venerdì 22 luglio 2022

ELIMINARE IL COBAS… QUESTO AL CENTRO DEGLI APPUNTI SMARRITI DA UNA DIRIGENTE ALLA BERETTA DI TREZZO. LA MOBILITAZIONE DELLE OPERAIE SLAI COBAS SI CARICA ANCORA DI PIÙ. NELLO SCIOPERO DI GIOVEDÌ LOTTA E SOLIDARIETÀ CONTRO LA REPRESSIONE DEL PADRONE E DELLO STATO NELLA DIFESA DEL POSTO E DELLE CONDIZIONI DI LAVORO…


La mobilitazione delle operaie alla Beretta è una coraggiosa resistenza collettiva ai piani dell’azienda che le vuole cacciare dalla fabbrica; racconta e contrasta pressioni e ricatti usati per alzare lo sfruttamento; la repressione antisindacale verso le delegate seguite come ombre dai capi terrorizzati; gli attacchi vigliacchi alle operaie in quando donne, con improvvisi cambi di orario e di turno, per mettere in difficoltà le lavoratrici madri che hanno sulle spalle la produzione e l’assistenza; la complicità confederale, con accordi infami e il crumiraggio delle iscritte Uil delegata compresa, con ore di straordinario per coprire le linee ferme per sciopero…

Due assemblee ci restituiscono l’immagine vera della Beretta, marchio di largo consumo che si è costruita un immagine commerciale familiare e accattivante.

La prima giovedì 14, delle operaie dipendenti dirette Beretta, iscritte Cisl e Cgil,

che portano tutto il loro sfinimento malessere ed esasperazione in assemblea e vengono totalmente ignorate dai sindacalisti. È la voce delle giovani operaie delle agenzie che denunciano le condizioni in cui vengono fatte lavorare, da capi tiranni che spesso le ‘fanno finire a piangere in bagno’, buttate sulle linee senza formazione a correre ad ogni costo, con i contratti che diventano sempre più corti ‘...ne hanno lasciate a casa molte ma non fate niente…’ ‘hanno ragione le opeaie dei Cobas a protestare…’. Fino alle operaie delle camere bianche, usurate da una vita nelle celle a tagliare e movimentare a ritmi impossibili prosciutto dopo prosciutto. ‘Le malattie professionali ci stanno distruggendo, ci hanno usurate, dite sempre che dobbiamo portare pazienza ma non ce la facciamo più…’

L’altra giovedì 21, durante lo sciopero Slai Cobas per l’appalto Beretta, dove le operaie contestano l’azienda ma unite nella mobilitazione si danno coraggio a vicenda, nascono discussioni perché i punti di vista a volte non sono tutti uguali, ma si rafforza la fiducia tra le lavoratrici e nella mobilitazione.

Si è parlato dell’azienda, che sta usando il cambio appalto con gil accordi nascosti con la Uil, per arrivare a dire che non ci saranno più posti di lavoro in fabbrica per le operaie Cobas; uno sporco lavoro pianificato confermato dal foglio appunti smarrito da una dirigente‘...eliminiamo Cobas...’ e con le previsoni poduttive dell’appalto che si riducono via via verso la fine dell’anno; della importante Linea 1 che da lunedì non sarà più a disposizione delle operaie dell’appalto; dell’ultima porcata che è quella di mettere a giornata, unilateralmene e senza preavviso un gruppo di operaie mirate. Passare da turni a giornata significa ribaltare il precario equilibrio familiare, spess tetto tra baby sitter e corse a ‘ritirare i figli…’ con l’obiettivo chiaro di mettere qualcuna nella condizione di mollare, o comunque fargliela pagare perché lotta. Di cinque operaie a giornata, due delegate Slai Cobas.

Di una operaia che coraggiosamente pochi giorni fa ha denunciato con il sindacato un capo Beretta (atteggiamento purtroppo presente da anni) che si è permesso di urlarle contro e di oltraggiarla in mezzo al reparto.

Degli infortuni e delle condizioni di lavoro impossibili: dieci giorni fa un’operaia dell’agenzia ha fatto ripartire la macchina mentre un’operaia dell’appalto la stava sistemando rompendole un dito. I capi spingono a correre, e la formazione come dicono Beretta non la paga, e sulle linee le buste di salumi passano ogni giorni più veloci. E pochi giorni fa, un’operaia ‘che stava facendo pratica’ con il traspallet, ha travolto un banco di lavoro spingendolo contro le macchine, con un’operaia che si trovava sull’altro lato che per un pelo non è rimasta schiacciata.

Dell’azione complice della Uil, portata dall’azienda in fabbrica (uscita la denuncia di un capo che mesi fa minacciava le operaie o togli la tessera Slai Cobas e ti iscrivi alla Uil o …) per rompere il gruppo con una falsa alternativa clientelare e aziendalista, e poter gestire il cambio appalto con un sindacato di comodo.

Si è parlato dell’autoritarismo e dall’antisindacalità dell’azienda, che si sommano al clima fortemente maschilista diffuso in fabbrica. Nessuna relazione sindacale e guardare a vista le delegate per cercare di isolarle fisicamente, senza per altro riuscirvi. È di pochi giorni fa l’episodio di un capo che si è permesso strattonando una delegata, di metterle le mani addosso urlando ‘torna al tuo posto, vai via da qui…’.

Si è visto come questo pesante clima in fabbrica contro chi lotta per difendere lavoro salario diritti, trova un parallelo nell’azione repressiva della magistratura contro delegati e dirigenti SiCobas e Usb accusti per aver lottato contro la moderna schiavitù e i furti delle cooperative.

Sono giorni intensi, i fatti si susseguono rapidamente e le risposte sono da costruire. Lo sciopero è stato un momento che ha reso evidente le contestazioni e la rabbia; ha creato l’occasione per una vera e propria assemblea informativa per tutte le operaie. Assemblea che ha deciso che si va avanti, con nuove iniziative e mobilitazioni che parlano a tutta la fabbrica.

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