Dalle
conclusioni
Quest'anno
abbiamo mantenuto duro, e i lavoratori devono mantenere la loro rotta.
Nelle sedi in cui siamo, la presenza dello Slai cobas sc resta solida, non
c'è contraddizione tra il fatto che i cobas sono realmente autorganizzati, e il
lavoro di orientamento fatto dai dirigenti che sono i primi che si spendono, e
che non lo fanno perchè sono supersindacalisti, ma per la loro concezione.
Questo fa sì che lo Slai cobas sc resti una realtà originale nella
struttura del sindacati di base.
Noi siamo una “corrente” nel movimento sindacale di classe. Noi non
vogliamo fare il nostro sindacato. Noi ci riferiamo alla storia (di cui
consistente parte è stata fatta dai lavoratori cgil) che ha fatto grande il
movimento dei lavoratori.
Noi dobbiamo andare a tutte le altre lotte, perchè i lavoratori ci devono
vedere. Questo lo affermiamo come sindacato, e su questo bisogna convincere i
nostri lavoratori.
Cosa è il “sindacato” oggi: operai, logistica, precari e disoccupati.
Questi settori formano il corpo della classe, una volta che organizziamo
questi, possiamo raccogliere gli altri settori.
La nostra idea di sindacato di classe è organizzare i settori vivi della
classe. Oggi è necessario essere presente nelle fabbriche, nella logistica e
tra i precari e disoccupati. Questo vuol dire che dobbiamo andare nel maggior
numero di fabbriche importanti; nei settori in cui si manifesta un'alta
conflittualità, oggi la logistica; tra i disoccupati e precari che sono tanti,
si estendono e vivono in miseria e in alcune realtà, Napoli, Palermo, Taranto,
sono inseriti in un tessuto sociale
Il coordinamento nazionale è una sorta di gruppo di “missionari” in
movimento, non un gestore di vertenze. Sono le lotte dei lavoratori che
scelgono chi sta nel coordinamento nazionale, non la burocrazia. Sono i
lavoratori che danno mandato.
Centrale oggi sono, quindi, le fabbriche, gli operai della logistica, i
disoccupati, precari; questi oggi “fanno la storia”... Questo coordinamento
deve servire non solo per fare la cernita delle attività che stiamo facendo, ma
per fare la mappatura delle fabbriche, dei settori logistica, delle realtà più
importanti di disoccupati e precari.
I tre settori devono avere una politica nazionale, tutte le vertenze di
fabbrica vengono discusse dal governo, per questo diventano nazionali; quindi è
il governo l'obiettivo e gli operai non possono disinteressarsi di quale
governo hanno. Questo ragionamento i sindacati lo devono fare, se no si va a
vendere fumo. Tutti i governi vanno analizzati per quello che sono, e l'analisi
del governo Renzi è necessaria per un sindacato.
Il sindacato è qualcosa di più di ciò che pensa un lavoratore. E il
coordinamento nazionale è qualcosa di più del singolo cobas. Questo tipo di
sindacato ci serve per coniugare l'attività locale con l'indirizzo nazionale
che permetta di avanzare sul piano della battaglia nazionale per l'unità
sindacale e per ottenere risultati concreti.
Questo 2015
deve essere l'anno degli operai, dei lavoratori e delle masse, partendo dal
riconoscimento che il 2014 è stato l'anno dei padroni e governo.
Renzi è
riuscito nella sua operazione, andare al governo, rappresentare l'interesse
generale dei padroni, riuscire ad unirli nei loro interessi di classe, unire il
parlamento; è riuscito a “scalare” il partito e il governo, a portare a casa il
massimo risultato sul piano politico che poteva fare per i padroni, ha vinto il
braccio di ferro coi sindacati.
Se non si
parte da questo non si capisce quello che tocca a noi e ai lavoratori
quest'anno: il 2014 hanno vinto i padroni e il governo, ora tocca ai
lavoratori vincere nel 2015.
