mercoledì 30 aprile 2025

30 aprile - Palermo: non passa la repressione contro i precari in lotta

 

Il processo penale per interruzione di pubblica gara a carico delle precarie e dei precari Assistenti
igienico-personale Coop Sociali nell' udienza di oggi al Tribunale di Palermo è stato prescritto per
tutti gli imputati quindi si è chiuso definitivamente. 
Non vi è stata assoluzione nel merito che certamente avremmo voluto ma neanche alcuna condanna, 
e il giudice alla fine, a nostro avviso, ha anche sotto certi aspetti agito per fare andare in prescrizione 
il processo. 
Resta il merito di tutti i precari e le precarie imputati e testimoni Slai Cobas sc di avere affrontato 
questo processo sempre come una lotta, di avere affrontato tutti gli interrogatori con spirito 
coerente e determinato e per nulla timoroso, rivendicando con chiarezza la giustezza delle azioni
 di lotta messe in campo per difendere il lavoro e i posti di lavoro e contro i licenziamenti e 
rimandando al mittente le denunce e accuse dei palazzi del potere come la Città Metropolitana,
supportati sempre dalla polizia. 
Un processo di quasi 7 anni e mezzo attraverso cui i precari e le precarie hanno anche toccato 
con mano cosa significa la repressione di questo Stato, un'esperienza che però sicuramente 
servirà anche per affrontare il nuovo processo a cui sara' sottoposto da giugno prossimo un 
gruppo di precari ancora una volta, denunciati da una ex dirigente della Città Metropolitana, 
oggi licenziata per corruzione e condannata a 2 anni di carcere, e rinviati a giudizio per la
giusta lotta che si è continuato in tutti questi anni a mettere in campo con grande tenacia.
Ringraziamo gli avvocati Vincenzo Catastimeni e Alessandro Frasca per il lavoro svolto e tutto
 l'impegno messo durante questo primo processo. 

La repressione di un sistema sociale sempre contro i lavoratori e le lavoratrici non fermerà la 
nostra lotta perché giusta e necessaria! E noi che siamo una goccia di un grande mare ci uniamo 
in questo primo maggio a tutti i lavoratori e lavoratrici che lottano per diritti basilari e che per
questo sono anche repressi ma non si arrendono.
La lotta continua!
Assemblea mercoledi 7 maggio ore 15 presso la sede Slai in Via M.Cipolla 93

Slai Cobas sc Palermo


lunedì 28 aprile 2025

28 aprile - Muore sul lavoro a 59 anni, ancora una altra tragedia in cava a Carrara. Proclamato lo sciopero

 

Proprio mentre si celebra la giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro la Toscana fa i conti con un’altra vittima:

Carrara, 28 aprile 2025 – Nel giorno in cui si celebra la giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro arriva la tragica, ennesima notizia di un incidente mortale. Ancora una volta in una cava di Carrara.

L’allarme è scattato questa mattina pochi minuti dopo le 8 dalla zona di Fantiscritti, in località Miseglia, dalla cava numero 150 (Fossa Ficola). Un uomo di 59 anni era alla guida di un dumper, un mezzo pesante utilizzato nelle cave, che è precipitato per diversi metri. L’uomo è rimasto schiacciato dal mezzo ed è morto sul colpo.

La vittima è Paolo Lambruschi, camionista descritto come esperto delle cave. Lascia la moglie e una figlia. Sui social la notizia ha creato sgomento: era conosciuto anche per aver giocato a basket in squadre locali da giovane.

Da una prima ricostruzione, l'uomo stava lavorando in uno dei bacini di una cooperativa e stava movimentando pietrame con un mezzo escavatore da cava. Ad un tratto proprio quest'ultimo, per cause ancora da accertare, è caduto giù per diversi metri.

 Incidente mortale in una cava, la vittima è Paolo Lambruschi

L’uomo, 59 anni, lascia moglie e figlia. Sgomento in città: per tutti era un lavoratore esperto. Conosciuto anche per il suo passato da sportivo

Carrara, 28 aprile 2025 – E’ Paolo Lambruschi, camionista descritto come esperto delle cave, l'uomo morto stamani nell’incidente sul lavoro avvenuto nella cava di marmo a Miseglia.

Lambruschi lascia la moglie e una figlia. Sui social la notizia ha creato sgomento: era conosciuto anche per aver giocato a basket in squadre locali da giovane.




28 aprile - info- BRESCIA: LUNEDÌ 28 APRILE PRESIDIO PER RICORDARE MIRKO “SICK” SERPELLONI E TUTTE LE VITTIME SUL LAVORO

 

I familiari e gli amici di Mirko “Sick” Serpelloni lanciano un presidio per ricordare Mirko e chi, come lui, ha perso la vita sul posto di lavoro.

L’iniziativa, che si svolgerà lunedì 28 aprile, dalle 18,00 alle 20,00, in piazza Paolo VI a Brescia, è stata chiamata volutamente in occasione della Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, istituita dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).

Mirko “Sick” Serpelloni, 27enne musicista e illustratore bresciano, morì nel 2023 a seguito di una caduta da 6 metri causata dal crollo di un lucernario all’interno della Errepi Interni di Manerbio. Il processo contro il proprietario dello stabile è iniziato il 28 marzo 2025.

“Morire di lavoro in Italia, nel 2025, non è normale, non è giusto ed è evitabile – si legge sulla chiamata al presidio – La nostra presenza in piazza dà una voce a Mirko e a tutte le persone che non ne hanno più una. Familiari e amici non smetteranno mai di chiedere rispetto della vita sul luogo di lavoro. Mirko e le altre vittime non saranno mai dimenticate, la loro morte non sarà mai accettata e protesteremo fino a quando le cose non cambieranno.”

Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Maruska, madre di Mirko Ascolta o scarica


domenica 27 aprile 2025

27 aprile - info: Esselunga mette in cassa integrazione oltre 200 dipendenti, “Inevitabile anche per evitare enormi sprechi alimentari”...

 ...la serrata x mettere lavoratori contro lavoratori

Esselunga ha messo in cassa integrazione oltre duecento dipendenti del magazzino di via Dione Cassio a Milano.


 

A cura di Ilaria Quattrone

L'azienda Esselunga ha messo in cassa integrazione oltre duecento dipendenti del magazzino che si trova in via Dione Cassio a Milano per lo sciopero in corso indetto dalla Filt Cgil Milano "nei confronti delle aziende che forniscono i servizi di consegna per le spese online (Brivio e Viganò, Deliverit e Cap Delivery) che sta affrontando gravi disagi operativi", scrive l'azienda in un comunicato.

Sempre Esselunga ha spiegato che questa situazione ha compromesso la capacità di "garantire ai clienti il servizio e-commerce nell'area di Milano" soprattutto per le persone anziane e in stato di fragilità. "La protesta messa in atto sta impedendo ai nostri dipendenti dei centri di distribuzione che preparano le spese poi affidate ai trasportatori per le consegne, di svolgere il proprio lavoro". Per questo motivo, l'azienda sostiene di essere costretta a ricorrere alla cassa integrazione.

giovedì 24 aprile 2025

24 aprile - YASSINE 11 APRILE 2025 ITALIA – IQBAL 16 APRILE 1995 PAKISTAN ....sfruttamento e morte minorile in Italia

 da

Operai Contro 

La storia si ripete, la prima volta una tragica storia lontana di un operaio bambino sfruttato ed ucciso in Pakistan, la seconda volta vicino “a casa nostra”, un ragazzo di 17 anni, operaio in nero muore scaricato davanti all’ospedale di Nocera.

