REPORT DA
SABATO MATTINA 10 GENNAIO.
RELAZIONE
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Esiste un legame anche tra il processo Ilva e il decreto sull'Ilva del governo Renzi.
Esiste un legame anche tra il processo Ilva e il decreto sull'Ilva del governo Renzi.
È un decreto che va in senso contrario agli
interessi dei cittadini e in senso contrario al processo. Alcuni aspetti di
questo decreto, infatti, possono porre immediatamente un indirizzo negativo al
processo rispetto alle responsabilità penali dei Riva e soci. Questo riguarda,
in particolare, la questione dell’impunibilità penale del commissario
straordinario e dei suoi funzionari contenuto nel decreto Renzi. Qualsiasi cosa
accade di penalmente rilevante per l’applicazione dell'Aia o altro, non c’è
responsabilità né penale né amministrativa del commissario e dei suoi
funzionari. Così anche gli stessi controlli da parte degli Enti, già blandi,
perdono ancora più forza.
A PARTE
PUBBLICHIAMO UN'ANALISI ARTICOLO PER ARTICOLO DEL DECRETO ILVA-TARANTO, QUI
SOTTOLINEAMO ALCUNI PUNTI.
Sull'inquinamento,
il decreto invece di andare avanti nella questione dei tempi bonifica, interna
esterna all'Ilva, fa andare indietro perché dice che devono essere “almeno”
portati a termine entro luglio 2015 l'80% degli interventi Aia previsti per
questa data. Fermo restando che questo decreto è stato
preceduto da tutta una compagna padronal-governativa sul fatto che l’Aia (già
di per sé molto insufficiente) sarebbe punitiva e restrittiva e bisogna
ridimensionarla, ora si dice: “almeno” l’80%. Ma che resta nel 20%?
Tutti gli interventi fondamentali nell’Ilva: copertura parchi minerali,
intervento in cokeria, ecc; vale a dire proprio quelle situazioni altamente
inquinanti. Per questi non si dice neanche a quando dovrebbero essere rimandati,
una commissione stabilirà i tempi…
Anche sulla
questione delle bonifiche esterne il decreto è un peggioramento. Noi eravamo
arrivati al fatto che il 12 gennaio dovevano iniziare i lavori di bonifica a
Tamburi, cimitero, mar piccolo, e invece con il decreto è come se tutto l'iter
ripartisse da oggi… il comune deve presentare piani… che devono essere
approvati...
I lavoratori
del cimitero sono stati ammessi come parti civili in forza della loro costante
esposizione ai parchi minerali, che secondo i piani di bonifica dovevano essere
coperti per il 2015. Avremmo quindi ragione di andare a un nuovo processo per
queste ulteriori violazioni, ma non sarà possibile perché il decreto sancisce
l’impunibilità per queste violazioni.
Altro punto
è il bluff sulle cifre per le bonifiche. Il tanto declamato da Renzi “centro
per i tumori infantili” è semplicemente sparito dal decreto! La cifra di 2
miliardi è assolutamente fantasiosa, furto di contabilizzazione di fondi
sequestrati tuttora non disponibili e somma di altri investimenti (per porto
ecc.) già decisi e oggi rappresentati come nuovi.
Di fatto lo
Stato interviene per pilotare un “fallimento” di una parte dell'azienda (come
ha detto lo stesso Palombella segr. nazionale della Uilm, venuto dall'Ilva di
Taranto) che trasformerà i lavoratori in futuri “creditori”, socializzando le
perdite per rilanciare i profitti.
In termini
di occupazione, il decreto rende impossibile mantenere l’occupazione attuale,
dunque il governo già pone col decreto una riduzione degli organici che
altrimenti non potrebbero realizzare.
Il decreto
Riva è l'ultimo approdo dell'azione del governo e dei padroni, per difendere i
padroni e il sistema dei padroni, per negare gli interessi degli operai e delle
masse popolari.
In questo e emblematico per tutte le
fabbriche, per tutti gli operai e masse popolari, di cosa fa il governo e di
come non si possa semplicemente aspettare dalle Istituzioni la risoluzione dei
mali.
Per la
prossima udienza renderemo disponibile il testo del decreto a tutti.
Tutti hanno
contribuito a questo decreto, sia chi ha affidato tutto al governo e alle
Istituzioni la soluzione dei problemi - compresi gli ambientalisti, bravi nel
denunciare e nell'offrire soluzioni fantasiose, che però sempre questo Stato,
padroni e governo dovrebbero attuare; sia i sostenitori della cosiddetta
nazionalizzazione, che nascondono il fatto che l'unica nazionalizzazione
possibile in questo sistema è quella che sta avvenendo: socializzazione delle
perdite, difesa dei profitti, prima, durante e dopo.
