INDICE
Mario Murgia murgia.mario50@virgilio.it
OTTANA: SI CHIEDE ALL’INAIL DI RISPETTARE LE VITTIME
DELL’AMIANTO
Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com
ROSARNO:
6 ANNI DOPO
Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
LE TRAGICHE CONSEGUENZE DELL’AUSTERITA’
Lino Balza medicinademocraticalinobalza@hotmail.com
PRESENTATA LA SECONDA EDIZIONE DI "AMBIENTE DELITTO PERFETTO"
Carlo Marzio carlo.marzio@libero.it
PONTE FERROVIARIO CROLLATO FRA ALTOPASCIO E LUCCA
Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
MOSTRA “INCANCELLABILE” E SOCIETA’ SPORTIVE
Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
PRESIDIO AL TRIBUNALE DI LIVORNO PER RICCARDO
ANTONINI
Muglia la
Furia fmuglia@tin.it
EDIZIONE STRAORDINARIA: PIU’ RARA CHE UNICA
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To:
Sent: Monday,
February 08, 2016 7:15 PM
Subject: OTTANA:
SI CHIEDE ALL’INAIL DI RISPETTARE LE VITTIME DELL’AMIANTO
Medicina Democratica e Associazione
Italiana Esposti Amianto chiedono di fare una grande operazione di verità e di
giustizia: di riconoscere che molti, a tutti i livelli e in varia misura hanno
prodotto, in nome dell’occupazione (o del profitto?) condizioni peggiori di
salute e di ambiente.
Confidiamo che la Magistratura vada
fino in fondo. Per questo siamo impegnati a sollecitare tutti i soggetti
interessati a fare la loro parte.
Per primo vogliamo
raggiungere l’obiettivo di eliminare l’amianto dalla Regione Sardegna.
Per raggiungere questo
obiettivo è necessario da subito che:
-
i lavoratori ex esposti vengano inseriti nel Registro
degli esposti e avviati di conseguenza alla sorveglianza sanitaria nelle forme
e nei modi concordati fra la
Regione e le associazioni degli ex esposti prevedendo l’emissione
della richiesta di malattia professionale per i casi interessati a tutte le lesioni
asbesto correlate compresi oltre i mesoteliomi e le asbestosi anche i carcinomi
polmonari le placche pleuriche;
-
che il Registro dei Mesoteliomi venga allargato a
tutti i tumori asbesto correlati e in particolare vengano iscritti anche coloro
cui è stato diagnosticato un carcinoma polmonare;
-
che vengano riconosciute le malattie professionali gabellate;
-
che venga eliminata la prescrizione per le rendite al
superstite;
-
che anche ai/alle vedovi/e degli ex esposti venga
concessa la possibilità di chiedere la rivalutazione contributiva ai sensi
della legge 257/92;
-
che venga riconosciuto il diritto ai risarcimenti INPS
“iure ereditatis” derivanti dalla ricostituzione della pensione in seguito all’acquisizione
della rivalutazione contributiva;
-
che venga approvato il Disegno di Legge n. 1645
comunicato alla Presidenza del Senato il 22/10/14 riguardante “Misure
sostanziali, processuali e previdenziali a tutela delle vittime, a qualsiasi
titolo, dell’amianto”.
* * * * *
COMUNICATO STAMPA
Durante la Conferenza convocata ieri dalla Direzione
regionale INAIL, in via Nuoro a Cagliari, i responsabili INAIL hanno dichiarato
che “Le concentrazioni erano troppo basse per ottenere la certificazione dei
benefici previdenziali. L’accertamento effettuato dall’ente tecnico CONTARP
INAIL nel 2003 sul sito industriale di Ottana, ha rilevato una concentrazione
venti volte più bassa per cui solo 12
persone su 1.441 richiedenti hanno ricevuto l’attestato di esposizione,
e solo 6 casi su 77 denunce di
malattie professionali sono state accolte”.
Nella valutazione del rischio amianto fatta nel 2003
dalla CONTARP INAIL, infatti si dichiara quanto segue:
“Valutati gli elementi a
disposizione, per quanto di competenza, si ritiene di poter affermare che i
dipendenti dello stabilimento Enichem di Ottana non hanno mai svolto mansioni
imputabili di un’esposizione a concentrazioni medie annuali di fibre di amianto
aerodisperse superiori a 0,1 ff/cm3 (lo stesso dicasi per i lavoratori di
Chimica del Tirso). Pertanto, per nessuno dei dipendenti, o ex dipendenti,
della INCA SpA esistono i presupposti per la concessione dei benefici
previdenziali di cui all’oggetto”.
Conclusione che è stata ribadita dal responsabile
della CONTARP INAIL, durante la conferenza stampa, sostenendo, fra l’altro che Luigi
Chessa, uno dei soli tre casi di mesotelioma pleurico, “riconosciuti” tra i lavoratori di Ottana, avesse contratto tale
gravissima patologia, conseguente alla esposizione alle fibre di amianto, in
altra realtà industriale.
E’ mio dovere morale ineludibile
smentire quanto dichiarato dall’INAIL: su precisa autorizzazione della vedova,
signora Paola, ho deciso di rendere pubbliche le memorie del suo caro marito
Luigi Chessa, il primo caso di decesso per mesotelioma pleurico di un
lavoratore dell’industria chimica di Ottana, uno dei tre soli tre casi
riconosciuti dall’INAIL per quel sito.
Si tratta di un doveroso
atto di giustizia e di verità: ci auguriamo che questa dolorosa, ma lucida
testimonianza possa aiutare tante altre vittime o loro familiari, che stanno
subendo un’ingiustizia per valutazioni che riteniamo non corrispondano alla
realtà.
