domenica 22 dicembre 2024

22 dicembre - PROCESSO SOLVAY: info stampa

 

Udienza preliminare per il processo a due manager dell'ex Solvay

I due ex direttori di Solvay sono accusati dalla Procura di aver omesso di provvedere al più efficace risanamento della pregressa contaminazione

20.12 ore 14:22. Si è tornati in aula oggi 20 dicembre per il processo Solvay quando le parti civili dovrebbero chiedere la citazione del responsabile civile.

Processo ex Solvay

L’ultima udienza per la vicenda Solvay era stata il 27 settembre, quando erano cambiati gli avvocati della difesa dei due ex direttori dello stabilimento per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per disastro colposo, a difenderli ora sono l’avvocato Riccardo Lucev e Guido Carlo Alleva. Il Giudice Andrea Perelli aveva ammesso all’udienza quasi 300 tra cittadini, associazioni comuni e Regione.

I due ex direttori di Solvay, Stefano Bigini e Andrea Diotto, sono accusati dalla Procura di aver omesso di provvedere al più efficace risanamento della pregressa contaminazione, dopo la condanna nel primo processo che risale a dieci anni fa nei confronti di quelli che in quel momento erano i responsabili dello stabilimento di Spinetta. Per la multinazionale l’accusa è invece quella di illecito amministrativo.

IL PICCOLO (ALESSANDRIA)

Caso Solvay: la società apre alla trattativa per il risarcimento delle parti civili

L’udienza di questa mattina davanti al Gup è stata rinviata al 26 giugno. Sotto accusa per disastro ambientale colposo due ex dirigenti

ALESSANDRIA – Caso Solvay: l’udienza preliminare di questa mattina è durata poco più di mezz’ora. Poi il rinvio al 26 giugno. Il motivo? È in corso una trattativa di risarcimento tra la società e le parti civili (oltre trecento). Due ex dirigenti sono accusati di disastro ambientale colposo.

ALESSANDRIA - Lo scorso dicembre, la Procura della Repubblica di Alessandria aveva chiuso l’inchiesta contro la Solvay di Spinetta Marengo…

Quanto discusso oggi riguarda esclusivamente gli aspetti civilistici del processo – ha dichiarato l’avvocato Giulio Ponzanelli, che rappresenta il responsabile civile (Solvay) – È volontà della Società intraprendere un percorso che consenta di risolvere concordemente con le parti civili quanto ancora si frappone ad un rapporto sereno tra la Società e il territorio‘.

Una svolta

Siamo di fronte a una svolta? A un cambio di passo?

Per gli avvocati Vittorio Spallasso, Laura Pianezza e Greta Accatino ‘è un ottimo punto di partenza, soprattutto nell’ottica della tutela dell’ambiente e della salute delle persone‘. L’avvocato Spallasso ha dato il via a quello che poi è divenuto il procedimento penale con l’esposto firmato dal  WWF nel giugno 2020. I tre legali assistono anche un centinaio di Spinettesi.

Gli avvocati Giuseppe Lanzavecchia, Davide Daghino e Fabiana Rovegno assistono decine di spinettesi costituiti parte civile: ‘Sono iniziate delle trattative a seguito della nuova impostazione tecnica dei difensori della Solvay; è stato aperto un tavolo di trattative con l’auspicio da entrambe le parti di riuscire arrivare  a un completo risultato nell’interesse della collettività. Certamente non è solo un problema di risarcimento danni, ma è necessario un concreto impegno a risanare l’ambiente in modo particolare per quanto riguarda le acque e l’aria intorno allo stabilimento’.




sabato 21 dicembre 2024

21 dicembre - ATTACCO CONTINUO DI VALDITARA AI LAVORATORI, PRECARI E NON, DELLA SCUOLA: Il Ministro dell’Istruzione falcia i precari più anziani nel Concorso Scuola 2024

 

di Patrick Boylan

Licenziare lavoratori con molta anzianità, per sostituirli poi con giovani senza esperienza ma “meno costosi”, è una vecchia pratica antisindacale del peggiore padronato. Ora a farlo è il Ministro dell’Istruzione e del Merito (MIM). Con un espediente, il leghista Valditara ha mandato a casa una parte notevole degli insegnanti precari con più anzianità di servizio, candidati al Concorso Scuola 2024 appena concluso, dichiarando invece meritevoli di una cattedra stabile, candidati più giovani, con meno esperienza e voti più bassi agli esami, ma che hanno partecipato per un anno al Servizio Civile Universale (SCU) ai sensi della legge 74 del 21 giugno 2023.

Ma come mai i precari più anziani, sapendo che il SCU costituiva un titolo preferenziale al Concorso per ben il 15% dei posti disponibili, non hanno svolto quell’anno di servizio presso la Protezione Civile o presso altri enti dello Stato? Bastavano 5 ore al giorno per 8 mesi, meno ore ogni giorno se il partecipante prestava servizio anche l’estate. Il motivo è semplice: non era materialmente possibile farlo. Infatti, l’intervallo tra l’entrata in vigore della legge e la scadenza per partecipare al concorso è stato meno di un anno. Inoltre, per partecipare al SCU, bisogna avere meno di 28 anni. In altre parole, i precari più anziani non avevano nessuna possibilità di acquisire il titolo preferenziale.

E’ stata chiaramente una trappola, dunque, usata per poter “scremare”, tra i candidati al Concorso Scuola 2024, migliaia di candidati più anziani i quali, pur con voti assai più alti agli esami e diversi anni di esperienza, si sono visti passare davanti quei giovani meno preparati e con voti più bassi ma che potevano vantare un anno di SCU. Giovani che, soprattutto, graveranno meno sul bilancio ministeriale.

