venerdì 28 febbraio 2025

28 febbraio - info: Eternit Bis, chiesto l’ergastolo per Stephan Schmidheiny nel processo infinito contro i padroni assassini

 

E’ accusato di 392 omicidi

TORINO – La Procura Generale di Torino ha chiesto l’ergastolo per Stephan Schmidheiny, accusato di 392 omicidi, commessi sia in danno di lavoratori dello stabilimento Eternit di Casale Monferrato che della popolazione delle aree limitrofe. La seduta odierna del processo “Eternit Bis” è iniziata con una richiesta al professor Corrado Magnani da parte della presidente della Corte d’Assise d’Appello di Torino, Cristina Domaneschi, di approfondimenti sulla relazione del 17 febbraio 2025 in merito alla correlazione tra principio dose/risposta ed effetto acceleratore. «La frequenza di insorgenza del mesotelioma – ha affermato Corrado Magnani – è maggiore in persone che hanno una maggiore esposizione all’amianto: i casi si manifestano prima, secondo una relazione matematicamente determinata». «È una legge universale» – ha detto. «Se ci sono più esposizioni all’amianto – ha precisato – ci sono più casi di mesotelioma: è matematico». «Più amianto causa più mesotelioma» – ha dichiarato, facendo riferimento a una «abbandonante, coerente e non criticata evidenza scientifica». Critico il consulente della difesa, il professor Canzio Romano, per il quale si tratta di «un’interpretazione di dati metodologici» e di «stime grossolane» e «poco attendibili» di uno «studio fondato sul fango». Incalzato dal professor Magnani, Romano si è poi scusato per l’espressione «fango», affermando che si tratta di uno studio «con i piedi di argilla». Su dosi cumulative di amianto ed effetto acceleratore è intervenuto anche il consulente di parte civile Edoardo Bai, ribadendo che «l’esposizione cumulativa all’amianto aumenta l’insorgenza di mesotelioma». L’udienza è poi proseguita con gli interventi della Procura Generale. «Il tentativo di gettare ‘fango’ sugli studi scientifici che confermano una maggiore insorgenza del mesotelioma con una maggiore esposizione all’amianto – dichiara Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro – è offensivo nei confronti di chi si è ammalato ed è morto a causa dell’amianto dell’Eternit». «La difesa di Schmidheiny tenta ogni azione per far assolvere l’imputato – afferma Quirico – ma siamo fiduciosi in una piena giustizia per una strage che ha devastato un’intera comunità e che ancora oggi continua a mietere tantissime vittime, sia tra i lavoratori e le lavoratrici che tra le persone residenti nell’area dello stabilimento Eternit». Le prossime udienze del processo d’appello Eternit bis sono in programma nella maxi aula 6 del Palagiustizia di Torino, alle ore 9, mercoledì 19 marzo 2025 e giovedì 17 aprile 2025, quando dovrebbe essere emessa la sentenza. Alle ultime due udienze è prevista anche la partecipazione di alcune decine di studenti e studentesse di Casale Monferrato.

In primo grado Stephan Schmidheiny è stato condannato a 12 anni per omicidio colposo.



28 febbraio - TRA ALTERNANZA SCUOLA/LAVORO E STUDENTESSE/LAVORATRICI. O CI SI INFORTUNA GRAVEMENTE O SI MUORE IN ITINERE

 DA

Carlo Soricelli Iadanza

Daniela Gambardella aveva solo 19 anni ed è morta in itinere. Studentessa lavoratrice è stata investita e uccisa fuori dal centro commerciale dove lavorava, aveva ancora indosso la divisa. Le donne muoiono numerosissime in itinere.

Per estrarla da sotto l'auto è stato necessario l'intervento dei vigili del fuoco.

 

RIETI: STUDENTE MINORENNE GRAVEMENTE FERITO DURANTE LA COSIDDETTA “ALTERNANZA SCUOLA – LAVORO”

Uno studente, ancora minorenne, dell’istituto tecnico ‘Rosatelli’ di Rieti è rimasto gravemente ferito durante le ore della cosiddetta “alternanza scuola-lavoro” in un’azienda reatina di lavorazioni meccaniche. Lo studente, mentre stava utilizzando un tornio, ha subito una frattura multipla al braccio. Il giovane è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico.

La notizia è stata diffusa dalla Rete degli Studenti Medi, che denuncia: “Siamo di fronte a ennesimo caso. Basta Pcto (l’ex alternanza scuola – lavoro), basta sfruttamento legalizzato”.


giovedì 27 febbraio 2025

27 febbraio - info solidale: LA REPRESSIONE NON FERMERÀ LE LOTTE PROLETARIE

 

Oggi il Tribunale di Napoli, sezione penale ha condannato a 6 mesi di reclusione uno dei coordinatori provinciali SI Cobas Eddy Sorge per una manifestazione dei disoccupati 7 novembre avvenuta nel lontano 2019 fuori al comune di Napoli, nella quale i vigili urbani avevano aggredito i manifestanti che protestavano nel pressi del portone di via Verdi a causa di uno dei tanti rinvii dei tavoli istituzionali.

Altri 3 compagni disoccupati sono invece stati assolti, a riprova dell'inconsistenza del teorema accusatorio.

È evidente come si stia assistendo a un escalation di attacchi repressivi contro le lotte per il lavoro e il salario: attacchi che si concentrano principalmente contro quei compagni che assumono un ruolo di direzione o di punto di riferimento di queste lotte.

L'obbiettivo dello stato e dei padroni è di creare un clima di terrore attorno alla nostra organizzazione e al movimento dei disoccupati, attraverso "azioni esemplari" che fungano da disincentivo alle lotte e costringano i proletari ad abbassare la testa e ad accettare passivamente le loro politiche di guerra, di precarietà e di supersfruttamento.

Si tratta di un disegno che viene dall'alto ed é legato a doppio filo al clima da stato di polizia voluto dal governo Meloni e sintetizzato dal Ddl sicurezza: l'operato della Questura e della magistratura è funzionale a questo disegno politico.

Il SI Cobas e il movimento disoccupati 7 novembre dimostreranno ancora una volta coi fatti che le istanze di emancipazione dei gli sfruttati sono più forti di qualsiasi teorema repressivo.

Solidali e complici con Eddy

Solo la lotta paga!