Il Promemoria, è stato
redatto, infatti, di proprio pugno dal Gino Chessa, nato a Lula nel 1943,
dipendente dell’EniChem e responsabile della manutenzione meccanica dell’area
poliestere dello stabilimento di Ottana: Luigi Chessa è deceduto il 1997 per
mesotelioma pleurico, accertato nel settembre del 1993, mentre era ancora in
servizio. Occorre ricordare che il mesotelioma pleurico è una patologia maligna
sempre infausta, che può essere contratta soltanto con esposizione alle polveri
e fibre di amianto.
Nel suo percorso lavorativo
Luigi Chessa è stato in addestramento per un lasso di tempo limitato presso lo
stabilimento tessile di Vercelli: ultimati i montaggi strutturali dell’impianto
poliestere è stato trasferito ad Ottana per seguire il montaggio delle
apparecchiature, la messa in produzione dell’impianto e successivamente ha
operato nell’ambito della gestione produttiva come responsabile di manutenzione
meccanica fino alla sua morte prematura.
Il manoscritto è stato
redatto nel periodo in cui il nostro collega e amico stava combattendo contro
il “tumore”, con le devastanti chemio, interventi chirurgici e la ancor peggior
“burocrazia” dell’ente assistenziale e delle società in cui aveva lavorato, che
non volevano riconoscergli l’esposizione all’amianto e di conseguenza l’invalidità
per causa di servizio.
Oltre alla tragedia e alle
sofferenze della malattia, accertata e certificata da tutti i medici, sia dell’Ospedale
Specialistico Zonchello di Nuoro e sia che del Binaghi di Cagliari, Luigi
Chessa ha dovuto lottare fino alla fine per ottenere il riconoscimento della
malattia contratta sul lavoro e una dignitosa pensione che permettesse alla
propria famiglia di andare avanti economicamente anche dopo la sua prematura
dipartita.
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From:
Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com
To:
Sent:
Wednesday, February 10, 2016 3:41 PM
Subject: ROSARNO: 6 ANNI DOPO
Sei anni fa i
braccianti di Rosarno insorsero contro le frequenti violenze subite da
mafiosetti e guappi locali, svolte nella completa indifferenza dei “tutori dell’ordine”.
Si accesero, in quei giorni, i riflettori sulle condizioni di sfruttamento e di
vita a cui i lavoratori migranti erano sottoposti. Si accesero per spegnersi
subito dopo.
Da allora niente è
cambiato. Oggi la raccolta degli agrumi si svolge esattamente nello stesso
modo, come dimostra questo rapporto di MEDU (Medici per
i Diritti Umani) sulle condizioni sanitarie, di lavoro e di vita dei braccianti
della piana di Gioia Tauro.
Nonostante l’impegno
più volte proclamato dal Governo di sconfiggere il caporalato e rilanciare il
settore agricolo, la totale assenza di misure concrete implementate nella Piana
di Gioia Tauro sta determinando anche quest’anno disastrose condizioni di vita
e di lavoro per i braccianti stranieri impiegati in agricoltura.
Dai primi dati raccolti dalla clinica mobile di
Medici per i Diritti Umani (MEDU), che da metà novembre 2015 è tornata ad
operare nella Piana di Gioia Tauro prestando assistenza sanitaria ai lavoratori
stranieri stagionali, emerge un quadro per alcuni versi simile alla stagione
precedente.
Dei 109 pazienti
visitati (126 visite tra primi e secondi accessi), l’89% ha meno di 35 anni. Si
tratta, quindi, di una popolazione giovane i cui principali paesi di
provenienza sono Mali (41%), Senegal (17%), Burkina Faso (10%), Costa d’Avorio
(10%) e Gambia (9%).
La maggior parte dei pazienti (92%) è dotata di
regolare permesso di soggiorno. Di questi, più della metà (57%) è titolare
di un permesso per protezione internazionale o per motivi umanitari e il 29% (la
maggior parte dei quali del Mali) è in fase di ricorso contro il diniego della
Commissione per il diritto d’asilo. Un dato, questo, in forte aumento rispetto
alla stagione precedente e determinato dall’incremento del numero di braccianti
giunti in Italia da poco tempo: il 33% dei pazienti di MEDU ha dichiarato,
infatti, di essere nel paese da meno di un anno; il 27% da uno a due anni.
Questa presenza recente nel territorio, unita all’allarmante livello di
analfabetismo (il 40% dei pazienti ha dichiarato di non saper leggere e
scrivere), non fa che aumentare la vulnerabilità dei lavoratori.
Per quanto concerne l’integrazione sanitaria, il 43%
dei pazienti regolarmente soggiornanti non ha la tessera sanitaria. Le patologie più
frequentemente riscontrate sono direttamente collegate alle critiche condizioni
di vita e di lavoro: sindromi delle vie respiratorie (28%), disturbi
gastro-intestinali (22%), patologie muscolo-scheletriche (13%), traumatismi
(9%), patologie della cute (9%).
Come negli anni precedenti, la regolarità del
soggiorno si scontra con una quasi totale irregolarità delle posizioni
lavorative dei braccianti. L’86% dei lavoratori agricoli, infatti, non ha un
contratto di lavoro. Un dato costante negli anni, a dimostrazione che poco
o nulla si è fatto per sconfiggere il lavoro nero che dilaga nel territorio. La
maggior parte dei lavoratori, impiegati per circa 8 ore al giorno, è retribuita
a giornata con una paga che oscilla in media tra i 25 euro per la raccolta
degli agrumi e i 30 euro per kiwi e olive.
Oltre a non fruire
di alcuna copertura assicurativa né del versamento dei contributi, i braccianti
ricevono quindi dal 30 al 50% in meno di quanto stabilito dai contratti
provinciali del lavoro. Tra i pochi lavoratori che hanno un contratto (11%), la
metà non sa se riceverà una busta paga, né se gli saranno versate le giornate
contributive corrispondenti al lavoro svolto. Nella totale mancanza di
operatività dei centri per l’impiego che dovrebbero garantire l’incontro tra la
domanda e l’offerta di lavoro, i braccianti riescono a trovare lavoro nei campi
attraverso la “piazza” (52%), cioè l’attesa dei datori di lavoro nelle piazze e
nei principali snodi stradali della Piana, o il ricorso al caporale (24%). In
tale caso, il lavoratore dovrà farsi carico del costo del trasporto che varia
dai 3 ai 5 euro.
