MILANO – Lavoratore dell'Istituto Tumori
Sono dell'Istituto tumori, impegnato nel
settore della sanità. Nel 2014 noi abbiamo preceduto quello che poi è stato
stabilito a fine anno dal governo Renzi. Un lavoro sempre più precarizzato con
meno diritti, sul fronte soprattutto della sicurezza e salute.
Abbiamo avviato una battaglia contro tutto
questo. Tra le altre iniziative, abbiamo appeso (anche in termini di sfida) uno
striscione all'ingresso dell'Istituto, che diceva: “Basta con gli
straordinari illegali all'Istituto tumori. Per la sicurezza sul lavoro e contro
la precarietà: vogliamo nuove assunzioni!!”. Questo ha colpito nel segno
perchè si rivolgeva ai lavoratori e all'utenza, e ha fatto incazzare l'azienda
che ha fatto una diffida nei confronti dello Slai cobas, perchè quello
striscione causava un “danno di immagine” all'Istituto tumori.
Questa battaglia l'abbiamo vinta a metà, il giudice ci ha dato ragione – lo striscione è rimasto appeso – benchè ha voluto entrare nel merito delle ragioni dell'azienda dicendo che però noi piccolo sindacato non dovevamo permetterci... Mani “ignote” il 23 dicembre hanno strappato e tolto lo striscione. Ma questo ha significato solo di dover fare denuncia e, con estremo piacere, rifare lo striscione e rimetterlo al suo posto.
Il nostro lavoro, fatto recentemente anche
con l’avvio di esposti per la sicurezza e il ricorso per il cambio tuta, ha
cozzato contro il livello attuale dei lavoratori (strangolati dalla tenaglia
della crisi che fa loro accettare di tutto e di più e li allontana dal concetto
di solidarietà, a questo poi si aggiungono paura e fatalismo). L’esposizione
dello striscione ha “svegliato” un po’ gli animi grazie anche all’iniziativa
dell’Amministrazione, perché questo ha mostrato alcune cose ai lavoratori: 1)
la coerenza dello Slai Cobas; 2) il consenso a quanto da noi denunciato
condiviso anche da malati e parenti; 3) la determinazione a non farci
intimidire, mostrando che è possibile; 4) che lo Slai cobas non è né il
sindacalismo confederale né quello di base, ma lavora per il sindacato che serve,
quello di classe.
Nelle prossime settimane a breve dobbiamo
presentare una serie di esposti e poi a fronte di una discussione con iscritti
USB fare proposta di iniziative comuni.
Nel 2014 abbiamo seguito soprattutto due
altre vertenze, in una casa di riposo e in un settore della logistica.
Nella Casa di riposo, opera una
cooperativa, la Codess, presente in molte regione del Nord col classico stile
di fare impresa col metodo piccola/impresa rampante-arrogante, ed è guidata da
soggetti impregnati da ideologia reazionaria/razzista simile a quella
sottoproletaria. Il maggior supporto alla direzione della Codess è dato dalla
Cgil. confermato dal fatto che a dirigere il personale vi sono ex sindacalisti
di questa organizzazione.
Noi siamo entrati durante uno stato di
agitazione, qui vi sono soprattutto lavoratrici immigrate, con sfruttamento
bestiale, punte di razzismo. Lo Slai cobas ha subito reso pubblica questa
condizione.
In questa mobilitazione si è espresso
positivamente un senso di appartenenza, partendo da due punti di forza: le
lavoratrici avevano partecipato allo sciopero delle donne del 25 novembre 2013;
tra queste lavoratrici immigrate c'è la volontà di andare fino in fondo, anche
se si perdono delle battaglie; come dicono loro: rimboccarsi le maniche e
andare avanti.
Qui il lavoro, però, va ancora a fasi
alterne per una serie di fattori, in particolare il fatto che il delegato, sia
per difficoltà di lingua (la stragrande maggioranza sono lavoratrici immigrate)
sia per non continua assunzione di responsabilità, non ha saputo dirigere le
lavoratrici e trattare e sviluppare il protagonismo delle lavoratrici. A questo
si è risposto cercando di dare una svolta costruendo uno nucleo compatto, con
il delegato e due lavoratrici, che metteva insieme le caratteristiche migliori
dei tre), ma con pochi risultati. Nonostante ciò,
il lavoro del Cobas ha molto infastidito la Codess che ha sferrato un attacco
ad alcune singole iscritte per intimidire tutti. Ora occorre ripartire
correggendo dove c’è da correggere, facendo leva su 1-senso di appartenenza, -2
unità classista, 3-lotta, 4-solidarietà.