SI Cobas Napoli e Caserta


 


27 febbraio - GENDER GAP: IN ITALIA IL DIVARIO TRA UOMO E DONNA RIMANE PREOCCUPANTE IN TUTTI GLI AMBITI.....A partire dal lavoro

 

In Italia le donne continuano a vivere condizioni di reale svantaggio in ambito lavorativo, familiare e sociale. A dirlo, il Rendiconto di genere 2024 presentato, lunedì 24 febbraio, dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV) dell’Inps.

Si tratta di un documento che, giunto alla sua seconda edizione, “intende offrire un quadro articolato e aggiornato sulla condizione delle donne in Italia, attraverso l’analisi dei dati che rappresentano le opportunità e le criticità nei diversi contesti sociali ed economici, ripercorrendo le principali fasi del ciclo di vita delle persone”. In altre parole, un documento che restituisce una fotografia del cosiddetto gender gap nel nostro Paese, e la fotografia che restituisce per l’anno 2024 (basata su dati del 2023) è impietosa.

Guardando al solo ambito lavorativo si scopre, per fare qualche esempio, un divario di quasi 18 punti, tra uomini e donne, nel tasso di occupazione (nel 2023 lavorava il 52,5% delle donne e il 70,4%), ma anche una retribuzione media più bassa di circa il 20% rispetto a quella degli uomini (ma si toccano punte del 32% in meno nelle attività finanziarie) e pensioni pressoché dimezzate: rispetto a quelle maschili sono più basse del 44%.

Il report fa emergere, inoltre, come nonostante le donne abbiamo in media livelli di istruzione più alti, questa “superiorità” nel percorso di studi non porti quasi mai a nulla, tantomeno a “posti fissi” o a posizioni apicali. Sono donne infatti solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri.  In questa prospettiva, il 29,4% delle occupate risulta così “sovraistruita” rispetto al lavoro che fa, una percentuale che supera il 40% nella fascia compresa tra i 25 e i 34 anni. E si potrebbe continuare.

In sintesi, ciò che emerge da tutti questi dati, numeri e tabelle è la profondità di questo divario, nonché il suo carattere strutturale e discriminatorio.
Secondo le analisi dell’Inps, incidono infatti su questi numeri il maggiore utilizzo delle donne del part time, i più bassi livelli di qualifica e il minor ricorso agli straordinari. In altre parole, pesano l’assenza di politiche welfare e di reali servizi pubblici alla famiglia (es. gli asili nido), ovvero ciò che può sollevare le donne dal lavoro di cura. Un lavoro che lo stesso Rendiconto di genere 2024 conferma essere ancora quasi totalmente a carico loro: nel 2023 le giornate di congedo parentale utilizzate dalle donne sono state 14,4 milioni, contro gli appena 2,1 milioni usate dagli uomini.



mercoledì 26 febbraio 2025

26 febbraio - STRAGE FERROVIARIA DI PIOLTELLO. TUTTI ASSOLTI I VERTICI DI RFI, CONDANNATO SOLO IL TECNICO: “UN CAPRO ESPIATORIO”. Impunità ai tempi del ministro dei trasporti Salvini

 

Una sola, unica, condanna a 5 anni e 3 mesi, nei confronti di Marco Albanesi, ex responsabile dell’unità di Brescia di Rfi, e otto assoluzioni, tra cui quella dell’ex ad di Rfi Maurizio Gentile e della stessa società.

Si è chiuso così in primo grado il processo ad ex dirigenti, dipendenti e tecnici di Rete ferroviaria italiana rispetto al strage ferroviaria di Pioltello del 25 gennaio 2018, in cui persero la vita tre donne – Pierangela Tadini, Giuseppina Pirri e Ida Milanesi, tutte donne lavoratrici pendolari – e oltre 200 persone rimasero ferite o subirono traumi psicologici.

Tra gli imputati assolti anche Vincenzo Macello, nominato a commissario dell’Alta Velocità della tratta Brescia-Verona, dirigente RFI.

Pioltello, una sola condanna per il disastro ferroviario. Otto assoluzioni, anche l’ex ad di RFI Gentile: “Non sapevano del giunto ammalorato”

Il 25 gennaio 2018, in seguito al deragliamento del treno morirono tre donne e oltre 200 persone rimasero ferite o subirono traumi psicologici

di F. Q. | 25 Febbraio 2025

Una sola condanna a 5 anni e 3 mesi, nei confronti di Marco Albanesi, ex responsabile dell’unità di Brescia di Rfi, e otto assoluzioni, tra cui quella dell’ex ad di Rfi Maurizio Gentile e della stessa società. Si è chiuso così in primo grado il processo ad ex dirigenti, dipendenti e tecnici di Rete ferroviaria italiana per il disastro ferroviario di Pioltello, nel Milanese, nel quale il 25 gennaio 2018, in seguito al deragliamento del treno regionale Cremona-Milano Porta Garibaldi, morirono tre donne e oltre 200 persone rimasero ferite o subirono traumi psicologici. Quel mattino perserono la vita Ida Maddalena Milanesi, Pierangela Tadini e Alessandra Giuseppina Pirri. Per quanto riguarda gli imputati assolti le accuse di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo sono cadute “per non aver commesso il fatto”. Alcune ipotesi sulle lesioni sono cadute per difetto di querela.

martedì 25 febbraio 2025

25 febbraio - info solidale: VOLANTINAGGIO DEL COORDINAMENTO 12 OTTOBRE

La mattina di lunedì 24/02, il volantino diffuso (in 650 copie) da una delegazione del Coordinamento 12 ottobre "Per la sicurezza e la salute - contro la repressione" alla stazione ferroviaria di Pisa S.Rossore, dove scendono prevalentemente studenti universitari. E' stato esposto lo striscione con le foto delle 32 Vittime della strage ferroviaria del 29 giugno 2009.




 

25 febbraio - info solidale Prato: LOTTE OPERAIE TRA "ATTENTATI" E MULTE

 Corteo a Prato e lotte nel distretto tessile

Dopo le esplosioni e i pacchi incendiari nei magazzini della logistica tessile di sabato scorso, Prato è scesa in piazza per ribadire che nessun lavoratore deve più rischiare la propria vita per guerre e faide che non gli appartengono.

Dalle parole del sindacato Suddcobas: “Per troppi anni la violenza mafiosa si è potuta consumare nell’invisibilità. Ed era soprattutto l’invisibilità di chi si trovava a subirla.

La novità oggi non è la violenza mafiosa, come non lo era sei anni fa il supersfruttamento nel distretto. La novità è che i senza voce oggi hanno voce. Perché insieme abbiamo imparato a fare coro. E lo abbiamo imparato nello stesso momento in cui abbiamo imparato a stringere i nostri corpi davanti ai cancelli delle fabbriche e dei magazzini di questo distretto.