Per quanto concerne le condizioni di vita, si
riscontrano anche quest’anno situazioni di estremo degrado. Il 45% dei
braccianti incontrati da MEDU dorme su un materasso a terra, il 18%
direttamente sul pavimento in strutture prive di acqua, luce e servizi
igienici.
Sono già più di 300 i migranti che trovano rifugio nella fabbrica sita nella
zona industriale di San Ferdinando, oggi sovraffollata e in condizioni
igienico-sanitarie allarmanti. Stessa sorte per le centinaia di lavoratori che
vivono nei casolari abbandonati nelle campagne dei Comuni di Rizziconi, Taurianova
e Rosarno, edifici fatiscenti, privi di elettricità (nei casi più fortunati
alcuni migranti dispongono di generatori a benzina), di servizi igienici e
acqua.
Per quanto concerne
le strutture di accoglienza istituzionali, sono già più di mille i migranti che
trovano alloggio nella tendopoli di San Ferdinando, a fronte dei 450 posti
disponibili. In assenza di un piano di accoglienza chiaro e strutturato sono
sorte in questi mesi, accanto alle tende blu approntate dal Ministero dell’Interno,
decine di baracche di plastica e cartone. Nel campo continua ad essere parziale
l’erogazione di energia elettrica, nonostante la recente manutenzione dell’impianto
d’illuminazione. Stessa sorte per i servizi igienici, sistemati quest’anno
attraverso lo stanziamento di fondi regionali per 15.000 euro, ma di numero
insufficiente rispetto alle reali esigenze del campo ove continua peraltro a
mancare l’acqua calda, a cui si provvede attraverso dei bidoni scaldati sul
fuoco.
In condizioni
igienico-sanitarie precarie versa anche il campo container di Rosarno di
contrada Testa dell’Acqua, quest’anno privo di un ente gestore. Il campo sorge
in un’area di competenza regionale ma, in assenza di risorse, lo stesso appare
sovraffollato e invaso da cumuli di spazzatura che il Comune ha dichiarato di
non essere autorizzato a ritirare. Nuovamente rinviata, inoltre, l’apertura del
“Villaggio della Solidarietà”, costato quasi due milioni di euro e i cui lavori
sono fermi per un’interdittiva antimafia. Unico presidio di accoglienza pare
essere il progetto promosso dalla Caritas di Drosi che, ogni anno e senza lo
stanziamento di alcuna risorsa, riesce a fornire un alloggio dignitoso a prezzi
calmierati a più di 100 lavoratori stranieri facendosi da garante con i
proprietari delle abitazioni sfitte.
In assenza di una
declinazione territoriale delle misure che il Governo sta predisponendo a
livello centrale contro il caporalato, né di politiche che incidano
concretamente sulle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti agricoli, la
situazione nella Piana di Gioia Tauro pare peggiorare di anno in anno.
Medici per i Diritti Umani si appella pertanto alle
istituzioni nazionali e regionali affinché venga promosso quanto prima un
tavolo operativo che sia in grado di mettere in atto misure immediate in tema
di lavoro e accoglienza, elementi inscindibili se si vogliono
costruire azioni a lungo termine e risollevare le sorti di una Piana che pare,
di anno in anno, affondare sempre più nell’illegalità e nel degrado.
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To:
Sent:
Thursday, February 11, 2016 10:02 AM
Subject: LE
TRAGICHE CONSEGUENZE DELL’AUSTERITA’
Nei primi 9 mesi del 2015 il numero di morti nel nostro Paese è salito di oltre
il 10%. Su base annua sono circa 61 mila decessi in più rispetto al 2014. Un
aumento abnorme, che il governo renziano dell’Italia “che riparte” non
chiarisce. Tace su una catastrofe nazionale.
Per trovare un’analoga impennata della mortalità, si deve tornare agli anni
della I e della II guerra mondiale.
Ma in epoca di “pace” come si spiega un aumento della mortalità di queste
dimensioni? Il dato non è giustificabile con l’invecchiamento della
popolazione, che spiega soltanto una parte dei decessi in più.
Il “mistero” può essere spiegato solo in un modo: lo spaventoso aumento dei
decessi è la diretta conseguenza dei tagli alle spese sanitarie e sociali, ai
salari e alle pensioni, dell’impoverimento crescente delle grandi masse.
Nella sanità pubblica a forza di tagli lineari in 10 anni sono stati
cancellati negli ospedali circa 60.000 posti letto e 25.000 posti di lavoro.
Ciò ha prodotto l’allungamento delle liste d’attesa, il sovraffollamento
dei Pronto Soccorso, la mancanza dei mezzi e degli strumenti necessari (nemmeno
i bisturi tagliano più!), l’aumento dei ticket sanitari, la riduzione dei
controlli nei posti di lavoro.
A ciò va aggiunto che in Italia ci sono 10 milioni di persone escluse per
motivi economici dalle cure sanitarie, che dovrebbero essere garantite e
gratuite. Il numero è destinato a salire a causa delle politiche criminali dell’UE,
dell’aumento della disoccupazione e della miseria. Tutto ciò si traduce in più
morti nelle classi inferiori.
I dati ci dicono che le conseguenze della crisi capitalistica e della
politica di austerità sono paragonabili a quelle di una guerra.
Una guerra non dichiarata, ma combattuta ogni giorno dalla borghesia
imperialista contro il proletariato e le masse popolari. Una guerra che lascia
sul terreno decine di migliaia di vittime e che è l’altra faccia delle guerre
di rapina condotte all’estero.
