venerdì 30 maggio 2025

30 maggio - info: Stellantis - Cambia l'amministratore delegato, ma la situazione grave nelle fabbriche non può cambiare

"...Sono molto positive, o più caute ma comunque di apertura, le prime reazioni alla notizia della nomina di Antonio Filosa come nuovo ad di Stellantis. L’ingegnere e manager cresciuto in azienda è stato scelto dalla casa automobilistica presieduta da John Elkann per sostituire l’ex amministratore delegato Carlos… la scelta più “comoda” per la casa costruttrice e segna anche un tentativo di John Elkann di ri-italianizzare – o almeno darlo a vedere – Stellantis..." (da Repubblica)

Diremmo ai sindacati: "un pò di cautela..."; la reazione positiva sembra essenzialmente legata al fatto che è un italiano (sarebbe troppo poco e troppa visione angusta nazionalista). Chi decide è sempre la proprietà, John Elkann. E le notizie dalle fabbriche continuano e continueranno ad essere negative, senza la scesa in campo degli operai, unitaria, anche oltre l'Italia.

Riportiamo il volantino dello Slai Cobas sc per Melfi


 

30 maggio - “Chiudeva il bagno per non farci andare, se mangiavo il pane toglieva soldi dalla paga”: storie di caporalato....IL SITEMA RAZZISTA DEL GOVERNO MELONI IN LOMBARDIA..ma non solo

Ahmed, Kamal e Omar (nomi di fantasia) sono tre ragazzi poco più che ventenni partiti dal Marocco per raggiungere l’Italia. Hanno attraversato boschi a piedi, camminato per chilometri, o hanno intrapreso viaggi sotto ai tir. Una volta in Italia sono stati vittima di caporalato e sfruttamento lavorativo. La loro storia a Fanpage.it.

A cura di Ilaria Quattrone

Ahmed, Kamal e Omar (nomi di fantasia) sono tre ragazzi poco più che ventenni partiti dal Marocco per raggiungere l'Italia. Hanno attraversato boschi a piedi, camminato per chilometri, o hanno intrapreso viaggi sotto ai tir solo per arrivare in un Paese dove speravano di poter trovare un futuro migliore di quello che la loro terra d'origine avrebbe potuto dare.

Tutti e tre però, una volta in Italia, sono finiti nella rete dello sfruttamento lavorativo e del caporalato: turni massacranti, condizioni di vita degradanti, minacce e vessazioni e il tutto per pochi euro. Ahmed, Kamal e Omar sono riusciti a uscire da queste condizioni e si sono rivolti alla Cooperativa Lule, che li sta guidando in un percorso di integrazione sociale e lavorativo.

La storia di Ahmed

"Ho scelto l'Italia perché cercavo un'opportunità lavorativa. Sono partito in compagnia di altri due ragazzi. Ho fatto diverse ore di viaggio. Quando sono arrivato in Italia, ho iniziato a chiedere in giro se qualcuno avesse un lavoro. Mi serviva sia per avere un sostegno economico che per pagare i debiti", ha spiegato Ahmed in un'intervista a Fanpage.it.

Il ragazzo ha poi trovato lavoro in Sicilia e precisamente nella raccolta degli agrumi: "Mi svegliavo alle 5 del mattino, facevo un viaggio di qualche chilometro e poi iniziavo a lavorare alle 7.30 e fino alle 3 del pomeriggio. Non c'erano pause e andavo a lavorare a prescindere dal mio stato di salute altrimenti avrei perso il posto di lavoro".

È poi arrivato in Lombardia dove ha trovato lavoro in un panificio: "Iniziavo alle 18 e finivo alle 5 del mattino. Mi trattavano come fossi un animale. Quando chiedevo la paga, mi davano solo acconti di circa 200 euro sempre con moneta e mai con contanti. Mi hanno chiuso il bagno per non usarlo e quando prendevo il pane per mangiare, mi trattenevano i soldi dalla paga".

"C'era un socio del datore di lavoro che era molto aggressivo: mi ha minacciato un paio di volte. Diceva che avrebbe chiamato i carabinieri perché ero lì senza documenti. Un giorno ho perso il pullman e ho avvisato che sarei arrivato in ritardo. Quando sono arrivato, ho trovato un'altra persona che lavorava al posto mio. Ho dovuto aspettare che finissero il loro turno".

Ahmed dormiva in una stanza del panificio: "La stanza era molto piccola. C'era cattivo odore, era molto calda e umida". A un certo punto, grazie a un video che gli aveva mostrato un suo amico, ha scoperto il Numero Verde Nazionale Anti Tratta: "Li ho contattati e piano piano sono entrato nel progetto". Adesso sta studiando italiano e sta seguendo alcuni corsi che parlano di diritti sul lavoro e sicurezza: "Vorrei rimanere in Italia. Anche se ho subito tutto ciò, non significa che tutta Italia sia così. Spero di poter trovare lavoro e costruire qui il mio futuro".

La storia di Kamal

30 maggio - Teatro alla Scala: E’ stata licenziata la maschera che ha espresso la sua solidarietà verso il popolo palestinese. GOVERNO MELONI COMPLICE DI GENOCIDIO, MASSIMA SOLIDARIETÀ ALLA LAVORATRICE

 

“E’ arrivato il verdetto ghigliottina della direzione nei confronti della giovane donna del personale di sala che dalla prima galleria ha urlato “Palestina libera” prima del concerto del 4 maggio, all’ingresso di Giorgia Meloni in palco reale. E’ evidente che esprimere questa solidarietà non è un fatto isolato, infatti sono milioni i giovani nel mondo che stanno manifestando per fermare il genocidio in atto a Gaza.
Evidentemente per la direzione la giovane ha detto qualcosa da punire severamente. Nel provvedimento di licenziamento, firmato dal sovrintendente Fortunato Ortombina, viene sottolineato che ella ha tradito la fiducia disobbedendo a ordini di servizio ma a noi vien da dire che lei ha dato retta alla sua coscienza. L’obbedienza non è più una virtu’, così come scrisse Don Milani.
A Giorgia Meloni la direzione del Teatro per compiacenza offre la testa della ribelle che intendeva denunciare il silenzio complice del suo governo verso il genocidio che si compie tutti i giorni a Gaza.
Metteremo in campo tutte le azioni sindacali per difendere questa coraggiosa ragazza a cui va la nostra massima solidarietà. Difenderemo il diritto al lavoro e il diritto a manifestare il proprio pensiero. In questo Teatro sembra di assistere al restringimento di tutti gli spazi democratici in sintonia col decreto sicurezza che il governo ha appena sfornato.”

Cub Informazione & Spettacolo Teatro alla Scala di Milano

Milano: licenziata per aver urlato “Palestina libera”

Roberto Maggioni da il manifesto

giovedì 29 maggio 2025

29 maggio - info solidale: SCIOPERO NAZIONALE POSTE 3 GIUGNO. 𝗣𝗔𝗟𝗘𝗦𝗧𝗜𝗡𝗔 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗔.

