Le
aziende metalmeccaniche per il rinnovo del contratto nazionale
propongono un misero aumento di 173 euro in tre anni, soldi, tra
l’altro, neanche certi, tant’è che aggiungono, "ma solo nel
caso in cui si realizzi l’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo
Armonizzato) preventivato dall’ISTAT nel giugno 2024. Qualora
l’IPCA non fosse in linea con le stime, gli aumenti salariali per
gli anni 2025, 2026 e 2027 potrebbero essere più bassi".
Alla
obiezione di alcuni giornalisti che questo aumento non recupererebbe
neanche un quinto dell’inflazione, i padroni rispondono: sì è
vero, ma se dovessero dare aumenti a fronte dell’inflazione,
andrebbero in crisi.
Quindi
i padroni non devono perdere niente, pur continuando a fare,
da dati da loro stessi comunicati, profitti, mentre gli
operai devono continuare a perdere; i padroni, comunque,
continuano a scaricare le loro crisi temporanee (vere o false che
siano) sullo Stato con casse integrazioni permanenti e sempre più
estese mentre aumentano la produttività (= sfruttamento) per chi
resta a lavorare, i padroni continuano a delocalizzare per tagliare
il costo del lavoro, con migliaia di licenziamenti, mentre gli operai
devono accettare di avere al massimo elemosine, lorde e spalmate in
tre anni. E il governo Meloni/Urso, al servizio dei padroni, accetta
tutto questo e gli offre anche incentivi.
I
sindacati metalmeccanici chiedono 280 euro di aumento in tre
anni - anche questa richiesta è molto insufficiente,
ma neanche questa riescono a strappare.
Ora
dicono che convocheranno un nuovo sciopero a febbraio,
di ulteriori 8 ore di astensione collettiva, con una
mobilitazione articolata su tutto il territorio nazionale.
E’
evidente che
c'è la necessità di scioperi,
come di uno
sciopero generale che metta un freno alla
protervia dei padroni e alla politica economica del governo
che quotidianamente peggiorano le condizioni di vita dei
proletari, portando ad un aumento della povertà, dei
tagli ai posti, e da parte del governo dei tagli alle spese
sociali, alla sanità, ai servizi, aumento dei costi delle
bollette, al carovita.
Ma
servono scioperi che portino un danno ai padroni e rendere difficile
la vita a questo governo.
Questo
è il contrario di quello che dice e fa Landini, che parla di
“rivolta sociale”, lancia alte denunce dagli schermi televisivi,
e poi nella pratica anche la Fiom/Cgil realizza scioperi e
manifestazioni che non costituiscono per padroni e governo nessun
problema e non fanno ottenere alcun risultato nella difesa anche
minima degli interessi dei lavoratori – dato che parlare di
“rivolta sociale” e non farla è un boomerang che ti torna
contro.
E’
certo che la situazione è difficile per riuscire a strappare dei
risultati; ma chi ha svitato i bulloni in questi anni della difesa
dei lavoratori ne è pienamente responsabile di questa situazione.
Un
esempio è proprio l’ultimo sciopero dei metalmeccanici, che a
parte alcune singole poche realtà non è andato bene. Ma non poteva
riuscire.
Facciamo
l’esempio dell’ex Ilva di Taranto,
tuttora la più grande fabbrica a livello nazionale e non solo. Qui,
nel passato, abbastanza recente, quando c’erano scioperi
normalmente
nelle ditte dell'appalto ex Ilva si faceva il il blocco
della portineria, si bloccava la produzione, e quindi
lo sciopero riusciva. Nel
recente sciopero dei metalmeccanici non
c’è stato alcun blocco e la maggioranza degli operai è potuta
entrare al lavoro tranquillamente. La
motivazione è stata che alle ditte sempre di più ci
sono lavoratori (prima a contratto metalmeccanico) ora a contratto
Multiservizi, così come stanno dilagando contratti a Tempo
Determinato anche di due mesi in due mesi (anche per chi prima era da
più di 20 anni a contratto a Tempo Indeterminato). Ma
sono stati proprio i sindacati confederali a permettere queste
trasformazioni! Che non solo chiaramente portano un pesante
peggioramento nelle condizioni di lavoro e salariali degli operai, ma
– quello che è peggio a livello di difesa degli interessi di
classe – creano un’oggettiva divisione tra gli operai e quindi un
ulteriore fattore di debolezza nella lotta.
Allora bisogna
ricostruire l’unità dei lavoratori, altrimenti li si inganna.
Questa
situazione rende sempre più necessaria negli scioperi, per gli
scioperi, alle fabbriche la presenza dei comunisti, degli operai con
coscienza di classe.
In
questa situazione, in cui l’aspetto principale è innanzitutto
l’unità dei lavoratori, in cui il governo Meloni, anche coi
decreti sicurezza, vuole attaccare il diritto di sciopero, di blocco,
di presidi, i diritti sindacali, lo
sciopero generale richiede che sia organizzato dalle organizzazioni
sindacali maggioritarie e dal sindacalismo di base, al servizio di un
movimento più generale dei lavoratori; è sbagliato, come
pensano e fanno parte dei sindacati di base, non essere presenti e
attivi anche negli scioperi indetti dai sindacati confederali, per
portare l’altra voce, altri obiettivi, altre forme di lotta.