sabato 30 aprile 2022

30 aprile - ANCORA MICHELE MICHELINO

 

«Operai, carne da macello»: ricordando Michele Michelino

Un libro del «Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio»

 

Oggi primo maggio – un giorno di festa per chi lavora e di lotta contro lo sfruttamento – la “bottega” ricorda Michele Michelino, scomparso pochi giorni fa, segnalando il prologo del libro che scrisse con Daniela Trollio

«Operai, carne da macello» 

La  lotta  contro  l’amianto  a  Sesto  S. Giovanni

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

Prologo

La storia: una storia di fatica, sudore, malattie e morti, ma anche lotte, solidarietà, gioia e vittorie.

I luoghi: Sesto San Giovanni, provincia di Milano. La Stalingrado d’Italia, la città operaia delle grandi fabbriche come la Breda, la Marelli, la Falck.

La fabbrica: la Breda Fucine, fondata nel 1886 col nome E.Breda & C. e chiusa nel 1997.

I protagonisti: operai,  lavoratori, cittadini; uomini e donne molto spesso senza nome e senza volto.

Il killer: l’amianto, detto anche asbesto, il  “miglior termodispersore al mondo”. Pratico, economico ma anche mortale. In sé non è pericoloso: lo diventa quando si usura e le piccolissime particelle di cui è composto (nell’ordine di millesimi di millimetro) si disperdono e vengono inalate. Allora vanno a concentrarsi nei bronchi, negli alveoli polmonari e nella pleura e provocano danni irreversibili ai tessuti.

giovedì 28 aprile 2022

28 aprile - INFO PROLETARIA

 

ci informano che torna a pubblicare dal 1°Maggio il blog di proletari comunisti: https://proletaricomunisti.blogspot.com/

 questo storico blog https://proletaricomunisti.blogspot.com/, iniziato 12 anni fa e seguitissimo ogni giorno da migliaia di lavoratori, donne, giovani, compagni - ha avuto finora 27.454.667 visualizzazioni, e in diversi periodi fino ad oltre 20mila al giorno - che hanno trovato e troveranno in questa sorta di "giornale comunista quotidiano on line"  non settario e autoreferenziale uno strumento  di propaganda, agitazione, orientamento, indicazione e anche un canale per l'organizzazione e la lotta.

Nello stesso tempo  ci comunicano che continuerà il nuovo blog/sito https://proletaricomunisti.wordpress.com/ con lo scopo di mettere a disposizione dei proletari, dei rivoluzionari, dei comunisti, evidenziare quegli articoli più determinanti della lotta di classe attuale nazionale e internazionale che caratterizzano il lavoro politico, teorico, ideologico dell'insieme di questa organizzazione

per  fornire maggiori strumenti adatti alla lotta quotidiana contro padroni governo stato del capitale

Slai Cobas per il sindacato di classe




IL PUNTO SULLA CAMPAGNA NELLE FABBRICHE CON LA MOZIONE OPERAIA CONTRO LA GUERRA, PRESENTATA PUBBLICAMENTE A BERGAMO

 

Conferenza stampa e incontro in Prefettura a Bergamo, parte di questa mobilitazione, per allargare l’informazione sulle iniziative di fabbrica contro la guerra, per rilanciare anche agli altri posti di lavoro non ancora raggiunti la mozione partita da Acciaierie d’Italia (ex Ilva) di Taranto, perché venga usata come forma di lotta su cui unire e far schierare i lavoratori.

Sono più di trecento gli operai che hanno preso posizione contro questa guerra nelle principali fabbriche della provincia, contro la politica guerrafondaia del governo e le spese militari, rivendicano piani concreti e soldi per il lavoro, casa scuola sanità… e per far fronte al carovita.

Una denuncia netta contro la guerra fatta negli interessi dei padroni, dove i morti sono nostri e i profitti sono loro. Ben sapendo che tutte le forme di lotta possibili vanno usate, ma ciò che serve e va costruito, è lo sciopero generale.

La mozione ieri, letta da un operaio Slai Cobas è arrivata anche all’assemblea Tenaris di organizzazione della Fiom di fabbrica, con un intervento seguito che ha potuto meglio spiegarne contenuti e obiettivi di lotta; invitando a farla circolare ancora di più nei reparti e a non far passare la ‘flessibilità di guerra’ per le nuove commesse di tubi per il petrolio, con i precari in crescita, di richieste di aumento dei ritmi e degli straordinari.

28 aprile - SCIOPERO A TARANTO IL 6 MAGGIO ex ILVA

 

comunicato

lo Slai Cobas per il sindacato di classe Ilva appalto 

-cassintegrati cigs a Taranto aderisce allo sciopero generale

 di 24 ore alle Acciaierie Italia e appalto Taranto del 6 

maggio  e al concentramento presidio port C

la decisione sarà comunicata ai lavoratori con un volantino 

distribuito nei prossimi giorni

info 347-5301704 wa 351 957628


28 aprile - Ferrovieri: lavoro (troppo) e salute (a rischio)

 

Redazione bottega del barbieri

Convegno nazionale – da remoto – il 2 maggio



Un convegno sulle tematiche lavoro, salute e pensione dei ferrovieri: è questa la prossima iniziativa organizzata da «Ancora In Marcia», la rivista storica dei macchinisti.

La situazione di questi lavoratori è a dir poco allarmante, con 121 macchinisti prematuramente deceduti negli ultimi 7 anni, la maggior parte per tumori o infarti, tutti riportati sulle pagine del giornale di categoria con il loro triste riquadro nero; molti altri si sono ammalati e sono divenuti inidonei alla mansione.

Le cause? Secondo «Ancora In Marcia» sono da ricercare nell’innalzamento dell’età di accesso alla pensione, che una decina di anni fa è stata portata da 58 a 67 anni in un colpo solo e in una normativa di lavoro divenuta ormai insostenibile: fino a 3 notti a settimana, 10/11 ore di prestazione giornaliera, agente solo, riposi ridotti…

Recentemente un risultato positivo è arrivato dalla Commissione Lavoro del Senato, che nello scorso mese di febbraio ha emanato una risoluzione, chiedendo al Governo di intervenire a livello legislativo per ridurre i carichi di lavoro dei ferrovieri e valutare la possibilità di un loro inserimento fra le categorie dei lavori usuranti.

Pochi giorni dopo, però, in assoluta controtendenza rispetto alla risoluzione, i sindacati CGIL, CISL, UIL, FAST, UGL e ORSA hanno firmato il rinnovo del CCNL, senza introdurre alcun miglioramento all’orario di lavoro, neppure minimo.

Matteo Mariani, «redazione Ancora In Marcia»


mercoledì 27 aprile 2022

27 aprile - Amazon Torino,  azienda cronometra tempo in bagno

 

“I lavoratori Amazon sono cronometrati per andare in bagno e vengono puniti con sanzioni disciplinari se i tempi non sono conformi all’Algoritmo”.

Il riferimento è al caso della giovane dipendente di Amazon a Torino, addetta alla preparazione di pacchi da spedire, accusata di aver passato troppo tempo in bagno a chiacchierare con una collega. La donna era stata addirittura raggiunta in bagno da un addetto al personale. Per questo era stata sanzionata.

“L’azienda –  le ha contestato di avere sospeso il lavoro all’1,15 di notte, abbandonando la postazione di lavoro per più di venti minuti. .. l’Ispettorato del Lavoro “ha dato ragione alla lavoratrice annullando la sanzione disciplinare, giudicata spropositata e priva di ogni fondatezza”.


sabato 23 aprile 2022

23 aprile - PER MICHELE MICHELINO

 

Con il cuore pieno di dolore scriviamo queste righe per rendere onore e salutare un compagno, operaio e comunista che per tutta la vita si è dedicato al movimento operaio, ai suoi interessi immediati e politici, all'emancipazione dell'intera classe su scala internazionale da questo sistema di sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
IN RICORDO DI MICHELE MICHELINO

Una lotta che per Michele si esprime prima da operaio e delegato alla Breda Fucine di Sesto San Giovanni e poi nel "Comitato per la difesa salute nei luoghi di lavoro e nel territorio" contro il massacro a cui le masse operaie erano, e sono, costrette nel ricatto tra salute e lavoro, tra la necessità di un salario dignitoso nella condizione di carne da macello per il profitto di pochi, sempre però in forte rapporto dialettico con il contesto politico e sociale nazionale ed internazionale.

