mercoledì 21 gennaio 2015

21 gennaio: Taranto -La verità sul Decreto Ilva di Renzi comincia a venir fuori



massiccia distribuzione oggi all'ilva
ore 6 port.d
ore 15 port.a
di un documento dello slai cobas per il sindacato di classe
347-5301704

 "fumo" e peggioramento per gli operai e la popolazione, "arrosto" per i padroni... con i soldi pubblici.

Un decreto fondato sulla sabbia, che contiene forzature e/o violazioni di leggi fatte (dalla "Marzano", alle norme europee, alle stesse leggi poste a tutela della proprietà privata) e che può franare da un momento all'altro per intervento della Comunità europea e della stessa proprietà Riva. Un decreto fatto con  lo "scopo è di garantire la prosecuzione dell'attività produttiva... che le risorse aziendali siano prioritariamente destinate a tale scopo". Altro che risanamento, si mantiene per ora lo stabilimento per garantirne la futura svendita a nuovi padroni! Padroni indiani in primis..
All'art. 1 il decreto, in merito ai posti di lavoro degli operai Ilva e appalto, parla solo di "garanzia di adeguati livelli occupazionali" che deve dare l'affittuario o l'acquirente, quindi non dà alcuna reale garanzia sul mantenimento degli attuali posti di lavoro. Poi "adeguati" a che? Alle esigenze produttive e di mercato dell'Ilva, che, in regime di amministrazione straordinaria, e di crisi della siderurgia italiana, europea non possono dare alcuna garanzia di salvaguardia di tutti i posti di lavoro, né dei salari e diritti acquisiti. Anzi, nelle dichiarazioni di Renzi, si fa esplicito riferimento al "modello Alitalia" che ha significato ristrutturazione con tagli dei posti di lavoro, salari e diritti, All'Ilva questo vuol dire migliaia di esuberi. A questo va aggiunto che quasi di soppiatto nel comma 5 di questo articolo si parla anche di affitto o cessione di "rami di azienda" - aprendo qla strada per dividere l'Ilva in "new company" e "bad company", per dare ai privati il buono che dà profitti e lasciare in un bidone vuoto ciò che sono costi.
Sull'Aia, il decreto all'art. 2, impone una immodificabilità (in meglio) delle prescrizioni Aia scrivendo che "Il rapporto di valutazione del danno sanitario non può unilateralmente modificare le prescrizioni dell'Aia in corso di validità" ; ma nello stesso tempo il governo in varie dichiarazioni ha detto che le prescrizioni possono eccome essere riviste e ridimensionate in peggio come chiedono i padroni indiani.