Un gruppo di insegnanti precari esclusi dal concorso si è mobilitato per contestare il colpo di mano. Ha lanciato una petizione diretta al MIM, ai Sindacati scuola e alla Comunità Europea (infatti, i soldi per pagare gli stipendi dei vincitori del concorso scuola sono del PNRR). Attualmente gli insegnanti stanno studiando una azione legale da usare come estrema ratio. Chiedono almeno l’istituzione di una graduatoria di merito, in cui inserire tutti coloro che hanno riportato un punteggio superiore al settanta nel concorso appena concluso.

Richiesta che il MIM dovrebbe avere ogni interesse ad accogliere – tanto più che, dopo il suo severo monito del 2013 andato a vuoto, la Commissione Europea ha, lo scorso ottobre, deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE per il suo reiterato utilizzo abusivo del precariato nella Scuola. Infatti, l’Italia non ha mai recepito la direttiva europea 70 del 1999, che prevede la stabilizzazione dei precari in ogni settore della pubblica amministrazione e che nega la possibilità di reiterare i contratti a tempo determinato per oltre 36 mesi. Nel lungo arco di tempo in cui i concorsi pubblici non sono stati organizzati con la frequenza che la legge 270 del 1982 prevedeva (ogni due anni), molti precari hanno maturato diversi anni di servizio. Adesso vengono falciati.


21 dicembre - LE FERROVIE DI SALVINI, CHE PRECETTA E ATTACCA IL DIRITTO DI SCIOPERO, UN COSTANTE PERICOLO PER I LAVORATORI....una denuncia

 

di Assemblea Nazionale Lavoratori Manutenzione

Il 18 dicembre 2024 c’è stato un ennesimo incidente su un cantiere nella DOIT di Bologna (per DOIT si intende il perimetro territoriale attribuito, per gestione e responsabilità, alla città di riferimento. Di solito coincide con la regione, ma in alcuni casi i confini possono essere anche più ampi). Capiremo di preciso cosa è accaduto, ma è evidente che la responsabilità di quanto è successo è da ricercarsi nelle condizioni in cui i lavoratori, siano essi dipendenti di ditte appaltatrici o ferrovieri, sono costretti ad operare. Ormai da quando è partito il processo riorganizzativo ogni limite è stato superato; l’impunità garantita ad RFI sta producendo quello che da un anno denunciamo e ci chiediamo come mai sia così difficile, per l’informazione, gli organi di controllo e chi dovrebbe essere preposto a garantire un sistema ferroviario sicuro per lavoratori e utenti, fare quanto serve perché ciò abbia la dovuta attenzione. In questo caso le condizioni climatiche hanno sicuramente avuto un ruolo determinante; eseguire manovre con una fittissima nebbia che impedisce la visibilità getta le basi perché incidenti come questi avvengano. Iconico l’incidente avvenuto a S. Giorgio di Piano dove, in quel caso, un lavoratore è morto durante un’attività effettuata sotto un diluvio. Questo tipo di lavori non può essere fatto con condizioni ambientali avverse perché il rischio aumenta a dismisura. Tutti lo sanno e chi lo permette lo fa con leggerezza perchè nella “repubblica delle banane” non si paga mai un prezzo; la colpa è sempre di chi si fa male e se muore è anche più facile sostenerlo: della responsabilità oggettiva di chi ti mette in quelle condizioni a lavorare nessuno ne parla, e conseguentemente anche la ricerca del contesto in cui si generano i possibili errori è, quando va bene, superficiale, altrimenti viene addirittura anche ignorato del tutto. La strafottenza che la dirigenza dimostra è palese a chi vuole vederla.

21 dicembre - QUANDO LOTTANO, OGNI TANTO, GLI OPERAI VINCONO: Gli operai di Forlì occupano la fabbrica e vincono la vertenza

 

Lavoravano per 12 ore al giorno percependo uno stipendio adeguato a otto ore lavorative, privati di qualsiasi livello di sicurezza e l’alloggio previsto in realtà coincide con lo stesso capannone senza riscaldamento con i materassi buttati a terra. Gli operai hanno bloccato lo stabilimento di mobili e allestito un presidio davanti all’azienda.

da Radio Blackout

La vertenza che vede protagonisti gli operai pakistani reclutati a Prato da una ditta, la Sofalegname, che produce mobili imbottiti a Forlì è stata seguita dal sindacato sociale Sudd Cobas, di seguito un commento del compagno che abbiamo intervistato:

“Questi lavoratori già li conoscevamo in parte. Sono condizioni simili a quelle che troviamo spesso nel settore tessile. Le premesse sono le medesime: i migranti che hanno bisogno di lavorare sono più ricattabili soprattutto se sono senza permesso di soggiorno. Si sono poi rivolti al sindacato per rivendicare condizioni adeguate sia sul piano del salario sia per le ore di lavoro ma anche per la sistemazione.”

Si è trattato della prima esperienza di lotta del sindacato fuori dalla regione e quello che nasce da questa esperienza è un seme che si spera possa germogliare anche sul territorio di Forlì perché ogni sciopero può e deve influenzare un altro sciopero, propagando la pratica di lotta. In questo momento i profitti si alzano ma non esiste alcun adeguamento dei salari mentre il costo della vita aumenta, la vertenza però è stata vinta e gli operai hanno ottenuto di lavorare meno e guadagnare di più, gli è stata riconosciuta la 13esima, la mutua e le ferie. Lo slogan 8×5 non è solo uno slogan ma un obiettivo da praticare!


 intervista di un operaio 

Gli ‘schiavi dei divani’ raccontano la lotta per i loro diritti: “Turni da 12 ore, promesse tradite e insulti. È stata dura, ma abbiamo vinto”

