mercoledì 14 gennaio 2015

14 gennaio: Ha ragione lo Slai Cobas sdc dell'Istituto Tumori, Milano - i tagli nella sanità significano turni massacranti e sono un attacco alla salute e sicurezza dei lavoratori



Carichi di lavoro eccessivi: sanità nel mirino dei giudici
Dopo l’episodio del Martini, Guariniello apre un’inchiesta. Ieri mattina operato d’urgenza il caporeparto del Dea
Il caporeparto dell’ospedale Martini è stato sottoposto ieri ad un delicato intervento chirurgico

12/01/2015
lodovico poletto
Dodici ore in corsia? «Indiscutibilmente troppe» puntano il dito i sindacati di categoria che, dopo il caso di Pier Angelo Bozzetto, il capoturno del pronto soccorso del Martini, colpito da emorragia cerebrale al termine di un maxi turno in Dea, parlano apertamente di «stato critico della sanità locale». E sono troppe anche per la magistratura che ha già ordinato una raffica di accertamenti.  
L’indagine di Guariniello  
E così, ieri mattina, mentre Bozzetto entrava in sala operatoria per eliminare l’edema che si era formato attorno all’ematoma, gli ispettori del pm Raffaele Guariniello iniziavano gli accertamenti. Alle Molinette, reparto di neurochirurgia universitaria del professor Alessandro Ducati, sono state acquisiste le cartelle cliniche del caporeparto. Altri accertamenti sono stati compiuti al Martini da parte dell’Asl 5 che, su delega di Guariniello, deve adesso valutare i carichi di lavoro. «Perché al di là del caso specifico - spiega il magistrato - occorre prestare grande attenzione a certi ritmi di lavoro. Che possono determinare situazioni di stress molto forte. Il tema dei carichi di lavoro è un argomento di cui si è occupata e si occupa la giurisprudenza: ecco è questo ciò che dobbiamo approfondire».  
Il «nesso causale»  
Certo è difficile - se non addirittura impossibile - stabile un nesso di causa tra la fatica da lavoro e la malattia del caporeparto, ma sta di fatto che negli ospedali , e specialmente nei pronto soccorso, la situazione è complicata. Le denunce dei sindacati del Martini (Sartori, Cgil: «lavoriamo sempre ai minimi di sciopero, Cioè con una quantità di personale che è considerata il minimo indispensabile per garantire il servizio nei giorni di agitazione. E questo perché il blocco del turn-over, le mancate assunzioni, e una politica assai discutile hanno impoverito gli organici riducendoli all’osso») sono adesso argomento di dibattito anche in sede politica. Ma più di tutto fa impressione quella frase pronunciata all’indomani del caso Bozzetto: «Non è l’unico che è stato male. Ci sono altri infermieri con stent, o colpiti da infarto: è un bollettino di guerra che coinvolge tutti gli ospedali torinesi».  
In coda al Martini  
Ma il caso Martini resta emblematico. Il maxi afflusso di pazienti degli ultimi giorni è considerato anomalo sotto ogni profilo. «Perché il periodo influenzale non è ancora arrivato. E trovare una spiegazione del perché in questi ultimi gironi ci sia stata così tanta folla è quasi impossibile» dicono ancora le Rus. Che denunciano: «Noi raccogliamo malati provenienti anche da Collegno e Grugliasco. Siamo un ospedale piccolo, ma con un pronto soccorso che risponde a migliaia di chiamate». 
Pier Angelo è grave  
E mentre si affanna la politica, mentre la magistratura indaga e i sindacati puntano il dito, Pier Angelo Bozzetto resta su un lettino in terapia intensiva. L’équipe del professor Alessandro Ducati, ieri mattina, ha optato per un intervento chirurgico dopo che le sue condizioni, nella notte, erano peggiorate a causa dell’edema. Non c’erano altre possibilità per spianargli strada verso una guarigione completa. L’intervento è tecnicamente riuscito. Adesso, dicono gli amici e colleghi dell’infermiere: «Non ci resta che sperare».





Malati sulle barelle in corridoio, pronto soccorso in crisi
Attese di ore prima di un ricovero. Gli infermieri: colpa dei tagli ai posti-letto

di Simona Ravizza
Malati in corridoio. Ovunque. Per ore, forse giorni. Sulle barelle. In attesa di essere ricoverati nei reparti, dove i posti letto sono tutti occupati. Succede al Fatebenefratelli, in pieno centro a Milano. Il Pronto soccorso, dove ogni anno si rivolgono 95 mila pazienti, è al collasso. Lo dimostrano le foto scattate da medici e infermieri indignati dalla situazione ieri mattina. I Pronto soccorso intasati sono uno dei problemi non risolti della Sanità. Nei periodi di influenza o di malori per il caldo, i pazienti ingolfano l’Emergenza-Urgenza, perché non riescono a essere ricoverati nei reparti che straripano a loro volta. È l’effetto della politica di tagli degli ultimi anni e della conseguente diminuzione del numero di letti. A Milano come altrove. L’aveva ammesso con coraggio, Luigi Macchi, direttore generale del Policlinico: «Venite a vedere il Pronto soccorso. I pazienti troppo spesso si trovano in condizioni difficili. Tra sovraffollamento e attese infinite prima di essere trasferiti in reparto, la situazione dei malati è da migliorare radicalmente».
Il caos
Ma il tempo passa e la situazione resta sempre la stessa. Anzi peggiora. Il caos di ieri al Fatebenefratelli, documentato dalle fotografie, non s’era mai visto. «C’è una situazione di rischio - denuncia Mauro D’Ambrosio, portavoce del Nursing Up, il sindacato degli infermieri -. La penuria di posti letto, la politica di ridurre il personale medico in turno la notte, la mancata assunzione di infermieri, comportano la permanenza dei pazienti in corridoio e in situazioni di precarietà anche per 4-5 giorni». Al Pronto soccorso del Fatebenefratelli c’è stata la sperimentazione più contestata degli ultimi anni, poi trasformata in routine: sono stati eliminati i turni di notte per i medici internisti (per risparmiare), in caso di necessità intervengono i dottori del Pronto soccorso. Con il rischio, però, di un accavallarsi di emergenze. Come in queste ore.
13 gennaio 2015 | 10:40
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