il fine settimana, per un non meglio specificato “presidio” in vista della ripartenza dell’Altoforno. Quindi, più ore di lavoro, mentre altri operai a parità di mansioni sono in cigs, e quindi nella stessa area ci sono lavoratori che smontano dalla notte dopo aver cominciato alle 19 della sera prima, mentre altri operai sono in cassintegrazione. E’ questa è la rotazione, Sig. Brigati?

Così, si rimette in movimento l’Altoforno, e sarebbe anche una buona notizia, ma la cosa incide quasi nulla sui numeri della cigs. Anzi, Acciaierie aumenta il ricorso alla cassintegrazione straordinaria senza neanche informare le organizzazioni sindacali. Gli impiegati degli Staff e gli addetti alla manutenzione sono passatoi da un giorno a due di cig e nel Magazzino generale agli operai è stata aumentata a più di 2 giorni, lo stesso per tecnici e operai delle manutenzioni Acc. 1 e 2, gestione rottami ferrosi, per gli addetti ai servizi sicurezza, personale, amministrazione, logistica e impiegati nell’area energia. 

Giustamente, sottolineano i sindacati non firmatari dell’accordo, e lo aveva scritto più chiaramente lo Slai Cobas, non solo era un accordo bidone, ma non è stato neanche rispettato dall’azienda, come sempre fatto. 

ANDIAMO A VEDERE ORA CIO’ CHE CI HANNO DETTO I “VISITATORI” DELLA NOSTRA CITTA’.

martedì 23 maggio 2023

23 maggio - ORE 12: Controinformazione operaia 7, TESTI

                           

      