Nel racconto di Ghoulam e Noor, nomi di fantasia, i mesi di orari massacranti, condizioni di vita disagevoli e un clima di abusi verbali e psicologici

di Flora Alfiero | 21 Dicembre 2024 

“Prima lavoravamo 12 ore al giorno senza riposo e dormivamo all’interno della fabbrica, senza elettricità, senza acqua, senza alcun servizio. Le condizioni erano insostenibili”. Ghoulam è uno degli ‘schiavi dei divani’, che nelle scorse settimane hanno scioperato dopo mesi in una situazione ben oltre i minimi della decenza fino a ottenere una revisione del contratto e una situazione abitativa più dignitosa. Insieme a un suo collega ha deciso di raccontare a Ilfattoquotidiano.it cosa accadeva nella fabbrica di Forlì, a patto di mantenerne l’anonimato. Ne viene fuori un racconto fatto di turni massacranti, promesse mai mantenute e un clima di abusi verbali e psicologici. Molti dei lavoratori sono di origine pakistana e sono tutti impiegati presso Sofalegname srl ma di fatto operavano per Gruppo8, un’azienda con sede nella città romagnola.

21 dicembre - info: OPERAI CINESI IN LOTTA PER DIRITTI E SALARIO

 da operai contro

18 dicembre 2024, a Baotou, Mongolia Interna. gli operai della Daqo New Energy sono scesi in piazza per rivendicare i loro diritti e i salari arretrati. 11 dicembre, Dongguan, Guangdong. Il proprietario dell'industria calzaturiera Yichang è scappato, gli operai hanno bloccato la strada per chiedere il loro salario non corrisposto. 17 dicembre, Shangai. I dipendenti della Jiyue Automobile continuano a chiedere i salari non corrisposti ( Fonte China Labour Bullettin)

Link ai video https://x.com/whyyoutouzhele/status/1869386123262439731

venerdì 20 dicembre 2024

20 dicembre - Sul piano Stellantis - dalle "promesse" di governo e padrone alla realtà

(Dal responsabile Slai Cobas sc per il gruppo Stellantis)

Sul piano Stellantis che il Ceo JP Imparato, responsabile europeo del gruppo ha presentato al Mimit, il tavolo ministeriale, davanti ai ministri Urso Giorgetti Calderone e ai sindacati, il quotidiano ‘Il Messaggero’ scrive significativamente:

Il governo e Stellantis depongono le armi. Il primo intervento di Jean Philippe Imparato al Ministero delle Imprese è stato soddisfacente ed a chiudere il tavolo sulla multinazionale transatlantica è stato lo stesso padrone di casa, il ministro Adolfo Urso che ha seguito la vicenda dichiarando che non avrebbe fatto sconti. Il rappresentate dell’esecutivo voleva un nuovo piano ed impegni precisi e il manager di origini italiane è riuscito a centrare l’obiettivo. «Questa è una giornata importante, così è stata definita da tutti gli attori - ha spiegato Urso - Importante per l’auto italiana, per l’industria e per i lavoratori. Avevamo chiesto a Stellantis di confrontarsi su un piano industriale assertivo con investimenti, ricerca e sviluppo, modelli e piattaforme per i siti italiani e garanzia dei livelli occupazionale. E responsabilità nel governare la transizione del comparto auto italiano, indotto e filiera». 

 

Due miliardi di investimenti più sei miliardi di acquisti dai diversi fornitori, per incrementare la produzione Stellantis negli stabilimenti italiani di city car e modelli ibridi collocati in tutte le fabbriche del gruppo, con la messa in opera delle piattaforme STLA modulari che sulle catene di montaggio permettono di gestire la produzione di più modelli, con la piattaforma large, a Cassino, la medium a Melfi e, annunciata a sorpresa, la piattaforma small a Pomigliano per le vetture piccole a produzione di massa, il polo del lusso concentrato a Modena.

Questa l’esposizione di JP Imparato per Stellantis al tavolo ministeriale. Ma appunto questa è la versione padronale che i problemi non li chiude ma li apre.

Il governo parla della fine di un conflitto. Non può che riferirsi alla recente e a suo modo inevitabile fase polemica, persino per il governo, dei "lasciamo fare ai padroni che producono", sollevata verso

Stellantis dopo il clamore, provocato nell’acuirsi della crisi con effetti ancora più pesanti per l’occupazione dei lavoratori, delle dimissioni di Tavares e della sua liquidazione milionaria. Quanto fatto dal governo in precedenza non si era distaccato nella sostanza dalla programmatica dichiarazione di via libera a Confindustria fatta personalmente dalla Meloni al suo insediamento.

Quindi questa pace fatta tra Stellantis e governo Meloni, è al servizio di Stellantis, ne rappresenta una copertura governativa al piano padronale, ma vuole parlare al paese, rassicurare le masse del buon governo. Suona ancor più come un messaggio rivolto ai lavoratori per oscurare tutti i punti critici di quanto presentato da Imparato, per indurli ad aspettarne fiduciosi, al lavoro o in cassa integrazione, gli sviluppi del piano.

Senza ostacolarlo, senza pensare a riprendere la spinta dello sciopero di gruppo del 20 ottobre.

Ma questo è appunto il piano padronale per governare e scaricare la crisi ora, per ‘gestire’ i lavoratori. Lasciato a se stesso è tutt’altro che concreto, è lontano dal rispondere ai bisogni e agli interessi della classe operaia, dei lavoratori degli stabilimenti del Gruppo e dell’indotto.

Per quanto riguarda la difesa del salario, ad esempio, esso è già ridotto dalla cassa integrazione e il piano prevede tempi lunghi per la ripresa delle produzioni, quindi un ulteriore utilizzo massiccio della cassa integrazione che colpirà ancora la paga dei lavoratori.