 

In questo momento storico, 𝘀𝘁𝗮𝗿𝗲 𝘇𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗲̀ 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗶𝘁𝗮̀.
I nostri soldi, i nostri servizi, il nostro lavoro quotidiano non devono finanziare il genocidio.
𝗡𝗢𝗜 𝗡𝗢𝗡 𝗦𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗖𝗢𝗠𝗣𝗟𝗜𝗖𝗜.
𝗙𝘂𝗼𝗿𝗶 𝗣𝗼𝘀𝘁𝗲 𝗱𝗮 𝗠𝗲𝗱𝗢𝗿 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗟𝗲𝗼𝗻𝗮𝗿𝗱𝗼 𝘀𝗽𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗲𝗻𝗱𝗲 𝗮𝗿𝗺𝗶 𝗶𝗻 𝗜𝘀𝗿𝗮𝗲𝗹𝗲.
𝗦𝘁𝗼𝗽 𝗮𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗮 𝗱𝗼𝗽𝗽𝗶𝗼 𝘂𝘀𝗼 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝗲 𝗲 𝗺𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗣𝗼𝘀𝘁𝗲 𝗔𝗶𝗿 𝗖𝗮𝗿𝗴𝗼 𝗶𝗻 𝗜𝘀𝗿𝗮𝗲𝗹𝗲.


mercoledì 28 maggio 2025

28 maggio - info solidale: Strage di Viareggio, confermati 5 anni di carcere per l’ex ad di Fs e Rfi Moretti nell’appello ter

di F. Q.

Non mutano le pene, annullate dalla Cassazione che aveva rinviato il procedimento ai giudici di secondo grado al solo fine di determinare le condanne in base alle attenuanti generiche 

Confermate le condanne a tutti i 12 imputati, compreso l’ex ad di Fs e Rfi Mauro Moretti. L’appello-ter per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009 – che provocò 32 morti e un centinaio di feriti – non muta le pene del precedente appello, annullate dalla Cassazione che aveva rinviato nuovamente il procedimento ai giudici di secondo grado al solo fine di determinare le condanne in base alle attenuanti generiche. Ma la Corte dell’appello di Firenze ha confermato interamente l’impianto della precedente sentenza.


martedì 27 maggio 2025

27 maggio - LAVORATORI DELLE POSTE CONTRO LA COMPLICITÀ NEL GENOCIDIO IN PALESTINA. Un esempio da fare proprio in tutti i posti di lavoro e portare tra gli iscritti a Cgil/Uil/Cisl

 


27 maggio - STRAGE SENZA FINE: ieri altri sei morti sui luoghi di lavoro+ uno in itinere, già 68 i morti sui luoghi di lavoro a maggio a questi come fa INAIL occorre aggiungerne una ventina morti sulle strade

 

orribile morte di Paolo Vallan(nella foto) , caduto in un macchinario tritatasassi, il suo sorriso i suoi cari non lo vedranno più, far svolgere lavori pericolosi a anziani sono omicidi

Carlo Soricelli


Mantello, cade nella macchina che frantuma le pietre: muore a 58 anni l’operaio Paolo Vallan

di Lucia Landoni


L’uomo lavorava alla Cavada, azienda di Sondrio con una cava di inerti. Il sindaco del piccolo comune: “Era vicino alla pensione, siamo sotto choc”


Finisce in una tramoggia, muore un operaio di 58 anni

Gravissimo incidente sul lavoro in una cava di Mantello, in bassa Valtellina. Paolo Vallan sarebbe caduto in un macchinario frantumasassi all'interno dell'impianto. Inutili i soccorsi, indagano i Carabinieri di Morbegno

Maurizio Di Lucchio, montaggio di Davide Gruosso

Un operaio di 58 anni, Paolo Vallan, è morto dopo essere caduto in una tramoggia, un macchinario fratumasassi. E' accaduto, nel primo pomeriggio, in una cava di inerti gestita dall'azienda Cavada a Mantello, in bassa Valtellina. Nell'impianto si effettua la frantumazione di pietre e minerali.

L'allarme è scattato quando l'operaio, ritenuto tra i più esperti dell’azienda del settore edile, è stato trascinato nel macchinario, forse dopo essere rimasto incastrato. Sul posto sono intervenuti in poco tempo i soccorritori – elisoccorso, ambulanza e vigili del fuoco – ma le condizioni dell'uomo sono apparse subito gravissime. Le ferite non gli hanno lasciato scampo. 

Paolo Vallan risiedeva in un paese vicino a quello dell'incidente.

Sull'ennesimo incidente mortale sul lavoro in Lombardia indagano i carabinieri di Morbegno e i tecnici dell’Ats.



27 maggio - info solidale: Sentenza appello-ter sulla strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009

 

16 anni fa un treno-bomba provocò la morte dei nostri cari e ustioni gravissime per alcuni, dolore e ferite inguaribili. Un ustionato grave, mai sarà ex ustionato!
Martedì 27 maggio al Tribunale di Firenze, per la sentenza appello-ter, il 6° grado di giudizio, per ristabilire le “quote” delle attenuanti, cioè pene sempre più miti. In questi anni siamo stati presenti a ognuna delle 250 udienze e vogliamo esserci fino in fondo. Fino in fondo perché siamo per sempre “parte lesa” (il nostro dolore non va in prescrizione); fino in fondo perché le stragi sul lavoro, industriali e ambientali si ripetono a un ritmo spaventoso, e sono seguite da sentenze scandalose che assolvono le imprese e condannano “ultima ruota del carro” oppure, sono addirittura, archiviate. 1.482 morti sul lavoro nel 2024 e 4.069 gli infortuni agli studenti in alternanza scuola-lavoro! Come potremmo non esserci fino in fondo? Solo grazie a questi anni di mobilitazione continua, alla solidarietà ricevuta, grazie al fatto di essere sempre stati protagonisti, per Viareggio abbiamo strappato la condanna degli AD delle società coinvolte e responsabili, la prima volta in Italia!
Una “giustizia” che non ha proporzione con la tragedia causata. Una verità chiara sin da subito, grazie all’esperienza, alle conoscenze e alle competenze, dei ferrovieri. Una sicurezza nelle mani dei lavoratori e delle lavoratrici: come i ferrovieri che da tempo sono in lotta e scrivono: “gli scioperi, sostenuti dai sindacati di base, sono proclamati direttamente da noi. Ci esponiamo quindi in prima persona per le condizioni di lavoro e la sicurezza non solo di chi lavora in ferrovia, ma anche della collettività”. E per questo sono attaccati azienda, dal ministro dei Trasporti, dalla Commissione di Garanzia, con ulteriori forti limitazioni esercizio del diritto di sciopero.
Esserci fino in fondo” significa anche continuare a essere al loro fianco, contro un potere che pretende la delega, la passività e la rassegnazione! Familiari e ferrovieri: unità preziosa da consolidare e sviluppare. Invitiamo chi, in questi anni, è stato vicino a noi, a partecipare! La solidarietà è un\\\'arma, pratichiamola!

