INDICE
Assemblea Lavoratori assemblealavoratori@libero.it
MONNEZZARI
DI TUTTA ITALIA UNITEVI!
Caravanserraglio
caravanserragliofilmfactory@gmail.com
PER IL
PROGETTO IL SOLE SULLA PELLE IL FILM
Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com
STRAGE FERROVIARIA DI ANDRIA: “CRIMINE DI PACE” CONTRO
L’UMANITÀ
Posta
Resistenze posta@resistenze.org
FERROVIE,
SI PARLA DI ERRORE UMANO PER NON PARLARE DEGLI ERRORI DISUMANI
Slai Cobas per il Sindacato di classe slaicobasta@gmail.com
SOSTEGNO E APPOGGIO ALLA GRANDE LOTTA DEGLI OPERAI DEL
GRUPPO KAMILA/ITALTRANS
Medicina Democratica segreteria@medicinademocratica.org
LA NEWSLETTER DI MEDICINA
DEMOCRATICA
AIEA Paderno Dugnano aieapadernodugnano@gmail.com
ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO: COMUNICATO
OLIVETTI
Clash
City Workers cityworkers@gmail.com
L’APERTURA DEI CENTRO COMMERCIALI NEI FESTIVI: INTERVISTA A UNA
LAVORATRICE
Comitato Eureco comitatosostegnovittime.eureco@gmail.com
COMUNICATO STAMPA
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
STRAGE DI AGRICOLTORI SCHIACCIATI DAL TRATTORE IN
PROVINCIA DI VICENZA
VIAREGGIO
DAL 3 AL 7 AGOSTO I GIORNI DELLA MEMORIA E DELLA SOLIDARIETA’
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To:
Sent: Tuesday, July 19, 2016 12:23 AM
Subject: MONNEZZARI DI TUTTA
ITALIA UNITEVI!
Il
comunicato dopo il rinnovo del contratto è stato pensato e partorito dopo una
discussione a livello nazionale tra colleghi di Roma, Napoli, Genova e Livorno
che vivono le stesse condizioni.
L’attacco
è generalizzato come generalizzata e unitaria deve essere la risposta, solo
così potremmo rigettare con un secco no questo contratto truffa e porre le basi
per una costruzione dal basso di una alternativa operaia.
Monnezzari
di tutta Italia unitevi!
CGIL,
CISL, UIL e FIADEL sono arrivati alla firma del rinnovo del CCNL Utilitalia con
indirizzo Igiene Ambientale. Il percorso che ha portato alla contrattazione con
Utilitalia è stato caratterizzato dalla riorganizzazione padronale, fino ad un
anno fa avversato anche da chi poi si è seduto allo stesso tavolo, e dal
recepimento totale da parte delle Organizzazioni Sindacali del Decreto Madia e
il Codice Appalti.
E’
stato importante il comportamento delle/i lavoratrici/ori e la loro elevata
adesione agli scioperi; tutte/i realmente convinti di scioperare per migliorare
la propria condizione lavorativa.
Visto
il tradimento di queste iniziative, si rende indispensabile però ora un lavoro
di sintesi e corale che miri ad informare i lavoratori dell’igiene ambientale e
faccia capire quanto al momento sia inutile se non dannoso un confronto con
Utilitalia, anziché concentrarsi alle manovre del governo. Anzi, proprio l’onda
di riforme liberiste vengono usate come minaccia per fare accettare
peggioramenti salariali e delle condizioni lavorative.
Ma
non possiamo cadere nel tranello, l’ipotesi di rinnovo del 10/07/16 è dannosa
perché aumenta i l’orario di lavoro, di conseguenza i carichi di lavoro, e
quindi mira a consumarci maggiormente nel fisico e nello spirito.
Nel
frattempo i padroni non stanno a guardare e a Genova si va a grandi passi verso
la privatizzazione di AMIU, a Livorno scaricano sui lavoratori il peso di una
crisi tutta figlia della politica, a Roma i palazzinari vogliono mettere le
mani su AMA, a Napoli non si effettua turn over e si lega il passaggio di
livello a clausole capestro.
E’
il momento quindi di prendere parola, di dire NO ad un accordo peggiorativo e
iniziare un percorso di lotta contro le privatizzazioni, per le
internalizzazioni dei servizi dati in appalto, per l’inserimento della clausola
di salvaguardia nel codice appalti senza delegarla ai singoli CCNL, per una
reale ri-pubblicizzazione del servizio di igiene urbana.
Affinché
si possa avere il tempo per arrivare informati e coscienti però è
indispensabile aprire una discussione in ogni zona, in ogni stabilimento, in
ogni impianto, in ogni ufficio; aspettare che termini il periodo di ferie ed
effettuare una consultazione referendaria a settembre.
Sindacati
conflittuali, gruppi e coordinamenti di lavoratori, singole/i lavoratrici/ori;
tutti siamo indispensabile per respingere questo attacco frontale alla
categoria.
Attiviamoci
congiuntamente in tutto il paese per il nostro futuro e quello dell’intero
comparto per un pubblico che rispetti lavoratori, utenti e ambiente.
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To:
Sent: Tuesday, July 19, 2016 11:46 PM
Subject: PER IL PROGETTO IL SOLE SULLA PELLE
IL FILM
IL SOLE SULLA PELLE
un documentario di
Massimo Bondielli e Luigi Martella
Stazione ferroviaria
di Viareggio, 29 giugno 2009, ore 23:48. Un treno carico di GPL deraglia. Il
gas fuoriesce, entra nelle abitazioni. Ore 23:50, uno due tre esplosioni. 32
persone muoiono nelle loro case. Il sole sulla pelle
racconta la storia di chi è rimasto e lotta per avere giustizia e verità.
COME E’ NATA L’IDEA E PERCHE’ UN DOCUMENTARIO
Fino a che punto
possiamo capire e condividere il dolore degli altri? Questo dramma ci ha scosso
la coscienza e ha distrutto le nostre sicurezze. Poteva accadere ovunque.
Poteva accadere a chiunque. Noi siamo figli e siamo padri. Queste storie ci
appartengono.
Nel gennaio 2015 è
stato realizzato un cortometraggio dal titolo “Ovunque proteggi” prodotto dalla nostra associazione Caravanserraglio Film Factory. Il corto ha riscosso
interesse ed è stato selezionato da 18 festival nazionali ed internazionali,
vincendo il Visioni Corte Film Festival 2015 e il Clorofilla Film Festival 2015
quale Migliore CortoDoc e Miglior Documentario e ricevendo una Menzione
Speciale al Pistoia Corto Film Festival 2015. Infine, ha vinto il premio di
Miglior Documentario al Global Short Film Awards 2016 di New York, premio
ritirato il 21 maggio 2016 a
Cannes.
Il “viaggio” del
cortometraggio è l’occasione per portare la testimonianza diretta dei familiari
delle vittime nelle sale, sui palchi, nelle piazze e nelle aule delle scuole
che ci ospitano. Un racconto civile itinerante, che sta dando energia al
documentario Il sole sulla pelle.
Il documentario Il sole sulla pelle ha una struttura narrativa costruita
intorno alla potenza emotiva del “personaggio” Marco Piagentini, superstite
della strage e dei familiari delle vittime e amici che lottano al suo fianco.
Con la storia de Il sole sulla pelle vogliamo
raccontare la dimensione umana, materiale, sconvolgente ed inaccettabile di
quanto accaduto. Un documentario che esplora con la nostra umana curiosità il
rapporto che ognuno di noi ha con il dolore, le grandi paure e i grandi sogni.
Così, armati di MDP, di curiosità, di senso di giustizia, di senso dell’umanità
capace di infrangere barriere e riportare i discorsi all’elemento umano,
continuiamo nella nostra sfida di raccontare una storia che non può essere
dimenticata.
