sabato 25 ottobre 2014

24 ottobre: LEGGE DI STABILITA' - effetti generali e nella scuola

LEGGE DI STABILITA': TAGLI SUL SOCIALE PER DARE AI PADRONI
Per capire subito il segno della Legge di stabilità, riprendiamo un primo commento di Squinzi: "Plaudono gli industriali a cui lo Sblocca Italia piace: "Si tratta di un primo passo per affrontare la fase recessiva in corso".



I punti principali della Legge di stabilità li dettagliamo sotto.  
Ma sottolineiamo subito alcune questioni: 

Come già a suo tempo ampiamente denunciato, le 80 euro riconfermate - ma sempre ad una platea ristretta - verranno riprese dal governo con gli aumenti dell'Iva e benzina che saranno scaricati sui prezzi dei beni di consumo.
Viene liquidato il Tfr in busta paga. Questo apparente aumento salariale viene fatto utilizzando gli stessi soldi dei lavoratori e tornerà allo Stato con l'aumento dei prezzi, bollette, tasse per le masse popolari - tra l'altro, a differenza di come avevano annunciato all'inizio, il Tfr sarà sottoposto a tassazione ordinaria, quindi c'è una perdita.
Niente soldi per la stabilizzazione dei forestali.

Per i padroni, invece, azzeramento dei contributi per tre anni per i nuovi assunti (insieme alla libertà di licenziamento) e riduzioni di tasse

I tagli alle Regioni, non verranno certo fatti sulle spese della "casta", ma verranno scaricati sui servizi essenziali, a partire dalla sanità, e quindi sulle masse popolari. 
Vale lo stesso la questione dei tagli ai ministri che verranno pagati prima di tutto dai lavoratori - questo si unisce al blocco dei contratti fino a dicembre 2015. Ma c'è da dire che al Ministero della Difesa viene data solo una sforbiciata...

Anche cose che vengono presentate come positive - vedi il bonus bebè - viene esteso anche ai redditi medio-alti (togliendo quindi più soldi ai redditi bassi).

Ma la cosa più scandalosa è che mentre vengono dimezzati i fondi per le calamità naturali (vedi Genova...) questo decreto nello stesso tempo con­fer­ma ric­che dota­zioni per opere di devastazione territoriale e fatte contro le popolazioni, come il Mose e la Tav. 
Si liberalizzano le trivellazioni, si conferma la libera circolazione dei rifiuti e un uso intensivo degli inceneritori, «Più ince­ne­ri­tori, rifiuti che viag­giano per l’Italia per ali­men­tare impianti ormai obso­leti, segre­tezza dei dati, espro­pri coatti e con l’uso dell’esercito se qual­cuno osa opporsi all’incenerimento»,
Inol­tre, resta in piedi la pos­si­bi­lità per il governo di auto­riz­zare opere rite­nute stra­te­gi­che anche con­tro il parere delle Regioni.

I PUNTI PRINCIPALI
Due miliardi per ammortizzatori e cig in deroga - Stanziati 2 miliardi per l'anno 2015 per finanziare gli ammortizzatori sociali "inclusi gli ammortizzatori sociali in deroga, i servizi per il lavoro e le politiche attive, quelli in materia di riordino dei rapporti di lavoro".

No taglio sconti, ma rincaro Iva e della benzina - Dal 2016 un aumento di due punti dell'Iva, per le aliquote ora al 10 e al 22%. Un ulteriore punto scatterebbe nel 2017. Previsto come garanzia anche il rincaro dell'accisa sulla benzina al 2018.

Confermati 80 euro - Il bonus Irpef diventano strutturali ma si trasforma in detrazione (nel bilancio dello Stato passano da maggiore spesa a minore entrata). La platea resta immutata, 10 milioni di italiani tra gli 8mila e i 26mila euro di reddito.

Tfr in busta paga, tasse ordinarie - Il Tfr potrà essere liquidato mensilmente in busta paga tra il marzo 205 e il giugno 2018 su richiesta del lavoratore. Ma non ci sarà riduzione fiscale ma gli importi saranno sottoposti a tassazione ordinaria. La richiesta sarà irrevocabile fino al 2018.

Tasse su rendite fondi pensioni - Con uno stretto legame all'operazione Tfr, la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione "dal periodo d'imposta 2015" passa dall'11 al 20%. Sui redditi da rivalutazioni dei fondi per il Tfr la tassazione passa invece dall'11 al 17%.

Sconto neo-assunti sale a 8.060 euro - Sale la soglia per l'azzeramento triennale dei contributi sui neo-assunti: si passa dai 6.200 euro della bozza agli 8.060 ora previsti, è quanto prevede la bozza finale che stanzia 1 miliardo l'anno tra 2015 e 2017 e 500 milioni per il 2018.
Dovrebbero essere circa 790mila i contratti per cui i datori potranno usufruire della decontribuzione piena, mentre per altri 210mila si potrà beneficiare dello sgravio sino al tetto degli 8060 euro.

Salta intervento forestali - Saltano i 140 milioni, previsti nelle prime bozze, per i forestali calabresi. Restano invece 100 mln per Lsu di Palermo e Napoli.

Via costo lavoro dall'Irap, assorbe sconto 10% - Il costo del lavoro sarà dedotto del tutto dall'imponibile dell'Irap a partire dal 2015. La legge di Stabilità che cancella lo sconto del 10% previsto per il 2014 per la stessa imposta. La modifica, comunque, non cancella la riduzione sugli acconti di fine anno delle imprese, che troveranno poi incremento nel saldo del 2015.

Salta riforma maturità - Risorse per la stabilizzazione dei precari (1 miliardo il prossimo anno, 3 a dal 2016). Salta invece la riforma delle commissioni per gli esami di maturità, che arriverà con un provvedimento successivo.

Regioni, tagli per 4 miliardi - Le Regioni contribuiranno con 4 miliardi. Si tratta ancora sulla composizione dei tagli. Oltre 6 miliardi di tagli dai ministeri.

Tagli semi-linear - Per i ministeri arrivano anche tagli lineari, con una riduzione delle proprie dotazioni di circa 1 miliardo nel 2015. La Difesa taglia 500 milioni.

Contratti statali, ancora uno stop - Contratto del pubblico impiego congelato fino a dicembre 2015. Magistrati, avvocati, procuratori dello Stato, personale militare e delle Forze di polizia, diplomatici sono esclusi dal blocco degli scatti.

Individuate 4 priorità per opere ferroviarie - Nuove risorse arrivano per finanziare alcune opere ferroviarie. Ne vengono individuate quattro con priorità: l'Alta velocità Brescia-Verona (1,5 mld); l'Alta velocità Verona-Padova (1,5 mld), il terzo valico Milano-Genova (400 milioni) e il tunnel del Brennero (570 mln).

