mercoledì 15 luglio 2015

15 luglio - Salute e Sicurezza sul Lavoro: la Controinformazione di Konw Your Rights



Sicurezza sul lavoro: Know Your Rights! “Lettere dal Fronte” del 14/07/15

Invio a seguire e/o in allegato le “Lettere dal fronte”, cioè una raccolta di quelle mail che, tra le tante che ricevo, hanno come tema comune la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini e la tutela del diritto e della dignità del lavoro.
Il mio vuole essere un contributo a diffondere commenti, iniziative, appelli relativamente ai temi del diritto a un lavoro dignitoso, sicuro e salubre.
Invito tutti i compagni e gli amici della mia mailing list che riceveranno queste notizie a diffonderle in tutti i modi.

Marco Spezia
ingegnere e tecnico della salute e della sicurezza sul lavoro
Medicina Democratica
Progetto “Sicurezza sul lavoro: Know Your Rights!”

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INDICE

Marco Caldiroli marcocaldiroli@alice.it
LA BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI APRE UNA ISTRUTTORIA SUL FINANZIAMENTO ALL’INCENERITORE DI FIRENZE

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
E’ MORTO IL DIFENSORE DEI LAVORATORI SANTO DELLA VOLPE

Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org
FRA I MONDIALI ANTIRAZZISTI E IL COSIDDETTO ETERNIT BIS

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
GLI OCCHI DI MAMMA MARIANNA CHE HA VISTO MORIRE LA SUA UNICA FIGLIA DI INFORTUNIO SUL LAVORO

BETTONI (ANMIL): “CI PREOCCUPA L’ AUMENTO DEL TREND DEI MORTI NEL 2015 E LA MODERATA DIMINUZIONE DEGLI INFORTUNI”

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario mfpr.naz@gmail.com
ALLE “FORTUNATE” OPERAIE DI MELFI

Piattaforma Comunista piattaformacomunista@gmail.com
SVILUPPARE LA SOLIDARIETA’ CON I 5 OPERAI FIAT LICENZIATI!

CENTRALI A CARBONE E SALUTE DELLA POPOLAZIONE: UNA STIMA DELL’IMPATTO DEL PARTICOLATO FINE SECONDARIO E DEI DECESSI ATTRIBUIBILI

Beatrice Bardelli reginadelmare@tiscali.it
CONTRO L’USO DEL GLIFOSATO IN AGRICOLTURA E NELLE AREE URBANE

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From: Marco Caldiroli marcocaldiroli@alice.it
To:
Sent: Wednesday, July 08, 2015 1:16 PM
Subject: LA BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI APRE UNA ISTRUTTORIA SUL FINANZIAMENTO ALL’INCENERITORE DI FIRENZE

Per opportuna conoscenza.
Saluti
Marco Caldiroli

COMUNICATO STAMPA
LA BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI (BEI) APRE UNA ISTRUTTORIA SUL FINANZIAMENTO ALL’INCENERITORE DI FIRENZE
La società Q-tHermo (partecipata da Quadrifoglio SpA e Hera spa) designata alla realizzazione dell’inceneritore di Firenze (case Passerini) ha presentato, nel marzo scorso, domanda di un cospicuo finanziamento (80 milioni di euro) alla Banca europea degli Investimenti (BEI) .
In proposito gli scriventi hanno ritenuto di segnalare alla BEI, mediante apposita denuncia, una serie di elementi che, a loro giudizio, dovrebbero portare al rigetto della domanda.
La BEI, a seguito delle segnalazione, ha attivato una istruttoria inviando i suoi funzionari a Firenze. I funzionari hanno incontrato rappresentanti delle associazioni e dei comitati e, successivamente, delle amministrazioni interessate, per approfondimenti sulle questioni sollevate nella denuncia.
Di seguito, in sintesi e per il gli aspetti principali, le motivazioni.
Si è evidenziato che nel testo della domanda di Q.tHermo pubblicata sul sito della BEI sono esposti elementi incompatibili con la documentazione ufficiale. Infatti:
-         non corrisponde al vero che l’impianto sia destinato al trattamento dei soli rifiuti urbani, in regime di monopolio pubblico secondo la normativa interna; risulta invece che esso è destinato allo smaltimento anche di rifiuti speciali; si è pertanto ritenuto che il finanziamento potrebbe costituire elemento di turbativa alle regole della concorrenza, non consentito dal Trattato sul funzionamento dell’Unione;
-         non corrisponde al vero che l’impianto soddisfi i requisiti della Direttiva Discariche 1999/31/CE posto che il progetto prevede una produzione di rifiuti pericolosi costituiti da scorie e polveri fino a un quantitativo di oltre 55.000 tonnellate/anno, senza dare conto della loro destinazione finale;
-         non corrisponde al vero che il progetto “non avrà alcun impatto negativo significativo su tutti i siti natura 2000”, posto che la relazione di incidenza è stata rinviata ad impianto già attivato, in contrasto con l’obbligo di verifica preventiva;
-         non corrisponde al vero che l’impianto “tratterà solo i rifiuti residui dopo la raccolta separata, il riutilizzo e il riciclaggio” (vedi ancora sito BEI): nella procedura di VIA e ora anche in quella di AIA, si prevede che siano avviati all’incenerimento anche materiale proveniente dalla raccolta differenziata.
Si è inoltre segnalato che:
-         il progetto è in contrasto con i piani regionali per il risanamento, ambientale (PRAA e PRRM) che prevedono di ridurre la popolazione esposta all’inquinamento atmosferico superiore ai valori limite, mentre la piana Firenze, Prato, Pistoia è dichiarata per l’inquinamento atmosferico zona sottoposta a piani di risanamento proprio per il superamento dei valori limite;
-         la delibera di VIA non esamina le alternative all’incenerimento dei rifiuti come invece previsto dalla legge regionale (Legge Regionale 10/10), nazionale (D.Lgs.152/06) comunitaria (Regolamento 850/04) e dalla Convenzione di Stoccolma adottata dall’Unione con Decisione 2006/57/CE .
-         il progetto mette in pericolo le condizioni di salute delle popolazioni della zona e dunque i loro diritti fondamentali alla sicurezza e all’integrità fisica; pericolosità segnalata anche dalla ASL che chiede, ma a posteriori, controlli sullo stato di salute delle popolazioni (“la sorveglianza degli effetti sugli esiti riproduttivi e sull’incidenza dei tumori potenzialmente correlabili alle emissioni del termovalorizzatore nella popolazione residente nell’area di potenziale ricaduta delle emissioni dell’impianto”, “un progetto di controllo della contaminazione della catena alimentare” ecc.);
-         è evidente la mancata stima degli effetti cumulativi con altri insediamenti previsti (aeroporto e autostrada);
-         appare inoltre dubbia la sua sostenibilità economica per il calo complessivo dei rifiuti urbani prodotti in Toscana e il contemporaneo incremento di raccolta differenziata dei rifiuti urbani; fatti che stanno portando al sottoutilizzo degli inceneritori attualmente esistenti in Italia;
-         si ritiene che l’impianto sia incompatibile anche nel medio lungo periodo con le politiche dell’Unione protese a promuovere l’economia circolare.

