giovedì 31 agosto 2023



 

31 agosto - ENNESIMA STRAGE OPERAIA STILE THYSSEN: Treno travolge e uccide operai al lavoro sui binari a Brandizzo sulla linea tra Torino e Milano, cinque morti

 

Chi sono le vittime

Il treno ha travolto un un gruppo di sette operai al lavoro sui binari, dipendenti di una ditta esterna delle Ferrovie, la Sigifer di Borgo Vercelli. Cinque sono stati investiti in pieno e sono morti sul colpo.

Secondo quanto riporta Ansa le vittime sono Michael Zanera, 34 anni, di Vercelli; Giuseppe Sorvillo, 43 anni, nato a Capua e residente a Brandizzo; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, nato a Marsala e residente a Vercelli; Giuseppe Aversa, 49 anni, di Chivasso; Kevin Laganà, 22 anni di Vercelli.

Altri due lavoratori, impegnati poco distante, sono riusciti ad evitare il convoglio e a salvarsi. Praticamente illesi ma in stato di choc, sono stati trasportati all’ospedale di Chivasso. Sotto choc anche il macchinista del treno, che guidava in cabina con un secondo collega.

una strage frutto delle politiche di questo governo delle privatizzazioni selvagge e depenalizzazioni degli appalti al massimo ribasso, di cui bisogna rigettare il suo fetido "cordoglio"

"Terribile tragedia sulla linea ferroviaria Torino-Milano: nella notte un treno ha investito alcuni operai nei pressi di Chivasso. Il bilancio è di cinque vittime. È una notizia che mi addolora profondamente: alle famiglie e ai colleghi dei lavoratori deceduti esprimo cordoglio e vicinanza", è il messaggio del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

Un coro di reazioni unanime alle quali si aggiungono anche quelle di deputati, consiglieri regionali e comunali di ogni partito.


 così come sono veramente disgustose le "reazioni" di due dei sindacati collaborazionisti, cisl e ugl, che sono i più allineati alle politiche fasciste e antiproletari del governo

La reazione dei sindacati

''Il terribile incidente di stanotte sulla linea ferroviaria Torino-Milano ci lascia sgomenti. Cinque operai morti, cinque famiglie cui va il nostro cordoglio distrutte per la non applicazione delle misure di sicurezza. È l'ennesima tragedia che indigna tutti i lavoratori italiani'', è il commento del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra

"Risulta necessario fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente e determinare le negligenze e le violazioni delle norme di sicurezza che sicuramente hanno generato questa tragedia sul lavoro. La priorità, in questo momento, è fornire sostegno alle famiglie delle vittime e garantire la sicurezza della zona. Questo incidente solleva nuovamente importanti questioni sulla sicurezza sul lavoro e sulla necessità di garantire la protezione degli operatori che lavorano sui binari delle ferrovie. È fondamentale che le aziende e le istituzioni responsabili di tali lavori siano sempre vigili e assicurino che vengano adottate tutte le misure necessarie per proteggere i lavoratori", è il commento di Paolo Capone, leader UGL.


 dal post di Michele Zanera, fatto poco prima di essere ucciso, si evince lo stato d'animo di operai e lavoratori, che tutti i giorni non sanno se faranno ritorno a casa dal lavoro. E non bastano gli scioperi, del giorno dopo, dei confederali, ma serve una mobilitazione permanente dal basso degli operai - lavoratori - sindacati di base e classisti - associazioni, sino a scioperi che blocchino la produzione. Questa la via maestra per fermare le stragi sul lavoro

31 agosto - info: STELLANTIS POMIGLIANO, LAVORARE SENZA MANGIARE PER OTTO ORE

 


 

  da

Operai Contro 2

Tutto “legale”, c’è un accordo firmato dai sindacati di comodo. Ma i contratti pirata, fuorilegge non dovevano essere aboliti?

A Pomigliano l’azienda costringe con un “accordo” con i firmatutto a lavorare nel tempo dedicato alla mensa e così recupera altri 30 minuti di produzione.
Dal montaggio Panda esce un’auto ogni minuto scarso. Se i trenta minuti di mancato mensa fossero concentrati tutti sulla produzione della Panda, invece che in Lastratura, Verniciatura, Plastica e Stampaggio, l’azienda farebbe oltre 30 auto in più al giorno. Almeno 300.000 euro di ricavi in più. In un mese di 22 giorni lavorativi, 6.600.000 euro.
La spesa per l’azienda? 224 euro netti per lo straordinario. A questa va però sottratto il risparmio per l’azienda per la corresponsione del ticket, 3,76 euro effettivi, al posto del servizio, o del cestino che ammontava a 7,40 euro. Se fossero impegnati 1000 operai, lo straordinario produrrebbe un costo di euro minore ai 224.000 al mese.
Niente male per i proprietari di Stellantis: 6.600.000 di ricavi rispetto a meno di 224.000 per i salari.
Calcoli approssimativi, ma che ci fanno capire quanto Stellantis sia interessata a farci lavorare il più possibile quando c’è da guadagnare. Fermo restando il tenerci a casa con l’elemosina della cassa integrazione, a carico dell’Inps, quando non serviamo allo scopo.

lunedì 28 agosto 2023

28 agosto - PALERMO VERSO IL 20 ottobre

 

MARTEDI' 29 AGOSTO ASSEMBLEA DEI PRECARI presso la sede Slai ore 15,30 in Via M. Cipolla 93

LOTTA PER LA DIFESA DEL POSTO DI LAVORO (le precarie e i precari Coop Sociali non hanno ad oggi garanzie piene di ripresa del lavoro)

LOTTA PER IL SALARIO MINIMO che riguarda migliaia di lavoratori delle coop sociali, delle pulizie, servizi, turismo, ecc., come parte della lotta contro il governo dei padroni che, come per i poveri, considera i lavoratori e le lavoratrici precarie, a sottosalario un fastidioso peso.

CONTRO L'ATTACCO DEL GOVERNO AI DISOCCUPATI/MASSE POPOLARI PIÙ POVERE CON L'ABOLIZIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA - Sosteniamo la lotta dei disoccupati di Napoli

Organizzarsi e mobilitarsi nel percorso di lotta verso lo sciopero del 20 ottobre nell'ambito della necessaria lotta più generale contro il governo dei padroni moderno-fascista Meloni, guerrafondaio, antioperaio e antipopolare.

Slai Cobas per il sc Palermo



28 agosto - info solidale: Reddito di cittadinanza abolito, cariche della polizia a Napoli su gli ex percettori

 

Comunicato di Laboratorio Politico Iskra

TAGLIARE LA GUERRA

NON IL REDDITO!