Iqbal Masih, un bambino pakistano di 12 anni, lavorava come schiavo in una fabbrica di mattoni dall’età di 4 anni, fu poi ceduto ad un fabbricante di tappeti. Nonostante fosse un bambino, la sua “lunga vita da schiavo”, lo portò velocemente a prendere coscienza della sua condizione, si ribellò e scappò dalla sua fabbrica- prigione. Si unì al Labour Liberation Front, e divenne uno dei più giovani sindacalisti del suo paese, ma forse al mondo. Si batté per i diritti dei lavoratori bambini, contro la schiavitù, e per i diritti internazionali dell’infanzia. Il suo impegno ha portato alla chiusura di molte fabbriche di tappeti. “Non ho più paura di lui (il suo ex padrone), è lui che ha paura di me, di noi, della nostra ribellione”. Il suo attivismo faceva veramente paura agli schiavisti, talmente tanta che per neutralizzarlo, la “mafia dei tappeti” ordinò di ucciderlo il 16 aprile del 1995 all’età di 12 anni. Una strana coincidenza ci porta 30 anni dopo in un altro paese, l’Italia, sicuramente un paese più “avanzato” da tutti i punti di vista del Pakistan, un ragazzo di 17 anni viene ammazzato dal suo “padrone”, ma qua da noi, paese civilizzato, si chiamano “datori di lavoro”. Yassine, di origine marocchina, si conosce solo il suo nome, era probabilmente al suo primo giorno di lavoro in una azienda per lo smaltimento dei rifiuti di Nocera Inferiore. Lavorava in nero in una azienda che doveva essere chiusa perché posta sotto sequestro dal 2016. Non sono ancora chiare le dinamiche di quello che viene chiamato “incidente sul lavoro”, è stato scaricato davanti all’ospedale dove è poi morto. La sua identificazione è stata possibile solo attraverso le sue impronte digitali, quindi, probabilmente, Yassine era uno dei tanti bambini portati dal mare in tempesta che finiscono per sparire nelle nostre città, nell’anonimato più assoluto o sfruttati dalla criminalità nelle piazze dello spaccio o, come nel suo caso, dalla criminalità “legalizzata” che gestisce lo sfruttamento nelle fabbriche. Gli indagati sono quattro e, come sempre quando si tratta di morti sul lavoro, il capo d’accusa è omicidio “colposo”, che significa che è un reato, che si verifica “quando si cagiona la morte di un’altra persona, non con l’intenzione di uccidere, ma per negligenza, imprudenza, o imperizia”. La morte di un operaio/a è una “imprudenza” e non, come dovrebbe essere un “omicidio doloso”, cioè un omicidio che avviene in un’organizzazione del lavoro che lo rende possibile, una media di tre operai morti al giorno.
Di bambini schiavi come Iqbal nel mondo ce ne sono 150 milioni, in Italia i fratelli di Iqbal sono 350mila. Dal rapporto stilato dall’UNICEF, i lavoratori minorenni 15/17 anni in Italia nel 2023 erano 78.530. Dal 2018 al 2022 le denunce di infortunio presentate all’Inail a livello nazionale sono state 338.323, 211.241 riguardano i minori di età fino a 14 anni, 127.082 la fascia di età 15/19.
Gli infortuni mortali per lo stesso periodo sono stati 83 di cui 9 nella fascia di età fino a 14 anni e 74 tra i 15/19. (dati Inail, INPS, ISTAT). Dal 2017 al 2021 sono stati denunciati 296.003 infortuni e 18 morti di ragazzi impegnati nell’alternanza scuola /lavoro, oggi rinominata PCTO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) è il “tocco di classe” voluto dal nuovo governo, per differenziarsi, con le parole senza cambiare i contenuti. Infatti, lo scopo è sempre lo stesso, garantire mano d’opera a basso costo alle aziende. La grande “sensibilità” del ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, davanti alle morti e agli incidenti di cui sono stati vittime gli studenti, lo ha portato a rivendicare il merito dell’approvazione del decreto varato dal consiglio dei ministri del 1 maggio, che stanziava un fondo per “risarcire” le famiglie degli studenti morti o che “potrebbero” morire, durante l’alternanza, normalizzando di fatto la possibilità di morire durante il percorso di formazione. Una miserevole (ma qualsiasi cifra lo sarebbe), somma di denaro per “risarcire” le famiglie “della perdita”. Altro che educazione sentimentale, una nuova materia è stata introdotta nelle scuole da un bel po’, sotto l’acronimo PCTO, si nasconde la materia che sta più a cuore ai padroni, educare sin da giovani quella parte della popolazione destinata a lavorare e produrre la ricchezza per tutti, imparando presto a sottomettersi allo sfruttamento, anche a rischio della propria vita, tanto i “danni collaterali” saranno risarciti. Questo in Pakistan…..mica ce lo hanno!!!!

S.O.



24 aprile - info da C. Soricelli: anche ieri 4 morti sul lavoro dal sud al nord del Paese, Lombardia, Puglia e Sicilia

 

25 aprile 2025 ricordiamo i partigiani che allora sacrificarono la loro vita nella guerra di Liberazione, ricordiamo oggi i caduti della guerra del lavoro, come il 23enne Mattia Battistetti morto per infortunio sul lavoro a soli 23 anni. Lo ricordo così in questo dipinto, con grandi ali bianche simbolo di purezza che ho fatto in questi giorni che donerò alla famiglia di Mattia il 1° Maggio Festa dei lavoratori


mercoledì 23 aprile 2025

ASSEMBLEE E SCIOPERI CONTRO L'ACCORDO BIDONE CGIL/2.19 AL SALUMIFICIO BERETTA

Non vogliamo tornare al tempo delle cooperative, basta appalto, basta multiservizi

Negli scioperi delle operaie appalto/Beretta, contro l'accordo bidone Cgil/2.19 

la denuncia dei salari emergenza nazionale, la solidarietà al popolo palestinese

 Nella fabbrica dell'appalto che condanna le operaie ad un lavoro precarizzato con 400 euro in meno con la paga delle pulizie per un lavoro UGUALE a quello delle operaie dirette Beretta e le mette in concorrenza dividendole, un nuovo fronte di lotta si è aperto contro l'accordo aziendale Cgil/2.19, che prima di tutto calpesta il diritto a decidere delle operaie, firmato a sorpresa senza e contro le lavoratrici, dalla Cgil. Senza mandato. E come avrebbe potuto essere! per un aumento di 2.19 euro lordi al mese, difende solo i profitti padronali, prevede l’appalto e la condizione di sottomesse per le operaie, comprende l’aumento della produttività che il sindacato ha già concesso e con pochi euro di maggiorazione spinge le operaie, come vuole l'azienda, a fare gli straordinari e i turni più disagiati. E' un attacco alla ribellione delle operaie, a partire da quelle organizzate con Slai Cobas, che tra avanzamenti ed inevitabili difficoltà, hanno sperimentato in questi anni un modo diverso per affrontare la fabbrica unendosi nella lotta e non solo nella fatica e nello sfruttamento.