I padroni
forti della loro vittoria vanno avanti, dopo aver incassato il jobs act, la
cancellazione dell'articolo 18, ecc., ora punteranno all'eliminazione di tutto
lo Statuto dei lavoratori, del diritto di sciopero, e ad un nuovo attacco alle
pensioni.
Noi dobbiamo
lanciare un contromessaggio, che non dipende dalle lotte che i lavoratori
stanno facendo che per ora sono state perdenti. Anche noi abbiamo solo
resistito, mantenuto delle posizioni. Le lotte che abbiamo fatto quest'anno non
sono sufficienti; ce l'abbiamo messa tutta, ma al massimo abbiamo resistito.
Nel 2014 i
padroni hanno ottenuto risultati: un governo effettivo, dei provvedimenti e un
clima generale che li favorisce. Ora tocca a noi, deve essere l'anno nostro.
Non basta
lamentarsi, non basta denunciare; noi siamo il sindacato della controffensiva
al lamento.
I padroni
fanno i padroni, esagerare nella denuncia, significa dire che i padroni
potrebbero comportarsi diversamente (contro i loro interessi?). Noi invece
diciamo che i padroni fanno il loro e noi dobbiamo fare il nostro. I
lavoratori si devono unire e organizzare per fare la loro “guerra”.
Le nostre
parole d'ordini non sono per essere bandierine e perfette, ma corrispondenti ai
bisogni dei lavoratori. Ma i lavoratori devono cambiare la loro organizzazione
sindacale. Lo Slai cobas sc è pronto a sciogliersi se i lavoratori costruiscono
un'organizzazione sindacale di classe più forte.
Noi vogliamo
un'effettiva ripresa del movimento sindacale di classe contro padroni e
governo.
L'altro
problema è che quando un governo compatta i padroni, non ci sono contraddizioni
tra i padroni che possano influire sul governo per cambiare la sua politica. In
questo senso la situazione era “migliore” con Berlusconi, che in realtà non ha
dato niente ai padroni, i quali non lo volevano più. Nel caso di Renzi questo
non c'è, quindi perchè il governo dovrebbe cedere ad altre componenti, al
parlamento, ai sindacati, se ha con lui la maggioranza del parlamento e dei
poteri forti? Questo rende necessaria la caduta del governo, perchè si riapra
lo scontro tra padroni e operai, in una situazione di minor debolezza per i
lavoratori, che riapra lo scontro in materia di jobs act e degli altri
provvedimenti.
I lavoratori
sono obbligati a muoversi. Questo è un governo di truffatore, ne dice uno e ne
fa due (per es. licenziamento individuale invece licenziamento collettivo).
L'organizzazione sindacale da strumento di difesa diventa una struttura che se
fa realmente il sindacato è perseguitato.
Ogni giorno
c'è una perdita dei diritti fondamentali dei lavoratori. In Italia non abbiamo
avuto niente di paragonabile a ciò che c'è stato in Grecia, ma i provvedimenti
che ha preso il governo è come se fossimo la Grecia.
A chi si
lamenta, noi diciamo basta: o ti riprendi i diritti o non hai soluzione...
Occorre un
vero sciopero generale, ma la parola “sciopero generale” è stata vanificata negli ultimi anni.
Per fare uno sciopero generale ci vogliono centinaia di attivisti, anche per
questo ci sono le ragioni dell'unità. L'unità è obbligata. Il mondo del lavoro
è frammentato: chi aveva conquiste le ha perse, chi non le ha mai avute non le
avrà mai, chi ancora ne ha qualcuna non la deve perdere. I lavoratori, anche
così come sono e stanno, devono unirsi, una volta che lo fanno sarebbe meglio
se fanno una sola organizzazione.
Ma se si
vuole l'unità sindacale si deve fare lo sciopero generale, è qui che si fa
l'unità sindacale. Dobbiamo lanciare un messaggio univoco: organizziamo
l'unità dei lavoratori indipendentemente dalla loro iscrizione sindacale.