“Dovete morire” è lo slogan attuato
dalla classe dominante e dai suoi governi nei confronti di milioni di
proletari. Le aride statistiche ne registrano gli effetti.
Bisogna che gli operai comprendano che è il capitalismo a dover morire
affinché essi vivano.
Se c’è una guerra da fare è quella degli sfruttati contro gli sfruttatori,
per instaurare la dittatura proletaria e conquistare il socialismo e il
comunismo.
Per condurla ci vuole un forte Partito comunista marxixta-leninista, che
sia lo stratega e la guida della lotta!
Da: Scintilla, n. 66 – febbraio 2016
Organo di Piattaforma Comunista per il Partito
Comunista del Proletariato d’Italia
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To:
Sent: Sunday,
February 14, 2016 6:50 PM
Subject: PRESENTATA
LA SECONDA EDIZIONE
DI “AMBIENTE DELITTO PERFETTO”
E’ stata presentata la seconda edizione del libro “Ambiente Delitto Perfetto” ampliato a 530 pagine con la
splendida prefazione di Giorgio Nebbia e le “conclusioni” (del libro e non
della storia).
Le conclusioni riguardano anche il ruolo della
nostra Associazione...Medicina
democratica, che non è un’associazione di medici.
Anche Medicina Democratica Movimento di lotta per
la salute vive nel suddetto contesto storico, che non è più quello dei tempi
di Giulio Maccacaro, ed è
consapevole della propria irrinunciabile impronta genetica: conflitto, non neutralità della scienza, sapere operaio, non delega, gruppo omogeneo, soggettività
collettiva, rischio zero,
consapevole di volere non rischiare la perdita della propria singolare
peculiarità, del suo essere “movimento
di lotta”, non arretrare anch’essa nella difensiva: dalla lotta per la salute alla lotta per la sanità, dalle battaglie
popolari per la prevenzione primaria dentro le fabbriche e sul territorio,
limitarsi cioè alla pur sacrosanta difesa della sanità pubblica e a una
attività prevalente in campo risarcitorio legale.
Giorgio Nebbia, nella
prefazione, ci ricorda “l’importanza
della diffusione di una ecologia di fabbrica e di un libro come questo, che porti un contributo a tale ecologia”.
Dunque l’importanza di ricostruire la storia delle
lotte operaie che si intrecciano con altre battaglie civili per i diritti delle
popolazioni in difesa della salute e dell’ambiente delle loro terre e valli.
A sua volta,
l’amministrazione della Giustizia non poteva, come sempre è stato, non
risentire del mutato clima sociale e soprattutto politico: la legislazione
resta carente, nella prefazione anticipa Nebbia, e alcune sentenze in materia
ambientale fanno ancora gridare allo scandalo pur con le leggi esistenti.
Però il
rischio prossimo, dentro e fuori i tribunali, è di andare verso la progressiva
passiva accettazione delle passate priorità: del reddito a scapito della
salute, dello sviluppo che non si può fermare, dei posti di lavoro innanzitutto
da salvare, dei sacrifici inevitabili, insomma del meglio morire con la pancia
piena.
Volendo
ignorare, lo dica Marx o papa Francesco, che sono sempre i deboli a
pagare i prezzi più alti.
Si è sempre
dichiarato difensore dei deboli
Raffaele Guariniello e, nel suo commiato ai 48 anni di magistratura,
appunto ha parlato senza mezzi termini di Giustizia in crisi, in particolare
nella tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Non funziona la
pubblica amministrazione nei controlli e non funzionano i processi penali che
vanno in prescrizione. Mancano cioè le deterrenze al delitto: non c’è la
prevenzione e non c’è la repressione.
Non è un
caso che Guariniello si sia battuto (e sconfitto) per affermare il reato di “dolo” cosciente, mentre abbiamo visto
in questo libro che nel migliore dei casi i tribunali condannino per “colpa”
incosciente (traducibile in prescrizioni...), anche se le leggi che puniscono
il dolo sono previste dal codice. Il processo e la sentenza Solvay, lungamente
trattati, sono emblematici.
Non si
tratta di errori tecnici bensì dell’affermazione dell’attuale sistema di
potere, di cui la
Magistratura fa parte.
Non c’è da
meravigliarsi. Piuttosto sarà allarmante se i Movimenti accetteranno ancora
supinamente queste sentenze o, addirittura, se di esse si mostreranno
soddisfatte “quale male minore”.
Se i
Movimenti, in primo luogo Medicina Democratica, non denunceranno pubblicamente
l’ingiustizia, non solo le sentenze ma peggioreranno perfino le leggi.
Bisogna
gridare alto allo scandalo. Come ha tentato questo libro....
Messaggio di
pace e salute inviato ai destinatari da Lino Balza
via Dante,
86
15121
Alessandria
cellulare: 347
01 82 679
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From: Carlo
Marzio carlo.marzio@libero.it
To:
Sent: Monday,
February 15, 2016 5:08 PM
Subject: DEPENALIZZAZIONE
CON LA LEGGE DI STABILITA’
La deregolamentazione e la promessa dell’impunità
diffusa come salvacondotto politico del governo che si appresta a chiedere
consensi alla parte peggiore del paese.
Provvedimento all’interno della legge di stabilità
nascosto e celato, ma di una gravità inaudita...meditate gente.
RIFORME: L’ELENCO DEI REATI
TRASFORMATI IN ILLECITI AMMINISTRATIVI
Dal 6
febbraio in vigore le nuove norme. Per una vasta serie di illeciti, d’ora in
poi, previste solo sanzioni amministrative o civili.
L’ordinamento
penale cede opportunamente il passo al diritto amministrativo ed alla
giurisdizione civile, attribuendo nuove competenze ai prefetti ed alla Pubblica
Amministrazione.