Con un nuovo giro di assemblee in un ritrovato positivo clima di unità, sono state decise ancora iniziative di mobilitazione contro questo accordo che merita solo di essere contestato, strappato e per smascherare il collanorazionismo della Cgil.

https://cobasperilsindacatodiclasse.blogspot.com/2025/03/accordo-alla-beretta-quanto-valgono-le.html

Nelle assemblee abbiamo provato anche a vedere, dal punto di vista operaio, la situazione attuale tra dazi, riarmo, crisi scaricate sugli operai, la questione salariale che è una vera e propria emergenza nazionale, da sciopero generale contro padroni e governo.

23 aprile - ONDA ANOMALA: PROCESSO SOLVAY, ANCHE IL COMUNE DI ALESSANDRIA ACCETTA IL RISARCIMENTO, SI INCRINA IL FRONTE DELLA PROTESTA

 una decisione in linea col governo fascista Meloni, in difesa della devastazione ambientale, contro la salute e sicurezza degli operai e della popolazione, e interessi dei padroni

A Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, Solvay sta riuscendo nel tentativo di non arrivare al processo per disastro ambientale colposo, negoziando patteggiamenti che metteranno tutto a tacere. L’ultimo di questi è giunto proprio dal Comune di Alessandria, capoluogo di provincia, che ha accettato il risacrimento di 100 mila euro proposto dalla multinazionale . Una cifra meno che irrisoria, a fronte del danno comportato dall’azienda, che per anni ha contaminato le acque della zona con i PFAS, sostanze chimiche in grado di accumularsi nell’organismo umano senza degradarsi e associate tumori, disturbi ormonali e patologie cardiovascolari.

Il rischio ora è che questo possa costituire un apripista per la Regione Piemonte e il ministero dell’Ambiente. La notizia del patteggiamento tra Solvay e Regione Piemonte potrebbe arrivare tra non molto e che la cifra dovrebbe aggirarsi sui 500.000 euro.

Il potere che sta mettendo in campo la multinazionale rischia di rompere anche il fronte di protesta. Le associazioni Medicina Democratica, WWF e ProNatura non avrebbero infatti rifiutato pubblicamente il patteggiamento offerto da Solvay ai comitati e alle associazioni ambientaliste che nel procedimento giudiziario si sono dichiarate parte civile, come invece fatto da Movimento di lotta per la salute Maccacaro, Greenpeace, Legambiente, ComitatoStopSolvay, Anemos, e Vivere in Fraschetta. Il tutto mentre l’ambiente viene devastato e le persone si ammalano e muoiono. E tutto continua come se niente fosse.

Ne parliamo con Eugenio del Comitato Stop Solvay e Lino del Movimento di lotta per la salute Maccacaro Ascolta o scarica



 

martedì 22 aprile 2025

23 aprile - OGGI IN PROTESTA I PRECARI COOP SOCIALI A PALERMO

 
Per i palazzi del potere i diritti basilari come il lavoro, i servizi sociali di assistenza non devono esistere!

Continua la vergogna infinita dei palazzi del potere, dal governo della Regione Siciliana Schifani/Albano alla Città Metropolitana di Palermo, in merito al servizio di assistenza igienico personale specializzato verso gli studenti disabili delle scuole superiori e il tutto avviene con il beneplacito silente del governo nazionale Meloni.

Una gestione assolutamente indegna del servizio che è stato avviato come ogni anno solo dopo che la scuola era iniziata ma che è avanzato fino ad oggi con proroghe inaudite di appena un mese.

Solo con la lotta degli Assistenti e di genitori abbiamo nuovamente fatto ripartire il servizio a Palermo ma i problemi restano a fronte di nuovi tagli alle risorse e ai posti di lavoro degli Assistenti da parte dei palazzi mentre il servizio di assistenza non è stato garantito gravemente ad oggi a tutti gli studenti disabili che ne avevano diritto, segnalati da questa O.S da mesi agli uffici delle Politiche sociali della Città Metropolitana, a seguito di una capillare ricognizione. Il palazzo si è giustificato con motivazioni assurde in merito a documentazioni ancora mancanti, mancate firme dei medici delle Asp nei verbali GLO che si fanno nelle scuole, inaudite problematiche di comunicazione e collaborazione con le scuole, le Asp ecc che continuano a non essere risolte a monte, in modo preventivo, prima che inizi la scuola e su questo invece non vi è stata ancora una volta alcuna seria programmazione da parte delle Istituzioni.
QUESTI SONO SERVIZI ESSENZIALI CHE DEVONO ESSERE PIENAMENTE GARANTITI PER LEGGE e che non possono essere sottoposti a vincoli di bilancio così come previsto anche da sentenze della Corte Costituzionale fino alla più recente sentenza del Tribunale di Torino del 15 ottobre 2024.

Ma alla Città Metropolitana continuano a dire che non ci sono soldi, che la Regione/Assessorato alla Famiglia/Politiche sociali non trasferisce risorse, e tutto questo ricade ancora su studenti disabili, famiglie e lavoratori quali gli Assistenti igienico-personale:

- le 24 ore settimanali del servizio espletato dagli Assistenti non bastano per una piena copertura giornaliera dell’assistenza agli studenti disabili
- in caso di assenza dello studente per più giorni agli Assistenti viene pagato solo il primo giorno, gli stessi non hanno copertura economica per le giornate di sospensione delle attività didattiche
- gli Assistenti non possono accompagnare in gita gli studenti disabili che vengono gravemente discriminati rispetto agli altri alunni, se i genitori non possono accompagnarli, perché mancano le risorse
mentre alcune Cooperative Sociali a cui dalla Città Metropolitana è affidato il servizio da alcuni mesi hanno ritardato nel pagamento degli stipendi già alquanto bassi degli Assistenti che su questo hanno fatto immediatamente sentire la loro protesta.
Per non parlare della annosa questione di oggettiva discriminazione verso le Assistenti donne per una rigida e per nulla non consona applicazione del “criterio del genere” nel rapporto studente/studentessa disabile-operatore/operatrice da parte della Città Metropolitana che sta tagliando di fatto fuori dal lavoro diverse operatrici specializzate.

Ci stiamo avviando verso la fine della scuola, VOGLIAMO IMMEDIATE RISPOSTE E SOLUZIONI ANCHE IN VISTA DEL NUOVO ANNO SCOLASTICO!

I palazzi del potere continuano a mettere in atto solo operazioni per fare cassa che in questa fase rientrano anche nel piano più generale del governo nazionale reazionario, antiproletario e antipopolare Meloni di fare tagli sempre più pesanti ai servizi pubblici come la scuola, la sanità, i servizi sociali perché i soldi da un lato devono servire sempre di più all’economia di guerra che ci vogliono imporre con i loro indegni piani di riarmo (il governo regionale di Schifani ha dato piena disponibilità al governo nazionale di stornare fondi e risorse per contribuire al piano di riarmo) e dall’altro devono essere destinati alle imprese private e padroni per i loro profitti, di cui governo il Meloni fa i pieni interessi, mentre devono aumentare in modo sempre più arrogante i loro privilegi e poltrone d’oro.