LAVORARE TUTTI E MENO

Oggi abbiamo sostenuto come dall’inizio la mobilitazione dei disoccupati percettori di Reddito. Il corteo da subito non ha voluto saperne della solita sfilata ed ha deciso di bloccare la città fino all’ingresso dell’autostrada e del porto.

In una giornata caratterizzata da forte rabbia e determinazione, la polizia ha tentato di fermare il corteo con cariche e tafferugli. Ma la piazza ha resistito ed ha continuato a muoversi in corteo.

Le contraddizioni sono tante e chiaramente esplodono nelle forme e nei modi non prevedibili, sta a noi organizzarci.

È ancora più necessario unire le lotte dei percettori con altri disoccupati e lavoratori.

L’escalation bellica e l’aumento dei conflitti militari tra potenze capitalistiche comporta sempre di più l’economia di guerra negli stessi paesi capitalistici.

Costi sociali che ricadono su di noi con il carovita, l’inflazione, la disoccupazione, il lavoro sfruttato e sottopagato oltre che le conseguenze nefaste dal punto di vista ecologico, ambientale e sulle condizioni di vita.

L’obiettivo dei padroni è avere una larga massa di sfruttati ricattabili da inserire ed espellere dal mercato di lavoro a seconda delle stagionalità, degli andamenti del mercato, delle lotte sindacali che si possono sviluppare in alcuni settori ecc.

Vogliono rendere ricattabile una platea di almeno 860.000 proletari, costretti senza il reddito ad accettare salari sempre piú bassi, anche piú bassi di quella miseria che si prendeva tramite il reddito.

Bisogna impedire tutto ciò, bisogna guastare i loro piani!

Continueremo ad organizzarci, verso un autunno davvero caldo.



domenica 27 agosto 2023

27 agosto - DA POMIGLIANO

 


27 agosto - VERSO LO SCIOPERO DEL 20, DA SUBITO

 Il coordinamento nazionale dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe  riunitosi a Taranto prepara l’autunno di unità-lotta-trasformazione del movimento operaio e popolare contro padroni governo Meloni.


Sono stati decisi:
- attivi cittadini, assemblee sui posti di lavoro nei luoghi in cui siamo presenti
- massiccia campagna nelle grandi fabbriche verso le avanguardie operaie, indipendentemente dalla tessera sindacale, per organizzare la partecipazione operaia alla sciopero generale del 20 ottobre
- trasformare in quella giornata ogni iniziativa di lotta in blocco e scontro aperto contro il governo dei padroni moderno-fascista, guerrafondaio, antioperaio e antipopolare.

Nella prima decade di settembre volantini e manifesto nazionale.

26 agosto 2023

venerdì 18 agosto 2023

19 agosto - RIPREA E RESILIENZA "AL CONTRARIO": per il dibattito

 

  1. Ripresa e Resilienza “al contrario”

I dati sono  inequivocabili e ci presentano un quadro scoraggiante, se non addirittura drammatico.  Si sono tagliati miliardi per le Rinnovabili e il PNRR si è trasformato, con i “provvedimenti Fitto”, quindi con la completa responsabilità del governo Meloni, in un pannicello caldo, oltretutto per metà da ripagare, ammesso che si riescano a concretizzare i progetti .E il triste, da quanto si evince dal pezzo dell’amica Patrizia Allara che riportiamo qui sotto nella seconda parte dell’Editoriale, è che molti di questi “progetti”, molti dei “compitini ” che ci sono stati chiesti dalla UE per giustificare gli esborsi, sono già ad un buon punto nell’iter realizzativo, a volte solo più con il “via ai lavori” finali, già progettati, autorizzati e cantierati. E invece no. L’impuntatura del Governo, che sta portando scompiglio un po’ ovunque, tanto da far sbottare il presidente il presidente dell’associazione dei Comuni italiani (il sindaco DeCaro) con un roboante…”non ce ne andremo da questa assemblea – una delle molte di questi giorni, avvenuta il 13 agosto presso il Senato – fino a quando avremo risposte chiare e definitive”. Di chiaro e definitivo, in realtà,  c’è solo un impegno (a voce) per una copertura extra PNRR dei lavori già progettati e delle opere in cantiere con “altri fondi” da determinare. L’impegno è del ministro Fitto con parte dello stesso Consiglio dei Ministri completamente allo scuro dei dettagli dell’eventuale impegno. Quello con i dettagli finanziari, cioè quelli più rilevanti. L’attacco, come ben ci racconta la dott.ssa Allara, è “ad angolo giro”, dalle rinnovabili non più adeguatamente sostenute, alle  energie di fonte fossile non solo confermate ma, addirittura, con stanziamenti superiori a quelli anteCovid. Con penalizzazione delle “ciclabili” e dei sistemi di trasporto pubblico, giustificati con il refrain solito. “Non si può fare diversamente” o, “i cittadini italiani sono abituati così (con l’automobile attaccata come una canottiera), quindi meglio non disturbarli”. Il tutto con l’obiettivo di convogliare centinaia di miliardi su opere di immagine, di grande impatto mediatico ma scarsa utilità, se non addirittura pericolose, come il ponte sullo Stretto di Messina, mega impianti di rigassificazione, nuove impattanti  strutture portuali asservite ai colossi della Logistica mondiale…a cui aggiungere inceneritori/termovalorizzatori e grandi strutture per “circhi mediatici moderni” come sono diventate le varie “Olimpiadi” siano esse invernali, estive o per settori sportivi e parasportivi particolari.

Cosa prevedeva il PNRR all’inizio?

18 agosto - SDA: ASSASSINI

 Corriere muore sul lavoro alla vigilia di Ferragosto, i sindacati: "Ritmi troppo frenetici"

LA SPEZIA - Un corriere è stato stroncato da un malore mentre stava lavorando alla vigilia di Ferragosto alla Spezia. Gli accertamenti sono ancora in corso, ma secondo le prime ricostruzioni, pare che durante il turno di lavoro, Fabrizio Croci sia stato colto da un malore, poi si è accasciato a terra sulle scale dell'abitazione dove aveva appena consegnato un pacchetto ed è morto.

Il fatto è accaduto intorno alle 13:30, orario rilevato dal palmare in dotazione al corriere, con la chiusura dell’ultima consegna effettuata. I sindacati denunciano in una nota come "Negli ultimi anni, il settore delle consegne a domicilio è esploso, i tempi sono frenetici e non tengono conto del benessere dei lavoratori. I committenti sono sempre alla ricerca di maggiore produttività del personale, non tenendo in considerazione il fattore umano,  l’età , le condizioni meteorologiche e del caldo intenso dovuto ai cambiamenti climatici in corso", dichiara Giovanni Ciaccio, segretario regionale Uiltrasporti, con delega all'autotrasporto, alla logistica e alle spedizioni.