Chiunque abbia incontrato e conosciuto Michele ha trovato un compagno di percorso dal "cuore caldo", un operaio che sapeva immergere nel vivo della classe e nei rapporti umani una visione anti capitalista amplissima e internazionale, un esempio per tanti giovani militanti cresciuti in un contesto di trasformazione del tessuto produttivo Milanese.

Protagonista della fase di rottura con le strutture sindacali confederali e della conseguente nascita del sindacalismo "di base", successivamente al fianco, fin dai suoi albori, del movimento dei lavoratori della logistica, non ha mai avuto dubbi nella scelta del suo fronte di lotta, con quell'intuito proletario che in ogni frangente lo portava a percepire gli interessi in campo e ad evitare derive opportuniste politiche o personali.

Ci lascia oggi un compagno con cui abbiamo condiviso tanto, un Lavoratore Combattivo, il cui testimone è già nelle mani di giovani proletari, sangue del suo sangue, che porteranno avanti la lotta di classe senza poterlo dimenticare.

ESECUTIVO NAZIONALE S.I. COBAS


 

23 aprile - Michele Michelino, un eroe operaio

 a cura della Rete Nazionale Salute e Sicurezza sui posti di lavoro e territorio

di Vito Totire


 

La notizia della morte di Michele Michelino mi ha causato un enorme dolore. E’ una perdita grave per tutti e in primo luogo per il movimento operaio delle cui istanze Michele è stato portavoce lucido e integerrimo.

Un «portatore di speranze collettive» per usare una definizione cara ad Alex Langer che sottolinea l’entità della fatica insita in questo ruolo. Se don Lorenzo Milani invitava i suoi interlocutori a “misurare” il limite delle persone che un singolo può aiutare nella propria vita, Michele non ha rispettato questo limite. La sua empatia nei confronti dei lavoratori ma anche verso tutte le vittime di ingiustizie e discriminazioni (indimenticabile l’impegno per le vittime dal Vajont a Viareggio) era una empatia straripante, incontenibile di questi tempi “patologica” che gli sfuggiva di mano quasi a soverchiare le sue forze. Ho frequentato molto Michele in questi decenni: mai ho visto che una preoccupazione per sé abbia sottratto energie al suo impegno per il benessere del “prossimo” a partire, ma non solo, dai suoi compagni operai.

Michele ha lavorato, agito e costruito in molti campi. Dovremmo raccogliere i suoi contributi e le sue analisi: da quello dei diritti delle persone (uno degli ultimi incontri a Sesto san Giovanni sulla sicurezza del lavoro grazie alle compagne intervenute ha visto – per naturale e benefico “contagio” – l’allargamento spontaneo anche ai temi della “medicina di genere” e dei diritti della donne), alla politica (nel senso nobile del termine) e alla scienza, in particolare la scienza medica. In questo ultimo campo Michele ha incarnato la migliore prassi umanamente possibile della non delega ai tecnici, della validazione consensuale, della costruzione del sapere scientifico: memorabile la sua capacità di critica nei confronti della “scienza dei padroni” e non solo sulla più nota delle sue battaglie, quella (tutt’altro che conclusa) sull’amianto. Una capacità critica – la sua – né a priori né astrattamente ideologica ma fondata sulla valorizzazione della soggettività e sulle vere evidenze.

Michele è un eroe operaio che impegnandosi ostinatamente per liberare la sua classe ha lavorato per liberare tutta la umanità e per salvare il pianeta che è destinato, se non riusciamo a invertire la rotta, alla distruzione per inquinamento e guerre, a causa della ricerca del profitto a tutti i costi.

A Daniela, ai familiari, ai compagni un abbraccio fraterno.

Michele è un eroe operaio, ci mancherà come si fosse aperta una voragine ma non lo dimenticheremo mai.



23 aprile - Morto Michele Michelino, “gigante” della lotta all’amianto

 a cura della Rete Nazionale Salute e Sicurezza sui posti di lavoro e territorio


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By Silvia Colasanti


E’ morto Michele Michelino, presidente del “Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio” ed operaio della Breda di Sesto San Giovanni. Ha speso tutta la sua vita per denunciare le morti da amianto che hanno colpito i lavoratori a Sesto e in tutta Italia in una piaga che ancora non è stata debellata.

La notizia ha lasciato sgomenti. Michelino era conosciuto da tutti, comunista da sempre, aveva portato avanti la lotta per i diritti degli operai, per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per il diritto alla salute troppo spesso dimenticato in nome del profitto. Emblematico è proprio l’utilizzo dell’amianto in Italia, andato avanti per decenni, nonostante di conoscesse ormai da tempo la sua pericolosità.

Gli operai e i loro familiari continuavano ad ammalarsi, ma nessuna azienda smise di usarlo, se non quando arrivò la legge 257/92 che mise al bando questi minerali. Che causano purtroppo il mesotelioma e tutta una serie di patologie asbesto correlate, spesso mortali.

E’ morto ieri pomeriggio, 21 aprile, ed è stato il fratello a dare la triste notizia.

La collaborazione con l’Ona

Michelino negli anni ha collaborato anche con l’Osservatorio nazionale amianto e con l’avvocato Ezio Bonanni. Insieme hanno anche pubblicato, nel 2009, un libro sull’argomento: “Lo Stato dimentica l’amianto killer”. Il testo ripercorre le fasi della lotta dei lavoratori, nei luoghi di vita e nelle fabbriche, per liberarsi da condizioni di arretratezza sociale, culturale ed economica. Era una denuncia contro il sistema di privilegiare il profitto sulla vita umana, sacrificata nell’interesse di pochi. E contro l’incapacità dello Stato di imporre il rispetto delle sue stesse leggi.

Michelino c’era alla manifestazione a Latina contro l’asbesto, organizzata nel 2010 con tante altre associazioni. C’era anche quando il presidente dell’Ona, l’avvocato Ezio Bonanni, fu minacciato di morte perché aveva deciso di affiancare le vittime di amianto e dei loro familiari e di portare le loro istanze in Tribunale.

Morto Michelino, il ricordo corre sui social

Ed è questo quello che tutti ricordano di Michelino: di come fosse sempre presente. In tantissimi hanno voluto salutarlo anche sui social. Questi ricordi riescono a delineare, nel dolore, chi fosse davvero Michele: un uomo sempre disponibile per chiunque avesse bisogno, coerente, passionale e forte.

“Di Michele Michelino – ha scritto una sua amica – ho sempre ammirato la storica coerenza, anche nelle battaglie in solitudine. Soprattutto in quelle. E la totale assenza di retorica. Nel raccontare Sesto San Giovanni e nel raccontare la fabbrica. Perché la fabbrica di Michelino è stata quella di migliaia di operai e non di chi la guardava al di qua dei muri e dei cancelli. È stata una fabbrica di fatica, di malattia, anche di morte.

Mi è impossibile immaginare una Sesto senza Michele. Mi sarà doloroso non vederlo più alla testa dei cortei di fine aprile”. “Se ne va un gigante per la lotta contro le morti sul lavoro” ha scritto un altro.

“Compagno Michelino – ha commentato invece il Collettivo Comunista di Nuoro – ti ricordiamo per il tuo rigore morale, la tua coerenza politica la tua militanza di classe, vicini ai tuoi famigliari, ai/ alle tue compagne/i di lotta in questo triste momento.