PER TUTTO QUESTO RIPRENDIAMO PROTESTA E LOTTA!
LAVORO E DIRITTI BASILARI NON SI TOCCANO!
I SOLDI DEVONO ESSERE SPESI PER LAVORO, AUMENTO DI SALARIO, SCUOLA, SANITA' SERVIZI E NON PER LA VOSTRA ECONOMIA DI GUERRA!


Precari/Precarie Assistenti Slai Cobas sc Palermo
cobas_slai_palermo@libero.it Via Michele Cipolla 93 Palermo


sabato 19 aprile 2025

19 aprile - LAVORATORE INVESTITO A BUCCINASCO (MI) DURANTE LO SCIOPERO AMAZON. FILT CGIL: “TENSIONE ALIMENTATA DALL’AZIENDA”.....quando si dice il legame Trump/Meloni

 

Lavoratore in sciopero investito durante il presidio davanti al centro di distribuzione Amazon di Buccinasco, Milano.

A incrociare le braccia in tutta Italia i corrieri Amazon in occasione dello sciopero nazionale indetto a seguito dell’interruzione delle trattative con le parti padronali.

Il lavoratore sarebbe stato investito da un corriere in uscita con il furgone dal magazzino di Buccinasco. Si trova ora in ospedale per accertamenti, fortunatamente senza aver riportato ferite gravi.

Il racconto di quanto accaduto ai microfoni di Radio Onda d’Urto da Ignazio Oliva, coordinatore della filiera Amazon della Filt Cgil Lombardia. Ascolta o scarica.


19 aprile - Eternit, alla fine in cella ci andranno solo i morti. OVVERO QUANDO L'ARTE SI SCHIERA CON LA CLASSE

 

L’attore Bebo Storti porta in scena l’orrore dell’amianto: «Da vent’anni assistiamo a prescrizioni e sconti di pena. L’Italia è fatta di misteri seppelliti, un armadio di vergogna come i crimini nazifascisti nascosti per anni»


19 aprile - L'INFERNO DEL LAVORO! LA PUNTUALE DENUNCIA DI C. SORICELLI, OVVERO LA GUERRA DI CLASSE DEL CAPITALE CONTRO LA CLASSE LAVORATRICE

L'inferno del lavoro. Anche ieri una giornata infausta con 6 morti sul lavoro tra questi Nunzio Mazzone di 64 anni e due autotrasportatori


 

venerdì 18 aprile 2025

18 aprile - info solidale: DUE ANNI DI CARCERAZIONE DOMICILIARE PER IL REFERENTE SINDACALE DEI SI-COBAS DI MODENA

 

Carcerazione domiciliare di due anni per il referente del sindacato in lotta Si Cobas di Modena, Enrico Semprini, esponente anche della redazione di Radio Onda d’Urto Emilia Romagna. Tale disposizione riguarda una condanna collegata alle lotte No Tav e una per un’iniziativa antifascista a Modena.

A Enrico Semprini non è stato consentito di accedere a pene alternative alla detenzione domiciliare per altre denunce relative alla sua attività sindacale, con gli scioperi e le lotte svolte col sindacato di base al fianco di operai/e.

Enrico Semprini ai microfoni di Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica


18 aprile - info solidale: Operai picchiati, Sudd Cobas si prende la rivincita, “Siamo stati soli a lottare ma i fatti ci danno ragione”

Il giorno dopo le quattro misure cautelari per la lunga ondata di aggressioni per soffocare la rivolta sindacale degli operai della Acca srl, Luca Toscano parla di "cambio di marcia della procura". Primo bilancio della campagna 'Primavera 8x5': sette picchetti in otto giorni e contratti regolari per molti lavoratori

Via Galcianese 93, prima periferia di Prato: è da qui, dai cancelli di Mix Stamperia dove è in corso il settimo presidio permanente in otto giorni per chiedere agli imprenditori cinesi contratti regolari e turni di lavoro umani per gli operai pachistani, afgani, bengalesi e africani, che Sudd Cobas commenta la notizia delle misure cautelari ai quattro indagati dell’inchiesta sulle aggressioni agli operai sindacalizzati della Acca srl, l’azienda di logistica con sede a Seano. Luca Toscano, tra i vertici del sindacato autonomo, parla di cambio di marcia: “Per la prima volta in sei anni – dice – la procura colpisce caporali e aggressori anziché, come è sempre successo, gli operai e gli attivisti che, con picchetti e scioperi, manifestavano e  manifestano contro l’illegalità e che ancora oggi sono sotto processo”. Non c’è granché da esultare però: “Un anno intero di pestaggi, da aprile 2023 a marzo 2024 – ancora Toscano – come è possibile che per un anno gli operai siano stati massacrati di botte? Un anno intero di botte nonostante le nostre denunce. Non possiamo dimenticare gli operai scortati fino a casa per evitare le aggressioni, il silenzio su quelle violenze, le mancate condanne pubbliche a una vicenda che ha segnato il distretto. E se oggi siamo ancora qui, con un rapporto di forza diverso nei confronti delle imprese, lo dobbiamo ai lavoratori che con generosità e sacrificio hanno creduto in una battaglia che è sacrosanta”.
Il “rapporto di forza” è cambiato radicalmente e a dirlo sono i fatti: una volta i presidi duravano settimane quando non mesi in un estenuante braccio di ferro prima di arrivare alla firma di contratti veri e regolari; ora è questione di ore, di una giornata al massimo, il tempo di preparare le carte e firmarle. La campagna ‘Primavera 8×5’ è oggi, mercoledì 16 aprile, all’ottavo giorno e ha già fatto tappa ai cancelli di sette aziende compresa la Mix Stamperia: “Tranne quest’ultima che conta 30 dipendente, le altre sono aziende piccole e quindi più difficilmente sindacalizzabili – spiega Luca Toscano – eppure siamo riusciti a portare a casa l’obiettivo. Ha sbagliato, e di grosso, chi pensava che questi lavoratori non avessero bisogno del sindacato e che il sindacato non sarebbe mai entrato nelle realtà imprenditoriali più piccole: un errore enorme”.
Difficile non essere d’accordo con chi ha difeso i suoi iscritti passando notti al freddo delle tende piantate in mezzo alla strada e mangiando il pasto caldo frutto della solidarietà e della vicinanza di qualche cittadino, di qualche prete, di qualche lavoratore.
Sudd Cobas non si ferma e porta fiero la sua battaglia in ogni fabbrica serva: “E’ stucchevole – le parole di Toscano – il racconto che certe istituzioni fanno di Prato, chi vuol essere orgoglioso di Prato deve essere orgoglioso delle risposte che il nostro sindacato ha dato e dà allo sfruttamento e che, a partire da domani, verranno esportate come buon modello in altre regioni”.
Ultima stoccata: “Inutile invocare più controlli e scaricare tutta la responsabilità di questa vergognosa piaga sull’Ispettorato del lavoro – dice Luca Toscano – il ventaglio delle possibilità di eludere le sanzioni è ampio per un imprenditore: contratti regolari ma solo a tre mesi e poi licenziamento, chiudere e aprire con una ragione sociale diversa, pagare le multe e chiudere così i conti con tutto. Qualsiasi strada va bene per continuare nell’illegalità”.
Sabato prossimo, intanto, Sudd Cobas porterà la sua voce in corteo: partenza alle 15 dalla stazione centrale e arrivo sotto la prefettura. (nt)

giovedì 17 aprile 2025

17 aprile - info Processo Eternit bis: ridotta la pena a Stephan Schmidheiny in appello, prescritti alcuni reati. Giustizia infinita=Giustizia negata

La Corte di Torino ha condannato l'imprenditore svizzero per omicidio colposo: dai 12 anni del primo grado a 9 anni e 6 mesi

La corte d'Assise d'appello di Torino ha confermato la condanna per omicidio colposo per Stephan Schmidheiny, condannandolo a 9 anni e 6 mesi, rispetto ai 12 anni del primo grado, nell'ambito del processo Eternit bis. La Corte ha riconosciuto la prescrizione per alcuni reati. L'imprenditore svizzero era accusato della morte di 392 persone a Casale Monferrato, tra cittadini e lavoratori, per effetto dell’amianto.