- Associazione dei familiari “Il mondo che vorrei”

info@ilmondochevorreiviareggio.it

- Assemblea 29 giugno

assemblea29giugno@gmail.com

Firenze, 27 maggio 2025


 


lunedì 26 maggio 2025

26 maggio - PUNTO DI VISTA CLASSISTA: "Rimettere in campo gli operai delle grandi fabbriche su una visione internazionale della lotta"

Intervento di un compagno operaio della Tenaris Dalmine nella telematica nazionale sull'Ilva

La discussione sulla situazione dell’Ilva di Taranto, riguarda e toccherà tutte le grandi aziende, in particolare quelle siderurgiche. Questa situazione di Taranto è all'interno del contesto mondiale in corso in cui le questioni della siderurgia sono legate al ciclo dell'energia, ma anche a tutta la destabilizzazione della guerra in Palestina, nei paesi arabi e anche in Africa. E questa situazione riguarda anche a noi operai per i riflessi che comunque ci saranno in questa guerra di contesa mondiale.

Dietro la questione dei dazi commerciali si innescano le politiche del capitale nel nostro paese. Lo dicono direttamente anche i padroni nelle loro analisi. Per esempio il padrone della Tenaris Dalmine, Rocca - un padrone che sta tifando Trump non solo perché ha degli interessi direttamente negli Stati Uniti, ma perché il suo problema è legato a questo riequilibrio - dice che i dazi sono delle misure che servono, perché devono riportare la produzione industriale degli Stati Uniti ad essere in grado di modificare i parametri del sistema industriale mondiale che oggi è completamente sbilanciato.

Ovviamente tutto questo cosa comporta? Che la ridefinizione dei mercati attraverso questa guerra commerciale, che chiaramente è un aspetto anche della guerra più generale che viene portata avanti con il riarmo, ha dei riflessi anche a medio termine a livello delle fabbriche. I dazi in corso

stanno creando incertezze, inducendo le aziende a ritardare o a congelare gli investimenti. Ciò ha portato a un rallentamento della crescita economica che a sua volta riduce la domanda di energia, quindi all'abbassamento del prezzo del petrolio. E prevediamo che ci saranno delle riduzioni dei livelli operativi soprattutto, non solo negli Stati Uniti ma anche negli altri paesi.

Questa è un'analisi su cui serve lavorare nelle fabbriche, per rimettere in campo gli operai su una visione internazionale della loro battaglia; che è anche la strada per fare una battaglia di classe che non difenda ovviamente gli interessi nazionali o dei singoli padroni, ma che veda una unità di lotta degli operai, perché possano effettivamente ribaltare questo sistema capitalista, perché all'interno di questo sistema - e l'esempio dell'Ilva in tutti questi anni, non solo nell'ultima fase, è una conferma - ogni soluzione che cercano di mettere in campo peggiora la condizione degli operai.

Questo lavoro di lunga durata comunque deve partire da subito, con collegamenti con altre fabbriche, in particolare i grandi complessi. Ogni realtà ha chiaramente le sue specificità, ma tutte si muovono all'interno di una guerra commerciale mondiale, e quindi il problema è di trovare la strada della lotta, non di “seguire il morto” o, peggio ancora, di andare dietro a soluzioni nazionalistiche, con questo governo in particolare, che portano gli operai ad illudersi che la soluzione è quella di difendere il proprio padrone, la propria nazione, quando invece è un problema di un sistema capitalista giunto alla fase di crisi. E la nostra risposta questa crisi, la nostra “soluzione” è la ripresa effettiva della lotta di classe all'interno dei grandi gruppi industriali.

In questo senso tutta la vicenda che sta attraversando l'Ilva è un aspetto importante, su cui portare il ragionamento anche agli altri posti di lavoro.

Il problema non è che siamo distanti di mille chilometri, il problema è che se questa è la situazione generale in cui si trovano gli operai, devono trovare anche in questa situazione generale un punto di incontro e una prospettiva, la lotta per il potere operaio, che è quella più importante.

Quindi dobbiamo proseguire questo tipo di lavoro e di azione nelle grandi fabbriche. E’ sicuramente un lavoro di lunga durata, ma porterà dei frutti.




 

26 maggio - Facciamo Il punto sull'Ilva

 

Il Ministro Urso ha rinviato il nuovo incontro che si doveva tenere il 27 maggio a Roma coi sindacati sull'emergenza Ilva e appalto al 9 giugno, con la motivazione: "«al fine di acquisire elementi di valutazione più compiuti e tenuto conto degli impegni congressuali e internazionali di talune delle organizzazioni sindacali». (?).

Questo rinvio non va affatto bene!

Riportiamo dalla stampa borghese o esplicitamente padronale, alcune informazioni e alcune valutazioni/commenti.

Da esse emergono alcune cose:

Primo, che Baku Steel, l'attuale possibile acquirente dell'ex Ilva, pretende molto di più, mettendo in forse la sua offerta, e per questo usa chiaramente anche il grave incidente all'Altoforno 1, ma è strumentale visto che già da prima dell'incidente gli azeri avevano alzato il tiro delle pretese - e abbassato del 50% i soldi da mettere per il passaggio della fabbrica a loro.  

Secondo, anche Baku Steel, come gli altri passati padroni dell'Ilva, chiede di non essere frenato da norme ambientali e che quindi la produzione deve avere continuità in ogni modo.

Terzo, e soprattutto, dice chiaramente che il suo interesse primario è il rafforzamento con Taranto delle forniture di gas e quindi di una nave per il Gnl a Taranto. 

Su questo ultimo aspetto c'è la "novità" della posizione del presidente Emiliano della Regione Puglia che dice sì alla nave rigassificatrice nel porto di Taranto: "Se il gas è necessario per la decarbonizzazione è un sacrificio che può essere ipotizzato". Dichiarazioni che hanno reso molto contento il Min. Urso. Quindi val bene un nuovo inquinamento della città, e questo verrebbe fatto come primo intervento degli azeri; poi vi sarà la decarbonizzazione, che a detta degli stessi esperti ha tempi molto lunghi.

Questo "sacrificio", come si può leggere, è presente anche nelle dichiarazioni del presidente della Federacciai, Gozzi che dice che per fronteggiare la perdita di competitività a livello mondiale della siderurgia italiana "È essenziale correggere il tiro, bilanciando la transizione ecologica con il supporto alla capacità produttiva e alla competitività industriale». Della serie: prima salvaguardate i nostri profitti, poi si pensa alla "transizione ecologica" che comunque deve essere compatibile con la nostra competitività industriale.