L’azienda datrice di lavoro, che opera per conto di Sda, si è già resa disponile a supportare la famiglia di Fabrizio Croci. A Genova è stato firmato di recente un protocollo sul "calore" con la Prefettura, occorre che questo accordo venga recepito in toto in tutta la Liguria. "Non possiamo più accettare che il profitto e la produttività richiesta dai committenti, si realizzino sulle spalle dei lavoratori del settore", chiude Ciaccio.


18 agosto - Taranto 26 agosto coordinamento nazionale Slai Cobas per il sindacato di classe

 

 All'ordine del giorno:

- la lotta nelle grandi fabbriche del 

nostro paese

- la lotta a Taranto dei lavoratori e 

lavoratrici precarie degli appalti 

comunali

- lo sciopero generale nazionale del 20 

ottobre

info wa 351 957 5628


18 agosto - Operaio, lavoratrice INFORMATI!

 


giovedì 17 agosto 2023

17 agosto - ThyssenKrupp: IL CARCERE PER IL PADRONE

Ha varcato le porte del carcere Harald Espenhahn, il manager tedesco condannato per omicidio colposo per la morte di sette operai dello stabilimento ThyssenKrupp di corso Regina Margherita, a Torino, durante un incendio scoppiato nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007. Una sentenza arrivata in via definitiva nel 2016 ma mai eseguita a causa dei continui ricorsi che l’imputato ha fatto alla giustizia tedesca per evitare il carcere.

L'ingresso della fabbrica in corso Regina Margherita

"Dopo 5726 giorni il signor Harald Espenhahn, dopo tanto correre, scappare dalla giustizia ha varcato la soglia del carcere. Non è un risarcimento, non è vendetta. È solamente l'unico epilogo che si sarebbe già dovuto compiere da tempo e che è stato solo rimandato". Antonio Boccuzzi, l'operaio sopravvissuto poi diventato parlamentare del Pd, commenta notizie provenienti dalla Germania secondo le quali l'allora amministratore delegato dell'azienda il 10 agosto ha cominciato a scontare la parte detentiva della condanna inflitta in Italia. "Quei 5 anni - continua - saranno ulteriormente ridimensionati. Lo sappiamo e non ci facciamo strane o vane illusioni, ma un passo è stato compiuto e questo non ce lo porta via nessuno".

Il murales in corso Valdocco che ricorda la tragedia della Thyssen

La vicenda giudiziaria legata alla strage della Thyssen è stata travagliata. In Italia il processo era stato istruito dal pm Raffaele Guariniello, che aveva coordinato indagini rapidissime con cui aveva dimostrato l’atteggiamento colpevole dei vertici dell’azienda che avevano trascurato consapevolmente gli aspetti legati alla sicurezza in vista delle dismissioni dell’impianto e per questo aveva contestato il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. L’imputazione però non resse nei successivi gradi di giudizio e venne riqualificata in omicidio colposo con colpa cosciente e alla fine dopo una serie di ulteriori passaggi tra appello e cassazione, furono confermate sei condanne. La pena più alta fu di 9 anni e 8 mesi ll'ad Harald Espenhahn, quella più bassa, di 6 anni e 3 mesi per i manager Marco Pucci e Gerald Priegnitz. Condannati inoltre gli altri dirigenti Daniele Moroni a 7 anni e 6 mesi, Raffaele Salerno a 7 anni e 2 mesi e Cosimo Cafueri a 6 anni e 8 mesi.

Le sette vittime della Thyssen

Tuttavia mentre per gli italiani si iniziò subito a scontare la pena nelle carceri italiane, per i due manager tedeschi le cose si complicarono, a partire dal fatto che in Germania il codice prevede che la pena per l’omicidio colposo non possa superare i 5 anni di detenzione. Ma ancora molte pagine dovevano essere scritte, tanto che nel frattempo i familiari delle vittime – che a più riprese avevano sollecitato il governo di fare pressioni diplomatiche sulla Germania – avevano anche presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo lamentando le lungaggini della vicenda processuale. Nel luglio 2020 Gerald Priegnitz era andato in carcere, non prima aver ottenuto (prima ancora di iniziare la detenzione) la semilibertà, che gli ha consentito di continuare a lavorare per la multinazionale e di andare solo a dormire in cella la sera. Secondo quanto riferito dall’emittente tedesca Wdr, da novembre 2022 Priegnitz è stato scarcerato per buona condotta ed è libero.

Harald Espenhahn, invece, aveva tentato altri ricorsi, uno al tribunale di Hamm (subito respinto), l’altro alla Corte costituzionale tedesca, in cui lamentava che in Italia sarebbero state violate alcune norme sul giusto processo in particolare sulle traduzioni degli atti processuali, sulla mancanza di motivazione del suo coinvolgimento nel rogo. La Corte si era presa sei mesi di tempo per decidere ma continue proroghe hanno allungato i tempi della giustizia fino ad ora. Nei giorni scorsi i giudici hanno rigettato la sua richiesta e il manager è andato in carcere


17 agosto - Gran Bretagna: abusi e molestie nei McDonald’s

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Un’inchiesta della BBC rivela un ambiente di lavoro tossico. Sono oltre 100 le denunce di molestie da parte dei dipendenti di MacDonald’s UK.

di Anna Radice Fossati (*)

Aggressioni sessuali, molestie, abusi e razzismo. Una cultura tossica è stata svelata da una recente inchiesta della BBC sulle condizioni di lavoro all’interno dei ristoranti McDonald’s nel Regno Unito. Sono oltre cento i dipendenti, attuali o recenti, che denunciano palpeggiamenti e molestie all’ordine del giorno da parte di colleghi e superiori. Principalmente ragazze e ragazzi, alcuni di 17 anni, se non più piccoli. McDonald’s ha dichiarato di «essere caduta in basso» e si è «profondamente scusata», aggiungendo che tutti gli impiegati meritano di lavorare in un ambiente sicuro, rispettoso e inclusivo.

L’inchiesta

McDonald’s è come noto uno dei maggiori datori di lavoro privati del Regno Unito. Qui il colosso dei fast-food conta 170mila dipendenti, che lavorano nei 1.450 ristoranti sparsi per il Paese. Tre quarti dei lavoratori hanno tra i 16 e i 25 anni e per molti quello presso McDonald’s rappresenta il primo impiego.