E poi ci sono le reali prospettive di quanto annunciato, di quanto Stellantis realizzerà nel futuro per gli stabilimenti di Mirafiori, Melfi, Cassino, Atessa, Pomigliano, Modena e quindi del peso effettivo che queste fabbriche avranno nei piani del Gruppo.

Perchè la storia dei piani industriali ridotti a promesse mancate accompagna la produzione di Fiat, FCA, Stellantis passando per la roboante "Fabbrica Italia" di Marchionne, annunciata nel 2010 con il classico stile dei due tempi: una produzione dichiarata per 1.650.000 vetture entro il 2014 a condizione di una ristrutturazione immediata dei diritti dei lavoratori.

Che non va letta come la versione facile di una situazione complessa. Le dinamiche che hanno attraversato e modificato il settore auto fino a ridurre pesantemente il numero degli operai occupati e ad azzerare praticamente il rapporto di forza degli operai a livello di Gruppo, meritano di essere adeguatamente approfondite, così come di sintetizzare tutti gli elementi necessari allo scontro di oggi.

Questo è un primo quadro di una prospettiva industriale al tempo della crisi internazionale del settore auto.

Abbiamo la cronaca infinita di questi decenni fino a quella del 27 marzo 24: "… dopo i 2000 esuberi annunciati ieri, oggi altre 1550 uscite concentrate negli stabilimenti del sud, con il benestare di un pezzo del sindacato. La Fiom anche questa volta non ha firmato. Tra ieri e oggi sono state annunciate oltre 3500 uscite volontarie incentivate. Quelle di oggi sono prevalentemente negli stabilimenti di Melfi, Pomigliano d’Arco, Termoli. Quelle di Ieri tra Mirafiori (il 10% della forza lavoro rimasta) e Cassino. Un programma per dimezzare la produzione in Italia che arriva nel deserto di politica industriale del governo. Verso lo spostamento all’estero della produzione, i profitti record e gli utili distribuiti agli azionisti...".

E sono gli stessi operai, tra i pochi in fabbrica in queste settimane a Mirafiori, che a caldo commentano in questo modo:

stanno continuando sulla falsa riga di Tavares che dichiarava non chiuderemo stabilimenti, produrremo nuovi modelli, faremo investimenti, ecc…’

non servono i commenti al momento, sono vecchie promesse, aspettiamo i fatti adesso, sperando che le istituzioni continuino a spingere l’azienda ad azioni concrete’

‘… portano due macchine, non sono molte, poi continua la cig per un anno, poi ci sarà sta 500 elettrica che dicono che non va, chi è che la compra, poi la 500 normale anche quella uguale…'

'non so ma per me non bastano due macchine. Ne hanno portato 7 a Melfi, ma i trasfertisti che sono qua mi dicono che hanno portato macchine che costano care e che così non ci saranno i numeri... e poi non è bello avere ancora questa cig'.

'Dalla Lear sentiamo che non porteranno nuovi sedili, che fine farà?'

'Al cambio elettrico lavoriamo e facciamo 20 turni senza pausa mensa, l’hanno tolta, la mensa è lontana e ci danno sempre un sacchetto, lasciamo le macchine fuori ci sono problemi di parcheggio...'

'non hanno fatto niente, solo due cambi da 10 minuti, è poco perché è diventata una vera linea, anche se i lavori sono più leggeri devi sempre stare in piedi e attaccata, e poi hanno obbligato al turno di notte, e tante non hanno potuto farlo e hanno rinunciato…'

Imparato non parla di un piano di difesa ma di sviluppo. Chiama il governo a fare la sua parte, subito dice che non si scherza con le sanzioni europee previste per il 2025, che imporrebbero di portare dal 12 al 21% le auto elettriche vendute, e per allinearsi agli altri costruttori annuncia il rientro in ACEA. Trovando nelle dichiarazioni governative di Urso sintonia tanto che ora anche Elkann in questo clima favorevole dice ‘andrò in Parlamento a rispondere’.

Sul piano sindacale Fiom Uil Fim dopo la loro presenza per niente critica al tavolo hanno rilasciato dichiarazioni caute sulle prospettive delle promesse, in continuità con la linea sindacale concertativa tenuta di tutti questi anni.

Ma utile riprendere una dichiarazione di Marchionne e Elkann ci arriva dal 14 settembre del 2012:

...Il progetto "Fabbrica Italia" non è mai stato un piano finanziario, ma l’espressione di un indirizzo strategico che Fiat intende seguire ed ha il significato e lo scopo di esprimere l’impegno di Fiat a risolvere le problematiche che interessano i suoi siti industriali italiani e contribuire allo sviluppo delle potenzialità industriali del Paese. Fiat ha sempre indicato con estrema chiarezza che sono condizioni imprescindibili per il raggiungimento di tale risultato, il concorso di tutte le componenti sociali, sindacati ed istituzioni, nell’assicurare la governabilità dei siti produttivi e l’attuazione degli accordi che garantiscono adeguata flessibilità operativa.
Fiat, come ogni suo concorrente, riesamina continuamente i propri piani ed ha la necessità di poterli adeguare alle condizioni del mercato, per replicare alle azioni e posizioni adottate dagli altri produttori ed ai più vari fattori che possono influenzare e condizionare la loro attuazione e ed il loro successo finale. Le assunzioni su cui si basano i piani di Fiat sono di natura generale e non hanno un livello di dettaglio tale da consentire, attraverso la verifica del grado di attuazione di uno specifico target, il riscontro continuo e sistematico del grado di avanzamento di Fabbrica Italia. (…)'

In altre parole sono i padroni che affermano che i loro piani non sono credibili nel senso scientifico del termine, perchè a prescindere saranno adeguati ‘al mercato’, ovvero alle condizioni più adatte a garantire il massimo profitto a seconda della evoluzione generale della situazione di crisi o di sviluppo/ristrutturazione verso aree anche internazionali che possano garantire condizioni migliori di sfruttamento a seconda della situazione specifica, stabilimento per stabilimento, compresa la composizione della classe operaia. A seconda dei piani finanziari del Gruppo, come ha dimostrato il periodo appena trascorso di Stellantis, alla ricerca di profitti negli investimenti finanziari, riducendo la parte produttiva.