Ti accompagneremo nel tuo ultimo viaggio con le Bandiere della Terza Internazionale Comunista che sventolano a mezz’asta listate a lutto, e ti salutiamo a pugno chiuso come merita un comunista. Addio Compagno di lotta”.

“Di lui non ci resta solo il ricordo, ma la testimonianza di chi ha lottato tutta la vita per migliorare le condizioni dei lavoratori, degli sfruttati, per l’abbattimento dei rischi di infortunarsi o contrarre malattie durante il lavoro, nei luoghi di lavoro”, hanno aggiunto dalla Confederazione unitaria di base – Cub Pubblico impiego Milano e provincia.

Il processo sui morti amianto alla Breda Termomeccanica-Ansaldo

“A volte penso – ha scritto ancora un altro compagno di lotta – che ‘creature gentili che vissero in tempi terribili’ come lui abbiano deciso di andarsene da un mondo che non li meritava più. E che vivevano come un’onta”.

Il riferimento potrebbe essere al risultato del processo per cui Michelino si era sempre battuto e nel quale il Comitato era parte civile. La delusione per l’assoluzione dei vertici della Breda di Milano, anche in Appello era stata forte: “Cercavamo giustizia – aveva commentato il giorno della sentenza di secondo grado Michelino – ma abbiamo trovato la legge che difende i potenti.

Il processo sui morti per amianto alla Breda Termomeccanica-Ansaldo ha avuto un esito non diverso da quello che negli ultimi anni abbiamo visto nel Tribunale di Milano”. Il processo era relativo alla morte di 12 operai esposti all’asbesto nello stabilimento milanese di Viale Sarca tra gli anni ’70 e il 1985.

Michelino era andato avanti, aveva continuato la battaglia contro l’amianto, per i lavoratori delle nuove generazioni, perché la sicurezza sul lavoro sia rispettata sempre. Ora quella battaglia dovranno raccoglierla i suoi amici, i suoi compagni, perché i diritti fondamentali non sia mai più calpestati.


venerdì 22 aprile 2022

22 aprile - IL COMPAGNO MICHELE MICHELINO È MORTO. UNA PERDITA TRISTE E PESANTE

 








Ci viene a mancare una avanguardia operaia comunista storica – protagonista delle lotte operaie e rivoluzionarie del biennio rosso 68/69, quando operaio della Pirelli contribuì alla nascita dei primi Comitati unitari di base; poi operaio combattivo in prima fila alla Breda Fucine; in quegli anni è stato militante dell’UCI-ml I, e negli anni successivi continuatore nella classe e nel movimento rivoluzionario della battaglia per la costruzione del Partito Comunista in Italia. Fondò il Centro di Iniziativa Proletaria di Sesto San Giovanni. 

E’ stato animatore instancabile della lotta per la salute e sicurezza sui posti lavoro, col Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, facendo di questa battaglia una lotta per mettere fine a questo sistema capitalista che uccide per il profitto.

E' stato attivo partecipante ai movimenti di lotta proletarie e popolari e del sindacalismo di base e di classe fino ai suoi ultimi giorni. Consegna ai tanti operai che ha organizzato e lottato con lui, a tutti noi comunisti una vita proletaria esemplare e scritti che hanno e avranno sempre un grande valore nella nostra classe e vivranno nelle lotte sociali, politiche e rivoluzionarie.

Un forte abbraccio alla sua compagna e ai suoi familiari

21 aprile 2022 


 


giovedì 21 aprile 2022

21 aprile - DAL COLLETTIVO OPERAIO GKN FIRENZE

 

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe invita ad aderire e partecipare in presenza all'assemblea nazionale del 15 maggio - per dare continuità alla grande manifestazione di Firenze del 26  marzo e per far avanzare il sindacalismo classista e combattivo e la mobilitazione operaia e popolare contro padroni, governo e guerra imperialista.

Il comunicato della Gkn

Non ciò che è semplice, ma ciò che è necessario. Abbiamo detto "continuità" e continuità sia. Che fatica che ti chiedo, assemblea nazionale 15 maggio.

1. La continuità di Insorgiamo, l’allargamento della convergenza sono una responsabilità collettiva.

2. L'abbiamo fatto, l'abbiamo rifatto, lo possiamo rifare. Se e quando, lo decidiamo insieme.

3. Fuori dall'emergenza, dentro l'urgenza. Fuori dall'emergenza imposta dalla loro crisi, dentro l'urgenza del cambiamento. Non sappiamo quanto tempo abbiamo.

4. La guerra e l'inflazione si impongono prepotentemente nella nostra vita. Tuttavia dovremo continuarli ad affrontare in modo “radicale”, andando alla radice dei processi che ne sono causa e quindi praticando l'intero spettro della nostra agenda di mobilitazione.

5. A seconda del momento, del luogo, dello spazio e del soggetto , ci sarà di volta in volta un “questo”, un prevalente, un punto che acquisisce una maggiore urgenza. Ma nel nostro metodo c'è ormai un punto di non ritorno: la mobilitazione è “per questo, per altro, per tutto”.

6. Ambiente o lavoro, morire di fame o di inquinamento, accettare il precariato o la disoccupazione, pace o condizionatore? Il sistema ti chiarisce come possa tenerti perennemente in bilico sul ricatto. Il nostro è un mondo privo di tale ricatto.

7. Giustizia climatica è giustizia sociale, giustizia sociale è pieno sviluppo armonioso della società, in tutte le sue espressioni, compresa la capacità di pianificare un futuro, di costruire comunità solidali, di diritti civili, dignità e pace.

8. Dove si tenta il cambiamento, si indurisce la risposta della conservazione. Si moltiplicano i casi di repressione, diventa soffocante il clima di conformismo. Coltivare lo spiraglio che abbiamo aperto il 25-26 diventa ancora più vitale.

9. Individualismo, qualunquismo, ma anche personalismi, frantumazione, divisioni di natura burocratica, sono un lusso che non possiamo più permetterci.

10. Ci siamo regalati un futuro non scritto. Ed ora siamo messi tutti a verifica sulla capacità di
scriverlo.
#insorgiamo #stopwar #PeopleNotProfit



21 aprile - PER UNA MOBILITAZIONE GENERALE NAZIONALE CONTRO GUERRA E CAROVITA

 

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe aderisce e invita ad 

aderire alla mobilitazione generale nella logica del fronte unico 

di classe anticapitalista e antimperialista.

La guerra in Ucraina è l’ultimo tassello della crisi storica del modo di produzione capitalistico che sta portando l’umanità su di un piano inclinato fatto di scontri interimperialistici, escalation militare ed esplosioni a catena di contraddizioni che si intrecciano a livello globale sul piano economico, ecologico, finanziario, sanitario, politico. L’aggressione da parte della Federazione Russa è lo sbocco militare su larga scala di un conflitto che va avanti da anni, è frutto della feroce competizione per il controllo dei mercati, delle materie prime e delle reti di trasporto del paese e dell’espansione ad est della NATO. Il governo russo è stato disposto ad utilizzare l’invasione militare per tutelare gli interessi strategici dei monopoli del proprio campo nello spazio ex-sovietico, mentre USA, NATO e UE stanno combattendo una guerra per procura riempendo di armi e mercenari il governo ucraino – dopo aver sostenuto per anni nazionalisti e neonazisti in quel paese – e ostacolando qualsiasi soluzione diplomatica al conflitto. Per dare un contributo alla lotta contro la guerra - che non può che avere un respiro internazionalista - il nostro compito principale deve essere quello di lottare e denunciare le responsabilità del nostro governo, della NATO e dall’UE, del nostro imperialismo, e combattere contro il nemico in casa nostra.