Questo
decreto rende le cose chiare, fa diventare la stessa lotta una parte della
lotta politica, dato che il governo in prima persona scende in campo e
diventa bersaglio diretto in questa fase degli interessi e della lotta dei
lavoratori e delle masse. D'altra parte tutti si stringono intorno al governo e
quindi questo può essere un elemento di chiarezza.
Noi avevamo
proposto un'alternativa secca e chiara, quella di un decreto operaio”, un decreto di emergenza ma che
fosse in difesa degli operai, che mettesse in sicurezza i lavoratori e desse
un'arma ai cittadini per ottenere un risultato a salvaguardia delle loro
esigenze.
Un “decreto
operaio” per stabilire che: tutti i posti di lavoro
devono essere salvaguardati; salari e diritti non si toccano; durante la messa
a norma degli impianti, gli operai dei reparti interessati non devono essere
mandati a casa ma impiegati nei lavori di risanamento; la prima messa a norma è
garantire la sicurezza degli operai; istituzione di una postazione ispettiva
permanente all'interno della fabbrica per controlli su sicurezza e salute; in
una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per
tanti anni ma 25 anni bastano, con estensione a tutti dei benefici
pensionistici, lavori usuranti; la salute è un diritto intoccabile per operai e
cittadini, per cui servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuite,
strutture sanitarie d'emergenza, affidate ad Emergency, per fronteggiare la
situazione.
Invece che
questo decreto che metterebbe in sicurezza a fronte di qualsiasi soluzione, gli
operai, il decreto Renzi mette in “sicurezza” il commissario e gli altri che
commettano reati, i creditori, le banche i nuovi acquirenti.
Su tutto
questo ci aspetta un lavoro di informazione della fabbrica e della città, che
chiami a scendere in piazza per rivendicare un decreto che davvero metta in
sicurezza lavoro e salute, un intervento urgente e straordinario che
effettivamente serve. Renzi fa tutto il contrario e presenta il decreto come
biglietto da visita per farsi propaganda a livello nazionale. Sta a noi
smascherarlo! E impedirglielo con i mezzi necessari.
Se si vuole
“contribuire come città al paese” occorre che ci facciamo sentire in modo
diverso.
Ci
proveremo, con un ampio lavoro di controinformazione.
Il 21
gennaio all'Ilva e all'appalto e il 22 gennaio, giorno della prossima udienza,
oltre che in tribunale, saremo nei quartieri, sugli altri posti di lavoro, per
spiegare alle masse la situazione e chiamarle a mobilitarsi.
Il 21 contro
il decreto, il 22 per il processo, inviteremo tutti a fare la loro parte.
Occorre
costruire un vero sciopero generale a Taranto, un fronte che unisca
tutti, dai ragazzi scesi in piazza la vigilia di capodanno a tutti i
lavoratori, a tutti quelli che lottano, contro il decreto Renzi e contro
tutte le forze che lo appoggiano.
Il problema,
come diceva Amedeo Zaccaria è unire, ma anche unire tutti su una linea
diversa. Su questa dobbiamo iniziare ad accumulare le forze, a partire
dalla controinformazione e mobilitazione, dalla battaglia al processo, senza
accontentarsi di una manifestazione all’anno o lanciando guerre personali.
Oggi il
problema è opporsi al decreto, ai suoi affetti che ben presto si
manifesteranno.
Oggi la
richiesta di un decreto operaio passa attraverso la lotta per rovesciare il
governo del decreto antioperaio.
Su questo,
fin dal 21/22 di
questo mese chiameremo
operai, lavoratori, cittadini a partecipare ad una giornata di lotta che
cominci ad accumulare le forze e a schierarle su questo versante.
Ambientalisti,
Usb, Liberi e pensanti non possono cavarsela con le manifestazioni del sabato o
con il sindacato di piccolo cabotaggio, devono scendere in campo e decidere
realmente di stare dalla parte della lotta.
Così come il
processo
viene rilanciato da noi come
grande questione nazionale, e una iniziativa nazionale sarà prodotta in occasione
dell'inizio effettivo del processo quando sarà fissato.
Il
coordinamento nazionale slai cobas sc nella riunione che tiene subito dopo
deciderà ulteriori iniziative, legando la questione del decreto Ilva alla questione
generale del Jobs act, cancellazione art. 18, governo Renzi, e collegando la
situazione dell'Ilva a quella di tutte le fabbriche in cui vi sono
licenziamenti, cassintegrazione, morti sul lavoro, inquinamento.
In questa
maniera noi di Taranto da un lato portiamo il contributo alla battaglia
generale, e tutta la battaglia generale deve fare di Taranto non la città del
lamento, ma della riscossa.
DOMANI
PUBBLICHIAMO L'ANALISI DEL DECRETO ILVA-TARANTO DEL GOVERNO RENZI
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