giovedì 31 dicembre 2020

31 dicembre - I NOSTRI AUGURI AGLI OPERAI, A TUTTIE A TUTTE LAVORATORI/LAVORATRICI

  "...gli operai devono protestare perchè il loro silenzio sarebbe un riconoscimento del diritto della borghesia a sfruttarli..."

"...perchè il giorno decisivo il proletariato sia abbastanza forte per vincere è necessario che si formi un partito specifico, separato da tutti gli altri ed a loro contrapposto, un partito di classe, cosciente di sè..."

Friedrich Engels 


 

31 dicembre - PROSEGUE LA LOTTA OPERAIA CONTRO LA CHIUSURA IMPOSTA DA WHIRLPOOL

 

Da domani, 1 gennaio 2021, scatta la cassa integrazione Covid per i dipendenti dello stabilimento Whirlpool di Napoli. Sarà il preludio al licenziamento imposto dall’azienda che avverrà dal primo aprile,  quando scadrà il blocco imposto dal governo alle aziende. La multinazionale USA sta disertando gli incontri al Mise e prosegue con il proprio piano di dismissione contro il quale i dipendenti dello stabilimento di via Argine, nella periferia Est di Napoli, si sono organizzati  con un presidio permanente davanti alla fabbrica. Ufficialmente lo stabilimento avrebbe chiuso i battenti già lo scorso 31 ottobre, ed è per questo che ii licenziamenti diventeranno effettivi dal prossimo 1 aprile, quando il governo sbloccherà la possibilità dopo un anno di sospensione causa pandemia da Covid19. Ma i lavoratori non ci stanno, la partita non è chiusa e continuano a chiedere vengano rispettati gli accordi presi anni fa e adesso disattesi.


31 dicembre - [NAPOLI] Giornata di lotta dei disoccupati: irrompe un poco di realtà nel Consiglio Comunale, tavolo interistituzionale subito

 

Irrompe un poco di realtà nel Consiglio Comunale.

Centinaia disoccupati e disoccupate fuori al Consiglio Comunale, una delegazione è entrata all’interno. Momenti agitati, reparti schierati all’esterno quando i disoccupati non hanno voluto essere rinchiusi dietro delle transenne.

A termine della mattinata di lotta DeMa, Partito Democratico, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Sinistra in Comune, Popolari ed altri gruppi hanno sottoscritto e votato l’ordine del giorno (che pubblicheremo quanto prima), un documento dove si impegna tutto il Consiglio, la Giunta e l’amministrazione a chiedere alla Prefettura di svolgere il ruolo di raccordo istituzionale ed a Ministero del Lavoro, Ministero del Sud, Regione, Città Metropolitana e Comune di incontrarci. Movimento 5 Stelle non sottoscrive e dice di chiedere l’incontro direttamente al Ministero del Lavoro, Nunzia Catalfo. La Lega non firma chiedendo consiglio monotematico.Nel prossimo Consiglio verrà messo a votazione di tutti i gruppi. Un passaggio che si sta preparando anche per il Consiglio di Città Metropolitana entro il 5 Gennaio. Nel frattempo la Segreteria Regionale del Pd conferma la disponibilità a ricevere una nostra delegazione. Contemporaneamente stiamo chiedendo incontro agli assessori alla Formazione ed al Lavoro della Regione Campania.

Stiamo scendendo in piazza tutti i giorni e portiamo la nostra lotta ovunque sia possibile!

TAVOLO INTERISTITUZIONALE SUBITO!

Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”


30 dicembre - Che diritti ha una madre in Italia? La storia di un’operaia Amazon denuncia le condizioni delle donne lavoratrici

Sono una lavoratrice Italiana, di origine straniera. Dopo un breve periodo in cui ho percepito il reddito di cittadinanza, sono riuscita a trovare lavoro presso Amazon Torrazza Piemonte.

In azienda, a seguito di favorevoli giudizi sul mio lavoro, il mio riferente mi ha comunicato che mi sarebbe stato rinnovato il contratto per altri 3 mesi (come in effetti è successo). Così, fiduciosa nella possibilità futura di una mia assunzione a tempo indeterminato, ho accettato la loroproposta e mi sono completamente messa al servizio della ditta e di tutte le sue esigenze lavorative, anche lavorando in notturno (assumendo una baby sitter per quando ero costretta ad assentarmi di notte). Nel corso della mia normale attività lavorativa, a causa del ritmo di lavoro sempre più veloce e dello sforzo per il grande carico di lavoro, nel magazzino inciampo sul penultimo gradino della scaletta, cadendo da un’altezza di circa un metro E appoggiando il piede sul tallone rovinosamente. Alla fine del turno di lavoro, sono andata al pronto soccorso di Chivasso dove mi hanno medicato e mi hanno dato 13 giorni di infortunio. Dopodichè, torno ad Amazon dove il medico della sede mi impedisce di lavorare avendo visto che il trauma alle articolazioni non è del tutto ristabilito. Subito chiedo se ciò non si possa poi ripercuotere sulla decisione del rinnovo del contratto. Un responsabile di Amazon mi ha risposto che tale incidente non sarebbe stato preso in considerazione dato che durante tutto il mio periodo lavorativo mi ero sempre impegnata al massimo a svolgere le mie mansioni al meglio per l’azienda. Tuttavia, alla scadenza del contratto vengo chiamata dalla ditta che somministra il lavoro per conto di Amazon e mi si dice che Amazon non ha più bisogno di me. Nonostante che fino ai giorni antecedente all’infortunio ho sempre ricevuto apprezzamenti da parte dei miei superiori. Addirittura l’Inail contesta l’infortunio comunicandomi che: “il caso viene definito negativamente perchè non esiste nesso causale tra l’evento denunciato e la lesione accertata”, nonostante i referti degli specialisti ortopedici del Pronto soccorso, oltre il medico Legale specialista in ortopedia e traumatologia, sostengono che la mia lesione è dovuta al trauma della caduta mentre stavo lavorando in Amazon. Oltretutto l’Asl evita di prescrivermi riabilitazioni adeguate per poter guarire. Abbandonata dalle istituzioni dello stato che pure dovrebbero sostenerci in tali situazioni, mi rivolgo al sindacato Si Cobas intercategoriale, ai quali porgo i miei ringraziamenti per il loro sostegno non solo sindacale. In conclusione, ora mi trovo a dover combattere sia per garantire la sopravvivenza a me e alla mia famiglia, sia per recuperare la mia salute e la mia autonomia, con le stampelle da oltre due mesi. Ovvero per vedere riconosciuti e rispettati i miei diritti, come lavoratrice e come madre.”

