a cura della Rete Nazionale Salute e Sicurezza sui posti di lavoro e territorio
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E’ morto Michele Michelino, presidente del “Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio” ed operaio della Breda di Sesto San Giovanni. Ha speso tutta la sua vita per denunciare le morti da amianto che hanno colpito i lavoratori a Sesto e in tutta Italia in una piaga che ancora non è stata debellata.
La notizia ha lasciato sgomenti. Michelino era conosciuto da tutti, comunista da sempre, aveva portato avanti la lotta per i diritti degli operai, per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per il diritto alla salute troppo spesso dimenticato in nome del profitto. Emblematico è proprio l’utilizzo dell’amianto in Italia, andato avanti per decenni, nonostante di conoscesse ormai da tempo la sua pericolosità.
Gli operai e i loro familiari continuavano ad ammalarsi, ma nessuna azienda smise di usarlo, se non quando arrivò la legge 257/92 che mise al bando questi minerali. Che causano purtroppo il mesotelioma e tutta una serie di patologie asbesto correlate, spesso mortali.
E’ morto ieri pomeriggio, 21 aprile, ed è stato il fratello a dare la triste notizia.
La collaborazione con l’Ona
Michelino negli anni ha collaborato anche con l’Osservatorio nazionale amianto e con l’avvocato Ezio Bonanni. Insieme hanno anche pubblicato, nel 2009, un libro sull’argomento: “Lo Stato dimentica l’amianto killer”. Il testo ripercorre le fasi della lotta dei lavoratori, nei luoghi di vita e nelle fabbriche, per liberarsi da condizioni di arretratezza sociale, culturale ed economica. Era una denuncia contro il sistema di privilegiare il profitto sulla vita umana, sacrificata nell’interesse di pochi. E contro l’incapacità dello Stato di imporre il rispetto delle sue stesse leggi.
Michelino c’era alla manifestazione a Latina contro l’asbesto, organizzata nel 2010 con tante altre associazioni. C’era anche quando il presidente dell’Ona, l’avvocato Ezio Bonanni, fu minacciato di morte perché aveva deciso di affiancare le vittime di amianto e dei loro familiari e di portare le loro istanze in Tribunale.
Morto Michelino, il ricordo corre sui socialEd è questo quello che tutti ricordano di Michelino: di come fosse sempre presente. In tantissimi hanno voluto salutarlo anche sui social. Questi ricordi riescono a delineare, nel dolore, chi fosse davvero Michele: un uomo sempre disponibile per chiunque avesse bisogno, coerente, passionale e forte.
“Di Michele Michelino – ha scritto una sua amica – ho sempre ammirato la storica coerenza, anche nelle battaglie in solitudine. Soprattutto in quelle. E la totale assenza di retorica. Nel raccontare Sesto San Giovanni e nel raccontare la fabbrica. Perché la fabbrica di Michelino è stata quella di migliaia di operai e non di chi la guardava al di qua dei muri e dei cancelli. È stata una fabbrica di fatica, di malattia, anche di morte.
Mi è impossibile immaginare una Sesto senza Michele. Mi sarà doloroso non vederlo più alla testa dei cortei di fine aprile”. “Se ne va un gigante per la lotta contro le morti sul lavoro” ha scritto un altro.
“Compagno Michelino – ha commentato invece il Collettivo Comunista di Nuoro – ti ricordiamo per il tuo rigore morale, la tua coerenza politica la tua militanza di classe, vicini ai tuoi famigliari, ai/ alle tue compagne/i di lotta in questo triste momento.
Ti accompagneremo nel tuo ultimo viaggio con le Bandiere della Terza Internazionale Comunista che sventolano a mezz’asta listate a lutto, e ti salutiamo a pugno chiuso come merita un comunista. Addio Compagno di lotta”.
“Di lui non ci resta solo il ricordo, ma la testimonianza di chi ha lottato tutta la vita per migliorare le condizioni dei lavoratori, degli sfruttati, per l’abbattimento dei rischi di infortunarsi o contrarre malattie durante il lavoro, nei luoghi di lavoro”, hanno aggiunto dalla Confederazione unitaria di base – Cub Pubblico impiego Milano e provincia.
Il processo sui morti amianto alla Breda Termomeccanica-Ansaldo
“A volte penso – ha scritto ancora un altro compagno di lotta – che ‘creature gentili che vissero in tempi terribili’ come lui abbiano deciso di andarsene da un mondo che non li meritava più. E che vivevano come un’onta”.
Il riferimento potrebbe essere al risultato del processo per cui Michelino si era sempre battuto e nel quale il Comitato era parte civile. La delusione per l’assoluzione dei vertici della Breda di Milano, anche in Appello era stata forte: “Cercavamo giustizia – aveva commentato il giorno della sentenza di secondo grado Michelino – ma abbiamo trovato la legge che difende i potenti.
Il processo sui morti per amianto alla Breda Termomeccanica-Ansaldo ha avuto un esito non diverso da quello che negli ultimi anni abbiamo visto nel Tribunale di Milano”. Il processo era relativo alla morte di 12 operai esposti all’asbesto nello stabilimento milanese di Viale Sarca tra gli anni ’70 e il 1985.
Michelino era andato avanti, aveva continuato la battaglia contro l’amianto, per i lavoratori delle nuove generazioni, perché la sicurezza sul lavoro sia rispettata sempre. Ora quella battaglia dovranno raccoglierla i suoi amici, i suoi compagni, perché i diritti fondamentali non sia mai più calpestati.
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