giovedì 16 gennaio 2025

17 gennaio - IA E LAVORATORI, IL CASO PORTUALI AMERICANI: Portuali americani, aumenti salariali e lotta contro l’automazione

di Taylor Nicol Rogers - Tabby Kinder * 

La lotta contro i robot che minacciano i posti di lavoro americani

di Taylor Nicol Rogers e Tabby Kinder

Quando circa 25.000 membri dellInternational Longshoremen’s Association (ILA) sono entrati in sciopero lo scorso ottobre, bloccando tre dozzine di porti  sulle coste est e del Golfo degli Stati Uniti, si è diffuso un allarme generale. Alcune previsioni indicavano che, poiché questi porti gestiscono un quarto del commercio internazionale del paese, lo stop avrebbe potuto costare all’economia americana fino a 4,5 miliardi di dollari al giorno, riaccendere l’inflazione e innescare effetti a catena che si sarebbero sentiti in tutto il mondo.

In realtà, il panico è durato solo 72 ore. A seguito di negoziati frettolosi e dell’offerta di un aumento salariale di quasi il 62% in sei anni, i portuali hanno accettato di tornare al lavoro, anche se temporaneamente – forse “i tre giorni più redditizi nella storia dei rapporti tra lavoro e dirigenza”, secondo le parole di Patrick L Anderson, CEO della società di consulenza aziendale Anderson Economic Group. Ma per certi versi la battaglia è solo all’inizio. Sebbene sia stato l’aumento salariale ad attirare l’attenzione dei media, il vero problema del sindacato è l’automazione, in particolare le proposte della United States Maritime Alliance (USMX), che rappresenta gli operatori portuali e i vettori di container, di dotare più porti statunitensi di gru semi-automatiche. Queste gru sono dotate di una tecnologia avanzata che le rende più veloci ed efficienti da utilizzare, affermano i proprietari. Ma l’ILA sostiene che la loro introduzione minaccia i mezzi di sussistenza dei suoi membri. A meno che USMX non accetti un divieto totale sui macchinari automatizzati, il sindacato ha minacciato di scioperare di nuovo già la prossima settimana. Accogliamo le tecnologie che migliorano la sicurezza e l’efficienza”, ha affermato in una dichiarazione il pittoresco presidente dell’ILA, Harold Daggett. “Ma solo quando un essere umano rimane al timone”.

16 gennaio - Inferno Tesla. Il capitalismo "spaziale" di Musk, nocivo per gli operai e l'ambiente

Inchiesta shock sugli impatti ambientali della produzione di auto elettriche che, in Texas ma non solo, sarebbe legata a gravi impatti ambientali e condizioni di lavoro durissime.

di Rita Cantalino (*)

Foto: Gigafactory Berlin-Brandenburg Tesla ©Victor Golmer/iStockPhoto – ripresa da https://valori.it/impatti-ambientali-tesla-auto-elettriche/

L’inchiesta del Wall Street Journal sugli stabilimenti Tesla ha svelato gravi impatti ambientali e condizioni di lavoro infernali. Secondo le rivelazioni di ex dipendenti, nel 2022 lo stabilimento di Austin in Texas avrebbe rilasciato nell’aria sostanze nocive a causa di un guasto non riparato. Le acque reflue di produzione, inoltre, sarebbero state sversate nelle fognature della città.

L’inchiesta del Wall Street Journal sullo stabilimento di Tesla a Austin, in Texas

Il nuovo SUV Model Y era la grande promessa di Elon Musk agli investitori, utile a ripulire la macchia dei deludenti risultati di Tesla in Borsa. La sua produzione, però, ha generato impatti ambientali che mettono in ombra i sogni di gloria del tycoon. Al centro delle polemiche lo stabilimento texano, dove si assembla il SUV. Quella di Austin è una delle più grandi fabbriche automobilistiche al mondo: occupa una superficie di più di 100 ettari.