E' a questi piani che i padroni nel loro insieme chiedono ai lavoratori, attraverso le loro organizzazioni sindacali, il consenso, la pace sociale in fabbrica, la cessazione del conflitto, e ad aspettare le trattative dove il limite è dato da quanto di volta in volta i padroni sono disposti ad offrire. E affrontare le crisi stabilimento per stabilimento come fatto finora dai sindacati confederali è il primo gradino dell’adesione a questa visione aziendalista.

Anche le chiare parole delle operaie di Mirafiori oggi ci parlano di questo: il lavoro che c’è e che ci sarà dopo le ristrutturazioni delle nuove piattaforme alzerà lo sfruttamento (vedi già da oggi peggioramento pause, mensa, notte); la produzione dei cambi elettrici è a ciclo continuo data l’importanza per tutti i modelli ma migliaia di operai sono in cassa fino all’estate prossima, nel silenzio sindacale che allarga così la separazione e la solidarietà di classe tra i lavoratori, alimentando la fiducia mal riposta sulle pressioni del governo verso le scelte produttive del Gruppo nel nostro paese.

Lo abbiamo già scritto, il lavoratori e nello specifico i lavoratori del settore auto, in Italia il Gruppo Stellantis e tutto l’indotto che ha raggiunto una notevole dimensione, devono riprendere la via dello sciopero generale di settore del 20 di ottobre, lavorando per abbattere le barriere tra stabilimenti, per una mobilitazione autonoma da padroni e governo, che riunisca gli operai attorno ad una piattaforma che metta al centro salario, lavoro, sicurezza, l’integrazione al 100% della cassa integrazione, la riduzione di orario a parità di salario. Per avere un peso come classe operai, di fronte al mutare degli scenari degli interessi dei padroni.





20 dicembre - da tarantocontro: Asili nido - “Il Comune vuole affidarli tutti ai privati” - GIU' LE MANI DAGLI ASILI PUBBBLICI!

Invece che internalizzazione, come da tempo richiesto dalle lavoratrici dell'ausiliariato-pulizie dello Slai Cobas - (richiesta ritenuta legittima anche dal vice prefetto nel 2020; e nel 2022 una mozione votata a maggioranza del consiglio comunale decise di avviare una verifica di percorso di internalizzazione degli asili) ) - il Comune vuole andare, si parla già dal prossimo anno, verso la privatizzazione dei 9 asili-nido di Taranto. 

Questo è inaccettabile e non lo permetteremo!

Anche con questa assurda decisione, si dimostra quello che abbiamo da tempo denunciato: l'amministrazione Melucci non ha mai all'OdG la condizione dei tanti lavoratori, lavoratrici degli appalti comunali di Taranto. Per eventi, strutture turistiche, ecc. ci sono soldi, per il lavoro, per migliorare la condizione ultra misera e precaria delle lavoratrici ausiliariato-pulizie non ci sono mai. Ora si passa addirittura ad affidare ai privati la gestione degli asili; privati che avrebbero un solo interesse: fare utili sulla pelle delle lavoratrici, tutte, con rischio non solo di peggiorare ulteriormente le attuali già brutte condizioni di lavoro, ma anche di tagli ai posti di lavoro.

Sarà perchè in pentola bolle questo grave piano che l'amministrazione Melucci non ha mai risposto alle richieste di incontri, alle richieste di miglioramento delle condizioni lavorative fatte in questi mesi dalle lavoratrici e lavoratori dell'ausiliariato-pulizie dello Slai cobas e Usb, che hanno fatto nelle scorse settimane, mesi ben 4 scioperi, assemblee, denunce al consiglio comunale monotematico, e che sono tuttora in stato di agitazione.  

La privatizzazione sarebbe anche un grave danno per la qualità dei servizi resi ai bambini e per i genitori che sicuramente vedrebbero le rette aumentare di molto.

Sia chiaro che non accetteremmo neanche una divisione tra i 9 asili, per cui alcuni verrebbero privatizzati e altri resterebbero pubblici; significherebbe di fatto una divisione anche per i bambini, per le famiglie, e per le lavoratrici e lavoratori.

Gli asili nido sono un servizio pubblico centrale, per i bambini, per le donne, e tale devono restare!

Ringraziamo Luca Contrario per aver subito denunciato questa squallida manovra, e diciamo a tutti i consiglieri di metterci la faccia e opporsi.

*****

"Luca Contrario, denuncia l’esternalizzazione a privati dei servizi di gestione di tutti i nove complessi scolastici. La novità sarebbe emersa ieri, durante una riunione in commissione bilancio.