"La conferma della condanna è il dato più rilevante, 9 o 12 anni è un dato relativo: questo significa che la giustizia si afferma. Siamo soddisfatti", commenta a LaPresse Bruno Pesce, cofondatore dell'Associazione dei familiari delle vittime dell'amianto AFeVa, parte civile nel procedimento. "Aspettiamo le motivazioni per capire il perché delle esclusioni ma è importante che sia stata confermata la condanna. Ora - conclude Pesce - ci auguriamo che tenga anche in Cassazione".

Eternit bis, Stephan 

Schmidheiny condannato a 

9 anni e 6 mesi

La Corte d’Assise d’Appello ha emesso la sentenza oggi, giovedì 17 aprile, ridimensionata rispetto a quella di primo grado

Adelia Pantano

Stephan Schmidheiny, magnate svizzero e unico imputato nel processo Eternit bis, è stato condannato a 9 anni e 6 mesi di reclusione per omicidio colposo. Lo ha deciso oggi, giovedì 17 aprile, la Corte d’Assise d’Appello di Torino che lo ha assolto per 28 casi a cui se ne sono aggiunti 27 andati in prescrizione. Dei 147 casi del primo grado sono rimasti 92 morti per cui è stato condannato in Appello.

È stata così ridimensionata la sentenza pronunciata in primo grado a Novara a giugno 2023 quando l’imputato era stato condannato a 12 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato per 147 morti su 392 inizialmente considerati.

Eternit, 392 vittime ma solo dodici anni per Schmidheiny

Davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Torino l’accusa aveva chiesto una condanna per omicidio volontario con dolo eventuale: per la morte di 392 persone a Casale Monferrato la procura generale aveva chiesto un’altra volta l’ergastolo.

A loro avviso, Schmidheiny era consapevole dei rischi e li ha accettati pur di continuare a guadagnare. Nella requisitoria Panelli ha invitato l’imputato a ricorrere alla «giustizia riparativa», un’occasione «per dimostrare di essere il filantropo che sostiene di essere», incontrando i famigliari delle vittime. la tragedia dell’amianto

Eternit bis, nel giorno della sentenza la difesa insiste: “Diagnosi di mesotelioma non attendibili”

Giulia Di Leo, Adelia Pantano

Per la difesa, rappresentata dai legali Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva, «il processo penale non è lo strumento adeguato per affrontare la questione dell’amianto». Il cuore dell’arringa è ruotato attorno a due parole: oggettività e nesso causale. «Serve rigore – ha insistito Alleva –. Sulla diagnosi di mesotelioma non possiamo permetterci dubbi. Ma soprattutto serve dimostrare che l’esposizione sia collegata direttamente all’attività dell’imputato».

mercoledì 16 aprile 2025

16 aprile - info a cura Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto: La situazione alla Stellantis di S. Nicola Melfi chiama gli operai alla lotta vera

Stellantis Melfi: “Non ti licenzi? E allora devi scoppiare 

sulla linea”

14 aprile 2025 | 17:40

Eugenio Bonanata https://www.basilicata24.it/

A San Nicola di Melfi al Montaggio sono passate le prime ‘Nuove’ Jeep Compass (ibride). “Ma il modo di operare è sempre più veloce, aumentano le auto, non gli operai. Non ce la facciamo, siamo in affanno e ne va della qualità del prodotto finale”, ci dice un lavoratore

Qualcosa si muove alla Stellantis di San Nicola di Melfi. La scorsa settimana sulla linea (e ora non solo al pilotino) ha fatto la sua apparizione la nuova Jeep Compass ibrida. “Ne abbiamo vista qualcuna, tipo 3 al giorno e c’è una squadra apposita che ci lavora su”, svela un operaio del Montaggio. “Iniziamo a produrre anche 15 e non più solo 10 Ds8 al giorno, inoltre sulla linea passano la vecchia Compass, Renegade e dopo Pasqua probabilmente realizzeremo 5mila 500x, perché dobbiamo soddisfare una nuova richiesta che è arrivata”. Sin qui le buone notizie, si fa per dire. Perché in realtà, di settimana in settimana, è peggiorato ancora il modo di lavorare per chi ancora riesce a reggere i ritmi. La selezione naturale prosegue. ”Siamo davvero pochi sulla linea – sottolinea il lavoratore – però negli ultimi giorni senza aumentare nessuna unità hanno aumentato il numero di auto per turno, ne realizziamo 170 e non più 160″. Ciò vuol dire che gli stessi operai su un singolo tratto di linea devono fare un numero di operazioni in più. “Il tempo è sempre di 2 minuti, ma le operazioni da fare sono di più, di minuti ce ne vorrebbero almeno 4 o 5, eppure le facciamo in 2 minuti”. Ma come è possibile, verrebbe da chiedersi. Ecco la risposta. “Se il tempo è quello, sei costretto a mandare l’auto avanti anche senza aver finito ciò che dovevi fare, e poi ci pensa chi si occupa di ‘recupero’ a fare le operazioni mancanti. E’ chiaro che così noi andiamo in affanno e oltretutto si mette a repentaglio la qualità finale delle macchine che ne escono fuori”. Quindi “si lavora male”. Nonostante l’impegno e la pervicacia degli “operai che non mollano” c’è il rischio che la qualità delle auto non sia perfetta. “D’altronde, nonostante ce la mettiamo tutta – ci dice l’operaio – non siamo certo dei superman, è già tanto quello che facciamo, e chi non sta sulla linea non può capire”. E allora spiegalo con maggiore chiarezza, gli chiediamo. “Hanno aumentato la velocità della linea da 160 a 170 auto a turno, e mentre prima c’erano 2 team leader a sostenerci e aiutarci nelle operazioni, ora ce n’è uno solo, perchè l’altro lavora solo sulla Ds8. Quindi anche se chiedi aiuto perchè sei in ritardo sulla postazione, chiami ma spesso nessuno ti viene ad aiutare”. Ed eccoci al nocciolo della questione. “Anche noi operai che lavoriamo di più rispetto agli altri, stiamo trovando grosse difficoltà. Loro, i capi, vogliono che lavoriamo così.

martedì 15 aprile 2025

15 aprile - info solidale: Daspo a un dirigente sindacale Usb della logistica. Sindacato sotto attacco

 

Un dirigente sindacale dell’USB, Massimo Pedretti, è stato recentemente raggiunto da un Daspo fuori contesto, motivato dalle ripetute denunce, tutte subite per la sua attività a fianco dei diritti dei lavoratori.