Nell'altra cooperativa, la L&S/Kosmo service – lavoratori della logistica che operano nella catena
catering e ristorazione aziendale, facente capo alla Maar, la problematica è soprattutto quella di costruire realmente
un coordinamento dei lavoratori della logistica. Qui vi sono stati due
momenti: il primo ha riguardato l’ottenimento dei diritti per i nuovi iscritti
(che, però, “ottenuti” senza una lotta, come per i vecchi iscritti, ha di fatto
rappresentato un ostacolo all’avanzamento della linea del di lotta); il secondo
è stata la battaglia per il passaggio necessario per un coordinamento delle
logistiche, affinchè lotte di singole realtà, a volte con numeri ridotti di
lavoratori, insieme si diano forza. Un primo risultato è stata la
partecipazione insieme ad altre realtà della logistica allo sciopero del 14.
PALERMO – rappresentante
delle coop. Sociali
La lotta dei
precari e precarie che fanno servizio di assistenza nelle scuole verso i
disabili è ripartita a settembre, dopo la pausa estiva (seppur la lotta che
dura da anni non si sia mai del tutto fermata), con i giusti canoni secondo
della nostra lotta: forza, tattica, spirito di combattività e determinazione
contro gli attacchi del governo nazionale e locale a difesa del posto di
lavoro, dei diritti dei lavoratori e dei disabili. L' 8 settembre, poiché
nonostante l'inizio delle scuole si vuole far ripartire il servizio ad ottobre,
inizia una nuova faticosa battaglia con le istituzioni affinchè i servizi
vengano garantiti subito. Presidi ai Palazzi, blocchi stradali, occupazioni
improvvise e compatte degli atri della Provincia e Regione, blocco delle macchine
con dentro per esempio il commissario straordinario, con chiamata delle forze
dell'antisommossa e minacce della digos di denunce e multe. Ma i precari
resistono e non si fanno intimidire. Giornali e televisioni locali per diversi
giorni pubblicano articoli e fanno servizi nei tg, ecc..
Il 14 settembre in occasione dell'arrivo a Palermo del
presidente del consiglio Matteo Renzi, che ha voluto inaugurare l'anno
scolastico con la propaganda della sua “buona scuola” - ma solo per i padroni
mentre c'è l'attacco pesante al fondo sociale nazionale, i precari e le
precarie, insieme ad altri lavoratori, precari della scuola, giovani, studenti,
compagni dei centri sociali, hanno partecipato ad una forte contestazione; in
quella occasione sono stati contestati anche altri personaggi della politica
locale. Nei giorni successivi i precari hanno avuto un nuovo incontro con il
commissario in carica dal quale è venuto fuori la possibilità di un taglio alle
ore di servizio... i precari abbandonano il tavolo dopo avere fortemente
criticato i confederali, sempre piu' dannosi per i lavoratori, che quasi quasi
si volevano accordare, e si organizzano per la mobilitazione, dicendo: non
accetteremo nessun taglio alle ore, i servizi di assistenza, essenziali per
legge, non possono essere subordinati da vincoli di bilancio, spending reviw e
tagli alla spesa.
Il 17 settembre, primo giorno di scuola a Palermo, i
precari si recano in protesta all' ufficio regionale scolastico e nella stessa
mattina, fanno un sit in di denuncia davanti ad una scuola simbolo, l' istituto
alberghiero, richiamando l' attenzione dei ragazzi già in classe, con lo scopo
di denunciare lo schifo delle istituzioni e di sensibilizzare e solidarizzare
con i loro compagni disabili, lasciati a casa per l' indifferenza di regione e
provincia. La mobilitazione si porta avanti ininterrottamente insieme anche a
diversi genitori, che si uniscono apprezzando la lotta messa in campo dai
precari e - questa è una bella novità, partecipando attivamente a tutte le
iniziative, e in particolare alcune madri si definiscono “ le madri dei ragazzi
disabili in lotta con lo slai cobas s.c”, e ancora oggi sono attive.