L’Italia è già in guerra. Lo è con la fornitura massiccia di armamenti al governo ucraino, con il piano di riarmo e con l’aumento delle spese militari, con le migliaia di militari già stanziati con i contingenti NATO in Romania e nei Paesi Baltici, con la propaganda russofobica, con le politiche interne verso un’economia di guerra. Le conseguenze sociali in termini di costi materiali sono e saranno scaricate su lavoratori, lavoratrici e strati popolari con licenziamenti, precarietà, carovita, disoccupazione, l’abbandono anche della “finta” transizione “green” con il ritorno ad energie inquinanti, l’escalation repressiva e la criminalizzazione delle lotte per pacificare preventivamente il fronte interno.

Dopo due anni dall’esplosione della pandemia da Covid-19, tutt’altro che terminata, le criminali e caotiche politiche di gestione capitalistica hanno prodotto un disastro sanitario, umano, sociale ed economico mentre i capitalisti ingrassano sfruttando la retorica della risposta all’emergenza per accelerare un’imponente ristrutturazione – che acuirà ulteriormente la competizione tra i monopoli ed in ultima istanza la tendenza alla guerra. Senza un’adeguata risposta anticapitalista, questi elementi che spingono costantemente verso l’immiserimento delle condizioni di vita proletarie non produrranno automaticamente un avanzamento in termini di coscienza di classe e mobilitazione. Anzi, nel frattempo si presentano tutti gli ingredienti ed i segnali affinché il malcontento montante possa essere orientato verso pulsioni e forze reazionarie.

Crediamo sia urgente e non più rinviabile l’assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche, sindacali, sociali, territoriali nel lavorare alla massima convergenza ed al massimo coordinamento organizzato per opporsi alla propaganda guerrafondaia, alla retorica dell’unità nazionale, al fronte unico dei padroni ed alle loro politiche di guerra, fame e miseria. Siamo convinti di questa necessità non per un astratto ed ingenuo unitarismo senza condizioni, ma perché riteniamo che in questo momento solo la capacità di portare in campo tutte le forze di classe disponibili può essere quell’innesco di mobilitazione con la massa critica necessaria a spostare un pacifismo spontaneo ancora maggioritario sul terreno della lotta e ad evitare il dilagare della propaganda bellicista che maschera la bandiera della NATO dietro a quella della pace. Siamo consapevoli di tutte le difficoltà, ma non possiamo rinunciare alla prospettiva di lottare concretamente per fermare i piani di guerra.

Auspichiamo che le forze del sindacalismo conflittuale, i lavoratori e le lavoratrici ovunque collocati sindacalmente possano indicare quanto prima un vero sciopero generale, unitario e generalizzato, come spinta centrale e di classe nella mobilitazione contro la guerra e il carovita. Uno sciopero che abbia realmente l’ambizione di bloccare il paese e perciò da costruire a partire da una convergenza reale da dimostrare in tutti i contesti di lotta possibili nelle settimane che abbiamo davanti.

Parteciperemo e sosterremo attivamente l'assemblea nazionale convocata da Collettivo di Fabbrica e Gruppo di Supporto "Insorgiamo con i lavoratori Gkn" il 15 maggio a Firenze, ritenendolo uno spazio naturale e necessario di discussione dopo il lavoro fatto per la grande manifestazione del 26 marzo. Proprio per questo invitiamo tutte le forze sindacali e di classe alla presenza attiva a questa assemblea auspicando che possa, con la più ampia partecipazione possibile, diventare un ambito di convergenza in grado di sostenere un rilancio generalizzato delle iniziative di lotta. Con questo spirito, facciamo appello alla massima convergenza in tutte le iniziative, le manifestazioni e gli scioperi già programmati - manifestazione del 22 aprile, sciopero della scuola del 6 maggio, sciopero generale indetto da molte realtà del sindacalismo conflittuale il 20 Maggio - concependoli come parte di un percorso più ampio di mobilitazione verso lo sciopero generale unitario contro guerra e carovita. Vogliamo contribuire ad un percorso di costruzione reale, nelle mobilitazioni e capillarmente nei luoghi di lavoro, che riteniamo raggiungerebbe uno slancio importante da una manifestazione nazionale unitaria contro la guerra imperialista entro giugno, da costruire insieme agli studenti mobilitati in questi mesi nel paese, ai movimenti contro i cambiamenti climatici e l’oppressione di genere, alle realtà sinceramente pacifiste, alle realtà di lotta territoriali. Lavoreremo insieme in questa direzione, per concretizzare questa proposta.

Casa del Popolo di Teramo
Centro Politico Comunista Santacroce
Collettivo Marxpedia
Collettivo Militant
CPA Firenze Sud
Csa Vittoria
Fronte Comunista
Fronte della Gioventù Comunista
Laboratorio Politico Iskra
Mensa Occupata
Movimento Disoccupati 7 Novembre
OSA Perugia
Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria



21 aprile - SULLA MANIFESTAZIONE DEL 22 APRILE DELL'USB

 

La riorganizzazione delle file operaie nel quadro del sindacalismo classista e combattivo è complessa, dato lo scarso radicamento del sindacalismo di base nelle grandi fabbriche - che ne è la chiave essenziale in un percorso di lunga durata - e la linea collaborazionista 'di sinistra' della Fiom - rispetto a cui l'unico tentativo serio ed effettivo è stata finora la battaglia della GKN, mentre obiettivamente nessuna fiducia abbiamo nell'opposizione interna organizzata che fa capo a Eliana Com.

Oggi è il lavoro nelle fabbriche e nelle grandi fabbriche quello più difficile ma anche il principale su cui lo Slai Cobas per il sindacato di classe punta dove è presente e, nel piano di lavoro, anche dove è ancora assente, vedi il gruppo Stellantis,

Per cui non crediamo alla possibilità di scioperi generali che possano avere in questa fase una influenza reale in questo settore centrale della classe.

Naturalmente questo non può voler dire non appoggiare ogni fermento o iniziativa che vada in questa direzione.

Dove si lotta in fabbrica per il salario, il lavoro, la salute e sicurezza, contro la guerra imperialista e il governo imperialista italiano, contro l'attacco al diritto di sciopero e il comando dispotico di fabbrica, noi ci siamo e ci saremo sempre.

In questo senso nello sciopero e la manifestazione nazionale promossa da USB a Roma per il 22 noi appoggiamo le realtà operaie presenti, anche se non pensiamo che si tratta di sciopero generale, nè tantomeno di una manifestazione che possa andare fuori dai confini di una situazione ancora poco incisiva anche sul fronte dei risultati.

Slai Cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale



lunedì 18 aprile 2022

18 aprile - NEL QUARTIERE CONTRO LA GUERRA

 

Slai Cobas: Presidio contro il Governo Draghi | VIDEO

Da

Redazione

-

Nel primo pomeriggio di oggi invia Capodistria (angolo via Gulli) si è tenuto un presidio contro il Governo Draghi e contro la guerra imperialista, organizzato dal sindacato di classe Slai Cobas.

 

  

 

https://www.ravennawebtv.it/slai-cobas-presidio-contro-governo-draghi-video/


sabato 16 aprile 2022

16 aprile - INCIDENTE ALLA MARCEGAGLIA

 

Lavoratori Cobas: «Sfiorata ennesima tragedia»

Il sindacato di base denuncia la sottovalutazione dell’azienda sul recente schianto di una gru all’interno della fabbrica: «la produzione è andata avanti come nulla fosse accaduto»

Il sindacato Slai-Cobas ha segnalato con una nota stampa che il 14 aprile nello stabilimento Marcegaglia di Ravenna una pinza da trasporto coils da 4 tonnellate si è schiantata al suolo «e avrebbe potuto causare l’ennesimo incidente mortale».

«L’Usb denuncia che nonostante la gravità del fatto non è stata data nessuna comunicazione tempestiva ai rappresentanti sindacali per la sicurezza e la produzione è andata avanti come nulla fosse accaduto – si sottolinea nel comunicato – Solo il 15 aprile, a seguito di una richiesta di chiarimenti da parte della Rsu dello stabilimento, l’azienda ha ammesso l’accaduto causato da un “malfunzionamento meccanico”».