Per chi fa sindacato seriamente, rischiare in prima persona è pane quotidiano, ma è inaccettabile che questa attività venga utilizzata per colpire i militanti sindacali anche nella vita privata, fuori dal mondo del lavoro.

Questo ennesimo atto di intimidazione ha l’obiettivo malcelato di colpire il sindacalismo conflittuale, rendendo lecito solo l’agire di quelle organizzazioni complici con i padroni e ormai lontane da una relazione leale con i lavoratori. C’è bisogno di smascherare questa operazione e difendere il diritto costituzionale all’organizzazione sindacale conflittuale e indipendente. Chi tocca uno tocca tutti



sabato 12 aprile 2025

12 aprile - info: Stellantis Melfi, “Dobbiamo scioperare, ci trattano come robottini”.. l'ora dello sciopero.. ma deve essere vero e prolungato

 

Operai Stellantis Melfi (Foto di repertorio)

Sciopero alla Pmc (Indotto) e nervi tesi anche dentro l’azienda madre. A far traboccare il vaso l’ultimo improvviso cambio turno. “Lavorano sempre gli stessi, cioè chi accetta postazioni impossibili. I capi chiamano chi vogliono. Non si può più accettare”

e l’Indotto piange per crisi di futuro (oggi sciopero alla Pmc proclamato dalla Fim Cisl), anche dentro l’azienda madre, Stellantis, non va affatto meglio. Ieri è emerso il dato sconcertante (-64%) rispetto al primo trimestre dello scorso anno, per Melfi. E giornate sulla linea altalenanti. Da far venir il mal di lavoro. “Ci trattano sempre più come robot, ci accendono e ci spengono come e quando dicono loro, non si può accettare di lavorare così”, è lo sfogo neanche troppo velato che ci è giunto nelle ultime ore. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, uno spostamento di giornata lavorativa deciso ieri e che riguarda, nello specifico, Stampaggio, Lastratura e Verniciatura.

n particolare il cambiamento tocca il turno b che opererà non più oggi, ma domani pomeriggio (giovedì). “Non si può giocare con le nostre giornate lavorative come fossero monetine da lanciare in aria, se esce testa lavori, se esce croce invece resti a casa o ti cambiano il destino 24 ore prima”, storce il naso l’operaio. “Non è possibile – osserva – che un tempo si facevano 1500 auto al giorno, su una settimana di 5 o 6 giorni, mentre adesso non si riesce a programmare il materiale neanche sui 6, 7 turni che si fanno. E’ assurdo”. La misura appare colma. Da un lato lo strapotere di capi e supervisori che agiscono da “padri eterni sulla linea”, dall’altra i lavoratori alle prese con settimane corte se non del tutto assenti o balbettanti. “Vi confermo che qui ormai scendono in fabbrica solo 4 gatti – aggiunge un altro lavoratore del Montaggio – io personalmente ho perso ogni speranza”. Già, perché “qualcuno scende in fabbrica sia quando tocca al turno a, sia quando tocca al b, mentre qualcun altro resta sistematicamente a casa”. E ancora: “Sì, vi confermo che scendono solo protetti e amici dei capi, continua ad essere così. Continua a scendere chi fa postazioni impossibili e continua a farlo senza fiatare. Facendo di fatto il loro gioco”. Non solo, Anche i “protetti” che scendono sempre, accettano “ogni cambiamento” che gli viene proposto. “Vieni domani, anzi no, scendi dopodomani”, questo l’andazzo, confermato dal cambio di turno annunciato ieri sul turno B in Verniciatura, Lastratura e Stampaggio.

“Chi non fiata e accetta ogni cambiamento di giornata, a scapito di altri colleghi, ovviamente, viene premiato e continua a lavorare quasi con regolarità”, prosegue la nostra fonte. “Bisogna iniziare a protestare davvero, non è possibile questo andazzo, ci trattano come stupidi robot, perché non incrociamo le braccia almeno per mezz’ora, giusto per dare un segnale a questa dirigenza aziendale?”. E ancora: “Oppure organizziamo una protesta in una giornata di Cds, ma facciamo qualcosa, non possiamo farci prendere a pesci in faccia in questo modo”. Dai toni agitati emerge che “i cambi turno improvvisi” e la sistematica “violazione” della “rotazione” tra i lavoratori, stanno raggiungendo livelli ritenuti non più sostenibili. “Così giocano con il nostro sistema nervoso, sulla nostra capacità di sopportazione, e questa cosa non si può accettare” conclude il lavoratore. Inoltre, l’andazzo di cui parlano i lavoratori, le settimane di lavoro “corte o del tutto assenti”, i cambi improvvisi a cui sottostare, riguardano una fase su cui va ad innestarsi ora anche la tegola dei dazi americani che rischia solo di peggiorare una situazione già di per sè “a picco”. I segnali allarmano. E vista da Melfi, ‘la linea’, non fa intravedere nulla di buono neanche per il trimestre che si chiude a giugno. Nonostante il lancio della nuova Ds8 elettrica e l’annuncio degli altri 6 modelli (elettrici ed ibridi) entro il 2026.

Fiat Grande Panda, Stellantis manda operai italiani da Melfi in Serbia per accelerare la produzione

«In relazione agli accordi intercorsi, le comunichiamo il suo temporaneo distacco presso la Fca Serbia (Sito di Kragujevac) per ivi svolgere la sua attività lavorativa con la mansione di operaio». Inizia così la lettera che in questi giorni Stellantis sta inviando ai primi dipendenti che hanno accettato l’invito a trasferirsi in Serbia per produrre la nuova Fiat Grande Panda.

Inizialmente la proposta, come aveva raccontato questo giornale, era stata fatta ai lavoratori in cassa integrazione dell’impianto Maserati di Modena, un sito che sta attraversando una fase di profonda crisi ed è di fatto fermo, con sole 30 vetture assemblate nei primi tre mesi dell’anno. L’invito ad andare in Serbia, rigorosamente su base volontaria, è però stato esteso anche agli altri stabilimenti italiani, come ad esempio Melfi, da dove proviene la missiva che MF-Milano Finanza è riuscita a visionare. 


 La lettera inviata dalla direzione di Melfi

La lettera dimostra che, non soltanto a Modena, ci sono dipendenti di Stellantis che hanno deciso di accogliere l’invito alla trasferta, che, secondo quanto risulta, prevede di poter tornare a casa ogni 45 giorni e comprende alloggio, vitto e un riconoscimento giornaliero che può arrivare a superare i 100 euro.

Melfi in transizione e manodopera in surplus

Nello stabilimento di Melfi, che nel primo trimestre dell’anno, secondo i dati Fim-Cisl, ha prodotto 8.890 auto con un crollo del 64,6% dalle 25.100 del primo trimestre 2024, è in atto una transizione alla nuova piattaforma Stla Medium. Attualmente impiega 5 mila persone e produce Jeep Compass e Jeep Renegade, ma ha da poco iniziato a realizzare le prime Ds 8 elettriche sulla nuova piattaforma, con la quale nei prossimi anni fino a sette tipologie di modelli tra elettrici e ibridi.