PERCHE’ SOSTENERCI... GLI OBIETTIVI
Il progetto Il sole sulla pelle è iniziato nel gennaio 2014. Ci sono
state decine d’incontri e conversazioni, partecipazioni a manifestazioni,
riunioni, sedute del processo. L’associazione dei familiari delle vittime “Il Mondo che Vorrei” ha messo a disposizione il suo
archivio documentale dandoci il pieno sostegno. Tale materiale sarà utilizzato
come immagini di repertorio e testi (voice over) insieme
alle testimonianze e riprese che verranno realizzate dagli autori. La Toscana Film Commission ha concesso un finanziamento, la Fondazione
Giorgio Gaber e L’Aura Scuola di Cinema di Ostana di Giorgio Diritti e
Fredo Valla sostengono il nostro progetto.
Il 2016 è un anno
importante per la battaglia di civiltà che l’associazione dei familiari delle
vittime sta conducendo da circa sette anni. In autunno probabilmente ci sarà la
sentenza di I° grado pronunciata dal Tribunale di Lucca. Ma a fine 2016, alcuni
reati rischiano di andare prescritti. Ma il dolore dei familiari non va in
prescrizione!
Le riprese de Il sole sulla pelle sono iniziate il 29 giugno 2015, in occasione del 6°
anniversario della strage ferroviaria.
A momenti di festa e
riflessione sono seguiti viaggi, presidi ed incontri di impegno civile, affinché
i reati a processo non cadano in prescrizione.
Con il contributo di
tutti i sostenitori copriremo parte delle spese di riprese e una parte della
post-produzione del documentario che sarà terminato entro il dicembre 2016.
CHI SIAMO E CONTATTI
Massimo Bondielli regista e Luigi Martella biologo ambientale, s’incontrano per la
prima volta nel fango dell’alluvione che colpì le 5 Terre e la Val di Vara il 25/10/2011. Nel
2013 realizzano il documentario “Se io fossi acqua”,
una storia di cibo e comunità nell’Italia alluvionata. Il documentario, oltre a
40 proiezioni pubbliche, è stato selezionato da diversi festival tra i quali CinemAmbiente Torino 2013. Ha interessato i media: Corriere della
Sera e altri giornali, Radio 3 Scienza e
altre radio, le trasmissioni TV Geo&Geo, Linea Verde. Nel settembre 2015 è stato proiettato a Expo Milano 2015 ed è andato in streaming sul MyMoviesLive.
Massimo Bondielli, regista–documentarista
formatosi presso la scuola d’Arte Cinematografica di Genova e attraverso corsi
di specializzazione. Ha realizzato varie opere video in più settori con le
quali è stato selezionato in vari festival e ha ricevuto diversi riconoscimenti
tra i quali il Premio Chatwin nel 2009. Il suo lavoro “Se io fossi acqua” ha ricevuto interessamenti da parte di
media e giornali nazionali. Da alcuni anni si è avvicinato al documentario
cercando di raccontare storie che vale la pena vivere.
* * * * *
Ancora 27
giorni di campagna crowdfunding.
71
sostenitori ed oltre 4.000 € raccolti.
Qualcuno ci
ha chiesto: ma se non raggiungerete l’obiettivo economico prefissato, il
documentario non verrà completato?
Il
documentario si farà, “a prescindere” direbbe Totò.
Questa
raccolta fondi dal basso è un momento fondamentale per la costruzione di un
progetto come il nostro.
71 persone
hanno versato un contributo personale (altri lo faranno in questi giorni).
Nel
frattempo lo hanno fatto anche centinaia di cittadini, il pubblico che ha
partecipato alle serate organizzate da associazioni che supportano il progetto,
dagli amici “riduttivi” dell’associazione Rasoterra di Sarzana, all’instancabile
“macchina” del Teatro Rumore di Torre del Lago; dai “compagni” della Casa del
Popolo di Nodica - Pisa alla serata di giovedì prossimo 21 luglio a Camaiore
organizzata dal Comune di Camaiore e dalla Fondazione Gaber.
Ed ancora,
tutto ciò accadrà nelle date in programma a Viareggio, Massa e Pulica di
Fosdinovo tutte entro il 15 agosto 2016. Infine, stiamo già pianificando “la
campagna d’autunno”. Tutte queste ulteriori donazioni confluiranno nella
raccolta fondi e il film si farà!
Nel
frattempo, come dice Daniela Rombi, mamma di Valentina Menichetti (21 anni,
vittima della strage di Viareggio), “come ogni anno, è arrivato giugno”.
Il 29 giugno
scorso le strade di Viareggio sono state percorse da circa 10.000 persone. Un “flusso
di coscienza” che ha attraversato la città.
Ad amici che
hanno partecipato per la prima volta alla “marcia per non dimenticare” e che ci
chiedevano cosa fare, come comportarsi, gli abbiamo consigliato semplicemente
di camminare e di ascoltare i silenzi della marcia e relazionarsi con chi si
aveva accanto in quel momento. Quello che i familiari delle vittime di
Viareggio sono riusciti a costruire in questi 7 anni, ha un valore umano
incredibile.
Continuate a
sostenerci attraverso la vostra rete relazionale: “Petra su petra azza parite”
Massimo e
Gino
P.S.
Luca
Bassanese, cantautore veneto, ha deciso di sostenere il crowdfunding. Ecco il
link del suo appello:
Aggiornamento
rassegna stampa dal 10 giugno al 19 luglio 2016
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To:
Sent:
Wednesday, July 20, 2016 3:29 PM
Subject: STRAGE
FERROVIARIA DI ANDRIA: “CRIMINE DI PACE” CONTRO L’UMANITÀ
Da La Bottega del Barbieri
20 luglio
2016
di Vito Totire (*)
Sulla
evitabilità della strage di Andria-Corato è stato già detto quasi tutto.
L’adozione
del sistema SCMT avrebbe evitato la strage.
Ne ho
sentito parlare la prima volta nei primi anni duemila quando i macchinisti
delle ferrovie (peraltro bersagliati tragicamente dalle esposizioni ad amianto)
ne parlavano come alternativa al sistema tristemente noto come “uomo morto”.
Questo
consisteva nell’obbligo, per il macchinista, di azionare in continuazione un
pedale onde rassicurare il “sistema” circa la sua condizione di veglia e di
attenzione. L’idea dell’azionamento coatto del pedale nasceva dalla scelta
economicistica delle ferrovie di passare al macchinista unico, cioè un solo
addetto alla guida del mezzo, per risparmiare. Il sistema “uomo morto” cadde
fortunatamente in disgrazia in quanto ritenuto dai lavoratori (ma poi anche da
medici e psicologi del lavoro, da ergonomi ed esperti) fonte di stress e nocivo
per la salute psicofisica del macchinista, idoneo anzi a distrarlo dal suo
compito principale: condurre il mezzo concentrandosi sulla strada (anche per la
necessaria attenzione agli “imprevisti” fisici e umani).
Fu in quel
contesto che si iniziò a parlare di SCMT, un sistema di vigilanza alternativo
al cosiddetto “uomo morto”, efficace anche nella malaugurata circostanza del
colpo di sonno o del malore o peggio dell’infarto del macchinista (è successo
anche questo, trattandosi di lavoro molto usurante, ancorché oggi disconosciuto
dalle istituzioni e da un iniquo sistema pensionistico).
Per chi,
come me, ha seguito il dibattito giuridico negli ultimi decenni, era acquisito
e fortemente condiviso quanto il magistrato Raffaele Guariniello e altri
giudici italiani hanno sostenuto, coerentemente con il principio costituzionale
del diritto alla salute: l’unico limite alle misure da adottare per la
sicurezza è la fattibilità tecnica; se esiste una tecnologia (allarme, sistema
bloccante, circuito chiuso, ecc.) questa deve essere adottata; l’entità degli oneri economici, spesso
invocati per temporeggiare, non va considerata un ostacolo alla sua concreta e
immediata adozione.