Firenze 08/07/15
Coordinamento Comitati della Piana Firenze
Medicina Democratica Firenze
Comitato “Mamme no Inceneritore”
Per informazioni
avvocato Claudio Tamburini 338 67 07 355

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Thursday, July 09, 2015 11:12 AM
Subject: E’ MORTO IL DIFENSORE DEI LAVORATORI SANTO DELLA VOLPE

Con grande dispiacere apprendo della morte del grande giornalista Santo Della Volpe Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, socio fondatore di Articolo 21 e inviato del TG 3.
Sapevo della sua malattia, ma mai avrei pensato che ci avrebbe lasciato così presto.
Santo della Volpe è uno dei pochi giornalisti che si è sempre e con costanza occupato degli infortuni su lavoro, della strage provocata dall’amianto, della strage della Thyssen-Krupp di Torino. Solo pochi mesi fa ho avuto l’onore d’ospitarlo a casa mia per un’intervista sulle morti sul lavoro.
I lavoratori italiani perdono un grande amico e difensore del mondo del lavoro.
Spero che altri portino avanti le sue battaglie per la giustizia sociale e la difesa dei lavoratori.
Un abbraccio da milioni di donne e uomini che in lui hanno visto un autentico paladino.

Carlo Soricelli
Curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

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From: Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org
To:
Sent: Friday, July 10, 2015 7:22 AM
Subject: FRA I MONDIALI ANTIRAZZISTI E IL COSIDDETTO ETERNIT BIS

Car* Tutt*
Siamo qua a ringraziare ancora i tanti che ci hanno sostenuto nella realizzazione della quattro giorni ai Mondiali Antirazzisti, una quattro giorni che ha portato Voci della Memoria a essere presente in quella che è oramai la manifestazione nazionale di riferimento per tante realtà sparse per lo stivale che sennò non avrebbero modo di confrontarsi e di conoscersi in Italia se non sui social network per ciò che concerne, per l’appunto, nuove forme di Resistenza a fenomeni sociali, ahinoi, sempre più in espansione come razzismo, omofobia e sessismo.
Uno dei primissimi risultati, per i migranti di stanza a Casale, è l’invito al Torneo in memoria di Carlo a Genova il 18 e il 19 di luglio, invito che è stato raccolto e che è un altro piccolo tassello verso l’integrazione per questi ragazzi.
Le immagini della spedizione potrete vederle sul vostro sito a questa pagina:
Il prossimo appuntamento è il 14 luglio a Torino per l’ultima udienza del processo preliminare a Stephan Ernest Schmidheiny per omicidio di 258 persone causa amianto: verrà rinviato a giudizio?
Alcuni di noi ci saranno,
Chi volesse aggregarsi non ha che da telefonare allo 0142 33 68 17 e chiedere di Enzo o Bruno.

Associazione Voci della Memoria

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Friday, July 10, 2015 9:07 AM
Subject: GLI OCCHI DI MAMMA MARIANNA CHE HA VISTO MORIRE LA SUA UNICA FIGLIA DI INFORTUNIO SUL LAVORO

Gli occhi di Mamma Marianna, che ha visto morire la sua unica figlia il 29 settembre del 2010 di infortunio sul lavoro sono ancora così, dopo 5 anni, e dovrebbero svegliare le coscienze.
Ma perché non è insopportabile per chi ci governa vedere gli occhi di questa madre che ogni giorno piange la morte per infortunio sul lavoro della sua unica figlia?
Perché anche con il Jobs Act si cerca di diminuire la Sicurezza per chi lavora nel nome della “burocrazia” e i controlli quasi dimezzati a causa della diminuzione del numero d’ispettori?
Naturalmente non è burocrazia, ma solo normative per far rispettare procedure per cercare di attenuare queste tragedie.
Lisa Picozzi un’ingegnere di 31 anni è morta il 29 settembre del 2010, lontana da casa. Lei milanese è morta cadendo da un tetto di un capannone. Gli occhi bellissimi di Marianna sono ancora così dopo 5 anni dalla tragedia.
Riporto a seguire quanto scritto da Marianna Viscardi e riportato nelle pagine del blog “fiori recisi” (http://omaggioaimortiusullavoro.blogspot.it) dedicato ai morti sul lavoro, che ho conosciuto attraverso l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.