Stando all’inchiesta, la porta dell’enorme forno di fusione del metallo per la costruzione dei pezzi è stata rotta per mesi. «Non si chiudeva spargendo tossine nell’aria e facendo salire la temperatura dei locali», riferisce il quotidiano statunitense. Gli operai lavoravano in un ambiente infernale, con i pavimenti invasi dal fumo e a temperature che arrivavano fino a 37 o 38 gradi. Le acque di produzione, piene di vernice, oli e altre sostanze chimiche come gli acidi solforico e nitrico, sono state riversate nelle fogne senza alcun trattamento di purificazione. I 24mila metri quadrati del bacino di raccolta delle acque reflue hanno appestato l’ambiente per mesi con l’odore di uova marce. Nella vasca i dipendenti hanno riferito di aver trovato anche un cervo morto. Quelle stesse acque, durante le piogge, sarebbero state scaricate direttamente nel fiume Colorado.

Ma c’è di più. Un ex membro del personale di sicurezza ambientale ha raccontato che Tesla gli avrebbe chiesto di mentire al governo per poter continuare a operare nonostante le violazioni. Stando alle rivelazioni dell’ex dipendente, l’azienda avrebbe raggirato gli ispettori ambientali chiudendo la porta del forno con un sistema provvisorio e diminuendo la quantità di carburante al suo interno per abbassare le temperature durante i controlli.

Gli impatti ambientali della produzione di auto elettriche

Il lato oscuro della promessa di una mobilità “verde” è la solita vecchia storia: una produzione che nuoce all’ambiente, in barba a qualunque normativa. L’inchiesta del Wall Street Journal sostiene che Tesla abbia ignorato a lungo i gravi impatti ambientali che stava generando. Tutto questo pur di evitare i costi dei lavori di adeguamento e incrementare le proprie performance.

mercoledì 15 gennaio 2025

15 gennaio - TARANTO: La posizione/indicazione dello Slai Cobas oggi nello sciopero metalmeccanici alle Ditta appalto e ad Acciaieria

 

Stamattina alle Ditte dell'appalto, in cui una parte degli operai non ha ancora ricevuto la 13° e la paga di gennazio, la divisione voluta dai padroni delle ditte tra contratto metalmeccanico e altri tipi di contratto - innanzitutto 'Multiservizi', insieme alla espansione dei contratti a termine anche di 1/2 mesi che porta i lavoratori ad essere costantemente sotto ricatto, ha impedito che ci fosse il blocco della portineria - come in passato - e una partecipazione unitaria allo sciopero.

Alle ditte dell'appalto, i padroni "piangono" quando non ricevono i loro soldi, ma poi sfruttano gli operai, tagliando i costi del lavoro, con contratti più bassi e sempre a rischio.

I sindacati confederali hanno fatto passare questa divisione contrattuale e poi si lamentano se tanti operai stamattina non hanno potuto scioperare. 

Ma la soluzione è quella indicata dallo Slai Cobas e portata stamattina tra gli operai.

La nostra posizione sullo sciopero metalmeccanico e sulla vendita Ilva, a tutte le portinerie


 

15 gennaio - STRAGE OPERAIA SUL LAVORO, UNA BATTAGLIA UNA GUERRA DI CLASSE DA METTERE TRA LE PRIORITÀ DEL 2025: Ieri 14 gennaio ci sono stati 6 morti sui luoghi di lavoro + itinere

Con i 4 morti di ieri l lombardia già in "fuga" con 11 morti. In Italia già 42 morti, 35 di questi sui luoghi di lavoro, già + 4 morti rispetto al 14 gennaio 2024 

Carlo Soricelli 

Operaio cade dal tetto di un capannone a Giussano e 

precipita per oltre 6 metri: morto 32enne

Un 32enne è morto dopo essere caduto dal tetto di un capannone a Giussano (Monza) nel pomeriggio del 14 gennaio. Il giovane sarebbe precipitato da un’altezza stimata di oltre 6 metri.

A cura di Enrico Spaccini

Un 32enne è morto nel primo pomeriggio di oggi, martedì 14 gennaio, in seguito a un incidente sul lavoro a Giussano (in provincia di Monza e della Brianza). Stando alle prime informazioni, pare che il giovane si trovasse sul tetto di un capannone quando, per cause ancora da chiarire, sarebbe caduto precipitando per 6 metri. All'arrivo dei sanitari, il 32enne era già deceduto.