Anche una
organizzazione del lavoro non ergonomica deve essere rifiutata in quanto
terreno di coltura favorevole all’accadimento di infortuni; pensiamo alla
strage dell’autobus in Spagna che ha ucciso le studentesse; bisogna smetterla
di considerare accettabile che un autista lavori guidando una intera notte, per
poi attribuire il cosiddetto “incidente” al malore dell’autista; peraltro, per
quella strage in Spagna, cominciano a evidenziarsi proposte risarcitorie
offensive per le vittime e per chiunque abbia sofferto ad apprendere la tragica
notizia.
Allora cosa
non ha funzionato ad Andria? E’ venuta meno la coerenza rispetto alle norme
della convivenza civile grazie anche alla voluta proliferazione di “enti di
controllo” che non hanno verificato nulla e che anzi hanno poi fatto ricorso a
mediazioni, compromessi e deroghe: per qualcuno evidentemente la vita dei
cittadini pendolari su linee locali vale meno di “vite più importanti”.
Viceversa il
quadro procedurale a tutela della prevenzione e della sicurezza è chiaro: la USL dal 1978 ha tra i suoi doveri
disegnare la mappa dei rischi presenti nei luoghi di lavoro e di vita (articolo
20 della Legge 833/78): questa mappa è stata disegnata per l’area teatro della
strage in Puglia?
Correttamente
le USL si occupano di prevenzione e riduzione del rischio autostradale; perché
questo disinteressamento, a volte generalizzato, per le ferrovie? Ovviamente la
domanda è retorica. Su questo abbiamo già avuto modo di tentare il dialogo con
le istituzioni politiche nazionali, senza ottenere risposte.
Se fosse
stata disegnata la mappa del rischio, evitando sovrapposizioni, il rischio
sarebbe stato individuato e la USL
avrebbe potuto anzi dovuto intervenire con prescrizioni da adottare
immediatamente. Nessuno può ritenere legittimo che i due macchinisti morti, in
quanto lavoratori, avessero meno diritti di altri che operano in comparti in
cui la USL ha
pieni poteri di intervento. Il rispetto
dei diritti dei lavoratori si sarebbe riverberato sul diritto degli
utenti/passeggeri: la strage non si sarebbe verificata.
I lavoratori
delle ferrovie lottando contro “l’uomo morto” hanno indotto l’applicazione di
misure tecnologiche davvero efficienti, ma purtroppo, come abbiamo visto, non
estese a tutto il territorio nazionale e certamente meno rispettate dove più i
lavoratori sono “deboli”.
Ora
seguiremo le indagini e i processi, avanzando
istanza di costituzione di parte civile. Lo faremo anche per la
affermazione di questi princìpi, ma pure con alcune certezze: la prima è che
questo lutto è troppo devastante per essere elaborato senza postumi; la seconda
è l’amarezza di avere valide ragioni e argomentazioni, ma di essere arrivati ad
affrontare il problema, ancora una volta, purtroppo, solo “il giorno dopo”.
Né vogliamo
produrre solo parole o solo proteste: ogni
iniziativa autogestita a livello locale di solidarietà morale, materiale ed
economica con le vittime ci trova
disposti a metterci in sinergia con essa.
(*) Vito
Totire è medico del lavoro, ma anche “macchinista onorario” e fa parte del
centro “Francesco Lorusso”, del circolo Chico Mendes e di AEA, l’Associazione Esposti
Amianto e rischi per la salute.
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From: Posta
Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent:
Thursday, July 21, 2016 2:56 AM
Subject: FERROVIE, SI PARLA DI
ERRORE UMANO PER NON PARLARE DEGLI ERRORI DISUMANI
Da Il Manifesto
Dante De
Angelis Ferroviere
15/07/2016
L’errore umano non esiste, o meglio non esiste nulla che possa giustificare una strage in conseguenza di una banale distrazione o di un equivoco in una comunicazione tra due ferrovieri. Non esiste come giustificazione nel senso che l’errore è sempre presente nell’azione dell’uomo, è un evento incombente, connaturato alla quotidianità e all’essenza umana, appunto.
L’errore umano non esiste, o meglio non esiste nulla che possa giustificare una strage in conseguenza di una banale distrazione o di un equivoco in una comunicazione tra due ferrovieri. Non esiste come giustificazione nel senso che l’errore è sempre presente nell’azione dell’uomo, è un evento incombente, connaturato alla quotidianità e all’essenza umana, appunto.
Se ci fosse
stata una efficace valutazione del rischio, questo sarebbe emerso ed eliminato
o attenuato al minimo possibile. Pertanto chiunque organizzi o gestisca un’attività
produttiva che abbia qualche rischio per i lavoratori o per i terzi ha l’obbligo
morale e giuridico di prevedere l’errore umano come fattore onnipresente in
qualsiasi azione o procedura e di prevenirne gli effetti.
Qualsiasi
carpentiere precipiti da un’impalcatura e qualsiasi operaio si amputa una mano
sotto una fresa, sicuramente commette un errore umano. E’ un evento prevedibile
come il sonno o la fame. Per questo sono stati inventati, e resi obbligatori
per legge, i parapetti e le fotocellule di blocco delle lame.
Perché a
quei ferrovieri che pure facevano un lavoro così delicato e rischioso non sono
stati forniti dei “parapetti” che nel momento della stanchezza, distrazione o
di tensione non li hanno trattenuti dal precipitare nel disastro?
Se si fosse
trattato di avviare un grande macchinario in una normale fabbrica, il comando
esclusivamente telefonico, senza controlli sarebbe stato fuorilegge da sessant’anni.
Sarebbero stati imposti vincoli meccanici, elettrici e elettronici di
controllo, da una postazione remota con allarme incorporato… magari via
internet.
Per quei
treni no: ancora oggi sono autorizzati a circolare, con norme scritte nel
secolo scorso, solo per queste ferrovie “minori” poiché sulla rete nazionale
dopo alcuni gravissimi incidenti (e solo grazie a quei morti) le regole e le
tecnologie sul distanziamento dei treni sono finalmente cambiate.
Il vero,
grande errore umano (commesso pure da esseri umani) è mantenere in esercizio
una linea ferroviaria così intensamente trafficata col sistema primitivo del “blocco
telefonico”, cioè uno scambio di fonogrammi mediante una normale telefonata,
tra due capistazione.
E’ un errore
umano anche destinare investimenti, per sviluppare in modo così disomogeneo le
diverse linee gestite dalla stessa società: da una parte stazioni e treni nuovi
(quasi di zecca), dotati di tutti i moderni sistemi che passano prima su linee
con tecnologie moderne e poi proseguono la loro corsa su una linea rimasta al
secolo scorso. Dove anche gli stessi macchinisti e capitreno sono indotti all’errore
poiché devono cambiare continuamente il “registro mentale” delle loro azioni
più volte al giorno in base al punto in cui sono.
Un errore
ancora più grande è quello in capo alle istituzioni ministeriali di scrivere e
mantenere in vigore delle norme di sicurezza che consentono alle imprese
ferroviarie di continuare a gestire, senza limiti di tempo, un servizio
pubblico strategico con standard di sicurezza di serie C.
Questi sono “errori
disumani”, perché commessi, con scelte consapevoli e precise strategie
manageriali e istituzionali, da persone lontane nel tempo e nello spazio dal
luogo del disastro e dallo strazio di quelle lamiere. Errori commessi a
tavolino con fredda lucidità in conseguenza dei quali si sono create le “insidie
o le trappole” in cui sono caduti i compagni di lavoro pugliesi.