La lotta per il lavoro degno e sicuro è lotta antimafia. La lotta antimafia è lotta per il lavoro degno e sicuro, oppure non è.”

 MAGLIFICIO CXL DI PRATO – MULTATO IL PRESIDIO OPERAIO

Caro Operai Contro, sabato 22 febbraio hanno manifestato per le strade del distretto, dimostrando di non farsi intimidire dalle multe del Comune, né dalle provocazioni che, seppur non direttamente su di loro, aumentano la pressione sulla loro lotta. Trattandosi di 3 pacchi incendiari fatti esplodere in 3 aziende vicine: Acca di Seano, Elt Express di Campi Bisenzio e Logistica Shun Da di Prato.
In sciopero per la loro vertenza, al presidio operaio del maglificio CXL di Prato, è arrivata la multa dal Comune amministrato dal centrosinistra. Un provvedimento che sembra inserirsi nel decreto sicurezza che il governo Meloni vuole approvare in questi giorni.
La multa per il presidio – dice la sindaca del Pd Ilaria Bugetti – è conseguente alla richiesta della Questura, i picchetti devono essere regolarmente autorizzati. Tradotto: nel dibattito parlamentare il Pd dice di opporsi al decreto sicurezza, ma una sua sindaca con la bella scusa di applicazione burocratica dei permessi, colpisce un presidio operaio.

sabato 22 febbraio 2025

22 febbraio - LA STRAGE CONTINUA! di C. Soricelli

sabato 22 febbraio 2025

Morire di lavoro a 21 anni 

Si chiama Andrea Canzonieri il povero giovane morto ieri a soli 21 anni a Chioggia per essere stato colpito da un pannello di ferro, il giorno prima ero al Tribunale di Treviso per dare supporto alla famiglia di Mattia Battistetti morto a 23 anni sul lavoro dove era in corso la decima udienza. Il Veneto sempre ai vertici di questa triste classifica 

 

venerdì 21 febbraio 2025

Strage continua 

Raccontiamo le morti sul lavoro che più ci hanno colpito in questi giorni: Giorgio Bedini (nella foto) è morto a 82 anni travolto da una gru nel suo laboratorio di marmi a Carrara, un edile albanese di 66 anni è morto cadendo da un capannone in provincia di La Spezia:  era partita IVA o dipendente? Un muratore è morto per un incendio scoppiato nella baracca in cui viveva.


 

venerdì 21 febbraio 2025

21 febbraio - TURCHIA, “TEMEL CONTA”: 70 GIORNI DI SCIOPERO: LE OPERAIE IN PRIMA FILA

 

da operai contro

 

Le operaie turche della Temel Conta producono guarnizioni per l’industrie automobilistiche Ford, Tesla, BMC e Rokestan. Sono in sciopero da 70 lunghi giorni. Rivendicano la riduzione dei carichi di lavoro: dove sarebbero necessarie 80 operaie, a parità di produzione, oggi lavorano in 20. Rivendicano il diritto ad avere una propria organizzazione sindacale indipendente da quella di Stato. Non smetteranno la lotta se non ottengono la sostituzione del salario minimo con un salario più alto e il ripristino dell’impianto di aspirazione. Di seguito le dichiarazioni della delegata operaia Sinem Kaya.

Ci siamo lasciate alle spalle 70 giorni di sciopero, iniziato il 10 dicembre, anche se la nostra lotta in effetti è iniziata un anno fa. Produciamo ricambi originali per l’industria automobilistica come Ford, Tesla, BMC, Roketsan. Se si entra in fabbrica ci si rende conto che possono lavorare 80 persone. Il padrone impiega invece 20 operai. Fa fare a 20 persone il lavoro di 80 persone. Ci sono poche persone, ma tanto lavoro. Siamo tutti veterani con 20-35 anni di esperienza. Nonostante ciò, i lavoratori con 35 anni, 20 anni e 3 mesi di esperienza lavorano per il salario minimo. Siamo tutti sposati e abbiamo figli. In queste condizioni non possiamo sopravvivere con il salario minimo. Quando abbiamo chiesto un aumento, ci hanno detto: “Se non vi va bene, la porta è lì”. Lavoravamo costantemente come carcerati in un luogo privo di aspiratori. Da quando abbiamo iniziato lo sciopero, siamo rimaste qui al freddo e sotto la pioggia, e non siamo state cosi male come quando eravamo dentro. L’impianto di aspirazione fu chiuso a causa di coloro che si lamentavano del fatto che causava inquinamento atmosferico perché i gas chimici venivano rilasciati all’esterno senza filtri. Poiché i filtri era costosi, non hanno più riacceso gli aspiratori, adducendo la scusa che stavano trasferendo lo stabilimento. Il trasferimento della fabbrica veniva continuamente rinviato. Se la produzione continua finché non ci trasferiamo, avrebbero dovuto pensare alla nostra salute, ma nessuno ha pensato alla nostra salute né ci ha compensato per il nostro lavoro. Ci siamo uniti al sindacato contro le pessime condizioni di lavoro e contro il salario minimo. Per un anno, il padrone non ha voluto riconoscere il sindacato, lo abbiamo denunciato ma ha fatto ricorso e il procedimento giudiziario ha allungato i tempi. Nonostante tutti i cavilli abbiamo vinto la causa, ma il padrone non si è seduto al tavolo delle trattative. Non ha voluto riconoscere il nostro sindacato! Noi,17 operaie, per la maggior parte donne, abbiamo iniziato la nostra lotta di resistenza con un presidio davanti alla fabbrica.

“Adesso siamo una grande famiglia”
Ad ogni festa e a Capodanno i capi ci riuniscono e dicono: “Siamo una famiglia. Grazie a voi siamo diventati più forti, accediamo a grandi gare di appalto”. Ci hanno sempre detto: “Siamo una grande famiglia”. Dal giorno in cui abbiamo montato la nostra tenda in sciopero davanti all’entrata, ci siamo resi conto che non eravamo mai stati una famiglia di Temel Conta, ma che eravamo noi operaie una famiglia. Anche Petrol-İş Union ci ha accolto come parte della sua famiglia. Adesso siamo una famiglia numerosa.
Una comunità!

giovedì 20 febbraio 2025

20 febbraio - NUOVO ATTACCO AL DIRITTO DI SCIOPERO DEI FERROVIERI. info solidale

 

Gravissimo atto della Commissione che cambia le regole in corso d’opera: a pagare saranno i “veri” pendolari!