martedì 29 dicembre 2020

29 dicembre - un contributo al dibattito: COMPRENDERE LA SITUAZIONE ALL'ARCELORMITTAL/ILVA E' CENTRALE NELLA LOTTA DI CLASSE NAZIONALE

 Dall'assemblea del 15 dicembre organizzata dallo Slai Cobas sc Taranto - Intervento di proletari comunisti

In un modo o in un altro, gli operai dell'ArcelorMittal/ex Ilva sono senza voce e aorganizzazione, tra il sindacalismo aziendalista di Uilm e Fim, e la Fiom, che è tiepida ed è alla fine al carro degli altri sindacati. Non ha aiutato nemmeno l'Usb, che si è posta al carro del governo. Per l'ambientalismo antioperaio che usa la “Tv del dolore”, gli operai vengono considerati complici. Questo di fatto favorisce l’azione di padroni e governo che non trovano opposizione in fabbrica e lotta unitaria di operai e cittadini. Senza ricostruire un tessuto organizzato sindacale per gli interessi immediati e generali gli operai sono messi sulla difensiva. ArcelorMittal ha dimostrato dove vuole andare a parare: smantellare i diritti operai, senza migliore la situazione ambientale. L’accordo è l'ultima tappa di questa lunga vicenda su cui si combatte uno scontro che può vivere sulle gambe di una lotta, o la partita è per il momento persa.  Si seminano illusioni che dire riformiste sarebbe poco. A Bagnoli la bonifica non è ancora cominciata, dopo 30 anni dalla chiusura e non vi è stato nulla che abbia permesso la ripresa della lotta dei lavoratori; anche a Cornigliano non vi è stato nulla, nessuna bonifica dell'area intorno alla fabbrica dopo la chiusura dell'area a caldo. Noi siamo contro l’ambientalismo piccolo borghese e antioperaio. Noi siamo radicalmente contro la chiusura della fabbrica, se non decisa da un’assemblea operaia che prende in mano l’altra produzione. Questo accordo non deve passare così, va contrastato in fabbrica con una piattaforma operaia, che fino ad oggi hanno firmato in 350, e altri 600 hanno firmato la richiesta, partita da un gruppo di operai, della cig al 100%, Qualcosa si muove.

Ma la situazione di Taranto deve essere vista e interessare a livello nazionale. I lavoratori d'avanguardia, combattivi e le realtà politiche di classe devono comprendere la partita che si gioca a Taranto perché se ne occupino e diano un contributo. Ci sarà una ripresa della conflittualità operaia. La classe operaia ora è schiacciata, ma è una “pentola” che esploderà. Sull’immediato il passaggio rappresentato da questo accordo è articolato, è un passaggio pilota, si tratta di questioni che possono aprire diversi fronti in cui innestare la lotta operaia e un’altra prospettiva. Noi chiediamo che su tutto questo ci si esprima, non basta la mobilitazione a Taranto che chiaramente resta centrale, ma occorre un impegno nazionale, come fu per la Fiat. La conoscenza della situazione effettiva in questa fabbrica, a Taranto è importante. Stiamo parlando della fabbrica più grande a livello europeo, attraversata da molte contraddizioni, la principale tra lavoro e salute; nello stesso tempo nella storia passata e recente dell'Ilva si sono messe in campo tutte le soluzioni proprietarie: dal 1962/65 proprietà statale, dal '95 privatizzazione con Riva, nel 2013 sotto il controllo pubblico attraverso i vari commissari governativi, e ora con l’accordo ritorna lo Stato con il capitale pubblico. È una fabbrica, quindi, che in un certo senso sintetizza l'azione del sistema capitalista. Per questo la lotta che c’è stata in alcune fasi e quella che ancora ci deve essere non può interessare solo Taranto, ma il livello nazionale. L’accordo governo/ArcelorMittal deve portare comunque un cambiamento nella fabbrica. Vi è ora una situazione più dinamica, ma c'è ancora stanchezza e sfiducia sulle possibilità di incidere. E' importante che a livello nazionale si comprenda da parte delle varie realtà l’importanza della situazione ArcelorMittal, a livello sindacale, politico, diversamente vorrebbe dire non riconoscere ciò che è centrale per la lotta di classe.

28 dicembre - Aperture e lavoratori contagiati, una denuncia: Alla Rinascente di Torino un terzo dei lavoratori ha contratto il Covid-19

 

«Ci stiamo ammalando in serie. La ressa per lo shopping ha un costo. E lo stiamo pagando noi. Sotto al piano terra, quello dei profumi, c’è la situazione più complicata».