«Nel sito di Ravenna l’esposizione al rischio sicurezza degli operai è pratica quotidiana – scrivono i rappresentati di Slai-Cobas – che i padroni mettono in conto in maniera cinica e criminale per aumentare i loro profitti. Alla Marcegaglia le morti sul lavoro, gli incidenti, le denunce e le segnalazioni degli operai non contano, la vita dei lavoratori non ha alcun peso rispetto al profitto. Non un minuto di sciopero è stato indetto dai sindacati presenti in fabbrica. Serve l’unità degli operai che si organizzino a difesa della salute e sicurezza in fabbrica indipendentemente dalle tessere sindacali, servono lotte, servono nuovi rappresentanti della sicurezza (Rls), serve una postazione sanitaria fissa, servono controlli ispettivi a sorpresa…».

https://www.ravennawebtv.it/slai-cobas-ravenna-emergenza-sicurezza-alla-marcegaglia-di-ravenna/

 

https://www.ravennaedintorni.it/cronaca/2022/04/16/incidente-alla-marcegaglia-sindacato-cobas-sfiorata-ennesima-tragedia/


 

16 aprile - MORIRE DI LAVORO: ALLA HERA DI CESENA

 

16 Aprile 2022

a Brescia, Sassari e Trento. Non sono incidenti ma delitti di Stato.

L’articolo di Davide Fabbri. A seguire una nota della “bottega”


Questa morte sul lavoro a Cesena lascia allibiti, nonostante che molti fattori purtroppo già ci spingano all’assuefazione e alla rassegnazione. 

Un autotrasportatore di Avellino (il nome non è noto, forse aveva 60 anni) è stato travolto dai bidoni dei rifiuti che stava scaricando nello stabilimento Hera di Pievesestina a Cesena. 

Dalla prima ricostruzione pare che l’uomo sia stato travolto dal carico sbattendo violentemente la testa a terra. Una squadra dei Vigili del Fuoco di Cesena si è recata immediatamente sul posto, oltre a una ambulanza del 118 e a una automedica. Il lavoratore è stato trasportato d’urgenza all‘ospedale Bufalini, ma purtroppo è deceduto pochi minuti dopo.

Nell‘esprimere profonde e sentite parole di cordoglio per questa morte sollecito l’apertura di un dibattito serio sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, affinché la formazione sulla prevenzione del rischio diventi prioritaria. Le dinamiche dell’infortunio mortale e le responsabilità dovranno essere accertate dagli inquirenti e dagli organi ispettivi con cognizione di causa e solerzia, ma gli infortuni mortali consegnano sempre a chi è preposto alla tutela e alla sicurezza sul lavoro una grande responsabilità, perché un infortunio mortale non avviene mai per fatalità, ma per responsabilità precise. 

Cesena, 15 aprile 2022 

UNA NOTA DELLA “BOTTEGA”

Non solo a Cesena da dove Davide Fabbri scrive il suo dolore e la sua rabbia. Ieri ci sono stati altri tre morti sul lavoro (cioè di lavoro) purtroppo “in media” con quel tragico andamento italiano che viene contrastato solo con lacrime da coccodrillo ma invece “incoraggiato” a livello normativo e di mancati controlli, a volte persino da giudici compiacenti. Uno dei morti è l’operaio romeno di 54 anni, Emilian Reuska caduto da un tetto a Sirmione, nel bresciano. Gli altri due morti erano muratori: a Sorso (Sassari) e a Trento dove la vittima è indicata – dalle agenzie – come «di origini albanesi». Quello del Trentino è il secondo “incidente” mortale in poche ore nella zona. E’ talmente poco importante la vita degli operai che ieri pomeriggio nessuno ancora aveva cercato di dare un nome ai due muratori e al morto di Cesena. 


 


venerdì 15 aprile 2022

16 aprile - Come arrivare allo sciopero generale contro la guerra

 

Intervento dello Slai Cobas sc all’Assemblea nazionale del 9 aprile a Milano indetta dai sindacati di base contro la guerra, verso lo sciopero generale

Siamo d’accordo sulla costruzione e sulla necessità di mettere al centro lo sciopero generale contro la guerra contro l’economia di guerra, e mi collego agli ultimi interventi che hanno parlato appunto della necessità di mettere in campo un’iniziativa forte. Questo percorso non parte da oggi, ci sono state varie iniziative fatte di recente, di cui dobbiamo tenere conto.

Il primo problema è come arriviamo a costruire uno sciopero generale, perchè uno sciopero generale deve vedere l’unità del sindacalismo di base e di classe e quindi dobbiamo lavorare fino in fondo perchè ci sia l’adesione di tutto il sindacalismo di base e di classe – non è un caso che la repressione colpisce le parti del sindacalismo di base, ultime la montatura e la repressione giudiziaria verso il Si.cobas, la provocazione verso l’Usb, che secondo lo Stato sono più “scoperte”, e questo è un punto importante; ma c’è un problema del fronte contro la guerra che rimane aperto – e non è esattamente, come è stato detto, che il 90% degli operai sono contro la guerra, certo idealmente, ma io vi dico che fuori dalla Tenaris Dalmine noi abbiamo dovuto fare una campagna quando al governo c’era Salvini perché all’interno delle fabbriche sono presenti concezioni razziste, c’è il fascismo padronale e sindacale che in questi anni sta dando i suoi effetti, ci sono giovani operai che manifestano ideologie fasciste.

Quindi un punto importante, e che noi stiamo cercando di fare, è quello di portare questa campagna per lo sciopero contro la guerra dentro le fabbriche nel senso di coinvolgere e far aderire, a partire dai grossi centri industriali dove vi sono interessi, profitti sulla guerra, come nelle fabbriche siderurgiche/dell’acciaio, come negli stabilimenti dell’Eni, ecc.

Senza coinvolgere le fabbriche in uno sciopero effettivo contro la guerra e far fare un salto di coscienza non c’è un effettivo sciopero generale contro la guerra.

Questo lavoro noi lo stiamo facendo. Ad esempio è partita dall’Ilva di Taranto, ma la stiamo portando anche in altre fabbriche, una raccolta di firme, che non vuol dire: noi fermiamo la guerra con le firme, ma vuol dire che noi ci sporchiamo le mani per fare schierare gli operai. Non è semplice, basta ad andare fuori dalle fabbriche e provare a raccogliere le firme; bisogna poi trasformare questo schieramento in una mobilitazione, per arrivare effettivamente allo sciopero generale anche con delle fermate, iniziative, prese di posizione in queste fabbriche.

Poi un’altra cosa che non dobbiamo dimenticare, non possiamo fare uno sciopero generale senza pensare di coinvolgere in questa mobilitazione tutta l’area che ha manifestato a Firenze, quindi senza coinvolgere la stessa Gkn a farsi promotrice e portare avanti anche nella lotta contro la guerra imperialista il discorso “insorgiamo”. E quindi “dare sostanza” alla iniziativa che c’è stata a Firenze che ha visto un ampio fronte.

Se riusciamo a fare questo allora possiamo diventare catalizzatori sia verso gli altri movimenti che già si stanno esprimendo in questo senso ma anche verso gli altri operai, gli operai che dobbiamo staccare dai confederali, perchè i confederali nelle fabbriche non stanno facendo niente, e gli operai che firmano la mozione contro la guerra stanno dicendo: dove sono i confederali che io pago 300 euro di bolletta? Quindi è chiaro che ci sono le condizioni, ma serve trasformare queste condizioni in un percorso che arrivi allo sciopero generale.

Se ci sono questi punti, noi aderiamo a questa iniziativa di sciopero generale, ma senza questa massa critica, senza il cammino da fare non si può fare un effettivo sciopero generale contro la guerra che possa incidere nella situazione attuale.

Se ci sono queste condizioni noi ci siamo. Se ancora non ci sono, è sicuramente utile andare avanti con delle giornate di lotta nazionali che possano dare forza al percorso di sciopero.