Dispiace
leggere che la magistratura abbia subito individuato, come al solito, soltanto
le responsabilità dell’ultimo anello della catena, senza alzare lo sguardo
verso chi aveva il dovere giuridico di adottare nell’esercizio dell’impresa le
misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica,
sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei
lavoratori e dei viaggiatori.
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From: Slai Cobas per il Sindacato di classe slaicobasta@gmail.com
To:
Sent: Saturday, July 23, 2016 9:39 AM
Subject: SOSTEGNO E APPOGGIO ALLA GRANDE LOTTA DEGLI OPERAI DEL GRUPPO
KAMILA/ITALTRANS
Buongiorno,
invio una nota per riassumere i contenuti della vertenza sindacale, che al
tempo stesso rappresenta una situazione al limite dei diritti civili e umani,
per i lavoratori della logistica nei magazzini del gruppo Kamila Italtrans (Brignano,
Basiano, Calcinate) gestiti principalmente dal consorzio Cisa con le sue rete
estesa di cooperative.
La condizione dei lavoratori (più di 600 persone al 90% immigrati) è
pesante, ritmi e carichi di lavoro molto duri, aggravato dal lavoro gestito
praticamente con una forma di cottimo, privazione dei diritti elementari fino a
non avere più una propria vita privata.
Basti tenere presente che per i lavoratori è impossibile gestire turni
orari e sedi di lavoro, sanno quando entrano e non quando escono (10/12/14 ore
sono cosa normale), le comunicazione e le variazioni arrivano con un sms a
tutte le ore anche notturne.
Una totale discrezionalità usata anche in termini punitivi (un equivalente
delle punizioni corporali) quando un lavoratore non dimostra la massima
subordinazione e ubbidienza, viene lasciato senza lavoro per più giorni, o
spostato in una sede scomoda o gli viene assegnato un turno con sole 3/4 ore, a
seconda della colpa di cui si è macchiato: un lavoratore è dal 16 maggio che
non viene più chiamato al lavoro senza una spiegazione, senza una comunicazione
scritta...
Antisindacalità, pressioni minacce di ogni genere per impedire il minimo
gesto di ribellione, come iscriversi al sindacato, testimoniate da tante voci e
da mille fatti quotidiani.
Oggi, oltre che per condizioni di lavoro dignitose stiamo lottando per il
reintegro di 4 lavoratori licenziati perchè si sono recentemente iscritti al
sindacato (per uno, il nostro attivista, sospeso disciplinarmente con un’accusa
falsa appena si è iscritto), contro la deportazione di 40 lavoratori del
magazzino di Basiano, che appena iscritti sono stati divisi e dispersi in altri
appalti anche lontani, compresi quelli che non sono automuniti e al lavoro nel
magazzino di Basiano sono stati sostituiti con una cooperativa fatta venire da Roma.
Non è semplice senza diventare ripetitivi presentare questo quadro.
I lavoratori da giorni stanno manifestando e scioperando per il ritiro dei
licenziamenti, che si aggiunge alla richiesta di turni regolari, al pagamento
della malattia al 100% e alla giornata di 8 ore, chiedono lavoro e diritti
Giovedì l’altro c’è stata una bella manifestazione come prima risposta ai 4
licenziamenti a Treviglio, poi uno sciopero dei due magazzini, altri scioperi e
un presidio alla sede centrale di Italtrans a Calcinate ieri che viene ripetuto
oggi pomeriggio alle 16.30.
Abbiamo inviato una segnalazione alla Prefettura con la richiesta di
convocazione di un tavolo negoziale, è in via di ultimazione un ricorso legale
per discriminazioni.
Non lasciamo alcuna strada intentata, ma a livello di stampa c’è un vuoto
pesante.
Vi chiediamo di poter documentare questa condizione di centinaia di
lavoratori, che tra l’altro, dopo 10/15 anni di duro lavoro di facchinaggio
hanno come prospettiva, con la schiena e le braccia spaccate, di essere mandati
via.
per il sindacato Slai Cobas per il
sindacato di classe
Sergio Caprini
340 72 26 074
---------------------
From: Medicina
Democratica segreteria@medicinademocratica.org
To:
Sent:
Saturday, July 23, 2016 11:56 AM
Subject: LA NEWSLETTER DI MEDICINA DEMOCRATICA
La Newsletter di Medicina Democratica
Dal sito www.medicinademocratica.org
COMUNICATO
STAMPA: “QUESTO PROCESSO S’HA DA FARE”
La Corte Costituzionale si è pronunciata in modo
chiaro con la sentenza n. 200 del 21 luglio 2016 su richiesta del giudice di
Torino nel procedimento denominato Eternit bis contro Stephan Schmidheiny.
Applicare o no il principio giuridico “ne bis in idem” che stabilisce che
nessuno può essere giudicato due volte per il medesimo reato?
La Corte ha stabilito che in
sostanza il principio resta, ma la sua applicazione deve essere discussa in
funzione della diversità delle persone, nonché di condizioni diverse e di
causalità diverse.
Il
problema giuridico non può prescindere dalla realtà, quindi i casi vanno
esaminati ciascuno per sé e nel dettaglio. In particolare per le persone
decedute per amianto all’Eternit che non presentate nel primo processo,
prescritto il 19 novembre del 2014 dalla Corte di Cassazione, non c’è dubbio
che il processo deve continuare, per le altre si devono esaminare i fatti.
Leggi
tutto al link:
SENTENZA
OLIVETTI PER L’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO
Di
seguito il comunicato di Medicina Democratica Onlus e dell’Associazione
Italiana Esposti Amianto sulla sentenza Olivetti.
Il
Giudice monocratico del Tribunale di Ivrea il 18 luglio ha condannato gli
imputati accusati di omicidio colposo e lesioni colpose di diversi lavoratori
della Olivetti di Ivrea (poi Telecom Italia): spiccano i nomi fra gli imputati
di Debenedetti Carlo, Debenedetti Franco, Corrado Passera, e altri.
Non
tutti i casi di lavoratori ammalati e deceduti sono stati considerati né tutti
quelli considerati hanno determinato il riconoscimento di una colpa da parte
dei datori di lavoro e dei dirigenti che si sono succeduti nel tempo.
Leggi
tutto al link:
IL
NUOVO FASCICOLO DELLA RIVISTA MEDICINA DEMOCRATICA
E’
in uscita il nuovo numero di Medicina Democratica.
Il
numero è caratterizzato dal dossier dedicato alla Salute della Donna, purtroppo
reca anche i testi letti in occasione della commemorazione dedicata a Luigi
Mara e un ricordo di Katia Lumachi anch’essa recentemente scomparsa.
Tra
gli altri articoli di interesse, un testo su alcoolismo e povertà (Jean), un
articolo sulla mancata bonifica di Bagnoli.
Molto
dettagliato l’articolo di Ruzzenenti sullo stato del Sito Inquinato Nazionale
della ex Caffaro di Brescia.
A
richiesta possiamo inviare il singolo fascicolo cartaceo.
Leggi
tutto al link:
NO
ALLE DEFORME COSTITUZIONALI: TUTELIAMO LA COSTITUZIONE.
Medicina
Democratica Onlus è per il NO alla controriforma costituzionale e per il NO
alla legge elettorale “Italicum”.
L’attuale
esecutivo ha inaugurato il suo mandato con la parola d’ordine dell’innovazione
e delle riforme.
La
riforma costituzionale (Legge Boschi) così come la riforma elettorale
(Italicum, Legge 52/15), per quanto dichiarato dagli ideatori, andrebbero nella
direzione di rendere più veloce l’azione dei governi con due meccanismi
fondamentali: eliminando il bicameralismo e introducendo un imbuto nella
selezione dei rappresentanti politici (della compagine governativa e dell’opposizione).