Queste le parole di denuncia dei lavoratori della Rinascente di Torino, costretti al momento a rimanere anonimi per non perdere il posto. In neanche un mese e mezzo, un terzo dei dipendenti si sono ammalati di Covid, quasi tutti del reparto beauty, il reparto profumi e trucchi, dove sono necessarie misure di prevenzione più stringenti per evitare i contagi. Misure che l’azienda non sta mettendo in atto, nonostante sia un suo obbligo di legge. I lavoratori più esposti sono quelli che fanno provare le fragranze ai clienti, questi infatti abbassano le mascherine per annusare campioncini e boccette, così il contagio si diffonde facilmente. Ad ammalarsi il capoarea e una commessa, direttamente alle dipendenze di Rinascente e i lavoratori esterni, assunti dai veri brand per promuovere il proprio marchio: la coppia di Dior, uno di Armani, una di Aesop, una di Dolce & Gabbana, una di Olfattorio. Le misure per salute e sicurezza, messe in atto da Rinascente, non sono minimamente sufficienti e risultano di pura facciata, vista la situazione gravissima dei lavoratori. L’azienda infatti controlla la temperatura all’ingresso e contingenta i clienti perché non superino il numero massimo consentito, poi più nulla viene fatto.

sabato 26 dicembre 2020

26 dicembre - dal blog tarantocontro: TORNIAMO SULL'ACCORDO GOVERNO/ARCELORMITTAL PER SGOMBERARE IL CAMPO DA ILLUSIONI RIFORMISTE DEVIANTI LA NECESSARIA LOTTA

 

Abbiamo detto subito, a proposito dell'accordo governo/ArcelorMittal del 11 dicembre che esso non risponde affatto ai due problemi centrali: difesa del lavoro e salute/sicurezza e ambiente.

Torniamo sul problema della sicurezza/salute, bonifiche/ambiente che riguarda operai e popolazione della città, riprendendo un intervento fatto tempo fa in un'assemblea pubblica a Taranto.

 

"...Noi diciamo che questa lotta deve essere fatta con una fabbrica aperta e con tutti gli operai al lavoro. Perchè il problema non è neanche che si chiuda una fabbrica totalmente inquinante; il problema è che una fabbrica chiusa vuol dire cancellare gli operai, cancellare una classe operaia, cancellare una storia, cancellare una coscienza e cancellare soprattutto e tagliare le gambe all'unica possibilità effettiva di lottare, di dire stop al problema dell'attacco alla salute e che ci sia effettivamente un cambiamento, le bonifiche, una fabbrica che non inquini così.

Questo problema senza gli operai, è inutile che ci illudiamo, ci prendiamo in giro, non è possibile.
Qui a Taranto, come a livello nazionale, le lotte le hanno fatte eccome gli operai. Non è vero che non abbiano lottato in tutti questi anni per la sicurezza e la salute, il problema che sono stati soli, sono stati sconfitti, in primo luogo dai sindacati che non li hanno sostenuti, difesi. Ma Taranto, l'Ilva ha una storia, gloriosa, anche su questo. Ci sono stati operai che hanno rischiato di

26 dicembre - dal CALP GENOVA: Nel ricordo dei lavoratori morti, l'impegno forte dei portuali di Genova

 

Bisogna continuare a lottare”

Un lungo applauso dedicato anche "agli infermieri e ai medici che sono morti per salvarci in questo anno che non dimenticheremo"

Genova. Molti lavoratori portuali hanno partecipato ieri sera alla commemorazione organizzata come ogni hanno dal Calp per ricordare i tanti colleghi morti sulle banchine nel porto genovese. Una commemorazione composta “senza tanti discorsi” come sottolinea nel video Riccardo Rudino, uno dei fondatori del collettivo che tuttavia ha voluto ricordare accanto ai portuali che hanno perso la vita “in questo anno difficile che non dimenticheremo e che ci sta toccando tutti anche i tanti infermieri e medici che sono morti in questi mesi per salvarci”.

“Negli ultimi 10 anni il numero di incidenti è molto diminuito – aveva spiegato il Calp in un comunicato stampa che invitata a partecipare alla cerimonia – Grazie a chi? Non alle imprese, che addebitano gli infortuni alla fatalità per non risponderne in tribunale. Non all’Autorità portuale che regge la coda ai terminalisti. Sono stati invece i lavoratori che hanno lottato perché questa strage terminasse, ottenendo prima una commissione d’inchiesta, poi il rafforzamento della vigilanza pubblica e infine l’istituzione dei rappresentanti per la sicurezza di sito, diventati un modello a livello nazionale”.

Per il Calp “rendere omaggio alla memoria dei lavoratori caduti sul lavoro per noi significa continuare a lottare, perché ai lavoratori sia riconosciuta la stessa dignità che le istituzioni riconoscono tutti i giorni alle imprese, celebrandole come le artefici delle sorti del porto perché “investono dei capitali”, come se questo non fosse il loro mestiere, Così come il nostro è quello di lavorare investendo nel lavoro il nostro tempo di vita e i nostri corpi. Che non varranno mai di meno dei loro capitali, come il valore incalcolabile della perdita di tutte queste vite di lavoratori sta per noi a dimostrare”. 


Di seguito l’elenco dei lavoratori portuali che hanno perso la vita in questi ultimi 25 anni a Genova.

25 dicembre - FCA Melfi - padroni assassini

 

 Alla FCA di Melfi la prima vittima del coronavirus

Alla Fca di Melfi fra contagiati e negativizzati sono già circa 200 i lavoratori colpiti dal Covid. Una percentuale molto alta rispetto a una comunità di solo 6000 uomini e donne.

Nella giornata di ieri c’è stata la prima vittima, un dipendente della Fca di Melfi è morto per cause legate al contagio del Covid. Il lavoratore era anche Rsa della Fismic, sindacato più vicino al padrone. La prima vittima da Covid in fabbrica militava proprio fra le fila di quel sindacato che tramite il suo segretario, Capocasale, diceva che la situazione circa i contagi da Covid presso la Fca era sotto controllo. Sindacato che ha sempre ritenuto che gli operai, nonostante i contagi aumentassero, dovevano piegare la testa, produrre e stare zitti.

Un amaro destino ha colpito proprio un lavoratore fedele a quella parrocchia. Adesso quasi tutti ne piangono la sua morte che, come altre, si sarebbe potuta evitare, se non si fosse data la possibilità di tenere aperte le attività non essenziali e se noi operai avessimo avuto la forza di opporci a chi ci manda al macello per fare la bella vita.