A febbraio l’azienda aveva firmato un accordo legalmente vincolante con la Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani (EHRC) – ente britannico che si occupa di promuovere e sostenere gli ideali e le leggi in materia di uguaglianza e diritti nel paese– in cui si impegnava a proteggere il personale da violenze e molestie sessuali.

mercoledì 16 agosto 2023

16 agosto - 350 LAVORATRICI DE LA PERLA SENZA SALARIO

Bologna. 350 lavoratrici de La Perla senza salario. Basta con le speculazioni dei fondi di investimento nell’industria

di Redazione 

Da questo mese le 350 lavoratrici della fabbrica bolognese La Perla di Bologna, che produce abbigliamento intimo di lusso, non riceveranno il loro salario. Le lavoratrici già ricevevano una busta paga più “povera” in seguito a un accordo di solidarietà, parte di un piano di rilancio concordato tra i sindacati e la proprietà, anche in questo caso un fondo di investimento: il Fondo olandese Tennor, guidato dal finanziere tedesco Lars Windhorst.

L’azienda bolognese di lingerie controllata dal fondo Tennor ha bloccato i pagamenti agli oltre 200 dipendenti rimasti in organico. Il mancato versamento degli stipendi arriva a meno di due mesi dallo stato di agitazione proclamato all’indomani della non attuazione del piano di finanziamento da 60-70 milioni di euro promesso da Lars Windhorst, presidente della holding che nel 2018 ha acquisito il marchio dell’azienda bolognese dalla Pacific global management di Silvio Scaglia.

Il Fondo Tennor non avrebbe rispettato gli accordi presi mesi fa con la Regione e i dipendenti. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato per martedì 5 settembre 2023 un tavolo sulla crisi del gruppo. All’incontro sono stati invitati i rappresentanti dell’azienda, delle parti sociali e i sindacati.

La vicenda de La Perla è l’ulteriore conferma – come in altre, ed ormai troppe, occasioni – che le operazioni dei fondi di investimento in materia di acquisizioni industriali in Italia sono una jattura da evitare, perché questi fondi non hanno alcun interesse alle politiche industriali, ma troppo spesso vengono ritenuti credibili come “compratori” per aziende che alla fine vengono chiuse.


domenica 13 agosto 2023

13 agosto - dal blog proletaricomunisti: Salario minimo - Il grande bluff del governo Meloni

 

Era scontato come sarebbe andato a finire l'incontro convocato dalla Meloni con le forze dell'opposizione sulla loro proposta di "salario minimo": conferma, con peggioramento. Il tutto è rinviato, ma non più a settembre ma a 60 giorni, quindi come minimo a fine ottobre; proposta di dare al Cnel la regia di un lavoro approfondito per arrivare a una proposta di legge "che affronti una materia così ampia nelle sue complessità", una formula generica che non parla affatto di salario minimo ma di "lavoro povero" - Cnel presieduto da Renato Brunetta... Della serie: se non credete a me credete a mia moglie... Se la regia è questa scordatevi il salario minimo...

Per Elly Schlein, per Conte "il governo non ha le idee chiare", quando in realtà sembra che invece le ha chiarissime: tattica del rinvio, del buttarla sul generale, del prendere tempo, per negare.

La Meloni fa anche altro: utilizza motivazioni apparentemente di sinistra per riaffermare la politica di destra. "Il salario minimo sarebbe “controproducente” - dichiara la Meloni - perché un tetto minimo potrebbe produrre l'effetto opposto a quello sperato, schiacciando i salari oggi più alti verso la soglia base". Chiaramente questo lo dice non certo per intervenire verso le aziende per reali aumenti salariali in tutti i settori e a tutti i lavoratori, o per ripristinare la scala mobile, o per una legge che riduca l'orario di lavoro a parità salariale, ma per far passare il NO al salario minimo e cercare di portare dalla sua parti del sindacato confederale. E lo dice quando gli unici interventi del governo fatti o programmati sono solo al servizio dei profitti dei padroni.

Ripubblichiamo un testo di qualche giorno fa, per chiarezza 

Salario minimo e lotta per aumenti salariali

 1) Chiaramente il governo Meloni come sta facendo la lotta ai poveri, ai senza reddito, disoccupati, a tante donne e famiglie che non possono neanche mangiare, togliendo a 169 mila da domani il reddito di cittadinanza (comunque una miseria, "spiccioli" in confronti alle spese di Ministri, sottosegretari, parlamentari, e ancora più spiccioli in confronto ai finanziamenti ai padroni e ai miliardi di spese militari per la guerra), accompagnando questa mannaia da un campagna mediatica nei giornali

governativi oscena, della serie: la colpa di non avere lavoro è di chi non lo vuole trovare, ed è quindi lui colpevole della sua povertà... e vuole pure un reddito...; e tutto questo mentre in questi stessi giorni aumentano i prezzi dei generi alimentari, della spesa minima quotidiana, aumenta la benzina;

il governo sul salario minimo ha deciso di rinviare il tutto in autunno - un rinvio (mossa della Meloni per cercare di attutire lo scontro parlamentare) che di fatto sarà un nuovo NO! 

E' un'altra mano ai padroni, che sfruttano lavoratori e soprattutto lavoratrici con contratti poveri e poverissimi, nel sud un lavoratore su 2,7, pari al 37 per cento, ha una paga oraria inferiore ai 9 euro.

Quindi, la rivendicazione di una legge sul "salario minimo" che riguarderebbe migliaia di lavoratori delle pulizie, servizi, turismo, cooperative sociali, ecc., va oggi sostenuta perchè è parte della lotta contro il governo dei padroni che, come per i poveri, considera i lavoratori e le lavoratrici precarie, a sottosalario un fastidioso peso.

13 agosto - info solidale: Mondo Covenienza: denunciati 32 lavoratori

 

A seguito delle proteste che proseguono ormai da due mesi fuori dai magazzini di Mondo Convenienza a Campi Bisenzio (Firenze), 32 lavoratori hanno ricevuto un avviso di garanzia per violenza privata, per aver impedito l’uscita dei camion carichi di merci durante i picchetti fuori dalla sede dell’azienda.

di Valeria Casolaro

La maggior parte dei destinatari del provvedimento sono lavoratori in appalto alla Rl2, che si occupa del servizio di trasporto e montaggio mobili per Mondo Convenienza, ma ad essere indagati sono anche alcuni simpatizzanti delle proteste, non dipendenti della cooperativa.

La protesta dei dipendenti della cooperativa Rl2 prosegue da oltre due mesi (ricevendo, nonostante ciò, una scarsissima copertura mediatica), con picchetti davanti alla sede dell’azienda e blocco dei camion delle consegne. I lavoratori hanno deciso di opporsi a oltranza a condizioni lavorative paragonate “allo sfruttamento e al caporalato” e avanzato richieste quali turni di 8 ore (e non 12), maggiore sicurezza e l’applicazione del contratto collettivo nazionale della logistica (attualmente sono infatti inquadrati con il Multiservizi), con il conseguente aumento a 1600 euro dello stipendio base (dagli attuali 1180).