Con un atto spregiudicato e tutto politico la Commissione di Garanzia ha deciso che anche lo sciopero del 23 febbraio – convocato secondo le norme previste dal paragrafo 4.2.4 della legge 146/90 – dovrà sottostare all’osservanza delle illegittime fasce di garanzia nei giorni festivi per il trasporto regionale, deliberate con regolamentazione provvisoria.

Siamo davanti a un fatto di enorme gravità: la Commissione, sostenendo di fatto l’azienda, non solo viene meno al suo ruolo di “arbitro”, ma attacca ferocemente il diritto di sciopero.

Abbiamo sostenuto otto scioperi durante i quali la Commissione di Garanzia ha provato in ogni modo a fermarci reinterpretando le regole secondo necessità. Non è riuscita però nemmeno a rallentarci!

Su richiesta dell’azienda, quindi è entrata a gamba tesa; ha cambiato le regole a partita in corso inventandosene direttamente una nuova.

Lo diciamo chiaramente: noi a questo gioco sporco non ci stiamo!

Non accetteremo che si disponga unilateralmente del diritto di sciopero al fine di neutralizzarne l’efficacia o renderne impossibile l’utilizzo, anziché di dare risposte alle richieste che avanziamo da tempo. Se le regole del gioco cambiano, cambieremo gioco!

In queste ore USB, in accordo con l’Assemblea Nazionale PdM/PdB ha revocato lo sciopero del 22-23 febbraio, per indirlo in giorno feriale, nella prima data utile. Proprio perché queste delibere della Commissione verranno impugnate, sarebbe dannoso per la nostra lotta mantenere uno sciopero che assecondi regole illegittime.

Nel corso di questo anno e mezzo di lotta abbiamo cercato, per senso di responsabilità, di danneggiare il meno possibile lavoratori e studenti con scioperi indetti la domenica.

Tuttavia, vista la gravità di quanto sta accadendo, saremo costretti a proclamare i nostri futuri scioperi in giorni feriali, seguendo le poche regole rimaste invariate.

Ogni disagio sarà imputabile unicamente alla Commissione di Garanzia e all’azienda.

Continueremo, a testa alta, la nostra battaglia per un rinnovo contrattuale che metta al centro SALUTE e SICUREZZA nostra e di coloro che si muovono con noi.

19/02/2025

Assemblea Nazionale PdM/Pd



martedì 18 febbraio 2025

18 febbraio - Proclamazione dello sciopero delle donne dell'8 marzo e piattaforma




 

18 febbraio - MOLESTIE E RICATTI PER LE LAVORATRICI, IL CASO RIDER DI GLOVO

 Le due rider insultate e molestate nel gruppo di Glovo: 

«Non capisco perché ancora non me l’hai data»

 18 Febbraio 2025 -


Erika, madre di due figli, era riuscita a entrare. Ma il prezzo era ricevere messaggi e battute a sfondo sessuale

Due rider donne di Torino sono pronte a fare causa alla piattaforma di consegne Glovo. A causa delle molestie verbali a cui sono sottoposte durante il lavoro. A causa di un gruppo interno chiamato Veteran. Chi era dentro godeva di trattamenti di favore. Erika, madre di due figli, era riuscita a entrare. Ma il prezzo era ricevere messaggi e battute a sfondo sessuale. «Guardo il calendario ma non capisco come tu non me l’abbia ancora data», è uno di questi secondo quanto racconta Il Fatto Quotidiano.

Le due rider

«Non volevo rischiare di perdere quei vantaggi così importanti per permettermi di avere cura dei miei due figli e di lavorare», racconta lei. «Lo sai che scherzo», le diceva il responsabile che l’aveva inserita da subito nel gruppo di privilegiati. «Non posso negare che ci sia un fondo di verità, ma sono abbastanza intelligente da scherzarci su», sosteneva. Amelia è l’altra lavoratrice pronta a rivolgersi ai giudici: «Guido la bici meccanica. Lo faccio da decenni, ho iniziato a Londra dove questo lavoro era bellissimo. Speravo di trovare lo stesso in Italia e invece mi sono ritrovata schiava di un algoritmo e di un sistema di punteggi che fa impazzire e che ti rende schiavo quanto la ludopatia, nella speranza di vedere apparire la notifica che ti assegna una consegna per pochi euro».

Il gruppo Veteran

Anche lei è entrata nel gruppo Veteran: «Io lavoravo già per Foodora e stavo per fare causa all’azienda. Poi Foodora è stata acquisita da Glovo, con cui avevo iniziato a lavorare e ho lasciato stare la causa». Nel gruppo le chiedevano informazioni sulla causa e sulla sua avvocata Giulia Druetta: «È come se mi avessero chiesto di fare praticamente l’infiltrata». Ora ha lasciato il lavoro a causa di un’aritmia cardiaca: «Penso ai miei colleghi, mi deridevano perché avevo una bici meccanica invece che i loro scooter o le loro bici con la pedalata assistita: dovevo star loro dietro, avevano un vantaggio competitivo che io non avevo e dovevo pedalare sempre più forte».

Il lavoro

Erika racconta che ha vissuto situazioni pericolose: «Da uomini che mi chiedevano di entrare in casa loro anche insistentemente a consegne in situazioni difficili, al buio e in luoghi poco sicuri». Ma dopo il primo articolo che ha parlato dalla vicenda le due donne hanno ricevuto dai colleghi del gruppo improperi e richieste di spiegazioni. Erika, che è “una madre”, avrebbe “dovuto capire”. Evitando di parlare delle avances. Proprio lei, che non sarebbe come «quella troia» di Amelia.


18 febbraio - ACNA di Cengio SENZA PACE

 

Una proposta stramba che disorienta tutti, i valligiani per primi, che ne hanno visto di tutti i colori. Per questo ci sembra importante supportare questa iniziativa (1) Ricordiamo che la Valle Bormida è stretta tra Piemonte e Liguria e che ha impegnato per anni generazioni di ambientalisti e di cittadini, ben consci che lo scambio “ambiente inquinato per lavoro comunque” non poteva più essere tollerato.

Come è noto gli ultimi 140 anni della sua storia sono stati caratterizzati dall’inquinamento emesso nel fiume Bormida e nell’aria da parte dell’ACNA, Azienda coloranti nazionali e affini, il cui stabilimento sorge a Cengio, in provincia di Savona.