Crocco, operaio di Melfi


24 dicembre - FORMAZIONE OPERAIA - INTERVENTI DALLA "SERATA ENGELS" - 4 - La lotta contro le idee sbagliate, idealiste, riformiste

 L'importanza della lotta teorica ieri come oggi. 
Impariamo da Engels "il combattente", con Marx.

I comunisti lottano su più piani: sul terreno economico, politico e teorico. Quest’ultimo è anche il terreno dove la Rivoluzione si scontra con la conciliazione, con il riformismo, con l’eterno movimento che critica l’esistente ma non intende rovesciarlo. Se la lotta teorica viene impugnata, influenza in maniera decisiva la lotta di classe. Lo scontro è tra borghesia/piccola borghesia e proletariato. Per questa lotta l’arma della critica è il marxismo, quindi è Marx ed Engels che dobbiamo studiare per una lotta militante coerentemente comunista. I comunisti si trovano oggi a combattere manifestazioni di vecchie idee del “movimento come fine” che tolgono energie e ostacolano la battaglia, invece necessaria, per costruire il Partito e lavorare per la Rivoluzione proletaria. Militanza comunista o attività sul terreno della critica all’esistente? Materialismo storico o idealismo? La sostanza che vogliamo affermare è che “non la critica ma la Rivoluzione è la forza motrice della storia”. La lotta condotta da Engels all’idealismo porta alla formazione del primo partito rivoluzionario della classe operaia, la Lega dei comunisti, e ci indica che se vogliamo costruire la forza politica comunista, espressione dell’autonomia politica proletaria, dobbiamo impugnare il materialismo dialettico. Il problema non è contrapporre idee ad altre idee, ma che queste idee aderiscano alla realtà concreta, e non esaltarle come prodotto di un’elaborazione soggettiva, di una interpretazione. 

Lenin, parlando di Marx ed Engels nel decennio rivoluzionario del 1840/50, dice che “tali concezioni rappresentavano una realtà assoluta. Allora c’erano molte persone, talentuose e meno talentuose, oneste e disoneste, che, assorbite dalla lotta per la libertà politica, dalla battaglia contro il dispotismo dei re, della polizia e dei preti, non riuscivano a vedere l’antagonismo esistente tra gli interessi della borghesia e quelli del proletariato. Queste persone non avrebbero potuto accettare l’idea che i lavoratori potessero agire come forza sociale indipendente. C’erano inoltre molti sognatori, alcuni dei quali veri e propri geni, che pensavano fosse sufficiente convincere i sovrani e le classi dominanti dell’ingiustizia dell’ordine sociale esistente, e che con ciò sarebbe stato semplice stabilire pace e benessere sulla terra. Essi sognavano un socialismo senza battaglie. Infine, pressoché tutti i socialisti di quel tempo e gli amici delle classi lavoratrici generalmente concepivano il proletariato solo come una piaga, ed osservavano con orrore come essa cresceva al crescere dell’industria. Tutti loro, perciò, cercavano modi per fermare lo sviluppo dell’industria e del proletariato, per fermare il “motore della storia”. Marx ed Engels non condividevano la paura generalizzata dello sviluppo del proletariato, ma riponevano al contrario tutte le loro speranze nella continuazione della sua crescita. Più proletari c’erano, più cresceva la loro forza di classe rivoluzionaria, e sempre più vicino e realizzabile diveniva il socialismo. Il servizio reso da Marx ed Engels al proletariato può essere espresso con queste poche parole: essi hanno insegnato alla classe operaia a conoscere se stessa e ad avere coscienza di se stessa, ed essi hanno sostituito la scienza ai sogni. Questo è il motivo per cui il nome di Engels sarà ricordato da ogni lavoratore”.

23 dicembre - Casalbordino: ennesima strage di operai

 

di Vito Totire (*)

La lugubre lista degli omicidi bianchi si allunga ancora. Dobbiamo reagire, anche avviando una inchiesta popolare.

Alcune fonti ieri pomeriggio hanno diffuso la notizia della strage a Casalbordino, nella fabbrica Esplodenti Sabino, come si trattasse di fuochi artificiali. Sono giunte poi informazioni più dettagliate secondo cui si tratta di una azienda che si occupa del “recupero” di esplosivi di provenienza dal comparto militare. Nulla è ancora chiaro. Sono morti tre operai: questo purtroppo è certo. Poi si ritorna nella confusione: «l’infortunio» si sarebbe verificato nella casamatta secondo alcuni; secondo altri sarebbe partito dal forno fusore. A rendere ancora più confuso il quadro l’ipotesi –poco credibile – che fossero in corso attività di routine. Ipotesi superficiale in quanto deve essere successo qualcosa che è andato oltre l’ordinaria quotidianità. Da lungo tempo sosteniamo che a monte di questi tragici luttuosi eventi c’è inevitabilmente una valutazione del rischio inadeguata. Probabilmente non supportata dalla necessaria valutazione scrupolosa anche dei “quasi incidenti” che dorebbe ormai essere considerata socialmente e moralmente obbligatoria. Risulta che nella fabbrica teatro della strage si siano verificati altri eventi gravi nel recente passato ma occorre comprendere meglio in quale passaggio la «speranza di prevenzione» sia “saltata”. Insistiamo sulla necessità di varare un REGISTRO NAZIONALE DEGLI INFORTUNI MORTALI SUL MODELLO DEL REGISTRO MESOTELIOMI: se redatto e gestito in maniera esaustiva può dare un contributo alla prevenzione anche se la speranza sarebbe, per un registro di questo genere, di poterlo lasciare in bianco.

mercoledì 23 dicembre 2020

23 dicembre - ROMPERE IL SILENZIO: 100.000 CONTAGI SUL LAVORO,366 MORTI. LE RESPONSABILITÀ DI PADRONI E GOVERNO

 

L'impatto della seconda ondata più forte della prima. Il 50% dei contagi è concentrata al Nord, la Lombardia la prima regione, Milano la prima provincia. Le donne sono le più contagiate

 Sono oltre 100.000 le denunce di contagio sul lavoro da Covid 19 dall'inizio della pandemia al 30 novembre . Lo rileva l'Inail sottolineando che le denunce di casi mortali totali sono state 366, 34 dei quali denunciati a novembre.     I casi di contagio in più rispetto al monitoraggio del mese precedente sono 37.547, di cui 27.788 riferiti a novembre e 9.399 a ottobre.

