giovedì 1 gennaio 2015

30 dicembre: Nei call center non solo stress e cancellazione dei diritti... ma anche qualcosa di più grave per la salute



L'azienda nel documento di valutazione dei rischi professionali non aveva indicato la "cordite cronica" tra quelli possibili
Un destino doppiamente sfortunato. Niente più voce a causa del lavoro, e niente più lavoro perché l'azienda ha chiuso i battenti. Tutto nell'arco di pochi mesi. È la storia di una donna torinese di 43 anni  -  primo caso ufficiale di malattia professionale da call center  -  che per nove aveva lavorato come centralinista della società Voice Care, prima di Seat Pagine Gialle, e dal 2010 della Contacta di Gabriele Moretti. Per una malattia cronica alle corde vocali era stata costretta nel 2012 a mettersi in malattia, e dai suoi referti medici era partita una inchiesta penale per iniziativa del procuratore Raffaele Guariniello che si era accorto che quella cronica perdita di voce poteva assomigliare a tutti gli effetti a un infortunio sul lavoro. Oggi è ufficiale: la "cordite cronica" di cui soffre è una malattia professionale tant'è vero che la procura di Torino ha iscritto al registro degli indagati il responsabile legale dell'azienda per lesioni personali colpose. L'accusa è rafforzata dal fatto che all'ispezione dell'Asl risultava che l'azienda non aveva correttamente informato i dipendenti del rischio professionale collegato al lavoro, che il documento di valutazione del rischio (obbligatorio per legge) non menzionava la perdita della voce o la malattie della gola collegate all'attività di call-center. Turni di lavoro senza regole, 40 minuti di conversazione telefonica ogni ora. Per 80 ore al mese di chiamate. È una malattia dei tempi moderni. Il call-center oggi come la catena di montaggio una volta.
In passato la procura di Torino si era già occupata di un caso di "disfonia" da usura della voce per ragioni professionali. E prima dell'esplosione del fenomeno call-center  -  servizi clienti, numeri verdi, promozioni di ogni sorta  -  la categoria a rischio era quella degli insegnanti, anche loro costretti a parlare ininterrottamente per molte ore di seguito, e ad alta voce. Perché davanti a un uditorio. I professionisti della voce telefonica rientravano nella categoria a rischio da cosiddetto tecnostress. Quello ben raccontato nel film di Paolo Virzì "Tutta la vita davanti". Ora invece, con sempre maggior frequenza, negli ambulatori specialistici capitano gli operatori di call-center. Ed ecco che anche le patologie delle corde vocali diventano, per la categoria, malattia professionale.
"Sono stata assunta nel 2003 in un primo call-center e per nove anni ho sempre fatto la telefonista per conto di una società di servizi. Ho parlato fino allo sfinimento" aveva detto la donna in medicina del lavoro alle Molinette al manifestarsi dei primi sintomi. E il medico scriveva: "pericoloso esaurimento vocale" che potrebbe provocarle conseguenze permanenti, se non addirittura degenerare in patologie più gravi. Il suo timore, allora, era la perdita cronica della voce, anche per la paura di non poter più lavorare. Sono trascorsi due anni e la sua triste vicenda si intreccia ora con quella dell'azienda Voice-Care che nel frattempo ha chiuso ogni linea e dalla quale nessuno chiama più.


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