Comunicato
In concomitanza con la giornata di lotta con sciopero in tutti i settori, indetto da diverse OOSS di base e di classe, lo Slai Cobas per il sindacato di classe di Milano promuove un presidio davanti all’Istituto nazionale dei tumori in via Venezian, 1 dalle ore 9,30 alle 11,00.
“Nulla sarà più come prima” dichiaravano esponenti del governo, delle Regioni e responsabili a vari livelli delle politiche in materia di sanità. Oggi, viene continuamente documentata dai mass media che per i lavoratori della sanità, i pazienti continua a peggiorare. La situazione nella sanità necessita di una urgente attenzione e presa di parola, in primis, da parte dei lavoratori e lo sciopero è un’opportunità per confrontarsi, unirsi e trovare soluzioni, ma invitiamo anche i lavoratori degli altri settori a partecipare e confrontarsi perché il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro riguarda tutti i settori lavorativi ed è necessario promuovere momenti unitari di lotta.
Si invitano lavoratori e lavoratrici di altri settori a partecipare e portare tutte le rivendicazioni contro le politiche di questo governo che stanzia soldi e risorse per la guerra e attacca le condizioni di vita e lavoro dei lavoratori.
Slai Cobas per il sindacato di classe Milano
Per contatti: cobasdiclasse.mi@gmail.com
cell: 3387211377
… i numeri nel nuovo rapporto Gimbe.
di Stefano Baudino (*)
Il servizio pubblico e il diritto costituzionale alla tutela della Salute sono sempre più compromessi.
Lo attesta, dati alla mano, la Fondazione GIMBE, che ha presentato il 6° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Le statistiche diramate dalla Fondazione – in cui si evidenziano grandi criticità in relazione alla spesa sanitaria, ai Livelli Essenziali di Assistenza, alle disuguaglianze su base regionale e al personale – raccontano infatti che, tra il 2010 e il 2019, sono stati sottratti alla sanità pubblica oltre 37 miliardi.
Il rapporto ha sottolineato che, nel giro di 10 anni, il Fabbisogno Sanitario Nazionale – ovvero il livello complessivo delle risorse del Servizio sanitario nazionale al cui finanziamento concorre lo Stato – è aumentato di € 8,2 miliardi (crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua, che si è attestata a 1,15%). Tra il 2020 e il 2022, il FSN è aumentato di € 11,2 miliardi, crescendo in media del 3,4% annuo, ma questo rilancio è stato assorbito dai costi della pandemia COVID-19. La spesa sanitaria totale per l’anno 2022 è pari a 171.867 milioni di euro, di cui 130.364 milioni di spesa pubblica (75,9%), e 36.835 milioni a carico delle famiglie (21,4%), e € 4.668 milioni di spesa intermediata da fondi sanitari e assicurazioni (2,7%).
Essa si è attestata al 6,8% del PIL, sotto di 0,3 punti percentuali rispetto alla media OCSE (7,1%) e a quella europea (7,1%). Complessivamente, nel periodo 2010-2022, rispetto alla media dei Paesi del continente europeo la spesa sanitaria pubblica italiana è stata inferiore di 345 miliardi.
Impietosi risultano anche i dati riferiti ai
Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Nel mirino della
Fondazione c’è, in particolare, il mancato raggiungimento del
dichiarato obiettivo di “continuo aggiornamento dei LEA, con
proposta di esclusione di prestazioni, servizi o attività divenuti
obsoleti e di inclusione di prestazioni innovative ed efficaci, al
fine di mantenere allineati i LEA all’evoluzione delle conoscenze
scientifiche”. Il report evidenzia infatti come il ritardo di
oltre 6 anni e mezzo nell’approvazione del Decreto Tariffe ha reso
impossibile ratificare i 29 aggiornamenti proposti dalla Commissione
LEA, nonché l’esigibilità delle prestazioni di specialistica
ambulatoriale e di protesica inserite nei “nuovi LEA”.
Il DM
Tariffe è stato approvato il 4 agosto 2023, ma i LEA rimarranno
ancora in stand-by sino al 1° gennaio 2024 per la specialistica
ambulatoriale e al 1° aprile 2024 per l’assistenza protesica.
L’analisi conferma inoltre una vera e propria
“frattura strutturale” tra Nord e Sud.
Per questo motivo,
negli adempimenti cumulativi 2010-2019 nessuna Regione meridionale si
posiziona tra le prime 10 e continua ad essere alimentato “un
imponente flusso di mobilità sanitaria dalle Regioni meridionali a
quelle settentrionali”. La Fondazione mette dunque in guardia
dagli effetti dell’attuazione di maggiori autonomie a livello
sanitario richieste dalle Regioni “con le migliori performance
sanitarie e maggior capacità di attrazione”, che non potranno
che “amplificare le diseguaglianze”. Per quanto riguarda
i numeri del personale sanitario, il rapporto registra che “il
nostro Paese si colloca poco sopra la media OCSE per i medici e molto
al di sotto per il personale infermieristico”, con un rapporto
infermieri/medici tra i più bassi d’Europa.
«La Fondazione GIMBE invoca un patto sociale
e politico che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti
di Governi, rilanci quel modello di sanità pubblica, equa e
universalistica, pilastro della nostra democrazia, conquista sociale
irrinunciabile e grande leva per lo sviluppo economico del Paese»,
ha dichiarato
il presidente Nino Cartabellotta.
«Il preoccupante “stato
di salute” del SSN – ha continuato – impone una
profonda riflessione politica: il tempo della manutenzione ordinaria
per il SSN è ormai scaduto, visto che ne ha sgretolato i princìpi
fondanti e mina il diritto costituzionale alla tutela della Salute.
È
giunto ora il tempo delle scelte: o si avvia una stagione di
coraggiose riforme e investimenti in grado di restituire al SSN la
sua missione originale, oppure si ammetta apertamente che il nostro
Paese non può più permettersi quel modello di SSN. In questo (non
auspicabile) caso la politica non può sottrarsi dal gravoso compito
di governare un rigoroso processo di privatizzazione, che ormai da
anni si sta insinuando in maniera strisciante approfittando
dell’indebolimento della sanità pubblica».
(*) Tratto da L’Indipendente.
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