La protesta, da Campi Bisenzio, si è rapidamente allargata ad altri contesti, arrivando fino a Torino, Roma, Bologna e Pisa. Ad oggi l’azienda non ha dato nessun “segnale concreto” che aiuti la risoluzione della vertenza, ha riferito il sindacato SI Cobas, “al contrario l’atteggiamento dell’azienda, che nei giorni scorsi ha provato a svuotare il magazzino di Campi Bisenzio forzando il presidio, così come gli scioperi e i picchetti ai cancelli del magazzino di Pisa dove sono stati spostati volumi e lavoratori, dimostra che la lotta è ancora al suo apice”. Nei giorni scorsi Rl2 aveva proceduto con il licenziamento di 25 lavoratori del magazzino di Campi Bisenzio che avevano dato il via allo sciopero (una mossa “ritrosiva” secondo il sindacato).

«C’è la tendenza a criminalizzare il diritto di sciopero. Il nostro codice non prevede il reato di picchetto e per questo fanno ricorso all’accusa di violenza privata» ha dichiarato Luca Toscano, coordinatore di Si Cobas per le province di Prato e Firenze che, commentando la notizia dei 32 avvisi di garanzia, accusa l’azienda di voler «spaventare» chi si è unito alla vertenza.

da l’indipendente


sabato 12 agosto 2023

12 agosto - info da Borgo Mezzanone dopo sciopero braccianti: da Comitato Lavoratori delle Campagne

 

Borgo Mezzanone sciopera: se volete i pomodori, dateci le case e i documenti!

Ieri 10 agosto, in piena stagione del pomodoro, i lavoratori residenti sull’ex pista di Borgo Mezzanone hanno bloccato il ghetto - il maggiore bacino di reclutamento di tutto il distretto agricolo - dando vita ad uno sciopero che ha riguardato il lavoro di raccolta dell’intera provincia di Foggia. Fin dalle prime ore del mattino i lavoratori residenti sull’ex pista hanno deciso di non andare a lavorare e di dare vita ad una protesta davanti ai cancelli del CARA adiacente al ghetto, dove ha sede anche la Commissione Territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale.

Le richieste erano chiare: un cambiamento reale delle politiche migratorie che lasciano sempre di più migliaia di persone senza documenti, a partire dalle disposizioni dell’ultimo decreto Cutro, e soluzioni abitative per tutte le persone che abitano il ghetto di Borgo Mezzanone, anche alla luce dei recenti incendi - di cui l’ultimo due giorni fa - che continuano a distruggere le case, gli effetti personali, magari i documenti.

Ai dirigenti della Questura che si sono immediatamente recati sul posto i lavoratori hanno chiesto di interpellare anche la Prefettura e tutti i responsabili del campo container adiacente al CARA, contenente 130 moduli abitativi pronti all’uso da circa tre anni ma che non sono mai stati aperti.

I lavoratori ne chiedono l’immediata apertura senza aspettare la fine di agosto: una tempistica stabilita dal Prefetto senza senso, visto che i container sono pronti e che la stagione è cominciata da settimane.

La rabbia di fronte al rifiuto del Prefetto di recarsi sul posto, dove le persone in sciopero pretendevano di incontrarlo tutte insieme, ha spinto i lavoratori prima davanti al cancello del campo container chiuso e poi a fare irruzione dentro, iniziando un presidio di diverse ore tra quei moduli di cui mancano ormai soltanto le chiavi.

Le uniche risposte che il dirigente dell’Ufficio Immigrazione e il vice Questore sono riusciti a dare ai lavoratori sono state bugie e prese in giro. E alla domanda sul perché alcuni dei container fossero stati rimossi è stato risposto che erano stati portati al campo costruito per i lavoratori e le lavoratrici bulgare sgomberati qualche settimana fa a Stornara. Una guerra tra poveri istituzionalizzata.

Alla determinazione e l'insistenza del presidio la polizia ha soltanto risposto con gravi provocazioni durante tutta la giornata, arrivando ad inviare una camionetta della celere per intimidire e poi perfino ad estrarre una pistola in reazione a qualche calcio tirato ad un container dopo ore di attesa sotto il sole cocente.

Anche questa volta i responsabili istituzionali di questo sistema di sfruttamento e precarietà sono riusciti a fare muro davanti a chi avrebbe diritto ad una casa e non riesce nemmeno ad entrare in un container; a chi spaccandosi la schiena fa andare avanti l’economia di un paese intero, rischiando tra l’altro di morire di lavoro ogni giorno: come successo il 7 agosto nel ghetto di Rignano, dove un lavoratore maliano, Famakan Dembele è morto di fatica dopo una giornata di lavoro.

Il vostro silenzio non ci spaventa, noi andiamo avanti.

Case documenti contratti per tutt!

https://campagneinlotta.org/borgo-mezzanone-sciopera-se.../


12 agosto - info solidale: SCIOPERO AD #ACCA: UN ALTRO OPERAIO VITTIMA DI VIOLENZA EFFERATA. NON SI FERMA L'ESCALATION. RAGGIUNGETECI AL MAGAZZINO DI SEANO

 

Un altro agguato ad un operaio della ACCA srl. Il quarto in poche settimane. Questa volta in pieno giorno, mentre Sajid andava a lavoro. A pochi passi dal magazzino di Prato (Macrolotto 2) è stato prima colpito con uno spray urticante e poi preso a bastonate alla testa al corpo. Un agguato di violenza efferata. Sajid è uscito con la testa aperta, senza riuscire a camminare per le bastonate ricevute alle gambe. Sajid aveva appena contestato insieme al sindacato degli errori sull'ultima busta paga. 

Solo una settimana fa uomini armati di mazze, tirapugni e un coltello aspettavano sotto casa e aggredivano Arslan, operaio che si era iscritto pochi giorni prima al sindacato.

Il 18 luglio, ad essere aspettato sotto casa da uomini armati di spranghe di ferra invece era stato Ijaz, RSA della ACCA Srl. Zigomo rotto ed ora in attesa di un intervento chirurgico.

Un secondo operai della RSA, Khalil, era già stato aggredito sotto casa alla fine di Aprile, mentre gli operai erano già in agitazione sindacale.

Tra Aprile e Maggio alla Acca Srl i lavoratori insieme al sindacato si ribellavano al lavoro nero, ai turni massacranti sette giorni su sette e alle paghe da fame. Il 10 maggio, dopo una serie di scioperi, un accordo sindacale portava alla regolarizzazione dei contratti, turni 8x5 e la fine dello sfruttamento. Da quel giorno è iniziata un escalation di violenze.

La Acca Srl (tre stabilimenti tra Firenze, Prato e Seano) è un azienda a conduzione cinese che si occupa di logistica e trasporto per il comparto pronto-moda. Dai magazzini ACCA partono per i mercati europei i capi di abbigliamento prodotti nel distretto pratese.