Come riportato dall'Agenzia regionale emergenza urgenza (Areu), i soccorsi sono scattati poco dopo le 14 del 14 gennaio. Sul posto, in via Brunati a Giussano, sono state inviate un'ambulanza e un'automedica. Tuttavia, i sanitari hanno potuto solo constatare il decesso del 32enne.

Il giovane sarebbe precipitato dal tetto di un capannone, a un'altezza stimata di oltre 6 metri. La ricostruzione della dinamica dell'incidente è stata affidata ai carabinieri della Compagnia di Seregno, intervenuti insieme agli ispettori dell'Agenzia di tutela della salute (Ats) di Monza e ai vigili del fuoco del Comando di Monza. Dovrà essere accertato anche il rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro.

martedì 14 gennaio 2025

14 gennaio - dal blog tarantocontro: Lo stato delle cose per Acciaierie e indotto

 

Lo stato delle cose per acciaierie e indotto - dopo le offerte

il punto dello Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto

martedi 14 in un audio - pubblicato su questo blog

martedi 21presidio portinerie

per saperne di più  wa 3519575628

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Vendita ex Ilva, 10 le offerte arrivate

corriere di taranto info

pubblicato il 11 Gennaio 2025, 13:13

I Commissari Straordinari di Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria (AS) e di ILVA in AS comunicano che, entro il termine fissato alla mezzanotte di venerdì 10 gennaio 2025, sono pervenute dieci offerte per l’acquisizione degli stabilimenti ex Ilva. La scadenza, precedentemente prorogata a dicembre 2024, ha consentito una più ampia partecipazione al processo di presentazione delle offerte. Tra le offerte ricevute, tre sono per tutti i complessi aziendali: cordata Baku Steel Company CJSC + Azerbaijan Investment Company OJSCBedrock Industries Management Co Inc e Jindal Steel International.

Sono sette le offerte interessate a singoli asset: cordata CAR Segnaletica Stradale Srl + Monge & C. SpA + Trans Isole SrlEusider SpAcordata Eusider SpA + Marcegaglia Steel SpA + Profilmec SpAI.M.C. SpAMarcegaglia Steel SpAcordata Marcegaglia Steel SpA + Sideralba SpA e Vitali SpA.

Sebbene il termine stabilito non sia da considerarsi perentorio, eventuali proposte che dovessero pervenire successivamente saranno valutate esclusivamente qualora presentino condizioni particolarmente favorevoli per la procedura in corso. I Commissari Straordinari si riservano un periodo di tempo congruo per esaminare attentamente tutte le proposte ricevute, con particolare riguardo agli aspetti occupazionali, alla decarbonizzazione e all’entità degli investimenti, al fine di assicurare uno sviluppo sostenibile degli impianti e la massima tutela del lavoratori coinvolti. “La partecipazione così significativa di grandi attori internazionali conferma che siamo sulla strada giusta per il rilancio della siderurgia italiana”. È quanto rileva il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in merito alla presentazione di dieci offerte per l’acquisizione degli stabilimenti ex Ilva, di cui tre per gli interi complessi aziendali da parte di player internazionali e altre sette per singoli asset. “Questa è la fase decisiva. Responsabilità, coesione e unità di intenti” ha concluso il ministro.


14 gennaio - I morti sul lavoro nell’intero 2024 a cura dell’Osservatorio di Bologna morti sul lavoro.

 da



Clicca qui il Report a cura di Carlo Soricelli. Tutti dati sono scandalosi, per le donne, gli stranieri, gli autotrasportatori ecc.  Fra tutti, è incredibile la strage di anziani che muoiono lavorando: sono oltre il 30% degli ultrasessantenni e di questi sempre sui luoghi di lavoro 157 hanno addirittura più di 70 anni. E’ davvero incredibile non fare nessuna distinzione sull’età per andare in pensione tra chi svolge un lavoro pericoloso e chi no.