Ora, a fronte del "rischio" che Baku Steel molli, anche i padroni cominciano a considerare l'ipotesi di un ritorno in campo dello Stato, un suo controllo pubblico al 50%. Questo è però più o meno quello che è successo con ArcelorMittal e col passaggio da Ilva ad Acciaierie d'Italia. 

Così come i sindacati confederali, in particolare Uilm, Fiom, cominciano a parlare di "nazionalizzazione", anche momentanea, a fronte della situazione di grave crisi dell'ex Ilva (non parliamo della richiesta fatta da tanto tempo di nazionalizzazione dell'Usb che la considera la panacea di tutti i mali). 

Noi stiamo dicendo che una "nazionalizzazione", a fronte della politica di svendita che il governo Meloni/Urso intende fare con tutte le pesanti immediate ricadute sui lavoratori, sulla sicurezza, salute e ambiente, è inevitabile e necessaria perchè lo Stato si assuma la responsabilità diretta verso gli operai e la popolazione di Taranto di difesa dell'occupazione, del salario ed di effettivo intervento per l'ambiente; ma senza alcuna illusione, perchè "padroni pubblici, padroni privati, stesso sfruttamento del proletariato". Per questo o si lega la "nazionalizzazione" alla piattaforma operaia che lo Slai Cobas da tempo ha espresso raccogliendo centinaia e centinaia di firme di operai diretti e dell'appalto, o la situazione non può cambiare.

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DA NOTIZIE STAMPA

domenica 25 maggio 2025

25 maggio - da tarantocontro: Processo "Ambiente svenduto" - Confermato l'accoglimento delle parti civili presentate dallo Slai Cobas - Dopo prossima udienza, lo Slai Cobas organizzerà assemblea a Taranto

 

Info da Corriere di Taranto - stralci

di Gianmario Leone    
pubblicato il 24 Maggio 2025, 07:52

Tre le questioni che sono state affrontate in udienza (23 maggio . ndr)

Anzitutto, le parti civili hanno chiesto al giudice per l’udienza preliminare, Francesco Valente, che la loro costituzione fosse estesa anche nei confronti dei responsabili civili citati; il giudice, su questo punto, ha ammesso l’effetto estensivo solo per quelle costituzioni che già ab origine facevano riferimento – in punto di petitum, causa petendi e richieste risarcitorie – alle società costituite come responsabili civili.

(lo Slai Cobas dall'origine ha fatto riferimento ai responsabili civili, Regione e società Riva . ndr)

A seguire, i responsabili civili – tra cui la Società Riva e la Regione Puglia – hanno chiesto di essere esclusi dal processo... fondando la richiesta in via principale sulla loro mancata partecipazione al decisivo incidente probatorio.

Da ultimo, la difesa Vendola ha sollevato una questione di competenza territoriale in relazione al capo CC., chiedendo la trasmissione degli atti al Tribunale di Bari....

Il giudice si è riservato la decisione sulle ultime due questioni (esclusione responsabili civili e competenza territoriale), che scioglierà alla prossima udienza, fissata per il 13 giugno.

Ricordiamo che il Giudice delle udienze preliminari (Gup) del tribunale di Potenza Francesco Valente, con un’ordinanza del 13 maggio a scioglimento della riserva assunta in esito all’udienza del 4 aprile 2025, ha stabilito le parti civili ammesse al dibattimento di primo grado del processo ‘Ambiente Svenduto’ che si celebrerà presso il tribunale lucano.
L’ordinanza escluse le parti civili che non si sono costituite nel nuovo giudizio a Potenza e che si sono limitate ad invocare l’immanenza della loro precedente csotituzione a Taranto. Non sono poche, viste le tantissime richieste arrivate.

Rispetto all’ordinanza del gpu Valente non è però esclusa la possibilità che alcuni legali degli imputati ricorrano in Cassazione, a fronte del fatto che, secondo una prima interprtezione, la stessa parrebbe ‘debole’ nel non pretendere, dopo la riforma Cartabia, che la costituzione di parte civile non espliciti la cuasa della sua proposizione secondo i contenuti sostanziali dell’azione risarcitoria civile, come richiesto dalla sentenza dell’ottobre del 2023 della Cassazione a Sezioni Riunite.



sabato 24 maggio 2025

24 maggio - LE "BALLE" DELLA MELONI E LA REALTÀ, da proletaricomunisti.blogspot.com: L’Istat smonta i “record” della Meloni con i dati sulla crescita economica, sulla povertà, sul lavoro, sul salario

 

Anche i dati annuali dell’Istat, presentati qualche giorno fa pubblicamente in Parlamento, smentiscono clamorosamente il racconto da favoletta della Meloni che dice che in questo Paese tutto va bene (va bene per lei e le sue tasche sicuramente!).

Mentre le tasche delle lavoratrici, dei lavoratori, dei pensionati… insomma delle masse popolari si svuotano sempre di più, visto che negli ultimi sei anni è stato perso il 10,6% del potere di acquisto, e tra l’altro moltissimi fanno prestiti.

Per quanto riguarda il lavoro, come si sa alla Meloni piace vantarsi di dati record, ma se si parla di donne si tratta di lavoro a «part-time involontario» e altri contratti intermittenti: siamo al 42,4%, oltre

13 punti sopra alla media europea; poi c’è il «record» del 15,2% dei giovani tra i 15 e 29 anni, definiti «Neet», cioè non inseriti in percorsi scolastici o formativi né impegnati in un’attività lavorativa.

E si va al lavoro, quando c’è, in età sempre più avanzata, l’80% della crescita (285mila unità in più) è stata dovuta all’aumento degli occupati con 50 anni e oltre, con il rischio reale di maggiori infortuni, anche mortali sul lavoro. A tutto questo va aggiunto il lavoro nero, di cui si riempiono le cronache.

E si allarga sempre di più “la base dei «lavoratori poveri» (working poors si chiamavano già ai tempi di Marx ed Engels), le persone che lavorano ma i cui redditi non sono sufficienti a garantire un livello di vita adeguato. Nel 2023, il 21 per cento di tutti i lavoratori in Italia risultava a basso reddito, una condizione più frequente tra le donne (26,6 per cento), i giovani con meno di 35 anni (29,5) e i cittadini stranieri (35,2).” (il manifesto)

La Meloni, con tutto il suo nero governo, può vantare anche il record dell’aumento dei poveri: “Un quinto della popolazione residente in Italia è a rischio di «esclusione sociale» (11 milioni), In povertà «assoluta» ci sono oltre 5 milioni 700 mila persone. Un altro «record» raggiunto di nuovo sotto il governo Meloni che tra l’altro ha tagliato, ridimensionato e peggiorato il cosiddetto «reddito di cittadinanza».”

Per non parlare dell’economia praticamente ferma, siamo allo 0,2 o 0,6% (l’Istat si aggroviglia in calcoli complicati!) che, nel tentativo di ingannare, si ostinano a chiamare “crescita”. E con le statistiche si potrebbe continuare in ogni campo.