Siamo nel settore già reso noto dall'inchiesta "China Trucks", dove la Procura procede per associazione di stampo mafioso. Siamo in un settore dove imprenditoria e criminalità organizzata si confondono e dove da anni la violenza è all'ordine del giorno. I lavoratori di questo settore da anni già la subiscono, rimanendo incastrati di faide e guerre di mafia con cui non hanno nulla a che fare. Camion fermati e bruciati, sparatorie e agguati nei luoghi di lavoro. Fatti che hanno riempito le cronache locali, ma non hanno mai interrogato questa città e le sue istituzioni quanto avrebbero dovuto. Il principale settore produttivo di questo territorio è ostaggio di criminalità e mafie. I lavoratori di questo territorio, prima di tutti. Non sorprende che si ribella diventa bersaglio di bande criminali di efferata violenza davanti agli occhi di tutti, nel silenzio complice ed assordante di chi governa questo territorio. Texprint, Dreamland. Non sono mai bastati i video delle aggressioni punitive, fatte alla luce del giorno, per avere una presa di posizione chiara dal Sindaco di questa città. Quel silenzio, quelle ambiguità, quelle mezze complicità, continuano a pagarle altri operai colpevoli di essersi ribellati alla schiavitù.

Di fronte invece alle guerre di mafia, è sempre prevalso un discorso non detto del "finché si ammazzano tra loro...". Un discorso indecente che fa di tutta un erba un fascio l'imprenditore criminale e l'operaio che lì semplicemente lavora, carica e scarica camion o guida furgoni. Perché sono stranieri. E in questo territorio gli stranieri - gli operai stranieri - fanno la ricchezza ma non contano, non contano come persone e non contano come lavoratori.

Tutto questo deve finire. Il distretto pratese è un far west. Il distretto pratese è uno scandalo nazionale. Il distretto pratese è ostaggio delle mafie. Bisogna dirlo. Bisogna ripeterlo. Bisogna assumersi la responsabilità di fare qualcosa per cambiarlo.

I lavoratori ci stanno provando, rivendicando diritti e legalità dove diritti e legalità non erano mai esistiti. Per questo stanno finendo all'ospedale.

Tutto il nostro sindacato la scelta l'ha già fatta molto tempo fa. Oggi dalle 18:00 siamo davanti ai cancelli della ACCA di Seano (via Copernico 21). Raggiungeteci!



 

giovedì 10 agosto 2023

Lo sciopero dei braccianti blocca Borgo Mezzanone - il ghetto più grande d'Italia

 Oggi il ghetto di Borgo Mezzanone, il più grande d'Italia, è stato bloccato da uno sciopero dei braccianti! Nessuno è andato a lavorare e i lavoratori gridano che vogliono documenti, case, contratti! Solo la lotta paga!



Vogliamo le case, non ci danno neanche i containers!

comunicato dei braccianti in sciopero il 10 agosto


Siamo le persone che abitano nel “ghetto” di Borgo Mezzanone. Alcuni di noi vivono qui da tempo, altri sono arrivati da poco. Molti di noi lavorano in agricoltura, e da anni ci organizziamo in autonomia per avere una vita migliore. Siamo scesi in strada tante volte, abbiamo alzato la voce e trovato il modo per farci ascoltare, perché non accettiamo che la nostra vita dipenda da un documento, perché non è giusto essere sfruttati mentre molti fanno i loro interessi e si arricchiscono alle nostre spalle: i padroni, chi costruisce i campi dove viviamo, chi li gestisce, chi decide le politiche migratorie e spesso anche le organizzazioni che dovrebbero difenderci, come i sindacati.

Oggi 10 agosto manifestiamo davanti ai cancelli del CARA, il centro per richiedenti asilo costruito qui a Borgo Mezzanone nel 2005, nel quale si trova anche la sede della Commissione Territoriale per il diritto di asilo: un luogo importante per molti motivi. In questo campo nel 2021 sono stati installati decine di nuovi containers con i fondi della regione Puglia, che dichiarava di voler combattere lo sfruttamento e dare un posto migliore in cui vivere a chi stava nel ghetto. Oltre al danno, la beffa: quei container, che altro non sono che un nuovo ghetto, sono pronti all’uso, ma sono vuoti da due anni, mentre nelle scorse settimane decine di persone hanno perso la casa per gli ennesimi incendi divampati nel ghetto. Tutto questo proprio nel periodo di massimo affollamento dell’anno, quando sta per iniziare la raccolta del pomodoro.

Come ripetiamo da sempre, la vita nei centri di accoglienza e nei campi di lavoro non è la vita che vogliamo, tantomeno se dobbiamo vivere nelle tende o nei container, che non sono case vere, ma solo strutture precarie che arricchiscono che le costruisce e chi le gestisce, dove non siamo liberi e veniamo isolati. Lo sanno bene tanti di noi che vivono dentro il campo: il cibo è estremamente scadente, ci sono pochi posti e i container sono sovraffollati, ci sono pochissimi bagni e le condizioni igieniche, soprattutto d’estate, sono pessime. Abbiamo già protestato in prefettura e con la cooperativa che gestisce il campo molte volte per denunciare queste condizioni, ma poco o nulla è stato fatto. Nel frattempo, ci sono circa 130 nuovi container chiusi da anni, che potrebbero, nell’immediato, migliorare le condizioni soprattutto di chi ha perso la casa. Ma anche aprirli a fine agosto, come ha promesso il Prefetto di Foggia, sarebbe comunque troppo tardi. Non vi sembra assurdo? A noi sembra un’ingiustizia che non possiamo accettare.

 Inoltre, come è ormai noto, il governo ha destinato più di 53 milioni dei fondi del PNRR al comune di Manfredonia per l’eliminazione del ghetto di Borgo Mezzanone e per trovare soluzioni abitative alternative per i lavoratori agricoli. A gennaio è stato firmato l’accordo per il progetto, che però ripete il solito copione e propone soluzioni inaccettabili: da un lato realizzare “foresterie” (cioè nuovi “campi”), dall’altro riadattare le borgate della bonifica o della riforma agraria, facendo una distinzione tra lavoratori stagionali e stanziali, come se la precarietà di vita e di lavoro a cui siamo costretti fosse una nostra scelta. Ignorando gli innumerevoli fallimenti di esperienze simili nel passato, si intende usare ingenti quantità di denaro pubblico (e quindi anche i nostri) per questioni che competerebbero ai datori di lavoro. Come se non bastasse, il governo non ha dato alcun segnale sull’approvazione di questo e degli altri progetti presentati dai comuni della provincia, e la scadenza era il 30 giugno: che fine faranno tutti questi soldi?