Carlo Soricelli Iadanza

Patrizio Spasiano è morto lavorando per 500 euro al mese. Il povero giovane è morto intossicato in una Fabbrica casertana per una fuga di ammoniaca. Ma nella stessa fabbrica c'era già stato un infortunio mortale pochi giorni prima del quale abbiamo già parlato Pompeo Mezzacapo di 39 anni era stato investito da un muletto


 

già 21 i morti sul lavoro nel 2025

mercoledì 8 gennaio 2025

LA SANITÀ DEL GOVERNO MELONI: “Licenziamenti” all’Asp di Vibo, Città attiva: «Avevamo lanciato l’allarme, con lo scioglimento si sta arretrando»

 IERI EROI OGGI LICENZIATI

L’Osservatorio civico interviene sul mancato rinnovo dei contratti a infermieri e oss rimarcando le critiche sulla gestione della commissione straordinaria. Fa appello a Occhiuto, chiede al prefetto l’istituzione di un tavolo urgente e conta sulla Procura: «Valuti eventuali reati nella sospensione di alcuni Servizi»

Sui licenziamenti di infermieri e operatori socio sanitari dell’Asp di Vibo, che hanno scatenato numerosi interventi incluso quello dell’Ordine professionale degli infermieri (Opi), oggi si esprime anche l’Osservatorio civico “Città attiva” di Vibo che da anni porta avanti le proprie battaglie a sostegno del diritto alla sanità pubblica e all’erogazione di servizi sanitari adeguati ed efficienti per i cittadini. «Stiamo seguendo con grande apprensione quello che sta succedendo in questi giorni nella sanità Vibonese, con il mancato rinnovo dei contratti in scadenza di diversi operatori sanitari, a cui esprimiamo piena solidarietà». Questo è quanto hanno fatto sapere in un comunicato stampa gli avvocati vibonesi Daniela Primerano, Francesca Guzzo, Ornella Grillo componenti del sodalizio. «Già a maggio, noi dell’Osservatorio civico “Città attiva” di Vibo, insieme agli altri gruppi che ci affiancano nella battaglia per una sanità degna di un Paese civile – prosegue la nota -, avevamo cercato di far comprendere a chi aveva in mano il futuro della sanità vibonese, che lo scioglimento dell’Asp di Vibo sarebbe stato una sciagura per un sistema già fortemente deficitario, ma mai avremmo immaginato di sprofondare nell’abisso». «Ci siamo sentiti ripetere per mesi – hanno affermato Primerano, Guzzo e Grillo – che il reparto di Medicina d’urgenza e l’Obi rimanevano chiusi per mancanza di personale e adesso assistiamo, incredibilmente, al mancato rinnovo di contratti in scadenza per “esubero di personale”, con il conseguente depotenziamento di altri reparti, già in affanno, e la soppressione di ulteriori Servizi».

info Turchia: L’ALTRO MONDO

 da

Operai Contro
 

Nello stabilimento Polonez, situato in uno dei distretti industriali più remoti dell’area metropolitana di Istambul, vengono impiegate 176 persone, in maggioranza donne. In fabbrica si producono principalmente insaccati. La gerarchia di fabbrica, come dappertutto al servizio del padrone, è arrogante e sempre presente nelle linee di produzione per imporre ritmi e carichi di lavoro insopportabili.
Viene corrisposto un salario da fame che oscilla tra le 13 e le 16 mila lire turche al mese (€354/ 435) quasi la metà del salario minimo di 23mila lire turche (€626) stabilito per legge.
Dentro lo stabilimento e tra le linee di produzione sono continui i soprusi e le umiliazioni, un clima di terrore con continue minacce di licenziamento. Le buste paga vengono ulteriormente ridotte da trattenute “illegali”, non consentite dallo stesso governo dei padroni turchi nelle paghe al di sotto del salario minimo. In queste condizioni pare molto difficile per le operaie andare avanti e infatti a metà del mese di luglio oltre 80 operaie si iscrivono al sindacato in uno stabilimento dove non esisteva.
In pochi giorni le maestranze, che non avevano mai fatto parte di una organizzazione sindacale diventano maggioranza all’interno dello stabilimento.
La risposta brutale del padrone non si fa attendere, licenziamento di tutte le 146 operaie sindacalizzate sostituite con 176 nuove assunzioni.
ll lungo presidio
“Eravamo trattate come animali, subivamo molestie verbali e umiliazioni e ci costringevano a fare straordinari la domenica. Ci obbligavano a firmare i fogli degli straordinari” Si scalda Semra Sezer, che lavorava in fabbrica da un anno. Le dichiarazioni avvengono davanti alla fabbrica, dove le operaie della Polonez hanno costruito un presidio con centinaia di pedane per riparasi dal cocente sole dl mese di agosto. Gülhan Çınar, alla Polonez da cinque anni, interviene descrivendo il proprio licenziamento. “Ho saputo di essere stata licenziata ai sensi del codice 46, che è un’accusa di furto, mentre ero in congedo per malattia. Non possiamo accettarlo. Le condizioni di lavoro erano molto dure. Lavoravo turni di 12 ore e non ho mai visto uno stipendio di 20.000 lire (600 euro) nonostante lavorassi quattro domeniche. Quando abbiamo chiesto un aumento, il manager ci ha offerto solo 300 lire (otto euro).

