Carichi di lavoro eccessivi: sanità nel mirino dei
giudici
Dopo
l’episodio del Martini, Guariniello apre un’inchiesta. Ieri mattina operato
d’urgenza il caporeparto del Dea
Il
caporeparto dell’ospedale Martini è stato sottoposto ieri ad un delicato intervento
chirurgico
12/01/2015
lodovico
poletto
Dodici ore
in corsia? «Indiscutibilmente troppe» puntano il dito i sindacati di categoria
che, dopo il caso di Pier Angelo Bozzetto, il capoturno del pronto soccorso del
Martini, colpito da emorragia cerebrale al termine di un maxi turno in Dea,
parlano apertamente di «stato critico della sanità locale». E sono troppe anche
per la magistratura che ha già ordinato una raffica di accertamenti.
L’indagine
di Guariniello
E così, ieri
mattina, mentre Bozzetto entrava in sala operatoria per eliminare l’edema che
si era formato attorno all’ematoma, gli ispettori del pm Raffaele Guariniello
iniziavano gli accertamenti. Alle Molinette, reparto di neurochirurgia
universitaria del professor Alessandro Ducati, sono state acquisiste le
cartelle cliniche del caporeparto. Altri accertamenti sono stati compiuti al
Martini da parte dell’Asl 5 che, su delega di Guariniello, deve adesso valutare
i carichi di lavoro. «Perché al di là del caso specifico - spiega il magistrato
- occorre prestare grande attenzione a certi ritmi di lavoro. Che possono
determinare situazioni di stress molto forte. Il tema dei carichi di lavoro è
un argomento di cui si è occupata e si occupa la giurisprudenza: ecco è questo
ciò che dobbiamo approfondire».
Il «nesso
causale»
Certo è
difficile - se non addirittura impossibile - stabile un nesso di causa tra la
fatica da lavoro e la malattia del caporeparto, ma sta di fatto che negli
ospedali , e specialmente nei pronto soccorso, la situazione è complicata. Le
denunce dei sindacati del Martini (Sartori, Cgil: «lavoriamo sempre ai minimi
di sciopero, Cioè con una quantità di personale che è considerata il minimo
indispensabile per garantire il servizio nei giorni di agitazione. E questo
perché il blocco del turn-over, le mancate assunzioni, e una politica assai
discutile hanno impoverito gli organici riducendoli all’osso») sono adesso
argomento di dibattito anche in sede politica. Ma più di tutto fa impressione
quella frase pronunciata all’indomani del caso Bozzetto: «Non è l’unico che è
stato male. Ci sono altri infermieri con stent, o colpiti da infarto: è un
bollettino di guerra che coinvolge tutti gli ospedali torinesi».
In coda al
Martini
Ma il caso
Martini resta emblematico. Il maxi afflusso di pazienti degli ultimi giorni è
considerato anomalo sotto ogni profilo. «Perché il periodo influenzale non è
ancora arrivato. E trovare una spiegazione del perché in questi ultimi gironi
ci sia stata così tanta folla è quasi impossibile» dicono ancora le Rus. Che
denunciano: «Noi raccogliamo malati provenienti anche da Collegno e Grugliasco.
Siamo un ospedale piccolo, ma con un pronto soccorso che risponde a migliaia di
chiamate».
Pier Angelo
è grave
E mentre si
affanna la politica, mentre la magistratura indaga e i sindacati puntano il
dito, Pier Angelo Bozzetto resta su un lettino in terapia intensiva. L’équipe
del professor Alessandro Ducati, ieri mattina, ha optato per un intervento
chirurgico dopo che le sue condizioni, nella notte, erano peggiorate a causa
dell’edema. Non c’erano altre possibilità per spianargli strada verso una
guarigione completa. L’intervento è tecnicamente riuscito. Adesso, dicono gli
amici e colleghi dell’infermiere: «Non ci resta che sperare».
Malati sulle barelle in
corridoio, pronto soccorso in crisi
Attese di ore prima di un ricovero. Gli infermieri:
colpa dei tagli ai posti-letto
di Simona Ravizza
Malati in
corridoio. Ovunque. Per ore, forse giorni. Sulle barelle. In attesa di essere
ricoverati nei reparti, dove i posti letto sono tutti occupati. Succede al
Fatebenefratelli, in pieno centro a Milano. Il Pronto soccorso, dove ogni anno
si rivolgono 95 mila pazienti, è al collasso. Lo dimostrano le foto scattate da
medici e infermieri indignati dalla situazione ieri mattina. I Pronto soccorso
intasati sono uno dei problemi non risolti della Sanità. Nei periodi di
influenza o di malori per il caldo, i pazienti ingolfano l’Emergenza-Urgenza,
perché non riescono a essere ricoverati nei reparti che straripano a loro
volta. È l’effetto della politica di tagli degli ultimi anni e della
conseguente diminuzione del numero di letti. A Milano come altrove. L’aveva
ammesso con coraggio, Luigi Macchi, direttore generale del Policlinico: «Venite
a vedere il Pronto soccorso. I pazienti troppo spesso si trovano in condizioni
difficili. Tra sovraffollamento e attese infinite prima di essere trasferiti in
reparto, la situazione dei malati è da migliorare radicalmente».
Il caos
Ma il tempo
passa e la situazione resta sempre la stessa. Anzi peggiora. Il caos di ieri al
Fatebenefratelli, documentato dalle fotografie, non s’era mai visto. «C’è una
situazione di rischio - denuncia Mauro D’Ambrosio, portavoce del Nursing Up, il
sindacato degli infermieri -. La penuria di posti letto, la politica di ridurre
il personale medico in turno la notte, la mancata assunzione di infermieri,
comportano la permanenza dei pazienti in corridoio e in situazioni di
precarietà anche per 4-5 giorni». Al Pronto soccorso del Fatebenefratelli c’è
stata la sperimentazione più contestata degli ultimi anni, poi trasformata in
routine: sono stati eliminati i turni di notte per i medici internisti (per
risparmiare), in caso di necessità intervengono i dottori del Pronto soccorso.
Con il rischio, però, di un accavallarsi di emergenze. Come in queste ore.
13 gennaio
2015 | 10:40
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