Già lo scorso 6 marzo eravamo scesi in strada a Foggia per chiedere chiarezza immediata alla prefettura sull’utilizzo di questi fondi e sottolineare l’inefficacia delle soluzioni proposte, e ci era stato risposto che era ancora tutto fermo.

Quel giorno abbiamo protestato anche contro i ritardi e i dinieghi della commissione territoriale, ricevendo la promessa di velocizzare i tempi delle risposte e di favorire la regolarizzazione. Ma oggi abbiamo anche nuovi motivi per protestare: con l’approvazione del decreto “Cutro”, le possibilità di avere riconosciuto un permesso di soggiorno si sono ulteriormente ristrette, mentre si parla di fare entrare 400 mila lavoratori con i decreti flussi nei prossimi 3 anni. E per chi è già in Italia e magari è costretta a lavorare “in nero” perchè irregolare, solo silenzio e baracche, rischiando ogni giorno la vita sul lavoro, per strada e anche nei luoghi in cui viviamo. Vogliamo un cambio di rotta immediato da parte della commissione territoriale, delle questure e del governo: non possiamo continuare ad attendere mesi e mesi per un documento o un appuntamento, ed è impressionante la gran quantità di esiti negativi alle domande presentate, anche quando soddisfano i già ristrettissimi criteri della legge. Contribuiamo in maniera decisiva all’economia di questa provincia e del paese ma non ci è concesso avere case normali in cu vivere. L’unico vero modo per farla finita con ghetti e caporalato, come dicono istituzioni e giornali, è darci un documento e rispettare i contratti collettivi che prevedono casa e trasporto per gli stagionali.

 Per questo siamo qui davanti oggi: pretendiamo risposte precise e urgenti dal presidente della Regione, dal Prefetto e quindi dal Governo per quel che riguarda le case e i documenti.


Chiediamo quindi:

-  Apertura immediata dei nuovi container per le persone che ne hanno necessità, a prescindere dal loro status giuridico e dal possesso di un documento. Nel frattempo, continuiamo a pretendere case per tutti;

-  Che la commissione territoriale riduca i tempi di attesa e che rilasci pareri positivi a chi fa richiesta di protezione, considerando le condizioni di vita e di lavoro che da anni siamo costretti a sopportare;

-  Un riscontro urgente, da parte dell’ente gestore, a seguito della denuncia della situazione all’interno del CARA.

 Infine vogliamo chiarezza dalla Prefettura e dal Governo sui tempi e le modalità di realizzazione del progetto PNRR. Non accetteremo l’ennesima speculazione, siamo noi a dover decidere cosa farne. Le soluzioni di cui si parla in nessun modo possono essere costituite, ancora una volta, da centri di accoglienza, tendopoli o campi container.

Nessuna persona dovrebbe vivere per strada, in un ghetto ma neanche in una tenda o in un container. Tutt dobbiamo essere liberi di circolare liberamente, di scegliere la vita che vogliamo, liber da sfruttamento e violenza in tutte le sue forme, compresa quella istituzionale.

 Per questo, oggi come ieri, non ci stanchiamo di ripetere che pretendiamo documenti e case per tutt subito e condizioni di lavoro che ci facciano vivere bene.

10 agosto - PIANI STELLANTIS E LANDINI. INFO

 

Nuova riunione tra il ministro Urso e i sindacati confederali e di categoria: stilato il crono programma tra fine agosto e dicembre. Di Maulo (Fismic): "Un milione di vetture? L'ultima volta negli anni Settanta". Landini: "Serve trattativa vera"

Il 30 agosto 2023: ecco la prossima data da cerchiare sul calendario per attendere novità sul futuro di Stellantis, in Italia e quindi anche a Torino. E' quanto emerge dall'incontro che si è tenuto questa mattina a Roma, negli uffici del ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit) guidato da Adolfo Urso. Al tavolo (direttamente o collegati a distanza) erano presenti i segretari nazioanli di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, il segretario confederale Cisl Giorgio Graziani e i rappresentanti principali della categoria metalmeccanici (Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Uglm).

Da settembre a fine anno

Sarà invece il 10 settembre il giorno in cui si potrebbe arrivare a un piano condiviso tra il Gruppo e il Governo. Ultima tappa, infine, il 31 dicembre: l'ultimo giorno dell'anno che potrebbe coincidere con la stipula dell'accordo di programma.

Saranno diversi i filoni affrontati dal Piano: dalla ricerca e sviluppo all'innovazione, dall'efficientamento ai costi di energia e logistica, dalla sostenibilità ambientale alla formazione e aggiornamento delle competenze dei lavoratori. Ma quel che più appare primario è l'aumento dei volumi di produzione: il traguardo, auspicato da più parti, sarebbe quello del milione di esemplari realizzati in tutto il Paese nell'arco di un anno.

Mirafiori e non solo per quota un milione

L’obiettivo di un milione di automobili e veicoli commerciali l'ultima volta è stato sfiorato negli anni '70 - commenta il segretario generale Fismic Confsal, Roberto Di Maulo - e riteniamo che possa essere fattibile solo se verranno allocate le produzioni della 500 e 600 a Mirafiori e della Panda a Pomigliano. L’obiettivo è molto sfidante; solo pensando alle allocazioni in Italia della produzione delle auto e dei veicoli commerciali di massa sarà possibile salvare l’occupazione e la produzione nel Paese e raggiungere l’obiettivo di un milione prodotto”.

10 agosto - FWD: «L'amianto ha ucciso i nostri cari ma l'Inail ci ha negato il risarcimento»

La disperazione delle famiglie che hanno perso padri e mariti ammalati di tumore dopo una vita in fabbrica 

«Morivano a grappoli in fabbrica». «Mio marito era ricoperto di polvere di amianto». «Abbiamo perso padri e mariti e siamo state abbandonate». Fanno rabbrividire le parole di Marisa, Giovanna e Alessandra, tre donne, due vedove e una figlia, che hanno perso i loro cari sul posto di lavoro dopo atroci sofferenze causate dall’amianto.

Ci ha messo ben 18 anni per ottenere una vittoria, almeno economica, Marisa Mittone, vedova di Carlo Balzaretti, intervistata nello studio di avvocati D’Amico e Associati che l’ha aiutata a ottenere il risarcimento: «Mio marito lavorava in fonderia nella fabbrica “Pistoni e Borgo” di Alpignano, si è ammalato di carcinoma polmonare ed è morto come tanti altri suoi colleghi respirando l’amianto. È stato un trauma rimanere da sola, mi sono sentita abbandonata a me stessa, ho provato a chiedere il risarcimento all’Inail due volte ma me l’ha sempre rifiutato. Poi finalmente ho scoperto che c’era la possibilità di ottenerlo tramite avvocati specializzati sul lavoro, ma sono passati 18 anni».