Nel complesso i contagi da Covid sono 104.328, pari al 20,9% del complesso delle denunce di infortunio sul lavoro pervenute dall'inizio dell'anno e al 13% dei contagiati nazionali comunicati dall'Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data. 

Le denunce di casi mortali di contagi da Covid sul lavoro - segnala l'Inail - sono 366, pari a circa un terzo del totale dei decessi denunciati all'Inail dall'inizio dell'anno, con un'incidenza dello 0,7% rispetto ai deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall'Iss alla stessa data. Rispetto ai 332 decessi rilevati dal monitoraggio al 31 ottobre, i casi mortali segnalati all'Istituto sono 34 in più, di cui 20 nel solo mese di novembre. L'analisi territoriale conferma che le denunce di contagio ricadono soprattutto nel Nord del Paese: il 50,3% nel Nord-Ovest (il 30,5% in Lombardia), il 21% nel Nord-Est, il 13,7% al Centro, l'11,1% al Sud e il 3,9% nelle Isole. Le province con il maggior numero di contagi sono Milano (11,9%), Torino (7,6%), Roma (4,2%), e Napoli (3,9%) mentre Bergamo ha il 2,6%.

23 dicembre - riceviamo e pubblichiamo: comunicato dei lavoratori delle campagne di San Ferdinando RC

 

 Buongiorno,

di seguito vi inviamo il comunicato diffuso dai lavoratori delle campagne a seguito della protesta svoltasi questa mattina a San Ferdinando (RC). Vi chiediamo la massima diffusione, grazie. 


Oggi i lavoratori della tendopoli di San Ferdinando e di tutta la piana di Gioia Tauro sono scesi in strada, scioperando, a seguito dell'omicidio, due giorni fa, del loro fratello senegalese Gora Gassama. In una manifestazione completamente spontanea e autorganizzata, oltre cinquecento persone hanno bloccato prima la statale su cui Gora è stato ucciso e, poi, l'autostrada, mostrando una determinazione che dà grande forza alle loro rivendicazioni. 

Se, infatti, l'assassinio di Gora è stato la scintilla che ha accesa questa fiamma, il razzismo, che oggi si esprime anche nelle parole di chi minimizza e di chi fa diventare Gora maliano, anziché senegalese, perchè tanto uno stato africano vale l'altro, lo sfruttamento e la repressione che l'hanno causato, e che ogni giorno i lavoratori vivono sulla loro pelle sono gli stessi da decenni. E, proprio come la morte di Gora, non sono accidenti del destino. Sono fatti che portano in causa precise responsabilità e che possono, devono, essere eliminati. I lavoratori, per questo, chiedono cose ben precise, per mettere fine a questa tragedia.

Documenti, che erano stati promessi, con una sanatoria, a seguito della grande mobilitazione del 6 dicembre 2019, ma che vi sono poi rivelati l'ennesimo miraggio.

Case, che in Calabria, come in molte altre parti d'Italia, sono pronte da anni, ma che vengono tenute vuote, con mille implausibili scuse, pur di non destinarle a coloro a cui spettano.

Rispetto dei contratti di lavoro e dei loro diritti, violati sempre ma ancor di più ai tempi del covid, come dimostrano le condizioni ancor più aberranti imposte in questi mesi nelle tendopoli e nei campi di lavoro.  

A fine giornata i lavoratori hanno ottenuto la promessa di un incontro, che dovrebbe svolgersi domani, con i sindaci della piana e con un rappresentante della prefettura. Una prima vittoria, certo, ma i lavoratori sono ben consci che tali promesse si sono spesso rivelate un modo per sviare la loro giusta rabbia, e sono pronti a tornare in strada se così dovesse essere anche questa volta. 

I lavoratori, infatti, sono determinati a far valere le loro rivendicazioni, come dimostra la protesta di oggi assieme anche alle molte attuate in questi mesi di pandemia, e sono anche ben coscienti che la via più efficace per arrivare a una vittoria è la lotta, perché solo la lotta paga.

da campagne in lotta

22 dicembre - ANCORA SUL 18: MILANO: MANIFESTAZIONE IL 18 CON AL CENTRO LA GRAVE QUESTIONE DELLA SANITA' E DELLA GIUNTA LOMBARDA

 

Da un breve report dei compagni e compagne dello Slai Cobas per il sindacato di classe. 

Riportiamo anche gli interventi del lavoratore dell'Istituto Tumori dello Slai Cobas e della lavoratrice delle Poste del Mfpr .

E' stata una buona partecipazione, alcune presenze sono venute su nostra sollecitazione/volantinaggi nei giorni precedenti, scuola, lavoratori della sanità sulla parola d'ordine di assediare la Regione. Proposta che abbiamo già portato al presidio al Pio Albergo Trivulzio, al San Paolo e Regione del 14.

Ieri nell'incontro col delegato del prefetto (che appena ha sentito che vi era un rappresentante della sanità mi ha dato subito la parola) ho posto la questione delle non tutele del personale sanitario, le non assunzioni, le colpe di Fontana e Direttori Generali nella diffusione della pandemia che colpisce sia i lavoratori della sanità che altri lavoratori e la collettività; al sollecito di mandare le segnalazioni ho risposto che gliele manderemo ma che già conoscono quanto successo in questa regione e che la prefettura, in quanto rappresentante diretto del governo ha il dovere di intervenire visto che la regione ha disatteso tutte le normative elaborate. Abbiamo ribadito che la sanità lombarda è al collasso e che come lavoratori non siamo disposti a starcene zitti e farci massacrare senza tutele. 