Alcuni commenti, sperando che le denunce non restino sui social 

ma si trasformino in azioni concrete e partecipate di lotta  


 

20 dicembre - STRAGE CONTINUA: giovedì 19 dicembre 2024 Anche ieri 5 morti sui luoghi di lavoro

 da C. Soricelli

Sono stati 5 ieri i morti sui luoghi di lavoro. Ecco chi sono. Nel porto di genova è morto giovanni Macciò travolto alle tre di notte nel porto di Genova schiacciato da una ralla in manovra. nel cagliaritano è morto Stefano Deiana di 57 anni: è rimasto schiacciato contro un muroda un camion sfrenato. In provincia di Salerno è morto Domenico Postiglione di 36 anni. Ma ci sono altre due morti "atipiche",che stanno a ricordarci che il lavoro può essere pericoloso per tutte le professioni. chiara Moscati era una psicologa di 26 anni, lavorava per una cooperativa, col furgone stava andando da un paziente quando è stata investita da un camion, la dinamica dell'incidente sono ancora poco chiare, L'altra morte atipica è quella dell'insegnante di 39 anni Davide Benetti, portava in gita scolastica i suoi ragazzi, visitando un edificio e affacciandosi al balcone, questo è rollato, è morto dopo 10 giorni di agonia. In questo preciso momento siamo a 1436 morti complessivi e di questi 1023 sui luoghi di lavoro

giovedì 19 dicembre 2024

19 dicembre - info Amazon USA: INIZIATO IL PIÙ GRANDE SCIOPERO NEL GRUPPO

 


19 dicembre - info solidale STELLANTIS CASSINO: il tribunale di Cassino respinge il ricorso contro il licenziamento di D. Fantasia

 


19 dicembre - dal blog tarantocontro: Il processo "Ambiente svenduto" resta a Potenza - Ma, per favore, non si dica che non è un processo politico a favore del sistema dei padroni!

Purtroppo noi dello Slai Cobas non ce ne meravigliamo - Il Codacons ha voluto fare un ricorso inutile avventurista e demagogico.

Ma non si dica che valgono di più dei cavilli giuridici della giustizia per migliaia di operai e cittadini dei quartieri inquinati. 


Nel libro che abbiamo preparato sulle principali udienze del processo di 1° grado si dimostra ampiamente, anche dalle stesse dichiarazioni degli avvocati dei Riva e complici, che il processo era ed è politico, che la sentenza di annullamento di 7 anni di processo rimane un grande favore a Riva e complici e un ulteriore schiaffo agli operai e popolazione. 

Ma, come abbiamo detto dal primo momento, nessuno si illuda, non finisce qui... 

 


mercoledì 18 dicembre 2024

18 dicembre - Ancora una morte operaia a Genova - "basta morti sul lavoro! ci siamo rotti il ca..o” - Operai protestano per davvero

"Parliamo di sicurezza solo quando ci sono i morti", in strada la protesta dei lavoratori portuali.

"Siamo a parlare di sicurezza quando per l'ennesima volta un lavoratore ha perso la vita e non tornerà a casa". Esplode la protesta dei lavoratori a Genova dopo l'infortunio mortale al terminal di Pra'. Parlano di "situazione inaccettabile" e di allarmi inascoltati, bloccato il traffico davanti a uno dei varchi di accesso al porto.

Operaio morto al porto di Genova, la rabbia dei lavoratori: “Ci siamo rotti, non puoi uscire di casa e non tornare più dalla famiglia”

Striscioni e blocchi sul lungomare, monta la protesta di sindacati e operai: «Manca la prevenzione, troppi morti»

Uno striscione bianco con scritto "basta morti sul lavoro! ci siamo rotti il ca..o” e i new jersey di un vicino cantiere a bloccare lungomare Canepa a Genova. È questa la protesta dei lavoratori portuali che dopo l'incidente mortale della scorsa notte al porto hanno deciso di scioperare per 24 ore e si sono radunati davanti al varco Etiopia del porto di Genova. La rabbia dei lavoratori è alta: «Non puoi uscire di casa e non tornare più dalla tua famiglia, è inaccettabile», dicono i colleghi della vittima. Il traffico è bloccato nel ponente e le ripercussioni si sono subito estese a tutto il resto della città, con code su tutto il nodo autostradale di Genova e gravi disagi in particolare al casello di Genova Ovest e dell'aeroporto.

La rabbia, dopo l’ennesimo morto sul lavoro, diventa incontenibile. Così, stamani, davanti al porto, è scattato subito lo sciopero. «Ancora una volta si parla di sicurezza quando c'è un morto, non è più possibile fare così. Sì, è veramente uno stillicidio in tutta Italia e continua questa drammatica conta. Purtroppo adesso è toccato al porto di Genova e siamo qui in blocco. Abbiamo proclamato 24 ore di sciopero, vogliamo capire cosa è successo, vogliamo verificare, vogliamo che non succeda più e che si facciano tutti gli interventi necessari per evitare queste tragedie». Così Roberto Gulli, segretario generale Uil Trasporti di Liguria, commenta la tragedia nel porto di Genova presso il varco Etiopia dove questa mattina è morto Giovanni Battista Macciò, di Castiglione Chiavarese. L’uomo è morto schiacciato contro un container. E allora, davanti ai cancelli il tam tam è stato immediato. «Che cosa si può fare? Che cosa si deve fare oggi? Sicuramente ci vuole una maggiore attenzione da parte di tutti e bisogna creare tutte quelle procedure, tutte quelle istruzioni che possono mitigare al massimo queste situazioni" ha aggiunto.

Il tema della prevenzione ignorata

«La prevenzione passa dalla formazione, quindi dagli investimenti. Noi sono anni che cerchiamo di fare il possibile per ottenere un sostegno anche economico per far sì che la gente sappia come comportarsi in difficoltà, in situazioni di pericolo. Purtroppo siamo ancora carenti. Si investe troppo poco» dicono ancora i sindacati. «Una persona che esce per andare a lavorare, per portare il pane alla famiglia, che non possa tornare a casa è veramente una tragedia immane. Noi lo abbiamo sempre posto quale primo dei punti fondamentali del nostro lavoro, il nostro obiettivo, è arrivare ad incidenza zero. Sappiamo che è utopia, ma noi ci proviamo e continueremo a lottare per ottenere dei risultati che possano un giorno dire abbiamo salvato anche una sola vita» ha aggiunto Mauro Scognamillo, segretario generale Fit Cisl Liguria. «Ancora una volta si deve parlare di sicurezza sul lavoro quando c'è un incidente mortale, non è possibile andare avanti così. Nella domanda ci sarebbe già la risposta. Siamo alle soglie del 2025, siamo nello stesso luogo dove nel 2007 dopo 5 giorni di rabbia e disperazione su questo varco è nata una legge nazionale sulla rappresentanza, la sicurezza, di cui faccio parte anch'io, che sono gli RLS di sito, ma questo non credo sia il il tema. Ho compiuto 57 anni ad ottobre, quando ho parlato del 2007 fai i due conti eravamo tutti molto più giovani ed eravamo al 32esimo morto su questo varco. Ovviamente senza pensare a quello che è stata la dinamica sulla quale ci sono indagini, ovviamente ma le problematiche sono quelle, una forte produttività, una spinta a fare forse velocemente» ha detto Luca Franza, coordinatore delegati compagnia RLS di sito del porto.



