venerdì 12 febbraio 2016

11 febbraio - Ventimiglia: lavoratrici e parenti della RSA San Sepolcro uniti contro la cooperativa



Crisi coop Il Faggio”: dipendenti senza stipendio, la casa di riposo nell’incertezza
Patriza Mazzarello


Ventimiglia - Alla casa di riposo San Secondo di via Monsignor Daffra, a Ventimiglia alta, la protesta dei dipendenti della cooperativa “Il Faggio”, una trentina in tutto, che come i colleghi di altre strutture non hanno ancora percepito la tredicesima e lo stipendio di gennaio, si unisce a quella dei parenti degli ospiti: 33 nella residenza protetta, 20 nella residenza sanitaria assistita. Il motivo? Se infermieri e personale ausiliario e sanitario temono per la perdita del posto di lavoro, nei parenti degli anziani ospiti cresce la preoccupazione per le sorti della struttura sanitaria, che accoglie decine di persone non autosufficienti. Che la situazione della cooperativa fosse difficile è noto da tempo.
Ma negli ultimi giorni è precipitata. Alla casa di riposo alcuni dipendenti, complice le difficoltà economiche che rendono difficile anche fare benzina all’auto per recarsi al lavoro, si sono messi in malattia. E la carenza di personale, di fatto, riduce anche l’assistenza agli anziani: «Il personale è straordinario. Ma sono in pochi. E se non ci fossero i parenti degli anziani alcuni finirebbero per mangiare pasti ormai freddi e solo a tarda sera». A farsi portavoce delle proteste del personale, ieri sono stati in particolare Timy Perez, Maria Dolores Marino e Dolores Campus: «Siamo preoccupati e arrabbiati. Quando noi sbagliamo qualcosa ce ne assumiamo la responsabilità. Il Faggio ha accumulato diversi milioni di euro di debiti, ma i suoi errori rischiamo di doverli pagare noi dipendenti. Ci sono persone che nonostante abbiano lavorato regolarmente non hanno neanche più i soldi per fare benzina. Il rischio che molti decidano di mettersi in malattia è concreto». Sono preoccupati anche i parenti degli ospiti Paola Golgo, Francesca Stradopoli, Ubers Borella, Mauro Bertolani, Alberto Anelli: «Il primo problema riguarda il fatto che ci risultano ritardi anche nel pagamento dei fornitori. E questo si ripercuote sulla qualità del servizio e della mensa. Il tutto a fronte di rette di 1800-2000 euro al mese. Visto che lo stipendio dei dipendenti è di 1200, ci chiediamo dove siano finiti i soldi. Siamo preoccupati, nessuno dice nulla. Quale è il futuro della struttura? Si tratta di una situazione di precarietà che fa vivere male i nostri anziani e le loro famiglie».

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