Poi, come abbiamo detto negli interventi al presidio, ora è importante arrivare allo sciopero generale del 29 gennaio per tappe che vedano sia interventi verso altri ospedali e nei quartieri, sia verso la regione. 








martedì 22 dicembre 2020

22 dicembre – ANCORA SULLO SCIOPERO DELLA LOGISTICA DEL 18.

SENZA GARANZIA DAL CONTAGIO NON SI DEVE LAVORARE.

NON SIAMO CARNE DA MACELLO DA MASSACRARE NEI REPARTI CON RITMI INFERNALI CHE AUTOMATICAMENTE RIDUCONO LA SICUREZZA TRA LE CORSIE E CONSUMANO VELOCEMENTE I LAVORATORI.




I lavoratori di due tra le molte cooperative presenti nella grande piattaforma logistica Italtrans di Calcio del SiCobas e dello Slai Cobas per il sindacato di classe, si sono fermati il 18 nello sciopero nazionale della logistica.

Difesa della salute, sicurezza nei reparti, contro la repressione che è molto diffusa nei magazzini, Italtrans compreso, dove viene esercitata in maniera particolarmente scientifica e capillare, tenendo sotto costante ricatto i soci lavoratori.

Ad oggi un delegato SiCobas è stato allontanato dal magazzino a seguito di

lunedì 21 dicembre 2020

21 dicembre - DUE GIORNI A TARANTO DI VASTA E ARTICOLATA MOBILITAZIONE - indetti dal Patto d'azione anticapitalista

Due giornate intense, articolate, difficili, data la situazione generale e quella di Taranto in particolare segnata dalla questione Ilva, ma le forze che fanno parte del Patto, lo Slai Cobas per il sindacato di classe, sostenuto dal circolo proletari comunisti, e il Fronte della gioventù comunista hanno fatto un passo in avanti nel rapporto con le masse e nella loro unità, rendendo il Patto un passo irreversibile e pronto ad allargarsi ai lavoratori, ai giovani, alle masse popolari e alle forze sociali e politiche in città che vogliano realmente unirsi e lottare su basi anticapitaliste.

I lavoratori sono stati protagonisti indiscussi della due giorni, unendo questioni della sanità alle questioni del lavoro, della lotta alla precarietà, del salario.


 L'assemblea dei lavoratori delle pulizie Amat, organizzata insieme da Slai Cobas per il sindacato di classe e Cobas confederazione, che attualmente non fa parte del Patto, ha permesso di riunire le rappresentanze dei lavoratori, superando individualismo e particolarità che finora non hanno permesso ai lavoratori di pesare adeguatamente. L'assemblea ha avuto al centro la questione dell'aumento dell'orario di lavoro, il pagamento degli straordinari per il maggior lavoro di sanificazione dei bus, la dotazione di strumenti e materiali adatti a lavorare in sicurezza; ma soprattutto una forte denuncia del regime di appalti al massimo ribasso, con lavoratori sempre sotto pressione e minacciati di contestazioni quando non si è docili. "Mi sento schiavizzata", ha detto una lavoratrice durante l'assemblea.

 Nell'assemblea è stato ribadito che il servizio dei trasporti è un nodo centrale nella lotta alla pandemia, nella riapertura delle scuole; i bus devono essere aumentati, puliti e sanificati più volte, questo deve portare all'aumento dell'orario di lavoro. La decisione è stata unanime: lotta! Presidi subito dopo le feste a Prefettura e Comune e, appena possibile per la procedura dei servizi pubblici essenziali, sciopero e blocco del servizio.

Nella stessa mattinata vi è stato un presidio breve ma intenso all'Ospedale Covid "Moscati". Questo presidio è stato preceduto da inchieste e colloqui con medici di base che avevano raccontato diversi aspetti critici della situazione. La loro voce, la loro richiesta, che è quella di tutto il personale sanitario, sono state messe nero su bianco e con cartelli e volantini sono state portate davanti all'ospedale. 

Qui la cosa più importante è stata l'attenzione, l'interesse perchè finalmente organizzazioni sindacali di classe si occupavano della questione. Questo ha portato alcuni dei presenti agli ingressi dell'ospedale, familiari di ricoverati, ad unirsi nella denuncia, a testimoniare le varie gravità della situazione sanitaria che sta portando Taranto ad un primato nazionale di contagiati e di morti. Da questa iniziativa è emersa la proposta di uno sportello aperto specifico che possa permettere a lavoratori della sanità, a cittadini di rivolgersi e farne uno strumento di collegamento e organizzazione.

All' l'iniziativa si è concentrata all'appalto, dove grandi cartelli contro l'accordo Governo/ArcelorMittal e con le rivendicazioni operaie, hanno raccolto il consenso e numerose firme degli operai a sostegno della piattaforma. La questione ha toccato anche alcuni sindacalisti confederali attivi che visto l'interesse dei lavoratori sono intervenuti per confrontarsi con gli attivisti Slai cobas.

E' apparsa chiara una diversa valutazione dell'accordo padroni/governo, ma su questo è importante il lavoro che sarà svolto dentro e fuori la fabbrica e le Ditte dell'appalto, da qui allo sciopero generale del 29 gennaio.

L'iniziativa centrale si è svolta sabato 19 con un presidio molto partecipato sotto il Comune, che ha visto uniti lavoratrici e lavoratori già impegnati nelle lotte e nelle vertenze: le lavoratrici degli asili, i lavoratori ex Pasquinelli (dell'impianto di selezione per la raccolte differenziata), a cui si sono unite altre lavoratrici degli appalti comunali, dell'appalto Ilva. Gli asili lottano per la internalizzazione, per il protocollo sanitario anti covid sui posti di lavoro - su questi due problemi hanno avviato da stamattina una raccolta di firme che proseguirà in ogni asilo, ma chiaramente, come è già successo, sulla salute: se non c'è sicurezza ci si ferma. I lavoratori ex Pasquinelli vogliono rientrare a lavorare nell'impianto di selezione della differenziata e vogliono essere assunti direttamente nella società Amiu, rompendo una precarietà, di passaggio da ditta a ditta che dura da anni. Qui esiste anche una forte denuncia per la discriminazione contro i lavoratori iscritti allo Slai Cobas che privilegia il sindacato di comodo, l'Ugl, per fare lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. 

