Il decreto "liste d’attesa"-sanità ora è legge: nessuna soluzione per le masse, per gli operatori sanitari - verso una ulteriore privatizzazione del servizio pubblico
"In primis istituisce la Piattaforma nazionale
delle liste di attesa, gestita dall'Agenzia nazionale per i servizi
sanitari, che dovrebbe assicurare l'interoperabilità con le altre
piattaforme delle liste di attesa relative a ciascuna Regione e
Provincia autonoma. La piattaforma si propone di agevolare i
cittadini nell'accesso ai servizi sanitari, ma si rivolge anche al
personale medico, che potrà servirsene per prendere in carico
pazienti, così come alle strutture sanitarie... il testo prevede la
creazione di un Centro unico prenotazioni (Cup) a cui fare
riferimento a livello regionale o infraregionale, che includerà sia
gli erogatori pubblici sia i privati convenzionati.
Chi
prenoterà una prestazione tramite il Cup, ma poi non si presenterà,
senza fornire adeguato preavviso, sarà comunque costretto a pagare
il ticket. Ambulatori e laboratori saranno aperti anche di sabato e
domenica. E, se ci saranno ritardi rispetto ai tempi previsti per
legge, le Asl potranno provvedere ricorrendo a professionisti privati
che operano in ospedale o ai privati convenzionati… Il tetto di
spesa per l’assunzione di personale sanitario viene superato, per
il 2024 questo verrà aumentato al 15% dell'incremento del Fondo
sanitario regionale, rispetto al 10% del 2023. La legge, poi, per
agevolare il personale medico e ospedaliero introduce una sorta di
flat tax, un'aliquota unica al 15% sugli straordinari".
Come abbiamo detto alla presentazione del decreto - di cui riprendiamo i passaggi essenziali. - questa legge non risolve assolutamente neanche mezzo problema della grave situazione della Sanità ma la peggiora.
Lo stesso presidente della Federazione oncologi, cardiologi ed ematologi, il professor Cognetti, aveva detto: “il decreto è una misura inadeguata che non risolverà alcun problema legato alle liste di attesa, provocando anzi potenziali gravi danni ai cittadini che hanno bisogno di indagini diagnostiche e di cure”. E aggiunge: "i provvedimenti previsti sia nel decreto legge che nel disegno di legge non affrontano le cause che stanno alla base delle lunghe attese e che sono certamente in relazione a gravi carenze strutturali e organiche… Occorrerebbe poi dirottare il maggior numero di risorse previste per altri campi sulla Sanità” - e chiaramente le principali sarebbero quelle che invece vengono dirottate per gli armamenti, per dare soldi alle guerre in corso.
Questo è una legge di fatto "senza soldi": non vengono aggiunte risorse nuove. Si parlò all'atto del decreto di stanziamento di 500 milioni, ma le Regioni dissero subito che 500 milioni erano stati comunque già esauriti ed erano insufficienti, quindi non si poteva riciclare ancora questi 500 milioni, comunque assolutamente inadeguati a risolvere i tanti problemi della Sanità, e riciclarli come se fossero misure aggiuntive.
L'altra questione, per cui servirebbero effettivamente grossi finanziamenti, riguarda il fatto che la legge non risolve assolutamente la carenza di personale medico o di personale infermieristico o comunque del
personale sanitario, perché non vengono previste assunzioni. Il personale esistente deve lavorare di più, 7 giorni su 7, e deve fare più straordinari, concedendo per questi straordinari solo una tassazione inferiore. Per cui al personale che in tanti ospedali, in tante cliniche già non ce la fa più con i numeri esistenti, gli si dice “lavorate di più”. Per le assunzioni è previsto un incremento per le spese del personale di appena il 5% del Fondo sanitario, passando quindi dal 10% del 2023 al 15%.
La questione gravissima della carenza di posti, della difficoltà ad avere interventi tempestivi, a poter avere tutte le cure necessarie che spesso sono vitali senza le quali le persone possono morire, questo problema non c'è per il governo.
Invece che assunzioni si parla di trasformare il personale da cosiddetti “gettonati” a lavoratori autonomi, quindi anche qui niente nuove assunzioni.
Sulle "liste d'attesa" questa legge con la creazione sia di una "Piattaforma nazionale" sia di un Centro unico prenotazioni (Cup) a cui fare riferimento a livello regionale o infraregionale, che includerà sia gli erogatori pubblici che i privati convenzionati, sposta soltanto il problema, non lo risolve, anzi, c'è un rischio di maggiori complicazioni burocratiche.
La cosa invece concreta è che questa legge per ridurre le liste di attesa decide di utilizzare i medici privati sia nei loro studi convenzionati, sia i medici che svolgono attività privata all'interno degli ospedali utilizzando strutture, spazi, degli stessi ospedali pubblici. Questo vuol dire solo e soltanto aumento della privatizzazione della Sanità! Invece che incrementare la Sanità pubblica si finanzia quella privata. Questa è la sostanza alla fine di questo provvedimento.
Questa privatizzazione avrà come effetto l'opposto di quello che la gente chiede: invece che ad un aumento porterà ad una riduzione del personale medico, infermieristico, negli ospedali pubblici, perché incentiverà questo personale ad andare nel privato. A parte il fatto che così si sposta soltanto il problema delle liste di attesa, cioè si sposta dal pubblico al privato, perché se invece che prenotare visite, accertamenti spesso molto importanti e vitali nel pubblico lo si deve fare nel privato, la conseguenza sarà che le migliaia in attesa nel pubblico dirottate nel privato, creeranno anche qui le "liste di attesa".
Nella sostanza in realtà la Sanità diventa sempre più di classe: chi ha soldi va dai privati, lo faceva già e continuerà a farlo, gli altri, la maggioranza, non si potranno curare e quindi, per alcune malattie tipo di accertamenti oncologici, rischieranno anche di morire.
Ma la Meloni, con la sua "faccia tosta" dice: «Dopo aver portato il fondo sanitario al suo livello più alto di sempre, compiamo oggi ulteriori passi avanti per garantire il diritto alla salute dei cittadini»
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