Nonostante la “fabbrica dei veleni” -come la chiamano i valligiani- abbia cessato l’attività di produzione chimica nel 1999, e sia stata inserita nella lista dei Siti di interesse nazionale (SIN) da bonificare, una bonifica vera e propria non è mai stata fatta.

Eppure, sono state avanzate diverse proposte progettuali per riutilizzare l’area -ora di proprietà di ENI-: l’ultima in ordine cronologico è quella di realizzare il nuovo carcere di Savona. Ma per gli abitanti della valle si tratta di pretesti per non affrontare alla radice il problema dell’inquinamento.

Una proposta stramba che disorienta tutti, i valligiani per primi, che ne hanno visto di tutti i colori. Per questo ci sembra importante supportare questa iniziativa (1) Ricordiamo che la Valle Bormida è stretta tra Piemonte e Liguria e che ha impegnato per anni generazioni di ambientalisti e di cittadini, ben consci che lo scambio “ambiente inquinato per lavoro comunque” non poteva più essere tollerato.

Come è noto gli ultimi 140 anni della sua storia sono stati caratterizzati dall’inquinamento emesso nel fiume Bormida e nell’aria da parte dell’ACNA, Azienda coloranti nazionali e affini, il cui stabilimento sorge a Cengio, in provincia di Savona.

Nonostante la “fabbrica dei veleni” -come la chiamano i valligiani- abbia cessato l’attività di produzione chimica nel 1999, e sia stata inserita nella lista dei Siti di interesse nazionale (SIN) da bonificare, una bonifica vera e propria non è mai stata fatta.

Eppure, sono state avanzate diverse proposte progettuali per riutilizzare l’area -ora di proprietà di ENI-: l’ultima in ordine cronologico è quella di realizzare il nuovo carcere di Savona. Ma per gli abitanti della valle si tratta di pretesti per non affrontare alla radice il problema dell’inquinamento.

La storia dell’ACNA ha inizio nel 1882, quando in una piccola valle a vocazione agricola, nasce un “dinamitificio”. A pochi anni dal suo insediamento viene rilevato dalla Società italiana prodotti esplodenti, i cui esplosivi erano commissionati per la guerra coloniale in Libia di inizio Novecento. Il polo industriale diventa così un’area strategica. Nel 1925 l’Italgas lo rileva per convertirlo alla produzione di coloranti ma nel 1931 lo cede alla Montecatini, che riprende la produzione di esplosivi e di gas tossici, impiegati per lo sterminio degli eritrei nella guerra d’Abissinia.

18 febbraio - info: Milano, Atm condannata a risarcire 16 tranvieri per 309 mila euro: «Troppi straordinari per i lavoratori»

di Chiara Evangelista

La società di trasporti dovrà pagare i lavoratori che dal 2008 al 2022 hanno superato la soglia delle 250 ore consentite, fino a 37 mila euro ciascuno. I dipendenti: «La sentenza comincia a fare giustizia»

Ore di straordinario oltre la soglia consentita e senza un riconoscimento adeguato. Il giudice del lavoro Eleonora Palmisani ha condannato Atm al risarcimento del danno non patrimoniale da usura psico-fisica nei confronti di 16 tranvieri per 309 mila euro complessivi. I dipendenti, dal 2008 al 2022, avrebbero superato la soglia delle 250 ore di straordinario previste durante l’anno, «con pesanti ricadute sulla qualità della vita», scrive in una nota il sindacato Autoferrotranvieri uniti, aggiungendo che «in Atm le ore di straordinario vengono retribuite con la maggioranza del 10 per cento a fronte del contratto collettivo nazionale del lavoro che stabilisce una maggioranza del 15 per cento». La giudice ha condannato la società di trasporti al pagamento di somme che oscillano dai 1.700 ai 37 mila euro, a seconda della quantità di ore lavorative sforate e calcolate in base agli anni. Per le motivazioni della sentenza bisognerà attendere 60 giorni. 
La sentenza del giudice del lavoro «comincia a fare giustizia e chiarezza in Atm», continua Autoferrotranvieri uniti, facendo riferimento alle battaglie portate avanti dai dipendenti. Oltre all'aumento di stipendi, i lavoratori chiedono maggiori tutele alla società di trasporto, in quanto il personale è vittima di aggressioni frequenti. «I continui pestaggi a danno dei tranvieri sono solo il risultato finale dell'abbandono in cui versano i lavoratori perpetrato da Atm, sindacati e istituzioni tutte», ha dichiarato giorni fa il sindacato Al Cobas che lo scorso 14 febbraio ha indetto uno sciopero di 24 ore. L'attuale condizione in cui si trovano i dipendenti di Atm, tra paghe insufficienti e mancanza di sicurezza, scoraggia gli aspiranti autisti. Atm, infatti, è in carenza di personale per questo ha annunciato mesi fa l'arrivo di 400 autisti nel 2025 «ma le fantomatiche assunzioni a oggi non si vedono», ha commentato Al Cobas. 

lunedì 17 febbraio 2025

17 febbraio - L'INDIFFERENZA UCCIDE E COME DICEVA GRAMSCI "ODIO GLI INDIFFERENTI", PER QUESTO DOBBIAMO IMPUGNARE QUESTA LOTTA CONTRO GLI ASSASSINI SUI POSTI DI LAVORO

 

la lunga carneficina in nome del profitto

Tragico incidente sul lavoro a Ono San Pietro: morto un uomo di 44 anni

Nella ditta di cosmesi Comin Parfum. La vittima è Michele Bernardi di Berzo Demo. Probabile un malfunzionamento del sistema automatizzato

17 febbraio 2025

Tragico incidente sul lavoro questa mattina, 17 febbraio poco prima delle 7, a Ono San Pietro in alta ValcamonicaMichele Bernardi 44enne, di Berzo Demo, ha perso la vita mentre lavorava in un'azienda di via Ronchi. Secondo le prime ricostruzioni il 44enne, dipendente della ditta Comin Parfum (produttrice di cosmesi per auto, persona e casa), si trovava nel magazzino automatizzato e, probabilmente ed è rimasto rimasto schiacciato tra due macchinari automatici per la movimentazione di bancali. L'incidente sarebbe avvenuto, probabilmente, per un malfunzionamento del sistema che non ha attivato il blocco.

 Raffaele Sicari calabrese di Vibo Valentia di 26 anni muore lavorando in provincia di Siracusa dopo 3 giorni di agonia. Muore a 70 anni su un tetto di un'abitazione dove c'era un ponteggio. Per malore o per infortunio' nulla cambia per l'Osservatorio, a quell'età non si può ancora lavorare, svolgendo lavori pericolosi o faticosi. 