Mentre vengono dimezzati i fondi per Genova e L'Aquila. La Com­mis­sione Bilan­cio ha dimez­zato i fondi stan­ziati per le cala­mità natu­rali e in dota­zione alla Pro­te­zione civile: sono pas­sati da 100 milioni (somma frutto di un emen­da­mento di Sel) a 50. Dimez­zate, quindi, anche le risorse desti­nate agli allu­vio­nati di Genova e agli abi­tanti dell’Aquila.
Invece stanziati 500 milioni sia per la Tav che per il Mose.

Libe­ra­liz­za­zioni rispetto alle tri­velle; con­fer­mato l'OK anche per la libera cir­co­la­zione dei rifiuti, che dovranno andare a forag­giare ince­ne­ri­tori

Bonus mamme su richiesta - Per tutti i nati (o adottati) dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2017 arriva un bonus da 960 euro l'anno, 80 euro al mese, fino al terzo anno (di età o di adozione) con limite a 90mila euro di reddito familiare (che non vale dal quinto figlio in su). Intervento che per le fasce medio basse (fino a 26mila euro) si somma al bonus Irpef, visto che il bonus è esentasse. Va richiesto all'Inps. Per il 2015 anche fondo da 298 milioni per altri interventi a favore della famiglia.

Ecobonus - Prorogato per il 2015 lo sconto al 65% per gli interventi di efficienza energetica, valido anche per i condomini, così come quello per le ristrutturazioni che si ferma però al 50%. Ok anche al bonus mobili-elettrodomestici

Fisco, novità per i minimi - Addio a forfettini e forfettoni. Per artigiani e micro-imprese arriva il forfait unico al 15% per sostenere 900mila partite Iva. Non ha più il limiti di tempo e di età, ed è esteso a ricavi fino a 40mila euro (secondo i settori). Fondi per la giustizia - Arriva un fondo ad hoc. Le risorse raddoppiano l'anno successivo per poi arrivare a quota 120 milioni nel 2017. Le spese per i tribunali non saranno più a carico dei Comuni ma dello Stato (stanziati 250 milioni).

Agenzia Entrate aiuta auto-correzioni - I controlli fiscali avranno l'obiettivo di aiutare il contribuente all'auto-correzione e concentrare il contrasto su frodi e contribuenti meno collaborativi. Arriva il "ravvedimento lunghissimo" e semplificazioni per adempimenti Iva.

Rai vende immobili - La Rai "può cedere sul mercato attività immobiliari e quote di società". Fs investirà risorse da cessioni sulla rete ferroviaria.

CHE SUCCEDE NELLA SCUOLA CON LA LEGGE DI STABILITA'?
(Da Il Manifesto) - "Il governo festeg­gia il ritorno dei finan­zia­menti dopo anni di tagli..., prima tran­che per sta­bi­liz­zare i 148 mila docenti pre­cari delle gra­dua­to­rie di esau­ri­mento.
Ma nella bozza della legge di sta­bi­lità... ci sono tut­ta­via tagli alle sup­plenze e all’organico del per­so­nale Ata; al per­so­nale coman­dato e, soprat­tutto, il rin­novo del blocco del con­tratto al 2015. Il con­tri­buto offerto all’altare della spen­ding review da Viale Tra­ste­vere dovrebbe valere un sesto dei tagli com­ples­sivi chie­sti da Renzi e da Padoan a tutti i mini­steri (148 milioni di euro su 1 miliardo e 17 milioni nel 2015).
L’università taglierà gli acqui­sti per 34 milioni nel 2015 e 32 nel bien­nio suc­ces­sivo. Gli ate­nei «vir­tuosi» si divi­de­ranno 150 milioni di euro aggiun­tivi per la quota «pre­miale» riser­vata a chi dimo­stra di essere «per­for­ma­tivo» secondo le regole del sistema di valu­ta­zione.
Nella scuola è pre­vi­sta la ridu­zione del per­so­nale sco­la­stico pari a 2.020 per­sone, pari a una ridu­zione di spesa da 50,7 milioni di euro a par­tire dal pros­simo anno sco­la­stico. Una stretta che con­ti­nua da anni: a que­sto set­tore del per­so­nale sono stati tagliati 47 mila posti.
Con­fer­mato il blocco dei con­tratti e quello degli scatti di anzia­nità. Ciò pre­para la loro eli­mi­na­zione quando sarà appro­vata la riforma Renzi-Giannini che intro­durrà gli «scatti di com­pe­tenza» riser­vati solo al 66% dei docenti «meri­te­voli»...
Sono state eli­mi­nate le sup­plenze brevi di un giorno per i docenti e fino a sette per il per­so­nale Ata.
La mag­gio­ranza dei 148 mila neo-assunti con­fluirà nell’organico fun­zio­nale, rispon­derà ai presidi-manager e verrà spe­dito a coprire le sup­plenze sul ter­ri­to­rio pro­vin­ciale di riferimento.
Senz’altro più cospi­cui i risparmi che il governo otterrà con­fer­mando il blocco del con­tratto e degli auto­ma­ti­smi sti­pen­diali al 2015. Que­sta misura vale per tutto il pub­blico impiego. Sta qui il teso­retto che finan­zierà la prima tran­che dell’assunzione di massa nella scuola. Per il per­so­nale sco­la­stico il con­tratto è bloc­cato dal 2009. Un record.

Nella legge di sta­bi­lità sono stati stan­ziati inol­tre 200 milioni di euro per le scuole pari­ta­rie, a saldo del con­tri­buto da 472 milioni di euro pre­vi­sto per il 2014. È sal­tata la norma che impo­neva i com­mis­sari interni all’esame di matu­rità per un rispar­mio da 147 milioni di euro...
Non ci sono inter­venti per il diritto allo stu­dio, come richie­sto dai 100 mila stu­denti che hanno mani­fe­stato in 90 città il 10 otto­bre scorso..."


24 ottobre: Cronaca della davvero ricca lotta di classe a Taranto

I Disoccupati Organizzati Slai cobas incontrano Prefettura e Provincia
Giovedì sono stati fatti alcuni positivi passi nella lunga battaglia dei Disoccupati Organizzati Slai cobas per il lavoro, salario garantito, formazione.