Leggi
tutto al link:
UN
DISASTRO PREVEDIBILE E PREVENIBILE DELL’ITALIA A DUE VELOCITA’
Riportiamo
il comunicato del Direttivo di Medicina Democratica sul disastro ferroviario
avvenuto vicino ad Andria il 12/07/16.
Una
Italia a due velocità, a binari alternati e a sicurezza differenziata.
Il
disastro ferroviario di Andria è la tragica metafora di una Italia a due
livelli ove, in nome del profitto e di scelte non condivise, la sicurezza viene
negata e determina morte nei luoghi di lavoro e di vita.
Leggi
tutto al link:
MEDICINA
DEMOCRATICA ONLUS E IL PROCESSO D’APPELLO PER DISASTRO CONTRO SOLVAY DI
SPINETTA MARENGO
Medicina
Democratica Onlus ha partecipato attivamente a tutti i momenti del processo per
il disastro ambientale provocato dagli impianti attualmente di proprietà Solvay
di Spinetta Marengo.
L’impegno
nel nostro legale, l’avvocato Laura Mara, e dei nostri consulenti tecnici, tra
cui il compianto Luigi Mara, unitamente a quello del Pubblico Ministero, hanno
determinato una sentenza che, se non può soddisfarci, pure riconosciamo che ha
sancito alcuni importanti punti fermi.
Leggi
tutto al link:
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To:
Sent:
Saturday, July 23, 2016 3:31 PM
Subject: ASSOCIAZIONE
ITALIANA ESPOSTI AMIANTO: COMUNICATO OLIVETTI
COMUNICATO STAMPA: CONDANNATI I DIRIGENTI DELLA OLIVETTI PER MORTI DA
AMIANTO
Il Giudice
monocratico del Tribunale di Ivrea il 18 luglio ha condannato gli imputati
accusati di omicidio colposo e lesioni colpose di diversi lavoratori della
Olivetti di Ivrea (poi Telecom Italia): spiccano i nomi fra gli imputati di
Debenedetti Carlo, Debenedetti
Franco, Corrado Passera, ed altri.
Non tutti i
casi di lavoratori ammalati e deceduti sono stati considerati, né tutti quelli
considerati hanno determinato il riconoscimento di una colpa da parte dei
datori di lavoro e dei dirigenti che si sono succeduti nel tempo.
In questo
processo Medicina Democratica (MD) e Associazione Italiana Esposti
Amianto (AIEA) non
si sono costituiti, considerando i molti procedimenti e processi in cui le due Associazioni
erano già impegnati, ma anche indirettamente le due Associazioni hanno
contribuito, nell’ambito dell’insieme dei procedimenti precedenti e in corso per
esposizione ad amianto, perché si arrivasse ad una simile positiva sentenza di
cui si conosceranno le motivazioni fra 90 giorni.
Si sta
consolidando una giurisprudenza importante con particolare riferimento all’utilizzo
(molto esteso) di talco contaminato da amianto. Un giurisprudenza impensabile
fino a pochi anni fa e in un momento dominato dalla ricerca di pura crescita
economica e di profitto senza alcuna considerazione degli aspetti ambientali e
di sicurezza. I processi nei quali si arriva a condanna ci dicono che le
responsabilità vengono riconosciute, vanno perseguite in particolare di coloro
che detengono una posizione di garanzia.
MD e AIEA,
pur nelle loro diversità di organizzazione e di direzione, chiedono che dai
processi si traggano le dovute conseguenze in termini di impegno a eliminare l’amianto
e le altre sostanze e agenti nocivi tossici cancerogeni dai luoghi di vita e di
lavoro. Per l’amianto occorre una azione coordinata, nazionale e regionale, per
la bonifica dei manufatti ancora presenti negli edifici e per evitare
importazioni truffaldine di merci o manufatti che lo contengono. Le
responsabilità siano chiare: per chi non ha controllato mentre doveva
controllare, per chi deve bonificare e non bonifica a chi deve smaltire
correttamente e non smaltisce, per chi deve attuare la sorveglianza sanitaria
sugli ex esposti e non la attua. Non ultimo per chi indebitamente allunga i
tempi dei procedimenti giudiziari, per chi inventa teorie pseudoscientifiche
per negare, anche di fronte alla più chiara evidenza, le responsabilità a chi
le detiene.
La lotta e
la mobilitazione non potranno arrestarsi se non di fronte al pieno
raggiungimento degli obiettivi enunciati.
Milano,19
luglio 2016
Medicina
Democratica Onlus
Associazione
Italiana Esposti Amianto Nazionale
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From: Clash City
Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent: Tuesday,
July 26, 2016 9:30 AM
Subject: L’APERTURA
DEI CENTRO COMMERCIALI NEI FESTIVI: INTERVISTA A UNA LAVORATRICE
Ha fatto scalpore l’utilizzo dei voucher nella
Grande Distribuzione, ennesima perla regalataci dal Jobs Act del Governo Renzi.
La notizia si inserisce però in un contesto nel quale le condizioni di lavoro
sono costantemente sotto attacco, da almeno un ventennio.
Risale infatti almeno al primo Governo Prodi la
liberalizzazione degli orari di lavoro, completata poi dal “governo dei tecnici”
di Mario Monti. In nome del profitto bisogna poter lavorare quando lo dice l’azienda,
senza nessun rispetto per il godimento dei momenti di riposo collettivo (le
domeniche e i festivi), e senza nessuna preoccupazione per l’usura dei corpi,
costretti a portarsi a lavoro anche di notte, nei corridoi deserti illuminati
al neon dei centri commerciali.
In nome del profitto si vuole distruggere quel
tessuto di piccoli esercizi commerciali che non reggono la concorrenza spietata
delle grandi superfici. In nome del profitto si resta aperti anche il 25 aprile
e il 1 maggio, momenti di importante rappresentazione della nostra libertà, della
nostra emancipazione.
Noi come altri sappiamo che ai lavoratori tutto ciò
non va affatto bene, che gli straordinari (sempre più esigui, per la verità)
bastino a pagare l’estensione della settimana lavorativa, e il ricorso sempre
più estremo a forme contrattuali precarie. C’è paura di ribellarsi, c’è
opportunismo da parte di molti sindacati, ma c’è anche una rabbia e un
risentimento che vanno organizzati e rappresentati.
Ripubblichiamo dunque con piacere questa intervista
inviataci dai compagni del ”Tafferuglio” (giornale online lucchese), che
hanno intervistato una lavoratrice del Carrefour locale, rimasto aperto il 1°
maggio scorso.
Solo costruendo visibilità e solidarietà intorno
alle lotte dei lavoratori, potremo ribaltare il segno di questa crisi.
* * * * *
Primo maggio, festa
dei lavoratori, il Carrefour di Lucca rimane aperto. Abbiamo colto l’occasione
per intervistare una lavoratrice del supermercato e approfondire altri
argomenti, tra cui la recente decisione delle aperture domenicali, il prolungamento
dell’orario fino alla mezzanotte e le reazioni dei sindacati. Ne è emerso un
quadro che ci parla di una condizione di ricatto ma anche di una crescente
insofferenza disposta a tramutarsi in opposizione e rifiuto. Una situazione che
riguarda non solo i lavoratori di Carrefour, ma anche tutti i lavoratori degli
altri stabilimenti della grande distribuzione e, ovviamente, i cittadini che
vanno a fare la spesa.
L’ANNO SCORSO E’ SALTATA ALLE CRONACHE DI LUCCA LA NOTIZIA CHE IL
CARREFOUR AVREBBE PROLUNGATO L’ORARIO DI APERTURA FINO ALLA MEZZANOTTE, MENTRE
GIA’ IN ALTRE CITTÀ IN TOSCANA RESTAVA APERTO 24 ORE SU 24. COSA E’ SUCCESSO
ESATTAMENTE E COSA SI E’ MOSSO ALL’INTERNO DI CARREFOUR AL TEMPO?
