Ibrahim, 4 anni tra i filari delle Langhe: «Non ho un tetto, dormo in strada. Nessuno affitta agli africani»
Lavorava nelle vigne del Barolo. «Ma per un africano trovare casa ad Alba è impossibile. O vai nel dormitorio o dormi nelle tende. Ero al residence della stazione, l'hanno sgomberato. Ora sono in strada»
Mentre racconta la sua storia Ibrahim Sangare, 43 anni, partito dalla Costa d’Avorio e «sbarcato» ad Alba nel 2020, non riesce a trattenere le lacrime. Lavorava nelle vigne del Barolo, ma adesso non ce la fa più: «Io vivevo nel residence della Stazione, quello che hanno chiuso. Ero già andato via prima del blitz dei carabinieri, avevo trovato una sistemazione, ma dopo un mese la padrona di casa mi ha buttato fuori. Adesso dormo in strada, non ho un posto dove dormire o dove farmi una doccia. Giro per strada, cammino in continuazione e ho i piedi distrutti. In queste condizioni non posso tornare tra i filari».
Da 4 anni non si è mai mosso da Alba: «All’inizio le cose
andavano bene, pensavo di essere stato fortunato. Il “padrone” mi
ha fatto un contratto, la paga era onesta e nessuno mi ha mai fatto
del male. Ma per un africano trovare casa ad Alba è impossibile. O
vai nel dormitorio o dormi nelle tende. Non ci sono altre
soluzioni. Se non hai un contratto a tempo indeterminato nessuno
ti fa un contratto di affitto e, in un modo o nell’altro finisci in
strada».
Ibrahim aveva trovato un letto nel residence della
stazione: «Non mi piaceva, ma almeno potevo lavarmi e avere un
tetto sopra la testa. Per me come per tanti altri braccianti il
problema dell’accoglienza è centrale. Ci sono persone che se ne
approfittano perché sanno che non hai un’altra possibilità e
sei disposto a tutto pur di avere un materasso dove sdraiarti dopo
una giornata di lavoro. Adesso il residence è stato sgomberato,
c’erano tanti problemi, ma i ragazzi che ci vivevano adesso dove
vanno? Io ho lavorato a maggio e giugno, ma adesso non ce la faccio
più».
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