Dopo un lunghissimo periodo in cui non si era mai riusciti ad avere un incontro in Prefettura, ieri mattina vi è stato un incontro con il capo di gabinetto Lastella.
La "novità" dopo mesi e mesi di silenzio e indifferenza è stata l'attenzione e l'interesse con cui il capo di gabinetto ha seguito l'intervento dello Slai cobas che ha spiegato dettagliatamente le tematiche su cui è concentrata la lotta per il lavoro a Taranto: grosse potenzialità di lavoro nella raccolta differenziata porta a porta e nel ciclo rifiuti, come anche risorsa ambientale ed economica per la città; l'assunzione dei disoccupati nelle bonifiche e nei risanamenti/qualificazione dei quartieri attraverso lo strumento della "clausola sociale" da inserire nei contratti di appalto - su questo lo Slai cobas ha presentato della documentazione; la realizzazione di corsi di formazione finalizzati a queste attività.
Il capo di gabinetto della Prefettura si è riservato di esaminare le questioni poste, sottolineando di aver ricevuto dall'incontro spunti interessanti, di riferire il tutto al Prefetto. Ha informato che nelle prossime settimane sarà pronto il "Piano straordinario del lavoro" con nuovi fondi della Regione, di cui Taranto è una delle platee privilegiate . L'incontro si è concluso con un aggiornamento verso metà novembre.

Subito dopo vi è stato un incontro con il nuovo presidente della Provincia, Tamburrano, che da ex responsabile dell'ATO 1 nella precedente fase di lotta dei Disoccupati Organizzati aveva seguito la vicenda. L'incontro pertanto è andato subito sul concreto. Tamburrano ha detto che nelle prossime settimane sarà pronto un piano triennale per l'ambiente con nuovi fondi della Regione, di cui a Taranto spetterà il 50% e che potrà prevedere la realizzazione di progetti di formazione/lavoro; appena questo piano sarà varato, si passerà a renderlo operativo per i disoccupati di Taranto. Per cui l'incontro è stato aggiornato alle prossime settimane

Lo Slai cobas per il sindacato di Taranto nel valutare questi incontri - si mobiliterà nella prima 15na di novembre alla Regione per conoscere e sollecitare questi piani e preparare la nuova serie di incontri
il 14 novembre tornerà in piazza con una nuova iniziativa cittadina

slai cobas per il sindacato di classe taranto
slaicobasta@gmail.com
3475301704
24 ottobre 2014


24 ottobre: La situazione all'Ilva di Taranto - la posizione dei Liberi e pensanti e quella dello Slai Cobas sc

UN VOLANTINO ALL'ILVA DEI LIBERI E PENSANTI, IN PARTE CONDIVISIBILE IN PARTE PROPRIO NO

 Pubblichiamo, di seguito, gran parte del volantino distribuito all'Ilva dal Comitato lavoratori cittadini liberi e pensanti. Siamo d'accordo nella denuncia di ciò che avviene in fabbrica e sulla critica alla linea passiva e di fatto complice dei sindacati confederali - a parte qualche dichiarazioni demagogica della Fiom; così come sulla critica alla "nazionalizzazione", da noi da molto tempo espressa. 
Mentre qualcosa c'è da dire sulle "soluzioni" indicate dai Liberi e pensanti.
Primo. parlano di "decreto salva operai", dicendo che nessuna confederazione sindacale o partito politico ha avuto la premura di formularne una bozza. Non dicono invece che da mesi lo Slai cobas per il sindacato di classe all'Ilva ha lanciato, unica organizzazione, questa proposta e ha eccome formulato una piattaforma di un "decreto operaio". Allora e fino ad ora nessuno, neanche i Liberi e pensanti, ha raccolto e si è unito a questa proposta. Ora i LP ne parlano come se fosse una loro "idea"; essi, anche nel volantino, sottolineano le divisioni tra i sindacati, ma nello stesso tempo anch'essi non praticano l'unità.
Nello stesso tempo, quando noi parliamo di "decreto operaio" non diciamo affatto che devono essere i sindacati confederali (che sono all'Ilva e a livello nazionale, il problema che hanno gli operai non certo la "soluzione"), nè tantomeno i partiti politici a "formulare la bozza", MA CHE DEVONO ESSERE GLI OPERAI ORGANIZZATI NEI COBAS ALL'ILVA A GESTIRE, DECIDERE,  E PORTARE AVANTI IN TUTTI I SENSI QUESTA BATTAGLIA! 
Il "decreto operaio" può essere solo frutto di una lotta vera, di scioperi e blocchi veri, di costrizione con la forza verso un governo che tra un pò farà solo e soltanto l'ennesimo decreto salva-Ilva e padroni.
Ma è proprio di questa lotta, dell'organizzazione in fabbrica degli operai, che i Liberi e Pensanti non parlano e anch'essi non fanno nulla in fabbrica, scambiando la critica ai sindacati confederali e a chi ora li scimmiotta con la stupida e deleteria idea che gli operai non avrebbero bisogno, in alternativa, di nessuna autorganizzazione sindacale di classe; così ciò che resta è la "delega" e il brutto clima preoccupato ma passivo che si respira tra gli operai. E gli operai dei Liberi e pensanti, sono anch'essi parte del "problema" all'Ilva. 
Secondo. E' sbagliatissimo chiedere che, come a Cornigliano, gli operai anche a Taranto vengano impiegati in lavori socialmente utili. Noi abbiamo nettamente attaccato questo accordo di Genova, che di fatto, per qualche soldo in più, consegna gli operai alla strada dei futuri licenziamenti. 
Gli operai all'Ilva non sono e non devono essere esuberi. Nei reparti in cui dovrebbero avvenire i lavori di risanamento, bonifiche, gli operai possono essere impiegati in questi lavori. 
A Taranto, noi abbiamo lottato anni fa per trasformare gli LSU in operai stabili; ora dovremmo fare il contrario?! Non diciamo sciocchezze!