Fiore reciso Lisa Picozzi.
Saluto disperato al mio unico grande amore che, per incoscienza e incuria di persone senza scrupoli, ha perso la vita lavorando, lontana dalla sua casa, in un maledetto pomeriggio di un maledetto 29 settembre.
Milano-Lecce, biglietto di sola andata.
Solo chi ha perso un figlio può davvero capire quanto è grande il dolore che ti squarcia il cuore e quanto è poca cosa tutto quello per cui la maggior parte della gente si affanna. Perdere un figlio provoca un senso di smarrimento e di devastazione, che va oltre ogni umana comprensione. Gli altri possono solo cercare di immaginarlo, provare a esserti vicini, nel tentativo di aiutarti a sopportare il senso di abbandono e la disperazione che ti tolgono il respiro e la voglia di esistere. Ma è un’impresa impossibile.
Amore mio, mercoledì scorso, alla fine del viaggio che mi stava portando da te, ho sentito le parole che mai, nella mia vita, avrei voluto sentire “purtroppo, Lisa non ce l’ha fatta”. Il gelo mi ha penetrata e non ho potuto soffocare le grida di disperazione. Eppure, anche se il sangue e il mio cuore mi dicevano che era finita, per tutto il viaggio aereo avevo sperato nel miracolo...che non è arrivato!
Tu, amore mio grandissimo, mi avevi già lasciata priva del tuo abbraccio, facendomi sprofondare nell’oscurità che ora mi avvolge, dove neppure il ricordo dell’azzurro dei tuoi occhi meravigliosi riesce a creare uno spiraglio di luce. Dolcissimo amore mio, sono stata fortunata ad averti come figlia. Dio ti ha dato bellezza e intelligenza, ma ti ha fatto anche il grande dono dell’umiltà, della generosità, dell’entusiasmo contagioso che ti hanno reso una bambina, prima, una ragazza e una donna, poi, meravigliosa.
Hai avuto in dono anche le doti per essere un’atleta eccellente...e tu hai scelto la pallavolo per esprimerle, a livello agonistico, fino alla soglia della serie A. La tua grande passione ti ha dato qualche amarezza, ma tante soddisfazioni e il mondo della pallavolo, che, incredulo, gremisce oggi la piazza, per salutarti, lo testimonia.
Avresti potuto ambire a maggiori traguardi ma, nel momento di scegliere, ti sei fatta seria per dire, senza esitazione, “voglio essere un ingegnere che gioca a pallavolo, non il contrario: un ingegnere vero, un ingegnere come il mio papà”. Ed è stato così; hai portato avanti gli studi impegnativi della facoltà di Ingegneria Edile e il tuo sport con grande impegno, serietà, tenacia e...tanta fatica fisica...che io vedevo e che tu superavi con la tua incredibile energia.
Prima di diventare “un ingegnere che fa le casette”, sei stata un ingegnere dei sentimenti, quei sentimenti che la tua mamma ti ha messo a disposizione e che tu hai sublimato con la generosità del tuo cuore e la trasparenza della tua anima.
Vincere, nello sport e nella vita, non era solo per te, ma anche per regalare soddisfazioni alla tua mamma e al tuo papà, che ti hanno sempre seguito con amore, orgogliosi e fieri di questa figlia così UNICA. Il tuo “essere unica” è stato percepito e apprezzato anche nell’ambiente di lavoro, quel lavoro che ti rendeva orgogliosa e per il quale, ora, ti sto parlando con tutto il mio amore e un filo di voce.
Lascerai un vuoto incolmabile, sarà difficile, per chi ti ha conosciuta, vissuta o anche solo sfiorata, amata, dimenticare il tuo sguardo, il tuo sorriso, la passione che mettevi in tutto quello che facevi. Per la tua mammina, come mi chiamavi tu, sarà impossibile convivere questo vuoto.
Da un anno, un giorno la settimana, quando non avevi allenamento, andavi in Salento per i tuoi sopralluoghi, i tuoi progetti, i tuoi cantieri e io, ogni notte, aspettavo con un po’ di ansia il tuo messaggio “arrivata, baci”, con il profondo inconscio timore che, un giorno o l’altro, questo messaggio avrebbe potuto non arrivare...
Anche mercoledì mattina, sveglia alle ore 4 e 48, sei partita per Lecce, ma con un BIGLIETTO di SOLA ANDATA, perché il destino ha voluto lasciarti in quella terra, che era diventata un po’ anche tua, dove hai lasciato il tuo segno nel cuore di molte persone che, ora, ti piangono con me.
Ma non sei stata la sola: mercoledì, 29 settembre 2010, anche il mio è stato un BIGLIETTO di SOLA ANDATA, perché il mio cuore e la mia voglia di vivere sono rimasti là, su quel pavimento, dove la tua vita si è fermata! Le lacrime e il respiro li sto lasciando ovunque...ma ti ritroverò, perché sei dentro di me! Ovunque tu sia, aiutaci a vivere senza di te.
Ciao, passerotto, con tutto il mio amore.
Oggi, 29 ottobre 2014, sono passati quattro anni e un mese da quel giorno e niente è cambiato, bambina mia per sempre. E’ un altro di quei giorni senza tregua. Uno di quei giorni in cui le lacrime scorrono prima ancora del risveglio, prima di ogni pensiero, prima di avere il tempo per costruire un argine di ricordi gioiosi che possa respingerle. Uno di quei giorni in cui riesco solo a dire “amore mio”, con un suono che assomiglia più a un rantolo che a una voce.
E’ un giorno in cui vorrei cancellare il sole dal cielo, perché il cielo possa piangere con me, invece di inondare di calore ogni cosa che vive. E’ un giorno in cui anche il caffè del mattino ha un sapore amaro, perché mi ricorda le mattine in cui arrivavi nella mia camera con il caffè bollente e sul vassoio posavi un fiore e un bigliettino di “buongiorno”, ma soprattutto mi inondavi d’amore con il tuo sorriso, non prima di avermi chiesto se il caffè era buono e caldo come lo volevo io...
E’ un giorno in cui non ci sono più programmi, né tuoi, né miei...né per oggi né, tanto meno, per il domani. E’ un giorno che ha il sapore del nulla e il colore di un cielo di notte senza stelle e senza luna. E’ un giorno in cui nemmeno i muri di casa impediscono all’angoscia di forzare porte e finestre, per entrare con prepotenza e depositarsi nel mio cuore e nella mia mente. E’ un giorno di immagini in bianco e nero...più nere che bianche...E’ un giorno di abbandono...
Il mio desiderio era quello di poterti sempre tenere vicina al cuore, come quando eri piccina...ti portavo sempre in braccio, portavo sul cuore la mia felicità. Il nostro desiderio, semplice e istintivo, era quello di essere sempre sulla stessa lunghezza d’onda, un’onda mossa da un amore, nato da una magica alchimia di sentimenti, che non si può comprare con la carta di credito...
Ecco, forse sta proprio qui quello che molta gente non capisce...credere che si possa vivere di un surrogato di Amore. Dopo ogni notte, si accende un nuovo giorno e, fuori, il mondo vive, anche senza di te. Ma io non sono il mondo, eri tu il mio mondo, non posso continuare a vivere, io sento solo che mi manca la parte migliore di me. Io continuo ad avere la luce spenta, mi muovo nel mio nulla e resto sempre ferma, là, a oltre mille chilometri di distanza dalla nostra casa, dietro un cancello di ferro, dentro un capannone bianco, dove il mio cuore è agonizzante sopra il tuo sangue.
“Mamma, potrò darti il mio sangue se ne avrai bisogno” mi dicevi...il tuo sangue...né tu né io abbiamo più sangue! E’ stato sprecato da chi ha solo il denaro che scorre nelle vene.
Grazie, amore mio, per aver scelto me per essere la tua mamma e per aver capito, e accettato, di essere l’unica ragione per cui un giorno sono nata. Non mi interessa essere la persona migliore del mondo, ma spero di essere stata, e continuare a essere, la migliore mamma che avresti potuto avere. ti amo perdutamente, la tua mammina per sempre.
Lisa Picozzi, 31 anni, Ingegnere Edile (Laureata il 20 aprile 2004 presso il Politecnico di Milano) e Pallavolista Professionista, ha perso la vita il 29 settembre 2010 in un incidente sul lavoro a Tricase, in provincia di Lecce. Mentre eseguiva un sopralluogo sulla superficie di un capannone industriale, è precipitata in un lucernario, non protetto a norma di Legge con una rete anticaduta in ferro, non riportato sulle planimetrie costruttive, né segnalato in loco e, per di più, occultato da una lastra di eternit che ricopriva l’intera superficie dell’edificio.

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From: Mario Murgia murgia.mario50@virgilio.it
To:
Sent: Saturday, July 11, 2015 12:08 AM
Subject: BETTONI (ANMIL): “CI PREOCCUPA L’ AUMENTO DEL TREND DEI MORTI NEL 2015 E LA MODERATA DIMINUZIONE DEGLI INFORTUNI”