Tutto è partito dalla
volontà di Carrefour di far firmare a noi lavoratori un accordo che ci
obbligava ad essere in servizio un tot di domeniche l’anno. Questo contratto è
stato firmato dalla maggior parte dei lavoratori poiché questi sono stati
minacciati di licenziamento se si fossero rifiutati. Solo 11 lavoratori su 140
si sono ribellati e hanno negato la firma. Non si trattava propriamente di un
contratto, ma più propriamente di un accordo in più in cui i lavoratori si
impegnavano a lavorare delle domeniche gratuitamente. Dico gratuitamente in
quanto, prima di ciò, a lavorare di domenica venivi pagato al 130, mentre ora
al 30, quindi, in pratica, adesso si viene retribuiti solo 10 euro in più per
questo straordinario.
Queste 11 persone
hanno deciso di riorganizzarsi poiché la CGIL faceva il gioco dell’azienda e, anzi, ci
spingeva addirittura a firmare l’accordo dicendoci che dovevamo fare un
sacrificio per conservare il posto di lavoro, altrimenti avrebbero aperto la
mobilità e ognuno dei lavoratori avrebbe rischiato di andare a casa. Ci
dicevano che sulla nostra coscienza sarebbero pesate quelle persone licenziate,
ci facevano sentire in colpa praticamente. Noi ci siamo rifiutati lo stesso e
abbiamo contattato i Cobas. Purtroppo siamo ancora in pochi ad essere iscritti
ai Cobas (solo 7 o 8), nonostante ci siano molti simpatizzanti.
COME MAI QUESTO TIMORE A ISCRIVERSI AL SINDACATO DEI
COBAS?
Purtroppo, a causa di
queste minacce, molti lavoratori hanno paura di esporsi troppo (anche se c’è da
dire che dopo le vicende di questo accordo, la CGIL ha perso molti iscritti). Per il futuro
tuttavia pensiamo in positivo, poiché quest’anno l’accordo è stato riproposto,
e il numero di coloro che non si fanno ricattare e non l’hanno firmato è
aumentato. Adesso siamo una trentina.
COSA E’ SUCCESSO DENTRO L’AZIENDA DA QUANDO VI SIETE
UNITI AI COBAS IN POI?
Le persone che non
hanno firmato questo accordo, tra cui anche io, sono state minacciate. In
particolare chi si è iscritto ai Cobas è stato minacciato di venire spostato da
qualche altra parte, cosa che poi fortunatamente non è avvenuta. Poiché quest’anno
è scaduto l’accordo, Carrefour l’ha riproposto e ha addirittura aumentato il
numero di domeniche, chiedendone 24 invece di 16, giocando al rialzo. Al che la CGIL, unico sindacato ad
avere un RSU (Rappresentante Sindacale Unitario) all’interno dell’azienda, ci
ha detto che avrebbe parlato con Carrefour per contrattare. Dopo di che, CGIL ha
risposto di essere riuscita a scendere alle solite 16 domeniche. Noi lavoratori
abbiamo detto che ci saremmo ugualmente rifiutati di firmare e, anzi, il numero
di chi si opponeva è aumentato (il numero è triplicato, da 11 a 30).
PENSI CHE I SINDACATI CONFEDERALI FACCIANO IL GIOCO
DELL’AZIENDA?
Assolutamente sì, la CGIL ci dice di lavorare la
domenica e so addirittura di una sindacalista CGIL che ha risposto a un
ragazzo: “Stai lavorando al commercio, il Carrefour vuole stare aperto la
domenica e se a te non va bene ti licenzi”. Una delle proposte della CGIL, d’accordo
con l’azienda, era di assumere per il fine settimana gli studenti, non so se
pagati con voucher o assunti regolarmente, ma sicuramente con una paga molto
bassa.
VOI, COME COBAS, COSA SIETE RIUSCITI A OTTENERE PER
ORA DALL’AZIENDA E CHE OBIETTIVI AVETE?
Purtroppo per ora
solo la CGIL ha
voce nell’azienda poiché noi non siamo riusciti a entrare come RSU; purtroppo
ci siamo organizzati troppo tardi e le elezioni si tengono ogni tre anni.
Abbiamo provato a presentarci come RSA (Rappresentante Sindacale Aziendali), ma
siamo stati respinti dall’azienda, quindi noi non possiamo partecipare alle contrattazioni
con l’azienda come Cobas, ma solo come lavoratori singoli. Però sono positiva
al riguardo poiché penso che alle prossime elezioni ce la faremo sicuramente a
passare.
RICAPITOLANDO, I LAVORATORI CHE HANNO FIRMATO QUESTO
ACCORDO HANNO IL TURNO DI DOMENICA, MENTRE CHI NON HA FIRMATO, MANTIENE IL
VECCHIO CONTRATTO SENZA DOMENICHE, GIUSTO?
Esatto: 16 anni fa,
quando il Carrefour ha aperto, ci ha fatto un contratto che andava dal lunedì
al sabato. La maggior parte di noi è lavoratore part-time, mentre chi ha il
contratto full-time e fa 40 ore a settimana, ha da sempre la domenica
obbligatoria. Con questo accordo, però, il numero di domeniche è aumentato per
i full-time, i quali hanno scaricato parte di queste domeniche su noi
lavoratori part-time. Da questo fatto è nata una vera e propria guerra fra
lavoratori part-time e full-time, cosa davvero brutta. In questo modo l’azienda
ci costringe a metterci l’uno contro l’altro, poiché giustamente anche il
full-time si trova costretto a lavorare 4 domeniche al mese e ognuno tenta di
difendere il proprio contratto. L’azienda è felicissima quando i lavoratori
litigano e sono disuniti. Penso che questa dinamica purtroppo sia molto diffusa
in Italia.
Oltre tutto Carrefour
inizialmente ci ha detto di non poter più assumere interinali, ovvero
lavoratori esterni, per risparmiare soldi, perché l’azienda non andava molto
bene, quindi dovevamo lavorarle noi queste domeniche, senza alcun tipo di
straordinario. Questo sarebbe stato anche accettabile pur di mantenere il proprio
posto di lavoro, ma poi Carrefour viene fuori con la proposta di aprire fino a
mezzanotte, e quindi diventa inevitabile chiamare degli interinali visto che
prima eravamo aperti dalle 8.30 alle 21 e sarebbe stato impossibile essere
coperti fino a mezzanotte con l’attuale organico. Ovviamente ci siamo sentiti
presi in giro visto che ci eravamo sacrificati per non dover più assumere
lavoratori interinali.
Invece di assumere e
creare nuovi posti di lavoro, hanno deciso di ricorrere agli interinali delle
agenzie del lavoro, che io chiamo agenzie di sfruttamento, visto che si tratta
di ragazzi giovani o persone rimaste senza lavoro, sui 40, 50 anni e che non
riescono più a inserirsi sul mercato del lavoro. Queste persone vengono
chiamate quando pare a loro, a volte anche con un’ora di preavviso e vengono
pagati pochissimo. Quindi queste persone stanno a casa aspettando una chiamata
che potrebbe non arrivare mai e spesso vengono fatti lavorare giusto una o due
volte al mese, è una situazione veramente assurda.
ACCENNAVI SOPRA ALLA MINACCIA DELLA MOBILITA’: E’ MAI STATA USATA DALL’AZIENDA?