Slai cobas per il sindacato di classe - Ilva


Dal volantino dei Liberi e Pensanti:
"Con la nuova riforma del lavoro si respira nuovamente aria di sciopero in Ilva. Uno sciopero di facciata (quello della Fiom) che si contrappone al solito imbarazzante silenzio di Fim e Uilm.
Il “nuovo che avanza” ne approfitta per inserire nella piattaforma di sciopero l'irrealizzabile nazionalizzazione.
Divisione netta insomma nel momento in cui uno dei diritti fondamentali dei lavoratori, l'art.18, viene definitivamente cancellato (già ampiamente modificato dalle riforme Biagi e Fornero).
Da non dimenticare il "demansionamento" dei lavoratori previsto con la nuova riforma, giá applicato con i contratti di solidarietá (vedere punti 9-10 dell'accordo) e sottoscritto in forma unitaria dalla triade...
Nessuna assemblea con i lavoratori per decidere il da farsi, solo una serie infinita di dichiarazioni in TV e sui giornali su paventate "occupazioni"di fabbrica a tutela del posto di lavoro e del salario... sempre più compromesso per il futuro.
Si continua con l'omettere il diritto fondamentale di ogni lavoratore e di ogni cittadino, ovvero quello di lavorare in una fabbrica sana.
Al contrario, siamo consapevoli che in Ilva tanti lavoratori si stanno ammalando ed è inquietante e vergognoso sapere, senza agire, che a Taranto I BAMBINI MUOIONO PREMATURAMENTE IL 21% IN PIU’ RISPETTO ALLA MEDIA. (FONTE ISTITUTO SUPERIORE DELLA SANITA’).
Non è cambiato niente dal periodo dei sequestri ad oggi, solo parole e tanta incertezza per il prossimo futuro!
La speranza di chi dovrebbe tutelare i lavoratori si chiama oggi "Arcelor Mittal", come se la vendita al gruppo franco-indiano sia la soluzione a tutti i nostri problemi. A nostro parere, invece, la nuova cordata tenderà ad eliminare proprio le quote acciaio di Ilva, senza preoccuparsi minimamente né di  ambientalizzazione (improponibile per l'oneroso investimento) né di occupazione. Vorremmo sbagliarci ma la "carneficina" è più vicina di quanto sembri.
Centinaia di lavoratori sono stabilmente a casa da mesi (laminatoio a freddo e tubifici), in attesa di fantomatici "revamping" che mai verranno attuati.
Il 75%delle prescrizioni AIA sono state effettuate, ha dichiarato il commisario GNUDI qualche giorno fa, tra l'indifferenza generale della triade ma anche di chi ancora parla di "nazionalizzazione", come se lo Stato (che ricordiamo già gestisce l'Ilva), possa garantire un futuro diverso.
Intanto il tempo passa e noi lavoratori siamo ancora in condizioni di lavoro precarie dal punto di vista della sicurezza.
Qualche mese fa, in occasione della presentazione del "piano industriale", l'ex commissario Bondi dichiarò che in fabbrica (a Taranto, proprio da noi) sono presenti 1300 siti di amianto da bonificare per legge. Oggi non ne parla più nessuno!
A tal proposito il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti ha depositato un esposto in Procura (l'ennesimo).
Nessuna confederazione sindacale o partito politico ha avuto la premura di formulare una bozza di "decreto salva operai", che preveda la chiusura dello stabilimento ed il reintegro dei lavoratori nelle  BONIFICHE!
Perché non prevedere per Taranto, ad esempio, la stessa formula adottata a Cornigliano dove (grazie ad uno accordo tra Stato, Regione, Comune, sindacati, e azienda), i lavoratori vengono impegnati in lavori socialmente utili?
Siamo stati importanti per 60 anni per il PIL nazionale ed ora vogliono fare di noi ciò che vogliono.
Credere ad un futuro in fabbrica senza ESUBERI E DEMANSIONAMENTI é da folli!
Con la nuova riforma tutto questo sará piú SEMPLICE...
NON VOGLIAMO VEDER PERDERE NESSUN POSTO DI LAVORO.
VOGLIAMO TUTELARE LA NOSTRA SALUTE.
PRETENDIAMO CHIAREZZA E RISPETTO SENZA NESSUN COMPROMESSO.

24 ottobre: Palermo - commento/valutazione di un compagno di proletari comunisti sulla lotta dei precari

Precari coop sociali Palermo: le piccole battaglie vinte incoraggiano nella lotta ma non bastano
Ai primi di ottobre, in quasi un mese intero di lotta, i precari delle Coop Sociali, organizzati nello Slai Cobas per il s.c., sono stati nei fatti un'avanguardia e un punto concreto di riferimento nella lotta dei precari, lotta in cui si è vinta un'altra piccola battaglia, grazie alla quale hanno ricominciato a lavorare, contrastando e fermando temporaneamente il grave ritardo causato dalle istituzioni contro il diritto allo studio degli studenti disabili e al lavoro dei precari; una piccola battaglia, non la guerra! contestando in questo senso apertamente le autoproclamazioni ipocrite e opportuniste dei sindacati confederali o di sindacati come la Cisal con i loro tentativi di approfittare della lotta attiva e costante dei precari Slai.



Ai vari rappresentanti dei palazzi del potere è stato detto chiaramente che non ci si poteva assolutamente fidare delle promesse e parole, da Crocetta alla Dott.ssa Lo Bello alla Dott.ssa Bullara ecc. ecc. “stanzieremo le risorse mese per mese...”, ma che si sarebbe vigilato attivamente circa la continuazione del servizio di assistenza, è solo infatti grazie alla pressione e alle azioni di lotta dei precari, che hanno “racimolato” le risorse ma solo per il mese di ottobre 2014!


E in questo periodo, meno di un mese di lavoro, i precari sono stati in contatto costante con il Commissario Tucci della ex Provincia che proprio ieri ha confermato quanto previsto dallo Slai: il serissimo rischio di interruzione dei servizi a partire dal 1° novembre o in alternativa una pesante riduzione delle ore; una “previsione” non dettata da pessimismo, ma dal fatto che con la lotta si prende coscienza via via di essere inseriti in un contesto sociale in cui ogni giorno avanza l'attacco di governi, padroni contro i diritti basilari per la vita della maggioranza di operai, lavoratori, precari, giovani, donne… attacchi che sono a vantaggio e servono a salvaguardare gli interessi della borghesia al potere!

Il Commissario Tucci nel documento inviato alla Regione Siciliana, che ha consegnato allo Slai per conoscenza, scrive “... i pesanti e insostenibili tagli ai trasferimenti statali e regionali non permettono di assicurare i servizi con gli standard fino ad ora garantiti dalla scrivente Amministrazione...” e quando dice standard significa non quelli per garantire pienamente il servizio da 30 e più ore settimanali ma quelli a 27 ore settimanali alle quali si era arrivati con una riduzione “volontaria” dei precari due anni fa, per salvare di fatto il posto di lavoro a tutti i precari di queste coop sociali contrastando i tagli che la Provincia voleva imporre “per risparmiare” come comandava la spending review governativa di allora.

Oggi è il governo Renzi, in continuità/salto di qualità con i precedenti, che avanza nell'attacco ai diritti dei lavoratori, delle masse popolari. Il Presidente del Consiglio che saltella di trasmissione televisiva in trasmissione televisiva a propagandare il suo “buon” e “rapido” governo elargendo promesse di soldi a tutti e in stile fascista (vedi la new entry del bonus bebè alle donne invitate a fare figli per la patria!), nella legge di stabilità invece tra tutti i tagli previsti taglia anche il fondo nazionale per i non autosufficienti di ben 100 milioni di euro; e degna sua compagna è la ministra Giannini, quella della “buona” e “nuova” scuola. Si, certo! quella per cui gli studenti sono solo da reprimere e manganellare davanti le scuole che frequentano, come successo a Palermo sabato scorso, solo perchè vorrebbero esprimere direttamente il loro legittimo dissenso ad una ministra che non sa fare altro che scappare vigliaccamente dalle uscite secondarie dei palazzi, quella per cui il diritto allo studio per gli sudenti è solo sulla carta, vedi la questione dei disabili, sulla quale ha evitato acuratamente di rispondere quando un genitore al Liceo Regina Margherita le ha posto una domanda specifica.

