In fabbrica le paghe sono differenziate e basse di partenza per il Ccnl agricolo, che impone un regime di fabbrica dove la produzione industriale è gestita arbitrariamente come produzione agricola, senza la garanzia della continuità lavorativa, e con una paga da fame ridotta rispetto ai CCNL industriali.
Una imposizione basata sulla complicità di Cgil Cisl Uil che assumono le decisioni dei padroni di tagliare la paga e i diritti agli operai applicando un CCNL agricoli e florovivaisti. Per meglio farlo in questo caso hanno strutturato un doppio livello di applicazione del CCNL nazionale, che rafforza il loro ruolo a livello locale nella gestione e controllo dei lavoratori, in stretta collaborazione con i padroni. Che proprio per questo li riconoscono ai tavoli di trattativa senza difficolta’.
Nello sciopero i lavoratori si stanno schierando. Da una parte chi fa il crumiro, chi si illude così di avere qualche riconoscimento speciale dall’azienda tradendo la lotta dei compagni in sciopero (la cronaca e la storia delle lotte su questo dicono che le promesse dei padroni durano molto poco). Per intanto i padroni si vantano di aver ordinato pizza per tutti, straordinariamente fatta arrivare in fabbrica per sfamare gli operai che hanno fatto la doppia giornata in sostituzione degli operai in sciopero, richiamati anche da casa.
Dall’altra chi rompe con la rassegnazione e prende coraggio e nella lotta diventa più precisa anche la denuncia della vita e della produzione nello stabilimento. Pesanti sono le condizioni di lavoro, non per
la particolarità del ciclo produttivo, ma per la rassegnazione e l’individualismo dei lavoratori che hanno lasciato campo libero, a capi, capetti e padroni di poter cambiare continuamente i ritmi, i carichi di lavoro, la velocità delle linee e il numero degli addetti alle macchine. Pesano l’azione di freno dei sindacati confederali, un sistema clientelare parentale che si compra la ‘fedeltà’ di alcuni, il ricatto del posto di lavoro precario con contratti brevi, o contratti annuali rinnovati anche da un decennio con una breve interruzione per interruzione per giustificare la stagionalità.Torneremo su questo,
ma per dare un esempio, con quello che è successo durante l’ispezione dell’ORGANISMO DI CONTROLLO DELLA
QUALITA’, diventato anche fattore scatenante della protesta, quando l'ambiente di lavoro è stato trasformato, con le linee che
marciavano ad una ‘velocità umana’, le casse dei prodotti in
lavorazione ridotte di peso, ogni lavoratore al suo posto e nei
reparti si lavorava, non si correva. Ma solo mezz’ora dopo la
fabbrica avrebbe potuto essere usata come set per girare un nuovo
episodio di ‘tempi moderni’ con la velocità delle linee
aumentata oltre il solito, perché c’era il tempo perso durante il
controllo da recuperare!
Lo sciopero dunque rafforza gli operai che lo fanno, nell’unità tra loro, nell’organizzazione, nella coscienza dello scontro con i padroni e il loro sistema di sfruttamento, coscienza che avanza e fa toccare con mano come resistere al padrone che spinge sempre più in basso la condizione degli operai, è giusto ma non basta. L’assemblea degli operai in sciopero ha deciso di far arrivare la denuncia anche dentro un grosso centro commerciale con Esselunga, cliente di Belgravia, ma soprattutto di partecipare e costruire la presenza allo sciopero generale del 29 novembre, per portare tra gli altri operai in sciopero la lotta e lo spirito di Belgravia, per fare la propria parte, perchè la rivolta sociale che tanto serve, sia dei lavoratori, dei proletari, contro questo sistema di sfruttamento, dato che non può certo arrivare dai vertici della Cgil.
https://drive.google.com/file/d/124BDA9uIp7v38YMEtRCSk6s0gVTFi8oU/view?usp=sharing
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