I Decreti Legislativi
7 e 8 del 2016 introducono nel nostro sistema giuridico rilevanti novità che
andranno a incidere profondamente nei diversi contesti giurisdizionali. Non
sono certo pochi, infatti, i reati a far data dal 6 febbraio 2016 si trasformano
“ipso iure” in illeciti amministrativi, puniti esclusivamente con sanzioni
pecuniarie che saranno comminate dalle autorità amministrative preposte.
Parimenti
significative saranno le fattispecie (come l’ingiuria) che perdono, da un giorno all’altro, la propria
storica connotazione penale per conservare una valenza meramente civilistica da
cui si fa discendere, oltre all’obbligo del risarcimento del danno, una
sanzione economica civile, sulla base dell’esperienza del cosiddetto “punitive
damages” tipici dei modelli di common law.
La riforma
fissa anzitutto una fondamentale norma di “depenalizzazione generalizzata”, in
forza della quale “non costituiscono reato e sono soggette alla sanzione amministrativa
del pagamento di una somma di denaro tutte le violazioni per le quali è
prevista la sola pena della multa o dell’ammenda” (articolo 1, comma 1, D.Lgs.
8/16). Il principio prevede, però, importanti eccezioni che vanno debitamente
evidenziate, in quanto è tutt’altro che agevole distinguere i nuovi illeciti
amministrativi dalle ipotesi che conservano la loro rilevanza penale.
La “depenalizzazione
generalizzata” si applica ai soli reati previsti da leggi speciali; le condotte
sanzionate nel Codice Penale con pena pecuniaria (fra cui, ad esempio, il
vilipendio della bandiera ex articolo 292) rimangono così, a tutti gli effetti,
“illeciti penali”.
Fra le numerose violazioni di leggi speciali che divengono punibili solo
in via amministrativa si
segnalano:
-
la guida senza patente, ex art. 116,
comma 15, del Codice della Strada, sempre che non vi sia recidiva nel biennio,
nel qual caso sarà comunque configurabile l’illecito penale;
-
l’inosservanza
delle disposizioni antiriciclaggio
concernenti l’obbligo di adeguata verifica della clientela e di conseguente
registrazione dei dati acquisiti, nonché alle comunicazioni obbligatorie da
parte degli organi di controllo (art. 55, commi 1, 4, 5, d.lgs. n.
231/2007);
-
l’aborto clandestino, limitatamente alla condotta della donna che cagioni l’interruzione della
propria gravidanza (art. 19, comma 2, legge n. 194/1978); alcuni delitti di
contrabbando, di cui al D.P.R. n. 43/1973;
-
l’emissione di assegno da parte di istituto non autorizzato o con
autorizzazione revocata (art. 117
R.D. n. 1736/1933).
L’unica
fattispecie richiamata nel Codice Penale per cui si prevede esplicitamente ex
novo la sola sanzione amministrativa pecuniaria (da euro 5.000 ad euro 10.000)
è, per una singolare scelta del legislatore, quella configurata dall’articolo
726 “atti contrari alla pubblica
decenza”.
Conservano
in pieno la loro valenza penale, invece, tutti quei reati, pur puniti con la
sola pena pecuniaria, contemplati nel testo unico dell’immigrazione e nei
provvedimenti normativi pedissequamente richiamati nell’allegato del D.Lgs.
8/16, vertenti in materia di edilizia e urbanistica, ambiente, territorio e
paesaggio; alimenti e bevande; salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;
sicurezza pubblica; giochi d’azzardo e scommesse; armi ed esplosivi; elezioni e
finanziamento dei partiti; proprietà intellettuale ed industriale.
Il dettato
legislativo opera, inoltre, una puntuale “depenalizzazione nominativa” che
riguarda diverse ipotesi di reato, previste dal codice penale o da leggi
speciali, specificamente indicate ad hoc. Fra questa varietà di illeciti che, d’ora
in avanti, saranno perseguiti solo con sanzione amministrativa, spiccano:
-
gli atti osceni ex articolo 527,
comma 1 del Codice Penale (il fatto, già depenalizzato nel 1999 se commesso con
colpa, conserva ora rilevanza penale solo nell’ipotesi prevista dal comma 2: se
cioè viene commesso all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi
abitualmente frequentati da minori);
-
pubblicazioni e spettacoli osceni ex articolo 528, commi 1 e 2 del Codice
Penale (conserva rilevanza penale l’ipotesi contemplata dal comma 3);
-
rifiuto di prestare la propria opera in occasione di un tumulto (articolo 652 del Codice
Penale);
-
abuso della credulità popolare (ex articolo 661 del Codice Penale);
-
rappresentazioni teatrali o cinematografiche abusive (ex articolo 668 del Codice
Penale);
-
l’omesso versamento delle ritenute previdenziali per importi inferiori a
10.000 euro (articolo
2, comma 1-bis del Decreto Legge 463/83).
La
depenalizzazione opera anche per i reati che, nelle ipotesi aggravate, sono
puniti con la pena detentiva, sola, alternativa o congiunta a quella
pecuniaria. In tal caso, le ipotesi aggravate vanno a configurare fattispecie
autonome di reato (articolo 1, comma 2). Viene dunque ponderatamente
considerato dal legislatore il caso in cui l’attuale reato-base sia punito con
la sola pena pecuniaria, ma per la fattispecie aggravata siano previste anche
pene detentive (congiunte o alternative alla pena pecuniaria, ovvero la sola
pena detentiva). In una simile circostanza, è stabilita la depenalizzazione
dell’ipotesi base (punita con la sola pena pecuniaria e rientrante nelle
fattispecie depenalizzate), mentre l’ipotesi aggravata conserva piena valenza
penale, trasformandosi per l’appunto in una fattispecie autonoma di reato.
Dal punto di vista procedurale, è stabilito che per l’applicazione delle sanzioni
amministrative derivanti dall’intervenuta “depenalizzazione”, si osservino, in
quanto applicabili, le disposizioni di cui alla legge 24 novembre 1981, n. 689
(articolo 3 D.Lgs. 8/16).