COMUNICATO STAMPA
Rapporto INAIL 2014. Bettoni Presidente dell’Associazione Nazionale fra lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro (ANMIL): “Bisogna riflettere sull’aumento dei morti nel 2015 e l’arresto del calo infortunistico, oltre a una pericolosa crescita delle malattie professionali”.
“Non può che confortarci l’attenzione istituzionale verso la presentazione del Rapporto annuale 2014 INAIL alla quale sono intervenuti il Ministro del Lavoro Poletti e il Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati Pierpaolo Vargiu che ha introdotto la relazione del Presidente INAIL De Felice; ma oltre a plaudire l’importante lavoro di rilevazione svolto dall’Istituto, dobbiamo segnalare la nostra preoccupazione sia per il calo degli infortuni che ci aspettavamo più significativo che per quelli mortali”, afferma il Presidente dell’ANMIL Franco Bettoni.
“Non si tratta di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto” - spiega il Presidente dell’Associazione che raccoglie oltre 400.000 vittime del lavoro – “ma di leggere con attenzione e spirito costruttivo informazioni preziose che, purtroppo, lasciano trasparire che la sicurezza sul lavoro non rappresenta una priorità per l’economia di un paese come il nostro, che fatica a uscire dalla crisi e non vede nella prevenzione un obiettivo strategico. Basti pensare al solo corrispettivo in termini economici del fatto che gli infortuni sul lavoro, lo scorso anno, hanno causato circa 11 milioni di giornate di assenza dal lavoro per inabilità, con una media di 82 giorni per gli infortuni con menomazioni permanenti e di circa 20 giorni in assenza di menomazioni”.
“Alla riflessione odierna, che è comunque riferita a un’analisi sullo scorso anno” - aggiunge Bettoni - “sentiamo di sottolineare la nostra preoccupazione su dati INAIL invece più recenti, quelli della sezione statistica Open Data, relativi agli infortuni denunciati nei primi 5 mesi del 2015 i quali, seppure siano da considerare ancora provvisori, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente non lasciano presagire nulla di buono”.
“Infatti” - spiega il Presidente dell’ANMIL – “se tra il 1° gennaio e il 31 maggio 2015 si sono verificati circa 265.000 infortuni, con un calo di sole 15.000 unità rispetto ai 280.000 dello stesso periodo del 2014, la situazione si aggrava guardando i dati relativi ai morti per incidenti sul lavoro che mostrano un sensibile incremento delle denunce passate dai 358 casi dei primi 5 mesi 2014 ai 388 del 2015, dunque con un aumento di 30 casi corrispondente a +8,4%. In pratica, una tendenza che se proseguirà, dopo un decennio ininterrotto di contrazione delle morti sul lavoro, vedrà l’anno in corso destinato a segnare una preoccupante inversione di tendenza nell’andamento del fenomeno come non si verificava dal 2006”.
“E parlando di dati negativi non possono che essere letti in un unico modo i numeri riguardanti alla crescita delle malattie professionali che nel 2014 sono aumentate di ben 5.600 unità, passando dalle 51.800 patologie denunciate nel 2013 alle 57.400 del 2014 (+10,7%)” – puntualizza ancora Bettoni – “Ma in complesso dovrebbe allarmare tutti il dato sui lavoratori deceduti sempre nel 2014 con riconoscimento di malattia professionale che sono stati 1.488: un numero impressionante, ma che normalmente non trova l’attenzione mediatica che la gravità del caso richiederebbe”.

Roma, 9 luglio 2015
Marinella de Maffutiis
Responsabile Ufficio Stampa ANMIL
telefono: 06 54 19 63 34
cellulare: 329 05 82 315

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From: Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario mfpr.naz@gmail.com
To:
Sent: Saturday, July 11, 2015 7:06 AM
Subject: ALLE “FORTUNATE” OPERAIE DI MELFI

Il vostro racconto/denuncia viva di quanto succede alla SATA di Melfi ha fortemente emozionato le tante lavoratrici, operaie, disoccupate, ragazze presenti al seminario, suscitando sentimenti di rabbia, di solidarietà e di ancora più determinazione della necessità della lotta delle donne, soprattutto delle lavoratrici.
Ma nello stesso tempo, dalle vostre forti parole, abbiamo visto che proprio le operaie possono essere il “tallone d’Achille” di Marchionne. Questo padrone che violenta le vostre vite per i suoi profitti, che non attacca solo le condizioni di lavoro, ma i vostri corpi, le vostre famiglie, i vostri affetti, i vostri sogni, questo padrone che appare forte, imbattibile, è però anche “un gigante dai piedi di argilla”, che può “crollare” se gli operai si ribellano e lottano. E in questo voi operaie che subite doppi attacchi, come lavoratrici e come donne, potete essere la parte più determinata, più combattiva.
Noi in questi anni siamo venute a Melfi. Abbiamo fatto una inchiesta parlando direttamente con voi operaie davanti ai cancelli della SATA; essa già mostrava che gli effetti del sistema Marchionne per le donne sono doppiamente pesanti e generali, con danni sia fisici che psichici, sia dentro che portati fuori la fabbrica; una importante inchiesta perchè volevamo e vogliamo che siano le operaie a parlare e a imporre il punto di vista delle donne; l’abbiamo fatta conoscere a livello nazionale con opuscoli, materiali.
Nell’8 marzo del 2011 siamo state ugualmente alla SATA, per dire a padroni e a governo: PROVATE VOI A STARE ALLA CATENA...
Nel novembre 2013 abbiamo lanciato e realizzato lo “sciopero delle donne”. Uno sciopero nuovo, storico in Italia, che ha visto una grande partecipazione, circa 20 mila lavoratrici, dalle fabbriche, ai servizi, alle scuole, ecc. con una piattaforma che ha intrecciato ragioni e bi/sogni di classe e di genere; questo sciopero delle donne è stato anche una novità, una rottura di concezioni sbagliate, maschiliste, presenti anche nel movimento sindacale e tra i nostri compagni operai.
Voi nel vostro racconto/denuncia dite:...Quando si avvicina la pausa c’è il conto alla rovescia dei minuti...e ci chiediamo cosa riusciamo a fare: andiamo al bagno, fumiamo o mangiamo qualcosa? I primi dieci giorni consecutivi di lavoro sono stati devastanti, avevamo i polsi, i polpastrelli e e tutti i muscoli indolenziti. I due giorni di riposo li avremmo dedicati alle faccende di casa, in teoria, ma la stanchezza era tanta e non siamo riuscite a fare tutto...e qualche capo, sempre più spiritoso, ha suggerito di mettere “un aiuto in casa”. Magari che si occupi anche dei nostri affetti? No grazie!
Seguire i bambini e aiutarli nei compiti un’altra impresa: durante il turno di pomeriggio non riusciamo quasi a vederli, mentre con i turni di mattina e notte cerchiamo di recuperare e di dare il massimo. A volte tentiamo di colmare l’assenza facendo loro dei regali, oppure siamo eccessivamente tolleranti, altre volte invece ci si arrabbia per poco o niente a causa del nervosismo e della stanchezza. Sono molti i casi di coniugi che si sono separati e lavorano in squadre diverse per far sì che uno dei due sia a casa in assenza dell’altro, ma con la nuova turnazione ci ritroviamo a fare anche due turni diversi nella stessa settimana.
Cosa c’è di pi chiaro! Le donne sono colpite, non solo in alcuni aspetti della loro vita, ma a 360° gradi! Abbiamo non una ma mille catene da spezzare, alla FCA di Melfi come in tutti i posti di lavoro, contro chi ci nega diritti, salute, la stessa vita.
L’ASSEMBLEA HA DECISO DI LANCIARE UN NUOVO, SECONDO SCIOPERO DELLE DONNE, in cui la condizione di voi operaie di Melfi, la vostra forte denuncia sia un riferimento e un esempio della necessità che le donne operaie siano in prima fila contro i padroni e il governo fascisti e maschilisti.
In preparazione di questo sciopero, l’assemblea ha deciso di organizzare una delegazione alla SATA di Melfi per costruire insieme a voi una nuova piattaforma per lo sciopero delle donne.
Un forte saluto!

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From: Piattaforma Comunista piattaformacomunista@gmail.com
To:
Sent:
Subject: SVILUPPARE LA SOLIDARIETA’ CON I 5 OPERAI FIAT LICENZIATI!