Ma il “vizio di famiglia” di evitare risposte vere mentre si fanno belli, da beceri populisti, con chiacchiere di vario tipo, ce l'ha anche il Presidente della Regione Crocetta che su Rai Due ha detto “la regione siciliana ha fatto la migliore performance di tutte le regioni italiane...”.
La migliore perfomance? Quella della disoccupazione in Sicilia alle stelle, soprattutto per i giovani e le donne, quella delle fabbriche che chiudono, di migliaia di licenziamenti, delle tasse locali aumentate (vedi per esempio l'addizionale regionale che di fatto per migliaia di lavoratori si mangia buona parte degli 80 euro di Renzi), dei continui tagli ai servizi sanitari e sociali per coprire il loro “buco del bilancio”...? Quella delle poltrone del potere, dei privilegi da casta che per la borghesia devono essere intoccabili e si devono salvaguardare ad ogni costo, vedi gli sporchi giochi politici di questi giorni di Crocetta e compagnia per salvare il governo regionale, e tutto questo solo e unicamente sulla pelle nostra, sulla pelle delle masse popolari?

Tocca ora riprendere la lotta, anche se in forme diverse i precari delle Coop Slai cobas non si sono mai fermati, perché le battaglie di una guerra sono tante, infatti di guerra si tratta, la guerra di classe!

E tocca scontrarsi di nuovo con la politica borghese, quella dello smantellamento e distruzione sociale sempre più arrogante, ma per i lavoratori, i precari è tempo di comprendere ancora di più che questi governi non lasciano altra scelta che quella di organizzarsi sempre meglio nella lotta, partendo sì dalla situazione specifica di lotta ma per allargarla via via a tutto campo contro il sistema sociale borghese che produce tutti gli attacchi scagliati contro le masse, contribuendo alla costruzione degli strumenti necessari per farla questa lotta: il sindacato di classe e il partito per la rivoluzione per il rovesciamento di questo sistema marcio.

24 ottobre: Prima risposta alla condanna per i Disoccupati Organizzati di Taranto

Taranto la repressione non ferma la lotta dei disoccupati organizzati

 C'è stata la prima risposta a Taranto, giovedì 23, alle condanne ai Disoccupati Organizzati slai cobas, con un presidio al Comune e incontri in Prefettura e Provincia.
Martedi 28 ottobre alle 18 nuova proiezione del video sui fatti realmente accaduti al consiglio comunale il 22 maggio,
e presentazione dell'esposto contro i vigili sceriffo, della impugnazione della sentenza e della manifestazione di protesta al tribunale.

Nello stesso tempo si lavora per una manifestazione regionale e per una nazionale nei prossimi mesi

slai cobas per il sindacato di classe
taranto
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23 ottobre: I giovedì della FORMAZIONE OPERAIA - MARX E LA CRISI 2° PARTE

Nel precedente corso abbiamo analizzato cosa produce le crisi: i limiti e le contraddizioni del capitale; e il fatto che il capitale è fattore di sviluppo delle forze produttive e nello stesso tempo della loro distruzione. 

Vogliamo sottolineare che, da vari riscontri, risulta che effettivamente questo corso on line viene seguito soprattutto dagli operai. Essi dicono che si stanno un pò "sforzando" ma sono contenti, dopo decenni di analfabetizzazione, unita a false idee, banali luoghi comuni, deviazioni, alimentati dai mass media, dalla corte dei padroni, dai sindacati confederali, ma anche da presunti "intellettuali" borghesi o anche di "movimento".

Questi operai via via stanno comprendendo quanto sia importante pensare con la testa della loro classe. Questo darà loro forza e superiorità.  


APPUNTI DI STUDIO SU MARX E LA CRISI

stralci da “il capitalismo e la crisi”. Scritti scelti (di Marx)
a cura di Vladimiro Giacchè.
(I pezzi in corsivo segnalati da (ndr) sono brevi note 
di Proletari comunisti)

2° parte

Un fattore delle crisi è la capacità di consumo dei lavoratori. 

Questa capacità è a suo avviso strutturalmente limitata. Per un motivo ben preciso: il valore di ogni merce è determinato dal lavoro impiegato in media per produrla, e i profitti del capitalista derivano dal plusvalore, ossia dal fatto che al lavoratore è pagato non l'equivalente dell'intero valore prodotto, ma soltanto una parte di esso (cioè non l'intera giornata lavorativa effettivamente lavorata, ma soltanto una sua parte)...

(ndr) Questo avviene non certo per cattiveria del capitalista, ma perchè la forza lavoro da un lato è una merce come tutte le altre, dall'altra è una merce particolare. Il capitalista, come spiega Marx, va sul mercato e compra la merce della forza lavoro e la paga (come tutte le altre merci) per il tempo di lavoro necessario a produrla (tempi di produzione per i beni per mangiare, vestirsi, riprodursi come classe, ecc.), quindi mette al lavoro l'operaio per il tempo pattuito, per es. una settimana, e, come spiega Engels nella recensione del 1° libro de Il Capitale, “Il capitalista mette ora al lavoro il suo operaio. Entro un determinato tempo l'operaio avrà fornito tanto lavoro quanto ne era rappresentato nel suo salario settimanale. Posto che il salario settimanale di un operaio rappresenti tre giornate lavorative, l'operaio che inizia il lunedì, la sera di mercoledì ha reintegrato al capitalista l'intero valore del salario pagato. Ma cessa allora di lavorare? Niente affatto. Il capitalista ha comprato una settimana di lavoro e l'operaio deve lavorare ancora anche gli ultimi tre giorni della settimana. Questo pluslavoro dell'operaio al di là del tempo necessario alla reintegrazione del suo salario, è la fonte del plusvalore, del profitto, del sempre crescente ingrossamento del capitale”.