L’articolo 7
del D.Lgs. 8/16 individua l’autorità amministrativa competente per l’accertamento
della violazione e per l’irrogazione della sanzione amministrativa.
Di notevole
portata è anche la disposizione di cui all’articolo 8 del D.Lgs. 8/2016 che
definisce le questioni di diritto intertemporale, stabilendo che la riforma ha efficacia retroattiva su tutti
i procedimenti conseguenti a violazioni commesse anche anteriormente alla data
della sua entrata in vigore (6 febbraio 2016), sempre che il giudizio penale
non si sia già concluso con sentenza o decreto irrevocabili. In quest’ultimo
caso, alla stregua del principio del “favor
rei” che regola la successione delle leggi penali nel tempo, spetterà al
giudice dell’esecuzione la revoca delle sentenze definitive di condanna già
emesse per fatti che, in ragione della sopraggiunta depenalizzazione, non sono
più previsti dalla legge come reati.
Il D.Lgs. 15
gennaio 2016, n. 7 prescrive altresì l’abrogazione di una serie di reati sin
qui configurati come tali dal nostro codice penale, quali:
-
le falsità in scrittura privata e in fogli
firmati in bianco (articoli 485 e 486 del Codice Penale);
-
l’ingiuria (articolo
594 del Codice Penale);
-
la sottrazione di cose comuni (articolo
627 del Codice Penale);
-
l’appropriazione di cose smarrite, del tesoro e di altre cose avute per
errore o per caso fortuito (articolo 647 del Codice Penale);
Tutti i
delitti così abrogati vengono trasformati in illeciti civili “tipizzati”.
In sostanza,
le fattispecie dapprima perseguite (anche) penalmente, assumono ora rilevanza solo
in ambito civilistico per cui tali condotte, se commesse dolosamente, obbligano
il responsabile, oltre che alle restituzioni e al risarcimento del danno
patrimoniale e non patrimoniale, anche al pagamento di un’apposita sanzione
pecuniaria stabilita dalla legge.
Sarà, in questo caso, il giudice civile a dover pronunciare la sentenza
di condanna al risarcimento del danno ed al versamento della sanzione
pecuniaria, in accoglimento della domanda di colui che intenderà agire in
giudizio, secondo le disposizioni del codice di procedura civile.
Di grande
rilievo è anche l’intervenuta
abrogazione del reato di danneggiamento non aggravato, di cui all’articolo
635, comma 1 del Codice Penale. Per fare un esempio: “chi offende l’onore o il
decoro di una persona presente ovvero mediante comunicazione telegrafica,
telefonica, informatica o telematica, o con scritti o disegni, diretti alla
persona offesa”, integrando in tal modo l’illecito tipico dell’ingiuria,
soggiace d’ora in poi a “una sanzione pecuniaria civile da euro cento ad euro
ottomila” (articolo 4, comma 1 del D.Lgs. 7/16).
La riforma
avrà, come auspicato, un positivo effetto di alleggerimento del gravame penale,
liberato dal peso ipertrofico di contenziosi connessi a vicende obiettivamente
bagatellari, a favore (si spera) di una più celere ed incisiva risposta del
giudice civile o dell’autorità amministrativa alle esigenze di giustizia e
tutela dei cittadini.
avvocato Luca Petrucci
avvocato Giulio Vasaturo
Osservatorio Penale GARI
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To:
Sent: Tuesday,
February 16, 2016 12:54 AM
Subject: PONTE
FERROVIARIO CROLLATO FRA ALTOPASCIO E LUCCA
Solo per fortuna non è
accaduto un disastro. Come potete leggere sotto, sapevano tutto, non hanno
fatto nulla...
Negli anni passati, come
testimoniano i ferrovieri della manutenzione infrastruttura di RFI, venivano
continuamente effettuati i controlli sulla linea, le cosiddette visite-linea e
gli operai controllavano tutto, comprese le condizioni di ponti, ponticelli,
spallette dei ponti, terrapieni...
Poi parlano
spudoratamente di “fatalità”...
FRANA
IL TERRENO SOTTO I BINARI: TRENI FERMI
Sospese le
corse che attraversano il tratto Lucca-Altopascio: istituito il servizio di bus
navetta tra le due stazioni.
di Gianni Parrini
13 febbraio
2016
ALTOPASCIO.
Frana il terreno sotto la ferrovia: i binari restano sospesi nel vuoto e tutti
i treni in circolazione tra Lucca e Altopascio vengono sospesi. Giornata da
tregenda per i pendolari.
A partire
dalle 15:50 tutti i convogli in transito sulla linea Firenze-Prato-Viareggio
(il famigerato binario unico), sono stati costretti a uno stop imprevisto.
Colpa di una frana che si è verificata nei pressi di un ponticello che attraversa
un piccolo corso d’acqua, in località La Fattoria, a Badia Pozzeveri, all’altezza della
zona industriale del Turchetto, tra Porcari e Altopascio.
Le piogge
abbondanti di questi giorni hanno allentato il terreno, causando un piccolo
smottamento proprio a ridosso della strada ferrata. E’ venuta giù anche parte
del muro di sostegno. Per fortuna non
ci sono stati incidenti ai convogli in transito: sarebbe potuto succedere un
disastro.
Se così non
è stato è merito del tempestivo intervento del personale di Rete Ferrovie dello
Stato che, avvertito della pericolosità della situazione, è arrivato sul posto
e ha deciso di interrompere la circolazione dei convogli. Nel punto in cui c’è
stata la frana è intervenuta anche la polizia municipale di Altopascio, che ha
presidiato la zona in attesa della messa in sicurezza.