Questa volta la fascista Meloni non è riuscita a nascondere i dati dell’Istat, anche se cerca sempre di utilizzarne alcuni per i suoi fini, ma è chiaro che tutte le leggi di questo governo portano di fatto ad un impoverimento progressivo dei proletari e delle masse popolari in generale.

L’unica risposta che operai, lavoratrici e lavoratori e masse popolari, possono dare al governo della miseria e della repressione è la lotta per cacciarlo.



24 maggio - ENNESIMO OPERAIO IMMIGRATO ASSASSINATO SUL LAVORO: Viene schiacciato da una trave mentre era al lavoro in una ditta di Trento, muore operaio di 25 anni

 

di F. Q.

L'incidente è avvenuto alle 9.50 alla ditta Cmv, Costruzioni meccaniche Valentini, specializzata nella produzione di macchine ed impianti per la siderurgia 

Un operaio di 25 anni è morto questa mattina in un incidente sul lavoro. Secondo le prime ricostruzioni, il giovane, di origini moldave e residente a Padova, è rimasto schiacciato mentre manovrava una pesante trave d’acciaio con un carro ponte. L’incidente è avvenuto alle 9.50 alla ditta Cmv, Costruzioni meccaniche Valentini, specializzata nella produzione di macchine ed impianti per la siderurgia.


 



24 maggio - info solidale: LA LOTTA DELLE LAVORATRICI DELLA MI2 SERVIZI IN APPALTO AL NH HOTEL PORTA NUOVA (MI) OTTENGONO RISULTATI

 

LA LOTTA PAGA

dopo i due giorni di sciopero, l'azienda paga tutte le ore sottratte nei mesi precedenti e inserisce la timbratrice sul lavoro!

Le cameriere del S.l. Cobas, dipendenti dalla MI2 SERVIZI in appalto nella lussuosa NH

COLLECTION HOTEL PORTA NUOVA, dopo aver sostenuto due giorni di sciopero per il

riconoscimento delle ore di lavoro supplementare e straordinario non pagate, hanno ottenuto una prima vittoria!

Grazie alla determinazione delle lavoratrici, l'azienda ha finalmente deciso di introdurre la timbratrice per l'ingresso e l'uscita dal lavoro, affinché sin da subito si possano rilevare tutte le ore di lavoro effettivamente svolte: una conquista che rappresenta, in parte, un punto di rottura con il sistema del pagamento a cottimo!

24 maggio - LA DENUNCIA DI C. SORICELLI A CUI CI UNIAMO: se questi sono uomini....ultra settantenni che devono lavorare per sopravvivere

Emilio Gambon di 79 anni e antonio Meloni di 75. il 19% dei morti sui luoghi di lavoro sono ultrasettantenni, già 79 nel 2025 

Carlo Soricelli



giovedì 22 maggio 2025

23 maggio - IN LOMBARDIA, ma non solo, LE POLITICHE DI QUESTO GOVERNO FAVORISCONO IL CAPORALATO E RIDUCONO LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO

 

Operaio cade da un ponteggio, il caporale camuffa l’incidente e lo minaccia: “Stai zitto e licenziati”



23 maggio - LA STRAGE DI ANZIANI SUI POSTI DI LAVORO. da C. Soricelli

giovedì 22 maggio 2025

strage di vecchi che continuano a lavorare perchè hanno pensioni da fame ecco chi sono gli ultimi 4: il 32 % dei morti sui luoghi di lavoro sono ultrassessantenni e settantenni

🛑 STRAGE DI ANZIANI SUL LAVORO Costretti a lavorare per sopravvivere… e muoiono ________________________________________ 📉 Pensioni da fame, sicurezza ignorata: ecco gli ultimi nomi di una lunga lista • Antonio Meloni, 75 anni – morto cadendo da un montacarichi • Emilio Gambon, 79 anni – morto scontrandosi con un furgone in A4 • Gaetano Corrotti, 74 anni – morto schiacciato dal trattore • Dino Scattolin, 84 anni – morto travolto da un toro ________________________________________ 📊 I NUMERI DELLA VERGOGNA • Nel 2025, il 32% dei morti sul lavoro (senza itinere) ha più di 60 anni: 116 su 386 vittime • Ma ancora più inquietante: 76 di questi avevano più di 70 anni 🔒 E quasi nessuno è presente nei dati ufficiali: Non assicurati INAIL = invisibili nelle statistiche L'Italia invia a Eurostat solo i dati parziali forniti da INAIL INAIL "depura" ogni anno i dati, tagliando fuori circa un altro 30% dei morti ________________________________________ 🤐 COMPLICITÀ POLITICA E SILENZIO SISTEMATICO La politica di ogni colore ha ignorato per 25 anni questa strage silenziosa. La lobby miliardaria della Sicurezza sul lavoro continua a coprire tutto. ________________________________________ ✊ È ORA DI CAMBIARE 🗳️ L’8 e 9 GIUGNO VOTA 4 SÌ AI REFERENDUM SUL LAVORO ✅ SÌ all’abrogazione del Jobs Act di Renzi ✅ SÌ contro gli appalti a cascata di Salvini (capicommessa non responsabili nemmeno per infortuni mortali!) ________________________________________ A cura di Carlo Soricelli Curatore dell’Osservatorio di Bologna Morti sul Lavoro 🔗 cadutisullavoro.blogspot

mercoledì 21 maggio 2025

22 maggio - La situazione all’ex Ilva in questi giorni sta cambiando... Noi l'avevamo detto e siamo fiduciosi - Leggi le conclusioni della telematica nazionale sull'Ilva del 20 maggio

 


"...La situazione all’ex Ilva in questi giorni sta cambiando. I padroni delle siderurgie che sono stati abbastanza compatti dietro l'ipotesi Urso; sia nelle recenti dichiarazioni del Presidente della Federazione Acciai, Gozzi, uno dei pezzi forti della Confindustria, sia il Sole 24 Ore, dicono che la via che il Governo sta intraprendendo in queste ore di riconferma dell'impegno verso gli azeri sarebbe una via discutibile e controproducente rispetto alla soluzione effettiva del problema dell'acciaio, dell’Ilva.
Questo è un piano decisivo per il 40% dell'industria nazionale. Quindi, da un lato non si vuole che venga meno, dall'altro non si vogliono investire così tanti soldi nella vicenda azera perché è pur sempre una soluzione che non risolve i problemi dei produttori dell'acciaio nel nostro Paese.