Lo sciopero
generale deve essere dal basso. Si può perfino riuscire a mettersi
d'accordo tra i sindacati per fare lo sciopero generale, ma poi sono i
lavoratori che devono scioperare. Quindi tutti quanti dobbiamo convincere i
lavoratori a fare lo sciopero generale, che i nostri obiettivi sono giusti.
Uno sciopero
generale richiede oggi essenzialmente che siano mobilitati gli operai delle
fabbriche, i lavoratori della logistica e l'esercito immane di precari e
disoccupati che stanno soprattutto al sud.
Tutto il
resto è importante e cammina anche da sé (scuola, FF.SS, ecc.).
Se dobbiamo
coinvolgere un certo numero di fabbrica, allora una analisi bisogna farla di
queste fabbriche, la cui situazione è diversa; è un lavoro che deve fare i conti
con le effettive forze, ma in funzione dello sciopero generale. Se questo
lavoro venisse fatto effettivamente nelle fabbriche, si vedrebbe che non è vero
che gli operai iscritti ai sindacati confederali sono realmente di questi
sindacati (Landini piace in televisione, ma quando va nelle fabbriche non
piace).
Oggi siamo
nella fase di difensiva strategica, e lo sciopero generale e il 2015 deve
rendere irreversibile il processo di ripresa del movimento dei lavoratori.
Nel 2015 i
lavoratori devono riequilibrare la partita, per farlo la strada è lo sciopero
generale dal basso che abbia al centro l'unità sindacale e l'obiettivo della
caduta del governo Renzi. Le nostre forze attuali devono essere il primo nucleo
dell'accumulazione di forze; ma forze vere, numeri, facce, non decise a
tavolino. Noi dobbiamo essere i più unitari possibili a condizione che si
voglia fare lo sciopero generale.
Questa
battaglia la deve esprimere anche la tessera di quest'anno, in cui davanti c'è
una foto con “sciopero generale” e dietro la nostra piattaforma.
Dobbiamo
usare le lotte che stiamo facendo per conquistare nuove forze e avere
interlocuzione con altre forze sindacali.
Il
coordinamento nazionale è necessario per andare ad altri posti di lavoro, far
venire compagni da altre città, governare un sistema di relazione guardando
alle forze reali che ci interessano: operai di fabbrica, lavoratori della
logistica, disoccupati e precari soprattutto nel sud. Negli altri settori dove
stiamo dobbiamo considerarci una postazione. Il lavoro del Coordinamento
nazionale è di rappresentanza in alcuni settori e di promozione in altri
settori dove andiamo a parlare della necessità di unirsi per lo sciopero
generale. In questi 3 mesi dobbiamo prevedere una certa mobilità del
Coordinamento nazionale per raggiungere posti in cui ancora non ci siamo.
Per questo i
compagni del CN sono una specie di squadra per dare forza là dove ci siamo e ci
sia bisogno di appoggio, e per raggiungere posti in cui non ci siamo.
Abbiamo,
quindi, due compiti: far bene sul territorio le lotte che stiamo facendo, come
Coordinamento nazionale far arrivare queste lotte ovunque e arrivare dove è
importante esserci.
Ultime tre
questioni.
I lavoratori
devono contare sulle proprie forze, non elemosinare la solidarietà degli altri,
sono loro che si devono mobilitare. Ma per la repressione dei lavoratori non
si mobilita nessuno. Il “più anarchico” non spreca una parola in sostegno dei
lavoratori colpiti.
Il
lavoratore è represso tre volte: viene licenziato, non riesce a trovare altro
lavoro, viene denunciato e processato.
Lo Slai
cobas sc deve imporre questa battaglia e criticare le forze che non sprecano
una parola quando un lavoratore viene represso perchè lotta per il lavoro.
Questo è un principio di classe, di civiltà proletaria. Nello stesso tempo per
questo diciamo che i sindacati non possono voltare la faccia dall'altra parte
quando uno studente, un compagno viene perseguitato. Lo Slai cobas sc dà il suo
appoggio come sindacato al Soccorso Rosso Proletario, che parla dei repressi
agli operai, ai disoccupati, ai precari e chiama i compagni alla mobilitazione
contro la repressione dei lavoratori che spesso oggi sono più repressi degli
altri.
