La lotta contro questo governo deve riguardare tutti i campi. E nessuno come noi sta conducendo, anche con lo strumento della Controinformazione una guerra quotidiana, una denuncia quotidiana nei confronti di tutto ciò che il governo sta facendo in materia di guerra, di repressione, di leggi a favore dei padroni, dei ricchi, dei corrotti e di attacco alle condizioni dei lavoratori.
E’ evidente che lo stadio di questa guerra non è ancora a livello che noi vorremmo sul piano degli attacchi economici, soprattutto per il ruolo collaborazionista che viene svolto dalle grandi organizzazioni sindacali confederali che, più che delle critiche, fanno dei distinguo: le parole sprecate in televisione, sui palchi da Landini, partoriscono un livello di movimento assolutamente inadeguato all'attacco del governo. Attacco economico che in quest'autunno si va anche accentuando, intrecciato con gli effetti della crisi economica, oltre che della guerra, delle contraddizioni esistenti all'interno degli stessi governi europei.
Quindi è giusta ogni mobilitazione contro questo governo, su tutti i campi e su tutti i terreni e in questo spirito che noi e lo Slai Cobas per il sindacato di classe abbiamo dato l'immediata adesione alla giornata di lotta prevista per il 20 ottobre, con la successiva giornata di mobilitazione contro la guerra centrata sulle basi militari del 21 di ottobre.
Detto questo, però, dobbiamo dire con la stessa chiarezza che è assolutamente improprio chiamare questa giornata di lotta “sciopero generale”. Lo sciopero generale è uno sciopero che coinvolge milioni
di lavoratori, blocca il sistema produttivo di questo paese, blocca anche tutto il settore della logistica, dei servizi pubblici, permettendo a questo tipo di sciopero di dare forza alle rivendicazioni dei lavoratori.
Quindi, è più una domanda di sciopero generale quella che viene lanciata con il 20 ottobre a cui ci associamo. E noi pensiamo che effettivamente serva uno sciopero generale.
Detto questo, vanno distinte due cose: una cosa è la mobilitazione necessaria dei lavoratori d'avanguardia - e in questo senso il sindacalismo di base ne rappresenta una parte significativa - che giustamente lega strettamente le condizioni economiche dei lavoratori e le loro rivendicazioni con la guerra imperialista, altra cosa è la mobilitazione dei lavoratori, a partire dalle loro condizioni materiali reali e dalle problematiche che sono presenti sui posti di lavoro e animano le loro vertenze.
Uno sciopero generale oggi va centrato sui salari, sulla tutela rigida dei posti di lavoro, di fronte all'attacco che coinvolge centinaia di migliaia di operai, di precari, di disoccupati, che in questa fase vedono peggiorare le loro condizioni di lavoro, rischiano di perderlo e i contratti diventano sempre di più tutti contratti precari di cui vengono ridotti orari e condizioni normative.
A queste rivendicazioni vanno unite il ripristino del reddito di cittadinanza, all'interno di una più generale battaglia per il salario garantito per tutti, come la rivendicazione del salario minimo.
La lotta quindi per il salario, per forti aumenti salariali, la lotta per il salario minimo, la lotta sul terreno della sicurezza contro la strage sui posti di lavoro, richiede effettivamente una mobilitazione dei lavoratori. Ma su questo la giornata del 20 è una tappa, non possiamo pensare, purtroppo, che riusciremo a mobilitare quell'insieme dei lavoratori che sarebbe necessario per dare corpo a queste rivendicazioni. Che peraltro richiedono una forte innovazione delle forme di lotta, dei contenuti, della durata e del modo con cui queste rivendicazioni possono essere ottenute.
L'esempio della Francia e del grande movimento contro la riforma delle pensioni, la grande lotta degli operai dell'auto negli Stati Uniti - la cui piattaforma sarebbe adottabile largamente nelle nostre fabbriche - sono il nostro riferimento, e quindi in questo sciopero è compito del sindacalismo classista e combattivo dare questi riferimenti nel cammino verso la lotta generale contro padroni e governo.
Ovunque noi ci saremo, su questi terreni proveremo a mobilitare i lavoratori che noi organizziamo e lanciare un appello a tutti gli altri a unirsi alla lotta.
Lo sciopero generale, la giornata di lotta nazionale
hanno un pregio, quello di unire le vertenze dei lavoratori, di
collegare le lotte e quindi questo tipo di giornate di lotta -
impropriamente chiamate sciopero generale - hanno un'importanza nel
cammino per costruire un movimento generale di lotta.