16 aprile - MARCEGAGLIA RAVENNA: ENNESIMO GRAVE INCIDENTE

 

Ieri alla Marcegaglia di Ravenna una enorme pinza trasporto coils da tre tonnellate si è schiantata al suolo e avrebbe potuto causare l'ennesimo incidente mortale. L'USB ha denunciato che "nonostante la gravità del fatto non è stata data nessuna comunicazione tempestiva ai rappresentanti sindacali per la sicurezza e la produzione è andata avanti come nulla fosse accaduto. Questo incidente risale alla giornata di ieri (14 aprile) e solo oggi, a seguito di una richiesta di chiarimenti da parte della RSU dello stabilimento, l’azienda ha ammesso l’accaduto causato da un “malfunzionamento meccanico”.
L'arroganza del comportamento padronale e la complicità dei confederali dimostrano che nel sito di Ravenna l'esposizione al rischio-sicurezza degli operai è pratica quotidiana che i padroni mettono in conto in maniera cinica e criminale per aumentare i loro profitti. Nel sito della Marcegaglia di Ravenna le morti sul lavoro, gli incidenti, le denunce e le segnalazioni degli operai non contano, la vita dei lavoratori non ha alcun peso rispetto al profitto.
Non un minuto di sciopero è stato indetto dai sindacati presenti in fabbrica.
Serve l'unità degli operai che si organizzino a difesa della salute e sicurezza in fabbrica indipendentemente dalle tessere sindacali, servono lotte, servono nuovi rappresentanti della sicurezza (rls), serve una postazione sanitaria fissa, servono controlli ispettivi a sorpresa, serve l'unità per portare la lotta su di un piano nazionale, attraverso una Rete per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro e nei territori. Se lasciamo il potere in fabbrica e nella società ai padroni ed ai loro servi, la vita degli operai è ogni giorno a rischio.
In allegato inviamo la foto dell'incidente che ci è pervenuta.

Slai Cobas per il sindacato di classe-Ravenna
tel. 339/8911853


 

BASTA CON L'INTERMEDIAZIONE DI MANODOPERA IN FABBRICA. BASTA APPALTI. SERVE UNA CAMPAGNA NAZIONALE UNITARIA

SCIOPERO 8 MARZO 22 ALLA BERETTA
 

volantino dato alla fabbrica oggi

Le testimonianze di trenta lavoratori alzano il velo sul sistema degli appalti e sulle condizioni della fabbrica.

Nel decreto firmato dal gip Tommaso Perna, su richiesta del pm Paolo Storari, si legge che dalle indagini è emerso un "sistema fraudolento finalizzato alla somministrazione di manodopera a basso costo" per la Fratelli Beretta "in regime di concorrenza sleale e in evasione d'imposta".

Le indagini faranno il loro corso.

Ma la concorrenza sleale a basso conto è pagata direttamente dalle operaie, con un salario indecente che non arrivava ai mille euro per un lavoro imposto a ritmi molto veloci, in condizioni dure e quindi fortemente usurante per tutte.

È il frutto della precarietà del sistema degli appalti, con i continui e immotivati cambi di società, usato e vissuto come concorrenza tra operaie e paura per il posto di lavoro, che per le donne è sussistenza ma anche emancipazione.

Tutti i media sono stati costretti ad occuparsene, nei giornali web tv vediamo dietro un marchio familiare che si comincia a parlare delle condizioni di lavoro e della paga delle operaie.

Non può che essere positivo scavare la fatica e lo sfruttamento che c’è dietro i prodotti che riempiono il carrello della spesa di tutti i giorni.

15 aprile - info Taranto: Ieri al presidio alla Direzione Acciaierie d'Italia l'intervento chiaro di analisi, di indicazione dell'operaio rappresentante Slai Cobas sc

 

Ieri più di un centinaia di operai, soprattutto cassintegrati, ha atto un presidio/assemblea sotto la direzione di Acciaierie d'Italia. tutti i sindacati sono intervenuti. I sindacati confederali hanno denunciato le responsabilità del governo, della politica per l'attuale grave situazione in corso - 3000 nuovi cassintegrati, mancanza di sicurezza (a Genova in una settimana si sono verificati 2 infortuni gravi e ieri in contemporanea vi è stato sciopero e manifestazione a Genova), nessuna manutenzione, impianti a rischio, ecc.), ma in conclusione non hanno dato alcun nuovo appuntamento sia locale che nazionale per continuare la mobilitazione dei lavoratori, ma riproposto la richiesta dei Tavoli, e l'applicazionedell'accordo del settembre 2018.

Usb ha ripercorso le varie tappe e, pur rivendicando il ritiro a suo tempo dalla loro firma dell'accordo del 2018 perchè l'azienda era inaffidabile (ma avvenuta dopo molte richieste e pressioni degli operai in questo senso - ndr), anch'esso ha posto il ritorno a quell'accordo. Ha chiamato alla partecipazione alla manifestazione nazionale a Roma del 22 aprile, per l'unità con i lavoratori anche di altre vertenze importanti.

Da altri lavoratori, sia negli interventi che nel presidio è stata anche denunciata la politica di Acciaierie d'Italia che da un lato mette in cassintegrazione e dall'altro fa entrare o nuovi lavoratori in particolare nell'appalto o pensionati, sotto forma di "consulenti" (riprendendo una vecchia politica anche dei Riva - ndr).  

Nessuna, quindi, sostanziale novità.

Anche per questo, diverso è stato l'intervento dell'operaio rappresentante Slai Cobas sc, Importante per portare soprattutto chiarezza sul perchè della grave situazione, sulla inevitabile politica dei governo al servizio solo degli interessi capitalisti, e quindi sulla necessità da parte degli operai di comprendere la partita in gioco per elevare la lotta.

RIPORTIAMO INTEGRALMENTE QUESTO INTERVENTO

Sin dal primo giorno in cui ArcelorMittal si è insediata in questo stabilimento è stata chiara come la luce del sole la totale mancanza di volontà di rispettare gli accordi presi, ma d’altronde sarebbe mai potuto essere realistico un progetto che contraddiceva sin nel più piccolo particolare il principio sul quale si basa l’attuale sistema del profitto? Era davvero così difficile prevedere come una maggior occupazione avrebbe ridotto i margini di profitto della multinazionale?