La pressione messa in campo, il fiato sul collo
quotidiano, i blitz a sorpresa, la denuncia continua che rovina l'immagine di
questi politicanti, la compattezza dei precari slai cobas che con questa lotta
si sono mobilitati in numero maggiore, che contestano apertamente anche i
parlamentari dell'ars davanti ai palazzi cacciandoli, come i dirigenti di cisl,
uil e cgil, costretti a non salire negli incontri, l'avvicinamento di altri
precari che si uniscono allo slai, diversi poi cancellati in particolare dalla
cisal sono passati con noi, un esposto alla Procura della Repubblica e alla
Corte dei conti, ecc., tutto questo costringe comunque i rappresentanti di
Regione e Provincia a stanziare delle risorse che permettono di farci
riprendere il lavoro dai primi di ottobre, benchè stiamo lavorando in proroga e
il contratto scadrà di nuovo il 31 gennaio 2015.
La nostra e' una lotta non facile, resistiamo da 4
anni in una condizione di precarietà che è fonte di malessere perfino fisico
che incide a lungo andare anche sulla continuità nella lotta. Hanno provato
fino ad oggi a cancellarci dal mondo del lavoro ma non ci sono riusciti grazie
ad una lotta tenace, costante, che si è articolata però tra vari alti e bassi,
ma che è andata avanti... E non solo contro i Palazzi ma anche contro i
sindacati confederali venduti e tra gli stessi precari che non si mobilitano e
non lottano, sbagliando. Oggi arriviamo a questo inizio di nuovo anno con un
futuro lavorativo sempre incerto ma non demordiamo! La nostra lotta continua!
Ci incoraggiano anche le lotte che nei cobas delle altre sedi si portano
avanti, vedi gli operai della logistica a Bergamo, gli operai o i disoccupati a
Taranto, e siamo orgogliosi che il nostro sindacato sia stato riconosciuto come
parte civile in un processo molto importante per la lotta di classe come quello
dell'Ilva.
Perche se è vero che portiamo avanti la lotta a Palermo,
l'aspetto nazionale delle lotte ci rafforza.
Su questo vogliamo segnalare la nostra partecipazione
attiva allo sciopero del 14 novembre indetto dai sindacati di base e di classe,
come il nostro contro il governo Renzi dove la nostra adesione è stata in
generale positiva sia in termini numerici che di partecipazione al corteo dove
abbiamo portato forte la denuncia contro un governo sempre più reazionario che
sforna leggi sempre più fasciste come il jobs act, che anche per noi
costituisce un attacco pesante, e abbiamo detto a gran voce che occorre uno
sciopero generale vero che blocchi tutto il paese e faccia cadere il governo.
Infine vogliamo segnalare il contributo che abbiamo
dato a livello nazionale all'incontro della rete nazionale degli operatori
sociali, tenutosi a Venezia ad ottobre 2014, e con cui siamo in contatto
dall'anno scorso (abbiamo partecipato all'incontro di Napoli).
Qui, oltre a riportare il bilancio della nostra
mobilitazione, abbiamo denunciato come il governo Renzi, in continuità/salto di
qualità con i precedenti, nella legge di stabilità tra tutti i tagli previsti
taglierà anche il fondo nazionale per i non autosufficienti di ben 100 milioni
di euro; con le nuove leggi e regole sui diritti o per meglio dire sui non
diritti dei lavoratori in generale, il governo aggiunge nello specifico del
terzo settore problemi ai problemi in riferimento anche alle differenze
contrattuali, alle diverse figure di assistenza, sulla questione
dell'erogazione dei fondi per i servizi sociali, alla condizione di precarietà,
del sistema degli appalti, Ma anche il presidente della Regione siciliana non è
da meno, alle parole "rivoluzionarie" seguono fatti solo e unicamente
contro i lavoratori, i precari, la popolazione… tra questi il gravissimo non
stanziamento delle risorse finanziarie per garantire i servizi di assistenza
che la legge definisce essenziali ma che invece si subordinano a vincoli di
bilancio.