In Italia si
è affermato un soccorso rosso di “compagni” o di “parenti, amici”, o di
“avvocati”, questo non va bene. Noi siamo della classe. Abbiamo una morale
proletaria. In Italia manca un SRP perchè è combattuta questa idea dal
rivoluzionarismo piccolo borghese e dal democraticismo piccolo borghese. Lo
Slai cobas sc sostiene tutte le battaglie contro chiunque che lotti venga
represso - noi quando viene arrestato un compagno Notav lo diciamo ai
lavoratori, perchè lo Slai cobas sc è un'organizzazione sindacale di classe che
considera gli arrestati amici del movimento proletario - ma fa un dare e avere.
Non permetteremo più a nessuno di lottare contro la repressione e
disinteressarsi dei proletari che vengono arrestati, licenziati, perseguitati.
Perchè i padroni e lo Stato vogliono uccidere le lotte e distruggere l'anima
che può distruggere questo sistema.
Altra
questione fondamentale dello SC, è la questione donne – le donne devono
battagliare anche contro i lavoratori per essere riconosciute, ed è una
battaglia non scontata.
L'8 marzo lo
Slai cobas sc promuoverà la mobilitazione delle donne lavoratrici, disoccupate
contro il governo nel quadro dello sciopero generale. Farà una lettura al
femminile dei provvedimenti del governo, contro le donne del governo, parlamento,
simboli del disprezzo verso le donne, soprattutto verso le proletarie. Il
movimento femminista deve scegliere da che parte stare, dalla parte delle
lavoratrici o no.
La questione
internazionale. Lo Slai
cobas sc è al fianco di tutti i lavoratori e i popoli. Siamo in un sistema
mondo. E non lottiamo perchè i proletari del nostro paese abbiano i diritti e
gli altri no. Questa sarebbe aristocrazia operaia, fascismo - “salario europeo”
per es. è una parola d'ordine sbagliata, oggettivamente fascista. I salari
europei sono più alti perchè sono sporchi del sangue dei proletari che lavorano
in India o dei bambini che lavorano in Pakistan. Le condizioni di lavoro del
terzo mondo, sono le condizioni dei nostri fratelli.
D'altra
parte oggi è la maggioranza dei proletari che vive in questi paesi. Noi ci
sentiamo parte di una classe internazionale. Noi non accettiamo l'idea che un
operaio italiano sia più importante di un altro operaio dell'India, del
Pakistan...
Inoltre ci
misuriamo con nemici mondiali che bombardano quei paesi perchè da lì dipende il
90% dei loro profitti; quindi i proletari dei paesi oppressi se abbattono
questo sistema ci aiutano.
I lavoratori
e i popoli degli altri paesi lottano con le loro armi; e quando lottano noi
siamo sempre dalla loro parte. Noi dobbiamo stringere legami con tutti i popoli
del mondo. E in particolare guardiamo a quei paesi in cui l'esercito proletario
è diventato grande (come non interessarci dell'esercito proletario in Cina, in
India...), e in cui lottano le forze proletarie. Noi guardiamo all'India, alla
Cina, a cosa succede in Brasile.
In India noi
appoggiamo le lotte e cerchiamo di stabilire contatti.
Lo Slai
cobas sc parteciperà alla delegazione internazionale in India per denunciare i crimini che il
regime indiano sta facendo al suo popolo. Questi crimini, il supersfruttamento
degli operai indiani, producono profitto, tale che una fabbrica come la Mittal
oggi si compra l'Ilva.
Noi dobbiamo
dimostrare alle nostre masse che cosa siamo disposti a fare. Noi ci mettiamo la
faccia, non lo diciamo solo a parole, ma ci mettiamo in faccia.
Il nostro
impegno internazionale e internazionalista è perchè un sindacato di classe deve
avere rispetto di tutti i lavoratori, per fare una classe migliore, un
miglioramento non solo pratico, ma umano.
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