È in questo contesto che si inserisce questa nuova macro ondata di cassintegrazione voluta dall'azienda che, è sempre bene ricordarlo, ha anche lo Stato come socio. Da qui dobbiamo partire per capire come non sia possibile una conciliazione tra lavoratori e padroni, tra sfruttati e sfruttatori, e discernere tra chi rappresenta gli uni e chi rappresenta gli altri, in un preciso momento storico nel quale tutte le aspettative delle masse sono state sistematicamente disattese dalla totale incapacità dei governi di comprendere anche i più basilari bisogni delle popolazioni in generale, e dei lavoratori nello specifico. Dal primo novembre del 2018 ad oggi si sono susseguiti ben tre governi, e nessuno di essi ha mai compiuto un'azione favorevole nei nostri confronti, hanno sempre assecondato il modo d’agire criminoso dell’azienda: dal mancato rispetto dell'accordo alla inesistente enfasi sulla sicurezza, dai licenziamenti pretestuosi e ricattatori alla cassintegrazione permanente da tre anni a questa parte, sfruttando anche la cassa COVID quando lo stabilimento è sempre stato regolarmente in marcia, sino ad una delle manovre più infime e vergognose che l'attuale esecutivo potesse mai concepire, e mi riferisco allo spostamento dei fondi dalle bonifiche dell'area esterna allo stabilimento alla presunta decarbonizzazione del siderurgico e che nonostante il parere negativo del parlamento sono in buona parte stati sottratti. Non c'è stata in tutti questi anni una sola decisione a noi favorevole, ma anzi è stato un susseguirsi di atti intimidatori. Siamo tutti ben consapevoli che la nostra forza risiede nel numero, noi non abbiamo le capacità offensive che lo Stato ci sguinzaglia contro: nel momento in cui protestiamo per i diritti negati diveniamo dei facinorosi pronti alla rissa ingiustificata, nel mentre esso scatena contro i lavoratori sia forze dell’ordine che forze armate, pronte anche all'uso delle armi quando necessario. Ma lo Stato e le aziende, nonostante tutto questo dispiegamento di forze, non sempre sono vincitori e ne sono consapevoli di ciò, perché quando i lavoratori sono uniti ed hanno la determinazione data dalla fame, dall’immiserimento galoppante, essi divengono una forza inarrestabile, ed a dimostrazione di ciò è possibile annoverare il caso degli operai della ex GKN di Firenze, che licenziati tutti in tronco per l'ennesimo caso di delocalizzazione selvaggia (anche in questo caso una pratica mai condannata da alcun governo, neanche con l'attuale dato che esso stesso ha quantificato con una somma in denaro l'attuazione di questa manovra), essi, dicevo, hanno occupato anche con la forza la fabbrica e ad oggi nessuno ha perso il proprio posto di lavoro. Ed allora cosa fanno le aziende per eliminare la nostra possibilità di ribellione? Ci dividono. Metterci in cassintegrazione da due vantaggi all’azienda: come primo essa serve a scaricare sui fondi pubblici le spese secondo lo schema di socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti, come secondo vantaggio essa tende a separare i lavoratori riducendone la forza, e nel nostro caso siamo stati separati in più gruppi, quello dei cassintegrati vita natural durante dei dipendenti Ilva in AS, quello dei cassintegrati anch'essi "a tempo indeterminato" dei dipendenti di Acciaierie d’Italia e quello dei lavoratori che resteranno in forza alla fabbrica (per non parlare poi di ulteriori due gruppi, ahimè, quello dei licenziati e dei morti sul lavoro). Capite adesso che questa divisione non fa altro che diluire le nostre forze facendoci illudere che ognuno dei gruppi abbia interessi differenti dagli altri, ingannandoci nel momento stesso in cui noi crediamo che i nostri colleghi siano in competizione con noi, nel mentre tutti ne stiamo pagando le tragiche conseguenze ed i padroni continuano ad arricchirsi spudoratamente sul nostro sudore e sulla nostra disperazione. Dunque da lavoratori dobbiamo comprendere come tra di noi gli interessi siano comuni e come allo stesso tempo siano opposti a quelli dei nostri padroni, per questo l'invito è a non lasciarsi abbindolare dalle tante parole ingannevoli che pronunciano quotidianamente sulle difficoltà del mercato. Ecco, il guerrafondaio presidente del Consiglio Draghi ha parlato di un dialogo permanente con i sindacati, questo sappiate che non vuol dire assolutamente aprire un confronto con i rappresentanti dei lavoratori, bensì soltanto dare delle informative sulle decisioni che il governo prenderà di volta in volta a giochi conclusi. Questa nuova ondata di cassintegrazione ne è la riprova, aperta unilateralmente dall'azienda senza aver raggiunto alcun accordo ed avallata nuovamente dal governo, ancora più grave se si pensa che a causa dell'emergenza Ucraina il governo stesso ha dato il via libera all’aumento della produzione di acciaio. Questo però invece che portare ad un rientro in fabbrica dei lavoratori ha dato un ulteriore taglio al personale, il che vuol dire più miseria per chi viene messo fuori e maggiore sfruttamento per chi resta a lavorare; da che punto si guardi la situazione resta una vittoria per l’azienda. Questa storia dei tavoli, degli incontri e dei confronti va avanti da troppo tempo, tempo perso per una vera rivendicazione operaia che possa mettere fine per sempre alla situazione miserabile in cui ci troviamo, nessuno garantirà mai giustizia per noi né farà mai i nostri interessi, che ripeto sono opposti a quelli dei padroni (siano essi pubblico o privato non fa alcuna differenza, entrambi devono ricavare profitto dal nostro sangue, dal nostro sudore e dalle nostre lacrime). Solo noi stessi possiamo e dobbiamo fare i nostri interessi, il che si traduce in una lotta continua, prolungata e di certo sfiancante, perché sono ben consapevole che essa non sia una passeggiata di salute, che ci si fa male e che si può perdere, ma una o più sconfitte non si traducono nel perdere la guerra, ma la o le battaglie, e che ogni sconfitta può però portare nuovi insegnamenti. Ma a volte i lavoratori vincono, ed ogni vittoria porta un'iniezione di fiducia nella lotta, dunque che si vinca o che si perda dobbiamo continuare a lottare, fosse solo per rivendicare i nostri diritti. Ma non è solo per quello, è per una ragione più grande, è per rendere questo posto dove viviamo un luogo migliore, dove i nostri figli non debbano più patire quello che noi abbiamo sofferto sino ad ora. Tutto questo è per dirvi che auspico un ritorno alla lotta vera, una nuova stagione in cui gli scioperi siano all’ordine del giorno e che si smetta di discutere con chi ad oggi è stato complice del fascismo padronale, con chi sino ad ora ha sottratto risorse appartenenti a questa comunità per consegnarle a chi non ne ha mai avuto alcun diritto. BASTA CON I TAVOLI, BASTA CON GLI INCONTRI, È FINITO IL TEMPO DELLE CHIACCHIERE, SI COMINCI A BLOCCARE LA PRODUZIONE! 

Prima di concludere, voglio esprimere tutta la solidarietà ai compagni dell’USB che sono stati vittima di una schifosa quanto intimidatoria perquisizione di chiaro stampo fascista la scorsa settimana nella loro sede di Roma, questo vergognoso episodio fa il paio con il vile attacco squadrista da parte dei teppisti di Forza Nuova alle sede della CGIL lo scorso ottobre, episodi che sono conseguenza naturale della scellerata quanto criminale gestione della cosa pubblica. Come sempre a pagarne le spese in prima battuta sono i lavoratori.


 

giovedì 14 aprile 2022

14 aprile - 21 operai morti per Amianto: condannati ex vertici Fincantieri Palermo. Bene ma........

 

È una strage infinita e “silenziosa” per la quale i padroni assassini nei tribunali devono essere condannati, e pesantemente, per i crimini che mettono in atto ogni giorno, ma non basta!

Necessario è far pagare il costo politico di questi assassini allo Stato e al governo, costruendo la battaglia generale per mettere fine alla produzione per il profitto del capitale sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari.

....ma serve una Rete Nazionale per avere una vera giustizia di classe

***

Amianto: condannati ex vertici Fincantieri Palermo

Accusati di omicidio colposo plurimo per la morte di 21 operai

(ANSA) – PALERMO, 12 APR – Il giudice monocratico di Palermo Nicosia ha condannato gli ex vertici di Fincantieri Palermo Antonino Cipponeri e Giuseppe Cortesi a 2 anni, 8 mesi e 3 anni ciascuno di carcere per omicidio colposo plurimo.

Non avrebbero adottato le cautele previste dalla legge per le lavorazioni dell’amianto, provocando la morte di 21 operai.

Alcuni capi di imputazione sono stati dichiarati prescritti.
Al processo si sono costituiti parte civile i familiari delle vittime, difesi dall’avvocato Fabio Lanfranca, Salvatore Cacioppo e Serena Romano, l’Inail, la Fiom e la Camera del Lavoro. All’Inail sono stati riconosciuti complessivamente 500mila a titolo di provvisionale immediatamente esecutiva, 10 mila euro sono stati riconosciuti a Fiom e Camera del Lavoro. I familiari delle vittime invece dovranno adire il giudice civile per i risarcimenti.