Il G7 in Giappone: un'altra tappa della marcia verso una guerra mondiale

Il G7 in Giappone è stata un'altra tappa del processo innestato dall'invasione dell'imperialismo russo in Ucraina che sta marciando a tappe forzate verso un nuovo conflitto mondiale. Questo G7 ha sancito il compattamento delle potenze imperialiste occidentali a guida USA nell’ accentuare, attraverso il sostegno all'Ucraina, la contesa internazionale e l'aggressione all'altro blocco, in questo caso la Russia, a fini di ripartizione del mondo al servizio dei profitti del grande Capitale. Il passaggio di questo G7 è importante perché esso ha accentuato che il carattere di questa guerra è contro Russia e Cina, dal punto di vista dell'imperialismo americano, e del blocco ad esso alleato. Ha spostato - che si voglia o no - l'attenzione e l'azione dei governi imperialisti nello scenario asiatico. Il fatto che si è tenuto in Giappone è una chiara dimostrazione di questo ulteriore spostamento in avanti della contesa imperialista.. Un vertice che, in nome della pace, ha accentuato la marcia verso la guerra. Le misure concrete, quelle ufficiali, quelle che fanno parte dei comunicati e delle notizie stampa, delle foto di rito, accentuano l'impegno militare delle potenze imperialiste occidentali a guida USA sia sul fronte russo che sul fronte asiatico. Sul fronte Russo, la presenza di Zelensky è stata a sanzione dell'impegno che l'imperialismo ha assunto di fornire all'Ucraina armi aggressive - certamente non difensive - che hanno lo scopo di portare la guerra ai confini russi ma ben oltre i confini russi, attraverso la fornitura degli F16 che nessuno, neanche gli analisti e gli articoli della stampa, possono negare essere armi per una guerra dispiegata nei cieli a sostegno di un'operazione bellica di terra che sposta in avanti la guerra stessa. La cosiddetta controffensiva Ucraina è la partecipazione diretta dell'imperialismo USA/NATO e delle potenze riunitesi nel G7 in una ulteriore tappa della guerra imperialista. Questo non serve, certo, alla cosiddetta “autodeterminazione” dell’Ucraina. Tanto è vero che, attraverso gli F16, sono gli imperialisti in prima persona che conducono la guerra e tutta l'Ucraina viene considerata una grande base d'appoggio di questa guerra, con, naturalmente, il ruolo attivo delle truppe guidate da Zelensky per conto della oligarchia e della borghesia capitalistica Ucraina. E, come sappiamo, sia nel governo sia nelle forze militari ucraine, è presente l'ideologia, la prassi, la cultura e il riferimento nazista. Gli F16 saranno guidati materialmente dagli ucraini ma come piloti in affitto, come mercenariato delle truppe imperialiste occidentali e della NATO. Tanto è vero che tempi di questa fornitura sono legati all'addestramento delle truppe in forma diretta da parte dell'imperialismo. E segnaliamo che "Roma, scrive Repubblica di ieri, nella coalizione F16 addestrerà i piloti ucraini e potrebbe fornire i Tornado". Questo è il ruolo effettivo dell'Italia! Cioè di essere parte, dentro la ripartizione della guerra, dell'operazione bellica, al servizio della prima linea della guerra che, anche se non svolta direttamente dalle truppe e dai soldati italiani, fa dell'Italia una base d'appoggio indispensabile di questa prima linea. A questo si aggiunge la fornitura dei Tornado, questa sorta di F16 minori, che contribuiscono allo stesso scenario futuro della guerra in Ucraina. Un vertice di guerra, per alimentare la guerra, accentuarla, estenderla al Pacifico e mettere un altro tassello nella marcia per una guerra imperialista mondiale. Il governo italiano, rappresentato dalla Meloni, nonostante l'agitarsi della stessa e la descrizione della stampa ad essa compiacente, è solo questo il ruolo che può assolvere in questa guerra, nella speranza di ottenere poi i vantaggi sia sul fronte economico con la ricostruzione, sia sul fronte politico-militare, cioè il sostegno all'azione specifica dell'imperialismo italiano negli scenari ad esso più vicini primo fra tutti il Mediterraneo. La Meloni su questo è stata molto attiva nel vertice, l'unica cosa in cui è stata attiva, perché per il resto è stata l'ultima ruota del carro. Quando la televisione dice la Meloni è riuscita ad incontrare per pochi minuti Biden e la Von Der Leyen, pochi minuti descritti dalle immagini video in cui passeggiava in un corridoio, nel transito dei due da un luogo all'altro di questo vertice. Quindi un ruolo di serva, di valletta, importante sul piano generale - perché l'imperialismo italiano resta importante - ma il ruolo del governo è di serva e valletta. Questo non certo visto da noi in un'ottica nazionalista ma in un'ottica della descrizione degli effettivi rapporti di forza esistenti nell'imperialismo, dell'effettivo ruolo dell'Italia; che, poi, significa dell'effettivo nemico contro cui i proletari, le masse popolari, i giovani, gli amanti della pace, gli oppositori della guerra, si devono scontrare per indebolire questo servo di prima linea che è l'imperialismo italiano. E su questo la Meloni ha insistito sulla Tunisia negli incontri con l'imperialismo con cui è alleata e in contesa, l'imperialismo