Circa un mese fa, durante l’assemblea nazionale della “Coalizione sociale”, è stata presentata e approvata per alzata di mano una mozione di solidarietà con i cinque operai (Mimmo Mignano, Antonio Montella, Marco Cusano, Massimo Napolitano e Roberto Fabbricatore) licenziati dalla Fiat a seguito di un’azione di protesta sindacale. Licenziamenti confermati dal tribunale di Nola con una sentenza ingiusta e smaccatamente filopadronale.
La mozione, oltre a spiegare i motivi del licenziamento voluto da Marchionne per stroncare un esempio “pericoloso” per gli altri operai, afferma giustamente che il caso dei cinque operai Fiat licenziati è un caso politico generale, che riguarda tutti gli operai italiani, tutti coloro che si battono per la libertà di critica, per il lavoro, per un salario decente.
I cinque operai Fiat licenziati precisano che il sostegno alla loro lotta è prima di tutto una manifestazione a favore della libertà di parola e di critica e propongono quattro punti che sosteniamo incondizionatamente (vedi mozione a seguire).
Da mesi i cinque operai licenziati e senza salario, stanno compiendo ogni sforzo per denunciare il loro licenziamento politico che sarà utilizzato come precedente per colpire tutti i lavoratori che lottano.
Negli ultimi tempi si sono svolte alcune assemblee e iniziative di sostegno, come il concerto a Piazza Dante a Napoli. Ma finora non si è ancora sviluppata una vasta campagna di solidarietà a sostegno della loro causa.
Perché? Si può restare indifferenti o puramente spettatori davanti all’arbitrio brutale della Fiat e della persecuzione politica di questi operai?
Lo scarso coinvolgimento sulla loro vicenda non si spiega soltanto con la connivenza degli opportunisti e dei burocrati sindacali con i padroni. Sappiamo bene che costoro fanno di tutto per isolare e ridurre al silenzio gli operai che si ribellano ai ritmi infernali, alla cassa integrazione, alle svendite, che lottano per instaurare il potere operaio e abolire lo sfruttamento, organizzandosi in maniera indipendente, come nel caso del Comitato di Lotta Cassintegrati e Licenziati Fiat.
Esiste un motivo più profondo. Molti operai e lavoratori ritengono che la lotta economica sia molto più importante della lotta politica e di conseguenza la pongono in secondo piano, la trascurano o la rinviano.
In realtà, ignorare la lotta politica per quella economica significa ignorare le lezioni della storia del movimento operaio. In regime capitalistico nessuna lotta economica può apportare agli operai un miglioramento definitivo delle loro condizioni. Nemmeno è possibile organizzare le lotte per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita se gli operai non hanno il diritto di esprimere le loro opinioni, di organizzare le loro riunioni, di associarsi e di scioperare contro i padroni e il loro sistema.
Il capitale monopolistico è legato con mille fili all’apparato statale, ai media, ai sindacati collaborazionisti, ecc.. La classe operaia oltre al giogo dello sfruttamento in fabbrica sopporta anche il giogo dell’oppressione poliziesca e giudiziaria dello Stato borghese, è quotidianamente avvelenata dalla propaganda della classe dominante. Dunque, la lotta economica non può essere disgiunta dalla lotta politica e entrambe non possono essere disgiunte dalla lotta ideologica.
Ciò significa che il licenziamento dei cinque operai Fiat deve trovare una adeguata risposta di classe e di massa perché sono in gioco le libertà politiche della classe operaia. Tutti gli sfruttati devono innalzare questa bandiera di lotta!
Invitiamo perciò gli operai, i lavoratori, le loro organizzazioni sindacali, politiche e sociali, a fare propria la mozione presentata dai cinque operai licenziati, ad esprimere la più ampia solidarietà e ad appoggiare la loro causa.
Visitate la pagina Facebook del Comitato di Lotta Cassintegrati e Licenziati Fiat (https://it-it.facebook.com/pages/Comitato-di-Lotta-Cassintegrati-e-Licenziati-Fiat/446528602130228) e sostenete la resistenza operaia!
Diamo vita a una battaglia su ampia scala contro i licenziamenti politici, per la libertà di critica e di organizzazione in fabbrica e fuori!
10 luglio 2015
Piattaforma Comunista per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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MOZIONE PROPOSTA E APPROVATA DALL’ASSEMBLEA NAZIONALE “COALIZIONE SOCIALE”
Il Tribunale di Nola ha dato ragione alla Fiat per i licenziamenti di Mimmo Mignano, Antonio Montella, Marco Cusano, Massimo Napolitano e Roberto Fabbricatore. Il tribunale ha confermato i nostri licenziamenti.
Il nostro è un caso politico generale. Riguarda tutti gli operai italiani e gli operai Fiat in particolare.
Quello che i padroni sperimentano nella Fiat viene poi generalizzato negli altri stabilimenti.
La Fiat ha quasi azzerato l’opposizione di fabbrica. Mentre una parte degli operai lavora a ritmi e turni infernali, l’altra sta andando in miseria con la cassa integrazione.
Chi si ribella viene buttato fuori.
Noi siamo stati licenziati, e per alcuni di noi non era la prima volta, perché non ci siamo arresi di fronte allo strapotere dell’azienda. Abbiamo inscenato proteste, abbiamo denunciato abusi, abbiamo dichiarato scioperi. Eravamo, siamo, una spina nel fianco per la Fiat. Buttando fuori noi la Fiat sta dando un segnale a tutti gli altri operai: chi si ribella non rimane in fabbrica e ormai la magistratura dà ragione ai padroni.
Il nostro licenziamento ha una valenza generale. Rappresenta un caso nazionale che riguarda tutti quelli che si battono per la libertà di critica, per il lavoro, per un salario decente.
Noi siamo stati licenziati per aver inscenato un finto suicidio di Marchionne per protestare contro il reparto “confino” di Nola, per il salario pieno. Per sensibilizzare tutti della tragica condizione degli operai di Nola che ha portato al suicidio (vero) di tre di noi.
Per un’azione pacifica, di protesta sindacale con l’arma della satira, la Fiat ci ha licenziato.
Noi affermiamo che il sostegno a noi è una manifestazione a favore della libertà di parola e di critica prima di tutto.
Noi proponiamo a tutti quelli che si dichiarano sensibili a questi temi, e in particolare agli operai, i seguenti punti:
-         una campagna nazionale sulla libertà di critica;
-         in questa campagna il nostro caso deve diventare il simbolo di una libertà negata agli operai;
-         la costituzione di una cassa di resistenza per aiutare gli operai licenziati che i padroni vogliono immiseriti e muti;
-         la costituzione di un pool rappresentativo nazionale di avvocati da affiancare all’avvocato “storico” degli operai campani, Pino Marziale.
La Fiat si è presentata al Tribunale di Nola con una marea di avvocati super pagati e famosi per far fuori noi. Ha mobilitato “intellettuali” e giornalisti per farci apparire come quelli che “impiccano Marchionne”.
Se la nostra battaglia è la “battaglia simbolo” degli operai super sfruttati e immiseriti, allora quelli che dicono di essere vicini agli operai e hanno a cuore la libertà di critica si devono esprimere su questa mozione.