2025 CONTINUA LA MATTANZA IN NOME DEL PROFITTO

 


Già una decina i morti sul lavoro in questi primi giorni del 2025. Lucia Manfredi medico, e Diego Duca operatore del 118 si stavano recando al lavoro, sono morti ieri per un incidente, lasciano orfano un bambino di 10 anni 


 


sabato 4 gennaio 2025

COME È FINITO IL 2024 INIZIA IL 2025: Già due morti sul lavoro a Lamezia e Conversano....ma non solo, si aggregano i "giornalisti" embedded al servizio di governo e padroni

 

dal manifesto

Strage senza fine Il nuovo anno inizia con un bollettino nero

Redazione

La striscia di sangue sul lavoro riempie già il nuovo anno. Il 2025 si apre con due morti quando ancora la maggior parte dei lavoratori è ancora un ferie. Un lavoratore di 38 anni, Francesco Presta, è morto ieri mattina dopo essere precipitato da un’impalcatura di circa sei metri in un’azienda di profilati nell’area industriale di Lamezia Terme. Mentre un operaio agricolo è morto dopo essere stato travolto dall’automezzo da cui era sceso per aprire un cancello. L’incidente è avvenuto in contrada Riggiero, zona tra Conversano (Bari) e Cozze (Bari). Per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Sul posto...

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

Dal Corriere della Sera. Di Giusi Fasano. Incredibile articolo di chi si "butta" in un argomento che non conosce. Se anche fosse vero....ci mette anche i morti in itinere...senza neppure sapere che anche in quelli che diffonde Inail ci sono. Cara Fasano i morti che diffonde l'Osservatorio sono tutti registrati in tabelle excel per giorno, mese e anno della tragedia, con l'identità della vittima, per età, per professione e nazionalità. Non è Istat l'Osservatorio ma non lo è neppure Inail. Perché cari giornalisti non indagate su quello che denuncio da 16 anni? Che i morti di Inail sono solo i morti di questo Istituto e che rappresentano solo circa il 70% dei morti sul lavoro in Italia Ma che vengono spacciati come rappresentativi del panorama lavorativo italiano. Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro 

 Morti sul lavoro, se già riparte l'inaccettabile conta

di Giusi Fasano

Francesco Stella, morto il 3 gennaio 2025, è il primo di una lista che già sappiamo sarà lunga. Ma la sicurezza sul luogo di lavoro va pretesa: non possiamo fare l'abitudine a una strage quasi sempre evitabile