 Manuel Vargiu è uno dei 6 morti di ieri; è stato colpito da un bullone "sparato" da un macchinario agricolo


 



 

giovedì 13 febbraio 2025

14 febbraio - MORTI E CODICI ROSSI SUL LAVORO

Bernezzo, incidente sul lavoro: muore 56enne, scivolato sull’asfalto

Purtroppo per l’uomo non c’è stato nulla da fare

BERNEZZO – Nuova tragedia sul lavoro in Piemonte, questa volta in provincia di Cuneo.

Secondo quanto si apprende, un uomo di 56 anni ha perso la vita questa mattina a Bernezzo (Cuneo), vittima di un incidente sul lavoro nello stabilimento Ferviva Rottami in località Torrette, stabilimento inaugurato pochi mesi fa.

Pare che il 56enne, residente a Moretta, si trovasse all’esterno di un camion per la raccolta del materiale ferroso quando, forse a causa di un malore, sarebbe scivolato cadendo sull’asfalto. Malgrado si trovasse a bassa altezza ha riportato ferite gravissime e per lui non c’è stato nulla da fare. I sanitari del 118 giunti sul posto hanno potuto solo constatarne la morte.

Sul posto anche  vigili del fuoco, carabinieri e tecnici dello Spresal dell’Asl Cn1.

Moretta, incidente sul lavoro al pastificio Rana: operaio di 55 anni in codice rosso

Il tecnico sarebbe stato schiacciato da un macchinario

CUNEO – È stato trasportato all’ospedale Santa Croce di Cuneo, in codice rosso, l’operaio di 55 anni rimasto coinvolto in un incidente sul lavoro al pastificio Giovanni Rana di Moretta, in provincia di Cuneo.

Secondo quanto si apprende, il tecnico sarebbe stato schiacciato da un macchinario. Le cause sono in fase di accertamento; l’incidente è avvenuto questa mattina.

Sul posto, oltre ai soccorritori del 118, sono intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri per i rilievi del caso e gli ispettori dello Spresal.

QUOTIDIANO PIEMONTESE (NOVARA)

Strage senza fine sul lavoro in Piemonte, un morto anche a Novara

Due morti sul lavoro e due feriti gravi in un solo giorno

NOVARA – Strage senza fine sul lavoro in Piemonte. Dopo l’incidente mortale di Bernezzo e quello estremamente grave di Moretta, dobbiamo contare un altro lavoratore è morto, travolto dalla ruspa che stava manovrando, sulle alture di Massino Visconti, in provincia di Novara.

Si tratta di Giacomo Maimonte, 55 anni, residente ad Arona. L’uomo stava lavorando su un terreno con un piccolo escavatore quando il mezzo si è rovesciato e lo ha schiacciato contro un muro di contenimento.

Incidente grave anche per una donna in una fabbrica di Sandigliano, in provincia di Biella. E’ caduta da tre metri mentre stava controllando un macchinario.

13 febbraio - INFO: MICHELIN PRODUTTIVITÀ E LICENZIAMENTI

Michelin, giù la produzione: rischio licenziamenti a Spinetta Marengo

In pochi anni dimezzata la produzione

SPINETTA MARENGO – Sei anni fa la produzione del colosso francese degli pneumatici era di 8 milioni di unità, nel 2024 si è scesi a 5 milioni.

Le previsioni per l’anno che viene non sembrano più rosee: solo quattro milioni di unità.

Per questo, Michelin ha annunciato un piano triennale di riorganizzazione. Per ora, non si parla di licenziamenti ma di un “percorso di recupero della produttività”.

Michelin ha però annunciato quali saranno gli stabilimenti interessati: tra i tanti, figura proprio quello di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria.

Qui lavorano 900 addetti: circolano voci di prepensionamenti, ma ancora nulla di certo. Già nel 2022, a causa della carenza di materie prime, lo stabilimento fu interessato da un lungo periodo di cassa integrazione.

martedì 11 febbraio 2025

12 febbraio - PALERMO: RIPRENDE LA LOTTA DEGLI ASSISTENTI IGIENICO/ASSISTENZIALI

 

ASSEMBLEA OGGI 12 FEBBRAIO PRESSO SEDE SLAI COBAS SC DEI PRECARI COOP SOCIALI ORE 15 30


I SERVIZI DI ASSISTENZA NELLE SCUOLE PER GLI STUDENTI DISABILI RESTANO SOGGETTI AD INSTABILITA' E PRECARIETÀ MENTRE IL GOVERNO MELONI CON IL COROLLARIO REGIONALE CONTINUANO A TAGLIARE SUL SOCIALE E AUMENTANO I SOLDI PER SPESE MILITARI E GUERRA.


NUOVA AZIONE REPRESSIVA CONTRO I PRECARI ASSISTENTI segue comunicato


RIPRENDIAMO LE AZIONI DI LOTTA!


SLAI COBAS SC PALERMO


lunedì 10 febbraio 2025

11 febbraio - PROCESSO "AMBIENTE SVENDUTO", aggiornamenti da Taranto: Il Processo "Ambiente svenduto" si terrebbe a Potenza - Nelle settimane precedenti assemblea delle parti civili Slai Cobas

L'assemblea che organizzeremo, appena sappiamo date più certe, sarà molto importante e richiederà la presenza di tutte le parti civili interessate a continuare ad esserlo anche in questo nuovo processo che ripartirà da zero, dall'udienza preliminare.

Dovremo ripresentare nuovamente tutte le istanze di parte civili - per cui i nostri avvocati di Taranto e di Torino stanno già predisponendo gli atti.

Ma, vogliamo essere chiari, ripresenteremo le parti civili che partecipano all'assemblea o che si metteranno in contatto con noi (WA 3519575628). 


 

11 febbraio - FORMAZIONE OPERAIA: A TARANTO I LAVORATORI SI "ARMANO DI MARX"

 


10 febbraio - Latina, amputata la gamba a un bracciante. “Esposto a pesticidi”. Indaga la Procura. Lo sfruttamento schiavistico fascio/mafioso continua sotto il governo Meloni

 

L'uomo, un 46enne indiano, si è sentito male a Tor San Lorenzo (Roma) ed è da settimane in terapia intensiva. A Torino un altro caso di un lavoratore straniero abbandonato davanti all'ospedale

di F. Q. | 10 Febbraio 2025

È ricoverato nel reparto di terapia intensiva coronarica dell’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina da alcune settimane. I medici hanno dovuto amputargli una gamba. Ha 46 anni, è indiano e lavora come bracciante. Secondo alcune ricostruzioni circolate ieri, l’uomo sarebbe stato esposto a un contatto prolungato con prodotti chimici, forse senza che fossero adottate misure di sicurezza adeguate, e il suo sistema immunitario avrebbe reagito all’esposizione. Ora sul caso indaga la polizia di Stato su disposizione della Procura del capoluogo.