Roma 6 giugno 2015
Assemblea nazionale “Coalizione Sociale”

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From: Speziapolis info@speziapolis.org
To:
Sent: Monday, July 13, 2015 8:17 AM
Subject: CENTRALI A CARBONE E SALUTE DELLA POPOLAZIONE: UNA STIMA DELL’IMPATTO DEL PARTICOLATO FINE SECONDARIO E DEI DECESSI ATTRIBUIBILI

Salve,
riporto a seguire un nuovo studio sull’impatto delle centrali a carbone e la necessità di considerare il particolato secondario nelle Valutazione di Impatto Ambientale e sulla Salute.
Gli stessi ricercatori avevano pubblicato un altro studio sull’impatto della centrale di Brindisi.
Avevo a suo tempo intervistano Emilio Gianicolo, referente della ricerca. L’intervista è pubblicata al link:
Saluti
Daniela

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E’ stato appena pubblicato l’articolo “Secondary particulate matter originating from an industrial source and its impact on population health” (Impatto sulla salute della popolazione del particolato secondario originato da una sorgente industriale) a firma della ricercatrice Cristina Mangia e dei ricercatori Marco Cervino ed Emilio Gianicolo del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il tema dello studio è l’impatto del particolato primario e secondario. L’articolo è disponibile gratuitamente al seguente indirizzo: http://www.mdpi.com/1660-4601/12/7/7667.
IL PARTICOLATO
Il particolato è una complessa miscela di particelle solide e liquide che possono rimanere sospese in atmosfera anche per lunghi periodi. Il particolato origina da sorgenti naturali quali per esempio le eruzioni vulcaniche; dal traffico autoveicolare e dalla combustione di fossili come il carbone e i derivati del petrolio. Il particolato originato da una sorgente inquinante può essere di due tipi: il particolato primario, emesso direttamente dalla sorgente; e il particolato secondario, che si forma in atmosfera per effetto di reazioni chimiche fra ossidi di azoto e ossidi di zolfo emessi dalla sorgente stessa con altre sostanze presenti nell’atmosfera.
COSA SI SAPEVA GIA’ E COSA SI AGGIUNGE DI NUOVO
Numerosi studi hanno osservato un aumento del rischio per la salute umana associato a esposizioni a particolato atmosferico. Tuttavia, se da un lato è molto studiato il ruolo del particolato primario, dall’altro lato è ancora generalmente trascurato il ruolo del particolato secondario. Le centrali a carbone sono tra gli impianti industriali che più emettono ossidi di azoto e zolfo, sostanze che si trasformano in atmosfera in particolato secondario (solfati e nitrati). Questo particolato ha dimensione fine, cioè inferiore per diametro a 2,5 micrometri, ed è dannoso per la salute.
Spesso si presume che il particolato secondario si formi in quantità trascurabili in area locale, interessando piuttosto zone a grande distanza. Lo studio appena pubblicato indaga questa ipotesi e stima su scala locale la concentrazione media annua del particolato secondario originato da una centrale a carbone. Come caso di studio è stata considerata la centrale di Cerano (Brindisi), caratterizzata da ingenti emissioni di gas e particolato e da un camino di 200 metri di altezza. Nello studio si stima, inoltre, il numero dei decessi attribuibili all’esposizione al particolato. Per questa stima si è fatto ricorso ai risultati di un importante studio epidemiologico condotto in Europa nell’ambito del progetto Escape, che ha interessato diversi Paesi tra cui l’Italia.
Il risultato principale dello studio è che se viene considerato anche il particolato secondario, aumenta l’area geografica interessata dalle ricadute e dunque la popolazione esposta all’inquinamento originato dalla centrale termoelettrica. Aumenta, conseguentemente, il numero dei decessi attribuibile alla stessa centrale. Infine, la stima del numero dei decessi attribuibili presentata nell’articolo scientifico è soggetta a diverse cause di incertezza. Alcune sono legate al modello matematico (dati e formule) di formazione del particolato secondario; un ulteriore fattore di incertezza deriva dalla variabilità statistica del coefficiente di rischio utilizzato nel calcolo dei decessi attribuibili. Anche tenendo conto di queste incertezze, l’impatto del particolato secondario emerge come non trascurabile.
LA METODOLOGIA AMBIENTALE
Lo studio valuta l’impatto del particolato primario e secondario e tralascia l’impatto associato ad altri inquinanti e microinquinanti presenti in aria e ad eventuali contaminazioni di suolo, acqua ed alimenti. Allo scopo, si è fatto ricorso ad un modello di dispersione (Calpuff), già in uso dall’Agenzia americana di protezione dell’ambiente (EPA) ed utilizzato in precedenti lavori scientifici. Sono stati ipotizzati due differenti meccanismi di trasformazione chimica e diverse concentrazioni delle sostanze che, interagendo con i composti dell’azoto e dello zolfo, danno origine al particolato secondario. Infine, è stata analizzata la meteorologia dell’area in esame, analisi quest’ultima cruciale in studi di questo genere. I dati sugli inquinanti emessi sono quelli dichiarati dall’azienda.
LA VALUTAZIONE SANITARIA
La base di partenza sono stati gli studi condotti in tutti i continenti da cui si ricava che incrementi della concentrazione di particolato fine si associano a tumore al polmone, a malattie dell’apparato cardiovascolare e respiratorio ed alla mortalità per tutte le cause. Il passo successivo è stato quello di assumere che i coefficienti di rischio osservati per le popolazioni per le quali sono disponibili studi epidemiologici, siano validi anche per le popolazioni che risiedono nel cono di ricaduta del particolato fine che si origina dalla centrale di Cerano. Come esito sanitario è stato considerato solo il numero dei decessi, per tutte le cause, attribuibili a tale esposizione o, detto in altri termini, il numero dei decessi che si sarebbero evitati se questa esposizione non ci fosse stata. I dati sulla popolazione residente e sui decessi sono di fonte ISTAT.
IL CASO IN STUDIO
La sorgente presa in esame è la centrale termoelettrica situata a Cerano (Brindisi). La centrale ha una potenza elettrica di 2.640 MW ed è alimentata annualmente con circa 6 milioni di tonnellate di polvere di carbone. Questa potenza di produzione pone l’impianto in cima alle classifiche dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) per emissioni di sostanze inquinanti. La centrale è entrata in funzione nei primi anni 90. Come anno di studio è stato considerato il 2006, anno intermedio del periodo totale di funzionamento.
L’aerea geografica di riferimento è rappresentata da 120 comuni delle province di Brindisi Lecce e Taranto. Un’area con una popolazione di circa 1 milione e 200 mila persone residenti.
Le zone a sud-est della centrale sono, in media in un anno, quelle più esposte alle emissioni della centrale. I valori massimi di concentrazione sono inferiori a 0,5 microg/m3 sia per il particolato primario sia per il particolato secondario. L’area popolata interessata dalla persistenza di particolato secondario è molto più vasta di quella interessata dal particolato primario. È stato osservato, ad esempio, che il particolato primario ha il suo massimo di concentrazione ad una distanza di circa sei chilometri dalla centrale. Al contrario, a seconda delle scelte assunte nel calcolo, le diverse stime per il particolato secondario prevedono che il massimo di concentrazione giunga ad una distanza tra i dieci e i trenta chilometri dalla stessa centrale.
Se si considera solo il particolato primario, sono 4 i decessi che si stima sarebbero stati evitati annualmente se non vi fosse stata esposizione. Questo numero varia da 1 a 7 se si tiene conto dell’incertezza statistica associata al coefficiente di rischio adottato. Quando si considera il particolato secondario, il numero stimato dei decessi attribuibili aumenta fino a 28. Tale numero varia da un minimo di 7 ad un massimo di 44 a seconda dei diversi meccanismi chimici ipotizzati, delle concentrazioni assunte per ozono e ammoniaca, e dell’intervallo di confidenza per il coefficiente di rischio adottato.
CONCLUSIONI
Dallo studio emerge in modo inequivocabile come in presenza di emissioni provenienti da installazioni industriali che portano alla formazione di particolato secondario, questo debba essere considerato nelle valutazioni di impatto ambientale e sanitario. L’indagine condotta nel caso di studio specifico della centrale di Brindisi ha evidenziato, infatti, che ignorare il ruolo del particolato secondario conduce ad una sottostima notevole dell’impatto che la centrale ha sulla salute delle popolazioni.
AUTORI DELLO STUDIO, AFFILIAZIONI
-         Cristina Mangia, fisica, ricercatrice dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Lecce (ISAC-CNR) - e-mail c.mangia@isac.cnr.it
-         Marco Cervino, fisico, ricercatore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna - e-mail m.cervino@isac.cnr.it
-         Emilio Gianicolo, statistico ed epidemiologo, ricercatore dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Lecce (IFC-CNR) e Istituto di biometria, epidemiologia e informatica della Johannes Gutenberg-Universität di Mainz, Germania - telefono +49 61 31 38 721 e +49 61 31 17 45 77 - e-mail gianicolo@uni-mainz.de