... E' questa estorsione di valore supplementare che, secondo Marx, determina i profitti del capitalista ma al tempo stesso anche i limiti della capacità di consumo dei lavoratori. Questo perchè “i produttori, i lavoratori, possono consumare un equivalente per il loro prodotto, soltanto finchè producono più di questo equivalente – il plusvalore o plusprodotto. Essi devono essere sempre sovrapproduttori, produrre al di là del loro bisogno, per poter essere consumatori o compratori entro i limiti del loro bisogno” (Marx).
La causa ultima di tutte le crisi effettive è pur sempre da un lato la povertà delle masse, dall'altro l'impulso del modo di produzione capitalistico a sviluppare le forze produttive come se la capacità di consumo assoluta della società ne rappresentasse il limite” (Marx).
Ma... nel contesto dei rapporti capitalistici di produzione ogni politica redistributiva incontra prima o poi dei limiti insormontabili: essa può essere posta in atto solo fintantochè non intacchi la profittabilità del capitale.

(ndr) Certo il capitale vorrebbe che i lavoratori, le masse acquistassero più merci, fossero buoni consumatori, ma non è certo disposto ad aumentare il salario dei lavoratori; anzi tende costantemente e soprattutto nella crisi, in vari modo, ad abbassarlo, scavandosi in questa maniera la fossa sotto i piedi (ma non può fare altrimenti!). Chiede se mai ai governi di sostenere i bassi redditi dei lavoratori, soprattutto di quelli che licenzia e per licenziarli senza grossi problemi (vedi ammortizzatori sociali).

La caduta tendenziale del saggio di profitto.

... con lo sviluppo del modo di produzione capitalistico aumenta la proporzione del capitale investito in macchinari rispetto a quello investito in forza lavoro: si verifica in altri termini, “una diminuzione relativa del capitale variabile (forza-lavoro) in rapporto al capitale costante (macchinari, mezzi di lavoro) e quindi in rapporto al capitale complessivo messo in movimento” (Marx). Marx definisce questo processo anche come una progressiva crescita della “composizione organica del capitale”. Si tratta di “un'altra espressione dello sviluppo progressivo della forza produttiva sociale del lavoro, che si manifesta proprio in ciò, che in generale, per mezzo del crescente uso di macchinari, capitale fisso, più materie prime e ausiliarie vengono trasformate in prodotti nello stesso tempo, ossia con meno lavoro” (Marx). la diminuzione relativa di capitale variabile (operai) in rapporto al capitale costante (macchine) fa sì che a parità di condizioni il saggio di profitto - ossia il rapporto tra il plusvalore e il capitale complessivo investito nella produzione (la somma di capitale variabile e capitale costante) – diminuisca. Questa, in sintesi, la legge della “caduta tendenziale del saggio di profitto”.

Fattori di controtendenza

Ma la caduta del saggio di profitto è in verità una tendenza alla diminuzione e non un crollo – tanto meno un crollo improvviso. Questo perchè la diminuzione del saggio di profitto può essere in parte controbilanciata da altri fattori, a cominciare dalla concentrazione dei capitali. A causa di tale concentrazione, pur calando la proporzione del capitale variabile rispetto a quello costante, un numero maggiore di lavoratori lavora per un singolo capitalista: aumenta quindi la massa del plusvalore e questo fa sì che “la massa dei profitti aumenti contemporaneamente e nonostante la caduta del saggio di profitto” (Marx).

(ndr) Ma altri e ben più importanti fattori agiscono da controtendenza (tenendo conto che anche la concentrazione incontra un suo limite, dato dal fatto che come aumenta il numero dei lavoratori, aumenta, sia pur meno, anche il numero dei macchinari, aumenta il capitale costante), Marx li individua in:

1) Aumento del grado di sfruttamento del lavoro, cioè accrescimento del plusvalore, soprattutto attraverso il prolungamento del tempo di lavoro (plusvalore assoluto) e l'intensificazione del lavoro (plusvalore relativo)...

(ndr) oggi è evidente l'utilizzo di questi interventi da parte dei capitalisti per far fronte alla crisi, in generale utilizzati contemporaneamente, unendo straordinari diventati “normali”, e quindi un allungamento non “straordinario” dell'orario di lavoro, a riduzione delle pause nella giornata lavorativa o tra un turno e l'altro - lo stesso spostamento per es. della pausa mensa a fine turno fatto dalla Fiat, pur se non allunga l'orario di lavoro, concentrando il tempo di lavoro, aumenta di fatto il tempo in cui nella giornata l'operaio è utilizzabile dall'azienda.
Il capitale poi, per l'intensificazione del lavoro, mette al lavoro anche fior di scienziati, di tecnici per “inventare” sistemi sempre più micidiali per intensificare i ritmi e i carichi di lavoro collettivi e individuali, per selezionare l'operaio pezzo per pezzo per vedere di trarre il massimo di pluslavoro da ogni parte del corpo e da ogni movimento dell'operaio. Certo anche questo ha un limite, il limite che il capitalista non vuole trovarsi di fronte al fatto che tutti gli operai facciano la fine di quel cavallo che a forza di provare quanto resisteva senza mangiare poi morì. Il capitalista vuole che la maggiorparte degli operai che hanno lavorato oggi ritornino domani per essere sfruttati e produrre altro plusvalore (benchè qualcuno se ne può anche perdere per strada...); ma se l'intensificazione del lavoro unita all'allungamento della giornata lavorativa produce una umanità di invalidi, sofferenti, purchè producano, non è un suo problema!

Tutto questo dimostra come il capitale più sviluppa le forze produttive, più ammoderna il modo di produzione, più instaura rapporti di produzione da moderno schiavismo, il sistema più avanzato fa profitti sulla base dei sistemi di sfruttamento “più arretrati” (es. la fabbrica ipoa in Cina); più si espande, si globalizza, si estende in ogni parte del mondo il modo di produzione più all'avanguardia dei paesi imperialisti più si espandono, si globalizzano, si estendono le condizioni di lavoro in atto nei paesi più arretrati. Si tratta di un processo inverso, per cui alle leggi più moderne del capitale si pongono davanti le leggi più schiavistiche per i lavoratori. Con una questione: che non solo il capitale va a spostare le sue produzioni dove già esistono queste condizioni di supersfruttamento; non solo importa questi rapporti di produzione dai “paesi arretrati” nel paese imperialista; ma sviluppa e “inventa” nel proprio paese i nuovi sistemi di aumento del grado di sfruttamento della forza lavoro (vedi il TMC2 alla Fiat).

2) Compressione del salario al di sotto del suo valore... per Marx “il valore della forza lavoro è il valore dei mezzi di sussistenza necessari per la conservazione del possessore della forza lavoro”. D'altra parte però questo valore è storicamente determinato: “il volume dei cosiddetti bisogni necessari, come pure il modo di soddisfarli, è anch'esso un prodotto della storia... dunque la determinazione del valore della forza lavoro, al contrario che per le altre merci, contiene un elemento storico e morale” (Marx)... ed è indubbio che la riduzione dei salari avvenuta negli ultimi anni, in parallelo ai processi di precarizzazione della forza lavoro, collochi i salari attuali in molti casi nettamente al di sotto del loro valore storico medio dei 2-3 decenni precedenti. Ciò è ancora più evidente se si tiene conto non soltanto del salario diretto, ma anche... del salario indiretto... e differito... Oggi il prezzo che il capitalista paga per l'utilizzo della forza lavoro è inferiore anche al prezzo delle sue condizioni di riproduzione.