Caporalato. Chi sono i nuovi schiavi: altri casi da Latina a Torino

Marco Birolini lunedì 10 febbraio 2025

Nuovo caso nell'Agro pontino dopo la morte di Satnam Singh: bracciante senza protezioni esposto ai pesticidi perde le gambe. Piemonte, operaio edile peruviano ferito abbandonato davanti all'ospedale


C’è una nuova vittima dello sfruttamento nelle campagne di Latina. Un bracciante agricolo indiano di 46 anni ha perso entrambe le gambe dopo un'intossicazione dovuta all'esposizione prolungata a pesticidi, forse durata addirittura tre giorni. Resta ricoverato da giorni in condizioni molto critiche all'ospedale "Goretti". La procura ha aperto un'inchiesta.

Probabilmente per il lavoratore non sono state adottate le misure di sicurezza prescritte dalla legge. Il quarantaseienne è arrivato nel nosocomio pontino per una grave cardiopatia, ma durante gli accertamenti è emerso che gli arti inferiori, un braccio, il naso e la milza erano interessati da una vasculite autoimmune, provocata probabilmente dalla reazione del sistema immunitario all'esposizione a pesticidi o diserbanti. Sulla vicenda indaga adesso la polizia, che sta cercando di risalire all'azienda agricola per cui ha lavorato lo straniero, che non parla italiano. Informati anche i servizi sociali per rintracciare la famiglia di origine. "È una cosa incredibile: una brutta, bruttissima storia - commenta Gurmukh Singh, presidente della comunità indiana del Lazio -. Non lo conosco personalmente, ma dico sempre ai ragazzi che devono stare attenti. Se perdi il lavoro lo puoi ritrovare dopo uno o sei mesi, ma la vita è una sola".

10 febbraio - Dispersione di sostanze tossiche in un’azienda in Brianza: 4 operai in gravi condizioni. La Lombardia si conferma come "produzione tossica" per gli operai

 

Questa mattina si è verificato un rilascio di sostanze tossiche all’interno di un’azienda a Macherio, in provincia di Monza e Brianza. Nello stabilimento erano presenti 4 operai che sono stati trasportati d’urgenza in ospedale.

A cura di Giulia Ghirardi

Questa mattina, lunedì 10 febbraio, si è verificato un rilascio di vapori di sostanze tossiche all'interno di un'attività produttiva a Macherio, in provincia di Monza e Brianza. Nello stabilimento, al momento della dispersione, erano presenti 4 operai che sono stati trasportati d'urgenza in ospedale.

Secondo quanto riportato dall'Agenzia Regionale Emergenza Urgenza (Areu), il rilascio di vapori tossici si sarebbe verificato intorno alle ore 8:00 di questa mattina. In particolare, l'Agenzia segnala che i soccorsi sarebbero giunti nei pressi dello stabilimento alle ore 8:22 a bordo di due ambulanze e di un'automedica. Insieme a loro, sarebbero stati allertati anche i carabinieri di Monza del Gruppo Compagnie, il comando dei vigili del fuoco di Monza e Brianza e sul posto sarebbe stata inviata anche un'autopompa dal distaccamento di Desio e il carro NBCR ( Nucleare Biologico Chimico Radiologico).

Secondo le prime ricostruzioni, le sostanze tossiche sarebbero fuoriuscite da un impianto per poi disperdersi all’interno dello stabilimento lavorativo dove erano presenti anche 4 operai che, a causa dell'inalamento dei vapori, sono stati trasportati in ambulanza dagli operatori del 118 all'ospedale più vicino di Vimercate in codice giallo per essere sottoposti ad accertamenti e ricevere cure mediche.

Al momento il personale dei vigili del fuoco intervenuto in loco sta svolgendo i monitoraggi necessari all'interno dell'azienda per accertare il motivo della dispersione e far luce sulla dinamica dell'incidente.



venerdì 7 febbraio 2025

7 febbraio - Muore in un incidente al porto di Genova

 

Una tragedia nello stesso luogo dove nel 2013 perse la vita il secondo capo della guardia costiera Gianni Iacoviello, vittima...

Una tragedia nello stesso luogo dove nel 2013 perse la vita il secondo capo della guardia costiera Gianni Iacoviello, vittima carrarese del crollo della torre piloti al porto di Genova. La tragedia è avvenuta ieri mattina alle 11,20 nel Bacino 2 di Ente Bacini, zona dove avvengono le manutenzioni delle imbarcazioni. A perdere la vita è un dipendente della ditta Mecline, azienda carrarese specializzata in carpenteria che operava in subappalto all’Amico & Co, Lorenzo Bertanelli, originario di Sarzana, ma residente a Massa da anni. 

 

Ancora un operaio morto al porto di Genova - sciopero e corteo immediato 

 vedi video del corteo: https://tg.la7.it/cronaca/genova-sciopero-dei-portuali-corteo-protesta-basta-morti-lavoro-06-02-2025-231499

Operaio morto schiacciato, quattro ore di sciopero immediato a molo Giano

I sindacati hanno infatti subito indetto la manifestazione dopo la tragedia avvenuta questa mattina nel bacino 2 dove un operaio è morto schiacciato

Quattro ore di sciopero subito dopo il fine turno per i metalmeccanici delle riparazioni navali a molo Giano. I sindacati hanno infatti subito indetto la manifestazione dopo la tragedia avvenuta questa mattina nel bacino 2 delle riparazioni navali , dove un operaio è morto schiacciato da un pezzo di una barca caduta da un ponteggio. L’operaio metalmeccanico era dipendente di una ditta d’appalto.

Sciopero immediato di quattro ore a Molo Giano

"In attesa di comprendere la dinamica di cosa sia accaduto, Fim Fiom Uilm inviano le proprie condoglianze alla famiglia e ai colleghi del lavoratore deceduto. La reazione immediata dei lavoratori metalmeccanici delle Riparazioni Navali del Porto di Genova è quella dello sciopero sino a fine giornata".


sabato 1 febbraio 2025

1 febbraio - POLIZIA E VIGILANTES TEMI/GLS ATTACCANO PRIMA I LAVORATORI E POI LA COORDINATRICE SI COBAS.... MASSIMA SOLIDARIETÀ DELLO Slai Cobas sc

 

SI Cobas Napoli

COORDINATRICE SI COBAS AGGREDITA DAI VIGILANTES DI TEMI E COSTRETTA ALLE CURE OSPEDALIERE!