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From: Beatrice Bardelli reginadelmare@tiscali.it
To:
Sent: Monday, July 13, 2015 9:38 AM
Subject: CONTRO L’USO DEL GLIFOSATO IN AGRICOLTURA E NELLE AREE URBANE

IL DIRITTO ALLA SALUTE CONTRO IL DISERBANTE DELLA MONSANTO
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, lo scorso 20 marzo, ha dichiarato che il glifosato è un “probabile cancerogeno” per gli esseri umani. Ma il bando di questo diserbante totale, il più usato al mondo, scoperto e venduto dalla Monsanto, colpirebbe gli interessi della potentissima multinazionale. Ecco perché deve crescere la mobilitazione per il diritto alla salute contro la logica del profitto. Nel mondo e anche in Italia ci sono già iniziative e prese di posizione, da sostenere e sviluppare.
Il caldo afoso di questo luglio torrido non ha fermato il movimento nazionale ed internazionale che da anni si batte contro l’uso dei pesticidi in agricoltura. In particolare contro l’uso del glifosato, il diserbante totale (non selettivo) più usato al mondo, scoperto negli anni Settanta e messo in commercio dalla Monsanto con il nome di Roundup e oggi, scaduto il brevetto nel 2001, utilizzato come principio attivo in oltre 750 erbicidi destinati all’agricoltura, alle colture arboree ed erbacee, ma anche su aree non destinate alle colture agrarie: nelle aree industriali, lungo i binari e nelle aree urbane per liberare dalle erbacce le strade, i giardini, il verde pubblico. Un principio attivo che preoccupa da anni milioni di persone in tutto il mondo per i rischi legati alla salute dei lavoratori della terra e dei cittadini. Perché il glifosato viene irrorato ovvero spruzzato in grandi quantità sul terreno per cui può facilmente raggiungere altri ambienti non direttamente irrorati spinto dal vento. La sua presenza è stata rilevata, infatti, nell’aria, nell’acqua e nel cibo ma soprattutto nelle urine di agricoltori e nel latte materno, sia in Germania che negli Stati Uniti, segno che l’erbicida viene assorbito dal corpo umano.
I TRE MOTIVI DEL SUCCESSO DEL GLIFOSATO
Il grande successo che accompagna da oltre 40 anni l’uso del glifosato da parte degli agricoltori di tutto il mondo poggia su tre gambe. La prima è la drastica riduzione dei costi delle lavorazioni del terreno. La seconda è la facilità di spargimento sui campi e la velocità di azione: l’assorbimento del prodotto avviene in 5-6 ore, il disseccamento della vegetazione dopo 10-12 giorni. Sia che si tratti di 1 ettaro che di 100 ettari. Utilizzando i mezzi meccanici occorrerebbe, ovviamente, molto più tempo per liberare il terreno dalle erbacce. Per gli agricoltori non europei, soprattutto dell’America Latina, la Monsanto ha brevettato le Roundup Ready (pronto per il Roundup), ovvero quelle colture geneticamente modificate (soia, cotone, mais, colza) che non vengono danneggiate se irrorate da erbicidi a base di glifosato. Così la Monsanto guadagna miliardi vendendo il pacchetto abbinato semi OGM – Roundup ad agricoltori sempre più schiavi della multinazionale, primo produttore mondiale di agrofarmaci che produce, tra l’altro, due delle più pericolose sostanze tossiche per l’uomo: il PCB (policlorobifenili) e la diossina, il micidiale Agent Orange usato in Vietnam per aprirsi velocemente un varco nella foresta. La terza sta nello slogan utilizzato dalla Monsanto per presentare il glifosato: “ecologico” e “biodegradabile”. Parole suadenti e tranquillizzanti che hanno fatto breccia, purtroppo, anche in Italia ed in Europa. D’altra parte, la stessa Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (EPA), nel 1991, ha classificato il glifosato come sostanza non cancerogena rinnegando la definizione data sei anni prima, nel 1985, quando l’aveva indicato come possibile cancerogeno umano dopo avere raccolto prove anche in Canada e in Svezia che ne associavano l’utilizzo all’insorgenza del linfoma non-Hodgkin. Ma negli Stati Uniti lo strapotere dei lobbisti della Monsanto ha imposto ad Obama un loro uomo, uno dei vicepresidenti della multinazionale, Michael Taylor, che nel 2009 è diventato senior advisor (consulente) per la Food and Drug Administration e nel 2010 addirittura deputy commissioner (commissario facente funzioni), sempre per la FDA, per la “sicurezza alimentare”. Una storia che non ci meraviglia, che si ripete e si ripeterà ancora se il movimento mondiale per la sovranità alimentare non inizierà ad agire come un “contropotere per frammentare il dominio globale del sistema alimentare industriale”, come ha scritto recentemente Nora McKeon (Terra Nuova), del Gruppo europeo per la Sicurezza alimentare e referente CONCORD Italia, il network delle ONG europee per lo sviluppo e l’emergenza. Basta ricordare la storia infinita dell’amianto, il più diffuso cancerogeno ambientale che in Italia, nonostante la legge ne proibisca l’utilizzo dal 1992, continua a mietere 3.000 morti l’anno, ma che il Canada continua a produrre (l’uso interno oggi è proibito) ed esportare in altri paesi come l’India dove non esistono divieti. Anche per il glifosato, ad oggi, non esistono divieti di utilizzo, né in Italia, dove se ne usano quantità spaventose (oltre il 30%, di tutto il consumo europeo), né nell’UE.
2015: L’ANNO DECISIVO
Proprio quest’anno la Commissione Europea dovrebbe condurre quella revisione decennale delle verifiche sulla sicurezza del glifosato e di altre 38 sostanze chimiche che avrebbe dovuto fare nel 2012. Entro la fine dell’anno, negli Stati Uniti, l’EPA dovrà pronunciarsi se limitare o sospendere l’utilizzo del Roundup dopo averlo sottoposto a revisione a seguito della denuncia di scienziati, ambientalisti e madri preoccupate perché nel latte materno sono state trovate tracce di quell’erbicida. Senza attendere le decisioni di altri, il prestigioso IARC di Lione, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), lo scorso 20 marzo, ha dichiarato che il glifosato è un “probabile cancerogeno” per gli esseri umani inserendolo nel gruppo 2a, appena prima del gruppo 1 dove sono elencati i cancerogeni tout court. Lo studio, pubblicato su The Lancet Oncology, è il risultato della valutazione delle più recenti ricerche sul glifosato e su quattro insetticidi molto usati in agricoltura (il parathion ed il tetrachlorvinphos, riconosciuti “possibili cancerogeni”, gruppo 2b, ed altri due, malathion e diazinon, dichiarati “probabili cancerogeni”, gruppo 2a) da parte di 17 esperti provenienti da 11 paesi del mondo. Gli scienziati hanno rilevato la capacità del glifosato di indurre tumori nell’uomo e in animali da