 

18 dicembre - Per Vittorio Granillo - Saluto dello Slai Cobas per il sindacato di classe

 

Gli operai, tutte le lavoratrici e i lavoratori dello Slai Cobas per il sindacato di classe sono molto addolorati per la morte di Vittorio Granillo, dirigente operaio dello Slai cobas di Pomigliano/Napoli, e mandano un saluto solidale a tutti gli operai, le operaie, i compagni di Pomigliano per la loro grave perdita, dopo quella recente di Mara Malavenda, anch'essa lavoratrice dirigente del sindacato, con cui Vittorio ha sempre lottato.

Si tratta di una perdita di un compagno con cui siamo stati legati dal 1992, dalla nascita, per la prima volta, e rimasta unica, dei cobas nelle grandi fabbriche; abbiamo fatto un percorso di anni insieme, e anche quando abbiamo autonomamente costruito lo Slai cobas per il sindacato di classe, il legame di lotta di classe, l'affetto, la simpatia scherzosa, anche nei momenti di polemica sono stati sempre presenti.

Non si tratta solo della perdita di un compagno, operaio comunista, ma della perdita di un pezzo di storia del movimento operaio, non solo di Pomigliano, un pezzo di storia della difficile strada per ricostruire il sindacalismo di classe, a partire dalle fabbriche, che veda protagonisti gli operai e operaie, centrali nella battaglia per porre fine al sistema economico, politico del capitale, per diventare i "becchini" di questo sistema di sfruttamento e di oppressione.

Vittorio in questa battaglia è stato un esempio di coerenza e di radicale opposizione di ogni compromesso, anche quando insieme a Mara hanno fatto l'esperienza della lotta parlamentare.

Noi vogliamo ricordare Vittorio soprattutto nelle sue battaglie dentro l'Alfa, poi Fiat di Pomigliano degli "anni buoni" in cui la sua lotta coerente, di scontro aperto verso tutti i responsabili dell'attacco verso gli operai, la sua forza, determinazione, riconosciuta e seguita da tantissimi operai e operaie aveva permesso di conquistare dei risultati in fabbrica. Anche quando lo Slai Cobas nazionale ha cambiato il suo Dna di sindacato di classe e di base con al centro le fabbriche e nelle mani degli operai, Vittorio ha mantenuto coerentemente la natura operaia dello Slai Cobas di Pomigliano.

Poi vi è stato la situazione e il clima difficile nelle fabbriche che tuttora permane; in questi anni abbiamo anche polemizzato con Vittorio per una sua certa illusione giudiziaria. Ma anche in questo periodo non è mai venuto meno il rispetto reciproco e il riconoscimento, sia pur con differenti posizioni,  della sincerità con cui Vittorio, e Mara, facevano anche questa battaglia, pensando solo e soltanto agli operai e operaie.

Vittorio, come Mara, ci mancherà molto, anche la sua ironia e ottimismo, ma rimarrà sempre con noi.

Slai Cobas per il sindacato di classe

coordinamento nazionale


martedì 17 dicembre 2024

17 dicembre - Ci è giunta pochi minuti fa la tristissima notizia della morte di Vittorio Granillo dirigente dello Slai Cobas di Napoli/Pomigliano

 Napoli, è morto Vittorio Granillo fondatore e dirigente del sindacato operaio autorganizzato

17 Dicembre 2024

Campania 0

Lo Slai Cobas sotto la sua guida e di Mara Malavenda ha conquistato importantissime vittorie contro Fiat e Stellantis

E’ morto Vittorio Granillo, i dirigente sindacale, fondatore insieme a Mara Malavenda nel 1992 dell’organizzazione sindacale indipendente Slai Cobas, prima forma di autorganizzazione operaia.

Lo Slai Cobas, sotto la guida del compagno Vittorio Granillo e della compagna Mara Malavenda, ha conquistato importantissime vittorie, in molti casi contro “Fiat” e “Stellantis”, in oltre dieci sentenze di Cassazione sezione lavoro, autentiche smentite giuridiche alla dittatura padronal-confederale ed ha riaperto al riconoscimento giuridico dei diritti sindacali di ogni organizzazione dei lavoratori – spiega in una nota l’organizzazione sindacale di base – Lo Slai Cobas ha determinato con il proprio lavoro e battaglie, il principio fondante di ogni sindacato autentico dei lavoratori e delle lavoratrici, l’autorganizzazione”.