Impunibilità del commissario sul piano ambientale. L'art. 2 pone questa grave questione che rasenta l'incostituzionalità e comunque è in aperta violazione di tutte le norme sulla responsabilità penale su questioni di sicurezza-salute. Si scrive che si "esclude la punibilità delle condotte poste in essere in attuazione del piano". Quindi il commissario e i suoi funzionari possono fare e soprattutto non fare o fare male e non sono responsabili né penalmente, né amministrativamente. L'articolo dice praticamente che l'Ilva non è "terreno per i giudici", che questi e la legge devono rimanere alle porte della fabbrica, così come le ispezioni, controlli. E, in uno stabilimento come l'Ilva con tanti infortuni, morti, ammalati, questo è né più né meno una sorta di nuova licenza di infortunio, malattie professionali e uccidere.
Sui tempi, l'art. 2 dice che entro il 31 luglio 2015 devono essere realizzate "almeno l'80% delle prescrizioni scadenti in quella data", mentre sul restante 20% non detta tempi. Nonostante che proprio in questo 20% c'è la copertura del parco minerali e gli interventi in agglomerato cokeria altiforni, entrambi scadenti a ottobre...si escludono, rimandandoli a tempi indefiniti, proprio gli interventi nelle aree più a rischio salute, e chiaramente più onerosi! Questo comporta altri malati e morti per tumore, compresi i "famosi bambini" di cui lo sciacallo e demagogo Renzi, parla in TV e giornali.
Ma se c'erano dubbi sulla natura di questo decreto, questi vengono sciolti all'art. 3 dalla questione dei fondi. In totale per le bonifiche Renzi ha parlato di 2 miliardi di euro! Al massimo servono per pagare le banche creditrici, gli stipendi e assicurare la mera continuità produttiva dell'Ilva. Non ad altro! Solo per l'attuazione dell'AIA ufficialmente dice che ci vogliono almeno1,8 miliardi! Bondi, poi, indicò in 3 miliardi le necessità. Per non dire che la Giudice Todisco quantificò in più di 8 mld quanto sarebbe stato necessario per la bonifiche, non fatte, di impianti e aree.
Venendo nel merito. L'art. 3 indica dove reperire le risorse finanziarie.
Primo, nei famosi 1 miliardo e 200 milioni sequestrati ai Riva, ma tuttora oggetto di ricorsi giudiziari e quindi inutilizzabili; secondo, "in altre contabilità aperte (da anni) presso la tesoreria statale" non ben quantificate e specificate; terzo, nelle somme rinvenienti dalla sottoscrizione con Fintecna spa di "un atto di liquidazione dell'obbligazione del contratto di cessione dell'Ilva". Vale a dire: in realtà i soldi concretamente ancora non ci sono! Nulla stabilisce seriamente su requisire i fondi dei Riva dei paradisi fiscali,
L'art. 6, su programma per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell'area di Taranto,  è molto generico! Si parla solo di "programma di misure" senza indicare quali; i tempi sono indefiniti ma la dizione: "medio e lungo termine" lascia presagire tempi lunghi e non controllabili; si usano poi tutta una serie di termini attenuativi: "un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l'ambiente", "mitigare le criticità" ma... salvaguardando "la competitività delle imprese", che mostrano che in realtà è decisamente poco quello che si intende fare. Per le risorse economiche, anche qui, verrebbero raccattate da vari fondi non chiari e non quantificate.
Sul fronte bonifiche in città, in realtà il decreto dice poco su ciò che era già previsto ma non ancora all'opera, in particolare ai Tamburi, Cimitero, Mar piccolo. E invece di andare nettamente più avanti, riparte da zero,scrivendo che "il commissario straordinario... è incaricato di predisporre un programma di misure...". Questo porta come ad un allungamento dei tempi inaccettabile sul fronte salute dei quartieri inquinati.
Gli altri art. 7 e 8 affrontano la questione del Porto, in cui si dà il via libera a"Tempa Rossa"; e della valorizzazione della città e dell'Arsenale,per lo sviluppo dei beni culturali e turismo, ma qui ciò che appare certo sono i vari e contorti passaggi burocratici, con la lungaggine delle procedure; mentre i fondi restano incerti. Sull'Arsenale, poi si va decisamente indietro. Tutte le aree occupate restano dell'Arsenale, azzerando ogni previsione di restituzione alla città anche di parte di queste aree. Infine il 'centro di ricerca per i tumori infantili' è semplicemente sparito dal decreto.
In conclusione, un decreto che dichiara esplicitamente che lo Stato dei padroni nazionalizza le perdite e privatizza i profitti; QUESTA E' L'UNICA "NAZIONALIZZAZIONE" CHE UN GOVERNO, SEMPRE AL SERVIZIO DEL SISTEMA DEL CAPITALE, PUO' FARE!
E i fautori della "nazionalizzazione" sono  venditori di fumo se non mettono in discussione il capitali, lo stato e is uoi governi!
Questo decreto Renzi conferma quello che diciamo da tempo: Ogni soluzione fatta dai padroni e governo dei padroni per l'Ilva è un disastro per gli operai. I gli operai non  hanno altra strada che  battersi per una difesa rigida di posti di lavoro, salari, diritti e sicurezza-salute per sè e le masse popolari. Bisogna lottare per la piattaforma contenuta nella nostra proposta di Decreto operaio.
Tutti i posti di lavoro devono essere  realmente salvaguardati; salari e diritti non si possono toccare; durante la messa a norma degli impianti, gli operai dei reparti interessati non devono essere mandati a casa ma impiegati in altri reparti e nei lavori di risanamento; la prima messa a norma è garantire la sicurezza e la vita degli operai in fabbrica; istituzione di una postazione ispettiva permanente all'interno della fabbrica per controlli su sicurezza e salute; in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma 25 anni bastano con estensione a tutti dei benefici pensionistici, ; la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuite, strutture sanitarie d'emergenza.

Organizziamoci con lo Slai cobas per costruire insieme il sindacato di classe
le nostre deleghe sono regolarmente riconosciute e il diritto di sciopero è garantito
costruiamo insieme una lotta generale contro questo decreto e imporre gli
obiettivi operai

SLAI COBAS per il sindacato di classe

via. Rintone, 22 TA - slaicobasta@gmail - 3475301704
TA. 21.1.15
BLOG: Slai cobas per il sindacato di classe -

Blog: Tarantocontro -


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