francese guidato da Macron interessato alla stessa area, interessato alla Tunisia; ed è riuscita a ottenere un rigo del comunicato finale che spinge verso un impegno al cosiddetto “sostegno” alla Tunisia, cioè a un governo sempre più inviso al suo popolo, alle masse tunisine che, attraverso un percorso di golpe, legittimato da elezioni farsa in cui le larghe masse della Tunisia non hanno partecipato, è diventato sempre più l’agente interno dell'imperialismo ed esterno, vale a dire di quelli più vicini e più in contesa che sono la Francia e l'Italia. E il G7 ha dato un avvallo a questa situazione. L'imperialismo italiano fornisce soldi e armi al regime tunisino, volendo ed ottenendo, assai parzialmente vista la situazione, in cambio un ruolo attivo nel trasformarsi in una nuova Libia dei lager, della persecuzione dei migranti, dello sviluppo del razzismo interno, per mettere poveri contro poveri e avere una copertura alla criminale, sciagurata, azione militare e di contenimento dell’emigrazione, che ha visto delle pagine peggiori nella storia recente dell'Italia: i morti sulle spiagge di Cutro in Calabria. Questo è venuto dal vertice in generale e questo è ciò che ha portato a casa l'Italia. Ma l'Italia ha portato a casa qualcos'altro: in un quadro generale di dove si tengono i vertici, il vertice prossimo si terrà in Italia. La Meloni e la sua stampa si sono affrettati a dichiarare che il prossimo vertice si terrà in Puglia. Ecco, questa decisione ci fa molto piacere. Vuol dire che sarà possibile in Puglia, dove siamo impegnati attivamente contro la trasformazione della Regione in 'Regione di guerra', con la sua città principale, rappresentata da Taranto e la fondamentale sua grande base navale e punta d’appoggio. La venuta del vertice del G7 del 2024 in Puglia diventa, quindi, una sfida, un'occasione per portare avanti la tenace lotta che conducono gruppi limitati di compagni ma che si poggia su un sentimento di pace e di opposizione che è diffuso nella nostra terra, che, come molto spesso settori cattolici ci segnalano, è la terra di Don Tonino Bello, un prete assai impegnato sul fronte della pace. È chiaro che il governo Meloni vorrà fare del G7 del 2024 una nuova Taormina. E’ chiaro, invece, che un compito dei proletari, dei comunisti, dei rivoluzionari, degli anti imperialisti, degli oppositori alla guerra, è di farne una nuova Genova, certo con un esito differente del Genova; tenendo conto che se le masse esprimeranno la forza che hanno espresso nella grandiosa manifestazione di Genova, questo governo è ben deciso ad andare oltre la macelleria sociale che a Genova è andata in scena, nell'unico governo antesignano del governo Meloni, il primo governo Berlusconi-Fini. Dal G7 le notizie per i popoli sono, pertanto, le peggiori possibili, però, si tratta di trasformare queste notizie in opportunità e sfide di chi vuole - è il caso di dirlo - lottare per “un altro mondo possibile”, un mondo che nasca dalla lotta contro la guerra imperialista e le sue conseguenze, un mondo che abbia l'obiettivo ambizioso di mettere fine all'orrore senza fine che con la guerra ci porta dentro la crisi generale dell'imperialismo, che è crisi economica, che è crisi ambientale, che è crisi culturale, che è crisi morale.Infine. E’ chiaro che verrebbe facile il rapporto tra le decisioni del Vertice e il ruolo che l'Italia stessa, sia pure come socio minore, ha svolto in questo vertice e quindi nei piani generali dell'imperialismo, e la devastazione in corso per effetto dell'alluvione in Emilia Romagna È chiaro che la prima e semplice denuncia: tutti i governi pensano alla guerra, tutti i governi investono miliardi sulla guerra, mentre le popolazioni sono colpite da eventi naturali, nient’affatto inattesi, diremmo quasi ordinari dentro gli aggravamenti che comunque la crisi climatica ha prodotto e che i governi non vogliono e non sono in grado di fronteggiare. Gli scenari che vediamo nelle immagini ci dimostrano che questo mondo, se non fosse scientificamente descritto come modo di produzione capitalista, come Imperialismo, sarebbe un mondo assurdo, a cui bisogna ribellarsi, ribellarsi, ribellarsi. Si parla dei giovani. Anche in questi giorni dell'alluvione vengono ridescritti come “angeli del fango”, ricordando in questo una pagina storica del nostro paese che furono gli angeli dell'alluvione di Firenze. Noi vogliamo che gli angeli si trasformino in diavoli. Lo diciamo ai ragazzi, con tutto il cuore, con tutta l'anima: apprezziamo ogni sforzo per aiutare le popolazioni, vi fa onore, ma è il tempo di sollevare, di alzare il tiro di questo bisogno, di non trasformarsi nell'ultima ruota della protezione civile. Voi siete anche la manifestazione di uno Stato che non è in grado di aiutare le popolazioni, espressione di una popolazione che non ha strumenti autorganizzati per fronteggiare gli eventi, siete anche l'immagine di una volontà di rispondere in positivo alla crisi. Ma la risposta in positivo alla crisi è alzare la ribellione, alzare la visione per la rimozione delle cause di tutto questo.

 

Un intervento da Torino sulla contestazione al Salone del Libro