In questo anno abbiamo cercato di tenere i contatti
con altre realtà di operatori, con la rete seguendo le varie vertenze e
scambiandoci la solidarietà necessaria di volta in volta nei momenti di lotta
in particolare. Ma nonostante le diverse lotte significative nelle varie città,
il livello di mobilitazione generale non si è ancora elevato rispetto agli
attacchi che subiamo dal governo, dalle istituzioni. Abbiamo la necessità di
provare a misurare la nostra capacità di coinvolgimento sul piano nazionale
collegando le varie lotte e iniziando a rendere concreta anche la piattaforma
unitaria che si è stilata a Napoli ma per la cui affermazione occorre lottare.
Gli incontri nazionali sono importanti come momenti di confronto, ragionamento
e analisi ma occorre che da questo confronto/dibattito si sviluppi poi
un'azione collettiva e concreta di lotta, la giornata di lotta nazionale ad
esempio che proponemmo lo scorso anno era intesa in questo senso. Pensiamo
quindi che sia oggi ancora più necessario lavorare in questo senso per portare
all'attenzione nazionale i problemi, gli attacchi che il governo scaglia contro
un settore che nel nostro paese è costituito da tante e variegate realtà dal
nord al sud.
In ultimo, vogliamo segnalare un elemento
significativo della lotta del cobas dei precari delle coop, la partecipazione
attiva delle donne precarie, che oltre ad essere numericamente di più sono il
cuore pulsante della lotta. Attraverso di essa abbiamo via via preso coscienza
anche di altri aspetti che ci investono direttamente come donne, e su questo
importante è l'intervento anche delle compagne del mfpr. In tal senso diverse
precarie sono state parte attiva dello sciopero nazionale delle donne, dell'8
marzo e del recente presidio del 25 novembre contro la violenza.
I lavoratori, le masse popolari soffrono, fanno
sacrifici, vengono attaccati pesantemente nei loro diritti e vita mentre chi è
al potere ruba e si arricchisce ogni giorno di più sulla nostra pelle. La
pagheranno cara prima o poi, tutti! Perchè le masse popolari sembrano passive
ma non è così, la storia lo ha dimostrato ....
Ed è con questa frase che vogliamo dare inizio al
nuovo anno di lotta: verso la costruzione di uno sciopero generale per la
caduta del governo Renzi.
BERGAMO – Operaio Dalmine e
rappresentante lavoratori della logistica
Complessivamente l'attività sindacale nel 2014 ha
visto aspetti positivi come la ripresa costante dell'attività alla Dalmine con
partecipazione di un gruppo di operai in acciaieria.
In questa fabbrica generalmente le iniziative vengono
portate avanti in maniera congiunta con l'Flmu. Anche questo ha permesso una
ripresa in maniera costante del lavoro in fabbrica. Abbiamo portato avanti
quest'anno battaglie contro l'accordo flessibilità; alla Dalmine si è
realizzato il primo sciopero di 2 ore contro il jobs act, come prima contro le
nuove regole fasciste sulle Rsu; qui vi è stato in assemblea un aperto attacco
da parte dello Slai cobas alla linea e allo stesso Landini.
Quando è venuto Renzi vi è stata una partecipazione
buona di operai della Dalmine alla manifestazione di contestazione. Sul fronte
della sicurezza, abbiamo fatto un presidio alla Confindustria.
I volantini, sia pur firmati unitariamente slai cobas
e Flmu, hanno sempre ripreso la linea dello Slai cobas, questo è un aspetto
positivo. L'attivizzazione di un gruppo di operai dell'acciaieria ora permette di
continuare la battaglia di linea con la Fiom che è l'ostacolo principale al
sindacato di classe.
Inoltre ci sono stati incontri di operai in sede in
cui si è posta la necessità degli operai di alfabetizzazione marxista per avere
una propria visione sul lavoro, la crisi, il salario rispetto a quella che ci
propina ogni mese l'amministratore delegato anche a mezzo stampa; è un'arma
indispensabile anche per il lavoro sindacale di classe in fabbrica che è
comunque finalizzato al superamento di questo sistema dei padroni.