SI
alle rivendicazioni classiste e combattive, SI al collegamento delle
lotte in corso, SI alla mobilitazione d'avanguardia nelle fabbriche,
SI alla discesa in piazza di tutti i settori già in lotta e del
mondo del precariato, dei disoccupati e del lavoro povero.
Chiaramente questa giornata di lotta lanciata dalle organizzazioni sindacali di base, giustamente mette l'accento sul nesso tra la guerra e la ricaduta sulle condizioni di lavoro. Nell’appello di questa giornata si dà spazio, giusto e necessario, all'aumento delle spese militari, al gigantesco aumento dei fondi per sostenere la guerra, all'influenza che queste spese militari hanno sulla trasformazione della nostra economia in una vera e propria economia di guerra e infine all'impatto che l’economia di guerra, le spese militari hanno ai danni della sanità, della scuola, della sicurezza sul lavoro i cui fondi vengono tagliati, mentre i fondi per la guerra e la partecipazione italiana alla guerra vengono incrementati.
Il giorno 20 è importante una forte presa di posizione dei lavoratori attraverso le iniziative e le manifestazioni che ci saranno.
La mobilitazione del 20 ha una sua continuità nella giornata del 21 in cui si chiamano tutte le organizzazioni politiche e sociali che sono contro la guerra imperialista a scendere in piazza, questa volta nella forma di una mobilitazione verso le basi militari. In questo senso diamo la massima adesione e invitiamo alla massima partecipazione alla manifestazione nazionale presso la base di Ghedi, alle manifestazioni che si terranno in Sicilia e a Pisa presso la base di Coltano, alla mobilitazione contro la Base navale di Taranto, una delle città-chiave della guerra imperialista e del ruolo dell'Italia in questa guerra, per di più collocata proprio al centro della vicenda che attraversa il Mediterraneo e l'intreccio con la grande questione dell'immigrazione.
Tornando allo sciopero generale del 20, un impegno particolare da parte nostra va verso le fabbriche e in particolare verso i grandi gruppi industriali che attraversano una fase di crisi e ristrutturazione. Pensiamo alla vicenda delle Acciaierie Italia-ArcelorMittal-Ex Ilva, a Taranto e nelle altre realtà dove vi sono siti dell'ex Ilva, pensiamo a ciò che sta avvenendo nel gruppo Stellantis, dove vi sono stati fenomeni di lotta significativa sia dal basso a Pomigliano e in parte a Melfi, sia una mobilitazione “ambigua” e non certo rappresentativa degli interessi effettivi degli operai dell'auto, indetta dalle organizzazioni sindacali confederali. Nel quadro di questa giornata del 20, quindi, le iniziative del lancio dell'idea dello sciopero generale, la mobilitazione verso queste fabbriche costituisce un aspetto significativo, importante e di indirizzo generale per il movimento di classe. In ogni città dove siamo presenti vi saranno sia iniziative alle fabbriche, sia momenti di concentrazione, di collegamento tra le lotte dei lavoratori precari soprattutto degli appalti pubblici.
Nei prossimi giorni sarà pubblicato anche un documento dello Slai Cobas per il sindacato di classe della sua recente riunione nazionale, in cui viene dato un quadro più generale di questa battaglia che trova nella giornata del 20 una tappa iniziale. Mettiamo l'accento sulla rivolta popolare necessaria contro le politiche dei governi e in particolare verso le caratteristiche di questi attacchi dei padroni e dell'attuale governo Meloni, dal carovita, dall'aumento delle bollette, all'attacco alle condizioni e diritti dei lavoratori/lavoratrici, alla situazione nelle fabbriche dove si riduce l'occupazione, si intensifica lo sfruttamento, si peggiorano le condizioni di vita dei lavoratori.
Nella giornata del 21 il punto fondamentale da affermare è la lotta contro il nostro governo, il nostro imperialismo, le Basi militari nel nostro paese, proprio perché c'è un solo modo per fermare la guerra imperialista che è la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari all'interno di tutti i paesi in cui questa guerra si conduce, si prepara e si incrementa, per fermare la mano dei propri governi, che significa lottare per il loro rovesciamento e per trasformare la loro marcia verso la guerra, in una marcia dei proletari e masse popolari verso la trasformazione di questi paesi in paesi liberati dall'imperialismo, dal capitalismo, che sono i fattori della guerra.
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