Quindi in realtà sono mature le condizioni perché gli operai facciano sentire la loro voce, entrino in campo in questo momento. La situazione è effettivamente favorevole per i lavoratori che vedono da un lato che tutte le promesse si stanno trasformando in carta straccia, sia sul futuro lavorativo sia sul problema dell'ambientalizzazione della fabbrica ricollocata in tempi lunghi e in un quadro di ridimensionamento produttivo e di conseguenza del numero dei lavoratori che vi lavorano. Dall'altro torna forte il problema degli operai dell’appalto che finora hanno lavorato, ed è abbastanza curioso che l'attività che hanno svolto i lavoratori dell'appalto in tutti questi mesi in cui hanno ripreso a lavorare era orientata proprio verso la manutenzione, per rimettere in sesto lo stabilimento in vista dei nuovi padroni, invece proprio sul fronte della manutenzione trova origine l'incendio devastante dei giorni scorsi, almeno come prima ipotesi che fanno i giudici relative alle cause di questo incendio.

Ogni ridimensionamento dello stabilimento produce nel campo dei lavoratori dell'appalto un'accentuazione della situazione di precarietà. Giustamente nei giorni scorsi i lavoratori dell'appalto, anche in forma abbastanza soft attraverso i loro delegati di riferimento, hanno fatto sentire la loro voce riconfermando che così si torna indietro, che si potrebbe ripresentare il problema della fuoriuscita delle ditte dell'appalto con effetti che per i lavoratori dell'appalto sono chiaramente licenziamenti, perché se la valvola di sfogo della cassa integrazione finora ha tenuto comunque i lavoratori diretti in Acciaieria, nell'appalto si traduce in chiusura e licenziamenti per i lavoratori.

Quindi si stanno accentuando tutte le caratteristiche che richiedono la mobilitazione dei lavoratori.

Il fatto che i sindacati rispondano con uno sciopero di quattro ore, da un lato chiaramente non potevano

non farlo a fronte di un massiccio aumento della cassa integrazione e delle nuove notizie che pongono ulteriormente in crisi la soluzione del governo; dall’altro perché si rendono conto che in questa situazione o i lavoratori tornano in campo oppure sono fottuti.

Noi pensiamo che si apra una stagione di scioperi all'interno dell'Acciaieria e di acutizzazione dello sconto di classe. Per questo lavoreremo, e occuperemo tutti gli spirali necessari di queste possibilità di lotte per rovesciare i “tavoli”.

E su questo siamo più ottimisti, adesso più di prima, a fronte della situazione che si va aggravando.

All'Ilva oseremmo dire che il “tanto peggio, tanto meglio” è una politica giusta, perché senza che i lavoratori tornino a muoversi diventa difficile qualsiasi soluzione, sia su fronte delle rivendicazioni di lavoro, sia su fronte della salute e sicurezza.

Sul fronte salute e sicurezza, dell’ambiente gli operai sono il soggetto fondamentale per la lotta, visto che in realtà la situazione è tranquilla in questo momento.

Non ci sono particolari movimenti da parte degli ambientalisti, che appaiono e scompaiono come un'araba fenice, secondo logiche che non sono legate all'effettiva dinamica che si sviluppa nella crisi dell'Ilva, ma secondo vicende che riguardano personaggi, gruppi.

Ora c'è bisogno, necessità della lotta e su questa lotta si gioca la partita e non su altri tavoli che non siano quelli della lotta.

Su questo evidentemente pensiamo che l'aggravamento della crisi, il venire allo scoperto delle proposte del governo come aria fritta, che non danno soluzioni neanche sull'effettiva ripresa dello stabilimento; l'aggravamento della condizione ambientale con la consegna agli azeri per la nave per il gas che porterà più inquinamento, che in realtà i “signori” del governo stanno lavorando per noi.

Noi pensiamo che le cose a breve cambieranno radicalmente nella percezione, qui a Taranto, della vicenda Ilva. Chiaramente è necessario che il cambio di percezione si traduca in iniziative di lotta perché è solo la lotta che può richiamare l'attenzione, che attualmente non c'è, anche dell'universo del sindacalismo di base che non esiste in questa fabbrica, se non nella versione deformata dell'USB, e non esiste neanche a livello nazionale sulla questione Ilva. E questo non va affatto bene a fronte della più grande fabbrica in Italia, con il più alto numero di operai.

Siamo in una situazione per cui sull'immediato occorrono risposte, ma la prospettiva è di medio e lungo periodo.

Noi siamo impegnati anche a svolgere un'informazione nazionale, e lavoriamo per un appuntamento nazionale a Taranto per l’ampliamento di questa centrale battaglia. Ma in questo momento non ci sono ancora le condizioni perché a Taranto facciamo una riunione con invito agli altri lavoratori di altre realtà nazionali, perché occorrono che si accumulino una serie di fatti, soprattutto dal punto di vista delle lotte all'interno dello stabilimento.

Ora bisogna lavorare all'interno dei lavoratori nella fase che è interessante, molto interessante..."



22 maggio - LA QUESTIONE ILVA SULLA STAMPA

“E’ ancora possibile salvare l’ex Ilva” 

I sindacati metalmeccanici prendono posizione in vista dell'incontro di lunedì con il Governo

redazioneonline

pubblicato il 22 Maggio 2025, 17:20

“Le mobilitazioni e le iniziative di protesta dentro e fuori dai cancelli degli stabilimenti ex Ilva, realizzate ieri (mercoledì 21 maggio), hanno rappresentato inequivocabilmente la volontà dei lavoratori di voler difendere i posti di lavoro e ribadire la richiesta di avere una prospettiva fatta di industria che guarda al futuro, ambientalmente compatibile e di sicurezza”. A dirlo sono Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil nazionali.

“Il Governo e l’azienda – spiegano le tre sigle – non possono pensare di scaricare la grave situazione finanziaria del gruppo sui lavoratori o, peggio ancora, utilizzare il grave incidente del 7 maggio scorso, che solo per la capacità e competenza e il coraggio dei lavoratori, insieme a quella dei vigili del fuoco, non ha causato maggiori e gravi danni alle persone e agli impianti, come alibi per scaricare le proprie responsabilità”.

Nel prossimo incontro di lunedì 26 maggio presso Palazzo Chigi, i sindacati riproporranno al governo tutte le questioni di questa lunghissima e sofferta vertenza su cui attendiamo chiarimenti: “Quanto la concessione dell’Aia, l’approvvigionamento del gas, la condivisione con la Regione Puglia di un piano di decarbonizzazione pesino nello stallo delle trattative con Baku Steel; la volontà e la possibilità di rispettare il ‘piano di ripartenza’ di tutti gli impianti funzionale alla gestione della transizione della produzione a forni elettrici e impianti Dri”.

