L’uomo aveva 54 anni e stava effettuando lavori di ristrutturazione sul tetto di un capannone a Pozzuolo Martesana, all'interno del polo logistico della Dhl. La vittima sarebbe un operaio di una ditta esterna che stava effettuando lavori di ristrutturazione. Per fare i rilievi sono arrivati i carabinieri di Pioltello, il personale di Ats Milano Est e le autorità giudiziarie.
Secondo una prima ricostruzione l'uomo, un operaio di origine argentina, durante un lavoro di rimozione copertura isolante sul tetto e posa della nuova, a causa di un cedimento, è precipitato dal tetto nella tromba delle scale interne. Ha sbattuto violentemente la testa procurandosi una grave lesione al cranio. E' morto sul colpo.
Anche questo operaio
è stato mandato sul tetto a lavorare da un padrone in appalto, da un
capo che diceva ‘qui comandiamo noi, sappiamo cosa è giusto fare,
tu devi solo ubbidire!!!’ E invece il tetto non ha retto il suo
peso condannandolo a morte.
In questa guerra
quotidiana del profitto, dove a morire sono solo i lavoratori, ci
vuole un cambio di passo. Rispondere,
con fatti piccoli e grossi, da far crescere, da unire in una RETE NAZIONALE. Reagire, ribellarsi.
Lo sciopero
improvviso dell'altro giorno delle operaie in appalto al Salumificio Beretta dello Slai
Cobas, che dopo le offensive e fascisteggianti parole dei capi rivolte alle contestazioni delle operaie sul modo di lavorare
‘andate al Mc Donald se volete fare polemiche, i lavoratori non
hanno diritto di parola nelle decisioni dell’azienda…’ è stato
giusto. E' ancora una goccia nel mare della classe opeaia, ma è un segnale.
Ribellarsi, reagire
è la strada per recuperare dignità, forza e sicurezza nelle fabbriche.
È un esempio che denuncia come la Cgil sia tutto il contrario di così. Cgil che per l’appalto Beretta viene chiamata alla trattativa da Mpm in funzione anti Slai Cobas, perché pronta a firmare un accordo aziendale che porta indietro la tutele e la condizione delle operaie. Dalle operaie che scelgono e fanno il sindacato, torna il modello del sindacato dove le operaie subiscono e non hanno voce né diritto di sapere. Invece che protagonismo, sottomissione. Un sindacato che accetta il sistema dei padroni ‘quello del comando io, voi non avete diritto di parola, noi sappiamo cosa fare…’. Perchè sostanzialmente si comportano allo stesso modo!!
Contestiamo con tutti i mezzi un Accordo Aziendale alle spalle delle operaie, misero e allineato a difesa dell’appalto. Contro padroni e sindacati amici dei padroni vale la stessa lotta, e la porteremo nello sciopero generale nazionale del 29 novembre, perché se Landini ha dichiarato in tv ‘che ci vuole la rivolta sociale’, questa rivolta non può restare una vuota dichiarazione, ci vuole veramente e va alimentata a partire dalle fabbriche.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
Nessun commento:
Posta un commento