Nel
frattempo il personale di RFI ha provveduto a organizzare un servizio di bus
navetta tra Lucca e Altopascio: i pendolari che dovevano attraversare in treno
il tratto franato sono stati fatti scendere dai convogli, caricati sul pullman
e portati alla stazione successiva per riprendere il viaggio in treno verso la
loro destinazione. Gli altoparlanti delle stazioni di Firenze, Pistoia, Prato e
Viareggio hanno informato i cittadini del disagio. Per chi era diretto a
Firenze da Viareggio e Lucca, il personale di Trenitalia ha suggerito di
seguire la tratta Lucca-Pisa-Firenze (e viceversa). Per chi invece era diretto
a Prato e Pistoia è stato inevitabile lo stop a Lucca, il trasferimento in
pullman alla stazione di Altopascio e poi di nuovo in treno. Stesso discorso
(con stop ad Altopascio) per chi viaggiava sulla stessa direttrice ma in senso
contrario.
In serata il
personale di Trenitalia ha fatto sapere che i disagi proseguiranno anche nella
giornata di oggi: “Le squadre tecniche di RFI e della ditta esterna di
manutenzione sono al lavoro per ripristinare l’infrastruttura ferroviaria” –
spiega la nota – “In funzione delle condizioni atmosferiche i lavori saranno
completati entro la giornata di domani. Per garantire la mobilità è stato
attivato un servizio di autobus sostitutivo fra le stazioni di Altopascio e
Lucca. Lucca può essere anche raggiunta da Firenze, via Pisa S. Rossore, con i
treni che collegano questa stazione ad Aulla Lunigiana”.
L’evento di
ieri riporta in primo piano la necessità del raddoppio ferroviario sulla linea
Lucca-Firenze e la necessità della messa in sicurezza dell’intero tratto.
LINEA
FERROVIARIA INTERROTTA, PROTESTA MARCHETTI
sabato, 13
febbraio 2016
“Il comune di Altopascio aveva
dettagliatamente segnalato la frana che ha creato tanti problemi all’ente
competente, ovvero le Ferrovie dello Stato. Lo ha fatto con una mail del 21
settembre 2015, alle ore 12:33. I due funzionari cui è stata inviata la
comunicazione hanno letto il messaggio, dimostrando quindi di averlo ricevuto,
nello stesso pomeriggio, rispettivamente alle 15:56 e alle 18:11. Perchè allora
non si è fatto nulla, aspettando che questo movimento di terra diventasse frana
e impedisse la circolazione dei treni?”. Esordisce a modo suo, il sindaco di
Altopascio Maurizio Marchetti.
“Siamo di
fronte all’ennesimo esempio di come si amministra questo paese e anche, se
permettete, all’ennesimo fallimento delle politiche regionali sulla mobilità” dice
il sindaco di Altopascio Maurizio Marchetti intervenendo sulla frana che ha
determinato la sospensione della percorrenza dei treni sulla tratta della
Pistoia-Lucca-Viareggio, nella giornata di venerdì.
“Se è vero
che si tratta di situazioni, mi riferisco alla frana, che in generale possono
capitare, è altrettanto vero che questo ennesimo episodio certifica lo stato
veramente disastroso in cui versano le ferrovie toscane e il tratto da Pistoia
a Viareggio in particolare. Stavolta, poi, la frana era stata ampiamente
prevista”.
“Nonostante”
- aggiunge il sindaco di Altopascio - “anni di proclami da parte della sinistra
che etichettava come progressista la rotaia e negativa la gomma, la gestione
regionale delle ferrovie, in concorso con l’azienda di trasporto, ha creato
solo problemi. Difficoltà e disagi ai pendolari e a tutti quelli che vorrebbero
utilizzare i treni per spostarsi ma non possono farlo perchè i convogli non
sono sicuri, sono sporchi, con la stragrande maggioranza di stazioni chiuse a
parte Altopascio, dove l’amministrazione comunale ha investito molti soldi e si
è impegnata per avere un bar e una sala d’attesa degne dei viaggiatori che le
usano. Che dire poi del fatto accaduto alla Lucart, che dopo avere speso
ingenti cifre per trasportare con i treni la loro produzione si è trovata di
fronte a aumenti dei costi insopportabili? Da anni viene promesso il raddoppio
della ferrovia, ma niente si verifica a parte rinnovare promesse in campagna
elettorale che servono a prendere consensi, salvo poi offrire un servizio nel
modo in cui è stata gestita la segnalazione del 21 settembre scorso. Una
vergogna lo stato delle ferrovie toscane, rimaste, almeno nella nostra zona,
alla situazione della seconda guerra mondiale, nonostante i proclami di Rossi e
compagnia”.
Questo il testo inviato per mail dall’ufficio tecnico ai riferimenti
delle Ferrovie dello Stato il 21 settembre 2015:
“Oggetto: cedimento fondazione ponte ferroviario su linea
Lucca-Pistoia. Buongiorno, su disposizione del funzionario Lavori Pubblici
Puccetti (che si è recato personalmente sul posto), sono a segnalare l’erosione
del basamento delle fondazioni del ponte ferroviario ubicato sulla linea
ferroviaria Lucca-Pistoia, da parte del rio di Rapecchio, in prossimità dell’ex
Chiesa di Badia Pozzeveri. L’erosione in atto può minacciare gravemente la
stabilità del ponte stesso, anche in considerazione dell’imminente stagione
invernale. In attesa di vostra disposizione, si rende disponibile per un
eventuale sopralluogo e porge distinti saluti. Geom. Peluso, Comune di Altopascio”.
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From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent:
Tuesday, February 16, 2016 2:15 PM
Subject: MOSTRA
“INCANCELLABILE” E SOCIETA’ SPORTIVE
NO ALLA
PRESCRIZIONE PER VIAREGGIO!
Ieri, lunedì
15 febbraio, è avvenuto l’incontro con le società sportive nell’attuale sede
della mostra “Incancellabile”. Presenti giovani e meno giovani. Dirigenti e
atleti delle società che sulle maglie da gioco hanno il logo dell’Associazione
dei familiari delle 32 Vittime “Il Mondo che vorrei”. Dall’hockey al calcio,
dal basket alla pallavolo, al tennis tavolo, ecc. .