Alessandra Detotto ha perso suo padre Nicolò nell’estate di tre anni fa, «Mio padre lavorava alla Wunderplast, una piccola azienda di Leinì, preparava lo stucco per le carrozzerie con una base di amianto (polvere di asbesto), presente nei sacchi che buttava nel miscelatore, si ricopriva completamente di polvere bianca, e dopo sette anni di lavoro in questa azienda si è ammalato di mesotelioma pleurico. Ricordo che all’epoca non c’era nessuna conoscenza dei danni dell’amianto, gli davano il latte come antidoto». Alessandra ha poi scoperto che «non era stata fatta alcuna denuncia nonostante avessi compilato il questionario richiesto». Poi a gennaio 2020, dopo anni di sofferenza e silenzio, è arrivato il terribile riscontro: «L’Inail mi ha detto che non avrei avuto diritto a nessun risarcimento per la morte di mio padre». Anche Alessandra Detotto si è rivolta allo studio di avvocati che è riuscito a farle ottenere un indennizzo. 

Così come è accaduto a Giovanna, ex delegata sindacale insieme al marito Piero, altra vittima incolpevole dell’amianto. «Mio marito lavorava in fonderia presso una grande multinazionale di Carmagnola dove ha contratto un mesotelioma che gli ha causato la morte. Abbiamo chiesto all’Inail di ottenere il risarcimento ma l’ha rifiutato». Non riesce a trattenere le lacrime la signora mentre rivive i momenti a fianco del marito malato: «Ha iniziato a star male nel 2017, gli è stato diagnosticato un tumore inaspettato e il medico ci ha detto che gli sarebbero rimasti due anni di vita, è morto fra atroci sofferenze, ci siamo amati fino all’ultimo respiro». Giovanna, ha lavorato a fianco del suo amato Piero per tanti anni e sa bene come venivano trattati i lavoratori: «Per mio marito la fabbrica era la sua casa, i colleghi erano i suoi fratelli ma sono morti uno dopo l’altro - ricorda -, sono morte centinaia di persone che lavoravano ai forni come lui, ma la proprietà non ci ha mai avvisato che eravamo esposti a tali sostanze cancerogene e non ci ha fornito nessun tipo di protezione». La donna se la prende anche col sistema sanitario: «Con il sindacato Spresal abbiamo consegnato le cartelle all’Inail ma la direzione sanitaria di Cuneo non ha dato disposizioni sulla denuncia della malattia, l’Inail e la Sanità non si parlano, invece tutti gli ospedali dovrebbero segnalare subito i casi di mesoteliomi che sono tumori tipici dell’amianto. Un altro grosso problema - aggiunge - sono i medici di famiglia che non sanno neppure che esistano le tabelle dell’Inail».

Il dramma delle vittime di amianto è molto più diffuso di quanto si possa pensare, tanto più a Torino e in Piemonte dove l’amianto veniva utilizzato in numerose fabbriche presenti sul territorio. «A Torino e provincia ci sono centinaia di persone che non sanno di poter essere risarcite» sottolinea l’avvocato Laura D’Amico, titolare dello studio legale. «È doveroso - aggiunge l’avvocato - che queste persone possano condurre una vita serena, almeno a livello economico, dopo quello che hanno patito».


domenica 6 agosto 2023

6 agosto - Taranto 26 agosto coordinamento nazionale Slai Cobas per il sindacato di classe

 

 All'ordine del giorno:

- la lotta nelle grandi fabbriche del 

nostro paese

- la lotta a Taranto dei lavoratori e 

lavoratrici precarie degli appalti 

comunali

- lo sciopero generale nazionale del 20 

ottobre

info wa 351 957 5628


6 agosto - info solidale: 10 AGOSTO A SOSTEGNO DELLA LOTTA A MONDO CONVENIENZA

Insorgiamo con i lavoratori GKN

Ancora un'aggressione in piena notte a Prato, ai danni di operai che stavano rientrando a casa dal lavoro. Ancora una volta la violenza contro gli iscritti al sindacato, colpevoli di scioperare e rivendicare i propri diritti. Ancora una volta un atto vigliacco contro le lotte legittime degli sfruttati della logistica e della filiera della moda.

Poi ieri il tentativo di sgombero del presidio a Mondo Convenienza in via Gattinella, dove i padroni si sono presentati con un bilico per portare via tutti i mobili presenti nel magazzino, accompagnati dalle forze dell'ordine in assetto antisommossa.

Ancora un atto di prepotenza davanti a lotte legittime, che raccolgono attorno a sé sempre più consenso sociale, sempre più vicinanza da parte di una comunità che cresce e supera i confini della provincia.

La nostra piena solidarietà agli operai aggrediti a Prato, al sindacato SI Cobas Prato e Firenze, a chi resiste da oltre due mesi davanti ai magazzini di Mondo Convenienza.

La loro lotta è la nostra lotta, perché siamo noi dalla parte giusta della storia!

E mentre la città si svuota, noi ci stringiamo ancora più stretti, perché solo rimanendo vicini si può rispondere alla violenza, alla sopraffazione, al ricatto e all'indifferenza dell'estate.

Giovedì 10 agosto aspettiamo insieme la martinella e sosteniamo l'appello MondoConvergenza.

Tutte le info nell'evento

https://facebook.com/events/s/10-agosto-aspettando-la-martin/1721098011681075/


venerdì 4 agosto 2023

4 agosto - NAPOLI, LA BATTAGLIA SUL REDDITO: ALLARGARE LA MOBILITAZIONE!

 

Movimento di Lotta - Disoccupati "7 Novembre"

Oggi un altro momento di lotta con centinaia di ex percettori contro il taglio al reddito di cittadinanza mentre aumentano vitalizi, aumentano le spese per armi e guerre, proteggono profitti e garantiscono pace fiscale ai grandi evasori.

Noi c'eravamo, a supporto di chi ha deciso oggi di alzare la testa mentre continuiamo la nostra lotta generalizziamo la nostra esperienza e vertenza.

Siamo andati alla sede del partito di Governo e anche all'INPS. Una giornata importante che apre la possibilità di allargare la mobilitazione.

Ma non basta, serve rilanciare la mobilitazione, organizzarsi quartiere per quartiere, prepararsi ad una mobilitazione regionale per poi andare tutti e tutte a Roma, collegarsi alle lotte dei lavoratori e lavoratrici, bloccare la circolazione delle merci.

TAGLIARE LA GUERRA NON IL REDDITO!

LAVORARE MENO, LAVORARE TUTTI!

Redistribuire il lavoro socialmente necessario

Ridurre l'orario di lavoro a parità di salario

Salario minimo intercategoriale e reddito!

#Napoli #7nov #Lavoro