Come la parola «pace» in questo tempo di guerra in Medio Oriente: la più invocata, la meno credibile. Così la parola «sicurezza» in tempo di pace e di lavoro, in Italia: la più ostentata, la meno affidabile. Al giorno 3 di questo 2025 contiamo i primi due infortuni mortali sul lavoro e — ne siamo già tristemente certi — la lista sarà lunga, lunghissima. Ce lo ripetiamo ogni anno, a ogni strage: basta con i morti sul lavoro, inaccettabile la media di tre caduti al giorno; servono più controlli e cultura della sicurezza.... Ma quasi non ha più senso indignarsi perché ogni frase, alla fine, sa di retorica, di qualcosa già detto e ridetto senza che le parole abbiano mai portato a una strada per invertire la rotta. Si finisce col discutere dei numeri: non sono tre al giorno, sono meno, poi ci sono i morti «in itinere», poi per leggere i dati va considerata la statistica pre-Covid e quella post-Covid... Ma il punto è: se anche fosse una vittima al giorno, anche una alla settimana, sarebbe tutto comunque intollerabile non solo per il numero in sé ma anche perché nel 99,9 per cento dei casi gli infortuni sono evitabili, tutte quelle vite si potrebbero salvare a volte con piccoli, piccolissimi accorgimenti di buon senso. Prendi Francesco, il lavoratore caduto ieri da una impalcatura alta sei metri. L’inchiesta chiarità la dinamica ma la logica ci dice che se è precipitato non era agganciato a nulla oppure era agganciato e il meccanismo non ha funzionato; qualcuno non ha fatto quel che doveva per garantire che lui salisse al sicuro. E finiamola con i «però», con i «ma». La sicurezza sul lavoro si deve pretendere, dagli altri e da se stessi. Sì, anche da se stessi, anche quando il responsabile di turno non ti obbliga a osservarla, come invece dovrebbe fare. Si deve pretendere. Sempre. Non esiste l’opzione «b» per accorciare i tempi o perché «tanto non è mai successo niente»; non salgo su una impalcatura a lavorare se non sono imbragato, e non importa se l’imbragatura richiede tempo o se limita i movimenti. Devo pretenderla. E prima di me deve pretenderla la persona responsabile — guarda un po’— proprio della sicurezza. Siamo il Paese di Suviana, di Casteldaccia, dell’Esselunga di Firenze, di Brandizzo, di Calenzano... nomi che abbiamo imparato ad associare a stragi sul lavoro per le quali ci siamo commossi davanti ai figli, ai fratelli, alle vedove, alle madri in lacrime.

mercoledì 1 gennaio 2025

7 GENNAIO CREVALCORE

 

Appello alla sottoscrizione e alla partecipazione

7 gennaio 2005 - 2025

a 20 anni dal disastro ferroviario di Crevalcore:

17 morti (di cui 5 ferrovieri) e decine di feriti

7 gennaio ore 15.30 PRESIDIO

al “Parco 7 gennaio 2005” - Bolognina di Crevalcore


Esserci - Per esprimere la solidarietà ai familiari e ai ferrovieri; - perché fu una strage annunciata, dove tutte le condizioni (linea a binario unico, nebbia fitta, un solo macchinista alla guida, nessun sistema di controllo e ridondanza ...) erano poste per non evitarla; - per ricordare e riflettere sulla barbara sentenza che ha inchiodato per sempre Vincenzo Di Biase, il macchinista morto, e per il continuo riprodursi di simili sentenze che assolvono i responsabili e con la vergognosa formula dell’“errore umano” condannano i lavoratori. Una forma particolare e feroce di repressione: uccisi sul lavoro e condannati per il disastro! - Per ribadire il nostro NO! alla delega: sono i lavoratori e le lavoratrici che devono far propria la lotta per la sicurezza e la salute; - per affermare la necessità di un’attività unitaria e costante sui temi della sicurezza, della salute e della repressione nei luoghi di lavoro e sul territorio.

- Coordinamento 12 ottobre - Familiari della strage ferroviaria di Viareggio e del crollo della Torre Piloti di Genova; - Ezio Gallori; - Coordinamento Lavoratori/trici Autoconvocati/e (CLA); - Assemblea 29 giugno; - Cub-Trasporti; - Sindacato Generale di Base (SGB); - SolCobas; - Cobas Lavoro Privato; Cub Pisa; - Slai Cobas per il sindacato di classe; Medicina Democratica di Firenze; - Attivisti, delegati, Rls di sindacati di base, del Coordinamento Macchinisti Cargo (CMC), delle aree di alternativa e opposizione in Cgil “Radici del sindacato” e “Rete 25 Aprile” Basilicata


Comunicato

L’unico “errore umano”: non ribellarsi!


