Non assumente i dipendenti
delle coop": all’Icr è scontro tra lavoratori e sindacati
Un documento
contro la stabilizzazione di cento persone
di Valentina
Bertuccio D'Angelo
Lodi, 13 gennaio 2015 - Non si respira una
buona aria nei capannoni del colosso lodigiano dei profumi. Da settimane
ormai è in corso la trattativa tra sindacati e proprietà per la stabilizzazione
di un centinaio di lavoratori che passerebbero dalle dipendenze delle
cooperative a quelle dirette dell’Icr. L’impresa vuole assumerli, i sindacati
pure. Tutto bene, dunque? No, perché sono gli stessi dipendenti della ditta che
si trova tra Lodi e Boffalora d’Adda a mettersi di traverso. La situazione in
effetti è confusa e un po’ misteriosa, con le tre sigle confederali che
mantengono il riserbo sull’andamento delle trattative, riprese a dicembre. A
rompere il silenzio sono gli stessi lavoratori con un comunicato votato a
stragrande maggioranza (150 su 170, compresa buona parte delle Rsu) nel quale
chiedono «che non si dia corso all’assunzione di personale dipendente delle
cooperative e/o delle agenzie interinali se non tenendo assolutamente distinti
i contratti dei lavoratori delle cooperative e delle agenzie interinali dal
contratto di lavoro applicato ai dipendenti Icr» e diffidano «qualsiasi
organizzazione sindacale a non stipulare accordi che prevedano il passaggio con
assunzione dei dipendenti delle cooperative e/o delle agenzie interinali
all’interno dell’Icr, invitandole ad annullare qualsiasi negoziato in corso».
Il motivo è presto detto: «la commistione dei contratti danneggerebbe,
nell’ottica del Jobs Act, soprattutto il personale delle cooperative e/o delle
agenzie interinali, portando una flessibilità esasperata e benefici
contributivi solo per la proprietà di Icr Lodi». Tradotto, i lavoratori,
che qualche giorno fa si sono riuniti in doppia assemblea insieme al
sindacato indipendente Confsal, ritengono che il passaggio da contratti a tempo
indeterminato (seppure sotto cooperativa) a contratti a tutele crescenti per
tre anni (previsti dal Jobs Act del governo Renzi) finisca per ridurre i
diritti e la sicurezza del posto di lavoro per gli ‘stabilizzati’. Non solo.
Aumentando la platea di dipendenti Icr, i ‘vecchi’ dipendenti sarebbero più a
rischio di applicazione della clausula di flessibilità secondo la quale
l’azienda può – se la scarsa produzione lo richiede – lasciare i casa i
lavoratori per 15 giorni nell’arco di un anno. La stabilizzazione, per la quale
prima di Natale sindacati, proprietà e Rsu si sono incontrate due volte in Assolombarda,
riguarderebbe un centinaio di persone e rientra nel quadro dell’accordo
siglato, non senza difficoltà, nel luglio del 2012 quando l’azienda ottenne dal
Comune di Lodi il via libera a un ampliamento del sito produttivo, in cambio
proprio di queste assunzioni. All’epoca il «sì» fu plebiscitario: 106
lavoratori Icr votarono a favore, 22 si astennero, due furono contrari. Ora, a
due anni dalla sigla del patto, si rimette tutto in gioco. E la tensione è alle
stelle.
valentina.bertuccio@ilgiorno.net
Nessun commento:
Posta un commento