(ndr) E' evidente come la crisi venga usata dai capitalisti per ridurre il salario, senza tanti raggiri: se prima si facevano contratti di lavoro nazionali “svendita” che non permettevano il recupero salariale, oggi i contratti semplicemente cominciano a non essere fatti, a partire dal Pubblico Impiego; vengono tagliate voci del salario falsamente presentate come accessorie, ma di fatto parte integrante del salario; le politiche che vengono perseguite sia a livello di industriali che di parlamento per reintrodurre delle moderne gabbie salariali, attraverso la controriforma del CCNL; ecc.

3) Ribasso del prezzo degli elementi del capitale costante. Al riguardo Marx osserva: “la stessa evoluzione che accresce la massa del capitale costante in rapporto a quello variabile, riduce attraverso l'accresciuta forza produttiva del lavoro il valore degli elementi del capitale costante, e quindi impedisce che il valore del capitale costante – che pure cresce continuamente – cresca nella stessa proporzione in cui cresce il volume materiale del capitale costante, cioè l'entità materiale dei mezzi di produzione che sono messi in movimento dalla stessa forza lavoro”.

4) La sovrappopolazione relativa... pressione di un gigantesco esercito industriale di riserva presente nei paesi emergenti: soprattutto in Asia, ma anche nell'Europa dell'Est. Questo ha comportato una massiccia delocalizzazione di produzioni industriali verso i paesi di nuova industrializzazione... l'accentuata concorrenza di produzioni realizzate in paesi a minor costo della forza lavoro... ha esercitato una fortissima influenza calmieratrice sui salari dei paesi industrialmente più avanzati.

(ndr) Ma questo uso della sovrappopolazione relativa per abbassare i salari avviene anche negli stessi paesi industriali e la crisi lo accentua. Oltre la disoccupazione classica, negli ultimi anni vi sono due forme in cui avviene questa riduzione dei salari: una, in vari posti di lavoro la minaccia di licenziamenti porta all'accettazione di una riduzione dei salari, o attraverso la cassintegrazione, o attraverso i contratti di solidarietà, o attraverso la rinuncia a richieste di difesa salariale; l'altra, attraverso la espansione, generalizzazione dei rapporti di lavoro precari, a tempo determinato, in tutti i settori anche in quelli della grande fabbrica dove erano prima molto rari (la “femminilizzazione del lavoro” vuol dire che il capitale ha generalizzato tra tutti i lavoratori condizioni di precarietà che prima erano presenti soprattutto tra le donne lavoratrici).

5) Il commercio estero... In primo luogo, grazie a esso il volume della produzione si accresce consentendo un ampliamento di scala della produzione e quindi una riduzione dei suoi costi unitari: questo “rende più a buon mercato tanto gli elementi del capitale costante, quanto quelli che formano direttamente il capitale variabile (mezzi di sussistenza necessari” (Marx). In tal modo il commercio estero agisce in modo favorevole all'aumento del saggio di profitto, per un verso accrescendo il saggio di plusvalore (in quanto il valore della forza lavoro cala....) e per un altro diminuendo il valore del capitale costante...
In secondo luogo... “i capitali investiti nel commercio estero possono fruttare un saggio di profitto superiore” – osserva Marx – perchè qui “si concorre con merci che sono prodotte da altri paesi con condizioni di produzione meno favorevoli e così il paese più progredito vende le sue merci al di sopra del loro valore, benchè più a buon mercato dei paesi concorrenti”.
In terzo luogo “per quanto d'altro lato riguarda i capitali investiti in colonia “ Marx osserva che “essi possono fruttare saggi di profitto più elevati, perchè in quei paesi il saggio di profitto è in generale più elevato a causa del minor sviluppo e in secondo luogo (...) vi è un maggior sfruttamento del lavoro”.
Tutto questo però vale per il breve periodo. Gli effetti di medio-lungo periodo del commercio estero, invece, non sono favorevoli al saggio di profitto... “lo stesso commercio estero sviluppa il modo di produzione capitalistico e quindi la diminuzione in patria del capitale variabile rispetto a quello costante e produce d'altro lato sovrapproduzione all'estero, perciò ha di nuovo alla lunga l'effetto opposto” (Marx).

6) Aumento del capitale produttivo di interesse... (una parte crescente del capitale viene destinata) a capitale produttivo di interesse, ossia all'investimento in obbligazioni o azioni (più in generale, in attività creditizie e finanziarie). L'importanza assunta da questo fattore negli ultimi decenni è stata notevolissima...

(ndr). Questo sesto punto spiega come l'abnorme sviluppo delle attività finanziarie, dell'espansione del credito non è altra cosa dal capitale industriale, dal capitale produttivo, ma è frutto delle leggi stesse del capitale e dei tentativi del capitale di frenare la caduta del saggio di profitto – anche se la finanza poi si muove anche di “vita propria” e in alcuni casi può come una potenza mostruosa rivoltarsi contro singoli esponenti del sistema che l'ha generata. Quindi tutti coloro che a fronte della crisi che ha visto al suo origine la crisi finanziaria, hanno gridato contro i finanzieri, i banchieri in nome del capitale produttivo, sono o miopi o in malafede.

(continua giovedì prossimo)


23 ottobre: Da Taranto - sono le lavoratrici che danno una marcia in più alla lotta generale del sindacato di classe

Riuscita assemblea delle lav. pulizie asili indetta dallo slai cobas - Incontro, invece, inutile con l'Ass. Zaccheo.
Questa mattina decine di lavoratrici delle pulizie degli asili hanno partecipato all'assemblea/presidio sotto Palazzo di città, organizzata dallo Slai cobas per il sindacato di classe, per dire basta all'attesa di promesse di aumento di un orario di lavoro vergognoso, sotto anche ai minimi contrattuali e ad un salario da fame.
Alle 11 vi è stato un incontro con la coordinatrice dello slai cobas, una folta delegazione delle lavoratrici e l'Ass. Zaccheo.
Nell'incontro è emerso che occorrerebbe ancora e ancora attendere verso fine anno il nuovo appalto, che prevede oltre le pulizie anche attività di ausiliariato (ma, in realtà si tratta di una "regolarizzazione" visto che già da tempo le lavoratrici svolgono, non ufficialmente, mansioni di ausiliariato, senza un riconoscimento neanche economico). Viene pertanto rinviato all'assegnazione dell'appalto la verifica di ampliamento delle ore, MA SENZA DARE CERTEZZE. Il Comune non dà certezze sui tempi, sulla quantità dell'incremento di ore, e questo nonostante vi sia stata l'approvazione del bilancio. Siamo, quindi, ancora e sempre a promesse e possibili progetti futuri. Una cosa sola è stata detta chiaramente: che l'aumento comunque, quando e se ci sarà, sarà molto minimo, l'Ass. Zaccheo ha risposto infatti nettamente NO alla nostra richiesta di aumento a 20 ore settimanali. 