Un incontro
importante e significativo che accomuna il dolore dei familiari al piacere di
esercitare la propria disciplina sportiva, come hanno sottolineato Marco e
Daniela, presidente e vice-presidente dell’Associazione, nei loro interventi di
presentazione dell’iniziativa.
La visita
della mostra in via San Martino 166 (zona mercato) a Viareggio prosegue con la
presenza di decine di persone che ogni giorno si fermano, leggono, discutono,
acquistano e sottoscrivono.
La mostra
continua...PER la sicurezza, la verità e la giustizia!
Postscriptum:
chi è disponibile per i turni alla mostra può comunicarlo quanto prima.
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From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, February 17, 2016 10:00 PM
Subject: PRESIDIO AL TRIBUNALE DI LIVORNO PER RICCARDO ANTONINI
NO
ALLA “SENTENZA-REATO” CONTRO RICCARDO ANTONINI!
L’UNICA LOTTA PERSA
È QUELLA CHE SI ABBANDONA
32 ore di presidio
di fronte al Tribunale di Livorno, via De Larderel 88, dalle ore 08.00 del 22
febbraio alle ore 17.00 del 23 febbraio
Riccardo Antonini è
il ferroviere licenziato il 7 novembre 2011 per essersi schierato a fianco dei
familiari delle 32 Vittime della
strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009. Secondo il Codice etico
dell’azienda, Riccardo è stato licenziato per “essersi posto in un evidente conflitto d’interessi con la Società”.
Esercitare il diritto di cronaca e di critica su un’immane tragedia come quella
di Viareggio è “conflitto d’interessi”.
Il cavalier Moretti, ex amministratore
delegato delle Ferrovie, è l’autore di questa “bella impresa” e principale imputato
al processo per la strage ferroviaria.
I giudici del
lavoro, Luigi Nannipieri di
Lucca, trasferito poi a Livorno, Giovanni Bronzini (presidente), Gaetano Schiavone e Simonetta Liscio
di Firenze, si sono piegati alla “bella impresa” del cavalier Moretti, promosso
a Finmeccanica con oltre il doppio di “compenso” (2 milioni e 300.000 euro l’anno),
sentenziando che Riccardo ha “violato
il dovere di fedeltà”.
L’accusa di aver
partecipato gratuitamente all’incidente probatorio per familiari e per il
sindacato è un volgare pretesto. I giudici hanno emesso una sentenza politica
di fronte a un licenziamento politico, quindi discriminatorio. Il giudice Nannipieri, nell’udienza del 5 luglio
2012, propose la conciliazione (sottoscritta da Riccardo, ma respinta dagli
avvocati di ferrovie), sottolineando che non vi era alcuna proporzione tra
quanto contestato a Riccardo ed il licenziamento. Perché il giudice Nannipieri
si è rimangiato questa ovvietà? Questi giudici sanno bene che in un incontro
alla Regione tenuto il 14 settembre 2009, il cavalier Moretti disse: “Quel ferroviere di
Viareggio lo licenziò”, riferendosi a Riccardo. Il fatto è stato
confermato da testimoni.
Perché i giudici
hanno preferito genuflettersi a poteri forti, confermando il licenziamento di
Riccardo dipendente infedele a
Moretti, a Elia, a Soprano...(anch’essi rinviati a giudizio con accuse
pesantissime per la strage di Viareggio)? Sentenze come questa sono un ostacolo
ai ferrovieri “infedeli” per l’impegno e le iniziative sulla sicurezza e la salute
in ferrovia. Non dimentichiamo che nella gestione Moretti di Amministratore
Delegato di FS (2006-2014) sui binari hanno perso la vita 56 lavoratori. Ogni
commento è superfluo...
Con questa
sentenza, i giudici hanno mostrato sudditanza nei confronti di poteri forti e
disprezzo per le 32 Vittime;
hanno emesso una sentenza che incoraggia ed istiga datori di lavoro,
presidenti, manager, funzionari e dirigenti, a perseverare nella politica di
abbandono della sicurezza nei luoghi di lavoro.
L’incremento dei
morti sul lavoro dello scorso anno (in Toscana del 140% in più rispetto al 2014) è anche la nefasta conseguenza di
simili sentenze.
17 febbraio 2016
NO ALLA PRESCRIZIONE PER VIAREGGIO!
Assemblea 29 giugno e-mail: assemblea29giugno@gmail.com
Associazione
‘Il Mondo che vorrei’ e-mail: info@ilmondochevorreiviareggio.it
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To:
Sent: Thursday, February 18, 2016 10:19 AM
Subject: EDIZIONE STRAORDINARIA: PIU’ RARA CHE UNICA
Niente paura. Non ho intenzione di riprendere con l’invio
delle mail di Muglia La Furia
ma ho deciso di fare uno strappo alla regola per informare tutti di una cosa
che spero vi farà piacere: la pubblicazione della seconda serie delle slide “Senza
Parole” alla luce del gradimento ottenuto dalla prima serie di slide.
Tutte le informazioni per scaricare le slide le
trovate nel blog all’indirizzo:
Già che ci sono vi informo di aver dato il via al
primo concorso nazionale “Aggiungi al Carrello” per il PEGGIOR prodotto per la
sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. Partecipate segnalando i prodotti
che meritano di partecipare alla gara,
manifestando le vostre opinioni e preferenze.
Spero sarete in molti a condividere i
miei post in ogni dove e sarò oltremodo felice di vedervi tra i lettori fissi.
I vostri commenti, le vostre critiche e
le segnalazioni saranno la linfa vitale.
Grazie a tutti quelli che fino ad oggi
mi hanno seguito e ancor più a quelli che continueranno a farlo anche in
futuro.
Franco
Mugliari alias Muglia La Furia
mail: fmuglia@tin.it
web: http://muglialafuria.blogspot.com
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