E ancora: “La valutazione dell’annunciata decisione unilaterale dell’amministrazione straordinaria di aumentare i livelli di utilizzo della cassa integrazione; le iniziative su come intende tutelare i lavoratori dell’indotto e di Ilva in amministrazione straordinaria; la garanzia delle risorse economiche necessarie per gestire la grave situazione in cui versa l’azienda e mantenere la continuità produttiva e la continuità salariale delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Per le tre categorie “il governo ora più che mai deve accettare l’idea che da solo non risolve la situazione e che l’unico modo è il confronto trasparente e collaborativo in sede di tavolo permanente di Palazzo Chigi con le organizzazioni sindacali, con il coinvolgimento di tutte le istituzioni, nazionali e locali, gli enti preposti e le autorità competenti dello Stato interessate che possono (debbono) contribuire a individuare le soluzioni che evitino un disastro sociale e industriale che coinvolgerebbe 20 mila famiglie. Non ci rassegneremo a un destino ineluttabile”.

Fiom, Fim e UIilm così concludono: “Ribadiamo ancora una volta che solo tutelando l’occupazione e garantendo il lavoro può essere garantita la ripartenza, la decarbonizzazione, la salute e sicurezza e l’ambiente. Con la cassa integrazione senza una prospettiva si abbandonano i lavoratori e i territori a un futuro di povertà e regresso”.

https://www.corriereditaranto.it/2025/05/22/e-ancora-possibile-salvare-lex-ilva/


22 maggio - da tarantocontro: Come prevedevamo e vogliamo gli operai Ilva a Taranto si ribellano e bloccano la via Appia

 

DAL PRESIDIO E BLOCCO:

Diverse centinaia di operai oggi in sciopero si sono concentrati sotto la Direzione - dove si sarebbe dovuto seguire in diretta su un maxi schermo l’incontro a Roma tra governo e sindacati - Ma "sorprendentemente" il link ricevuto da Roma non funzionava (a tutti è sembrato un mancato funzionamento "opportunamente" voluto...).

A questo punto delegati e più di 300 operai hanno deciso di occupare la via Appia. 

Lo Slai Cobas, pur non aderendo e non condividendo la linea, gli scopi, le forme di lotta dei sindacati confederali, è presente nella lotta, per parlare con gli operai, orientare, indicare una linea di classe che porti effettivi risultati. 

Stiamo facendo discussioni e capannelli e continueremo con informazioni giornaliere - intanto ieri abbiamo fatto la telematica nazionale e potete ascoltare la nostra lunga dettagliata e precisa relazione introduttiva:

https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/05/pc-21-maggio-ore-12-controinformazione.html

ULTIM'ORA Il Tavolo a Roma è stato sospeso e aggiornato a lunedì o martedì.

Il governo con Mantovano dice chiacchiere e falsità. E da un quadro della situazione... senza soluzione. Per Mantovano il governo non ha alcuna responsabilità e quindi... non intende assumersi alcuna responsabilità verso gli operai...

LA LOTTA INIZIATA QUESTA MATTINA, CON L'AZIONE DI BLOCCO STRADALE DEVE CONTINUARE, INDURIRSI E ALLARGARSI

L’incontro sospeso e rinviato mostra le difficoltà evidenti di governo e sindacati - su cui pesa la mobilitazione di oggi a Taranto - questa è la dinamica su cui bisogna insistere e lavorare 

Slai Cobas Taranto 21 maggio 2025, 16:56

 

VERSO IL BLOCCO STRADALE 

                                       


21 maggio - da tarantocontro: Contratto e lotta all'Acciaieria e appalto - che vogliamo noi

 


21 maggio - LA MATTANZA CONTINUA DEI MORTI SUL LAVORO

 

Ecco chi sono le otto vittime di ieri: Luigi Ruffo, 38 anni, schiacciato da un trattore nel veronese. Non assicurato: non conteggiato. Gaetano Coratti, anche lui morto in circostanze analoghe. Anche lui invisibile per lo Stato. Salvatore Cumbo, bidello che, per arrotondare, svolgeva piccoli lavoretti. È caduto dall’alto mentre montava dei pannelli: morto sul lavoro, ma fuori dalle statistiche. Un operaio di 56 anni, impiegato per conto di un caporal/appalto delle Ferrovie dello Stato a Prato, travolto da un mezzo in movimento. A Scafati (Salerno), un altro 56enne è morto cadendo da una scala in un cantiere. Non è chiaro se fosse in regola o no: potrebbe essere un altro nome escluso dalle statistiche. Nel comasco, una maestra di 56 anni è morta in un incidente mentre accompagnava dei bambini in gita scolastica. Anche lei sparita dalla conta ufficiale. A Roma, un uomo è deceduto in un infortunio domestico, cadendo da una scala mentre montava una zanzariera: uno dei 33 morti in casa dall’inizio dell’anno. L’ottavo è un morto in itinere, conteggiato solo perché l’INAIL lo include in queste casistiche.


 


21 maggio - CLA: INFORMAZIONE SINDACALE

Vertenza Valmet (ex Fabio Perini):
presidio dei lavoratori al Giro d’Italia
In 150 protestano contro gli esuberi ingiustificati

Lucca. Esponendo uno striscione al passaggio della corsa con la scritta ‘Gli esuberi Valmet salutano il Giro. No al profitto contro la dignità’, i lavoratori dei tre stabilimenti lucchesi della Valmet hanno manifestato, oggi, in occasione della tappa a cronometro del Giro d’Italia tra Lucca e Pisa dopo l’annuncio dei licenziamenti da parte dell’azienda.
Così, ha spiegato il segretario generale della Fiom Cgil Lucca, Nicola Riva: “circa 150 lavoratori della Valmet partecipano al presidio alla tappa a cronometro del Giro d’Italia per protestare contro i licenziamenti assolutamente ingiustificati annunciati dall’azienda. Lunedì prossimo avremo la procedura di mobilità e subito dopo ci confronteremo con i lavoratori per decidere le prossime iniziative del caso per contestare questa sciagurata scelta che non è assolutamente giustificata da nessun tipo di crisi, né dal punto di vista economico, né dal punto di vista della marginalità”.

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COORDINAMENTO LAVORATRICI E LAVORATORI AUTOCONVOCATI PER L'UNITA' DELLA CLASSE

21 maggio - PER ANNA: LAVORO, A VENEZIA PRESIDIO PER ANNA CHITI, “NON SI PUÒ MORIRE DI LAVORO A 17 ANNI”

 

La Rete degli Studenti Medi, l’Unione degli Universitari e la CGIL di Venezia in presidio, martedì 20 maggio, per dire “basta con le morti sul lavoro” e per ricordare Anna Chiti, la 17enne morta sabato scorso sul catamarano turistico su cui lavorava senza contratto.

L’appuntamento era alle ore 18,00 a Venezia, presso il Piazzale della Stazione. Da qui il collegamento con Micol Papi, della rete degli studenti medi del Veneto. Ascolta o scarica.

“Scendiamo in piazza – scrivono le realtà organizzatrici sui rispettivi profili social – perché pretendiamo che si fermino le morti sul lavoro e per ribadire a gran voce che quanto accaduto ad Anna non è solo una tragedia, ma una vergogna in un Paese che accetta che si lavori senza un’adeguata formazione e misure di sicurezza minime”.