Sì. Carrefour ha già
aperto due volte la mobilità per i lavoratori: ti mandano da un’altra parte
dicendoti che in quel negozio siete troppi. Per non perdere colleghi e col fatto
che potrebbe toccare anche a loro stessi, i lavoratori aprono il contratto di
solidarietà: per la durata di un anno tutti lavorano un po’ meno e le ore che
mancano a riempire gli orari dei singoli vengono pagate per l’80% da INPS e per
la restante parte dall’azienda. Chiaro che Carrefour evita un sacco di spese in
questa maniera. Questa manovra tra l’altro è pubblicizzata da CGIL che continua
a suggerire i lavoratori di “stare buoni” e aprire questi contratti mentre
tutti rischiano seriamente il lavoro e hanno a disposizione l’ultimo anno di
contratto di solidarietà. Anche qui si vedono i risultati della concertazione
tra sindacati e azienda nello spremere il lavoratore di ogni risorsa che ha,
fosse anche quella di far pagare a tutti (tutti quelli che pagano le tasse) i
capricci e i profitti dell’impresa.
VOI COME VIVETE LA QUESTIONE DELL’ESERCITO
INDUSTRIALE DI RISERVA, OVVERO IL FATTO DI POTER ESSERE SEMPRE RIMPIAZZABILI DA
QUALCUN ALTRO DISPONIBILE A PRENDERSI IL VOSTRO LAVORO?
A me questa cosa è
stata detta un sacco di volte: se non ti sta bene così, fuori abbiamo una coda
di persone pronte a prendere il tuo lavoro, anche a condizioni peggiori delle
tue, senza lamentarsi. Penso che il Carrefour non veda l’ora di togliersi di
torno una buona fetta di noi lavoratori per assumere persone che si facciano
sfruttare in silenzio.
Per capire qual è il
clima, basti pensare che ci sono addirittura alcuni lavoratori che hanno
accettato sottobanco di fare l’orario serale. Purtroppo è impossibile ottenere
l’unità di tutti i lavoratori, ma cerchiamo di aggregare e coinvolgere più
lavoratori possibile, anche se molti si limitano a lamentarsi.
DA PARTE VOSTRA C’E’ ANCHE UNA SFIDUCIA RIGUARDO AL
FATTO CHE LA
GRANDE DISTRIBUZIONE, IN QUESTO MODO, RIESCA DAVVERO A
MIGLIORARE LE ENTRATE DELL’AZIENDA.
Esatto. Penso che
Carrefour non guadagni di più con questa nuova politica: i clienti si sono
abituati a venire la domenica, ma poi questi stessi clienti non verranno di
lunedì o martedì; insomma, non c’è stato un acquisto di nuova clientela, si
sono solo distribuiti i giorni in maniera diversa. L’apertura domenicale è solo
una strategia per cercare di togliere clienti ad altre grande distribuzioni
come Esselunga o Coop. Mi sembra un tentativo anche maldestro poiché se non si
migliorano qualità e servizio, non si acquista nuova clientela.
QUESTO TENTATIVO, A LUCCA E’ PASSATO ATTRAVERSO IL
FORMAT DI APRIRE FINO A MEZZANOTTE, MENTRE SAPPIAMO CHE A PISA E MASSA SI USA
IL FORMAT DELLE 24 ORE.
Esatto, hanno provato
questa strategia, ma poco dopo sono tornati anche loro all’apertura fino a
mezzanotte poiché non funzionava.
UN ORARIO DI LAVORO QUINDI CHE VA A DISCAPITO DEI
LAVORATORI E DELLA QUALITA’ DELLA LORO VITA PRIVATA.
Sicuramente.
Oltretutto, Carrefour sostiene che questa novità abbia salvato l’azienda,
mentre quei pochi clienti che vengono la sera verso le undici, undici e mezza,
sono solo ragazzi che acquistano qualche alcolico.
PER VOI CHE LA VIVETE SULLA VOSTRA
PELLE, QUANTO LA LOGICA DI
MERCATO INFLUISCE SUI DIRITTI DEL LAVORATORE E SULLA SUA DIGNITA’?
E PERCHE’ ALCUNI LAVORATORI ACCETTANO QUESTE
CONDIZIONI?
E’ sicuramente molto
influente, per non parlare del fatto che ti viene fatto un lavaggio del
cervello in cui ti dicono che il mondo sta cambiando, che ci dobbiamo adeguare a
queste leggi di mercato, per cui bisogna essere sempre aperti, bisogna essere
flessibili e al pari del resto d’Europa, quando poi in realtà non è vero che in
Europa la grande distribuzione sta sempre aperta 24 h: per esempio Carrefour in
Francia non è rimasta aperta per il Primo Maggio. In Italia, invece, poiché
hanno visto che i lavoratori lo permettono, se ne approfittano.
Inoltre Lucca non è
una grande città come Roma o Milano e il Carrefour di Lucca ha una posizione
molto periferica, per cui chi ci viene, viene apposta e non perché è di
passaggio e, infatti, nell’orario serale, è quasi deserto.
SE UN DOMANI RIUSCISTE AD OTTENERE UN RSU, COME
PENSATE DI INSERIRVI NELLE DINAMICHE D’AZIENDA?
Potremmo partecipare
ad assemblee e contrattazioni, dire apertamente che non ci stiamo e,
soprattutto, affermare il nostro no alla domenica lavorativa, per tornare, come
una volta, alle dodici domeniche l’anno, quindi una domenica al mese di
apertura. Capisco che ogni tanto aprire la domenica sia utile, ad esempio sotto
le festività natalizie, ma questi giorni vanno pagati adeguatamente, con
maggiorazione più alta o straordinario.
Per come sono le cose
ora, l’azienda sta impedendo alle persone di avere una vita. Invece di far sì
che l’apertura domenicale permettesse l’assunzione di nuovi lavoratori, hanno
gravato il personale di un orario invivibile, nonché peggiorato notevolmente il
servizio. Inoltre, adesso, ci vogliono anche ridurre la paga oraria.
CI SONO DEI CONTATTI FRA VOI E I LAVORATORI DI ALTRI
STABILIMENTI CARREFOUR?
L’anno scorso ci sono
stati dei contatti con quelli di Pisa, che hanno vissuto un po’ la nostra
stessa situazione, con la proposta di un identico tipo di accordo. Hanno
rifiutato di firmare in numero molto maggiore rispetto che a Lucca,
probabilmente anche perché, a quanto so, non hanno ricevuto minacce di
licenziamento e simili. Mentre a Massa il nuovo accordo non ha suscitato
particolari polemiche.
COME POTREBBE INTERVENIRE UN ATTORE ESTERNO NELLA
VOSTRA LOTTA?
A livello più
semplice, convincendo la gente a non venire a fare la spesa di sera e di
domenica, esattamente come oggi, Primo Maggio, è stato detto di non recarsi al
Carrefour. Bisognerebbe veramente convincere le persone a non andare nei
supermercati nei giorni festivi e nelle domeniche, ma non è facile. Dobbiamo
anche pensare che questo meccanismo potrebbe creare un effetto a catena, per
cui anche le altre grandi distribuzioni, per competere con Carrefour, potrebbero
ampliare i loro orari di apertura. Quindi sarebbe bene che anche i lavoratori
di altre catene fossero solidali con la nostra lotta.
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From: Comitato
Eureco comitatosostegnovittime.eureco@gmail.com
To:
Sent:
Tuesday, July 26, 2016 1:52 PM
Subject: COMUNICATO
STAMPA
Buongiorno,
vi inviamo a
seguire il Comunicato Stampa del nostro Comitato in merito al presidio e all’incontro
con il sindaco metropolitano Giuseppe Sala che si sono svolti ieri.
Cordiali
Saluti
Comitato a sostegno dei Familiari delle
Vittime e dei Lavoratori Eureco
Per info:
Lorena Tacco 392 21 28 038
Loris Brioschi 347 31 27 634
COMUNICATO
STAMPA
Si è
svolto lunedì 25 luglio dalle ore 9.00 alle 12.30 il presidio promosso dal “Comitato a sostegno dei familiari delle
vittime e dei lavoratori Eureco” di Paderno Dugnano davanti a Palazzo
Isimbardi in via Vivaio 1, sede della Città Metropolitana, che ha visto la
partecipazione di varie decine di persone provenienti da Paderno Dugnano,
Cormano, Bresso, Sesto San Giovanni e Milano. Portando solidarietà erano
presenti inoltre delegazioni del Comitato per la difesa della salute nei luoghi
di lavoro e nel territorio di Sesto San Giovanni e la Rete Sicurezza di Milano.