In questa fase di passaggio però il ritmo produttivo non è tale da impiegare tutti i 5 mila dipendenti di Melfi e di conseguenza Stellantis ha rivolto la proposta alla trasferta in Serbia anche a loro. Il gruppo del presidente John Elkann lo ha fatto anche perché ha bisogno di potenziare al più presto le attività nella fabbrica di Kragujevac, un sito la cui proprietà è condivisa con il governo di Belgrado (ne ha il 33%).

Produzione rallentata a Kragujevac e carenza di personale

Secondo quanto risulta, lo stabilimento serbo non ha ancora iniziato a lavorare a pieno ritmo sulla nuova Grande Panda elettrica e ibrida, un modello sul quale il marchio Fiat ha puntato molto per rilanciare le sue vendite nel 2025, con gli ordini che in effetti sono partiti con un forte slancio. Nonostante Stellantis avesse annunciato l’avvio della produzione di massa della Granda Panda entro la fine del primo trimestre dell'anno, i ritmi a Kragujevac non sono ancora tali.

Le informazioni che arrivano dalla Serbia raccontano di una produzione che si aggira tra le 80 e le 100 vetture realizzate al giorno, a fronte di un obiettivo di circa 500. A pesare sarebbe la mancanza di alcune componenti necessarie, soprattutto per le vetture ibride, e una prova di questo l’ha data il capo europeo di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, che nei giorni scorsi al Senato francese ha ammesso di aver prodotto a marzo 20 mila ibride in meno del previsto per la mancanza di cambi eDct, utilizzati anche per la Grande Panda



giovedì 10 aprile 2025

10 aprile - Operaio indiano muore nella campagna di Matera. Ma non solo......

Dopo Latina, Satham Singh... ora a Matera

Operaio indiano muore schiacciato da una macchina 

rotoimballatrice nelle campagne di Matera


Un operaio di 40 anni, di nazionalità indiana, è morto nel pomeriggio di ieri mentre era al lavoro in un’azienda agricola a Borgo La Martella, alla periferia di Matera. Stando a quanto si è appreso, il 40enne è rimasto schiacciato in una macchina rotoimballatrice.Sul posto sono intervenuti gli operatori sanitari del 118 Basilicata soccorso, che non hanno potuto far altro che constatare la morte dell’uomo.
Secondo il sindacalista, componente del coordinamento nazionale UIL migrante, i lavoratori agricoli extracomunitari, spesso sottoposti a condizioni di fragilità contrattuale e invisibilità sociale, rappresentano una delle categorie più esposte al rischio di infortuni gravi o letali. "La presenza massiccia di manodopera straniera, in gran parte proveniente da Paesi extra-UE, è una realtà strutturale del comparto agricolo lucano e nazionale. Ma non possiamo accettare che questa presenza coincida sistematicamente con una riduzione delle tutele. I lavoratori stranieri non sono manodopera di serie B. Hanno diritto alla stessa sicurezza, alla stessa dignità, allo stesso rispetto".

da C. Soricelli

giovedì 10 aprile 2025

Mi è appena giunta la notizia che un operaio è morto questa mattina sulla tangenziale di Bologna, ieri 3 morti (due schiacciati dal trattore) , sono stati 7 il giorno prima 

sono qui al computer a registrare i morti, di ieri, ma mi è appena giunta la notizia di un morto anche oggi 

sulla tangenziale di Bologna , UN POVERO APPALTATO è morto alle 5 di mattina mentre stava smontando un cantiere, investito da un furgone, ieri sono morti due agricoltori schiacciati dal trattore dopo un altro del giorno prima (Ministro Lollobrigida?), diventano così 24 dall'inzio dell'anno, il giorno prima i morti sui luoghi di lavoro sono stati 7. Ma voglio dedicare questo post alla povera e bellissima operaia Anila Grishaj uccisa da un robot l'anno scorso, tra poco inizierà il processo

mercoledì 9 aprile 2025

9 aprile - info solidale: All'Interporto di Orbassano tre camion tentano di sfondare il picchetto dei manifestanti: «Per miracolo non c'è scappato il morto»

 

Tensione questa mattina - 8 aprile - all'interporto Sito di Orbassano, dove alcuni lavoratori dipendenti aderenti al sindacato Si Cobas stanno protestando alla Susa Trasporti contro il licenziamento di un loro collega, ritenuto «ingiusto». «Durante la pacifica protesta operaia dai cancelli Susa Trasporti del polo logistico Sito un autista ha provato a sfondare il picchetto lanciando a forte velocità il mezzo pesante direttamente contro le decine di persone - operai e studenti - in sciopero per il reintegro del delegato sindacale sospeso ingiustamente dal lavoro - spiega il rappresentante sindacale Daniele Mallamaci -. Un tentativo di licenziamento parte della rappresaglia padronale contro il sindacato che é riuscito a ottenere miglioramenti delle condizioni di vita e lavoro, anche in questo magazzino e per tutti i lavoratori dello stabilimento. Una discriminazione aziendale provocatoria e illegittima, preparato usando un episodio di violenza sul luogo di lavoro: infatti l'operaio nostro iscritto - padre di tre figli e Rsa - è stato aggredito dal fratello del capo». Durante la protesta - riferisce il sindacato - tre camion avrebbero tentato di sfondare il picchetto dei manifestanti, che stavano impedendo l'accesso e l'uscita dei mezzi. «Per miracolo non c'è scappato il morto», denunciano. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno preso i documenti a uno degli autisti. Lo sciopero continua a che se l'azienda «ha finalmente accettato un incontro col sindacato per risolvere tutte le problematiche dei lavoratori», spiegano.

CAMION CONTRO LAVORATORI IN SCIOPERO TENTATO OMICIDIO OPERAI E STUDENTI IN LOTTA PER REINTEGRO LAVORATORE IL PICCHETTO CONTINUA

Durante la pacifica protesta operaia dai cancelli Susa Trasporti nel polo logistico Sito di Orbassano, poco fa un autista ha provato a sfondare il picchetto lanciando a forte velocità il mezzo pesante direttamente contro le decine di persone – operai e studenti – in sciopero per il reintegro di un delegato sindacale sospeso ingiustamente dal lavoro. Un tentativo di licenziamento parte della rappresaglia padronale contro il sindacato che é riuscito a ottenere miglioramenti delle condizioni di vita e lavoro, anche in questo magazzino e per tutti i lavoratori dello stabilimento. Una discriminazione aziendale provocatoria e illegittima, preparata usando un episodio di violenza sul luogo di lavoro: infatti l’operaio nostro iscritto – padre di tre figli e Rsa – é stato aggredito dal fratello del capo. I carabinieri presenti sul posto, che poco prima del tentato investimento avevano addirittura detto espressamente agli autisti fermi di salire sui mezzi e di provare a uscire, dopo il grave fatto ma solo su pressione degli scioperanti si sono mossi, decidendo di chiedere i documenti all’autista: poi però lasciandolo subito ripartire impunemente, nonostante lo stesso continuasse a minacciare insultando gli operai e studenti. Quindi, con ancora piú forza per rispondere a questo pesante clima antioperaio e antisciopero, la nostra organizzazione sindacale rivendica:

– il reintegro immediato del delegato sospeso ingiustamente con il ritiro del procedimento disciplinare

– il diritto di sciopero e manifestazione per la libertà di lottare anche praticando il dissenso e la protesta, con l’abolizione dei decreti sicurezza di repressione delle lotte e delle leggi antisciopero che attaccano la classe lavoratrice

Per queste ragioni, il delegato sospeso con gli operai e studenti in sciopero chiedono la massima diffusione della protesta e solidarietà concreta raggiungendo i cancelli della Susa Trasporti (in strada Settimo 3 al Sito di Orbassano).