laboratorio ed inoltre di danneggiare il Dna in colture di cellule umane. In particolare hanno trovato una forte correlazione epidemiologica tra l’esposizione al glifosato di agricoltori e il linfoma non–Hodgkin, il tumore che prende origine nel sistema linfatico, ovvero nelle cellule e nei tessuti che hanno il compito di difendere l’organismo dagli agenti esterni, e che si può sviluppare in diversi organi: linfonodi, stomaco, intestino, cute e sistema nervoso centrale. Una vera e propria “sentenza mortale” per la Monsanto che ha fatto una fortuna vendendo in tutto il mondo i sui OGM doc, soia e mais Roundup Ready che contengono glifosato e che sono stati accusati di causare celiachia e intolleranza al glutine. Negli Stati Uniti, dove sono stati impiegati nell’annata 2006-2007 ben 750 milioni di chili di glifosato, sono già 18 milioni i cittadini affetti da celiachia e disturbi intestinali. Per questo la Monsanto ha reagito immediatamente affermando che la conclusione dello IARC non è sostenuta da dati scientifici. Ed ha richiesto una nuova valutazione, questa volta ad opera di un diverso gruppo di esperti che tenga conto anche degli studi non considerati dallo IARC. Se è vero che la spudoratezza della superpotenza agrobiotecnologica Monsanto non ha limiti e che sicuramente difenderà con ogni mezzo i propri enormi interessi messi a rischio dallo IARC, è anche vero che esiste un esercito di cittadini in tutto il mondo che non si fermeranno davanti a niente per difendere il proprio diritto alla salute e dare alla Monsanto il tanto atteso “colpo mortale”.
L’ITALIA REAGISCE E COLPISCE, NONOSTANTE L’AFA
Il 2 luglio l’Alto Adige ha detto no al glifosato. Prima in Italia, la Provincia Autonoma di Bolzano ha approvato una mozione presentata da Paul Koellensperger, portavoce del Movimento 5 Stelle, in cui si vieta “l’uso del glifosato e di prodotti contenenti glifosato su tutte le aree pubbliche e da parte di strutture pubbliche (società, associazioni, Comuni, istituti di ricerca ecc.)”. L’Alto Adige ha aperto la strada a tutte le altre Regioni d’Italia che vogliano seguire il suo esempio.
Il 6 luglio il Coordinamento toscano di Medicina Democratica ha inviato una diffida al presidente della giunta regionale per vietare “effettivamente” l’uso del glifosato su tutto il territorio regionale, anche attraverso il coinvolgimento dei sindaci, per attivare un monitoraggio approfondito e costante dell’acqua da parte delle ASL fino a emanare ordinanze di divieto del consumo di acqua inquinata da parte degli utenti.
Secondo l’ultimo Rapporto nazionale pesticidi nelle acque dell’ISPRA:
infatti, sono stati trovati residui nelle acque, sia di superficie che sotterranee, che destano molta preoccupazione. La decisione di inviare una “diffida” nasce da una particolarità tutta toscana. Dal 1999 vige, infatti, una Legge, la n. 36, che disciplina l’impiego dei diserbanti in agricoltura e che, all’Allegato 2, punto 5, recita espressamente: “Non possono essere utilizzati i prodotti fitosanitari classificati dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) come sostanze cancerogene nel gruppo 1, 2 (2a, 2b)”. Ed ora che il glifosato è stato inserito dallo IARC nel gruppo 2a, se la Regione Toscana non agirà con “misure tempestive e risolutive”, si legge nella diffida, “questa associazione di difesa della salute sarà costretta a ricorrere alla Magistratura contro codesta Giunta”. In Toscana, infatti, secondo i dati Arpat sul “Monitoraggio delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile, risultati triennio 2012-2014”, risulta che ben il 90,1% di dette acque si trova nelle categorie peggiori, A3 e sub A3, e che “L’erbicida glifosate […] è stato rilevato in una percentuale elevata di analisi, anche superiori a 1 microgrammi/litro”.
Chi volesse seguire l’esempio della Toscana visiti il sito di Medicina Democratica:
o contatti direttamente la redazione di La Città Futura
Il 7 luglio è stato lanciato l’appello di AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, che fa parte di Via Campesina europea) e di FIRAB (Federazione italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica), sottoscritto anche da ABI (Associazione Biodinamica Italiana) e da Federbio, indirizzato al Governo italiano ed ai Ministeri competenti per chiedere di applicare il Principio di Precauzione (fondante del Trattato istitutivo dell’Unione Europea) in nome della tutela della salute pubblica: “vietando definitivamente e in maniera permanente la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i prodotti a base di glifosato”. Si chiede, inoltre, alle Regioni “di rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione che lo contengono e di escludere da qualsiasi premio le aziende che ne facciano uso evitando di premiare e promuovere l’uso sostenibile di prodotto cancerogeno”:
Anche Avaaz:
ha lanciato una petizione internazionale (sta raggiungendo l’obiettivo di un milione e mezzo di firmatari) indirizzata al Commissario UE per la Salute, Vytenis Andriukaitis, alle autorità di USA, Canada e Brasile, e a tutti i ministri e i responsabili delle politiche per la salute e l’ambiente per sospendere immediatamente l’approvazione dell’uso del glifosato alla luce del pronunciamento dello IARC.
C’è un’altra petizione che sta girando il mondo da due mesi per chiedere il divieto assoluto di usare qualsiasi pesticida in agricoltura. E’ l’appello di PAN International:
che è già stato firmato da oltre 280 organizzazioni provenienti da 80 paesi del mondo (dall’Argentina alla Germania, dall’Uganda all’Ucraina, dalla Tailandia al Sud Africa, dalla Mongolia al Messico) per sostenere i delegati che partecipano alle conferenze delle parti della Convenzione di Rotterdam e della Convenzione di Stoccolma a Ginevra per chiedere la totale eliminazione dei pesticidi altamente pericolosi in agricoltura.
SI PUO’ FARE: DOBBIAMO PRETENDERLO COME CITTADINI, ANCHE IN ITALIA.
Dal 2003 la Danimarca, unico paese europeo, ha vietato l’uso del glifosato su tutto il territorio nazionale. Nel settembre 2013 il parlamento di El Salvador ha messo al bando il glifosato, a partire dal 2015, insieme ad altri 53 prodotti dell’agrochimica. Nel maggio scorso il presidente dello Sri Lanka ha vietato l’uso e l’importazione del glifosato perché ritenuto responsabile del decesso di molti contadini, mentre il governo delle Bermuda ha deliberato un blocco temporaneo delle importazioni su tutti i nuovi ordini di erbicidi a base di glifosato.
12 Luglio 2015
di Beatrice Bardelli

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