Ma la novità principale della manifestazione sotto il Comune è stato il Patto d'azione anticapitalista per il fronte unico di classe, offerto anche dalla presenza di una forte delegazione del Fronte della gioventù comunista; studenti rossi schierati dietro lo striscione comune: "Lavoro casa salute facciamo pagare la crisi ai padroni" con falce e martello, con interventi che hanno inquadrato l'attuale lotta nella situazione attuale, denunciando i padroni che pensano solo ai profitti e colpiscono studenti e lavoratori e che, quindi, l'appello e l'unità che la manifestazione esprimeva deve essere mantenuta e sviluppata, perchè è e deve essere l'arma vincente per dare forza ai lavoratori nelle singole vertenze e dare forza alle lotte comuni per cambiare non solo le condizioni attuali ma l'intero sistema sociale capitalista. 

Il presidio si è concluso con i prossimi appuntamenti: un'assemblea cittadina subito dopo la Befana, la marcia verso lo sciopero generale del 29 gennaio. 

Interno a questo percorso la particolarità della giornata d'azione delle donne del 15 gennaio, le lavoratrici anche stamattina erano la maggioranza e le più combattive dei lavoratori presenti. 




 

 

21 dicembre - Giornata nazionale di lotta del Patto di Azione il 18 dicembre anche a Palermo

 Giornata nazionale di lotta il 18 dicembre lanciata dal Patto di Azione anticapitalista per un fronte unico di classe anche a Palermo

Un ampio volantinaggio ai Cantieri Navali al primo turno che ha visto la diffusione agli operai di centinaia di copie del volantino del Patto sulle giornate di mobilitazione del 18 e 19 e attacchinaggio del volantone/locandine in ospedali, scuole, quartieri popolari. 

Un sit-in all'Assessorato regionale Sanità con la partecipazione attiva di delegazioni di operatori sanità del 118 Cobas privato, precari Assistenti igienico personale in lotta da mesi per lavoro e reddito e lavoratrici Ata della scuola Slai Cobas per il sc, precari dello spettacolo,  disoccupati, compagne Mfpr, compagni di proletari comunisti e Pcl.

Continuo megafonaggio con ampia denuncia e volantinaggio in una zona molto trafficata, con diversi automobilisti che hanno chiesto il volantino condividendone il contenuto, in particolare sulla questione del massacro alla sanità pubblica, slogan, striscioni ben visibili, bloccata temporaneamente la strada e le macchine dinnanzi alla risposta negativa di un incontro da parte dell'ufficio di gabinetto dell'Assessore Razza, quello degli scandali sui dati gonfiati dei posti letto nelle terapie intensive per non passare in Sicilia in zona rossa. 

Continuo megafonaggio con ampia denuncia e volantinaggio in una zona molto trafficata, con diversi automobilisti che hanno chiesto il volantino condividendone il contenuto, in particolare sulla questione del massacro alla sanità pubblica, slogan, striscioni ben visibili, bloccata temporaneamente la strada e le macchine dinnanzi alla risposta negativa di un incontro da parte dell'ufficio di gabinetto dell'Assessore Razza, quello degli scandali sui dati gonfiati dei posti letto nelle terapie intensive per non passare in Sicilia in zona rossa. 


La protesta ha costretto il palazzo a ricevere brevemente la compagna e il compagno dello Slai Cobas sc e del Cobas privato per concordare la calendarizzazione di un incontro dalla prossima settimana sui temi della giornata. 

La forza delle donne lavoratrici sempre in prima linea nella lotta! 

21 dicembre - L'Aquila: striscione, manifesti e volantinaggio all'ospedale S. Salvatore nell'ambito delle 2 giornate di mobilitazione del Patto d'azione anticapitalista

 

Per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro

Per una sanità universale e gratuita

Contro la dirigenza della ASL dell'Aquila, che continua a nascondere le proprie responsabilità sulla gestione dell'emergenza COVID19, anteponendo l'interesse aziendale alla salute pubblica e minacciando i lavoratori della sanità che dicono la verità.



21 dicembre - RASSEGNA STAMPA - Treno deragliato a Pioltello, pm esclude parti sindacali dal processo ed espelle dall'aula i rappresentanti dell'informazione.

 

Milano16/12/2020 - (LaPresse)
Treno deragliato a Pioltello, pm esclude parti sindacali dal processo-1

All’udienza di oggi per il disastro ferroviario di Pioltello del 25 gennaio 2018 a sorpresa i pm Leonardo Lesti e Maura Ripamonti hanno chiesto di escludere dal processo tutte le parti sindacali costituite come parti civili, Cub, Orsa e Cgil. L'intento della Procura, da quanto si apprende da una nota della Cub, è quello di ammettere nel dibattimento solo le parti lese.
Il messaggio è chiaro - sottolinea Walter Montagnoli, segretario nazionale Cub - di questo processo meno se ne parla e meno attori protagonisti ci sono, e meglio è. Oltre ad essere allibiti per la richiesta del pm, siamo allibiti per la decisione del giudice di espellere dall'aula i rappresentanti dell'informazione”.
All'udienza per la costituzione delle parti civili hanno presenziato oltre agli avvocati che li rappresentavano, la Cub, che ha svolto anche un presidio, e Daniela Rondi in rappresentanza del 'Mondo che vorrei', l’associazione delle vittime del processo di Viareggio.(Segue). 