 


martedì 8 aprile 2025

8 aprile - Le stragi sono dovute a una nuova forma di caporalato, anche di Stato. Di C. Soricelli

 

Mercoledì 9 aprile ci sarà il primo anniversario della strage di Suviana dove 7 lavoratori persero la vita in una centrale dell’ENEL. Mi prende l’angoscia sapere che tre delle ultime stragi sono in grandissime aziende con compartecipazione dello Stato: parliamo di Enel (strage del Brasimone provincia di Bologna), di ENI (Calenzano di Firenze) e di Ferrovie dello Stato (Brandizzo di Torino). Solo all’Esselunga di Firenze la strage fu in un’azienda privata). Quello che caratterizza queste stragi è che quasi tutti i lavoratori morti non sono dipendenti diretti delle aziende ma sono lavoratori in appalto nelle aziende stesse. Come non definire queste nuove forme di lavoro come moderne forme di caporalato, che purtroppo utilizzano anche aziende dello Stato. Una strategia ben chiara: questi lavoratori non possono rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi, pena il licenziamento, hanno salari più bassi e non sono sindacalizzati. Il mondo del lavoro non ha mai avuto una situazione simile dal dopoguerra: sono riusciti a dividere il mondo del lavoro: molti dirigenti, anche sindacali, sono utili idioti che hanno fatto da cavalli di troia per smantellare i diritti dei lavoratori: per la costruzione di un semplice capannone del supermercato Esselunga di Firenze, ci lavoravano ben 47 aziende. Una situazione normale? No sfruttamento allo stato puro. A centinaia muoiono lontano da casa: fuori provincia e regione. E che anche lo Stato si presti a questo è davvero desolante. Tante le leggi liberticide che hanno ridotto il mondo del lavoro in questo stato.

Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.it


sabato 5 aprile 2025

5 aprile - Per comprendere e orientarsi: La guerra mondiale dei dazi e gli effetti sulla classe operaia e le masse

dal blog proletari comunisti

Il 2 aprile Trump ha scatenato la guerra commerciale mondiale - qualcuno dice che sarà una data che passerà alla storia - con la presentazione di un elenco di paesi e con i relativi dazi che gli Stati Uniti applicheranno ad ogni paese, in quella tragica sceneggiata alla Casa Bianca, davanti alla sua claque, dove ha elencato, paese per paese, il tipo di dazi che vuole imporre.

La giustificazione per questi dazi è, da un lato, quella della necessità di fare soldi per rendere l'America ricca di nuovo, un'affermazione veramente assurda visto che gli Stati Uniti hanno il Pil  più alto al mondo, 20 mila miliardi mentre quello della Germania è intorno a 4 mila miliardi e il Giappone 5 mila miliardi e dall'altro, invece, quello di costringere, per chi volesse continuare a vendere negli Stati Uniti, a produrre direttamente negli Stati Uniti, quindi un tentativo di reindustrializzazione del paese, visto che, come dice lui, negli anni le industrie sono quasi scomparse negli Stati Uniti colpendo la classe operaia per quantità, tant'è che in questa tragica sceneggiata ha chiamato accanto a sé un operaio che ha detto che quest'operazione che stava facendo era corretta perché si parla di deindustrializzazione e di necessità di reindustrializzare.

I dazi però questo aspetto lo toccano e lo toccano non come dice Trump, ma in forme diverse, perché Trump su queste cose ha detto un sacco di bugie. I dazi nella tabella sono molto pesanti, questo significa che essendo così pesanti impediranno oggettivamente a molti paesi di continuare ad esportare negli Stati Uniti. Per la Cina, per esempio, che è quella che è più colpita, c'erano già dazi precedenti ma ora ce ne sono altri di 34%, per cui si arriva a un totale di 54%.

L'Unione Europea aveva già dei dazi del 25%, adesso ce ne sono un 20% di dazi in più. Il Vietnam, per esempio, è stato colpito pesantemente con il 46%, poi c'è Taiwan con il 32%, il Giappone 24%. Nessuno viene escluso, amici o 25% e così via. Perfino lo Sri Lanka, uno dei paesi più poveri al mondo, avrà dazi del 44%.

Questi dazi porteranno per forza ad un aumento dei costi di fatto perché se si vuole continuare a vendere, a smerciare in quel paese, bisognerà pagare all'ingresso, alla dogana, i soldi che vanno appunto in genere al governo, che poi li dovrà gestire. Ma visto come andranno le cose, vista la crisi che procurerà questo aumento dei dazi in generale sul commercio mondiale e sulla produzione mondiale, probabilmente questi soldi che lo Stato incasserà serviranno, come alcuni già accennano, a compensare dal punto di vista sia dell'aiuto ai padroni, in generale all'economia, ma anche a un sostegno generalizzato ai prezzi che aumentano e quindi è un cane che si morde la coda, cioè non risolverà il problema che è stato messo come argomento principale da Trump.

Questi dazi avranno come effetto il crollo dell'economia mondiale, e lo dice la guerrafondaia von der Layen per esempio, si tratta di un duro colpo dell'economia mondiale.

Il Sole 24 Ore oggi dedica le prime 12 pagine a questo argomento, ma così come quasi tutti i giornali, per dire quanto è importante per i governi e per i padroni questo argomento, dove addirittura l'inizio di uno degli articoli è il nuovo, dirompente, protezionismo americano che riporta il mondo ai primi decenni del novecento, e così via con affermazioni sulla gravità dei dazi e sugli effetti che questi avranno perché ridurranno la possibilità di esportare negli Stati Uniti e quindi di fatto costringeranno moltissime fabbriche sia a chiudere o a esportare di meno o a cercare di esportare aprendo verso nuovi altri mercati.

5 aprile - info solidale: ODOLO (BS), SCIOPERO ALLE ACCIAIERIE VENETE CONTRO IL LICENZIAMENTO DI UN DELEGATO FIOM

 

Nella giornata di venerdì 4 aprile alle Acciaierie Venete di Odolo (ex Leali) i lavoratori e le lavoratrici hanno scioperato contro il licenziamento di un delegato sindacale della Fiom Cgil.

Al presidio hanno partecipato in solidarietà anche numerosi delegati Fiom di altre fabbriche della provincia di Brescia.

Il delegato è stato licenziato con l’accusa di insubordinazione nei confronti di preposti, “in un contesto in cui c’è un atteggiamento vessatorio nei confronti dei lavoratori da parte dell’azienda”, ha dichiarato il segretario provinciale della Fiom Antonio Ghirardi ai microfoni di Radio Onda d’Urto. 

“Il nostro delegato è stato licenziato con dei pretesti: è intervenuto per sistemare dei malfunzionamenti, nessuno si muoveva, ha dato un po’ in escandescenza, un atteggiamento comunque fatto nell’interesse del lavoro che faceva. La verità è che si tratta di un delegato bravo, che si faceva sentire, che non aveva paura e quindi un delegato scomodo“. Ascolta l’intervista completa ad Antonio GhirardiAscolta o scarica.