Ore 12.53, un treno viaggiatori si scontra con un treno merci: 17 Vittime, tra cui 5 ferrovieri, e decine di feriti. 5 giorni dopo, la 18^ vittima: un macchinista, amico dei colleghi morti nella strage, si toglie la vita.

Dal blog di C. Soricelli: l'annus Horribilis 2024 si conclude con 10 morti negli ultimi 2 giorni, nel post chi sono le vittime

 

chi sono le vittime

L'anno si è concluso con 1055 morti sui luoghi di lavoro che diventano con l'itinere così come li conta e diffonde INAIL 1481 (ma che potrebbero aumentare in fase di aggiornamento finale) negli ultimi 2 giorni del 2024 sono morti di lavoro in 10. Ecco chi sono: In provincia di Lodi è morto un giovane egiziano di 24 anni cadendo dal tetto di un capannone. In Provincia di Caserta ha perso la vita travolta da un muletto Pompeo Mazzacapo, in Provincia di Modena, a Finale Emilia ha perso la vita un giardiniere che stava potando un albero, trovato solo dopo 10 ore. In provincia di Parma è morto ucciso da un toro l'agricoltore Renzo Villani, in Piemonte nella provincia di Vercelli ha perso la vita fulminato Marco Bergamaschi. nel centro di Milano è morto sulle strade un rider pakistano di 43 anni, in Umbria una giovane donna è morta mentre si recava a lavorare in un ristorante per il Veglione di Capodanno, per infortuni domestici sono morti in tre: Paolo Vitelli un noto imprenditore che è morto aprendo una serranda, scivolando per terra e battendo la testa in un resort in Val D'Aosta, un'altra giovane donna di 25 anni è morto per un incendio a Torino, a Cefalù in Sicilia è morto un turista tedesco per monossido di carbonio, che in questo mese ha ucciso decine di persone, qua e là per l'Italia. In Allegato la mia Colomba della Pace 2025 senza guerre e morti sul lavoro


 

martedì 31 dicembre 2024

Cisl - avanza il colletaralismo con padroni e governo in chiave neocorporativa e moderno fascista

 Sbarra lascia la Cisl. È Fumarola la designata alla successione

dalla stampa

 Il segretario intende rispettare il limite dei 65 anni, età che preclude la permanenza alla segreteria

Luigi Sbarra (in foto) lascerà, dopo quattro anni, il suo ruolo di segretario generale della Cisl l'anno prossimo. «Rispetterò lo statuto onorando le regole, come è giusto che sia», ha dichiarato ieri in un'intervista ad Avvenire. A febbraio 2025 compirà 65 anni, età che preclude - secondo le regole che si è dato il sindacato di Via Po - la possibilità di far parte delle segreterie locali e nazionali (pensionati esclusi). Si tratta di una norma introdotta dal suo predecessore Annamaria Furlan, uscita a 62 anni perché pensionanda del settore postale, e alla quale Sbarra non intende derogare. Il passaggio, tuttavia, avverrà nel solco della continuità. Nell'intervista il segretario uscente ha praticamente designato il successore nel segretario generale aggiunto Daniela Fumarola. «Penso che - ha detto - abbia il profilo giusto per guidare la Cisl nei prossimi anni con responsabilità, autorevolezza, pragmatismo, autonomia dalla politica, concretezza». L'iter sarà avviato già a gennaio e si concluderà con il congresso della prossima estate anche se sarà il consiglio generale a individuare il nuovo leader cislino. Fumarola ha 58 anni, è nata a Taranto ed è laureata in scienze sociologiche alla Cattolica di Milano. Il suo impegno sindacale è iniziato nel 1987 nella Fisba Cisl, la federazione degli operai agricoli (oggi Fai), la stessa da cui proviene Sbarra. La sua carriera è proseguita fino a raggiungere la segreteria generale della Puglia, un ruolo nel quale si è distinta per non aver ceduto alle pressioni generalizzate per la deindustrializzazione dell'ex Ilva di Taranto.