Milano, 16 dicembre (LaPresse)

Treno deragliato a Pioltello, pm esclude parti sindacali dal processo-2
Colpisce l'assenza di tutte le associazioni e i comitati dei pendolari, delle vittime e di tutte le persone coinvolte in questo disastro” ha aggiunto Walter Montagnoli. Sulla dinamica del deragliamento, che ha portato alla morte 3 persone e ha provocato decine di feriti è chiaro l’avvocato Gabriele Dalle Luche, che sostiene la Cub presente come parte civile: "Questo è un processo che si fonda su responsabilità di tipo colposo".


21 dicembre - FORMAZIONE OPERAIA - INTERVENTI DALLA "SERATA ENGELS" - 3 - Engels tra gli operai delle fabbriche

 "Nella loro lotta contro le autorità così come contro i singoli borghesi, gli operai si mostravano dappertutto intellettualmente e moralmente superiori, e nei loro conflitti con i così detti datori di lavoro, mostravano che ora essi, gli operai, erano gli uomini colti e che i capitalisti, invece, erano degli uomini rozzi. Inoltre essi conducevano la lotta per lo più con un senso di umorismo che è la prova migliore di quanto fossero sicuri della loro causa e consapevoli della loro superiorità". [Londra, 1 Luglio 1874).


 
Gli operai si devono porre il problema della conoscenza

Noi operai, come compagni, siamo alle fabbriche e siamo impegnati tutti i giorni nella lotta sindacale. Questa campagna sul 200° anniversario della nascita di Engels è stata uno strumento anche per noi per avanzare ed essere avanguardie reali, complessive, perchè le avanguardie non sono solo di lotta ma sono quelle che si pongono la questione, come ci insegna Engels e Marx, della conoscenza.
Alle fabbriche quando portiamo tematiche differenti, come è successo anche con il depliant su Engels, c’è uno spirito diverso di risposta degli operai, che chiaramente è frutto della condizione della classe operaia oggi, frutto di una situazione determinata; ma la campagna Engels ha permesso di parlare delle ragioni della loro condizione, di arrivare al dunque. E’ come se si sgombrasse il campo dei contorni e si arriva al centro della questione. Nel senso che, come emerso dalle discussioni ai cancelli nei giorni scorsi, si sviluppa un dibattito sui nodi di fondo della lotta di classe: da un lato operai che prendono coscienza che se ci fermiamo siamo noi che determiniamo tutto, dall’altra alcuni che dicono che se si fermano i padroni è finita, non c’è il lavoro, etc., con un ribaltamento della situazione. 
Questo dimostra che a maggior ragione se c’è la coscienza di classe di un solo operaio o di gruppi di operai, essa diventa come una scintilla che può incendiare la prateria. Questa è una questione interna ed esterna, perchè si impara la lotta politica, come ci insegnano i nostri maestri, dall’esperienza concreta della lotta, dall’elevazione dell’attività verso la classe, che chiaramente non può prescindere dalla lotta di classe quotidiana che tutti i compagni devono essere impegnati a fare, ma con la comprensione costante che questa non basta. In questo senso, questa campagna non è una vuota celebrazione, ma serve a riportare alla classe operaia quello che c’è scritto anche nel depliant, che siamo in una situazione in cui nelle fabbriche  il capitale, il suo sistema vuole rendere gli operai come delle bestie.
Ma per farlo serve appunto un lavoro dei comunisti.

Il proletariato è combattuto nella dialettica tra sofferenza e missione storica

21 dicembre- 18/19 DICEMBRE L’ASSEMBLEA DEI LAVORATORI COMBATTIVI IN PIAZZA A BRESCIA, NELLA DUE GIORNI DI MOBILITAZIONE NAZIONALE VERSO LO SCIOPERO DEL 29 GENNAIO.

VENERDÌ PRESIDIO ALLA PREFETTURA, SABATO PARTECIPAZIONE ALL’INIZIATIVA PER UNA SANITÀ PUBBLICA LAICA E GRATUITA IN PIAZZA VITTORIA DELLA RETE 'NON STA ANDANDO TUTTO BENE'.





Emblematicamente davanti alla Prefettura, venerdì pomeriggio i lavoratori principalmente della logistica in sciopero per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, hanno unito le singole lotte, per dare forza e prospettiva alle battaglie in corso, per rendere evidente e più efficacie la denuncia verso le istituzioni di questo Stato, che mai risolvono a favore dei lavoratori un problema.

Contro la repressione che colpisce le lotte, con le molte denunce e ora i processi

domenica 20 dicembre 2020

20 dicembre - Perchè è una necessità per i lavoratori dare forza alla mobilitazione per cacciare Fontana assassino

 Un intervento di un operaio della Tenaris Dalmine dello Slai Cobas per il sindacato di classe                    il 18 dicembre nell'iniziativa del Patto d'Azione Anticapitalista alla Prefettura di Milano.




sabato 19 dicembre 2020

19 dicembre - 2 giornate di mobilitazione: difendere la vita dei proletari, per far pagare la crisi ai padroni

venerdì 18 dicembre fuori e dentro le fabbriche iniziative per preparare e costruire lo sciopero generale nazionale del 29 gennaio contro padroni e governo,
con il pesante accordo alla tenaris dalmine che durante il blocco dei licenziamenti 
segna i licenziamenti mascherati da "esuberi-volontari" facendo da aprifila a tanti accordi simili, 
altro che lamentare agli industriali e al governo di mantenere il blocco 
 fiomfimuilm  stanno concretamente facendo i licenziamenti...


 

sabato 19 dicembre al mercato per rappresentare la campagna necessaria per la sanità che deve vedere protagonisti i proletari e i lavoratori, 
non solo per mettere in luce le carenze ma per indicare gli obbiettivi di una mobilitazione popolare 
in cui serve organizzarsi aderire prendere contatto,  
con la maggior parte dei volantini distribuiti che hanno avuto un messaggio di conferma che è un problema di massa, la gente non ne può più di sentirsi dire: "non c'è posto... c'è se paghi....