La lotta della classe operaia in questi trentadue anni da che è avvenuto il crimine politico della concertazione e della limitazione dei diritti sindacali nel nostro Paese, è diventata una questione di una gravità politica senza precedenti nella Storia repubblicana – continua la nota dello Slai Cobas – E a dimostrarlo non sono solamente le cronache delle stragi sul lavoro e delle centinaia di migliaia di infortuni e malattie professionali che affliggono ogni anni i lavoratori e le lavoratrici, italiani/e ed immigrati/e, ma anche la continua ridefinizione complessiva filo-padronale da parte di parlamenti e governi corrotti dalle grandi firme del capitale nostrano delle regole del diritto del lavoro e dei contratti nazionali del lavoro firmati sempre ed esclusivamente dalle organizzazioni colluse e corrotte dal sistema capitalistico del profitto ad ogni costo e della flessibilità, a vantaggio quasi esclusivamente dei padroni, e la continua chiusura ed esternalizzazione delle attività produttìve. Prossimamente – conclude la nota – ci sarà occasione di approfondire e dare

sabato 14 dicembre 2024

14 dicembre - info Taranto: Asili, prima lo scippo del mese estivo, ora si tolgono ferie alle lavoratrici/lavoratori - lo Stato di agitazione continua

 

Da un lato il Comune di Taranto, l'assessorato ai servizi educativi continua a negare incontri richiesti per aumento dell'orario, salario minimo e sicurezza, e neanche nel prossimo periodo di festività natalizie fa cominciare a recuperare giornate ed ore del mese estivo scippato;

dall'altro la Ditta Servizi Integrati toglie ferie ai lavoratori per usarle nelle giornate di chiusura degli asili a Natale, così come non paga giornate di chiusura per maltempo o per i dovuti per legge controlli sanitari disposti dalla ditta.

Premesso che le ferie non vanno usate dalla ditta pro domo sua, dato che la ditta ha solo la facoltà di autorizzare o non autorizzare il periodo di ferie richiesto da una lavoratrice,

lo Slai cobas chiede di coprire il prossimo periodo festivo con giornate/ore lavorative; e chiede per le giornate di maltempo o di visite sanitarie disposte dalla ditta che queste siano pagate, perchè non sono frutto di una decisione del lavoratore; anzi, vedi per il maltempo, i lavoratori erano pronti a scendere a lavorare e sono stati bloccati. 

Lo Slai cobas ritiene inaccettabile che il Comune non risponde alle legittime richieste delle lavoratrici e lavoratori degli asili. 

Per tutto questo, dopo gli scioperi fatti nelle scorse settimane e mesi, lo stato di agitazione continua: Comune, Ditta, dirigenti degli asili chiedono più lavoro, multi mansioni, non risolvono neanche mezzo problema; le lavoratrici e lavoratori faranno solo le attività lavorative indispensabili e solo quelle previste dal capitalato d'appalto e compatibilmente con le attrezzature da medioevo, a disposizione. Niente di più!

Slai Cobas sc Taranto

14 dicembre - NELLE STRAGI SUL LAVORO SONO PIÙ DI 100 LE LAVORATRICI UCCISE IN NOME DEL PROFITTO. Dal blog di C. Soricelli

Anche ieri un'altra strage. Rendiamo omaggio a Teresa Carceo un'altra donna morta sul lavoro in soli due giorni: Teresa è caduta da un veicolo elettrico dentro un agriturismo, oltre 100 le donne morte sul lavoro quest'anno. Ma ieri è morto anche un edile di 65 anni in un cantiere ANAS. Questa vittima è dovuta all'allungamento indiscriminata dell'età per andare pensione, non tenedo conto che in tarda età non si possono svolgere lavori pericolosi. Grazie a Salvini che "ruba" i voti dei lavoratori promettendo sempre sotto alle elezioni di abolire la legge Fornero per poi addirittura peggiorarla una volta presa la poltrona, tra l'altro Salvatore Briamante la vittima, lavorava in un cantiere dell'ANAS 

giovedì 12 dicembre 2024

Strage di lavoratori anche ieri; 6 morti, 5 sui luoghi di lavoro e uno in itinere, superati di corsa i 1000 morti sui lui luoghi di lavoro e i 1400 con l'itinere. Un auentico boom e rendono il lavoro sempre più precario e quindi insicuro. Rendiamo omaggio alla bellissima "angela" Mimma Faia morta dopo due mesi di agonia; folgorata mentre lavorava in una trattoria palermitana 

PALERMO – Mimma Faia è morta dopo oltre due mesi dall’infortunio, la donna (nella foto) di 38 anni che era rimasta folgorata in una trattoria di corso dei Mille, dove lavorava. Stava passando lo straccio in un locale a palermo quando è stata folgorata da una scarica elettrica. Già oltre 100 le donne morte sul lavoro anche quest'anno. guidando trattori e camion, su macchinari, ma soprattutto in itinere per la stanchezza, per la fretta di rendere compatibile il loro lavoro con il loro carico familiare. Una di queste lavoratrici è stata costretta a licenziarsi perchè l'azienda per la quale lavorava non gli ha concesso una flessibilità di 15 minuti in entrata al lavoro. doveva portare presubilmente i figli a scuola. Praticamente c'è stata un'altra strage come quella di Calenzano ma diffusa sul territorio nazionale. Onorevole Gribaudo, occorre rivedere l'organizzazione del lavoro, soprattutto se si ha un carico familiare. Ecco chi sono gli altri 4 lavoratori morti ieri. Due sono in Emilia Romagna, nella rpvincia di Modena è morto un artigiano nella sua officina colpito da un pezzo di macchinario. In provincia di Reggio Emilia è morto il Ferroviere Guglielmo Maiello, Nella provincia di Pesaro Urbino, al largo di Fano è morto un pescatore cadendo in mare, in provincia di Frosinone e morto un operaio albanese, mentre togleva dal tetto l'amianto, il tetto è crollato, ferendo anche un operaio marocchino, sono residenti in Emilia Romagna, è uno di quei morti itineranti che ormai rappresentano da soli il 30% dei morti, gli stranieri sono ormai il 40% dei morti sotto i 60 anni.. Onorevole Chiara 

Gribaudo, non creda a chi dice che mi invento i morti, sono tutti registrati, lo dicono per coprire i loro fallimenti e interessi