Stasera, durante il tentativo di ingresso dei licenziati ai cancelli della GLS di Gianturco, la coordinatrice provinciale Mimì Ercolano è stata strattonata e spinta a terra dalla vigilanza del condominio in cui è ubicato il magazzino TEMI.

Poco dopo essere giunta a Mariglianella assieme ai licenziati, Mimì ha avvertito un malore a seguito delle contusioni subite, ed è stata soccorsa dal 118.

A due giorni dal fermo dell'altro coordinatore provinciale, Peppe D'Alesio, durante lo sgombero del picchetto in via Ferrante Imparato, continua l'azione di aggressione e intimidazione nei confronti del SI Cobas.

Ma a Mariglianella il magazzino è ancora fermo, i cancelli sono stati chiusi e gli autisti hanno iniziato a tornare a casa...

Nessun passo indietro!!!

1 febbraio - COSA SERVE: Contratto metalmeccanico, i padroni non devono intaccare i loro profitti - gli operai devono continuare a perdere - Ma servono scioperi veri che facciano male...

 

Le aziende metalmeccaniche per il rinnovo del contratto nazionale propongono un misero aumento di 173 euro in tre anni, soldi, tra l’altro, neanche certi, tant’è che aggiungono, "ma solo nel caso in cui si realizzi l’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato) preventivato dall’ISTAT nel giugno 2024. Qualora l’IPCA non fosse in linea con le stime, gli aumenti salariali per gli anni 2025, 2026 e 2027 potrebbero essere più bassi".

Alla obiezione di alcuni giornalisti che questo aumento non recupererebbe neanche un quinto dell’inflazione, i padroni rispondono: sì è vero, ma se dovessero dare aumenti a fronte dell’inflazione, andrebbero in crisi.

Quindi i padroni non devono perdere niente, pur continuando a fare, da dati da loro stessi comunicati, profitti, mentre gli operai devono continuare a perdere; i padroni, comunque, continuano a scaricare le loro crisi temporanee (vere o false che siano) sullo Stato con casse integrazioni permanenti e sempre più estese mentre aumentano la produttività (= sfruttamento) per chi resta a lavorare, i padroni continuano a delocalizzare per tagliare il costo del lavoro, con migliaia di licenziamenti, mentre gli operai devono accettare di avere al massimo elemosine, lorde e spalmate in tre anni. E il governo Meloni/Urso, al servizio dei padroni, accetta tutto questo e gli offre anche incentivi. 

I sindacati metalmeccanici chiedono 280 euro di aumento in tre anni - anche questa richiesta è molto insufficiente, ma neanche questa riescono a strappare.

Ora dicono che convocheranno un nuovo sciopero a febbraio, di ulteriori 8 ore di astensione collettiva, con una mobilitazione articolata su tutto il territorio nazionale.

E’ evidente che c'è la necessità di scioperi, come di uno sciopero generale che metta un freno alla

protervia dei padroni e alla politica economica del governo che quotidianamente peggiorano le condizioni di vita dei proletari, portando ad un aumento della povertà, dei tagli ai posti, e da parte del governo dei tagli alle spese sociali, alla sanità, ai servizi, aumento dei costi delle bollette, al carovita.

Ma servono scioperi che portino un danno ai padroni e rendere difficile la vita a questo governo.

Questo è il contrario di quello che dice e fa Landini, che parla di “rivolta sociale”, lancia alte denunce dagli schermi televisivi, e poi nella pratica anche la Fiom/Cgil realizza scioperi e manifestazioni che non costituiscono per padroni e governo nessun problema e non fanno ottenere alcun risultato nella difesa anche minima degli interessi dei lavoratori – dato che parlare di “rivolta sociale” e non farla è un boomerang che ti torna contro.

E’ certo che la situazione è difficile per riuscire a strappare dei risultati; ma chi ha svitato i bulloni in questi anni della difesa dei lavoratori ne è pienamente responsabile di questa situazione.

Un esempio è proprio l’ultimo sciopero dei metalmeccanici, che a parte alcune singole poche realtà non è andato bene. Ma non poteva riuscire.

Facciamo l’esempio dell’ex Ilva di Taranto, tuttora la più grande fabbrica a livello nazionale e non solo. Qui, nel passato, abbastanza recente, quando c’erano scioperi normalmente nelle ditte dell'appalto ex Ilva si faceva il il blocco della portineria, si bloccava la produzione, e quindi lo sciopero riusciva. Nel recente sciopero dei metalmeccanici non c’è stato alcun blocco e la maggioranza degli operai è potuta entrare al lavoro tranquillamente. La motivazione è stata che alle ditte sempre di più ci sono lavoratori (prima a contratto metalmeccanico) ora a contratto Multiservizi, così come stanno dilagando contratti a Tempo Determinato anche di due mesi in due mesi (anche per chi prima era da più di 20 anni a contratto a Tempo Indeterminato). Ma sono stati proprio i sindacati confederali a permettere queste trasformazioni! Che non solo chiaramente portano un pesante peggioramento nelle condizioni di lavoro e salariali degli operai, ma – quello che è peggio a livello di difesa degli interessi di classe – creano un’oggettiva divisione tra gli operai e quindi un ulteriore fattore di debolezza nella lotta.

Allora bisogna ricostruire l’unità dei lavoratori, altrimenti li si inganna.

Questa situazione rende sempre più necessaria negli scioperi, per gli scioperi, alle fabbriche la presenza dei comunisti, degli operai con coscienza di classe.

In questa situazione, in cui l’aspetto principale è innanzitutto l’unità dei lavoratori, in cui il governo Meloni, anche coi decreti sicurezza, vuole attaccare il diritto di sciopero, di blocco, di presidi, i diritti sindacali, lo sciopero generale richiede che sia organizzato dalle organizzazioni sindacali maggioritarie e dal sindacalismo di base, al servizio di un movimento più generale dei lavoratori; è sbagliato, come pensano e fanno parte dei sindacati di base, non essere presenti e attivi anche negli scioperi indetti dai sindacati confederali, per portare l’altra voce, altri obiettivi, altre forme di lotta.