Al  centro della contestazione, la mancanza di sicurezza e tutele sui posti di lavoro, l’inerzia del governo su queste tematiche, ma anche i PCTO, ovvero i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Secondo studenti e studentesse, infatti, questi percorsi di alternanza scuola-lavoro “più che fornire strumenti utili, ci abituano ad un’idea di lavoro improntata allo sfruttamento”.

Ai microfoni di Radio Onda d’Urto Viola Carollo, coordinatrice regionale della Rete degli Studenti Medi del Veneto Ascolta o scarica


martedì 20 maggio 2025

21 maggio - info solidale: LAVORO: A PISA SCIOPERO A OLTRANZA A MONDO CONVENIENZA. SUDD COBAS IN LOTTA “CONTRO I CARICHI DISUMANI”

 

Sciopero ad oltranza al magazzino Mondo Convenienza di via Bellatalla a Pisa. La protesta, indetta da lavoratori e Sudd Cobas, punta i riflettori su condizioni di lavoro definite “disumane” all’interno della filiera logistica del colosso dell’arredamento.

Non è la prima volta che i lavoratori di Mondo Convenienza alzano la voce. Due anni fa, dopo ben 160 giorni di sciopero a Campi Bisenzio, riuscirono a strappare un nuovo contratto che migliorava diritti e condizioni. Oggi, la lotta si riaccende a Pisa, dove si denunciano turni massacranti, carichi di lavoro insostenibili e un clima aziendale fatto di pressione costante e ricattabilità.

“Basta schiene spezzate per il loro profitto. La nostra salute non ha prezzo”, si legge in un comunicato social diffuso dal sindacato di base SUDD Cobas.

Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’intervista a Riccardo del sindacato Sudd Cobas. Ascolta o scarica


21 maggio - LA SITUAZIONE NELLE FERROVIE, TRA LA SCHIAVITÙ DEGLI APPALTI E LE MORTI DI INFARTO

La schiavitù negli appalti delle Ferrovie 

Gentile Carlo Soricelli, le scrivo con il cuore pesante e la mente stanca. Lo faccio in forma anonima, per paura. Perché in questo lavoro, se parli, sei finito. E io, come tanti altri, non posso permettermelo. Ho una famiglia che conta su di me. Da anni lavoro nelle infrastrutture ferroviarie, in quel mondo fatto di appalti e subappalti,controappalti e porcherie varie,dove la sicurezza è solo una parola scritta sui cartelli all'ingresso dei cantieri, e mai nelle azioni. I turni sono infiniti, notte giorno 3/4 ore di sonno e si torna a lavoro poi pranzo si dorme un pò e lavoro di nuovo senza sosta nella maggiore in ambienti ostili per non parlare delle giornate quelle che chiamiamo "corte" 13/14 ore lavorative. Le pressioni continue, i ritmi disumani, e la paura costante di farsi male fa si che questo inevitabilmente accada… e lo abbiamo visto a qualcuno è andata molto peggio con le loro vite spazzate via da un treno in corsa come la nostra stessa folle corsa,che ci fà è successo a gli altri mica a noi. Gli infortuni accadono tutti i giorni, eppure sembrano parte del mestiere, come se fosse normale farsi male. Nessuno che ci tuteli, nessuno che alzi la voce per noi. Solo silenzio. Solo fatica. Solo speranza che tutto fili liscio e nulla più. Chi dovrebbe tutelare è bendato l'importante è la produzione la forza lavoro precaria costretta a subire avoglia se si trova. Molto belle sono anche le ispezioni concordate con il datore di lavoro..... e guarda un pò magia non risultano irregolarità. CHE SCHIFO. Facciamo un lavoro già durissimo. La maggior parte di noi vive in trasferta, lontano da casa, dagli affetti, da tutto ciò che veramente conta e ci dà forza. Quando arriva il lunedì e devi partire con la valigia in mano, ti viene da pensare: “e se non torno?”. Sono pensieri che diventano sempre più reali. Le morti di Brandizzo e San Giorgio in Piano mi hanno lasciato un vuoto dentro. Mi hanno fatto crollare. Ogni volta che metto piede sui binari mi chiedo se farò ritorno e mi immedesimo in quelle persone che ritorno non lo hanno più fatto se non dentro una scatola di legno...... ahhh che devi fare fatalità puo succedere ribadisco CHE SCHIFO.Sembra un’esagerazione, ma chi fa questo lavoro lo sa: non è affatto esagerato. È la lucida verità nuda e cruda. E il peggio è che, anche dopo la morte, non arriva neanche giustizia. Solo numeri, statistiche, oblio. Come se quelle vite contassero solo fino all’ultimo turno dopo più nulla. Vorrei che qualcuno parlasse di più di noi, esseri umani ridotti a ingranaggi, buoni solo a far guadagnare qualcun altro che da dietro una scrivania non ne ha la più pallida idea di quello che succede in certi luoghi. Che qualcuno gridasse la nostra fatica, la nostra paura, la nostra rabbia e le lacrime delle famiglie. Le chiedo, dal profondo, di dare voce a queste parole. Non per me soltanto, ma per tutti quelli che, come me, si sentono abbandonati, sfruttati, invisibili. Con preoccupazione e rispetto, Un operaio, un padre di famiglia, un figlio di una mamma che lo aspetta a casa, un essere umano come tanti stanco e tremendamente impaurito. GRAZIE anche per gli omicidi sul lavoro che testimoni tutti i giorni. 

 Un altro macchinista non è più tra noi, ancora

Ancora un macchinista morto di infarto – Mentre ai tavoli del rinnovo contrattuale non si parla di miglioramenti normativi, anzi si richiedono peggioramenti, siamo arrivati a 164 macchinisti prematuramente deceduti negli ultimi 10 anni.

In questi giorni di trattative ai tavoli per il rinnovo contrattuale, dai quali giungono continue notizie frammentarie, intervallate anche da notizie di dubbia autenticità, non si ferma purtroppo la tragica scia di macchinisti prematuramente deceduti.

Mentre le parti ai tavoli non hanno messo in seria discussione l’attuale normativa di lavoro del personale dei treni, anzi da quanto appreso il datore di lavoro richiede ulteriori peggioramenti, in particolare per quanto riguarda Mercitalia, è giunta in redazione la notizia di un altro macchinista, da poco in pensione, deceduto a causa di un infarto. Solo nell’ultimo mese, sono 4 i macchinisti scomparsi prima dei 67 anni, di cui abbiamo notizia.

Sono quindi 164 i macchinisti prematuramente deceduti negli ultimi dieci anni.

Auspichiamo che le persone ai tavoli del rinnovo interroghino ciascuno la propria coscienza, consapevoli che ciò che loro firmeranno altri lo dovranno lavorare, e magari ne dovranno morire.

Dal canto nostro valuteremo di denunciare ciò che sta accadendo nelle opportune sedi.

La redazione