di F. Q. | 10 Luglio 2024
Sfruttavano i braccianti e,
quando si ribellavano, non si facevano scrupoli a picchiarli.
Con queste accuse due persone sono finite ai domiciliari
e una terza è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare
attività professionali su ordine del giudice per le indagini
preliminari del Tribunale di Asti. Nei loro
confronti si ipotizzano i reati di intermediazione illecita,
sfruttamento del lavoro e violazioni alla normativa
relativa al soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale. I
braccianti agricoli erano impegnati a lavorare nelle vigne
nel territorio delle Langhe e sarebbero stati
sfruttati dai due finiti ai domiciliari – un uomo marocchino e un
macedone – insieme all’uomo di nazionalità albanese per il quale
è arrivata l’altra misura cautelare. Le indagini della squadra
mobile di Cuneo sono partite lo scorso anno, a seguito di
diverse segnalazioni da parte di associazioni
preposte alla tutela dei diritti delle persone e dei lavoratori,
nelle quali si evidenziava lo sfruttamento dei braccianti, in gran
parte di origine africana, impiegati nelle attività
di coltivazione dei vigneti.
Non si tratta della prima inchiesta che riguarda il territorio delle Langhe. A marzo erano state indagate 9 persone perché nelle vigne sulle colline, patrimonio dell’Unesco, dove si producono Barolo e Moscato era emerso “un quadro diffuso di sfruttamento lavorativo”: i braccianti erano pagati meno di 6 euro all’ora e costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno, sette su sette. L’indagine dei carabinieri aveva portato alla luce una quarantina di lavoratori vittime di sfruttamento. La maggior parte proveniente dal Gambia e dal Senegal, ma anche dall’Egitto e dal Bangladesh. Per trenta di loro era stato chiesto il nulla sta al rilascio del permesso di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo.
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