Quello che si è concluso a Palermo è uno dei tanti processi agli ex vertici di Fincantieri Palermo ritenuti responsabili, del decesso, negli anni, di centinaia di operai ammalatisi di mesotelioma pleurico e asbestosi per il contatto con le fibre di amianto. (ANSA).


mercoledì 13 aprile 2022

13 aprile - DA GKN

 

Comunicato Rsu Qf ex Gkn

Venerdì scorso Francesco Borgomeo, come proprietario della QF ex Gkn ha inviato sul canale di comunicazione aziendale una lettera ai dipendenti. Dopo nemmeno un’ora venivamo contattati dalla stampa per chiedere di commentarla. Abbiamo scelto di non farlo per rispetto delle comunicazioni aziendali interne, per etica della trattativa, ma soprattutto per il vincolo di riservatezza che ci è sempre stato chiesto rispetto alla bozza di piano industriale. Il giorno dopo la “lettera di Borgomeo” è apparsa su stampa e servizi televisivi con tanto di commenti, facendo emergere il dubbio che quella lettera, più che ai dipendenti e nonostante l’incipit con cui si apriva, fosse stata destinata a un pubblico più ampio.

Come Rsu e assemblea dei lavoratori abbiamo avanzato nelle sedi opportune domande puntuali e attinenti alla bozza di piano industriale. Ed è in tali spazi formalizzati che attendiamo un confronto serio e costruttivo sulla reindustrializzazione di uno stabilimento con più di 300 famiglie di lavoratori in cassa integrazione coinvolte, non certo il palcoscenico dove spettacolizzare la comunicazione interna aziendale.

Per questo chiediamo ufficialmente la convocazione immediata del comitato di proposta e di verifica per chiarire i dubbi, le perplessità e per rispondere alle relative domande. Senza queste risposte, la bozza di piano industriale rimane non verificabile o indagabile.

Non è uno show mediatico dove ci si divide tra scettici ed ottimisti, fiduciosi e diffidenti. Questo è un rapporto tra le parti sociali dove si è tenuti a garantire scadenze, dimostrare impegni e codificarli in accordi e prospettive chiare e soprattutto esigibili. A riguardo, e su pieno mandato dell’assemblea dei lavoratori che si è riunita lunedì mattina, ci teniamo a specificare il seguente:

1. Si è svolto un incontro al Mise il 24 marzo. Il 31 marzo è stata la volta del comitato di proposta e di verifica su nostra richiesta. In entrambi casi abbiamo fatto domande che sono attualmente senza risposta. Abbiamo verbalizzato la nostra posizione il 5 di aprile con una comunicazione scritta a tutti i soggetti del tavolo. E lì abbiamo ripetuto le nostre domande.

2. Il vincolo di riservatezza nei confronti dei lavoratori e dell’RSU sarebbe dovuto decadere il 31 di marzo e per questo il 5 di aprile abbiamo chiesto esplicitamente che venisse meno. Ribadiamo che non è possibile mantenere il tavolo nella riservatezza, mentre contemporaneamente si diffondono sulla stampa i dettagli della bozza di piano industriale, unilateralmente...

3. il 31 di marzo è avvenuta di fatto una modifica unilaterale dell’accordo quadro da parte dell’azienda. Il 31 infatti era il momento in cui l’azienda doveva rendere note le proposte vincolanti dei soggetti reindustrializzatori in vista del closing di agosto. Da quel che abbiamo capito, non ci sono proposte vincolanti né closing. Sarà Qf a svolgere direttamente la reindustrializzazione con l’entrata in società di nuovi soci. Spariscono così passaggi delicati come la cessione di ramo d’azienda e il closing, ma spariscono anche le scadenze che ci eravamo dati per mettere a verifica la tempistica della reindustrializzazione. Noi non siamo affezionati a un meccanismo invece che all’altro. Ma è stata proprio Qf a delineare quale dovesse essere il percorso di reindustrializzazione che poi insieme abbiamo normato, chiarificato e codificato nell’accordo quadro.

4. Ciò che ci è stato presentato il 24 e il 31 marzo è una bozza di piano industriale che sarebbe completamente insufficiente come base per firmare una cassa di transizione. Lo abbiamo dichiarato in più occasioni. I dettagli su cui abbiamo chiesto luce sono strettamente connessi al tipo di prodotto e processo industriale che ci è stato presentato. Senza tali risposte, il piano non è verificabile, approfondibile e indagabile.

5. L’azienda ha dichiarato l’esposizione del piano ai dipendenti il 19 aprile. I casi sono due: o si pensa di esporre in quella sede i necessari approfondimenti, quindi anticipando e scavalcando un Tavolo ministeriale. O ancora una volta il 19 verremo messi a conoscenza soltanto di informazioni generiche ed essenziali, ma di cui siamo a conoscenza sin dal 24 di marzo.

6. Secondo le nostre considerazioni, la data del 20 aprile per la convocazione del Tavolo istituzionale al Mise è tardiva. Il 17 aprile scade la cassa integrazione ordinaria, che fu prorogata d’urgenza il 18 marzo sera a due giorni dalla scadenza del 20 marzo. E il 21 aprile è convocato l’esame congiunto della cassa di transizione. Ci ritroveremmo così per la terza volta in pochi mesi a dover trattare un ammortizzatore in fretta, furia e urgenza. E questo nonostante abbiamo più e più volte specificato l'indisponibilità di questa rappresentanza sindacale a lasciarsi trascinare in una discussione dell'ultimo minuto “prendere o lasciare” sull'ammortizzatore sociale. Per di più non stiamo parlando di un ammortizzatore qualsiasi. Stiamo parlando di ben 24 mesi di cassa di transizione, da vincolare a un piano industriale dettagliato e chiaro. Ed è impensabile che l’analisi, la discussione e l’approfondimento di tale piano, sia demandata a una sola sessione al Mise.

7. Per questo, su mandato dei lavoratori, la Rsu ha chiesto di convocare con urgenza ed entro questa settimana il comitato di proposta e di verifica. E ci riserveremo di decidere, in assenza delle dovute premesse di serietà e professionalità della discussione, se accettare o meno la convocazione al Mise del 20 di aprile.

8. Siamo assolutamente favorevoli a informare territorio e stampa dello stato della fabbrica e della vertenza. Ma tale informazione e rapporto con la stampa non può essere “selettiva”. Con territorio e stampa, si parli di tutto: dello stato della fabbrica, dell’officina ferma al 9 di luglio, si risponda a domande sulla copertura finanziaria dell’operazione, si renda noto quali sono stati gli accordi intercorsi su Melrose ecc.Si spieghi perché si usa la retorica del “green” per la produzione di attuatori e motori elettrici per un settore dove già oggi si usa tale tecnologia.

9. Abbiamo più volte specificato alla direzione aziendale che la retorica sul “riprendere i lavoratori che vanno via” risulta sospetta e poco chiara proprio a coloro che rimangono. Se c’è da fare formazione, impratichirsi con le nuove macchine, come si pensa di farlo se il personale continua ad andare via. Alcuni dei dipendenti che risultano nelle competenze mappate, hanno continuato ad andarsene anche in questo mese di aprile. L’azienda invece che lanciare il messaggio “andate pure via, tanto poi tornate” dovrebbe interrogarsi su come fermare l’emorragia in atto.

10. Ci è stato detto che Qf sarà una bellissima storia da raccontare. Ma la storia qua c’è già. E non è da raccontare, è da continuare a fare. La storia è quella di un metodo e di un precedente virtuoso per l’intero paese. E’ la storia di fabbriche a guardia del territorio e territori a guardia delle fabbriche, di comunità solidali, unite, orgogliose e consapevoli, volenterose di sviluppare professionalità e competenze in armonia con giustizia climatica e sociale. Noi non abbiamo una messianica o fatalista “fiducia nel futuro”. Il futuro ce lo siamo sempre costruito con il nostro lavoro, con i nostri corpi, la nostra testa, e la chiarezza e cortei da migliaia di persone nel momento in cui il nostro lavoro e i nostri diritti sono stati messi in discussione. Così è e così sarà.