Per questo, a fronte di questo ennesimo rinvio lo Slai cobas, come già annunciato, nei prossimi giorni avvierà lo stato di agitazione nelle scuole dell'infanzia. 

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PER FAR COMPRENDERE DA QUANDO TEMPO LE LAVORATRICI ASPETTANO UN CONTRATTO MINIMAMENTE DIGNITOSO FACCIAMO UN PO' DI CRONISTORIA

Agli inizi del 2012 vi era un progetto di delibera, da noi visto, del precedente dirigente della pubblica Istruzione del comune, che rimase congelato in attesa della sentenza del Tar sul mantenimento dell'appalto alla Ditta Trial, poi confermato. Questa delibera indicava il passaggio a 20 ore settimanali, in applicazione anche dell'indirizzo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per l'infanzia e l'attenzione all'igiene dei bambini - indirizzo quanto mai attuale a Taranto per l'inquinamento Ilva e industriale che colpisce anche le scuole. Ma anche, disse lo slai cobas, in applicazione di tabelle ministeriali che indicano un rapporto metri quadri da pulire/uomo e tempo che va ben oltre il tempo esistente, tra l'altro tenendo conto che non si tratta di pulire solo pavimenti, ma tutti gli arredi e suppellettili.

L'o Slai cobas denunciò che l'orario effettuato dalle lavoratrici va contro gli stessi minimi posti dal CCNL multiservizi, che parla di almeno 14 ore settimanali, ma soprattutto in contrasto con l'art. 36 della Costituzione, che recita: "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa". Le 94 lavoratrici delle scuole per l'infanzia, prendono circa 250 euro al mese lavorando solo 1 ora e 50 minuti al giorno; quindi, stanno totalmente al di sotto di un’esistenza libera dignitosa per sè e per la propria famiglia! Infine, non viene rispettata neanche la "retribuzione proporzionata alla qualità del lavoro", visto che le lavoratrici vengono retribuite per le mansioni di pulizia, mentre in realtà svolgono in maniera permanente molte mansioni di ausiliariato.
SU QUESTO L'ANNO SCORSO ABBIAMO FATTO UN ESPOSTO IN PROCURA.

A luglio 2012 mentre il Comune non applicava neanche la bozza di delibera di aumento delle ore, nello stesso tempo, con un altro appalto il Comune affidava ad un'altra cooperativa parte delle mansioni di ausiliariato che facevano le lavoratrici delle pulizie della Trial. Perchè questo, che tra l'altro diventa spreco di soldi pubblici?
ANCHE SU QUESTO C'E' UN NOSTRO ESPOSTO IN PROCURA

Ad Aprile 2014 c'è stato un incontro informale tra le rappresentanti dello Slai cobas dell'appalto pulizie negli asili comunale e il precedente Ass. Scasciamacchia.
Questi riferiva che il Comune di Taranto stava lavorando affinchè le ore di lavoro fossero aumentate con l'aggiunta di 45 minuti al giorno, per arrivare successivamente a 3 al giorno.
Questo aumento delle ore doveva partire dal nuovo contratto di appalto, quindi presumibilmente da settembre.
Ma le lavoratrici rappresentanti dello Slai cobas allora hanno dichiarato di non essere d'accordo, perché quei 45 minuti in più non sono altro che una regolarizzazione dei minimi di orario previsti dal CCNL multiservizi; un aumento, quindi, fatto più per mettere il Comune al riparo da denunce e ricorsi che per migliorare realmente la condizione di lavoro delle lavoratrici.
Tra l'altro hanno spiegato all'assessore che trattasi da un lato di un servizio che deve essere garantito per tutta la giornata e dall'altro che esso, svolgentesi in stretto rapporto con l'attività di educatrici e bambini, deve essere considerato non solo di pulizie ma di ausiliariato a tutti gli effetti. Su questo l'assessore ha riferito che sono state fatte rientrare nel capitolato alcune mansioni di ausiliariato.

Il 4 giugno 2014 si va indietro anche alle cose dette da Scasciamacchia. C'è un incontro alla presenza della dott.ssa Zolfarelli. Poche e deludenti le novità che riguardano il prossimo appalto. Verranno stanziati 50.000 euro in più sui 750.000 già preventivati dalla P.A. che in orario lavorativo si trasformeranno in circa 10/12 minuti da aggiungere all' 1.50 minuti giornalieri, restando comunque al di sotto delle 14 ore settimanali previste dal ccnl.
La dott.ssa Zolfarelli ha chiaramente spiegato che ci vorrebbero almeno 150.000 euro per portare tutte e 94 lav. all'orario minino contrattuale, risorse che dovrebbero essere autorizzate dalla parte politica; presente all'incontro anche il vicesindaco Lonoce che si è preso l'impegno di parlare del problema con il sindaco Stefano.
Noi dello slai cobas abbiamo sottolineato come le lavoratrici da sempre svolgano mansioni di ausiliariato, il diritto ad averne il riconoscimento col giusto parametro e come quest'ultimo giustifichi il fatto che l'organico impiegato in tali mansioni non sia in esubero; visto che il personale ausiliario è venuto meno da molto tempo ed è stato sostituito in ogni sua funzione da quello delle pulizie.

L'11 settembre 2014 l'Ass. Zaccheo spiega che grazie al servizio di ausiliariato il budget è salito da un milione e mezzo di euro dell'appalto in corso a 1 milione e 840.00 circa per quello che dovrebbe partire, dopo la proroga, da gennaio 2015 e che l'impegno prossimo sarà di trovare un secondo 20% di risorse su quel milione e 840mila euro da inserire nel bilancio di fine ottobre portando questa cifra a 2 milioni e rotti, che in termini di estensione lavorativa si arriverebbe quasi a tre ore pro lavoratore.
Quindi, dovremmo aspettare fino alla prima metà di novembre per sapere del bilancio.

Lo Slai cobas, comunque, resta non d'accordo su queste soluzioni rappezzate e ancora al di sotto delle effettive necessità di lavoro e del pieno riconoscimento di tutto il lavoro.

E la lunga storia ancora continua.... ORA BASTA!