L’obiettivo
del presidio svoltosi oggi, contemporaneamente a quello dei dipendenti della
Città Metropolitana che cercano di risolvere i problemi dei lavoratori precari,
era quello di poter fare un incontro con il nuovo Sindaco Metropolitano
Giuseppe Sala al fine di ribadire la nostra contrarietà ai permessi concessi
alla società Tecnologia & Ambiente srl per il nuovo impianto di smaltimento
rifiuti pericolosi che sorgerà sull’area ex Eureco di Paderno Dugnano (via
Mazzini 101, località Palazzolo Milanese).
Ricordiamo
che è stato proprio su quella area che il 4 novembre 2010 scoppiò il terribile
incendio che ha provocato la morte di 4 lavoratori, bruciati vivi e il
ferimento di altri 3. Incendio causato dalla totale inosservanza di misure di
sicurezza presso l’azienda Eureco che miscelava in modo fraudolento rifiuti pericolosi,
Operazione che ha portato alla condanna del titolare dell’Eureco a 5 anni di
carcere.
Dopo lo
svolgimento del Consiglio Metropolitano alle 11.30 si è svolto un incontro in
una saletta a lato della sala del Consiglio Metropolitano. Erano presenti all’incontro
Giuseppe Sala e la sua segreteria, i consiglieri metropolitani Barberis,
delegato ai problemi ambientali e Parozzi e la dirigente responsabile del settore
Ambiente della Città Metropolitana, Maria Cristina Pinoschi. Il comitato era
rappresentato da Lorena Tacco, Loris Brioschi con il consigliere comunale di
Paderno Dugnano Giovanni Giuranna.
Il
Comitato ha riaffermato la richiesta di sospensione delle autorizzazioni
ricordando i molti problemi ambientali che il territorio di Paderno Dugnano, da
tempo ha subito, chiedendo un approfondimento della localizzazione dell’impianto,
della affidabilità di questa nuova società, del perché sia stata prevista come procedura
autorizzativa la AIA
(Autorizzazione Integrata Ambientale) al posto della VIA (Valutazione di Impatto
Ambientale) che prevede approfondimenti maggiori dal punto di vista del
territorio.
A
queste richieste di “buon senso” del Comitato, riconosciute anche dal sindaco
metropolitano, si sono opposte le leggi tecnico-burocratiche in vigore, che non
hanno memoria di fatti e vicende, che hanno permesso il rilascio delle
autorizzazioni.
Il
sindaco Sala ha raccolto la documentazione promettendo un seguito alle
richieste e il Comitato farà un incontro di approfondimento della questione
alla presenza dei tecnici ambientali della Città Metropolitana prima possibile.
Il
Comitato insieme all’’Amministrazione Comunale e ai rappresentanti di tutte le
forze politiche, associative e ai cittadini padernesi sono uniti nel
contrastare in tutti i modi la decisione di Città Metropolitana. Andranno verificate
quindi, tutte le strade per impedire che avvengano in futuro nuove morti sul
lavoro e nuovi inquinamenti nel territorio.
Paderno
Dugnano 25/07/16
COMITATO A SOSTEGNO DEI
FAMILIARI DELLE VITTIME E DEI LAVORATORI EURECO
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From: Carlo
Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent:
Wednesday, July 27, 2016 9:28 AM
Subject: STRAGE
DI AGRICOLTORI SCHIACCIATI DAL TRATTORE IN PROVINCIA DI VICENZA
Strage di agricoltori schiacciati dal trattore in Provincia di Vicenza: ne sono morti cinque in un mese.
E il
Presidente del Veneto Zaia e il Ministro delle Politiche Agricole Martina cosa
stanno facendo per queste morti che rappresentano tutti gli anni da sole oltre
il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro?
Il 27 luglio
ancora un morto schiacciato dal trattore in provincia di Vicenza, è un 47enne
di cui non si conosce ancora l’identità, è morto vicino a un canale d’irrigazione
a San Germano dei Berici.
Sono stati
cinque morti in modo così atroce in questa provincia nell’ultimo mese. Il 26
luglio è morto Carlo Vignato, schiacciato in un vitigno. Il 12 luglio è morto
un 73enne di cui purtroppo non conosciamo l’identità. Il 3 luglio è morto
Vincenzo Vigolo di 57 anni. Il 26 giugno Diego Luigi Lovato, morto con un
escavatore mentre eseguiva lavori agricoli. Ma non dimentichiamoci di Giorgio
Vencato morto a febbraio sempre con il trattore.
Ma il
Presidente del veneto Zaia che è stato Ministro dell’agricoltura che cosa sta
facendo? Del resto quando era ministro ha avuto la stessa indifferenza che ha l’attuale
Ministro delle Politiche Agricole Martina. Dal 21 luglio ne sono morti in modo
così atroce otto in Italia e ottantuno sono i conducenti di questo mezzo dall’inizio
dell’anno.
Insomma cosa
bisogna fare per scuotere le coscienze di chi ci governa? E perché le
associazioni di categoria non si fanno sentire su queste tragedie? Un mistero.
mercoledì 27
luglio 2016
Carlo
Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
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From: Maria Nanni mariananni1@gmail.com
To:
Sent:
Thursday, July 28, 2016 8:57 AM
Subject: VIAREGGIO DAL 3 AL 7 AGOSTO: I GIORNI
DELLA MEMORIA E DELLA SOLIDARIETA’
Buongiorno,
a Viareggio, dal 3 al 7 agosto, con i familiari delle vittime della strage di
Viareggio.
Siete tutti
e tutte invitati. Diffondete, grazie.
Maria
GIORNI DELLA MEMORIA E DELLA SOLIDARIETA’
IL MONDO CHE VORREI
Incontri, dibattiti, spettacoli teatrali e concerti
NO ALLA PRESCRIZIONE PER VIAREGGIO
DAL 3 AL 7 AGOSTO 2016
PINETA FRONTE STADIO DEI PINI (VIAREGGIO)
Il Mondo che vorrei onlus
con la collaborazione attiva di ASSEMBLEA 29 GIUGNO
EVENTI PRINCIPALI
MERCOLEDI’ 3 AGOSTO ORE 22,00
Serata di
apertura con lo spettacolo “Acid
Queen”
“Tina Turner Tribute”
GIOVEDI’ 4 AGOSTO ORE 22,00
Proiezione
del film “I Vajont”
di Maura
Crudeli e Lucia Vastano
VENERDI’ 5 AGOSTO ORE 22,00
Luca Bassanese & “La Piccola Orchestra
Popolare”
in concerto
SABATO 6 AGOSTO ORE 22,00
Dibattito “I libri raccontano” conduce
Donatella Francesconi
“Viareggio, una strage annunciata” di Gianfranco Maffei
Moby Prince “Novemila giorni senza verità” di Elisabetta Arrighi
DOMENICA 7 AGOSTO ORE 22,00
Spettacolo
Teatrale “Delicato come una farfalla e fiero come un’aquila”
“Ligabue” di e con Elisabetta Salvatori
TUTTE LE SERE
DALLE ORE 18,00
Esposizione mostra INCANCELLABILE
Bar
Stand espositivi
DALLE ORE 19,45
Spazio giochi realizzato dalla COOP CREA
Cucina casalinga con menù di terra e di mare
DALLE ORE 22,00
Video, incontri, dibattiti
Spettacoli teatrali e
concerti
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