Infine, la presenza ai cancelli con “India operai che
bruciano i padroni” e la campagna di solidarietà con lalotta degli operai
indiani della Maruti sono altri argomenti portati in fabbrica per
caratterizzare la nostra linea internazionalista, che definisce il campo, anche
dagli altri sindacati di base.
La presenza della Flmu in altre importanti fabbriche,
in cui di riflesso arriva la nostra posizione, implica trovare la strada per
dare prospettiva a questo lavoro e unire gli operai per un sindacato di classe.
L'altro lavoro importante e grande è quello del
settore della Logistica. Qui la lotta più recente lotta è quella degli operai
della Natura.com. Una lotta esemplare in cui i lavoratori chiedono lavoro non
l'elemosina dei sussidi. Questa vertenza, che si intreccia con il legame
sfruttamento-immigrati-razzismo, è servita per far avanzare la necessita che
gli operai prendano il mano il sindacato per essere più forti di fronte al
sistema dei padroni.
In precedenza è stata la lotta degli operai della LDD
di Trezzo che è servita a sperimentare una prospettiva di unità del settore
della logistica, di fronte al settarismo, con le parole d'ordine: unire le
lotte, se toccano uno toccano tutti, sistema delle logistiche neo schiavismo
legalizzato. In seguito questa esperienza ricca e positiva, a causa del fatto
che, a differenza di Natura.com, quelli che erano le avanguardie sindacali non
sono stati conquistati alla prospettiva di classe e hanno delegittimato il
sindacato, non è andata avanti e la sua stessa forza si è ridotta alla vertenza
in tribunale, che inizierà a marzo. Ma anche qui si sta riprendendo con un
gruppo di lavoratori, con la chiarezza che la ripresa della loro lotta è legata
al rafforzamento dello Slai cobas.
Sulla base fdi questa esperienza, a Brignano alla
Kuehne Nagel si è ripresa l'attività su altre basi, ponendo al centro il fatto
che anche le singole problematiche aziendali necessitano di un sindacato forte
e un sindacato è forte quando i lavoratori partecipano alle iniziative del
sindacato e fanno vedere la loro forza. Grazie a questo, ci sono state
assemblee in solidarietà, con la presenza dei lavoratori Natura.com, per
ribadire il carattere fondante dello slai cobas.
C'è stato lo sciopero contro l'agguato
criminal-padronale al delegato slai cobas. I delegati hanno partecipato alla
contestazione alla visita di Renzi, abbiamo fatto assemblee sul jobs act, sul
ruolo di Poletti (prima responsabile del mondo delle cooperative) nel carattere
del governo. VI è stata una buona partecipazione poi allo sciopero generale a
Milano. Rimangono problemi di gestione del lavoro in alcuni momenti, ma la cosa
positiva che si è accesa una discussione e schieramento tra i lavoratori e
attorno a questo si sta coagulando un gruppo più attivo.
Ora in questo nuovo anno l'idea è di riprendere con
iniziative che toccheranno altri posti di lavoro della logistica, in
particolare della zona del settore insalata, completamente immigrati e con
situazioni dalle cooperative in fabbrica ai caporali nei campi, per rilanciare
un movimento per la dignità del lavoro, contro lo sfruttamento.
In tutte queste battaglie emerge chiaro il ruolo dei
sindacati confederali e degli accordi sindacali per gestire nella crisi le
riorganizzazioni dei padroni e per aprire il terreno a leggi come il Jobs act e
simili.
A questi si aggiungono la connivenza Direzione del
Lavoro e Inps che invece di controllare ratificano la perdita di posti di
lavoro, e le istituzioni come il sindaco leghista di Bolgare attento alla
"legalità" verso gli immigrati (che poi sono anche lavoratori), ma
che quando si tratta di andare contro i poteri forti non fa niente, nonostante
noi chiediamo non le solite lettere ma che si prenda le sue responsabilità e
risponda alla popolazione con un consiglio comunale, su dove sono finiti oltre
200 posti di lavoro.
Queste lotte hanno trovato l'attenzione del programma
televisivo “La gabbia” della 7, che ci ha invitato ad andare in trasmissione.
Abbiamo deciso per il momento di non partecipare, in quanto saremmo solo usati,
senza possibilità di replica.
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